A Tutto Campo, Calcio e dintorni a cura di ~Kiky

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~Kiky
view post Posted on 28/9/2009, 18:24 by: ~Kiky

Arrivederci Presidente...

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imageA Tutto Campo
Rubrica di approfondimento calcistico e dintorni a cura di ~Kiky


“Il Calcio è un gioco maschio, per uomini non per ballerine”


Così parlò Collina, Disegnatore Arbitrale, ad inizio campionato.
Ma di uomini in campo, nell’accezione calcistica del termine, ne abbiamo visti molti pochi.
Di gioco maschio, là dove per gioco maschio si intenda grinta, cattiveria agonistica e fame di calcio, se ne è visto ancor meno.
E nemmeno di calcio femmina si può parlare, perché non è stato neanche bello e vanitoso.
Indolenti, lenti, noiosi, macchinosi.
Fino ad ora uno dei Campionati di serie A più brutti che il calcio italiano ricordi.
Una pochezza tattica che impensierisce. Tutti nel calderone, nessuno escluso.
Giocatori molli, allenatori confusi, squadre isteriche e impalpabili.
Arbitri privi di polso, di carattere, d’identità.
Tutti accozzati ad uno-due punti di distanza. In altri tempi avremmo parlato di campionato equilibrato. Equilibrato si, ma per difetto. Povero nelle grandi squadre al punto che il Bari ci sembra il Real Madrid degli anni d’oro, e il Cagliari potrebbe giocarsela col Manchester Utd.
A nulla servono i nomi di grido e le campagne acquisti faraoniche se mancano fiato e tenuta atletica, se mancano idee e gioco.
Nella domenica dei pareggi a tutti i livelli ci viene da dire solo:
Che noia, che pena e che pochezza.



Bordocampo
Risultati, partite e statistiche della Domenica Pallonara.

Il palinsesto del week end pallonaro dava spunti per partite interessanti.
Ecco.. dava. Alla fine di questo turno di campionato però ci sentiamo tutti un po’ annoiati e parecchio delusi.
Qualche buona giocata, un Bari e una Sampdoria di ottimo livello, per il resto il deserto del Sahara.
L’anticipo che vale la vetta della classifica è riassumibile nell’azione da gol della Sampdoria operaia di Del Neri. Coralità e giocate di prima mandano in porta Pazzini, lasciato colpevolmente solo in area dalla difesa interista, addormentata sugli allori. Qualche azione pericolosa del tandem Balotelli-Milito, per altro bocciato dal Mou che sostituisce il primo per infoltire un centrocampo apparso poco concreto e sguarnito. 1-0 dunque per i blucerchiati che agguantano la vetta della classifica.
Vittoria di misura per la Fiorentina di Prandelli, grazie a un rigore rimediato per una leggerezza di Diniz su Gilardino. Jovetic regala dunque i tre punti ai viola nel derby toscano con il Livorno. Partita tutto sommato equilibrata con un primo tempo che ha visto Frey operoso, a difendere la porta dal gioco aggressivo degli amaranto. Nella ripresa più Fiorentina e meno Livorno, ma la domanda sorge spontanea: se questo è il gioco dei viola come pensano di affrontare la sfida Champions con il Liverpool? Partita da non perdere, assolutamente.
Nella giornata di domenica, serie infinita di pareggi che bloccano la classifica con un vero proprio nulla di fatto.
All’Olimpico di Roma finisce 1-1 la sfida tra Lazio e Palermo. Un primo tempo mediocre quello dei biancoceleste, con un centrocampo molle e poco creativo. Cruz assolutamente non in giornata, Zarate a sprazzi ed evidenti segni di stanchezza dovuti alle poche alternative in panchina. Un Palermo non messo meglio, parte bene ma dopo meno di quindici minuti sembra abbia esaurito il carburante e finisce per nascondersi nella propria metà campo. Cavani sorprende Muslera che papera su un tiro prendibilissimo, Zarate pareggia il conto con un rimpallo in mischia.
Pareggia anche la Juventus in casa col Bologna, 1-1 agguantato sul finale dai bolognesi. Juve affaticata ed assolutamente sotto tono. Niente corsa, poca creatività, poco fiato, poche gambe. Il Bologna la tiene a bada con fin troppa facilità ma al 23° il solito Trezeguet la butta dentro, più per fortuna che per merito. Nel recupero il buon vecchio Adailton segna beffando Buffon e agguantando un pareggio quanto meno meritato.
Pareggiano anche Chievo e Atalanta, nella seconda uscita stagionale di Conte, graziato dopo l’espulsione di domenica scorsa la cui squalifica viene commutata in multa. Primo tempo noioso e senza azioni degne di nota, nel secondo tempo il Chievo carica ma viene messo all’angolo dai bergamaschi con un paio di interessanti azioni, tanto che al 26° la Dea mette in scena un’azione da manuale del calcio e Tirabocchi sigla il gol del vantaggio. Ma poi il calo di concentrazione dei bergamaschi offre lo spunto perfetto a Pellissier, che da grande opportunista sfrutta la bambola della retroguardia. Garics appoggia all’indietro, Bianchi fa sfilare e il centrocampista del Chievo s’infila fra i due, salta il portiere Consigli e ristabilisce la parità. 1-1, tutti negli spogliatoi.
A Parma vincono i rossoblu di allegri per 2 a 0. Un Cagliari da applausi inchioda gli emiliani che dal canto loro possono solo recriminare per un rigore nettissimo non concesso dall’arbitro Tommasi. Tanta tanta roba i rossoblu, con il solito Jeda al gol, raddoppiato da Dessena. Tutto nel primo tempo, partita in discesa.
Vince anche il Napoli, subissato dai fischi del San Paolo. Traballa la panchina di Donadoni che risponde alle critiche del presidente con due gol di Hamsik. Un Napoli non ancora guarito che, per buona parte della gara, cincischia col pallone, si rintana nella metà campo, e gioca spesso all’indietro cercando delle ripartenze che non arrivano mai. Nel secondo tempo si vedono segnali di ripresa, si inizia a giocare. Primo gol di Hamsik molto contestato dai toscani del Siena, che riescono comunque a riacciuffare, almeno temporaneamente, il risultato con un bel diagonale di Maccarone. Poco meno di sei minuti e l’arbitro assegna un rigore per un netto fallo di mano di Brandao. Sul dischetto si presenta Quagliarella, ma dalla panchina arriva un ordine. Hamsik. Così sia. Batte, Curci respinge ma la palla torna sui piedi dello slovacco, che insacca senza pietà. 2-1, panchina salva per questa settimana, ma non dormiremmo tranquilli se fossimo in Donadoni.
Bella vittoria dell’Udinese sul Genoa per 2 a 0, con Totogol Di Natale che si candida ancora come capocannoniere della serie A con un gol da applausi. Una rete splendida per costruzione ed esecuzione. Il Genoa subisce due gol nei primi 43 minuti e si arrende al gioco dei friulani. Pochi acuti e qualche sprazzo di gioco per i liguri ma nulla più.
Pareggio al veleno per la Roma a Catania. Partita brutta e macchinosa per i giallorosso che non mordono mai, poca grinta e poco gioco. I Catanesi non deludono mettendo in campo tanta sostanza e abnegazione, con qualche bella giocata di Mascara che però non trova mai la via del gol. Il solito Morimoto castiga la Roma, per cui è diventato una bestia nera vera e propria. Come detto più veleno che gioco, battibecchi, accenni di risse o risse vere nel finale, il tutto corredato da un arbitraggio ai limiti dell’indecenza. Un Saccani assolutamente fuori dal mondo, assegna un calcio d’angolo inesistente ai giallorrossi che, più per fortuna che per merito, pareggiano grazie a un rimpallo sul ginocchio di De Rossi. La partita si chiude con discussioni a non finire, il presidente Pulvirenti che applaude polemico l’operato dei guardalinee, Motta e Morimoto che si spintonano per il campo e il buon Ranieri che alza gli occhi al cielo. Così non si và da nessuna parte.
Nel posticipo ennesimo pareggio, senza gol in questo caso, della giornata, con un Milan che sembra il gemello brutto e povero (tecnicamente e tatticamente parlando) di quello di Ancellotti. Leziosi e fastidiosi, i giocatori rossoneri riescono nell’ardua impresa di irritare il proprio pubblico che per buona parte della gara fischia e impreca. Nota positiva della giornata i galletti di Bari. Coraggiosi, vivaci e veloci si presentano a San Siro in assetto da guerra, aggredendo senza paura il Milan stellare dei Ronaldinho e degli Hunteelar. Bella partita quella dei baresi, i ragazzi di Ventura danno da fare alla retroguardia milanista e non mollano un centimetro, riuscendo nell’impresa. Due partite a San Siro, zero sconfitte. 0-0 dunque, non senza polemiche su un Milan stanco e senza idee.
La classifica resta pressoché invariata, movimenti si ma di uno o due punti e posizioni statiche, con i Sampdoriani in testa a 15 punti, seguiti a un punto dalla Juve e a due punti da Fiorentina e Inter.

15 Sampdoria.
14 Juventus.
13 Inter
13 Fiorentina.
11 Udinese
10 Parma.
10 Genoa. Una partita in meno
8 Lazio.
8 Milan.
8 Roma.
8 Chievo.
7 Bari.
7 Cagliari.
7 Napoli
5 Palermo.
6 Bologna.
6 Palermo.
4 Siena.
3 Catania.
2 Livorno.
2.Atalanta.
.


Nel prossimo turno di campionato la Roma in piena crisi affronterà il Napoli, che non può dirsi certo in condizioni migliori. Partita fondamentale per i giallorossi tanto quanto per la panchina di Donadoni. Il Milan ospiterà l’Atalanta di Conte, mentre l’Inter affronterà l’Udinese del capocannoniere di Serie A Totò Di Natale in quel del Friuli. Il Bologna affronterà in casa il Genoa mentre al Marassi contro la Samp arriveranno gli emiliani del Parma. La Juve se la vedrà coi rosanero del Palermo, mentre gli altri siciliani, i Catanesi affronteranno in trasferta i ragazzi di Allegri del Cagliari. Altro derby di Toscana tra Siena e Livorno mentre la Fiorentina sarà impegnata al Franchi contro la Lazio.
In attesa del campionato, questa settimana, ci saranno i secondi turni delle fasi a girone di coppa. In Champions League la Fiorentina affronterà il Liverpool. Partita assolutamente da seguire così come Bayer Monaco-Juventus. L’inter volerà in Russia per la trasferta con il Rubin Kazan, mentre il Milan, unica italiana a giocare in casa, ospiterà lo Zurigo.
Dal fronte Europa League, la Roma affronterà all’Olimpico il CSKA Sofia, mentre, in un curioso intreccio derby, la Lazio se la vedrà a Sofia con il Levski Sofia. Trasferta anche per il Genoa atteso a Valencia.
Sul fronte Nazionale, stasera, la U20 di rocca è chiamata ad affrontare il fanalino di coda del girone Trinidad e Tobago. Dopo lo 0-0 con l’ottimo Paraguay, gli azzurrini puntano alla vittoria questa sera, che gli consentirebbe di ipotecare o quasi la qualificazione al prossimo turno.

Fonte classifica e risultati: corrieredellosport.it



La descrizione di un'attimo
I click della settimana dal campo.

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Fonte immagini: sportmediaset.it, corrieredellosport.it e calcioblog.it




Una questione di Cuore
La Roma vista da me.

Imbarazzante.
Non ci sono altri aggettivi adeguati a descrivere la prestazione di ieri della Roma. Imbarazzante.
Ranieri salva lo spirito battagliero, personalmente ne ho visto poco pure di quello.
Centrocampo inguardabile, con Pizarro che predica nel deserto ed un De Rossi completamente fuori quadro.
Qualche discreta accelerazione di Vucinic, che non morde mai a sufficienza e il Capitano defilato e stanco, tre partite la settimana iniziano ad essere troppe anche per lui che tutti credevamo indistruttibile.
Brighi è il fantasma di se stesso, Perrotta un corpo estraneo e utile quanto la crema solare quando piove. Cassetti poi è l’apoteosi del declino tecnico. E’ vacanza per chiunque si affaccia sulla sua fascia, non corre, non pressa, si fa uccellare da chiunque. Un disastro totale.
Con questi presupposti non si va da nessuna parte e Mister, se lei pensa di poter rigenerare questa squadra con i Taddei, i Perrotta e i Cassetti…allora siamo ben lontani dalla meta.
Ha ragione De Rossi, aimè.
Bisogna fare molto di più e bisogna farlo subito, prima che sia troppo tardi.
Ribadisco, imbarazzanti.



Tribuna d'Onore
Il meglio e il peggio della settimana, da 0 a 11...

11 - A volte ritornano.
Dopo 207 giorni di assenza torna in edicola l’unico quotidiano monotematico del mondo, dedicato ad uno sola quadra di calcio. Da venerdì 25 settembre è tornato in stampa Il Romanista. Dopo svariate peripezie legali ed una causa contro lo Stato ancora in corso, il quotidiano romano si riaffaccia nel panorama giornalisti capitolino. Un voce libera e tagliente, una redazione giovane e autofinanziata. Ci siete mancati, bentornati. In bocca al Lupo ragazzi.

10 - Ventura.
Una ventata di calcio genuino, fatto di corso, sudore e tanta abnegazione. Il suo Bari brilla come una stella solitaria nel cielo notturno. Complimenti a Ventura e al suo coraggio, non è da tutti presentarsi a San Siro in assetto di guerra. Condottiero coraggioso.

9 - Multe e Ricerca.
Il Ct della Nazionale, Marcello Lippi, fa una proposta interessante. Che le multe comminate a calciatori e società durante la stagione vengano investite per la ricerca sulla SLA. Ed era ora. Anche perché ci siamo sempre chiesti dove finissero tutti quei soldi. Applausi per Lippi, qualcuno da queste parti ogni tanto mette in moto il cervello.

8 - Cassano-Pazzini.
Tanto per restare in tema Lippi. Che dice mister ce li portiamo questi due, in tandem sia chiaro, a mondiali in Sudafrica? Belle geometrie e intesa perfetta, manca la continuità ma si può sempre migliorare. Complimenti ai nuovi gemelli del gol.

7 - Galeotta fu la telecamera.
Pizzicato. Il portiere del IFK Goteborg, Kim Christiensen, viene sorpreso dalle telecamere mentre, con un colpetto di spalla, sposta di qualche centimetro il palo della sua porta riducendo così le dimensioni della stessa. Ripreso dall’arbitro, avvisato dal quarto uomo, se la sghignazza e saluta la curva. Furbetto.


6 - Aggredito a suon di abbonamenti.
Ecco cosa succede ad illudere i tifosi. Ieri nel dopo partita di Lazio – Palermo, un tifoso biancoceleste, perde le staffe e, in Tribuna Monte Mario, tira il proprio abbonamento dello stadio contro il presidente della Lazio, Claudio Lotito. “Ridacci la Lazio” urla il sostenitore. E pure l’abbonamento, aggiungiamo noi.


5 - Il Mou stizzito.
Sta diventando Ospite Fisso, dovremmo dargli il gettone di presenza prima o poi. Nel dopogara di Sampdoria – Inter, dopo aver perso la partita il Mou perde pure l’eleganza (o forse quella non l’ha mai avuta). Alla domanda dei giornalisti su un Del Neri bestia nera dell’allenatore di Setubal risponde stizzito. “Quando Del Neri mi ha sostituito al Porto è stato esonerato dopo 15 giorni…” Caduta di stile e polemica sterile. Irritante.


4 - Influenze lotitiane.
Un De Laurentis in versione lotitiana ammettiamolo, non lo avevamo mai visto. Scarica il direttore tecnico in diretta tv accollandogli colpe su colpe e chiedendone, neanche troppo velatamente, le dimissioni. Marino vede e provvede. Dimissioni pervenute, stile presidenziale in caduta libera. Donadoni stia in guarda, sentiamo odore di esonero.

3 - La comunicazione Bulgara.
Credevamo di aver visto tutto, ma ci sbagliavamo. Dopo il “Parlo solo per comunicati”, dopo le interveste alla tv di regime (Roma Channel) prive di contraddittorio e false come le tremila lire di carta, dopo le Conferenze Stampa ad invito con le domande scomode lasciate senza risposta, dopo il “Chi ha detto Aquilani?”, il presidente della Roma, Rosella Sensi, bandisce da Trigoria i giornalisti de Il romanista in quanto testata giornalistica non gradita. La comunicazione Bulgara di regime impallidisce di fronte a lei, Nostra Signora del silenzio. La libertà di stampa, questa sconosciuta.

2 - Sicurezza degli stadi.
A fuoco il magazzino di uno dei bar della tribuna del Friuli, evacuati durante la partita più di mille tifosi. Domande sparse. Gli stadi a norma? La sicurezza? L’incolumità degli spettatori paganti? Ci cadono le braccia.

1 - Catania vs Roma
Parlavamo di gioco maschio, all’avvio. Ebbene qualcuno informi lor signori, i giocatori di Roma e Catania, che il gioco maschio non include le risse e gli isterismi da ciclo mestruale. Scene di pura follia degne della terza categoria. Inguardabili.

0 - Sua Maestà..
..la Serie A. Tra risse inutile, crisi di nervi, scenate da prime donne, allenatori indispettiti, presidenti con manie di protagonismo, giocatori degni delle prime file di Broadway, pochezza tecnica e tattica e tifosi in perenne contestazione, a Sua Altezza, al secolo il più bel campionato di calcio del mondo, si è incrinata la corona. Addrizzategliela.



Cuore di Curva
Curve, tifo e bandiere. Il cuore del calcio.

Deu immagini dalla serata al Marassi.

La bella curva della Samp.
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Il settori ospiti Interista.
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Fonte immagini: corrieredellosport.it




L’Accademia del Calcio
Protagonista assoluto: il Calcio. Regole, ruoli, moduli e tattica.

Il gioco del calcio non è solo undici uomini ed un pallone.
Il gioco del calcio è fatto principalmente di tattica, tecnica, moduli, schemi, ruoli.
In questa parte di A Tutto Campo affronteremo questi argomenti.
Cos’è la Difesa a Zona? Cos’è il Catenaccio? Chi è lo Stopper? Cos’è il 4-4-2?
A queste e a molte altre domande, per i meno avvezzi e competenti, risponderemo, per quanto possibile.
Ho meditato a lungo su l’argomento di partenza, ma mi sono resa conto che è un circolo vizioso. Inutile star qui a parlare della Zona se prima non sappiamo la differenza tra un Terzino e uno Stopper.
Quindi partiamo proprio da questo.

I Ruoli nel Calcio.
Undici uomini come detto, suddivisi in quattro categorie d’atleti: il portiere, il difensore, il centrocampista e l’attaccante.
Ogni categoria di giocatore crea un reparto della squadra, eccezion fatta per il portiere che viene accorpato dalla difesa. I reparti sono dunque tre: difesa, centrocampo e attacco.
Ogni reparto ha i propri schemi, che vengono poi affiancati agli schemi degli altri reparti, creando quella che viene definita la coralità del gioco.
Se i reparti non giocano con coralità, il gioco perde senso, perde efficacia.
Se non c’è raccordo, interazione, collaborazione tra i reparti il gioco risulta spezzettato e macchinoso, oltre che poco proficuo.
Il gioco del calcio è un gioco di squadra. L’individualismo non paga.

Iniziamo questo percorso nei ruoli di gioco parlando del reparto più arretrato: la Difesa.
Tra i pali spicca la figura del portiere. L’estremo difensore di ogni squadra che è ha l’annoso dovere di difendere la porta.
Il portiere è un giocatore a se. Unico a poter toccare la palla con le mani, all’interno dell’area di rigore e lì solamente, il portiere agisce unicamente in difesa della porta, con il compito preciso di evitare alla propria squadra di subire gol.
Di fronte a lui si schiera la difesa, che può essere a tre uomini, o come in tempi più recenti a quattro.
I difensori si dividono anzitutto in due categorie: centrali ed esterni.
I centrali, nello schieramento in campo, si collocano uno di fianco all’altro esattamente davanti al portiere, a copertura della porta. Gli esterni occupano la parte di campo lateralmente alla porta, coprendo le fasce esterne appunto.
A seconda poi delle proprie capacità individuali assumono diverse connotazioni.
I centrali di difesa un tempo erano di due tipi: lo Stopper e il Libero.
Lo Stopper ha il ruolo fondamentale di marcatura sul centravanti. Si occupa infatti della marcatura sulla prima punta o centravanti della squadra avversaria.
Al contrario il Libero prende il suo nome proprio dalla libertà di azione in area di rigore. E’ svincolato dalla marcatura fissa su un avversario e interviene in seconda battuta sugli attaccanti sfuggiti al controllo dei propri compagni di squadra.
Questi due ruoli sono andati a morire e nel calcio moderno sono stati unificati nel ruolo del Centrale Difensivo assoluto, che con l’avvento della difesa a zona anziché a uomo, svolge entrambe i compiti.
Gli esterni di difesa, o Terzini, sono di due tipo: il Terzino o Laterale di difesa, e il Terzino Fluidificante.
Entrambe sono difensori di fascia, ossia agiscono sulle corsie esterne tamponando le incursioni delle ali avversarie. La differenza sostanziale sta non nella fase difensiva ma piuttosto come i due differenti terzini agiscono in fase offensiva. Il Terzino classico, o laterale si occupa solo ed esclusivamente della fase difensiva, fornendo copertura al portiere sugli esterni. Il Terzino Fluidificante invece svolge anche la funzione di costruzione del gioco, in possesso palla sale sulla fascia laterale costruendo l’azione di gioco in fase d’attacco.
Oggi il termine Terzino non viene quasi più usato, se non da giornalisti vecchio stampo. Di norma oggi i terzini vengono definiti Esterni Bassi (per indicarne l’area di competenza), di Difesa o Fluidificante a seconda delle caratteristiche.

E questo è tutto, per quel che riguarda il reparto difensivo.
La prossima volta parleremo di quello che viene considerato il repato più importante di una squadra di calcio.
Come diceva il buon vecchio Sor Magara, alias l’allenatore Carlo Mazzone, “Le partite si vincono a...Centrocampo!”



Amarcord
Perchè la nostalgia canaglia ogni tanto ci prende.

30 maggio 1984.
30 maggio 1994.
Dieci anni. In mezzo la solitudine e il senso di vuoto.
30 maggio 1984.
Scende in campo la Roma del Barone Liedholm.
La partita della vita. La partita della morte.
La finale della Coppa dei Campioni, all’Olimpico di Roma.
Roma - Liverpool.
Da un lato del campo, schierato tra i giallorossi, il Capitano dallo sguardo triste, quel “Nino non aver paura” cantato da De Gregori che a proprio a lui, ad Agostino Di Batolomei, aveva dedicato quella canzone, ha la faccia serena, gli occhi rivolti alla sua curva.
30 maggio 1994.
Gli occhi non sono più solo tristi, ma vuoti e il Capitano è solo.
30 maggio 1984.
La Roma scende in campo lotta e suda, si difende con le unghie e coi denti, attacca con la forza dei Gladiatori e con la tenacia dei Lupi.
Ma non basta.
I rigori arrivano come una condanna e una liberazione. Il Divino non se la sente, si getta a terra, si nasconde tra i fili d’erba e rifiuta il rigore. E lui, il Capitano si sente tradito.
Lo batte il Capitano quel rigore, il primo della serie.
Nino non aver paura di tirare un calcio di rigore...
Segna e abbraccia la sua curva, la sua gente, la sua città.
Ma non basta.
Le lacrime offuscano la vista.
I Reds derubano di quel sogno il Capitano triste, quel timido ragazzo capace di farsi amare da chiunque posi gli occhi su di lui.
30 maggio 1994.
Perché proprio oggi Capitano?
30 maggio 1984.
E’ finita. Il sogno è svanito.
Da lì a pochi mesi verrai tradito, ceduto contro la tua volontà ad un Milan che non sarà mai come casa tua, tu nato a Tor Marancia, romanista vero nel cuore e nell’anima.
Tradito ancora. Di nuovo.
“Ti hanno tolto la Roma, ma non la tua Curva”
Ti restano solo loro. I tuoi tifosi, la tua curva, che ti ama e ti amerà per sempre.
30 maggio 1994.
Agostino Di Batolomei, il Capitano timido della Roma di quella finale, si alzò presto quella mattina. Pulì con cura la sua Smith&Wesson calibro 38, si sedette in veranda nella sua casa nel Cilento e alle 10.50 si sparò un colpo al cuore.
Dieci anni esatti.
30 maggio.
Aveva 39 anni.
Al suo funerale sul feretro furono deposte due sciarpe, una della Roma l’altra della Salernitana. La fascia da Capitano giallorosso. Le sue scarpette da calcio.
Uno striscione dei suoi ragazzi della Curva citava:
Niente parole...solo un posto in fondo al cuore. Ciao Ago.
Il sentimento profondo che lo legava alla sua squadra ne fece un mito.
Un cordone ombelicale indistruttibile con la sua tifoseria, un amore viscerale fatto di rispetto, di ammirazione reciproca.
Schivo e silenzioso, non si era mai realmente integrato con quel mondo, con le luci della ribalta.
Troppo timido per i riflettori, troppo genuino per la vita mondana e ruffiana della Capitale.
Troppo vero tra mille volti falsi e bugiardi.
Lui che entrava in campo dedicando il suo sguardo e il suo unico sorriso alla Curva Sud. Non si prestava a giornalisti e fotografi, non strizzava l’occhio ai primi accenni di show-business, che faceva capolino per la prima volta nel calcio italiano. Usciva dal tunnel dell’Olimpico di Roma e voltava il capo alla sua destra, salutando la sua gente e abbracciandola con lo sguardo.
“Oh Agostino, Ago, Ago, Ago, Agostino gol!”
Rispondeva la sua Sud.
Nato in una delle tante borgate romane, poverissime, tra case popolari, bar e campetti di calcio che erano l’unico svago possibile. Crebbe nel Tor Marancia, squadra del suo quartiere e passò poi all’Oratorio San Filippo Neri, alla Garbatella.
Giovanissimo approdò alla Roma e dopo un grave infortunio e un anno di esperienza al Vicenza, finalmente, nella stagione 76/77 torno nella sua città, a Roma, tra le file dei Giallorossi.
In breve tempo diventa leader indiscusso della Roma, Capitano. E con essa conquista lo scudetto nel campionato 82/83 guidando in campo una delle formazioni romane più brillante e forte di tutti i tempi.
Tutti lo ricordano come un Capitano “diverso”, atipico rispetto ai giocatori dell’epoca, ma anche attuali.
Posato, serio, educato.
Gli arbitri lo stimavano, gli avversari lo rispettavano.
Una sola espulsione in tutta la carriera, mai un eccesso, mai una protesta scomposta. Si presentava in virtù di Capitano a contestare le decisioni dell’arbitro con mani raccolte dietro la schiena, parlando con tono basso e senza mai lasciarsi andare ad esternazioni esagerate o aggressive.
Ceduto dalla Roma al Milan, in un passaggio che tutti, da lui ai tifosi, vissero come un vero proprio tradimento da parte della dirigenza romanista, passò a Milano tre stagioni ad ottimo livello. Nell’87 poi, con l’arrivo di Sacchi venne ceduto al Cesena.
Concluse la sua carriera alla Salernitana, nell’anno della storica promozione in serie B.
Agostino Di Batolomei è stato un esempio per il calcio italiano, sia a livello tecnico che umano.
Giocatore di elevata caratura tecnica, era considerato uno dei più grandi centrocampisti, e in seguito libero, degli anni 80.
Di Batolomei era dotato di una straordinaria sagacia tecnica, grande visione di gioco e potenza. Non era molto veloce, ma suppliva a questa mancanza con un senso della posizione fuori dal comune. Aveva un tiro potentissimo che gli valse un’alta percentuale di realizzazione di punizioni e rigori. Agostino è stato uno dei registi italiani dotati di maggior classe e carisma, guidando la Roma non solo da giocatore, ma soprattutto da Capitano, nell’accezione più alta del termine.
Il giorno della sua morte, il 30 maggio 1994, dieci anni esatti dalla più brutta serata romanista della storia, un’intera città si fermò. Il dolore per la scomparsa di Agostino di Batolomei fu immenso.
Ci furono altri Capitani, ci furono altri leader, e ci saranno ancora, ma quegli occhi tristi sono rimasti scolpiti nella memoria del popolo giallorosso.
E la Sud ancora canta per il suo Capitano...
Oh Agostino, Ago, Ago, Ago, Agostino gol...

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Chichi
Ad Maiora

 
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