Damnatio Memoriae, Domande senza risposta, una lotta contro ciò in cui si crede.

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~Fox•
view post Posted on 20/8/2010, 15:31




~C’è chi crede che i corvi guidino i viaggiatori verso la meta.
Altri pensano che avvistare un corvo solitario porti fortuna,
e uno stormo intero invece sia un cattivo presagio.~





Belil non avrebbe mai pensato, in vita sua, di assistere a uno spettacolo simile.
Era come se, attraversando quella sottile e indistinta linea che divideva il giorno dalla notte, tutto cambiasse forma, ogni parte di lei si adattasse a un nuovo giorno, a una nuova vita.
Era una sensazione strana.
Una parte di lei continuava a suggerirle quell’idea, quella strana percezione. L’eccitazione si faceva strada in lei, addolcendo l’amarezza della nostalgia.
Cosa rimpiangere, in fondo?
Cosa si stava lasciando alle spalle, dall’altra parte del mondo, che valesse davvero la pena ricordare?
Una vita monotona, bigia.
Un sospiro pesante ogni mattina, quando i suoi occhi scorgevano i primi segni del grigiore della sua vita quotidiana.
Una stabilità quasi noiosa, un essere vivi così scontato da portar via qualsiasi desiderio di ricerca, la sete di scoprire nuove emozioni.


«Spero che questo viaggio ti aiuti a scoprire qualcosa che hai perso qui, Belil.»

Queste le parole di una donna accecata da una fede irrazionale, che andava contro ogni logica pragmatica lei avesse da sempre portato avanti. Queste le parole di sua madre.
Forse era per questo che una minuscola, quasi insignificante parte di lei rimpiangeva la vita a Lione e aveva paura di superare quella linea lì nel cielo, di consumare l’ultimo secondo che la legasse alla sua vita passata.
Guardare però quello spettacolo mozzafiato a quattromila metri d’altezza, sospesa tra nuvole e stelle, in un certo senso compensava il suo piccolo sacrificio.
Si ritrovò a ridere, amara e sardonica, pensando a dove fosse diretta.
Una città dove i credo e le illusioni della preghiera avevano vinto sulle quotidiane proteste della ragione, una città dove avrebbe dovuto riscoprire la voglia di vivere, tra le ultime persone che avrebbe voluto frequentare di norma.
Il suo sguardo si offuscò per un attimo, tornando subito dopo a perdersi nella conta delle miriadi di stelle attraverso il finestrino.
Sarebbe stato difficile come sentiva, ritrovare il brivido quotidiano di una vita riscoperta e apprezzata, in un mondo che andava completamente contro le sue aspettative, i suoi ideali?
Era ormai tardi per pensare.
Era fatta. Aveva abbandonato il buio stellato della sua vecchia vita. Non le restava che sorridere al sole cui andava incontro, al primo abbozzo del continente americano che riusciva a scorgere da lontano, sotto le nuvole, in corrispondenza dell’orizzonte.


«Un po’ di fiducia, Belil. Solo un po’ di fiducia.»

Fiducia, eh? In cosa avrebbe dovuto credere? A chi, a cosa avrebbe dovuto appigliarsi, ora che era davvero sola alle prese con se stessa?
La verità era che era difficile.
Era difficile spezzare ogni legame. Certo, era una questione di coraggio, e lei ce l’aveva.
Ma era anche questione di cuore, di ricordi, di nostalgia.
Una buona parte di lei avrebbe sempre serbato i ricordi di una vita bella, sì, ma per lei imperfetta, priva di quel brivido che aveva sempre cercato. L’altra metà del suo cuore, invece, era dimentica dei ricordi. Lasciava che scivolassero via, rimanessero nell’oscurità della notte europea al di là della linea. E lasciava che la mente si obliterasse, pronta a intingersi di nuovo di altri colori, ricordi, volti, sensazioni.



~Sometimes beginnings aren’t so simple
Sometimes goodbye’s the only way~




Nell’azzurro pallido del nuovo giorno, gli occhi color tempesta di Belil Hiele scorsero il nero sbattere d’ali d’un corvo.
Un presagio, volle convincersi lei.
In fondo, si disse guardando al giorno che ritornava con meno inquietudine, la vita era una scommessa contro se stessi; un unico, grande rischio.
Non si poteva fare altro che correrlo.




~And the Shadow of the Day
Will embrace the world in grey~





Gabriel ci aveva sempre creduto.
Era convinto che, un attimo prima dello schianto, pochi secondi prima che il dolore allucinante prenda il totale possesso della mente, la vita intera passi davanti agli occhi.
Ci aveva creduto. Aveva sperato.
E invece non era così.
Si ritrovava a combattere tra il dolore e la lucidità per ghermire uno a uno i ricordi che scivolavano via, come assorbiti e risucchiati da un immenso buco nero. Lottava contro quella macchia nera che cominciava ad annebbiargli la vista, cercava con tutto se stesso di ignorare quelle grida di sottofondo, quel bip familiare che molte volte aveva avuto per lui misera importanza, in tutti quei film in cui i protagonisti lottano tra la vita e la morte.
Non immaginava che quell’unico, lungo e ininterrotto suono potesse essere così terrificante, disarmante.
Immaginava la linea piatta e regolare, di un verde acceso, portare via ogni memoria, ogni pezzo della sua vita come un cinico binario.
Lottò, cercando di trasformare la paura e la disperazione in coraggio.
Si aggrappò a un ultimo ricordo, non riconobbe quale.
Ma era importante comunque, come qualsiasi altro momento fosse rimasto impresso nella sua mente per diciassette anni; come ogni singola memoria che accompagnava quel bip fastidioso, così flebile e tagliente da togliere il senno e la strana quiete che si fa strada col torpore.
Le voci erano sempre più distanti, la sua vista cercava di mettere a fuoco qualsiasi cosa, anche la più sciocca, pur di serbare il più misero fotogramma che gli ricordasse ciò che stava lasciando.
Vide una distesa immensa d’azzurro, e capì che il cielo non avrebbe mai potuto apparirgli più bello in nessun altro istante di gioia, come faceva in quel momento di gelida paura.
Poi, quando anche il panico sembrò essersi assopito in un angolo smorto della sua mente semi-cosciente, la quiete precaria fu sadicamente spezzata da un fitto sbattere d’ali.
«Libera.»
Gabriel cercò di aggrapparsi a quella piccola, misera macchia bianca assalita da ali nere come l’inchiostro.
«Lo stiamo perdendo.»
Che senso aveva perdere il proprio corpo quando capivi che non ti sarebbe rimasta nemmeno un’anima? «Libera.»
Un sussulto. Il lungo sibilo s’interruppe per una frazione di secondo, e Gabriel credette che almeno il ricordo di quella distesa d’azzurro così lontana gli sarebbe rimasta.
Si aggrappò allo sbattere d’ali di quella colomba, lottando contro il dolore, contro l’espandersi di quel buco nero, che in quel momento gli faceva paura più della morte.
«È tutto inutile. L’abbiamo perso. Riposi in pace.»
Non era uno solo, il corvo.
Era uno stormo.
Quando Gabriel lasciò che anche quell’ultimo, inquietante fotogramma venisse risucchiato dal buco nero, capì che non gli era rimasto che pregare.




~And the sun will set for you*~





~C’è chi crede che i corvi guidino i viaggiatori verso la meta.
Altri pensano che avvistare un corvo solitario porti fortuna,
e uno stormo intero invece sia un cattivo presagio.~
One Tree Hill





*Linkin Park- Shadow of the Day




~Fox•

 
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