- Capitolo 14°

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view post Posted on 14/2/2009, 11:05
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Tom Riddle si svegliò venerdì con la fastidiosa sensazione della sbornia a martellargli le tempie, peccato che la sera prima non si fosse dato all'alcool. Gli esercizi pratici di chiusura mentale erano stati ben più pesanti.
In quell'ora e mezza di Occlumanzia, Piton non era stato l'implacabile negriero del passato a dire il vero.
Forse perché aveva di buon occhio le cavie, forse perché si era ammorbidito con l'età, restava il fatto che aveva fatto teoria e poi li aveva fatti mettere alla prova solo in esercizi di concentrazione, senza iniziare subito con l'invasivo Legilimens, cosa di cui Tom gli era stato molto grato.
Prima di andare a letto aveva fatto i compiti, con molta diligenza, poi si era addormentato di botto, esausto.
Quando si svegliò però il giorno dopo riacquistò subito il buon umore: quel giorno insieme a Tristan si sarebbero esercitati col Patronus.
Harry gliel'aveva insegnato due anni prima ed era stato allora che il suo Patronus aveva assunto la forma di un'aquila. Proprio come Harry in forma Animagus.
Il suo pensiero felice in fondo era proprio lui.
Si vestì sbadigliando e mise in tracolla i libri di Erbologia e Trasfigurazione.
In sala comune trovò Degona e il folto numero delle sue amiche, tutte intente in un chiacchiericcio serrato ma sua sorella corse subito a salutarlo, per chiedergli com'era andata la lezione.
- Non male. Ho un mal di testa atroce però.- le disse con un sorriso.
- Harry te l'avevo detto.- ridacchiò la piccola Mckay - Damon ha letto le carte ieri?-
- Si, ha visto qualcosa d'interessante. Ci riuniamo stasera.-
- Se mi lasciano vengo a sentire.- Degona sogghignò, strizzandogli l'occhio - Domenica arriva anche la mamma. L'ha chiamata Harry per andare a cercare attorno al castello, nel caso di eventuali nuovi attacchi.-
- Informatissima. Ne sai più di me.- bofonchiò - A me invece quasi non dicono più niente.-
- Basta origliare.-
- O ascoltare con orecchie diverse.- sentenziò furbo - Non è che stai venendo meno a certi patti, vero?-
- Io? Ma certo che no!- tubò la piccola - Vieni a colazione con me?-
- Ma si, andiamo.-
- Non aspetti Cloe?-
Tom a quel nome arrossì vagamente - Si, certo...l'hai vista in giro?-
Degona lo guardò senza capire quella sua strana espressione - Si, era con Madeline Nolan e Martin Worton.-
- Oh no...domani c'è il quidditch. Stava taglieggiando eh?-
- Mi sa di si...-
- Speriamo che non la becchino proprio quest'anno. Senti, iniziamo ad andare ok?-
- Si, come vuoi. Isabella io vado avanti!- disse la streghetta alle sue compagne - Ci vediamo giù!-
La Sala Grande quel giorno era in pieno fermento. Con l'inizio del campionato alle porte, le squadre di quidditch che avrebbero giocato quel sabato, in questo caso Grifondoro e Tassorosso, si guardavano in cagnesco.
Flanagan dove aver già fatto infuriare Sedwigh perché il biondo capitano dei grifoni mangiava inforcando le posate come badili, mentre Thaddeus, nella tavolata dei tassi, ridacchiava bastardamente insieme al suo cercatore.
Quando Tom lo raggiunse, gli dette una pacca sulla spalla.
- Ciao Sed.-
Stanford fece un grugnito, infilandosi in bocca un pezzo di bacon.
- Che ti hanno detto?-
- Il solito. Lo uccido Flanagan. Non vedo l'ora che passi questa settimana e il Calice inizi a sputare i nomi.-
- Andiamo, lo sai com'è. È peggio di Alderton quando ci si mette.-
- Si fotta. Lo voglio morto.-
- Esagerato.- Riddle addentò appena un muffin ai mirtilli - Ho visto Martin. Lui è più allegro.-
- Grazie tante, lui e Ben sono grandi come battitori. In attacco faccio una fatica micidiale.-
- Credevo che Lisa e Joey avessero superato alla grande i test.-
- Lisa si. Joey ho paura che si faccia prendere dal nervoso. Guarda che faccia...- e indicò a Tom un ragazzo del quinto anno, a cui già traballava il braccio per versarsi del succo di zucca.
- Bello nevrotico.- ghignò Martin, andando a sedersi accanto al capitano - Vedrai che domani andrà bene. Al massimo stenderò Flanagan a metà partita.-
- Già e poi la Mcgranitt stenderà me.- sibilò Sedwigh - Allora? Pronti per il Patronus?-
- Credo di aver trovato il ricordo adatto.- cinguettò Archie, arrivato da poco e seduto accanto a Tom - Ian però dice che ci vanno mesi per farlo bene, giusto?-
- Io ci ho impiegato parecchio.- disse Tom - Cloe e Trix anche di più ma dipende dai casi. Non è solo questione di predisposizione e potenza magica. Sta tutto nell'intensità del ricordo.-
- Bhè, il mio è intenso abbastanza.- ghignò Sedwigh.
- Basta che non sia porno.- frecciò Riddle con un ghigno malizioso.
- Allora tu sei a posto, signor mosca bianca.- lo rimbeccò Stanford.
- Lasciami perdere.- ridacchiò l'altro - Che avete dopo?-
- Ora buca.- disse Martin.
- Io ho Erbologia.- disse Ian, poco più in là - Ah proposito, dove sei stato ieri sera dopo cena?-
- Tom, cattivo. Ti sei trovato la ragazza e non me lo dici...- continuò Sedwigh.
- Sta zitto.- Riddle agitò la mano - Ho fatto un giro di controllo.-
- Con voi Prefetti e Capiscuola fra le balle non ci si può più imboscare.- sbuffò Bruce con un finto broncio.
La colazione terminò fortunatamente in un clima pacifico, anche se da Tassorosso, subito dopo in corridoio, iniziarono ben presto i normali cori da stadio che spaccarono i nervi a Sedwigh e al resto della squadra.
Fra gli altri, i Corvonero scuotevano il capo mentre a Serpeverde si ghignava, pregustando pestaggi a sangue.

A metà mattinata invece, Harry, Draco, Jess e Ron riuscirono a trovare un momento per salire dal preside Silente.
Con un messaggio, il vecchio e saggio mago li aveva avvisati che le intricate visioni di Damon si erano finalmente calmate, dopo aver quasi sbrodolato tutto il Pensatoio di Silente.
A quanto pareva, erano ricordi, suoni e colori alquanto irrequieti.
Quando entrarono nello studio, rimasero per un attimo impalati sulla soglia.
A terra, sul prezioso parquet di acero, c'era un liquido vischioso e luminescente che profumava di cedro.
Fanny gracchiò melodiosa sul suo ceppo, guardando Harry con aria sdegnata da tutta quella confusione.
- Mamma mia...- Jess fece un fischio - Spero che quella visione non ci esploda addosso.-
- Preside?- chiamò Ron - E' vivo?-
- Sono qua, ragazzi.-
Silente apparve sopra la gradinata, davanti alla sua scrivania.
Sorrise con aria bonaria, levando le spalle - I ricordi del signor Howthorne si sono dimostrati difficili da tranquillizzare. Per separarli dalla sua memoria ho dovuto blandirli e coccolarli. Non ho mai usato tanto aplomb nemmeno da giovane.-
- Peggio di una donna eh?- rise Ron, cercando di non scivolare su quei liquami viscidi.
- Molto peggio. Ma credo di averli finalmente domati, nonostante desiderino ardentemente tornare dal loro padrone.-
- Non sapevo che certi ricordi fossero tanto battaglieri.- disse Potter, seguendo il preside verso l'angolo del Pensatoio.
- Non si tratta di comuni ricordi e pensieri, ricordatelo.- l'avviso il vecchio mago, lisciandosi la barba - Le visioni dei Legimors in particolare sanno essere molto ribelli. Non rispondono a nessun se non ai loro creatori.-
I quattro Auror si sistemarono comodi attorno al Pensatoio, tornando con la mente ai tempi passati.
Alle guerre e alle ultime battaglie.
Stare lì davanti, era come un'avvisaglia. Come la reale prova che erano di nuovo di fronte a un bivio.
Silente si accese la pipa, con acciarino e erba odorosa, poi si sedette in poltrona.
- Prego ragazzi. Io ho già fatto e sinceramente non tengo molto a rituffarmi in quel fiume in piena.- sorrise sardonico - Ma voi siete giovani e immagino che il vostro stomaco sia più coriaceo del mio.-
- Come no.- borbottò Draco - E' pericoloso?-
- Diciamo...illuminante e al contempo deludente.-
Draco e Harry levarono insieme il sopracciglio.
- Andate e saprete.- concluse allora il preside, dando un lungo tiro e facendo poi un anello di fumo - Memorizzate bene ogni particolare anche se credo che ormai solo la signorina Granger potrebbe darci la spinta finale per la risoluzione di quest'enigma. Ci vediamo fra poco.-
- Si spera.- soffiò Malfoy diffidente, guardando quel vortice di colori iridescenti - Si va?-
- Si va.- annuì il bambino sopravvissuto - Incrociamo le bacchette gente.-
I quattro dettero un sospiro, poi estrassero le bacchette e intinsero la punta nel Pensatoio, in sincrono.
La conosciuta sensazione di risucchio e poi di caduta seguì a quell'azione, per poi essere catapultati in mezzo a un inferno di fiamme.
Fuoco ovunque, crolli, grida.
Una trave piombò loro addosso ma non li ferì, visto che erano impalpabili come aria.
Videro cadaveri tutt'intorno a loro, ragazzini in uniforme blu a scacchi stesi a terra, in laghi di sangue.
Poi Mangiamorte in nero, che correva qua e là.
Vedendoli però, Harry capì cos'aveva inteso Damon.
I loro movimenti erano...innaturali. A scatti. Come finti, quasi impostati.
Videro un Mangiamorte trafiggere il petto di un uomo, forse un insegnante, impotenti.
- Damon.- sussurrò Draco, scuotendo il capo.
Ora capiva. Ora sapeva.
Vedere e ...non poter fare nulla.
Era quello il destino dei Legimors?
Vivere nella consapevolezza di essere impotenti. La loro ultima destinazione era forse la follia?
- Quei Mangiamorte non sono normali.- sussurrò Ron, investito da una fiammata che lo trapassò.
- No, è vero.- annuì Jess - Non sembrano uomini...si muovono in maniera strana.-
Si aggirarono per il ventre squarciato di Wizloon, sempre circondato da morti, da grida, da studenti che fuggivano.
Poi di colpo vennero sbalzati fuori, all'aperto.
La luce delle stelle, offuscato dal fumo, appariva lontana e finta.
Ora erano nell'erba alta, inginocchiati, lontano dall'incendio.
Ciò che videro li lasciò senza fiato.
Un ferro di cavallo formato da maghi in nero e mantelli rossi ammirava quello scempio.
I Mangiamorte in nero avevano il viso coperto, immobili come statue.
I tizi in rosso invece si notava perfettamente quando fossero umani. I loro occhi scintillavano nelle fiamme.
In mezzo a loro, un uomo con un lungo mantello color panna.
Harry stava dietro di loro.
Quell'uomo...
Lo stesso che aveva visto dopo l'attacco dei licantropi di Greyback, sul sentiero per Hogsmeade.
Fece per aggirare quella cerchia di demoni che ridevano ed esultavano di quella strage ma quell'uomo sul viso portava una maschera bianca, divisa in due da una linea rossa.
Una parte femminile, che piangeva. Una lacrima dipinta in blu, sullo zigomo destro.
L'altra parte era maschile e un ghigno atroce gli sfregiava la bocca.
Harry ebbe quasi un mancamento, poi abbassò il capo.
Quell'uomo...e la sua mano sinistra...
Aveva una mano di ferro o forse solo un guanto.
Era formato a scaglie di piombo forse, sulle nocche e sulle falangi.
Aveva un aspetto antico e consunto e risaliva fin sotto la manica del mantello panna.
Alla cinta Harry notò qualcos'altro.
Qualcosa di brillante...che mandava riverberi deboli.
Non fece in tempo a vedere che la visione cominciò a traballare.
- Cosa succede?- urlò Ron dietro di lui ma fu l'ultima cosa che sentì.
Vennero tutti risucchiati in un vortice, poi il Pensatoio li risputò fuori malamente, sbattendoli ovunque con violenza nello studio di Silente. Quando si ripresero, Draco fece fatica a rialzarsi dal muro.
Aveva battuto una testata impressionante.
- Dio!- sibilò, massaggiandosi la nuca e stupendosi che non ci fosse del sangue - Ma che accidenti di visioni!-
- Il diavolo se le porti!- sbraitò Ron, rialzandosi dal pavimento - E' stato peggio di un terremoto.-
- E' stato un massacro direi.- ringhiò Jess, atterrato per sua fortuna sul divano - Harry, tutto ok?-
Potter scese dalla scrivania, rimettendo a posto alla meno peggio il disastro che aveva fatto atterrandoci sopra.
- Lascia stare.- gli sorrise Silente - State bene?-
- No.- Harry si rimise a posto i vestiti, ansante - No, non sto bene per niente.-
- Mal di mare?- bofonchiò Weasley.
- No. Tortura...- il bambino sopravvissuto sollevò gli occhi vitrei sul preside - Io non...preside non è giusto. È una maledetta tortura! Non è giusto che Damon possa vedere tutto questo!-
- E' un Legimors.-
- Non m'importa!- sbottò il moro - Da quando aveva nove anni! È un abuso! È già tanto se non è diventato un maniaco o un assassino! E nessuno fa nulla per tutelarlo!-
- Caschi tardi Sfregiato.- Draco, a fianco di Silente, lo guardò con intensità - A lui ci penso io.-
- Non puoi fare niente per quelle visioni.-
- Che ne sai che combino coi miei intrugli?-
Harry, Ron e Jess stavolta tacquero. Anche Silente, però senza guardarlo con aria accusatoria, lo fissò interessato.
- Ne parliamo un'altra volta.- sibilò Potter scoccandogli un'occhiata storta - Bene. Ho visto tutto.-
- Ottimo.- il vecchio mago indicò loro le ultime poltrone asciutte, mentre Fanny andava ad appollaiarsi sulla spalla del bambino sopravvissuto - Credo che sia chiaro, oltre all'atrocità di ciò che aveva visto, che tutto è incentrato su tre punti.-
- Il primo sono quei Mangiamorte. È chiaro che siano fasulli.- disse Jess - Aveva ragione Lucilla.-
- Già. Avete notato i loro movimenti?-
- Si. Sembrano meccanici.- fece anche Ron - Pensa a dei manichini?-
- Fantocci.- il preside fece un altro anello col fumo - Li sto studiando grazie al professor Lumacorno. Credo che si tratti di un nuovo ritrovato magico, un incrocio di magia e meccanica anche se non posso esserne sicuro al cento per cento. Ciò di cui invece sono sicuro è che quei Mangiamorte erano finti come Lord Voldemort che si mette a fare il filantropo.-
- Esatto.- annuì Harry, carezzando la fenice.
- Il secondo fatto strano sono quei maghi dai mantelli rossi.- disse Ron - Credete a una setta?-
- Non lo escluderei, visto come ammiravano il loro operato.- rispose Draco, accendendosi una sigaretta per calmarsi dopo quella devastante esperienza - Tutti insieme e ben nascosti, nessuno sa chi siano. In fondo la segretezza è il principio base dei gruppi mistici.-
- Pienamente d'accordo.- Silente indicò alcuni libri chiusi a catenaccio accanto al fianco sinistro della sua scrivania - Quei libri mi sono stati consegnati da Lucilla. Lei ora si trova a Bruxelles. Sta cercando negli Archivi di Jean-Luc Du Croix, il Cronista Centenario di quest'epoca. Se a noi è sfuggito qualcosa, è improbabile che sia accaduto a lui.-
- Questo Du Croix non è vampiro?- chiese Jess - So che molti Governi si rivolgono a lui.-
- Si ma lui e Lucilla sono amici di vecchia data, credo che non le avrà fatto storie. Ma ora ditemi...- il preside si spostò impercettibilmente in avanti, fissandoli attento - Avete visto l'uomo dal mantello chiaro?-
- L'ho guardato bene.- Harry puntò gli occhi verdi sul Pensatoio, come lontano anni luce da lì - Ho visto la sua maschera, divisa in due. Bene e male. Donna e uomo, dolore e gioia, guerra e pace. Sembra che sia la personificazione di due fazioni.-
- Eccellente deduzione. E immagino avrai notato il suo guanto.-
- Non è una mano di metallo allora.-
- No, è un guanto.- il preside aggiunse altre erbe, bruciandole con un acciarino - Non ne sono sicuro, in questo dovrei avere un consulto con la signorina Granger ma credo che si tratti di uno delle tante copie del Guanto di Minegon* . Ha origini antiche, persiane più precisamente e le sue gesta vengono raccontate perfino in alcuni tratti di racconti cristiani contenuti nell'immensa biblioteca occulta del Vaticano. Pare che abbia doti nascoste ma che possa distruggere montagne intere con un solo tocco.-
- Chi può possedere uno strumento simile?- fece Jess preoccupato.
- Chiunque abbia più di mille anni.- rispose Silente - O che abbia le conoscenze giuste.-
- Poche persone quindi. Che si contano sulle dita di una mano.- Draco ciccò nel portacenere, pensoso - Damon ieri ha letto le carte. Crede che Hermione lo conosca. Sfortunatamente non può vedere ma le farò uno schizzo.-
- Si, servirà.- annuì Harry - Ci sarebbe un'altra cosa...ha notato cos'aveva alla cinta?-
- A dire il vero ho notato solo qualcosa di lucente e di piccolo, ma non saprei dirti cosa.- il vecchio scosse il capo, desolato - La visione del signor Howthorne a quel punto s'interrompe.-
- Ha parlato di rombi bianchi, sempre nella lettura delle carte.- continuò Ron - Dite che può essere il simbolo della setta?-
- Come vedete abbiamo una montagna d'indizi davanti a noi. E domande, che necessitano di risposte.- Silente si alzò, sospirando - Io cercherò ovunque e non smetterò un attimo nelle mie ricerche, Lumacorno ci sarà di aiuto. Voi nel frattempo fate di tutto per proteggere i ragazzi e per scoprire qualcosa, senza correre rischi però. Spero che vi rendiate conto che siamo di fronte a un nemico insidioso e credo che anche Lord Voldemort ormai lo sappia. Non farà mai fronte comune con noi ma forse avremo un alleato in questa lotta.-
- E se questi continuano?- Harry serrò le mascelle - Come posso essere di aiuto chiuso qui dentro?-
- Sei di aiuto a Tom e restando vivo.- gli disse Ron, indurendo i lineamenti - Perché non lo capisci?-
- Il vero aiuto è sempre sul campo.- sentenziò Potter - Qua dentro non servo a niente!-
- Forse è tempo che tu la smetta di pensare che solo rischiando la vita si può essere d'aiuto.-
- Ragazzi, per favore.- Jess poggiò la mano sulla spalla di Weasley - E' difficile per tutti. Siamo anche invasi dai mannari, non è il momento di andarsene a spasso da soli.-
- E intanto la gente muore.- sibilò Harry fra i denti - E Orloff se ne sbatte.-
- Di Orloff se ne occupa Duncan.- lo blandì Malfoy, come se fosse stato un bambino testardo.
- Non parlarmi con quel tono, grazie.-
- Sparati.-
- Bene, noi ce ne andiamo.- Ron afferrò Draco e Jess prese Potter per il gomito - Grazie preside,- aggiunse il rossino ormai alla porta - torneremo con altre eventuali informazioni. Se sa qualcosa ce lo faccia sapere.-
Un tonfo dal soffitto fece sbuffare Silente.
- Tegole.- borbottò, versandosi del the - A presto ragazzi.-
- A presto.-

Tristan quel pomeriggio stava marciando verso la sala duelli con cipiglio incazzoso.
Accidenti a Lucilla. Starsene nella Torre Oscura come tutte le donne, le mogli e le fidanzate normali era troppo per il suo orgoglio da Lancaster. E già. Lei se ne andava a Bruxelles, la signora. Perché mescolarsi coi comuni mortali?
Sbuffò e si ritrovò davanti alle porte che aprì infastidito.
Salutò tutti, trovando Edward seduto su uno dei palchi accanto a Beatrix e Cloe e poi attorniato da un nugolo di ragazze diciassettenni che si sbrodolavano per attirare la sua attenzione, cosa che stranamente lasciava l'ex Corvonero nel tutto indifferente.
- Ciao!- Dalton lo guardò stranito - Cattive notizie?-
- No, Lucilla si è solo data a uccel di bosco.-
- Tanto per cambiare.- sorrise Tom, lì a fianco.
- Non rigirare il coltello, fammi il favore.- rognò Mckay - Allora, ci siamo tutti? Draco dove sta?-
- Arriva.- gli disse Edward - I ragazzi mi hanno detto che li eserciti col Patronus. Ne hanno visti altri di Dissennatori?-
- Hagrid non li vede dall'altro ieri ma sono qua attorno.- Tristan intanto fece avvicinare i ragazzi a un baule che traballava, nuova residenza di un Molliccio catturato da poco da Lumacorno.
- Allora ragazzi...- e sogghignò perfido, battendo una mano sulla cassa - Abbiamo un Molliccio. Avete fatto i compiti? Bhè, lo spero per voi.- e portò lo sguardo sulla porta, dove passò Harry veloce come un lampo.
- Ehi, ehi!- urlò, bloccandolo - Dove credi andare?-
Potter si fermò, imprecando. Dannazione. Doveva usare il mantello, lo sapeva!
- Ma guarda che colpo di fortuna.- gorgogliò Tristan - Ragazzi conoscete tutti Harry Potter vero?-
Le classi del settimo se ne uscirono con cori e fischi di adulazione, mentre il bambino sopravvissuto entrava con mani in tasca e aria serafica.
- Sei arrivato al momento buono Harry.- Mckay indicò il Molliccio col mento - Mi serve un Dissennatore. Mi dai una mano?-
- Ma che piacevole diversivo.- sibilò il moro con sarcasmo, mentre Draco arrivava alle sue spalle e lo spintonava rudemente, prendendosi dietro delle leggere imprecazioni, per farlo spostare dall'ingresso.
- Oh, bene. Ci siamo tutti adesso. Draco dovresti aiutare gli altri con la scherma. E andarci leggero, se è possibile.-
Malfoy levò un sopracciglio, ignorando gli sguardi lucidi e anche leggermente in soggezione di ragazze e ragazzi.
In compenso Beatrix stava già ridacchiando e Draco se ne accorse, levandosi i guanti.
- Ti serve Trix?-
- No, lei il Patronus lo sa fare.- Mckay scoccò un'occhiata anche alla Diurna - Andateci piano.-
- Tranquillo, non mordo.- frecciò malizioso il biondo, afferrando al volo una spada lanciatagli dalla Vaughn - Tu divertirti Sfregiato.- aggiunse, gongolando velenoso.
- Crepa.- gli ringhiò Harry, aprendosi un varco nella folla degli studenti.
Tristan intanto, con l'aiuto di Edward, mise il baule col Molliccio davanti al primo cerchio magico di sinistra, quello che dava sulla luce delle grandi finestre a impero.
Una volta nel cerchio, il bambino sopravvissuto sentiva su di sé gli sguardi ammirati di tutti, consci di essere davanti a una leggenda. Lui però dentro di sé sorrideva quasi con sprezzo.
Tanti anni...e lui aveva sempre la stessa paura. Non la morte, non Voldemort...ma ciò che gli ricordava il passato.
- Mi serve solo l'immagine.- l'avviso Tristan - Non combatterlo, lo bloccherò io per farlo vedere ai ragazzi.-
- Per il Patronus?- chiese Harry.
- Si. Poi lo sblocco e potrai scacciarlo, sempre per dimostrazione. Dopo potrai andare a giocare con le spadine pure tu.-
- Contro Malfoy?-
Mckay agitò la mano, infastidito - Non ho più la forza di starvi dietro.-
Calò un profondo e rispettoso silenzio. Gli scozzesi, Tobey in particolare, osservavano ogni più piccolo movimento di Potter, che si stava levando giubba e mantello, restando coi guanti. Tenne la bacchetta alla cinta, limitandosi a salire i gradini del cerchio e a restare poi immobile.
Niente dalla sua espressione lasciava trasparire che fosse davanti alla sua più grande paura.
- Pronto?- gli chiese Tristan.
Harry annuì e poi il baule venne aperto.
Un freddo immane invase la sala e con il suo sospiro infernale un enorme ombra nera sgusciò fuori dalla cassa.
Il Dissennatore si innalzò su Harry, incombendo come un predatore. Ma lui non si mosse.
I suoi occhi non riflettevano nulla.
- Immobilus!-
Gli studenti continuavano a tacere. Tom fra di loro guardava...quel mago, eretto e nobile come un re davanti alla sua paura. Harry rimase lì, a fissare il Dissennatore immobilizzato da Tristan.
- Ecco.- Mckay salì sul palco con un balzo - Questo è un Dissennatore. Dalla bocca succhia ogni sensazione felice, se ne nutre fino a uccidere totalmente lo sventurato che ha osato sfidarlo. A meno che voi non conosciate il Patronus. Cosa ne pensate?-
- Orrido.- brontolò Sedwigh.
- Ripugnante.- fece anche Fern Gordon, mentre le Grazie piagnucolavano.
- Ok. Ora lo libero e vedrete un vero Patronus in azione. Pronto Harry?-
Potter annuì di nuovo. Una volta libero dall'Immobilus, ci fu di nuovo silenzio. Terrorizzato e ansioso.
- Expecto Patronum!-
Quando estrasse la bacchetta e quella luce bianca avvolse ogni cosa, gli studenti rimasero abbracciati da quella magia calda e gradevole, vedendo quel cervo regale scacciare via il Dissennatore.
Nuovamente immobilizzato, Tristan e Harry si strinsero la mano, poi Potter saltò giù dal cerchio mentre il giovane professore non si stupì di vedere tante facce strabiliate.
Rise, battendo le mani.
- Ok. Chi vuole provare?-
Calò l'omertà totale e non se ne stupì nessuno.
- Andiamo, al massimo vi farà svenire per qualche minuto. C'è della cioccolata in premio.- aggiunse sarcastico.
- D'accordo. Per la cioccolata si può fare.- sbuffò Sedwigh - Tanto prima o poi tocca no?-
- Grande.- Tristan lo fece salire e gli si mise alle spalle - Dunque, hai trovato il ricordo?-
- Si.- annuì il biondo, titubante.
- Tienitelo stretto mentre enunci la formula. Nessuno ci riesce al primo colpo ma abbiamo tempo. Pronto?-
- No... ma liberalo lo stesso.-
- Tanti auguri!- ridacchiò Alderton in fondo.
Come previsto, dalla bacchetta di Sedwigh uscirono solo poche scintille bianche e il Dissennatore lo fece crollare a terra, mezzo svenuto e intontito. Una barretta di cioccolata e provarono altri suicidi, uno di seguito all'altro.
Juliette Caldwell, strillando, scappò giù prima che si fosse avvicinato; Kara Kendall, una Tassorosso, a malapena pronunciò la formula prima di svenire e coi ragazzi non fu diverso. Anche Flanagan e Matt fecero la stessa fine.
A metà giornata, Sedwigh ci riprovò e dalla sua bacchetta uscì qualcosa che rassomigliava vagamente a una volpe.
Neely Montgomery, al terzo svenimento, riuscì a tenere lontano il Dissennatore quando un enorme pavone d'argento fece una ruota davanti a lei e riuscì a proteggerla il tempo sufficiente; Tobey Williams, a cui Tristan aveva insegnato a levitare con tutto il corpo, staccandosi dalla sedia, riuscì ad emanare una leggera luce bianca.
Anche Tom, Damon e Cloe vennero messi alla prova.
L'aquila di Riddle scacciò immediatamente il nemico, esattamente come il leone maestoso della King e lo stallone bianco di Howthorne.
- Non se la cavano male.- disse Draco, in piedi sul palco con Trix mentre Harry stava seduto sotto di lui.
- Si ma è presto.- disse Edward - Ci vorranno mesi prima che padroneggino bene il Patronus.-
- Meglio farli esplodere quei bastardi.- sibilò Potter, seccato.
- Mica hai tutti i torti.- bofonchiò la Diurna - L'importante però è che imparino. La necessità poi li porterà a rischiare il tutto per tutto, per salvarsi le loro miserevoli membra da sanguecaldo.-
- Piuttosto tesoro...- Malfoy le scoccò un'occhiata di traverso - Parlando di sangue...ti vedo un po' sbattuta.-
- Eh, magari.-
- Come prego?-
- Niente, cose che purtroppo non puoi risolvere.- gli disse ironica - Allora? Ricominciamo?-
- Sei ancora troppo piccola per battermi.-
- E tu sempre più presuntuoso Principe di Serpeverde.-
- Oh, da quanto non sentivo quel nome.- Harry si accese una sigaretta, inferocito - Miseria, quanto mi mancano i bei tempi.-
- Quando te ne andavi in giro a far danni?- completò Dalton - Su, vedrai che andrà meglio.-
- Certo, nel frattempo impazzirò.-
- Sei già fuori di testa Sfregiato.-
- Se non altro almeno sono riuscito a farmi dire si.- e detto quello, i Bracciali del Destino scattarono immediatamente, come due schegge, e li legarono come se fossero stati messi ai ceppi.
- Vaffanculo. Che ti pigli il colera Sfregiato.- berciò Malfoy fra i denti.
- Oh ma che palle con sta' storia!- Edward rise, scuotendo il capo - Dai Draco, non casca il mondo.-
- Per te forse, adoratore di babbani.-
- Adoratore di che?- allibì Potter, dando un forte tirone col polso.
- Niente, lascia perdere.- soffiò Dalton, facendo un gestaccio al biondo.
Il pomeriggio finì lasciando i giovani maghi letteralmente privi di ogni energia. Tassorosso e Grifondoro furono i primi a filare, vista la partita del giorno dopo e se ne altro Mckay li lasciò andare soddisfatto. Come primo giorno qualcuno era già entrato nel ritmo di quell'allenamento.
Sperava solo che i Dissennatori si sarebbero tenuti lontano abbastanza per permettere a tutti di apprendere senza rischiare troppo.
- Mal di testa?- Damon stava chiudendo la borsa quando Asteria gli si parò a fianco, facendogli quella domanda.
- Si.- disse, infilando dentro anche l'ultimo tomo di Difesa.
- Hai un bel Patronus.- gli sorrise la McAdams - Io invece proprio non ci riesco.-
- E' questione di esercizio. E della forza del ricordo.- si limitò a dirle.
- Si, è vero.- Asteria inanellò una ciocca di capelli castani sul dito indice - Hai qualche dritta da darmi?-
Howthorne si mise la tracolla, ghignando - Certo, non mollare fino a quando non ci riesci.-
- Una regola di vita che non abbandono mai.- sogghignò la strega - Ci vediamo in sala comune spero.-
Lui fece appena un cenno, attendendo Trix che lo raggiunse quando l'altra se ne andò con Fern e Cordelia Chilton.
- La ragazza affila gli artigli.- sentenziò la Diurna.
- Non mi dirai che sei gelosa.- sussurrò lui - Sei ancora della stessa idea?-
- Si.-
- Perché sei così fissata? Per voi donne la prima volta è una cosa importante.-
- Non per me.- Trix levò le spalle - Sinceramente ho sempre trovato la faccenda della prima volta abbastanza ridicola. È solo sesso. E poi io non sono una donna normale.-
- E io solo un pezzo di carne eh?-
- Un pezzo di carne molto invitante però.-
Damon rise, scuotendo la testa - Non posso Beatrix.-
- Non ti ho chiesto un rene o la gola per un pasto.-
- Mi hai chiesto di andare a letto insieme, è ben diverso.-
- Volessi potrei sedurti in un qualche modo. Hai sentito che si dice sui vampiri no? Ammagliano le vittime. Ma non l'ho fatto. Te l'ho chiesto.-
- Oh, grazie per la cortesia.-
- L'ho chiesto a te perché siamo amici.-
- E te ne freghi delle ripercussioni sulla nostra stessa amicizia.- aggiunse seccato, bloccandola in un angolo del primo piano - Insomma non è una cosa facile.-
- E che ci va, dai!- sbuffò capricciosa, iniziando a sbattere gli occhioni - O tu o il primo che passa.-
- Cosa?!- sbottò Howthorne a quel punto - E' un ricatto bello e buono!-
- Già.- tubò, baciandogli la guancia - Pensaci eh?-
E ora si che era nelle grane, pensò Damon inferocito.
Con una Diurna insaziabile alle costole e sinceramente il ricatto più sensuale che gli fosse mai stato posto.
Bel dilemma!

Il buio regnava ormai da circa due ore su Hogwarts e le fiaccole appese ai muri illuminavano quasi ogni anfratto.
Ogni angolo era buio ma non c'era pericolo...per il momento almeno.
Ron Weasley si aggirava fra le arcate, i passi che rimbombavano come rochi di corno.
Cercava lui...quell'anima in pena, che chiuso in quel castello che tutti loro tanto amavano, si stava trasformando in un'ombra. Nell'ombra di se stesso. Ma sapeva dove trovarlo.
Si Smolecolarizzò nelle porte di pesante metallo magico e legno incantato della sala duelli, lasciata alle tenebre della notte. Solo poche fiaccole erano accese e Harry Potter stava seduto contro la parete dell'ingresso, le ginocchia ripiegate e i gomiti appoggiati alle rotule.
Di profilo, naso e bocca erano nascosti dal braccio.
Fra le dita, una sigaretta che si stava fumando da sola.
- Non hai cenato.-
Il moro lo guardò appena, portandosi la sigaretta alla bocca.
Ron lo fissò per un istante, portando poi lo sguardo sui palchi. Quanto tempo ci avevano passato sopra...
E ora erano dieci anni, ora avevano ventisette anni...e non più diciassette.
- Sai che mi sono accorto di una cosa che prima non avevo mai capito?- sussurrò di colpo Harry, senza staccare lo sguardo da quei palchi di duello.
- Che cosa?- mormorò il rossino, cacciandosi le mani in tasca e appoggiandosi alla nuda parete con la schiena.
- Ero felice. Quando avevo diciassette anni intendo. Ero felice qui...quando ero studente. E non me ne sono mai accorto. Perdevo tempo a rimpiangere ciò che non potevo cambiare, le morti dei miei, di Sirius...e non mi accorgevo che quando ero qui, stavo bene.-
- E ora?- Ron scosse il capo - Vuoi dirmi che non sei felice?-
- Pensavo che fosse tremendo non avere il potere di dire la mia, di fare quello che volevo, di poter combattere i Mangiamorte come volevo...e adesso me ne sto qua, a ventisette anni...e mi ritrovo al punto di partenza.-
- Harry...- Weasley sospiro esasperato, lasciandosi andare seduto - Dio, sarà per poco.-
- Io non posso stare chiuso qui, lo capisco? Io non posso...non riesco. Là fuori c'è gente che muore e io me ne sto qua, chiuso fra queste maledette mura, protetto da tutti come un neonato. Io non sono più un bambino Ron, non posso sopportare di ritrovarmi a essere inutile di nuovo, per l'ennesima volta. Non ho più diciassette anni, non sono più un bambino. Ti prego, cerca di capirmi.-
- Ok.-
Ron tacque per un secondo, inspirando con forza.
- Ora cerca di capirmi tu.- si passò le mani fra i capelli rossicci, serrando le palpebre. Era difficile parlare, dopo sei anni passati a fare finta che nulla fosse accaduto, ma ora doveva farlo per forza.
- Sai cos'ho provato quella notte? Sai cos'ho provato dopo? Anche dopo...se sei tornato, anche dopo che abbiamo riunito gli Horcrux...per mesi ho avuto gli incubi. Tu quella notte sei morto...cazzo, sei morto te lo ricordi? Io si, me li ricordo bene. Perché non ho potuto fare niente per te. Non c'eri a vedere le facce di tutti, non c'eri a vedere come si comportavano, come pecore smarrite...-
- E per i vostri incubi mi vorreste mettere sotto vetro?- sussurrò amaro.
- No, non ti mettiamo sotto vetro.- Ron serrò i lineamenti, distrutto - Ma non voglio che si ripeta. Mai più. Ti ricordi cos'hai detto quando mi sposato? Al banchetto di nozze intendo...hai detto che per te ero come un fratello. La cosa è reciproca. Se ti perdo di nuovo...se muori di nuovo...io non lo sopporterei. E non perché sei Harry Potter, non perché sei la speranza dei maghi, non perché sei un eroe...ma perché sei un fratello per me.-
Si mise in piedi, desolato.
- Non so cosa dirti Harry...ma non cambierò idea.-
Il bambino sopravvissuto spense la sigaretta, poggiando il capo all'indietro contro la parete.
- Mi sento come se avessi delle catene...che mi tengono a terra.- disse in un soffio - Prima non le avevo.-
- Intendi Lucas e Tom, vero?-
Annuì, chiudendo gli occhi verdi.
- Credevo, quando ero piccolo, che da grande sarebbe stato tutto diverso. Che avrei potuto combattere senza avere nulla da perdere.-
- Il tempo in cui eri solo è passato Harry.- sorrise Ron - Passato per sempre.-
- Già. E ancora non ho capito se mi va bene. Andava meglio prima, quando a combattere contro Voldemort ci avrei perso solo la vita. E tanto perché tu lo sappia ora e da me...prima o poi andrò a cercarlo. Voglio parlare con lui.-
Weasley gli dette le spalle.
Chiuse gli occhi, si portò una mano alla bocca.
- Cos'è che ti lega tanto a lui? Perché non riesci a dimenticare?-
- Perché la mia vita è incentrata su quel giorno in cui mi fece questa.- e si toccò la fronte, la cicatrice in leggero rilievo sulla pelle rosea e liscia - Non posso dimenticare. Quello che sono mi ricorda sempre come lo sono diventato.-
- I tuoi sono morti per salvarti!- urlò allora Ron, rigirandosi rabbioso - Non puoi mandare tutto a puttane per vendetta! Cristo ma perché non la smetti? Basta, ora hai una famiglia! Hai una moglie, un figlio! Hai me, Hermione, Draco e Tom! Non ti basta?!-
- Tom lui sta cercando di portarmelo via. Voldemort lo rivuole e farà di tutto per riprenderselo.-
- Ma vuole anche uccidere te. Il suo grande nemico. Solo che stavolta non sei più da solo. Hai un figlio a cui rendere conto.- Ron andò alle porte, aprendo un battente da cui filtrò una debole luce fioca - Dici sempre a Lucas che non te ne andrai. Che per lui ci sarai sempre. Spero che sarà davvero così.-
La porta si richiuse e Harry Potter rimase seduto.
Dalle grande vetrate, la luna fece capitolo dolcemente. Pallida e perlacea, carezzò debolmente il viso del bambino sopravvissuto.
Gli occhi verdi, colmi di una memoria lontana.
Un fulmine e una dannazione.
Uniti per sempre.
 
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