Non Rimarremo Innocenti Per Sempre, Raiting: Verde. Personaggi: Nuovo Personaggio, Severus Piton, Lily Evans, Malandrini

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TOPIC_ICON1  view post Posted on 20/5/2011, 16:38

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NON RIMARREMO INNOCENTI PER SEMPRE

1°. Andrà così, non si può cambiare niente

Ero stanca. Sì, stanca di essere presa in giro. Dagli altri. Da me stessa.

La pioggia cadeva incessante, ma non mi importava più di nulla. Volevo essere lasciata sola nel mio oblio. È frustante pensarla come un quattordicenne ed essere imprigionata in un corpo di undicenne. Non puoi ribellarti. Gli adulti hanno ragione.

Scendo dal letto su cui era accovacciata e mi dirigo verso la sala da pranzo. TV accesa, persone che confabulavano, parlavano ridevano. Dovrei sentirmi a casa, qui, ma non è così. Delle volte mi rendo conto che questo non è il mio mondo.

<< Sophie! Vai a lavarti le mani, poi scendi e vieni. Devi aiutarmi ad apparecchiare la tavola.>>

<< Sì, mamma>>. Rispondo mollemente. Tanto loro non si accorgerebbero del mio umore nemmeno se lo avessi scritto in fronte!



Più tardi, a tavola, io ero più mogia del solito. Mio fratello era entusiasta, stava raccontando a mia madre i fantastici libri che avevano comprato a lui (e a me) per la nuova scuola, rigorosamente scelta da mio padre.
Mio fratello, Albert, mi somiglia un po’ solo fisicamente. Siamo gemelli, lui ha i capelli biondi e io castani. Ma abbiamo tutti e due un paio di occhi sorprendentemente blu zaffiro, ereditati da mia madre. Già. Mia madre. Arrogante, presuntuosa, superba. Lei è quella che comanda tutta la famiglia. La sua figura fragile fa pensare a una donna sottomessa al marito, mai qui è esattamente il contrario.


<< E quindi, mamma, pensi che per il nostro compleanno potremmo organizzare una fantastica festa di compleanno?>> domanda Albert con la sua vocina squillante.

<< Certo! Potreste invitare Jessica, Lex, Mike, e tutti gli altri vostri compagni di scuola. Sophie, cara, tu chi vorresti invitare, la tua amichetta del cuore, che ne dici?>> domanda lei, guardandomi con quegli occhi straordinariamente simili a miei, nei quali si intravede una malignità infinita.

<< Madre, non ho un’amica del cuore. Preferirei stare in camera mia, se non ti dispiace. Verrò per il taglio della torta e per le foto. Ti va bene?>> è questo il trucco per stare in armonia con loro senza trattarli come genitori: mostragli un po’ di rispetto e loro saranno fieri di te.

<< Cosa? No, Sophie, è il tuo ultimo compleanno, devi restare per tutta la festa>>

<< D’accordo, madre >> Strega, strega, strega!


Finimmo di mangiare in silenzio, o almeno il silenzio esisteva nella mia mente. Oggi era mercoledì, il mio compleanno domenica 27. Luglio. Mese troppo estivo per me, che amavo l’inverno. Altri quattro giorni. Solo quattro giorni. Poi la lunga attesa verso l’inizio dell’ Accademia delle Arti di Londra. E invece volevo andare in una scuola pubblica. Anzi, non volevo andare da nessuna parte. Io non mi sento a posto. Punto. La mia vita è senza una direzione. Sola. Per sempre.


Il mio compleanno. Mi svegliai beandomi dell’incoscienza, ma tempo cinque secondi e mi resi conto di che giorno fosse oggi. Perché? Perché a me?!? Mi alzai e mi andai a fare una doccia. Quando tornai nella mia camera, vidi l’ora sulla sveglia. 5:30. Perfetto, altre ore in più da passare in quest’inutile vita.

Mi misi sul letto e ripresi la lettura del libro malconcio che tenevo sul comodino, accanto un’abat-jour semplice. Mi immersi in un mondo popolato da fate fino alle 7:00, poi decisi di alzarmi. Scesi in cucina e trovai mia madre che sistemava la colazione in tavola, impeccabile nella sua vestaglia lavanda, quasi non avesse dormito.


<< Sophie, cosa fai già alzata? È presto, se vuoi puoi tornare a dormire per un altro po’>>

<< Grazie, madre, ma preferisco osservarti cucinare>>. Mentii. Come sempre mi tocca fare.


Mi sedetti sulla sedia e osservai quella figura, senza distinguerne i contorni. Pensavo alla festa di oggi. D’un tratto mia madre fremette, i suoi boccoli biondi rimbalzarono come molle. Si era ricordata di andare a svegliare mio fratello. Tornò poco dopo con Albert che la seguiva entusiasta. Il campanello suonò. Mio padre, che scendeva dalle scale proprio in quel momento in pigiama grigio, andò ad aprire. Sulla soglia c’era una strana donna.



<< Sì? >> rispose mio padre cortese.

<< Il Signore e la Signora Castwell?>> chiese, adocchiando mia madre lungo il corridoio.

<< Esattamente, con chi ho il piacere di parlare?>> Mia madre si avvicinò porgendole la mano, scansando mio padre come nulla fosse.

<< Minerva McGranitt. Potrei accomodarmi sul vostro salotto? C’è una faccenda da discutere. Si tratta di vostra figlia Shopie Corianne Castwell>>.

Il discorso fu illuminante. Mi resi conto delle innumerevoli volte in cui avevo usato le mie doti magiche inconsciamente. Mia madre fissava tutto con occhi spalancati e narici aperte. Mio padre aveva l’espressione di un babbeo. Patetico. Albert invece era stupito.

Alla fine, mia madre ritrovò l’uso della parola. Sfortunatamente.


<< Quindi Sophie dovrà andare a questa Hogwarts? Non ha possibilità di scelta?>>

<< Si, certo, ma dovrete inviare la conferma entro il 31 di questo mese. Naturalmente, qualcuno verrà ad accompagnarvi a fare spese >>.


Mandarono via la McGranitt dopo solo 5 minuti. E, sparita quella donna, mi si pararono davanti con una determinazione strabiliante.


<< Non ci andrai>> cominciò mio padre, per salvare il suo ruolo apparente di generale.

<< Non credo che sia compito vostro decidere se andare o no in un posto che mi spetta di diritto>> Fredda. Per la prima volta mi sentii pronta a reagire.

<< come osi??>> mia madre aveva alzato il tono. Ma l’avrebbe riabbassato, i vicini potevano essere già svegli << tu non andrai in quella specie di.. di… di scuola!>>

<< Sì, invece. >> mi diressi verso le scale, ma i miei mi sbarrarono la strada.

<< No. Te lo proibisco. E anche se lo facessi, noi dobbiamo firmare ed essere d’accordo.>> K.O. Salii in camera, sconfitta. Quell’eccitazione che fino a un minuto fa mi scorreva nelle vene aveva ceduto il posto a un’apatia strana. Una fiamma spenta



Per la festa mi costrinsero ad indossare un abito argento, pieno di volant. Una bambolina nelle loro mani. Scesi le scale, trovando già tutti gli invitati ad aspettarmi. Mio fratello sembrava a suo agio. Di quello che era successo oggi non ne avevamo avuto il tempo di parlarne, ma ho visto, durante la festa, il suo sguardo colmo d’invidia. Probabilmente voleva avere lui un dono come il mio. Vennero aperti i regali e tagliata la torta. Dopo le foto, mia madre mi prese da parte.


<< Sophie, voglio che tu adesso faccia un discorso, su quanto ti mancheranno tutti i tuoi amici quando sarai all’Accademia. Pretendo che tu lo faccia.

Fu quel “pretendo” che mi fece ribollire il sangue nelle vene come acido.

<< No. >> i vetri traballarono. Mia madre si voltò preoccupata.

<< Smettila immediatamente! Sei anormale, ecco ciò che sei!.

Anormale… essere migliore di loro voleva dire essere anormale.


<< Basta!>> Urlò mia madre. Mio padre si precipitò in cucina, nella quale ci eravamo appartarte.
I vetri erano in pezzi. Albert si era precipitato terrorizzato da noi. Mi aveva guardato impaurito, capendo la ragione dello scoppio.


Fu in quel momento, credo, che mia madre capì che non potevano tenermi con loro fingendo che io fossi normale. Fu in quel momento che, con quel muto assenso, capii di essere destinata a diventare una grande strega.


<< Andrà così, non si può cambiare niente>> sussurrai e finalmente sul mio viso apparve un’espressione di vittoria. Uscii con passo regale, testa alta e sguardo fiero e mi diressi in camera mia, a scrivere una lettera che avrebbe segnato il mio futuro. I miei genitori, nella stanza di sotto, probabilmente erano stupefatti ma sapevo che si sarebbero rassegnati, se non lo erano già.

2°. I Babbani sono feccia per me



25 Agosto. Lunedì. Per la prima volta fui impaziente di scendere giù in cucina. Strano. Ultimamente evitavo tutti, più del solito. Non che qualcuno si lamentasse. Anzi, per loro andava bene così, con me presente non parlavano quasi mai. Albert, che fino a poco tempo fa non la smetteva di assillarmi, anche se io non lo ascoltavo, ora mi evitava. Aveva paura di me. Bene, che ne avesse: io sarò una grande Strega, tutti impareranno a rispettarmi.


Scesi quelle scale ancora immersa nei miei pensieri, quando il campanello squillo. Mia madre, anche se non posso considerarla tale, andò ad aprire.



Sulla soglia una figura imponente si stagliava oscurando la porta. Era gigante.


<< ‘Giorno, la Signora Castwell, esatto? Bene, sono Rubeus Hagrid, Custode delle Chiavi e dei Luoghi ad Hogwarts>>


Bastò la parola “Hogwarts” a far fremere mia madre e a farle assumere un cipiglio minaccioso


<< Ovviamente. Immagino sia qui per Sophie- il mio nome fu pronunciato con tanto astio che non mi sarei stupita se dai suoi occhi fossero uscite scintille- quindi, saremo pronti fra 5 minuti.


Alla faccia dell’eleganza, una porta sbattuta in faccia non fa mai piacere. Tutto sommato, quell’Hagrid non era male…


Cinque minuti più tardi ero pronta. Vestita con una gonna scozzese verde e un pull-over grigio piombo, mi stavo dirigendo verso Londra in auto coi miei. Quell’Hagrid è sparito subito dopo averci detto dove ci aspettava. Potevo sentire l’odio, l’avversione di mia madre verso sua figlia come fosse una corrente elettrica. Di certo, era seccata perché il suo tè pomeridiano con le sue amiche del club è saltato. Fra un po’ di tempo non darò fastidio a nessuno. Me ne andrò, per di più in maniera legale. Andava tutto per il verso giusto.


<< Scendi.>> mio padre pronunciò quella parola con apatia.


Eravamo arrivati. Un locale di musica da una parte. Dall’altra un angusto locale. Il Paiolo Magico, diceva l’insegna. Però Albert, accanto a me, pareva non accorgersi del Paiolo. Spostava lo sguardo da una parte all’altra, lo sguardo vacuo.


<< Forza, andiamo al Paiolo Magico>> pronunciai, preoccupata dal fatto che mia madre non avesse preso l’iniziativa.


<< Dove, scusa?>> Il suo tono era stupefatto.


<< Al Paiolo, avanti andiamo, è qui davanti a noi!>>


Nulla. Si sono guardati in volto con un’espressione palese.


Per fortuna arrivò Hagrid. Usciva dal Paiolo brandendo un ombrello rosa.



<< Ohi, che fate ancora qui? Shopie vi ha già detto del Paiolo, i Babbani non possono vederlo, quindi sbrighiamoci>>


Memorizzai la parola Babbani, comprendendo che voleva dire Non Mago. Un insulto abbastanza spregevole per feccia come loro.

Si mossero incapaci di proferire parola. Per la prima volta. I miei boccoli castani rimbalzavano allegramente, precedevo tutti gli altri.


<< Benvenuti al Paiolo Magico, signori>> un uomo- il barista probabilmente- ci venne incontro baldanzoso
<< Sono Tom, il proprietario di questo luogo magico d’incontri. Prego, da questa parte. Hagrid, gradisci il solito?>>


<< Oh no, grazie Tom. Magari al ritorno>> bofonchiò il Custode << Di qua, Sophie>>


Ci portò davanti a un muro di mattonelle, e picchiò con la punta dell’ombrello su una mattonella specifica. Il muro si allargò fino a farci vedere…


<< Dei negozi?>> chiese scettica mia madre.


<< Si, Signora, ma prima è meglio andare alla Gringrott, sa, ci dovremmo sbrigare. I tempi sono pericolosi per tutti>>


<< Hagrid, cosa vuol dire? C’è qualcosa che non so?>> domandai curiosa.


<< Beh, sono pericolosi principalmente per voi.>> compresi che sotto si celava la parola Babbani.


<< Raccontami>>


<< Dopo, Sophie, dopo. Prima è meglio lasciare i tuoi genitori in un posto sicuro.>> Rispose nervosamente lanciando un’occhiata preoccupata ai miei e ad Albert, con una bocca aperta a formare una O.


Entrammo alla Gringrott, la Banca dei Maghi. C’erano folletti dappertutto. Erano curiosi, ma non mi interessavano poi più di tanto. Scambiammo un po’ di Sterline in Galeoni, Falci e Zellini, intestando una camera blindata a mio nome. Sophie Corianne Castwell. Dopotutto, il mio cognome non era poi tanto babbano. E avrei avuto sufficiente denaro per mantenermi senza dover domandare nulla a quella feccia.
Uscimmo e una nuvola oscurò il sole. Hagrid condusse i miei genitori in un bar e spiegandogli che dovevamo fare compere per la scuola. La lista era lunga. Ritornammo fuori dal negozio, e fui sollevata di lasciarmi alle spalle quegli odiosi.


<< Hagrid, cosa dobbiamo comperare per prima?>> dissi, guardando la lista lunga che teneva sul palmo della mano.


<< Prima, passiamo da Olivander. Ti serve la bacchetta, Sophie.>>


L’idea di avere una bacchetta mi eccitava da morire. Andammo in un negozio. Il tanto nominato signor Olivander era un ometto con degli occhi talmente penetranti da costringermi a chiudere gli occhi per spostare lo sguardo altrove.


La quantità di scatolette impilate nello scaffale era anormale.


<< Siediti pure, Corianne… vediamo>>


Prese le misure del braccio, l’altezza e un mucchio di altre cose che io non notavo, poiché osservavo il vecchio tirare fuori scatoline su scatoline.


<< So già cosa più o meno ti si addice. Prova questa, agita il braccio!>>


Agitai. Nulla. Olivander me la strappò di mano porgendomene un’altra, e un’altra ancora… sembrava passata un’eternità.


<< Oh!>> le scintille rosse che scaturirono dalla bacchetta nella mia mano furono stupefacenti.


<< Perfetto! Quercia e Piuma di Fenice, flessibile quanto basta, 12 pollici esatti. Utile per incantesimi… Oscuri>> Mi fissò con quello sguardo

<< No, no. Sarà solo una mia impressione…>>


Uscimmo dal negozio alle 9:00 precise. Andammo a comprare i libri, la veste, tutti gli occorrenti di pozione e per ultimo passammo al negozio di animali. Non mi piaceva nessuno di tutti loro. All’improvviso, vidi un’aquila reale. Era stupenda. Volli quella. Il suo nome sarebbe stato Emerald. Smeraldo. Il verde smeraldo è il mio colore preferito.


Uscimmo e ci dirigemmo verso il bar dove avevamo lasciato i miei. Tornammo nella Londra Babbana.
Hagrid, che cominciava a darmi su i nervi per la sua goffaggine, mi aveva detto chiaramente di essere il 1 settembre alla stazione, prima delle 11:00. Tornati a casa, mi diressi verso la mia camera ma Albert mi sbarrò la strada.


<< Sophie… perché non mi mostri quell’aquila?>>


Capivo perfettamente cosa volesse fare con Emerald.


<< No. E ora levati di mezzo. Devo andare a sistemarmi. Babbano…>>


Capì chiaramente l’insulto, ma non replicò. Tornai in camera e cominciai a pensare a ciò che mi era successo oggi.

Hagrid mi aveva raccontato dai pericoli che incombevano sui Babbani e sui Mezzosangue, o NatiBabbani. Sapevo benissimo che era un insulto, perché io avevo sangue Babbano nelle vene. Ma presto questo sarebbe cambiato. Avrei fatto in modo che non mi insultassero per il mio sangue sporco. Nella mia testa riecheggiavano le parole di Hagrid.


<< c’è un Mago Oscuro in circolazione, che vuole uccidere tutti i Babbani e i Mezzosangue. Lui ammira il Sangue Puro.Il suo nome è… Tu-Sai-Chi… D’accordo… Voldemort… Rabbrividisco al solo pensarci… sono tempi bui per tutti, Sophie, cerca di stare lontano dalla Magia Oscura>>…


Eppure, la Magia Oscura mi affascinava. Non vedevo l’ora che fosse il primo settembre.


3° - Sull'Espresso per Hogwarts

Impossibile, ma vero, il primo settembre era arrivato. Avevo passato gli ultimi giorni leggendo la maggior parte dei libri di testo. Non volevo fare né una brutta figura né apparire secchiona. Ho cervello, io, ma so che utilizzarlo soprattutto ed esclusivamente per la scuola non è cosa giusta.

Alle 9:30 precise mi precipitai, sempre con eleganza e regalità, in salotto, dove mi attendeva un baule già pronto.

<< Sei già pronta? >> domandò mia madre, o quella donna che avrebbe dovuto esserlo, con tono acido.

<< Sì >> la mia risposta fu talmente fredda e tagliente che per un attimo la sua maschera fu rotta. Ma si ricompose in fretta per aggiungere dettagli sull’abito di mio fratello.

<< Emerald >> il mio richiamo verso la mia magnifica aquila reale per farla entrare nella sua gabbia fu più amorevole, se così si può dire, del tono che uso con mia madre e mio padre.

<< Ho detto che quel sudicio animale non deve andare fuori da camera tua! >> strillò mia madre.

<< Oh, sta pure tranquilla, madre, io ed Emerald non ci faremo vedere per un po’ >> Crudele. Ecco ciò che sono << E ora, se non ti dispiace, credo che dovremmo andare alla stazione. Arriverò in ritardo ad Hogwarts>> Godetti nel vedere fremerla.


Caricammo i miei bagagli in auto e prendemmo posto. Sul sedile posteriore, tra me ed Albert, stava Emerald.


A metà strada mio fratello ritrovò l’uso della parola.

<< Perché hai scelto il nome “Emerald”? >> chiese curioso, oppure fingeva.

<< Il verde smeraldo è il mio colore preferito >>

<< Anche il grigio, vero? >>

<< Sì… >> fui stupita della sua domanda, ma lasciai cadere il discorso, immergendomi nei miei pensieri e accarezzando di volta in volta le penne di Emerald.


La stazione era piena di persone. Hagrid non si vedeva. Non che mi piacesse granché, anzi, ma era l’unica persona magica che io conoscevo. D’un tratto, mi si pararono davanti una donna e suo figlio. Dedussi che si trattava del figlio perché avevano la stessa pelle olivastra e gli stessi capelli unti ai lati del viso.


<< Babbani… >> stava dicendo la donna al figlio << come tuo padre. Non fidarti di loro, Severus >>
Maghi. Li seguii con lo sguardo fin quando attraversarono una barriera tra il binario 9 e il binario 10. Per un attimo fui stupita.

<< Sophie! >> il grido di Hagrid fu un sollievo per me. Mi sarei sbarazzata di quella feccia al mio fianco prima del previsto.

<< Hagrid! >> la mia bocca si stirò a formare qualcosa che non somigliava a un sorriso, ma a una smorfia.

<< Bene, dai sbrigati. Saluta i tuoi e diamoci una mossa! >> rispose burbero.


Mi voltai verso la mia famiglia. Non sapevo se correre a braccia aperte da loro, o se andarmene come nulla fosse. Optai per una via di mezzo.

<< Madre, Padre..>> strinsi loro la mano. Mi girai verso mio fratello, ma lui mi stava porgendo qualcosa.

<< Questo è per te, Sophie >>

Scartai il pacchetto. Al suo interno c’era un anello di bigiotteria con una pietra grigia sopra.

<< Per non dimenticarti di me >> Proseguì Albert. Io ero con le lacrime agli occhi << Per non dimenticarti il tuo lato normale >>

Le lacrime erano sparite via. Gettai l’anello di mio fratello ai suoi piedi. Mi voltai e raggiunsi Hagrid.

<< Sai, penso che tuo fratello ti perdonerà, Sophie>>

<< Mphf >> forse dovevo perdonarlo io.

<< Sophie, ora attraversa quella barriera. Non avere paura >> disse indicandomi la barriera in cui avevo visto sparire la donna e quel Severus.

Non avevo affatto paura. Ero emozionata.

Un attimo e…

Molte persone si affollavano attorno il treno. Gufi, gatti e rospi comunicavano tra loro con stridii, miagolii e gracidii.

<< Hey, Lily >> il ragazzo di poco fa era a circa tre metri di distanza. Stava discutendo con una ragazzina piccola, coi capelli rosso fuoco.

<< Sophie, dai, sbrigati a salire! >> urlò Hagrid per farsi sentire.


Salii sul treno, andando a sedermi in uno scompartimento vuoto. Era ancora presto, quindi chiusi a chiave e mi sfilai quegli orrendi abiti Babbani, indossando la divisa. Finito ciò, aprii e mi sedetti accanto al finestrino.
Presi la mia bacchetta e cercai di eseguire qualche incantesimo semplice.

La porta fu spalancata di botto. Una ragazza esile, dai capelli di un intenso color rosso mi si parò davanti.


<< Ehy, posso sedermi? >> chiese, con una punta di ammirazione verso forse la prima persona che trovava vestita in abiti da Strega.

Io annuii soltanto. Speravo che il mio essere NataBabbana non fosse troppo evidente.

<< Sei Purosangue? >> chiese d’un tratto fissandomi con un paio d’occhi di un verde tendente all’azzurro.

<< No, i miei sono Babbani. Io non sono come loro. Io li disprezzo >> dal mio sguardo si poteva vedere il mio disprezzo per quelle persone così inutili.

<< Oh, penso che però tu sia veramente diversa da quei Babbani fetidi…>> dal suo sguardo capii che mi aveva preso in simpatia << Piacere, Erika Claire Zabini >>

<< Sophie Corianne Castwell >> dissi, afferrando la sua mano tesa.

Era carina, Erika. Sguardo vacuo, profilo degno di una principessa… Capivo perfettamente: mi sarei circondata da persone di talento e Purosangue come lei.

<< Salve, io mi siedo qui >>

<< Ehi, almeno presentati! >> le rispose Erika. Nello scompartimento era entrata una ragazza bassa, bionda coi capelli corti a sfiorarle il mento. I suoi occhi nocciola vagarono alla ricerca di qualcosa nei nostri visi, magari un segno di provenienza Babbana.

<< Helena Deborah Witherington… Babbani? >>

<< No >> rispose Erika.

<< NataBabbana per mia sfortuna >> sussurrai io con decisione.

<< Oh, non è colpa nostra se ci mettono al mondo le persone sbagliate! >> esclamò Helena.


Dopotutto, sembrava una persona esuberante. Le sue lentiggini richiamavano i Californiani, ma la sua statura no.

<< è un’aquila stupenda, è tua? >> mi chiese Erika, puntando quegli occhi smeraldini verso Emerald.

<< Si, Emerald è un’aquila reale. Non avete un gufo? >>

<< No, mio fratello mi presterà il suo >> rispose Helena.

<< Chi è tuo fratello? >> chiese Erika curiosa.

<< Duncan Witherington. Va insieme a Lucius Malfoy…>>

<< Non lo conosco, ovviamente >> Erika confermò la mia teoria. Era figlia unica, perciò trattata da principessa.

<< Ho un fratello gemello ma dubito che potrebbe conoscerlo >> la mia affermazione era chiara.

<< Beh, almeno gli amici te li puoi scegliere! >> Ammiravo sempre più Helena.


Parlammo del più e del meno, passò il carrello dei dolci e prendemmo qualcosa. Erano tutte ricchissime.
Beh, anch’io. Una sterlina equivaleva a 15 falci. I miei genitori avevano messo da parte per me 20.000 sterline.

<< Dove volete finire, a Hogwarts? >> chiese Erika.

<< Intendi la Casa? >> Hagrid mi aveva parlato delle case ad Hogwarts. Decisamente non sapevo. Tassorosso era la più esclusa.

<< Non saprei… Corvonero e Serpeverde non sono male… Tassorosso è per buoni a nulla… e Grifondoro decisamente no! >> Erika era sovrappensiero.

<< Già, pensa, Grifondoro… Coraggio… Ahah l’unica cosa che hanno di buono è la Sala Comune. Mio fratello mi ha detto molto su Hogwarts >> Helena aveva espresso la sua opinione.

<< Io non saprei…>> il mio tono era incerto.

<< Beh, deciderà tutto il Cappello Parlante. Mio fratello mi ha raccontato dello Smistamento e… >>
Il treno si era fermato.

<< …E vedremo presto questo Smistamento >> concluse Erika. Il mio sguardo era impaziente.


4° - Serpeverde fino in fondo

Era tutto magnifico. La traversata fu movimentata, il mio cuore faceva un trambusto che probabilmente si sentiva fino alla foresta. Hogwarts era un incanto: un castello che diceva “magico” da tutte le parti. Con me avevano preso posto, sulla barca, Helena, Erika e una ragazzina dai capelli rossi, la stessa che avevo visto parlare con quel ragazzino dal volto olivastro.


<< Ragazzina, sicura di non rimettere? >> sussurrò Erika a quella ragazza.


<< Si, non preoccuparti, sono solo emozionata. Comunque sono Lily Evans >>


Il cognome era babbano. Decisamente babbano.


<< Sei Babbana? >> domandò Helena, quasi ne avesse sentito l’odore.


<< I miei sono Babbani, io sono una Stega >>


<< Sì sì, come no. E io sono un gufo! >> il tono di Helena era decisamente sarcastico.


Lily la guardò sofferente e volto lo sguardo su un’altra barca vicino la nostra. Potevo udire chiaramente le voci maschili.


<< Sirius, hai già in mente altri scherzi? >> domandò un ragazzo dai capelli nerissimi e scomposti.


<< James, abbiamo dato fondo a tutti i nostri scherzi già preparati! Cosa possiamo inventarci, un allagamento dei dormitori? >>


<< Ahah, buona idea Sir! >>


Un ragazzo bruno dall’aria saggia intervenne.


<< Penso che non dovreste mettervi nei guai ancora prima che la scuola inizi, è da irresponsabili! >>


<< Ahah! Ehi, tu sei Lupin, giusto? >> quel James si rivolse al ragazzo.


<< Si, Remus Lupin. James Potter e Sirius Black. >> quella era un’affermazione.


I due annuirono. Le barche toccarono la riva dolcemente. Hagrid ci aiutò a scendere. Un ragazzo flaccido dallo sguardo acquoso inciampò.


<< Minus, vedi di stare più attento! >> lo riprese Hagrid. << Di qua, seguitemi! >> aggiunse poi.


Entrammo nel castello. Ad attenderci c’era la McGranitt.


<< Professoressa, sono nelle loro mani>>.


<< Grazie, Hagrid.>> gli rivolse un sorriso. << Buonasera, io sono Minerva McGranitt. Voi sarete condotti adesso in una Sala, in cui verrete Smistati in una delle quattro Case: Grifondoro, Serpeverde, Corvonero, Tassorosso. Ciascuno ha una nobile storia, ogni comportamento scorretto toglierà punti alla vostra Casa. Viceversa, un comportamento corretto farà ottenere punti alla vostra Casa. E ora, seguitemi.>>


Ci condusse in una saletta


<< Aspettate qui, verrò a chiamarvi a breve >> intimò la McGranitt.


<< Cosa ne pensate, degli altri studenti? >> domandò Erika a Helena e me.


<< Bah, per me ci sono troppo Mezzosangue! Senza offesa.>> arricciò il naso in direzione di Lily Evans.


<< Figurati >> risposi io << Almeno io li disprezzo, quel sudiciume, ma loro li venerano! >>


<< Eh già, non sono cresciuti con i nostri valori! >> pronunciò Erika con disprezzo.


La porta si spalancò.


<< Andiamo>> la McGranitt era agitata.



La Sala era piena. Centinaia di studenti della quattro Case ci fissavano, disposti in quattro tavoli. I colori sulle loro divise mi fecero dedurre la loro Casa.



Al centro c’era uno sgabello. Un cappello consunto stava poggiato su di esso. All’improvviso, uno strappo si formò su quello strambo cappello, come una bocca. Difatti, cominciò a cantare una canzone. Al suo termine tutti applaudirono.



Così era quello il Cappello Parlante. Avevo letto Storia di Hogwarts, ero ben informata.



<< Chiamerò il vostro nome e vi siederete con questo cappello sul capo>> la McGranitt srotolò una lista molto lunga.


<< Avery, Arkel! >> chiamò la McGranitt



<< SERPEVERDE! >> urlò il Cappello


<< Black Sirius! >>


<< GRIFONDORO >>


<< Castwell, Sophie! >>


Mi sedetti composta, aspettando che il Cappello mi spaccasse i timpani. Invece, sussurrò al mio orecchio.


“mmh… Bene bene… La tua testa è interessante! A Tassorosso non ti ci vedo proprio… Corvonero… Serpeverde… Grifondoro… ”


Con tutte le mie forze pensai a un semplice “No” appena il Cappello pronunciò la parola Grifondoro.


“Hai perfettamente ragione. Ma sta attenda. Hai potenzialità, non sprecarle”


<< SERPEVERDE >> il tavolo applaudì, ma non mi avrebbero accolto felicemente… ero una NataBabbana, una SangueSporco.


Lo Smistamento continuava. In tutto c’erano 23 studenti. Sei Serpeverde, compresa me. Sette Grifondoro, Cinque Corvonero e quattro Tassorosso. Quando Helena ed Erika presero posta accanto a me, chiesi loro spiegazioni.


<< è semplice. Molti maghi scelgono di far studiare i propri figli in privato. Molti non si possono permettere la retta. Difficile crederci, è una miseria quello che diamo a questo posto! >> Helena era contenta per non aver deluso suo fratello, che la salutava dall’altro capo del tavolo. Accanto, c’era Lucius Malfoy, i capelli biondi quasi bianchi legati in un codino dietro. Duncan però, diversamente dalla sorella, aveva una pelle abbronzata, gli occhi neri e i capelli castano scuro.


Il preside, Albus Silente, si alzò per cominciare un discorso sul quanto fossero bui i tempi, sulle regole da rispettare qui a Hogwarts e su un mucchio di altre cose noiose, almeno per me, Erika e Helena. Alla fine, fu servito il banchetto. Per il dessert, il fratello di Helena venne a sedersi vicino a noi, portandosi Malfoy, prefetto, e Severus Piton. Era strano, quel Piton. Fissava sempre il tavolo dei Rosso-Oro. Soprattutto la Evans. Odiosa. Cercai di inserirlo nelle nostre discussioni.


<< Ehi, Severus, com’è che non dici niente? >> chiese Duncan. Era molto simpatico, come la sorella.


<< Oh, stavo pensando. >> rispose il ragazzino.


<< I tuoi pensieri hanno i colori Rosso-Oro? >> sghignazzò Leuis Mulciber, seduto di fronte.


<< Ah, sta zitto. Pare che abbia avuto una discussione molto pacata con Potter e Black, sul treno>> Arkel Avery , accanto Leuis.


<< Spiritosi! >> Severus li zittì. Ma io avevo capito che guardava Lily Potter.


<< Hei, c’è qualche Babbano qui? >> chiese ad un certo punto Duncan.


<< Sì, io. Ma credimi se ti dico che non sono come quei zozzi Mezzosangue. Come ha detto giustamente Helena, le persone sbagliate spesso ci mettono al mondo >> Il mio discorso li aveva stesi.


<< Ah bè, se lo dice Helena allora è vero. Pazienza, sopravvivrai, Sophie. C’è sempre l’eccezione alla regola! >> Io ammiro Duncan.


Finimmo di cenare, il preside ci face ritirare nelle nostre camere. Lucius, in qualità di prefetto guidava i nuovi arrivati. Ci mostrò i dormitori maschili e femminili. In camera ero con Helena e Erika. Ovviamente.


Ci cambiammo e ci infilammo sotto le coperte.


<< Qualcuno già sta dormendo? >> chiese Erika.


<< No>> sussurrammo io ed Helena in coro.


<< Cosa ve ne è parso del primo giorno di scuola >> domandò Helena.


<< Mah, vediamo come andrà domani. >> risposi io.



<< Idem >> Erika mi seguì.



<< Buonanotte >> sussurrammo tutte e tre in coro. Ridacchiammo piano.


Mi immersi nel mondo dei sogni. La mia famiglia- e mio fratello soprattutto – erano maghi. Io ero felice.

5° - Il primo, drammatico, a secondo dei punti di vista, giorno di scuola


Quel giorno il sole fuori splendeva. Helena era già in piedi, ma Erika ancora dormiva, i capelli rossi scompigliati sul cuscino, le labbra soffici schiuse. Tra le braccia stringeva una foto: un cagnolino, uno Yorkshire Terrier, salterellava allegramente davanti l’obbiettivo. Leggendo avevo imparato che nel mondo magico i personaggi nelle foto si muovono, così come nei ritratti.


<< Ma guardala! >> esclamò Helena.


<< Shh>> dissi, poggiandomi un dito sulle labbra e indicando Erika.


<< Hei, Erika, svegliati >> sussurrò dolcemente Helena al suo orecchio.


Per tutta risposta lei mugugno qualcosa che somigliava a un “per l’amor di Salazar, vattene”. Helena, stanca di quella scenetta degna di una Tassorosso, decise di svegliarla definitivamente.


<< Erika Claire Zabini, svegliati immediatamente! >> Helena quasi le urlò nell’orecchio.


<< Chi ha osato chiamarmi Claire?!? >> Sbottò lei, alzandosi di scatto. << Eh? >>


<< non ti piace il tuo nome? >> osservai io.


<< Beh, se non lo uso io, preferirei che nessuno mi chiamasse costantemente Claire. Fa troppo francese. >>


<< Ti spedisco io in Francia, se non ti alzi immediatamente e scendi tra cinque minuti! >> Helena odiava fare in ritardo.


<< Sì, sì, tanto ormai non riesco più a prendere sonno >> Disse Erika, soffocando uno sbadiglio.


<< Chi è quel simpaticissimo cagnolino? >> domandai.


<< Oh, lei è Princess. Me l’hanno regalata i miei. Mi manca da morire, ma un ambiente troppo chiuso come Hogwarts non è l’ideale per lei… >> terminò quella frase, conservando la foto in un cassetto e andando in bagno con la divisa tra le mani.


Passarono dieci minuti e fummo pronte a scendere a pranzo. Passammo dalla Sala Comune, dove stava Duncan.


<< Ragazze… vi serve una mano? >> domandò galante.


<< Grazie Dun, ci faresti un enorme favore >> Helena si rivolse affettuosamente al fratello.


<< Che ne dici, Lucius, le accompagniamo? >> chiese rivolgendosi al suo compagno mezzo morto accanto al divano. Per tutta risposta grugnì.


<< Credo che sia un “vai da solo idiota, oggi non mi faccio vedere”. Ben ti sta… fare festini qui in Sala Comune non è una buona idea, specie il primo giorno di scuola… >> lo canzonò Duncan.


<< Hanno fatto un festino in Sala? >> chiesi io scettica << non abbiamo sentito niente.


<< Aah, ma è facile Insonorizzare una stanza! >> rispose Duncan.


<< Andiamo? Muoio di fame! >> Helena, sempre con eleganza, si indicò lo stomaco.


<< Sì, andiamo. Farete tardi signorine >> disse ammiccando nella nostra direzione.


Il percorso da fare era abbastanza facile. Lo memorizzai in fretta. Arrivammo in Sala Grande. Eravamo gli ultimi e attirammo gli sguardi di tutta la scolaresca. Erika a sinistra, io al centro ed Helena a destra. Indossavamo, al posto del maglione di Hogwarts, uno di cachemire. Duncan, proprio quella mattina, ci aveva dato gli stemmi di Serpeverde.


I bisbigli erano evidenti. Mi riguardavano. Cosa ci faceva una Sangue Sporco a Serpeverde? Brillava. Risposta ovvia.


Al nostro tavolo c’erano esattamente sei posti liberi. Erika, accanto a me, si sedette vicino Severus. Era più mogio del solito. Tra una discussione e l’altra, quasi tutti gli studenti avevano lasciato la Sala, eccetto quelli del primo anno. Potter e Black si avvicinarono al nostro tavolo.


<< Hei, Mocciosus, contento di essere a Sepeverde? >> esclamò Potter.


<< Certo! >> rispose con veemenza Black << i suoi capelli neri untuosi si abbinano perfettamente all’argento e al verde!>> quei due idioti ridacchiarono.


<< Perchè, Black, non dovevi esserci tu qui con noi? >> Arkel reagì, difendendo il compagno.


<< Sì >> il ghigno di Sirius si piegò in una smorfia << Appena ho visto che c’eri tu, però, ho preferito starti lontano! >> Potter e Black si dettero il cinque.


<< Oh, ma guardateli, così contenti di essere finiti nella Casa dei Palloni Gonfiati! >> sibilai io velenosamente.


Potter mi fu più vicino: << Tu invece… non dovevi essere a Grifondoro? >> domandò << I Serpeverde non adorano il Sangue Puro? >> chiese, vicino al mio viso


<< Sì, ma dimentichi che io non sono come quei Babbani che vi portate dietro. >> colpito in pieno. Non si aspettava una mia reazione.


Stava per ribattere, quando, neanche fosse stata chiamata, arrivò la Evans.


<< Severus, posso parlarti un momento? >> chiese, ignorando Black e Potter. Arkel e Leuis, arrivato da poco, li fissarono.


<< Mi spiace, Lily, ora penso che stia arrivando il professore. Magari possiamo parlare più tardi… >> Severus era imbarazzato.


<< Ho capito. Ci vediamo dopo Severus. >> rispose lei, con un sorrisino triste.


Appena Potter e Black seguirono la Evans al loro tavolo, Leuis si rivolse a Severus.


<< Com’è che la Mezzosangue è tua amica? >> chiese, diffidente.


<< Ci siamo incontrati quest’estate. >> spiegò lui.


<< Severus, attento alle compagnie che frequenti… >> Arkel si era inserito nella conversazione.


<< Ad ogni modo… >> s’intromise Duncan << noi dobbiamo andare. Non fate perdere punti alla nostra Casa. Ciao. >> sparì baciando la guancia di Helena.


<< Che lezione abbiamo? >> chiese Erika.


<< mmh… Pozioni la prima ora. Chi è l’insegnante? >> risposi io.


Helena calmò tutti i nostri dubbi << Lumacorno>>


<< Hn, e com’è? >> domandai io, alzando un sopracciglio.


<< Bah, un ragno molto grosso che ama circondarsi di persone famose… spesso Mezzosangue >> il suo disprezzo era evidente.


<< Witherington, c’è un gufo che viene verso di te >> annunciò Arkel.


<< Oh, sarà dei miei! >> trillò Helena.


Un bellissimo gufo planò dolcemente. Helena aprì la lettera, leggendola ad alta voce.


Cara Helena,
tuo fratello ci ha informato che sei una Serpeverde. Brava! Volevamo assicurarci che stessi bene, ma non ne dubito. Ti contatteremo presto.
Saluti
Lord Simon Witherington e Lady Hydra Witherington


<< Ah, i miei genitori non sono molto espansivi. Comunque, andiamo nei sotterranei. Tutte le classi parteciperanno alle stesse lezioni >> le si leggeva in faccia il disgusto per trovarsi con dei Mezzosangue nella stessa aula.


I sotterranei erano un posto molto buio. Davanti la porta dell’aula stavano tutti gli alunni del primo anno. Gli occhi di Severus si illuminarono non appena si posarono sul viso di Lily Evans.


<< Sveglia, Severus, non dormire! >> disse Leuis.


<< Sei sempre tra le nuvole, non sembri per niente un Sepeverde >> commentò Arkel.


<< Ahah, lasciatelo stare, poverino. Sarà il nuovo ambiente! >> ironizzò Helena.


Lumacorno aprì la porta, invitandoci a entrare e prendere posto. Io, Helena e Erika occupammo un tavolo.


<< Buongiorno, ragazzi. Sono Horace Lumacorno, il vostro professore di pozioni. L’arte di fare pozioni è una dote che bisogna avere nel sangue. Ora, prepareremo insieme una pozioncina semplice semplice! >> era evidente che non vedeva l’ora di capire se tra di noi ci fosse qualche persona di talento.


La pozione era semplicissima. Fui la seconda a terminare, in parità con la Evans. Severus ci aveva battuti.


Alla fine Lumacorno annunciò la fine della lezione.


<< 10 punti a Serpeverde e 5 a Grifondoro per l’impegno mostrato! >> disse estasiato.


Uscimmo all’aria aperta. Stare due ore nei sotterranei senza godersi il sole era un trauma.



<< Potter, dammi il cappello! >> urlò Lily Evans.


<< Ahah, non ci penso nemmeno, Evans! >> rispose lui. Poi lo lanciò a Black che, senza farsi vedere, lo spedì da quel Remus Lupin, che se ne stava per i fatti suoi.


<< Ehi, ma cosa…?!>> Chiese lui confuso.


<< Lupin! >> ruggì quella sgraziata della Evans << è stato Black?!? >> aveva un diavolo per capello.


<< Sì>> balbettò lui. A quella risposta Lily corse verso Black e Potter che se l’erano svignata.


Severus aveva osservato la scenetta pronto ad intervenire. I pugni chiusi e l’atteggiamento brusco facevano dedurre che, se ce ne fosse stato bisogno, sarebbe stato pronto a soccorrere quella Lily. Come poteva un’insulsa Mezzosangue avere in mano il cuore di un Serpeverde?


<< Sev >> dissi, avvicinandomi << è andata via, non vedi? Dai, smettila e andiamo alla prossima lezione.>> il mio tono riuscì ad addolcirlo.


<< C’è qualcosa sotto >> mi bisbigliò Erika. Io mi limitai ad annuire.



Le lezioni passarono in fretta. Il pomeriggio mi diressi nei dormitori con Helena ed Erika. Nel farlo, attraversammo il secondo piano. Improvvisamente però, Helena udì un rumore. Proveniva dal bagno.
Somigliava ad un lamento.



<< Chi c’è? >> chiese Helena, aprendo piano la porta.


7° - Collegamenti Black

La porta si aprì completamente. Ci ritrovammo in un bagno. Vicino ad un cubicolo, il fantasma di una ragazza piagnucolava.


<< Ei, tu, fantasma… Ti stavi lamentando? >> chiese Helena, spavalda.
Per tutta risposta il fantasma ululò.



<< Io non mi chiamo F-A-N-T-A-S-M-A! Io sono Mirtilla Malcontenta, morta in questo bagno… e io non mi lamento! Ma cosa ne volete capire voi, come potreste capire la povera Mirtilla… >> Sembrava divertirsi, a gemere così.


<< Però, che carattere… >> Sussurrò Erika.


La porta venne spalancata da una quarta persona viva.


<< Piton, cosa ci fai qui? Se non sbaglio è il bagno delle ragazze >> Helena si voltò verso Mirtilla, che annui.


Severus andò ad appoggiarsi al muro, cercando di sciogliere il nodo della cravatta. Era nervoso.


<< Piton, potevi aspettarci>> Mulciber entrò nel bagno.


<< Già, sei scappato via non appena Black e Potter si sono avvicinati alla Evans… >> la voce di Leuis si unì a quella di Arkel.


<< Non era niente, si soffocava per la puzza di Babbani. >> Mentì Severus. Dio, ma perché faceva così? Cosa ci trovava in quella Sporca Babbana da mentire per lei?


Il volto di Leuis parve rilassasi. Arkel invece scrutava Severus.


<< Ei, ma dico, vi siete accorti che siamo in un bagno per ragazze? >> chiese Helena.


<< Sì, Witherington, e personalmente non mi importa. >> In Arkel c’era molto sarcasmo.


<< Ahah, divertente! >> gli occhi di Helena lampeggiarono verso Mirtilla << Miei cari, questa è Mirtilla Malcontenta >> e si avvicinò a Leuis per sussurrargli qualcosa.


<< Ei, Mirtilla, è vero che da viva eri molto grassa? >> ma Leuis non fece in tempo a finire la frase che le grida di quel bizzarro fantasma riecheggiarono nel bagno anche dopo che si infilò in un gabinetto.


Uscimmo da quella stanza e ci dirigemmo verso i sotterranei.


Mi avvicinai a Severus. Eravamo rimasti un po’ più indietro degli altri che discutevano animatamente, così lo presi per un braccio e lo trascinai in un corridoio vuoto.


<< Castwell, che ti prende? >> Sussurrò lui.


<< Che ti prende a te! Sono stupida come le persone che si bevono le tue bugie, io? >> la mia voce era salita di un’ottava.


<< No. >>


<< E allora dimmi la verità. Cosa c’è tra te e la Evans? >> Un brivido lo percorse quando pronunciai la SangueSporco.


<< Nient… >>


<< E non dirmi niente, provi qualcosa per lei! >> strillai io.


<< perché ti interessa, Castwell? I miei affari non sono i tuoi e… >>


<< Ma bene, Mocciosus! Quale untuoso onore! Ei, James, c’è il nostro carissimo amico dal naso adunco. >>
Black si era infilato nel nostro corridoio, seguito da Potter.


<< Uh-Oh! Piton, avevo uno shampoo da regalarti, ma non mi pare che ti serva… >> quel Potter m’irritava.


<< Miei carissimi Grifondoro, potreste spostarvi? Noi Serpeverde, di certo molto meglio di voi, dobbiamo passare >> il mio tono era tagliente.


<< Aaah, non così in fretta Castwell. Tu, una Serpeverde? >> chiese Black, alzando un sopracciglio.


<< Sì, molto più di te. Un Black Grifondoro! >> esclamai.


<< Ma cosa ne vuoi sapere tu di grandi Casati? La tua famiglia non è Babbana? >> Potter cercava di farmi cadere, ma ancora non mi conoscono.


<< Sì, ma io sono una Stega, e disprezzo tutti i MezzoSangue di questo posto. E tu Potter, contento dei Babbani che infastidisci? >>


In un primo momento parve non capire, poi assunse un cipiglio minaccioso.


<< Andiamo, Sophie. Non dovremmo neanche respirare la loro aria infetta. >> Severus si fece largo tra Black e mi lasciò passare.


<< Andiamo ai dormitori >> Severus era cupo in viso.



Arrivammo nella sala comune.


<< Sophie, ma dov’eri? >> Duncan si precipitò accanto a me.


<< Con Severus, Potter e Black ci hanno fermato in corridoio. >> risposi io.


<< Vi hanno fatto qualcosa? >> Chiese Duncan, spostando lo sguardo da me a Severus, accanto a Leuis.


<< No. Anzi, li ho zittiti io. >>


<< Abbiamo un’ottima Serpeverde, Dun. Porterà onore! >> Lucius si avvicinò a noi.


<< Malfoy, passata la sbronza? >> Chiesi io, sinceramente divertita.


<< Sì, ma ho ancora mal di testa. >> Lucius si guardò attorno. I suoi occhi grigi si soffermarono su una ragazza dai capelli biondi.


<< Sophie, sai chi sta fissando il nostro Lucius? Narcissa Black! >> Duncan sembrava divertirsi.


<< Black? Non è la cugina di Sirius Black? >> chiese Erika avvicinandosi.


<< Esattamente. In realtà, è anche la sorella di Andromeda e Bellatrix Black. Bellatrix si è diplomata l’anno scorso, Andromeda è al quinto anno. >> ci spiegò Helena.


<< Va bene, ragazze, è ancora giorno, andiamo a fare una passeggiata? >> Duncan ci offrì il suo braccio.


<< Volentieri! >> Io, Erika ed Helena ci dirigemmo fuori, accompagnate da Lucius e Duncan.


8° - Parents
Quella mattina era fredda. I camini erano stati accesi, certo che la nostra Sala comune non era delle più avvantaggiate. Fui la prima ad aprire gli occhi. Ed essi si spostarono su Helena, i biondi e corti capelli tirati indietro da un cerchietto, e su Erika, la testa dolcemente poggiata sul cuscino.
Quale fortuna avevo avuto, ad incontrare loro… persone che mi capiscono e che probabilmente mi staranno affianco per molto tempo.
E poi c’era Severus… Non so di preciso cosa ci sia tra di noi, un attimo siamo cordiali, un attimo siamo freddi l’un l’altro. Ma è qualcosa che ci ha legato dal primo momento. Sento come il bisogno di proteggerlo, dai pericoli che ci sono in questa scuola, come la Evans.
Non mi è mai successo di avere un istinto così… mai, nemmeno con mio fratello.
Ricordo una volta, quando avevamo all’incirca 7-8 anni, che io e Albert eravamo al parco giochi. Nostra madre era poco lontano, che chiacchierava con alcune sue amiche. Lui si stava arrampicando su uno scivolo. Uno scalino era rotto, io lo sapevo bene. Ma non gliel’ho detto. Ha messo un piede sul vuoto ed è caduto. Si è fatto molto male, ma non provavo rimorso. Semplicemente, ero indifferente. Era come se non esistessi, non interferivo col destino.
Ora, invece, non voglio che Sev si faccia del male… perché, se accadesse il peggio, lui ne uscirebbe sconfitto, si farebbe molto male.

I primi cenni del risveglio delle mie amiche mi fecero capire che ora fosse. Mi diressi in bagno e 15 minuti dopo ne uscii perfettamente vestita e pronta.

<<buo-Buo- Buongiorno! Come sei mattutina… >> Helena soffocò uno sbadiglio, guardandomi divertita. << Carina quella sciarpa… >>
<< Sì, lo so, non è quella ufficiale, ma con quella morirei! È troppo pesante! >> mi giustificai io. La mia sciarpa di cachemire era veramente troppo per il momento. Optai per un foulard verde smeraldo, leggero ma coprente: detesto avere mal di gola, raffreddore e cose simili.

<< Giorno… >> Erika si stiracchiò dolcemente: tutto di lei richiamava una principessa. Era delicata, al punto giusto.
<< Ho necessariamente bisogno di 15 minuti di doccia… >> Helena si girò verso Erika, che con un cenno le consentì di usare il bagno per prima.
<< Ehm - ehm. Non vorrei disturbare, ma penso che sia molto tardi, quindi… che ne diresti di non riaddormentarti? >> proposi io, osservando come le palpebre di Erika si fossero fatte pesanti.
<< Hai ragione, ma ho un sonno incredibile! Senti, ci resta ancora tempo… che ne diresti di cercare una pozione anti-sonno? Tu sei la più brava a pozioni! >> Erika mi guardava supplicante: era veramente stanca.
<< Sì, ma di un po’, che hai fatto stanotte? >> chiesi io, ironicamente. Gli strani mugolii che provenivano dalla sua incantevole persona mi fecero alzare un sopracciglio.
<< Sei stata sveglia? >> chiesi, sorpresa.
<< No, cioè sì, beh, ecco… verso le due mi sono alzata e sono andata nella sala comune, il sonno non veniva! E la mia pozione? >> chiese, rossa in faccia.
<< La sto cercando… >> il mio tono era più che divertito. << Ecco. Pozione Anti-Palpebre Pesanti. Serve soprattutto per rendere le donne più affascinanti, ma può essere usata anche per evitare di addormentarsi. Uh, ci vogliono venti minuti… >>
<< Venti minuti per sobbollire >> completai, girandomi verso Erika. << E deve essere tenuta costantemente sotto controllo. Ok, io resto qui, voi andate a fare colazione. >> mi ero già diretta verso il mio kit per le pozioni, in ordine su uno scaffale.
<< Sophie, aspetta. Non so se ne vale la pena, dai, rischi di non mangiare… >> Erika era imbarazzata.
<< Tranquilla, mi resteranno dieci minuti per qualche biscotto. E ora vai a preparati! >> Helena era uscita e mi fissava confusa, per terra con le boccette attorno a me.
<< Ehm, ho sbagliato camera… >> ironizzò.
<< no, a Erika serve una pozione. >> spiegai velocemente io.

Il tempo scorreva, e la pozione assumeva il colore e l’odore che il libro spiegava. Ma avevo come l’impressione che fosse un po’ troppo dolce, quindi aggiunsi un ingrediente solo una volta. Con mia grande sorpresa, la pozione migliorò. Mancavano 15 minuti circa. Guardavo la pozione e ogni cinque minuti la mescolavo in senso anti orario per due volte. Helena e Erika erano già andate ed io ero sola da un bel po’.
La porta non era stata chiusa a chiave. Severus si fiondò in camera mia.
<< Ei, che ci fai qui?>>
<< Non ti ho vista a colazione e sono venuta a controllare >> si giustificò lui.
<< Hn, e ti sei perso la visione della tua fantastica Evans per me? >> chiesi perfida
<< Sophie! Ma cos’hai contro Lily? >> rispose lui, rosso in viso.
<< Mi chiedi cosa ho? Lasciamo stare, devo preparare una pozione. >> Buttai un occhiata al calderone e Severus si venne a sedere vicino a me.
<< Cosa hai preparato? >> chiese avvicinandosi ad annusare la pozione.
<< Pozione Anti-Palpebre pesanti. È per Erika. >>
<< Ah sì, mi sono alzato per andare a prendere una cosa in Sala comune e l’ho trovata lì >> Rispose innocentemente.
<< E sentiamo, cosa ci facevi alzato in piena notte? >>
<< Non avevo sonno e sono andato a prendere il libro di pozioni. >>
<< E fu così che Severus svelò il suo segreto… >> sussurrai io, aprendomi in un sincero sorriso.
<< Ah no, quest’estate mi sono esercitato, è questo il mio vero segreto >> Lui mi osservava.
<< I miei non mi hanno fatto toccare neanche il baule, i libri erano sulla mia scrivania. >>
<< posso farti una domanda, Sophie? >> chiese, inchiodandomi con il suo sguardo nero.
<< Sì. >>
<< Che tipi sono i tuoi? >>
<< Vuoi sapere se sono contrari alla magia? Sì. Mi considerano anormale. Persino mio fratello. Alla stazione ti ho visto, sai? Ti ho visto anche parlare con quella… >> il mio tono era di puro disgusto.
<< Sophie, ma perché la disprezzi tanto? La vita è stata generosa, con lei. I suoi genitori la vogliono bene. È sbagliato che lei apprezzi anche i Babbani? >>
<< Non lo so, Severus, non lo so… Ma so che c’è qualcosa tra voi, e questo qualcosa è profondo… >>
<< Cambiamo argomento… Hai messo due volte la Stridiosporo? >> mi chiese.
<< no, solo una volta. Sinceramente, mi pareva troppo dolce >>
<< Hai ragione. >> concluse lui, stendendo la sua mano accanto la mia, fino a sfiorarla impercettibilmente. Quel contatto mi procurò dei brividi assurdi.
<< Senti, ma hai già fatto colazione? >>
<< Sì, Leuis e Arkel mi volevano intrattenere ancora, ma volevo venire a cercarti.>>
<< Perché? >>
<< Volevo assicurarmi che stessi bene. >>

Quei quindici minuti passarono velocemente, al suo fianco. Alla fine la pozione era pronta. Severus mi aveva consigliato di girarla in senso antiorario per tre volte, per velocizzarne i tempi. Certo che era molto bravo.
Ci trovavamo in Sala Comune, Helena ed Erika non si vedevano, così ci appropriammo di un sofà e chiacchierammo per quel poco che ci restava.
<< Severus, ora posso fartela io una domanda? >> Lui annuì solamente << Che tipi sono i tuoi? >> sorrise, quando riutilizzai la sua stessa frase. Ma si incupì al ricordo.
<< Mia madre è una strega, mio padre un Babbano. A lui non piace la magia. E ultimamente non fanno altro che litigare. >> concluse, imbarazzato.
<< Ti somiglia molto, tua madre. L’ho vista alla stazione. Non hai fratelli? >>
<< No. >>
<< Come l’hai conosciuta la Sangues… la Evans? >>
<< Quest’estate, giocava in un parco. Abitiamo nella stessa città. L’ho vista, ed ho visto che era una Strega. Era con sua sorella >> si rabbuiò quando nominò la sorella della Mezzosangue.
<< E poi… >>
<< Poi, le rivelai che era una strega, ma non ci volle credere. In un primo tempo. Ma alla fine mi raggiunse, credendomi. >>
<< Severus, perché lei ti piace? >>
<< Io e Lily siamo soltanto amici! >>
<< Non è questo che intendo, cosa ti piace di lei perché siate così uniti? >>
<< Oh, beh, scusa… Non lo so, probabilmente il fatto che sia molto forte e coraggiosa. >> Avevo la nausea.
<< Va bene, io vado a cercare Helena ed Erika. >> mi alzai dal sofà ma lui mi afferrò la mano.
<< Sophie, perché sei così gelosa? >>
<< Non sono gelosa! >>
<< E allora perché ti comporti così? >>
<< Così come?? >> chiesi, rossa sulle gote.
<< Così… >> La voce di Helena risuonava nel corridoio. Severus mi lasciò andare la mano. Sembrava scottasse.
<< Sophie! >> Helena era raggiante. Erika invece sembrava dormire. Mi affrettai a passarle la pozione.
<< Sophie, già prepari pozioni? >> chiese Duncan sorridendo.
<< A dire la verità mi ha aiutato Severus >> mi voltai verso il ragazzo in questione, diretto verso la sua camera per prendere la sua roba.
<< Ah! >> Duncan se ne uscì con un sorriso soddisfatto, precipitandosi verso Lucius e chinandosi a bisbigliargli qualcosa, fissandoci di tanto in tanto.
<< Ho il sospetto che mio fratello abbia scommesso su di te… >> sospirò Helena.
<< E su cosa esattamente avrebbe potuto scommettere, di grazia? >> domandai io scettica.
<< Beh, se sarai o no una promettente Serpeverde! >> Helena aveva sempre la risposta pronta.
<< Ah,non penso ci siano dubbi… Ei, ma tuo fratello scommette? >> chiesi, perplessa.
<< Sì, insieme a Lucius. Scommettono su ogni cosa. È fastidioso. >>
<< Non vorrei disturbarti, Sophie, dal pensare alla scommessa di Dun, ma è già tardi e dovremmo già essere seduti in classe >> Erika ci indicò l’orologio a pendolo.
<< Andiamo! Ciao Dun! >> Helena corse dal fratello, lo abbraccio e volò, letteralmente insieme a noi verso l’uscita.
Cinque minuti di corsa verso i corridoi ed eccoci all’ingresso dell’Aula di Trasfigurazione. L’insegnante non c’era, ma sul tavolo un gatto con dei segni attorno agli occhi faceva bella mostra di se. Non mi piaceva molto, il fatto del gatto. Quindi feci un cenno a Erika e Helena, e ci andammo a sedere senza far rumore, come invece il resto della classe.
E avevamo fatto bene. Il gatto si trasformò nella professoressa.
La McGranitt non era cambiata di molto dall’ultima volta che l’avevo vista, a casa mia, quest’estate.
<< Vedo con piacere che solo 4 studenti erano disciplinati e composti in mia assenza… i suoi occhi vagarono da noi tre a quel Lupin. >>
Proseguì con l’appello.
<< Molto bene, 15 punti a Serpeverde e 5 a Grifondoro. >> annunciò, quando finalmente conobbe i nostri nomi.
La lezione fu una delle più semplici. Trasformare un fiammifero in ago era un giochetto da ragazzi. Fummo le prime a finire l’incanto, con Lupin, Severus e la Evans. Notai, con orrore, che la SangueSporco si era girata verso Sev e gli aveva sorriso. Sorriso. Disgustoso. Se non ci fossero stati Arkel e Leuis probabilmente Sev avrebbe risposto, magari congratulandosi. La odio. È ufficiale.

<< Poteva darci qualche punto >> protestò Helena, all’uscita dalla classe. << è proprio vero che non fa favoritismi >>
<< Beh, abbiamo guadagnato 15 punti >> osservò Erika.
<< Per merito si Sophie >> Concluse Helena.
<< Ah, non è niente. Quel gatto mi insospettiva. >> chiarii io.

<< Sev, ora possiamo parlare? >> chiese la Babbana. Lei e Severus erano nel cortile, dietro un arco.
<< Lily, abbiamo lezione. >> si giustificò.
<< Ma Sev, dall’inizio della scuola non ci siamo parlati proprio! >>
<< Hai ragione… Ti va di rischiare un po’? >> Propose lui, con una strana luce negli occhi.
<< Cosa? >>
<< Stasera, corridoio del secondo piano, nel bagno. Lì ci sta un fantasma, ma se lo trattiamo con gentilezza non ci saranno problemi. Basterà fare attenzione a Pix e a Gazza, o Mrs Purr. Che ne dici, Lily? >>
<< Io ci sarò, e tu? >> anche nei suoi occhi si era accesa la luce.
<< Alle 23:00? >>
<< Sì. Ciao, Lily! >> e sparì, lasciandola lì che ancora fissava il vuoto e pregustava il divertimento.

Ero riuscita ad ascoltare tutto. Volevo capire perché erano così amici.

<< Vi devo parlare >> annunciai, nel pomeriggio. Eravamo tornate ai dormitori.
<< Qualcosa di interessante? >> chiese Erika.
<< Stasera Severus e la SangueSporco si incontreranno nel bagno di Mirtilla. Vorrei ascoltare. Mi darete una mano? >> chiesi velocemente.
<< Io ci sto >> Helena sembrava eccitata all’idea di poter infrangere le regole. Ma noi SerpeVerde siamo così.
<< C’è altra pozione, vero? >> quello era il modo di Erika di esprimersi felice all’idea.

Venne sera. Helena si fece spiegare da suo fratello un Incantesimo di Disillusione. Per sicurezza, Dun ce lo fece su noi tre alle 21:00.
<< A che vi serve? >> ci chiese.
<< Esplorazione >> Sono brava a mentire.
<< Ah, Sophie. State attente a non farvi beccare. Quest’incantesimo vi renderà del colore della parete >>
<< Camaleonti Umani? >> chiesi.
<< Ahah, una cosa del genere! >> si vedeva che era sinceramente divertito.



<< Sono le 22:50 >> mi sussurrò Erika. Eravamo nella nostra camera, aspettavamo con l’orecchio accostato alla porta.
Uno scricchiolio. Era il segnale: Severus era uscito.
Cinque minuti, e lo seguimmo.
<< Di qua… >> sussurrai, quando fummo nel buio più totale.
Severus era già nel bagno. E poco dopo entrò la Evans. Accostammo l’orecchio, acquattate nel buio.


9° - Discorsi e Proposte
Io e le altre ascoltavamo, impazienti.
<< Sev! >> la Mezzosangue probabilmente si buttò tra le braccia del Serpeverde.
<< Lily! Mi sono mancate le nostre chiacchierate! >> Era felice.
<< Come ti trovi a Serpeverde? >> chiese preoccupata.
<< Benissimo! E tu? >>
<< Beh, sì, mi trovo molto bene. Mary è simpatica. Anche Lupin. Odio Black e Potter, due palloni gonfiati. >>
<< Hn, è anche troppo poco >>
<< Dai, Sev, lo sai che avrei preferito mille volte essere con te! Ma se il Cappello mi ha messo a Grifondoro un motivo ci sarà… Giusto? >>
<< Giusto, Lily… >>
<< Severus, come sono i tuoi compagni? >>chiese lei, sinceramente curiosa.
<< Oh, Arkel e Leuis sono dei tipi apposto. Anche le ragazze. Soprattutto Sophie. >> il mio cuore sobbalzò.
<< Sophie? >> chiese lei confusa.
<< Quella coi capelli castani, con tutti quei boccoli. Ha la pelle color del latte e due occhi blu zaffiro sorprendenti! >> dichiarò lui.
<< Ah… Ma davvero Mulciber e Avery sono apposto? >>
<< Sì, Lily. Davvero. Parliamo di qualcos’altro? Tipo di te? >> propose Piton.
<< Oh, cosa vuoi sapere? >>
<< Tua sorella ti ha scritto? >>
La Evans si rabbuiò << No, Tunia non risponde alla lettera che ho spedito ieri mattina. Sai, forse è ancora arrabbiata perché abbiamo letto la lettera di Silente… >>
<< Lily! Ne abbiamo già parlato, tua sorella ha torto. Lily, credi che sia un po’ gelosa, Petunia? >>
<< Non lo so… Forse vorrebbe esserci lei qui al mio posto… >>
<< Ci puoi scommettere! Altroché, ma hai visto come ti osservava quando facevi una magia? >>
<< Sì, ma Tunia gelosa? >>
<< Lily, non ci pensare… siamo a Hogwarts, finalmente! >>
<< Sì, ma separati… >>
<< Abbracciami Lily >>
Penso che la Mezzosangue non se lo fece ripetere due volte. Non so dopo quando tempo si separarono.
<< Lily? >>
<< Sì, Sev? >>
<< Anche tu mi sei mancata. Se non ci fossero Black e Potter verrei a pranzare al tuo tavolo, non mi importerebbe di niente! >>
<< Severus… >> la sua voce si incrinò un po’<< Mi avevi detto che non è diverso essere figli di Babbani… Ma allora perché i tuoi amici mi guardano un po’ strano? >> si riferiva a me e alle mie occhiate gelide.
<< Ah, Lily, non ci badare. Non è niente.. . >>
<< Sarà… >> sospirò lei.
<< Lily, dovremmo andare… >>
<< Hai ragione… >> si avvicinò alla porta e prontamente ci nascondemmo dietro a un muro.<< Ciao, Severus. >>
<< Ciao. >> Sev parlò al vento, la Mezzosangue era già sparita. Si avviò ai dormitori. E noi lo seguimmo.

Andammo subito nella nostra stanza. L’Incantesimo cominciava a rompersi.

<< avete sentito? >> chiese infine Erika.
<< Sì. La SangueSporco è amica di Sev. >> dichiarai io.
<< Io vado a dormire, Buonanotte! >> ci sussurrò Helena. Eravamo troppo stanche per commentare quello che avevamo sentito.


Il mio fu un sonno senza sogni. Mi svegliai di buonumore e in orario.
Ah, quello che ho sentito la scorsa notte era disgustoso… Ma avrei usato tutto a mio vantaggio.


<< Tutte pronte, ragazze? >> Ci chiese Duncan, non appena arrivammo in Sala Comune. << Una grande novità! Oggi pomeriggio parteciperete alle prime lezioni di volo di Madama Bumb! Siete contente? >>
<< No. >>dicemmo tutte in coro. Volare non era il massimo, devo ammetterlo. Ti si scompigliano i capelli!
<< ahah, lo immaginavo! >> Lucius era scoppiato in un’allegra risata.
<< Malfoy, tu sai sempre tutto, eh? >> chiesi io vivacemente.
<< Oh, su quello che accade a Hogwarts sì. A proposito >> si chinò verso di noi << complimenti per ieri. So che avete fatto escursioni per il castello. Come vi è sembrato? >>
<< Incantevole >> rispose Erika.
<< Sì, Hogwarts è veramente il massimo. >>
<< Noi dovremmo andare… Ciao! >> Salutammo con un lieve cenno.

All’uscita della Sala Comune trovammo Severus e Arkel.
<< Ragazze! Che bella sorpresa… >> Arkel guardava Helena con aria di sfida.
<< Sì, Avery, con noi tutto è una sorpresa! >> Helena non vedeva l’ora di vincere su Arkel.
<< Witherington, è una mia impressione o oggi sei più velenosa del solito? >>
<< Quando vedo te, sempre. >>
<< ahah, Helena, lascialo stare! >> mi intromisi io.
<< Fortuna che c’è Castwell, bionda! >>
<< Mi hai chiamato bionda?!? >> urlò Helena.
<< Sì, che c’è, non ti piace? >>
<< oh, sì, è molto carino… ma non sai che la bionde sono pericolose? >> Helena sorrise mellifluamente, sollevando di poco la bacchetta.
<< Ei, calma…. Dai, scherzavo… >>
<< Oh, Mulciber, finalmente! >> finalmente Leuis ci aveva raggiunti.
<< Andiamo tutti insieme? >> propose Erika.
<< Va bene >> rispondemmo in coro io e Sev. Ci scambiammo uno sguardo imbarazzato. Anche con la Mezzosangue si scambiano questi sguardi?
<< Non finisce qui! >> urlò Helena, affiancandosi ad Erika. Arkel aveva il potere di infastidirla. Strabiliante.

<< Che ingresso spettacolare… >> commentò Erika quando entrammo in Sala Grande.
Con un centinaia di occhi puntati addosso, prendemmo posto al nostro tavolo. Avevo Sev di fronte. Per tutta la durata della colazione si voltava nervosamente ad osservare i Grifondoro.
<< Stasera abbiamo la cena con Lumacorno! >> esclamò Helena ricordando.
<< Ah, che vecchio bavoso… >> Leuis storse la bocca.
<< Dai, ci tocca. Al prossimo faremo finta di avere tantissimi compiti >> propose Erika annuendo.
<< Sev… Ti vedo stanco… Anche stanotte hai fatto le ore piccole? >> Domandai verso l’amico della Evans.
<< Cosa? Ah.. Oh no! Stanotte ho dormito… Ehm… Ma sono andato in Sala Comune verso le undici! >> sicuramente Arkel e Leuis avevano sentito qualche rumore.
<< Oh, soffri d’insonnia? >> chiese Erika.
<< No. Dormo poco per abitudine. Sophie, cosa guardi? >> mi chiese Severus.
<< Nulla. >> in realtà fissavo la Evans per capire qualcosa in più di lei. Ma il mio nome pronunciato da Severus aveva il potere di ridestarmi da qualunque sogno.
<< Ok. >> se l’era bevuta << Sophie, posso parlarti un secondo? >> mi chiese Sev.
<< Va bene. Andiamo in Sala Comune? >>
<< Sì. Ci vediamo lì, ragazzi. >> si volse verso il mio viso.
<< A dopo >> ero dispiaciuta di lasciare Erika e Helena.
Ci trovammo nei corridoi e ne imboccammo uno deserto.
<< Dimmi, Sev. >>
<< Sophie…>> cominciò lui << tu sei l’unica di qui mi posso fidare, l’unica vera Serpeverde. Nero e blu si intrecciarono.
<< Continua >> lo incoraggiai.
<< Eh, beh, mi chiedevo se stasera ti andava di fare una passeggiata per gli angoli più bui di Hogwarts. >>
<< Abbiamo la cena di Lumacorno >> dissi quell’affermazione di malavoglia.
<< Dopo, quando tutti dormiranno, possiamo farci fare un Incantesimo di Disillusione da Lucius. >> Sev, sei un genio!
<< Sì! >> ero visibilmente contenta << Muoio dalla voglia di esplorare questo castello da cima a fondo >> soprattutto con te. Ma questo lo tenni per me.
<< D’accordo. Alle 11:30 davanti l’ingresso della Sala Comune? >>
<< Ci sto >>
<< Sophie? >>
<< Sì? >> mi ero già voltata per andarmene, quando mi richiamò.
<< Nessuna parola. >>
<< Lo sai Sev, di me ti puoi fidare >> ed era la verità.

Andai nella Sala Comune. Sev era tornato in Sala Grande.
Ero felice. L’idea di passare una notte per parlare con lui era il massimo. In lui ho trovato un ottimo confidente e, quasi, amico.
<< Sophie! Allora, che voleva Severus? >>
<< Svelarmi un trucco di pozioni >> mentii con facilità, era una bugia buona, la mia.


<< Buongiorno ragazzi >> la vocina di Vitius di sentiva a malapena. Ma comunque non ce ne importava nulla.
<< Oggi, proveremo un incantesimo nuovo >> ascoltavo con un orecchio, ma nel frattempo pensavo ai miei primi giorni ad Hogwarts.
<< Sophie, dovremmo provare l’incantesimo >> mi sussurrò Erika in un orecchio.
Mi schiarii la voce << Wingardium Leviosa! >La mia penna si alzò in volo al primo colpo, così come quella di Helena, Erika, Severus, Arkel, Lupin e la Evans.
<< Bravissimi! Non ho mai avuto una classe così talentuosa! >> ma non fece in tempo a finire la frase che Minus spedì la sua piuma (che misteriosamente bruciava) verso l’occhio di Vitius.
<< Ahah, Peter! >> esclamò Potter.
<< Peter, sei un fenomeno! >> e sia Black che Potter diedero il cinque a Minus.
<< Se Black e Potter hanno finito con i loro schiamazzi,saranno informati della loro punizione. Stasera, nel mio ufficio alle 21:30. >> E li lasciò lì, col sorriso congelato.
<< Ben gli sta! >> Arkel, dietro di noi, sussurrò questo commento a Leuis e Sev.
<< Avete preso una punizione!>> esclamò Lupin << non ci posso credere! Ma cosa avete in quel cervello, voi?!? >>
<< Segatura >> mugugnò la Mezzosangue. Eravamo d’accordo su un punto, almeno.
<< Per questo l’ammiro… >> sospirò Severus.
<< Hai detto qualcosa? >> gli chiese Leuis.
<< No, pronunciavo l’incantesimo. A proposito, la tua penna sta lievitando. >> Mulciber si voltò sorpreso: dopo vari tentativi ce l’aveva fatta.
<< Che noia! > si lamentò Helena all’uscita dalla lezione << Mai che succede qualcosa di divertente! >>
<< Siamo qui solo da tre giorni! >> fece notare Erika.
<< Per me, Hogwarts è il posto migliore del mondo >> la mia era un’affermazione verissima: qui avevo trovato qualcuno al mio pari.






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Salve, ho già postato questa Fan-Fiction su EFP, ma la riposto anche quì. La ff è in continuo aggiornamento, ma non so dire con esattezza quando aggiornerò.
Potete trovare questa storia qui !
Nella speranza che questa storia vi piaccia
Kiss
ChiaraTheBest (o ChiaraTheBestInTheWorld)
 
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