A Tutto Campo, Calcio e dintorni a cura di ~Kiky

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~Kiky
view post Posted on 24/9/2009, 18:07 by: ~Kiky

Arrivederci Presidente...

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imageA Tutto Campo
Rubrica di approfondimento calcistico e dintorni a cura di ~Kiky


“Il calcio ha significato troppo per me e continua a significare troppe cose. Dopo un pò ti si mescola tutto in testa e non riesci più a capire se la vita è una merda perché l'Arsenal fa schifo o viceversa. Sono andato a vedere troppe partite, ho speso troppi soldi, mi sono incazzato per l'Arsenal quando avrei dovuto incazzarmi per altre cose, ho preteso troppo dalla gente che amo... ma non lo so, forse è qualcosa che non puoi capire se non ci sei dentro. Come fai a capire quando mancano 3 minuti alla fine e stai 2-1 in una semifinale e ti guardi intorno e vedi tutte quelle facce, migliaia di facce, stravolte, tirate per la paura, la speranza, la tensione, tutti completamente persi senza nient'altro nella testa. E poi il fischio dell'arbitro e tutti che impazziscono e in quei minuti che seguono tu sei al centro del mondo e il fatto che per te è così importante, che il casino che hai fatto è stato l'elemento cruciale in tutto questo, rende la cosa speciale; perché sei stato decisivo come e quanto i giocatori e se tu non ci fossi stato a chi fregherebbe niente del calcio? E la cosa stupenda è che tutto questo si ripete continuamente, c'è sempre un'altra stagione. Se perdi la finale di coppa in maggio puoi sempre aspettare il terzo turno in gennaio e che male c'è in questo?.....anzi è piuttosto confortante se ci pensi."

E’ con le parole di Nick Hornby, nel famoso libro Febbre a 90°, che voglio aprire questa rubrica, interamente dedicata al calcio.
Perché nella sue parole si racchiude l’essenza di questo sport, di ciò che chi questo sport lo vive a tutto tondo prova realmente.
Può l’amore per uno sport, per la propria squadra, per undici uomini ed un pallone, per una maglia sudata, per una bandiera, far fare follie?
Può.
Ve lo garantisco.
Ed è proprio per questo che, in questa rubrica, non parlerò solo di campo e calcio giocato, che come ovvio saranno trattati, ma parlerò soprattutto di tutto ciò che ruota attorno ad un campo di calcio.
Della passione, del sentimento, di quell’eterno sogno in movimento che tutto chiamano Football.
E’ un gioco, solo un gioco, per chi non lo vive.
Per chi lo vive spesso è qualcosa di più.
Ricordi e Amarcord, ci accompagneranno in questo piccolo viaggio. Bandiere e tifo, curve e stadi, grandi giocatori e partite storiche che hanno cambiato il corso del giuoco del calcio, come dicono quelli bravi.
Schemi e tattica, ruoli e regole, ma anche classifiche, match e coppe.
Di tutto un po’, o per parafrasare il nome della Rubrica, il calcio...A Tutto Campo.


Bordocampo
Risultati, partite e statistiche della Domenica Pallonara.

La quinta giornata di Serie A si è giocata ieri sera, nel primo turno infrasettimanale della stagione calcistica, eccezion fatta per l’attesissima sfida di questa sera al Marassi tra Genoa e Juventus. Quest’ultima dovrà difendere il primato assoluto, insidiato da un Inter apparsa quanto mai solida contro i partenopei, ieri sera, al San Siro. Un 3-1 secco che mette il punto su le tante discussioni ascoltate in settimana in merito al gioco espresso dai nerazzurro negli ultimi impegni tra campionato e Champions. In poco più di cinque minuti i nerazzurri archiviano la pratica Napoli con due gol, Eto’o e Milito. Nel secondo tempo allunga Lucio e a nulla serve il ritorno al gol del Pocho Lavezzi.
Giornata nera al contrario per i rossoneri. Al Friuli il Milan incassa un gol del solito Di Natale, in grande spolvero. Bastano appena ventidue minuti al temporaneo capocannoniere della Serie A per insaccare la porta milanista, raccogliendo un pallone scagliato contro il palo da Inler. L’Udinese ritrova gioco e geometrie, Di Natale si riconferma bomber di razza. Il Milan dal canto suo delude e impensierisce con una prova incolore.
Prova impalpabile per il Livorno dell’anomalo duo Ruotolo-Russo, crolla con un 2-0 secco per la prima vittoria casalinga stagionale del Bologna. Da segnalare la contestazione della curva bolognese, all’indirizzo della dirigenza, per i presunti contatti, poco graditi dai tifosi, con l’ex dg della Juventus, Luciano Moggi.
Prima vittoria anche per il Cagliari, in quel di Bari. I rossoblu vincono per 1 a 0 sui galletti di Bari, meno brillanti e concreti rispetto alle prime uscite stagionali. I cagliaritani hanno la meglio con un gol del talento Nenè, che fa portare a casa ai sardi i primi tre punti della stagione. Zero a zero per Atalanta-Catania, con Antonio Conte alla prima sulla panchina con gli orobici, che rimedia subito il primo punto ma anche la prima espulsione per proteste. Torna Doni ma non brilla e i Catanesi potrebbero recriminare per decisioni arbitrali quantomeno dubbie. Stesso risultato anche per Siena-Chievo. Partita noiosa votata alla difesa, che il punticino andasse bene ad entrambe lo si è capito quasi subito, viste le difese arroccate e i vertici bassi.
A Roma va in scena una partita giocata sul filo della tensione, con l’arbitro Velotto che perde completamente la bussola. Rigore molto dubbio per i biancoazzurri, rigore dubbio e gol segnato in totale assenza di fair play per gli emiliani. Finisce 2-1 per il Parma che batte una Lazio apparsa stanca e sulle gambe, affaticata da tre turni in meno di dieci giorni. Servono gambe fresche.
La Fiorentina vince contro la Sampdoria capolista, con una bella gara che riporta un po’ di serenità nell’ambiente dopo le sconfitte di Lione e Roma. Torna il gioco corale nei viola e, complice un Cassano poco concreto, al Franchi la Fiorentina vince con un bel 2-0 tondo tondo.
Paleremo- Roma sembra più una partita di pallanuoto che di calcio, con pozzanghere, pantani e il pallone che si ferma ogni tre per due. Nonostante la pioggia battente che martella il campo finisce con un rocambolesco 3-3 che diverte il pubblico, un po’ meno i giocatori.
La classifica si muove. L’Inter è prima a 13 punti, in attesa di vedere questa sera la Juve (12 punti) se riuscirà a difendere il primato. La Sampdoria perde e resta a 12, seguita da Fiorentina in risalita e la sorpresa Parma. Ad una sola distanza il Genoa, con una partita in meno. Risale la Roma che riagguanta a 7 punti il Milan e la Lazio. Ferma ancora a fondo classifica l’Atalanta con un solo punto.

13 Inter.
12 Juventus. *
12 Sampdoria.
10 Fiorentina.
10 Parma.
9 Genoa. *
8 Udinese.
7 Lazio.
7 Milan.
7 Roma.
7 Chievo.
6 Bari.
5 Palermo.
5 Bologna.
4 Cagliari.
4 Napoli.
4 Siena.
2 Livorno.
2 Catania.
1 Atalanta.

*Una partita in meno.

Nel prossimo turno di campionato si annidano molte insidie.
Incroci di campionato interessanti. I giallorossi di Ranieri resteranno in Sicilia per affrontare il Catania, mentre il Palermo volerà all’Olimpico di Roma contro la Lazio. Al Marassi si affronteranno Sampdoria e Inter, mentre il Milan ospiterà i galletti di Bari. Derby regionale tra Livorno e Fiorentina al Picchi, mentre il Siena affronterà in trasferta il Napoli, a caccia di punti e certezze. La Juventus ospiterò all’Olimpico di Torino il Bologna, a chiudere il quadro della domenica pallonara Chievo-Atalanta e Udinese-Genoa. Il tutto in attesa dei prossimi turni di Champions League e Europa League che si giocheranno la prossima settimana tra martedì 29 e giovedì 1 ottobre. Una settimana intensa insomma per le italiane impegnate nelle coppe europee.

Fonte classifica e risultati: corrieredellosport.it

La descrizione di un'attimo
I click della settimana dal campo.

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Fonte immagini: sportmediaset.it



Una questione di Cuore
La Roma vista da me.

Che sarebbe stata una stagione difficile lo avevamo sospettato. Che sarebbe stata dura, lo sapevamo. Che sarebbe stato un tormento di alti bassi, speravamo di no.
Alla Favorita però, si sono visti evidenti segni di ripresa.
Una Roma sparagnina, come la definirebbero commentatori di altri tempi, lotta e suda su ogni pallone, mettendo grinta e carica agonistica su un campo che, per impraticabilità, non permetteva certo tacchi, classe e colpi da biliardo.
Tutto sommato possiamo dirci soddisfatti.
Bisognerebbe giocare sempre per vincere, ma visti l’andazzo della partita col Palermo, uscire con un punto è oro colato.
E impossibile scindere la questione societaria dal campo, la tifoseria è logora, stanca e arrabbiata e questo certo non giova all’ambiente e alla squadra. Per raggiungere certi traguardi, e su questo bisogna dar ragione al povero Ranieri, c’è bisogno d’unità d’intenti, bisogna fare quadrato.
Ma il momento è delicato e chiedere ora ai tifosi di mandar giù il rospo e tirare avanti la carretta è impensabile.
Mexes ed altri chiedono il supporto dei tifosi.
Noi tifosi chiediamo il supporto dei giocatori.
A ognuno il suo.


Tutti nel Pallone
News e Gossip dal mondo pallonaro.

Sembra la trama di un film, sebbene i principali interpreti non siano attori. Potremmo dire che somiglia un po’ a Totò Truffa, un po’ per la comicità un po’ per la truffa.
Cosa non si fa per vincere un derby?
Di tutto. E quel di tutto è successo a Sofia, un intrecci bulgaro-sovietico che ha del ridicolo. Passiamo a raccontare i fatti.
Un finto emissario della squadra Russa del Rubin Kazan, facente parte lo stesso girone dell’Inter in Champions League, ha inviato un fax alla segreteria del Levski Sofia, squadra del campionato bulgaro, richiedendo in via ufficiale i quattro migliori giocatori del Levski. Il tutto qualche giorno prima del derby bulgaro con il CSKA Sofia.
L’offerta fatta dalla società Russa, per altro una delle più ricche società del panorama calcistico europeo, era fin troppo allettante per le casse praticamente vuote del Levski che non se lo è fatto dire due volte.
Contattato immediatamente l’emissario del Rubin Kazan, si sono chiesti i particolari dell’operazione. Una valanga di milioni per quattro giocatori: Zhivko Milanov, Darko Tasevski, Zé Soares, Youssef Rabeh. L’emissario ha inoltre addotto giustificazioni al perché di un’operazione del genere a mercato chiuso sostenendo di aver ricevuto una deroga straordinaria dall’Uefa causa pandemia suina tra i giocatori del Rubin.
Il Presidente del Levski, Todor Batkov , abbocca all’inganno e parte alla volta di Mosca nella giornata di sabato, accompagnato dal direttore sportivo e dai quattro giocatori, già pronti per le visite mediche.
L’indomani ci sarebbe stato il derby ma il Presidente non vuol sentire scuse. Servono soldi e servono subito. Tutti a Mosca.
La domenica mattina l’amara sorpresa.
Non c’è nessun emissario, nessuna trattativa in atto e al Rubin tutti si dicono all’oscuro della vicenda.
Troppo tardi ormai per tornare a Sofia e giocare il derby con i quattro campioni.
Il Levski scende in campo con le seconde linee e perde la stracittadina di Sofia con il CSKA per 2 a 0.
Beffati da non si sa chi, al solo scopo di mettere il CSKA nelle condizioni ottimali per vincere. Cosa c’è di meglio che privare i propri avversari dei giocatori migliori?
Gli inquirenti hanno avviato un’indagine per scoprire chi ci sia dietro questa furbata, anche se tutto fa pensare ad un gruppo di tifosi molto accaniti e soprattutto molto furbi.
Siamo certi che d’ora in avanti l’avido Presidente del Levski Sofia si guarderà bene dall’accettare faraoniche offerte campate in aria, ma ormai il danno è fatto.
Piano perfetto. Truffa perfetta. Obbiettivo raggiunto.

Cuore di Curva
Curve, tifo e bandiere. Il cuore del calcio.

Dopo una settimana densa di incontri sull'annosa questione della Tessera del Tifoso, segnaliamo uno striscione esposto all'esterno della Favorita di Palermo.

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E una bella immagine della Curva Fiesole di Firenze, festante dopo il secondo gol dei viola.

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Fonte immagini: tifonet.it


Tribuna d'Onore
Il meglio e il peggio della settimana, da 0 a 11...

11 - Il tifoso Rigorista.
Durante la partita Saturn-Spartak Mosca, del campionato Russo, l’arbitro assegna un rigore alla squadra ospite. Tutto è pronto per il tiro in porta dell’attaccante dello Spartak Alex quando, dal nulla, appare nell’inquadratura della televisione un tifoso che, spiazzando arbitro e giocatori, tira in porta e segna. Giro di campo ed ovazione del pubblico, giocatori tra il divertito e l’incredulo. Idolo.

10 - Spalletti.
L’ex allenatore della Roma di nuovo in panchina per una sfida d’eccezione. Il mister di Certaldo guiderà per un giorno la squadra dei detenuti del carcere di Massa contro la Nazionale parlamentari, in una sfida calcistica facente parte delle attività ricreative organizzate dalla casa di reclusione per favorire il processo rieducativi. Sport e rieducazione. Bravo Mister.

9 - Il Carletto Nazionale
Il Made in Italy tira, soprattutto nel calcio. Un plauso dunque a Carlo Ancellotti, neo allenatore dei Blues che, con sei vittorie su sei, conquista il primato assoluto in campionato facendo letteralmente volare il Chelsea in vetta alla classifica. Daje Carlè!

8 - Rocca e l’U20
Nonostante i rifiuti categorici dei grandi club italiani nel concedere ai loro under 20 la partecipazione al Mondiale, che avrà inizio per l’Italia lunedì 28 settembre, il ct Rocca non demorde. L’Italia non si pone limite, sostiene Rocca, anche senza i Balotelli o gli Okaka, si punta alla vittoria. Nazionale di serie B, secondo i più critici, ma motivata più che mai. In bocca al lupo ragazzi e grande mister Rocca, non mollate.

7 - Bentornato Lavezzi
Nonostante la sconfitta brilla la perla firmata Ezequiel Lavezzi, un destro al volo che inchioda Julio Caesar. Peccato per i tre gol incassati dal suo Napoli ma...bentornato Pocho.

6 - Fair play si, fair play no
Il Parma segna con un giocatore a terra, la gente mormora, si torna alla solita polemica. Fair play si, fair play no?
Noi diciamo si...quando i giocatori non se ne approfittano gettandosi a terra col solo scopo di interrompere azioni pericolose. Si al Fair play. No hai furbetti.


5 - Il Muo furioso.
Non è mai bello vedere in campo giocatori accozzati agli arbitri che sbraitano come donnette al mercato del pesce in cerca di una cartellino giallo. Vederlo fatto da un allenatore è addirittura fastidioso. Non dovreste essere anche educatori?

4 - Lotito e i “Dissidenti”.
Che i giocatori la fanno un po’ troppo da padroni è vero, il Presidente Lotito ha ragione. Ma siamo certi che per mantenere il punto sulla questione Dissidenti sia sacrificabile lo spogliatoio, la classifica e il futuro in campionato della squadra? Presidente dispettoso.

3 - Velotto di Grosseto.
Arbitraggio ai limiti dell’isteria. Cartellini gialli (e rossi) dati senza senso, rigori regalati e gol in fuori gioco. Un disastro su tutta la linea.

2 - Il campo della Favorita.
Che gli impianti di drenaggio e il razzolamento del campo costino cifre spropositate possiamo capirlo, ma quanto mai costerà un telone in plastica per coprire il manto erboso nei giorni antecedenti le gare? A Palermo s’è giocato a pallanuoto più che a calcio. Inguardabile.

1 - Le decisione del Casms
Stranamente nel turno infrasettimanale di mercoledì sera, quando nessuno è materialmente in grado di andare in trasferta, causa lavoro ( ebbene si anche gli ultras lavorano), nessuna trasferta era vietata. I casi e casms della vita...

0 - Figc e Lega.
Per quanto dovremo ancora sacrificare la regolarità dei campionati sul sacro altare delle pay-tv? Già giocare il campionato di mercoledì è terribile, spezzettarlo poi in due giornate in virtù dei diritti tv è vergognoso. Ci dispiace dirlo ma stavolta ha ragione il Muo.


Amarcord
Perchè la nostalgia canaglia ogni tanto ci prende.

5 Luglio 1982.
Una data.
Per molti può significare nulla. Per gli amanti del calcio significa quasi tutto.
Il 5 luglio del 1982 è stata giocata allo stadio Sarrià di Barcellona La Partita.
Quel giorno è scesa in campo la storia.
Erano le 17.15 di un torrido pomeriggio spagnolo quando ventidue uomini hanno calpestato il verde prato del Sarrià dell’Espanol, dando inizio a quella che resterà per sempre la più bella partita di calcio di tutti i tempi.
Italia-Brasile.
Era un calcio antico, lento, immobile. A guardarlo oggi qualcuno lo definirebbe noioso.
Molta tattica, tanta tecnica, pochi muscoli.
Giocatori smilzi e longilinei infilati in pantaloncini che oggi definiremmo quantomeno ridicoli, più adatti a ballerine che a calciatori.
Eppure resta immobile nel tempo, intatta nella memoria, la mole di forza, di potenza, che quei ventidue atleti misero in campo.
Italia-Brasile.
3-2.
L’Italia scesa in campo più come vittima sacrificale di un Brasile stratosferico, imbattibile, che come potenziale vincitrice.
Ultima partita di un girone a tre che permetteva l’accesso alla semifinale. Una partita secca che aveva il sapore di una Finale vera a tutti gli effetti.
Un Brasile immenso, che spaventa.
I più grandi giocatori del mondo. Un calcio spumeggiante, per quei tempi, bello al punto da far sognare anche i tifosi delle altre nazionali. Vincente, concreto ma mai noioso.
Un Brasile che aveva macinato così tanti vittorie, e stritolato così tante squadre da potersi permettere un pareggio a cuor leggero con un’Italia finita a giocarsi l’ultimo scontro per la semifinale non si sa bene come, reduce da una vittoria con l’Argentina di Maradona che poco aveva convinto.
Un’Italia che usciva da uno scandalo calcistico che senza precedenti.
Un’ Italia che non aveva nulla da perdere.
Bearzot si presentò in campo con Zoff, Cabrini, Collovati, Gentile, Scirea, Antognoni, Oriali, Tardelli, Conti, Graziani e il contestatissimo Rossi, fino a quel momento subissato dalle critica della stampa, oggetto tanto misterioso quanto inutile, secondo i più, di questa nazionale.
Dall’altro lato del campo un formazione che ancora oggi, a ventisette anni di distanza, mette paura solo a leggerla. Valdir Peres, Leandro, Oscar, Luisinho, Cerezo, Junior, Socrates, Serginho, Zico, Eder e il Divino Falcao.
L’arbitro Klein fa appena in tempo a fischiare l’inizio che l’Italia, al 5’ minuto di gioco va in gol.
Incredibile ma vero.
Un’azione da manuale del calcio. Conti per Cabrini che crossa da sinistra per Rossi. Colpo di testa. Gol.
Battuto Valdir Peres. Gli spalti esplodono, i tifosi impazziscono. L’Italia è in vantaggio.
Ma passano appena sette minuti e al 12’ il Brasile pareggia con un’azione da biliardo. Socrates scambia con Zico che si ritrova solo in area, rasoterra in controtempo, battuto Zoff. 1-1.
Passano poco meno di quindici minuti quando su una rimessa maldestra di Valdir, Rossi ruba palla a Luisinho e fulmina il portiere verdeoro.
2-1 per l’Italia, i tifosi sugli spalti iniziano a credere nell’impresa incitando senza sosta gli undici azzurri.
Il primo tempo è un susseguirsi di azioni alternate con i brasiliani sul piede di guerra, offesi per lesa maestà, che cercano in tutti i modi di pareggiare. Gli azzurri increduli dal canto loro cercano di aumentare il vantaggio senza sosta, impauriti dall’ipotesi di un pareggio. Solo la vittoria avrebbe consentito il passaggio alla semifinale.
Al 68’ l’Italia vede, anche se per un breve momento, il sogno della semifinale infrangersi. Falcao, liberato sulla destra da Junior, avanza e con un destro micidiale batte Zoff.
Il Brasile pareggia, mettendo in cassaforte la qualificazione alla semifinale, ormai convinto di potersela cavare con un’Italia che fino a quella partita non aveva entusiasmato.
Gli azzurri vedono sfumare il sogno e con loro milioni di italiani.
Ma è al 75’ che la gioia esplode senza più freni.
Corner di Conti, Tardelli lancia a seguire per Rossi che corregge di destro in rete siglando la sua tripletta storica, tre gol che rimarranno impressi nella memoria per sempre.
Ora l’Italia ci crede, gli azzurri ci credono, i tifosi ci credono.
Gli ultimi quindici minuti sembrano un’eternità, con un gol di Socrates annullato per evidente fuorigioco, attacchi continui del Brasile che sale sul campo senza logica, rincorrendo un pareggio che non verrà.
Italia – Brasile finisce 3 a 2, con un tripletta siglata da Paolo Rossi.
L’Italia vincerà il Mundial di Spagna sotto lo sguardo rassicurante e benevolo del Presidente Sandro Pertini.
L’Italia vincerà il Mundial.
Dalle ceneri di una nazione pallonara sconvolta dallo scandalo del calcio scommesse, nascerà l’Italia Campione del Mondo.
La stessa Italia che aveva stentato con Perù e Cameron, la stessa che non aveva convinto con l’Argentina, la stessa che era stata sommersa dalle critiche di tutti, la stessa che era stata indicata come carne da macello pronta per essere offerta in sacrificio alla corazzata verdeoro.
Vincerà il Mundial, o forse lo aveva vinto in quel pomeriggio di Barcellona quando l’Italia dei Bruno Conti e dei Paolo Rossi, dei Graziani e degli Scirea, aveva bloccato l’armata Carioca, la più forte squadra di tutti i tempi.
Questa partita è stata definita in molti modi.
Ne sono stati tratti libri e film, critici di calcio l’hanno presa per anni ad esempio nei loro dibattiti tecnico-tattici, ma la verità è una ed una soltanto.
Quel giorno in campo scese il Cuore.
Quel giorno undici uomini fecero l’impresa.
Quel giorno diventarono Campioni del Mondo.
E con loro l’intero popolo pallonaro.


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Chichi
Ad Maiora

 
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