- Capitolo 19°

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view post Posted on 13/2/2009, 18:47
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"Ci pensi mai Draco?"
"A cosa mostriciattolo?"
"A come sarebbe stata la tua vita...senza Harry. Senza Hermione. Ci pensi mai?"
"Si."

"Io ci penso sempre. Tu, Harry e la mamma...siete tutto."
"Tutto e niente, Tom."
"No. Siete tutto e basta. E lo sai. Hermione per te è tutto."
"Già..."

Hermione Granger.
Era tutto. Inferno e paradiso. Vita e morte.
Lei era tutto. Vivendogli accanto, intrecciando le loro strade aveva liberato la sua vita dal filo spinato del destino.
Lo aveva liberato da un destino che non gli avrebbe dato scampo.

"Quando hai capito per la prima volta di essere innamorato di lei, Draco?"
Quando si capisce di amare una persona?
"Quando ha pianto per me la prima volta..."

Se c'era una cosa che non si poteva scordare, erano le lacrime di una donna.
Ma far piangere una strega dagli occhi d'oro, forse era peccato ancora più grave.
Eppure, di certi peccati, a volte necessitava farsene vanto.
Necessitava portarli bene in vista, mostrarli con orgoglio.
Con l'orgoglio di un cuore innamorato.












Un ululato più simile a un lamento di rabbia riecheggiò fra le terre di Hogwarts, rimbombando su ogni granello di sabbia, in ogni tronco fatato, nelle orecchie e nelle menti di ogni essere vivente.
Draco Lucius Malfoy levò gli occhi al cielo bluastro, trapuntato di stelle.
La luna era grande, enorme.
Ed era piena.
- Non è prudente stare ancora in giro a quest'ora.-
Lui neanche rispose alla Auror al suo fianco, restando immobile in cima al pendio che dava un'ottima visuale della strada da Hogsmade a Hogwarts. La stessa strada dove Harry Potter, all'ultimo attacco dei licantropi di Greyback, aveva visto quell'uomo ammantato di chiaro.
Scrutò fra le fronde, in ogni singolo angolo buio. Fiutò l'aria e il vento, levatosi traditore proprio a contrapporlo, portando a chiunque fosse in agguato il suo odore. Ma poco importava.
- Draco.-
Gary Smith lo richiamò, mettendogli una mano sulla spalla - Diamoci una mossa.-
- Che ore sono?-
- Quasi le otto.- rispose l'altro, facendo un cenno a June che era una delle sue compagne e il suo sottufficiale - Non si vede niente e Harcourt mi ha mandato un messaggio dalla scuola. Harry è tornato mezz'ora fa. Leviamo le tende prima di ricevere sorprese.-
Malfoy si volse a fissarlo con un sopracciglio alzato - Lo Sfregiato è tornato? Come sarebbe?-
- Era uscito. Non te l'aveva detto stamattina?-
- No.-
Gary sorrise, scuotendo il capo con desolazione - Merlino e Morgana. Finirà per farsi ammazzare.-
- Non credevo fosse così spericolato.- bofonchiò June, sollevando la bacchetta tesa a Lumos, per fare segnali agli altri Auror nascosti lì attorno - Ma il fascino di Harry è anche questo.-
- Viva i cattivi ragazzi, è questo che vuoi dire?- la incalzò Smith.
- Può darsi.- rispose la strega con fare malizioso - Ma Harry non è cattivo. Draco forse.-
Malfoy ghignò appena, accendendosi una sigaretta.
Neanche ne avevano neanche una pallida idea.
E così lo Sfregiato si era fatto un'altra scampagnata.
Comprensibile. Ma poco furbo.
Eppure Harry doveva essere arrivato al punto d'infischiarsene di ogni pericolo ormai.
Già in passato si era comportato in quel modo, mettendo a repentaglio la propria vita.
Stavolta però lo vedeva letteralmente in gabbia.
Ma sapeva anche che quella gabbia se l'era scelta Harry stesso.
Non erano sbarre quelle che lo imprigionavano.
Non erano catene quelle che lo frenavano.
Avevano dei nomi.
Nomi, un cuore che batteva, mani che accarezzavano, braccia che stringevano.
Tre nomi per tre catene.
Elettra. Lucas. Tom.
Tre vite più importanti perfino della sua stessa esistenza.
Lo capiva. Lo capiva fin troppo bene.
Sorrise fra sé, scendendo il pendio col cappuccio calato sugli occhi.
Anche lui aveva quelle stesse catene. Ma non erano pesi, non erano impedimenti.
C'erano istanti nella sua giornata che...si sentiva soffocare per la mancanza di quelle catene.
Era accaduto tutto per caso, due anni prima.
Non era stato programmato ma...quando era successo, per lui si era aperto un mondo nuovo.
Finalmente si era fatta luce, aveva visto una luce...che aveva creduto di dimenticare.
Una notte di ronda, Hermione di era sentita male.
La settimana precedente era già stata costretta a letto a causa di una brutta influenza e credendo a una ricaduta seria, l'aveva accompagnata dopo mille storie da parte della Grifoncina al San Mungo.
Ma lì, al resoconto letto sui risultati delle analisi, Hermione era impallidita di colpo.
Da in piedi nella loro stanza a Malfoy House, era crollata a letto. Quel pezzo di carta fra le mani.
Lui, terrorizzato per quel suo sguardo pieno di paura, le aveva preso delicatamente fra le mani il resoconto e...
Ancora non riusciva a descriverlo.
Quando tentava di ricordare, sentiva sempre la stessa sensazione.
Un bambino.
C'era stato il panico, l'incredulità. Anche l'angoscia. Lo smarrimento, davanti a quel...qual bambino, che veniva a sconvolgere le loro vite.
Hermione l'aveva fissato. E per la prima volta, Draco l'aveva vista spaventata.
E automaticamente in lui si era liberata una forza innominabile, che non sapeva dove avesse tratto radici.
Glorya.
Dopo tanti mesi di angosce, tensioni e anche battibecchi sulla "colpa" di Draco che l'aveva messa incinta, il nome era stato scelto proprio dalla strega. Era stata Hermione a sceglierlo.
Glorya.
Affinché quella bambina non avesse mai potuto scordarsi il grande passato che le aveva dato la vita.
Il secondo nome invece l'aveva scelto Draco, deciso a lasciare che le stelle fossero ormai un ricordo del passato. Basta stelle e costellazioni, l'ultima goccia di veleno dei Black sarebbe terminata con lui. E così aveva scelto.
Artemisia. Il fiore della felicità eterna.
Come augurio alla piccola.
E poi...si, poi la scoperta dell'amore incondizionato a prima vista per la piccola.
Per quella bambina, nata da quel legame unico e sacro, nato fra lacrime e sangue...e durato in guerra e fiamme.
Glory era diventata tutto per lui. Si sentiva mancare quando non la vedeva e si rendeva sempre più spesso conto che era diventata la sua debolezza, insieme a Hermione.
La vita.
Si, sarebbe arrivato a darla per quella bambina.
Ma come spesso gli aveva ricordato Harry...un bambino aveva bisogno di avere accanto i propri genitori.
Forse non era eroico né leggendario ma ...era meglio essere vivi e un po' meno eroi, che sotto terra, dentro una tomba, lasciando al proprio figlio solo un ricordo.
Ci ripensò per tutto il tragitto, a cavallo di un Thestral che sembrava nervoso.
Anche le altre cavalcature dei suoi compagni sembravano pronte a imbizzarrirsi.
Stavano passando per il sentiero, attorniato dalla vegetazione della Foresta Proibita. La luna filtrava a tratti, latrati e ringhi giungevano da ogni dove.
A un certo punto, quando mancava circa un chilometro alla strada principale per Hogwarts, proprio quando cominciavano a vedersi le luci delle torri, Draco avvertì un suono che non sentiva da tempo.
Campanellini.
Fate.
- Gary.-
- Siamo circondati?-
- Si, stanno arrivando.-
Uno schiocco di dita e i Thestral presero il volo ma appena quelle grosse ali cuoiose vennero spiegate, cinque mannari in forma animale schizzarono fuori dai cespugli a fauci sguaiate.
Purtroppo l'Auror più vicino a loro non fece in tempo a librarsi in aria e venne scaraventato a terra insieme al Thestral, poi attaccato. Draco rimase a terra con Gary mentre dall'alto i compagni cominciarono a far piovere frecce di fuoco o lame di ghiaccio che in breve fecero terra bruciata attorno ai mannari di Greyback.
Il principe non si vedeva.
Con un fendente Draco ferì alla spalla il licantropo che si era avventato sull'uomo di Smith, mentre l'altro trascinava via il compagno ferito. Fra latrati e quella pioggia di magie, Malfoy ne scacciò altri Schiantandoli fra la vegetazione ma non aveva fatto i conti con la codardia degli uomini di Fenrir.
Stava rinfoderando la spada quando uno scricchiolio maldestro e il suo orecchio fino gli salvarono la vita.
Si abbassò prima di venire attaccato e gettato a terra di spalle ma il dolore lo trafisse comunque.
Sentì il sangue colargli sulla schiena, mentre si rialzava.
- Immobilus!-
Il licantropo rimase accucciato al suolo, annaspando col muso nel terriccio.
- Draco!- Gary corse da lui, atterrito - Cristo la schiena! Sei ferito!-
- Non è niente.- rispose il biondo, con una smorfia.
- Un cazzo, è trasformato!-
- Non mi ha morso, calmati.- Malfoy si massaggiò una spalla, serrando i denti per il dolore e l'insolito bruciore alla pelle - Mi ha graffiato con gli artigli. Basterà del sangue di vampiro per annullare le tossine mannare.-
- E tu che ne sai?-
- Secondo te?-
- Alchimisti.- bofonchiò Gary sottovoce, rauco - Muoviti, andiamo a Hogwarts. Adesso ti fai vedere da qualcuno in fretta e furia, non voglio averti sulla coscienza, chiaro?-
- Che ne facciamo del licantropo?- chiese June, volando basso su di loro.
- Portiamolo al castello.- disse Draco, fissando gli occhi argentei e gelidi sul prigioniero - Parlerà.-
- E in fretta.- aggiunse Gary, afferrandolo per il gomito mentre gli altri loro compagni imbrigliavano il prigioniero in liane e catene magiche - Andiamo, ad Harry non piacerà questa ferita.-
- Ehi...lo Sfregiato non è il mio ruffiano, chiaro?-
- Vorrei vedere, con quella sventola che ti ritrovi...-
- Cos'hai detto?-
- Niente, niente.-
Al diavolo. Aveva ragione Smith. Hermione e lo Sfregiato non l'avrebbero presa bene.
Draco si toccò di nuovo la schiena, sentendo la pelle scottare.
Doveva assumere del sangue di vampiro il prima possibile.
Sia sangue di mannaro che di vampiro erano portatori di tossine che a livello cellulare si distruggevano a vicenda. L'unico modo a questo punto per salvarsi da effetti collaterali poco gradevoli, del tipo mangiare carne cruda e farsi crescere dei denti indecorosi, era produrre una pozione...e alla svelta anche.

- Ma cazzo...-
Harry si alzò da sedere, mollando il giornale.
- Che cazzo ti è successo?-
Draco agitò la mano, noncurante - Niente, non farti saltare l'impianto.-
- L'ha ferito un licantropo.- rispose Gary Smith per lui, seguendolo dentro alla sala riunioni della Torre Oscura - Era completamente trasformato. So che non l'ha morso e gli effetti non saranno gravi ma non vuole ascoltarmi e andare al San Mungo.-
- Ti ha ferito un mannaro?- sbottarono Edward e Ron arrivando dalla cucina, mezzi sconvolti.
- Non rompete.- sibilò il biondo, levandosi la camicia lacera con fatica - Mi serve dell'aspidistra e del sangue di vampiro. Di volata.-
- Sangue di vampiro?- Harry non ci capiva più nulla - Che diavolo ci vuoi fare?-
- Te lo dirò dopo che non mi saranno cresciute orecchie e coda, ok?- sbottò il biondo - Avanti, fila in camera mia e prendimi le fialette di sangue. C'è sopra una targhetta.-
- Com'è st'aspidistra?-
- Ha le foglie a forma di stelle, sono verde pallido e ha dei fiori viola.- spiegò il biondo, immergendo un panno candido dentro una bacinella d'acqua e cominciando a passarselo sulle spalle.
- Lascia, fa vedere.- gli disse Edward, mentre Potter e Weasley correvano in camera del biondastro per cercargli le sue porcherie. Pochi minuti più tardi erano tornate dalle passeggiata coi bambini anche Elettra e Pansy e scoppiò il putiferio. Fra manifestazioni di ansia, isteria e preoccupazione, Draco stava cominciando seriamente ad innervosirsi ma intento a preparare la pozione, riuscì a mantenere il sangue freddo.
- Idiota.-
- Grazie.- mugugnò verso la sua sinistra, dove Hermione stava a bersi un caffè con i fianchi appoggiati al bancone della cucina - Mi serviva proprio una ripassata anche da te, mezzosangue.-
Gli occhi ancora ciechi della sua ragazza l'osservarono, quasi attenti come se avessero potuto metterlo a fuoco.
- Non mi va che rischi la vita. Non quando sono in questo stato.-
- I tuoi occhi centrano poco.-
- Se ci vedessi verrei fuori a caccia con te, invece di stare qua come un peso morto.-
Draco rise amaro, scuotendo il capo.
- Sai qual è il peggio? Che sarei pronto a chiuderti io qua dentro, per non saperti più in pericolo.-
- Si, so che lo faresti. Ma azzardati anche solo a ripeterlo e non arriverai all'altare.-
- E' così dannatamente ingiusto che non ti voglia sapere in mezzo a una battaglia?- replicò serio.
- Hai sempre saputo che non sono quel tipo di donna.- Hermione tornò a fissarlo, anche senza vederlo.
- Già.-
- Non mi avevi mai detto che stavi studiando dei metodi per liberare le persone dalle tossine dei mannari.- la strega cambiò argomento, stupita - E' a questo che lavori da mesi?-
- Si.- ammise Malfoy - Non so come mi ci sono ritrovato invischiato ma il fatto che riusciamo solo a calmare l'aggressività degli infettati con delle pozioni è frustrante, quindi mi sono messo a fare delle prove. Mi sono ricordato poi che il sangue vampiro e quello mannaro si annullano a vicenda. Ora faccio esperimenti sulle dosi. Per il momento sono andati tutti a vuoto ma per delle ferite deboli come le mie basteranno sicuramente.-
- Avrai degli effetti collaterali?-
- Limitati a qualche ora. Poi tornerò normale.-
- E bravo il mio principe di Serpeverde.- sussurrò la Grifoncina - Lavorare per liberare gli innocenti morsi dai licantropi. Ma dov'è finito quell'essere perfido che adoravo tanto eh?-
Draco smise di mescolare sangue e aspidistra, girandosi verso di lei.
Un attimo dopo si piegò a sfiorarle le labbra.
Da un bacio tenero, divenne un atto più coinvolgente che come sempre accadeva, faceva venire i brividi a entrambi.
- Ehi, andate a scaldarvi il letto. Ci sono dei bambini qua.-
Fra le risate degli altri, Draco tornò a lavorare per i fatti suoi mentre la Granger rise fra sé.
- Era da un po' che non mi baciavi così.- sussurrò leggera.
- Era da un po' che avevo l'impressione non volessi essere toccata.- replicò pacato.
- Non mi piace stare senza vederti.-
- Dovresti imparare a fare più affidamento sugli altri sensi.-
- Tranquillo.- Hermione ghignò serafica - Ho fatto tesoro di questa maledetta esperienza.-
- Speriamo. Il tuo orgoglio però è rimasto immutato mezzosangue.-
- Allora dovresti sposare qualcun altro.-
- Ti piacerebbe vero?-
- Evitare l'altare? Certo.-
- Allora perché hai accettato di sposarmi?- le chiese, fermandosi di nuovo.
Lei abbassò lo sguardo, girandosi l'anello d'argento col serpente sul dito.
- Perché se non lo facessi ti perderei.-
- E il fatto di sposarti per obbligo non ti dà fastidio?-
- No. Perché se posso averti solo così allora mi sta bene.-
Draco sospirò, passandosi la mano fra i capelli. Accidenti.
Sentì la mano si Hermione sul viso e si placò istantaneamente.
- Ti amo.- sussurrò la Grifoncina.
Le baciò le dita, tenendosi stretto quel palmo tanto caro.
- Ti amo anche io.-
Mezz'ora più tardi, ormai alle dieci di sera, la pozione sembrava pronta.
Draco si era fatto un prelievo per controllare che il suo sangue, mescolato con quello di un vampiro, reagisse come doveva. Quando li mescolò, vide che il plasma sfrigolava leggermente.
- Dovrebbe fare questo effetto?- gli chiese Elettra preoccupata.
- Si, preciso.- annuì il biondo - Funzionerà.-
- Impressionante.- mugugnò Ron - Chi lo sapeva che pasticciavi con roba simile.-
- E adesso che fai con quel sangue?- gli chiese Harry - Te lo devi iniett...- ma non finì, sbiancando.
Draco aveva appena mandato giù il sangue di vampiro da un bicchiere, tutto d'un fiato e con chissà che coraggio.
I presenti ghiacciarono mentre Malfoy si teneva la bocca, evidentemente più disgustato di tutti loro.
- Oddio.- fece Pansy con una smorfia - Un conto è vederlo fare a Milo e Beatrix ma...-
- Ehi, tutto ok?- gli chiese anche Edward, un pelino schifato.
- No.- alitò Draco, pallidissimo - Sto per vomitare...-
- Bhè va a farlo in bagno.- replicò Harry - Capito lupacchiotto?-
Parole sbagliate.
Un lampo di luce e i Bracciali del Destino fecero l'ennesimo dei loro bastardissimi scherzi.
Fra i vestiti di Draco aggrovigliati a terra, dove lui era sparito, uscì un batuffolo bianco.
Un cucciolo di lupo che Elettra sollevò a mezz'aria, allibita.
- Merda.-
Si voltarono tutti verso Harry, furibondi.
- Ma perché non sto zitto?- imprecò Potter - Cazzo!-
- L'hai fatto diventare un lupo!- sbottò la biondina - Ma che cavolo sta succedendo a quei bracciali?-
- Per la miseria.- Gary era ancora più confuso, non avendo mai visto quelle magie - Che forte...è diventato davvero un lupo! Ma com'è possibile? L'hai Trasfigurato!-
- Oh ma che tenero.- cinguettò Pansy - Ha proprio gli occhi di Draco!-
- Si e domani quando sarà tornato normale avrà anche una spada in mano, pronto ad evirarti.- ghignò Edward, verso il bambino sopravvissuto - Fossi in te non mi farei trovare Harry.-
Già.
Decisamente era meglio cambiare aria e stare lontani da Malferret il tempo necessario.
Se non altro non era diventato di nuovo di gelatina!

Passò la domenica e lunedì Tom stava vagando per la sala comune di Grifondoro con aria traumatizzata, durante un'ora buca. Dal sabato si era chiuso in camera e della faccenda del bacio di Claire non ne avevano proprio parlato ma sapeva bene che quella faccenda andava risolta. Lei probabilmente era furibonda per aver perso l'occasione di farsi comprare dall'idiota patentato che non la guardava in faccia e come minimo se le fosse arrivato a tiro l'avrebbe strozzato.
Damon poi era disperso a fare Divinazione quella mattina, quindi non poteva parlarne con lui.
Beatrix invece aveva baciato Matt Rogers il giorno prima e a quanto gli aveva raccontato quella pettegola di Maggie Clark, il Corvonero era tornato alla sua torre camminando a un metro da terra.
Accidenti. Ma perché tutte a lui!
Il fatto di poter baciare Cloe poi e non poterlo fare gli sembrava una vera tortura.
Qualcuno in cielo doveva odiarlo con tutto il cuore.
Si sedette in poltrona, insieme a dei ragazzi del sesto anno, liberi come lui dalle lezioni.
Stava per mettersi a sbattere la testa al muro quando decise che ne aveva abbastanza. In fondo lui mica l'aveva fatto apposta! Era stata tutta colpa delle Grazie, accidenti! Deciso a fare il duro della situazione, si alzò in piedi spaventando mezza torre e pure i fantasmi, poi corse in camera sua e raccattato il libro di Hermione che gli serviva per fare una sorpresa a Harry, andò a chiudersi in sala duelli.
C'era poca gente: due Tassorosso, qualche Serpeverde che menava le spade all'aria e Tobey Williams.
C'era anche Asteria McAdams, insieme a quella deficiente di Cordelia Chilton.
- Ciao Tom.- lo salutò Tobey, distratto dalle sue letture sui vampiri.
- Ciao.- mugugnò Riddle con uno sbuffo.
- Come mai quell'aria?- gli chiese il Corvonero, girando la sua sedia magica verso di lui - E' successo qualcosa?-
- No, niente.- Tom si mise seduto, passandosi le mani fra i capelli - Che leggi?-
- Stirpe dei vampiri della Gran Bretagna. Voglio fare la tesi finale su di loro.-
- Buona idea. Tristan l'apprezzerà.-
- E tu? Hai idea su cosa farla?-
Riddle alzò le spalle - Credo sulla difesa contro gli anatema.-
- Con Harry sempre vicino penso sia normale.- sorrise Williams, più amichevole di quando si erano conosciuti - Posso chiederti una cosa un po' delicata?-
Tom sollevò un sopracciglio - Dimmi.-
- Non ti pesa mai stare con lui?- Tobey lo guardò attento, sensibile all'espressione del suo viso - Mandami al diavolo se non vuoi rispondere, non mi arrabbio.-
Quella domanda. Ah, quante volte gli era stata fatta.
- Io non...vedo Lord Voldemort come mio padre.- rispose sincero - So che lo è. Ma il fatto che Harry abbia ucciso lui e aiutato ad uccidere anche la mia madre biologica non mi tocca.-
Tobey tacque, serio.
- Ti sembro un mostro insensibile?- sorrise Tom malinconico.
- No.- sussurrò il Corvonero - Ma le nostre radici sono sempre le nostre radici.-
- Già.- ammise il grifone, abbassando il capo - Hai ragione.-
- Scusami. Non volevo farmi gli affari tuoi.-
- Tanto qua se li fanno tutti.- ghignò Riddle - Non farti scrupoli.-
Risero e poi cambiarono velocemente argomento, fino all'inizio della terza ora quando arrivò Tristan per fare teoria.
Tutti abbarbicati sulle poltrone o sdraiati a terra, com'erano più comodi, presero altri appunti sui Mollicci, poi sui Dissennatori, quindi la quarta ora si rimisero di buona lena a difendersi coi Patronus.
I risultati faticavano ancora ad arrivare ma Tristan notò subito una certa scioltezza in numerosi soggetti.
Neely Montgomery ormai ce l'aveva quasi fatta e sviluppare l'immagine del suo pavone anche se ancora non scacciava via completamente il Dissennatore. Lo stesso era per Sedwigh, Alderton, Jeff Lunn di Corvonero e la Gordon, mentre le Grazie erano nel panico solo a salire sul palco di prova.
Tom se ne stava ancora in disparte, a gufare su un puf di chintz rosso scuro.
Al suo fianco c'era Stanford, un po' perplesso da quell'aria cupa.
- T'è morto il gatto?- borbottò il biondo.
- Perché?-
- Mah. Sembri in lutto. Centra qualcosa il numero dell'asta?-
- Giochiamo al massacro?- brontolò Riddle - Lasciami perdere.-
- Ma con Cloe hai parlato?-
- No.-
- Perché no?-
- Perché sarà arrabbiata.-
- E perché di grazia?-
- Voleva baciare quello che le piace. Mica l'ho fatto apposta a fare quel casino.-
- Ah.- il biondo rise con aria serafica - Quindi ancora non hai capito.-
- Capito cosa?-
- Che sei un vero fesso.- sbuffò Stanford - E Howthorne un infame sadico che si diverte.-
- Che centra Damon?-
Da quella faccia angelica, di uno che proprio vive ad anni luce dalla realtà, sinceramente ci si poteva aspettare di tutto così Sedwigh lasciò perdere il discorso. Possibile che però anche Cloe fosse così tonta?
Ci pensava anche prima di salire sul palco delle armi, corrucciato.
- Che succede?- gli chiese Trix, vicina a lui alla teca delle spade.
- Tu lo sai vero?- replicò Sedwigh.
- Cosa?-
- Che quei due sono innamorati persi.-
Beatrix seguì il suo sguardo, poi ghignò divertita.
- Certo.-
- E non te lo sogni neanche di dirglielo, vero?-
- Certo che no.-
- Donna senza cuore.-
- Che ci vuoi fare? Io e Howthorne ci annoiamo. Dobbiamo far passare il tempo.-
- In compenso hai spedito Matt in paradiso.- Sedwigh prese un fioretto, soppesandolo - Te ne sei accorta che ti adora, vero?-
- Si.- ammise la Diurna - Ma non funzionerebbe.-
- Perché no?-
- Dieta.-
- Cosa?- allibì il grifone - Dieta? Che intendi?-
- Mi sa che Cloe e Tom non sono gli unici a essere ciechi Stanford.- rise la Vaughn - Forza, diamoci una mossa.-
Alla fine quella mattinata infame ebbe termine. All'ora di pranzo gli studenti si diressero alla Sala Grande ma prima i grifoni si fermarono alla loro bacheca. Erano previste delle conferenze per quelli del settimo, durante tutto l'anno, per approfondire certi argomenti che sarebbero serviti per la tesi finale del M.A.G.O. e dire che nessuno aveva voglia di sentirla neanche a un milia di distanza, era un eufemismo.
Inoltre in bacheca trovarono anche la data per il prossimo torneo interno.
Il 22 ottobre. Il seguente era a novembre.
- Chissà a chi toccherà stavolta.- mugugnò Bruce Joyce.
- Spero non a me.- disse Mary J. Lewis - Non mi sento ancora pronta.-
- Già e poi a finire contro le Grazie non ci guadagnamo mica.- sorrise Madeline - Cloe, Tom...voi vi sentite pronti?-
I due caddero dalle nuvole.
- Cosa?- dissero in sincrono.
Riddle poi arrossì come un idiota mentre la King gli scoccò un'occhiata obliqua.
Vigliacco, pensò fra sé.
Era sparito per tutta la domenica e lei non se l'era sentita di andargli a dare il tormento ma non era una di quelle che aspettavano pazienti, quindi invece di andare a pranzo, in un attimo di distrazione lo afferrò per il polso e se lo trascinò via, portandolo nel bagno di Mirtilla.
Una volta sbattuto letteralmente al muro, Cloe assunse la sua tipica espressione battagliera.
- Non mi piace essere ignorata.- scandì subito - Specialmente quando lo fai tu. Che t'è preso?-
L'attacco diretto non era la tattica giusta con Tom, se ne accorse quando cominciò a balbettare.
Era al limite di una crisi isterica ma la biondina cercò di tenersi calma.
- Ok.- lo bloccò, portandosi due dita a premere la giuntura fra setto nasale e sopracciglia - Calma. Dimmi perché ti sei dato alla macchia per tutto questo tempo.-
- Ecco...- Tom deglutì, viola per la vergogna - Credevo...insomma, credevo avessi voluto mettere all'asta quel bacio per l'idiota...cioè, per il ragazzo che ti piace.-
- Si e allora?- lo incalzò Cloe, cominciando ad alterarsi.
- Bhè...sei arrabbiata no? Mi spiace, davvero. Non volevo comprarti io, è stato un incidente!-
Fu una sprangata per il suo amor proprio e un lampo di dolore le attraversò i begli occhi nocciola.
La King abbassò lo sguardo, sentendo le lacrime pungerle le ciglia.
- Claire...sul serio, mi dispiace.-
Lei scosse il capo, furibonda.
Che stupido, che stupido! Perché non la capiva?
Piena di rabbia e disperazione si levò l'anello d'oro di famiglia dal dito e glielo mise in mano.
- Tieni.- sibilò - E' per i soldi che hai speso.-
- Cosa?- Tom sgranò gli occhi blu - Claire aspetta! Non serve!-
- Si invece.- disse fra i denti, zittendolo - Tienilo e non fiatare. Anzi, dimentichiamo questa storia!-
- Per favore, non arrabbiarti! Non l'ho fatto apposta!-
- Non m'interessa!- urlò lei a quel punto, con gli occhi lucidi - Possibile che sei così ottuso? Non ci arrivi proprio! Tieniti quel maledetto anello e lasciami in pace! Continua pure a ignorarmi, la cosa ti viene naturale!-
Sconvolto e agghiacciato, Tom rimase immobile con quell'anello fra le dita.
- Non volevo ignorarti.- sussurrò a bassa voce - Non lo farei mai. Ma sapevo di averti tolto un'occasione.-
Oh, quanto aveva ragione.
Cloe scosse il capo, i crini dorati le ricaddero sul viso.
- Lascia stare Tom.-
- Mi dispiace.-
- Non sai quanto dispiaccia a me.- mormorò lei - Ci siamo chiariti allora?-
- No.- la bloccò lui afferrandola per il braccio - Cos'è questa storia che sono bravo a ignorarti? Da dove esce?-
- Non te ne accorgi neanche.- disse desolata - Lasciami andare.-
- No!- sbottò secco - Ti ho fatto qualcosa?-
- Non capisci.-
Stavolta fu lui a perdere la pazienza - Tutto questo casino per quel deficiente!-
Cloe lo fissò allibita - Cosa scusa?-
- Quello è un idiota se non si accorge di quanto sei speciale, ficcatelo in testa! Non intendo stare qua a litigare con te per queste assurdità!-
Stavolta le rise, ma senza allegria. Dio, che situazione assurda.
Era quasi surreale.
Stava lì a farsi fare il cuore a pezzi da lui e...Tom neanche se ne accorgeva.
Si pulì una guancia umida, senza che Riddle le lasciasse il braccio.
- Non mi va di litigare per lui.- continuò il mago - Non ti voglio perdere per lui.-
- Non sai di cosa parli.-
- No?- esplose rabbioso - E' stata la stessa cosa con Prentice!-
- Ma che centra Philip adesso?- esalò esasperata - Non l'ho mai amato! Con questo è diverso! Si diverte a farmi stare male! Non vede che soffro anche se mi sta sempre vicino!-
- E allora perché lo ami?- Tom la guardava, col cuore a pezzi - Perché lo ami?-
Claire tacque, ricominciando a piangere.
Poi finalmente si volse a guardarlo negli occhi.
- Lui mi dà i brividi.- sussurrò in un soffio - Quando non lo vedo sto male, quando mi viene vicino e mi sorride mi sento felice. È la prima persona a cui penso la mattina quando mi sveglio, l'ultimo quando vado a dormire. Vorrei abbracciarlo, baciarlo, dirgli che lo amo...ma lui non mi vede. Per lui sono solo un'amica.-
Quella dichiarazione lo lasciò annichilito.
La lasciò all'istante.
Ora era lui a sentirsi a pezzi.
Con un nodo in gola, Tom si lasciò andare contro la parete.
- Ami qualcuno in questo modo?- gli chiese Cloe, senza più asciugarsi le lacrime - Rispondimi.-
- Si.- mormorò a bassa voce.
- Allora puoi capirmi.- la King gli chiuse le dita sul suo anello - Tienilo.-
- Dovresti darlo a quel bastardo.- sibilò velenoso, sentendosi invadere dalla rabbia - Se non vuoi guai Claire, tienimelo lontano. Chiunque sia. Non dirmi mai chi è perché potrei ucciderlo.-
Stavolta fu lei a sgranare gli occhi.
Ucciderlo?
Perché?
Perché reagiva in quel modo?
- Tom...-
- No.- continuò gelido - Non voglio saperne più nulla.-
Passò un lungo silenzio, intervallato da qualche tonfo di tegole che cadevano ad un ritmo pigro e sonnolento.
Rimasero immobili. Uno di fronte all'altra.
Claire in mezzo al bagno, Tom schiacciato alla parete con le mani in tasca.
- Perché litighiamo per questa storia?- gli chiese, distrutta.
- Non lo so.- mentì Riddle - E' solo un bacio.-
- Già. Non sarebbe stato un bacio a farlo innamorare di me comunque.- ammise desolata.
- Basta.- ringhiò - Basta Claire. Non voglio sentir parlare di questo tizio.-
- E allora di cosa vuoi parlare?- mormorò, singhiozzando - Non t'importa niente di me?-
Dio, ma quando si era trasformata in quell'essere piagnucoloso?, pensò disperata. Da quando?
Perché Tom la faceva sentire come abbandonata?
- Lo sai bene che ti...- Tom si zittì, sbiancando. Cosa stava per dirle? Che l'amava?
La stava solo facendo piangere. Non l'aveva mai fatta piangere, mai. Era la prima volta che riusciva a piegare lo spirito di Claire in quel modo. Come poteva averle detto quelle cose?
Tremando, disgustato di se stesso, allungò una mano...e le carezzò la testa.
- Claire...-
Lei scosse il capo, cercando di scacciarlo ma dopo un secondo fu lei stessa a rifugiarsi fra le sue braccia, piangendo nell'incavo del suo collo.
- Scusami. Scusami.- le sussurrò all'orecchio, carezzandole la schiena e i capelli - Sono un bastardo.-
La strega serrò ancora di più le mani sul suo maglione, piantandogli quasi le unghie nella schiena.
Era lei l'egoista.
Preferiva non averlo affatto che essere solo sua amica.
Era lei quella sbagliata.
Singhiozzò a lungo, ben conscia che non poteva fare nulla.
Aveva ragione Tom.
Stavano litigando a causa di fantasmi.
Solo illusioni. Semplici miraggi.
Quell'amore doveva restare tale.










"Quando hai capito per la prima volta di essere innamorato di lei, Draco?"
Quando si capisce di amare una persona?
"Quando ha pianto per me la prima volta..."

 
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