- Capitolo 20°

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view post Posted on 13/2/2009, 18:44
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Il tempo su Hogwarts aveva cominciato a peggiorare.
Passarono circa dieci giorni dall'attacco dei mannari agli Auror e ormai mancavano solo quarantotto ore alla festa di Halloween. Sempre più spesso la nebbia della campagna inglese si era sostituita al sole e questo aveva aiutato i Dissennatori ad invadere facilmente le terre della Foresta Proibita.
Comunque, sebbene fosse passato poco tempo, erano accaduti fatti di rilevante importanza.
A cominciare dalla morte, non proprio inosservata, di centinaia di greggi di pecore per tutto il Devon e poi nello Yorkshire. Chi aveva seguito quelle tracce era giunto a una sola conclusione: studiando i metodi di accerchiamento e le impronte rimaste, gli esperti aveva stabilito che erano attacchi di mannari e quegli attacchi si stavano susseguendo a tappe fino a loro, a Hogwarts. A quanto pareva un folto gruppo di licantropi stava muovendo i suoi passi minacciosi verso la Scuola di Magia e Stregoneria, lasciandosi alle spalle scie di cadaveri di animali e a volte anche qualche babbano che, non venendo tramutato, moriva sotto gli artigli delle belve notturne.
Quella notizia aveva subito messo in allarme il mondo magico e altri Auror erano stati mandati per aiutare Hogwarts in quell'attacco, mentre altre squadre notturne arrancavano per tutta la Gran Bretagna, cercando di catturare i Mangiamorte dichiarati, i sospetti e anche innocenti, in una caccia alle streghe impartita da Orloff che lasciava il bambino sopravvissuto in un profondo stato di angoscia.
Se Harry Potter fin dal principio aveva creduto che Fenrir Greyback fosse un galoppino di quel bastardo di Voldemort e avesse mandato un figlio inesperto e vigliacco come lui, alla fine aveva dovuto ricredersi.
Dopo l'attacco alle spalle di Draco, Malfoy ci aveva messo qualche giorno per riprendersi e dopo aver mangiato mattina e sera bistecche al sangue spesse venti centimetri che avrebbero fatto impallidire una fiorentina, era finalmente tornato alla normalità. In quei giorni gli Auror avevano anche più volte interrogato il mannaro catturato dal biondo, che Silente aveva accettato di tenere nelle segrete del castello, ma invano.
Il prigioniero era lupo mannaro di stirpe, marchiato a fuoco col casato della sua famiglia e sui loro geni dotati di una tempra più forte di quella umana, il Veritaserum non ebbe effetto. Fra i vari dispacci mandati dal Ministero della Magia, alcuni imponevano la tortura ma Harry li rimandò indietro tutti, senza risposta.
Alla fine, dopo tre giorni ininterrotti di domande e risposte ringhiate con rabbia e bava alla bocca, Hagrid aveva avvisato gli Auror che qualcuno era uscito dalla foschia della Foresta Proibita, abbigliato in un mantello di pelle di daino. Sotto quel mantello, Asher Greyback.
Il giovane principe rimase sotto le mura per circa cinque minuti, attendendo senza mai muoversi fino a quando Jess Mckay non uscì fuori per primo, per sentire cosa volesse.
Dietro di lui, Harry, che a fatica aveva convinto Ron e gli altri a poter guardare in faccia il nemico.
Il giovane principe aveva visto trascinare fuori il suo uomo.
Un insubordinato, a dire il vero.
Poi aveva posto una sola domanda.
- E' vero che ha attaccato Malfoy alle spalle?- aveva chiesto Asher, senza staccare gli occhi di brace dal mannaro suo sottoposto.
Jess e Harry si erano scambiati un'occhiata perplessa, ma avevano confermato.
Ad Asher non era servito altro.
Estratto un pugnale alla velocità di un fulmine, aveva diretto la lama alla gola del prigioniero.
Un attimo dopo era agonizzante, a terra.
Il principe aveva levato lo sguardo fiero sul bambino sopravvissuto, prima di andarsene.
- Non mi servono i codardi.- e se n'era andato nella nebbia com'era venuto, lasciamo a Potter la sicura sensazione che quel ragazzino sarebbe stato un nemico più difficile del previsto.
Tutti i professori e gli Auror, presenti al fatto, erano rimasti allibiti.
Uccidere un proprio alleato non era inconsueto nei Greyback ma...per onore...
In seguito, anche Jeager Crenshaw era finalmente guarito dai colpi subiti a casa sua. Un essere umano sarebbe morto, ma lui aveva superato egregiamente la paralisi col famoso stoicismo inglese, così era tornato libero di muoversi come voleva, aggirandosi per la scuola senza farsi notare, ma con l'occhio sufficientemente attento ed esperto per pescare i Dissennatori prima del loro ingresso nella scuola.
Fra i tanti, Jeager, Hermione, Harry e Lucilla erano gli unici che sapevano letteralmente disintegrare gli ex carcerieri di Azkaban con una magia ma sembrava che quei demoni non avessero mai fine.
Spuntavano sempre qua e là e a volte superavano la barriera delle mura attaccandola a gruppi di trenta.
Erano ovunque, un vero tormento, specialmente ora che l'autunno inglese era ormai iniziato.
Anche i duelli interni proseguivano e il 22 ottobre Beatrix era salita sul palco e aveva ottenuto la sua prima vittoria contro Maggie Clark di Grifondoro, sconfiggendola facilmente. Né Tom, né Damon e neanche Cloe invece erano ancora stati sorteggiati e spesso i corsi li portavano a vedersi solo la sera e con trucchi poco corretti, ricorrendo spesso al Mantello dell'Invisibilità di Harry.
A parte l'aria di sostanziale tranquillità in cui Tom navigava, dopo l'incidente in bagno con Cloe, fra i due era rimasto qualcosa d'irrisolto nel profondo: erano tornati quelli di prima, certo, se non altro davanti a tutti, compreso Howthorne e la Vaughn ma i n privato nei primi tempi si erano ancora comportati con i classici piedi di piombo, specialmente durante le lezioni di Focalizzazione che la King impartiva a Riddle.
E ora, a quarantotto ore dalla festa di Halloween, tutti gli studenti di Hogwarts erano in fermento.
Il presidente del comitato studentesco, Albert Johnson, e i suoi compagni più i curiosi della Gazzetta andavano a spasso per i corridoi come degli invasati, per accertarsi che tutto fosse stato approntato nel modo giusto.
Tutto il corpo studentesco non faceva che parlare di abiti o eventuali travestimenti, cosa che sembrava essere tornata di moda. Insomma, erano tutti su di giri. Ma c'erano due unici studenti che le feste proprio le odiavano.
Tom e Beatrix osservavano i preparativi disgustati, seduti insieme in biblioteca e col viso rivolto verso l'ingresso: era la terza volta che le Grazie correvano su e giù con delle zucche in mano che strillavano canzoncine oscene e non trovavano il modo per farle tacere.
- Che schifo.- sibilò la Diurna - Voi inglesi non sapete proprio festeggiarlo Halloween. Credete che basti qualche zucca e della Burrobirra!-
- Più che altro non mi va giù l'idea di tutte queste feste del cazzo.- bofonchiò Riddle, chino sul libro di Erbologia - E' una perdita di tempo bella e buona. Senza contare che alle dieci di sera metà degli studenti saranno ubriachi e cominceranno a sbavarsi addosso gli uni con gli altri.-
- Senti tesoro...io passo, per festa intendo un buffet, ma tu perché disdegni tanto i baccanali?- gli sussurrò Trix maliziosa - Non sei di vetro sai?-
- Non mi va di farmi mettere le mani addosso dalla prima che passa, ecco tutto.-
La Serpeverde sorrise, scuotendo il capo.
Si, poteva capirlo. Ma bisognava essere sinceri fino in fondo. Tom odiava Halloween anche per un altro motivo.
Per traumi avvenuti in giovinezza.
Ovvero gli scherzi bastardi di Harry Potter, lo spirito maligno della festa di Ognissanti.
- Comunque dobbiamo andarci.- sbuffò Tom - Abbiamo promesso a Cloe che quest'anno ci saremmo fatti vedere almeno per dieci minuti ad Halloween.-
- Che rottura. Da che ti vesti?-
L'altro cadde dalle nuvole - Devo anche vestirmi? Ma no, dai che palle!-
- Purtroppo va fatto. E' stato costretto perfino Damon, dopo pranzo le bimbe l'hanno pescato nel sotterraneo e non l'hanno più lasciato andare. A quest'ora starà facendo il modello per Isotta Stevenson e la sua combriccola di sartine, quindi non ti puoi tirare indietro dopo quello che si starà passando lui.-
- Che seccatura...e poi Damon è matto a farsi prendere fra le grinfie da quelle. Hanno quindici anni e parlano come delle maitrèsse, e che cazzo.- Il grifone guardò l'orologio, fregandosene di apparire un uomo del medioevo - Trix è quasi ora di andare da Lumacorno...ah, senti...come facciamo per Rune Celtiche? Interroga lunedì, domani e Halloween e domenica andiamo al Cimitero...-
- No, io non vengo.- disse la Vaughn, improvvisamente distante.
- Non vieni?- Tom scosse il capo - Beatrix vuoi dirmi finalmente che ti sta succedendo?-
- Non mi piacciono i cimiteri.- rispose gelida, con gli occhi bassi - Probabilmente io non ci finirò mai ed è pieno di umani. Non mi va di vedere tutte quelle tombe, ecco tutto.-
Gli occhi blu del Grifondoro si fecero attenti, quasi malinconici.
Prima o poi a tutti toccava morire.
Ma non a lei, non alla sua Trix.
Lei sarebbe sopravvissuta per tanto, tanto tempo.
Le carezzò la mano fredda e lei gliela strinse di rimando, poi s'incamminarono nell'aula di Lumacorno.
Già, il caro vecchio prof spocchioso e melassosso d'Incantesimi. Durante quei due mesi di conoscenza reciproca Tom aveva fatto di tutto per starsene bene al suo posto. Evitava perfino di fare domande, stava in silenzio e faceva quel che doveva, a testa china. Raramente Horace Lumacorno si rivolgeva a lui per far spiegare qualche esercizio difficile ma sempre più spesso Tom si era accorto che il professore lo scrutava con molto, molto interesse.
Quella venerazione sottile lo metteva in un disagio atroce.
Quella curiosità morbosa poi, che lo metteva sullo stesso piano di suo padre, lo innervosiva ogni giorni di più ma Lumacorno si stava dando da fare con Silente per studiare i fantocci di quel Vendicatore col mantello panna nei sogni di Damon e questo, nonostante tutto, gli faceva intendere che il suo professore stava cercando di redimersi.
Quando entrarono, il sorriso luminoso e un po' ruffiano del prof, la spiegò tutta su quello che li aspettava. Lumacorno cinguettò allegramente che presto avrebbero potuto dedicarsi, con l'autorizzazione del professor Mckay, alle Invocazioni.
Nessuno di Hogwarts ne sapeva nulla, invece Tobey Williams e gli altri tre scozzesi sembravano saperne parecchio. Si trattava di un argomento non trattato sul libro di testo e Tom rimase affascinato ad ascoltare la possibilità d'invocare qualcosa o qualcuno attraverso un cerchio magico.
Era una disciplina difficile, che richiedeva molto sforzo e Lumacorno mise in chiaro che ci sarebbero voluti mesi.
A parte il nuovo progetto, si misero d'impegno col perfezionamento degli Incanti Proteus e Glacialius, per finire con gl'Incantesimi di Sdoppiamento di oggetti e animali. Presto avrebbero potuto creare dei sosia perfetti.
- Interessante no?- gli disse Ian, finita la lezione, mentre uscivano per andare a pranzo.
- Si, parecchio.- rispose Tom soprappensiero, raccogliendo i libri che aveva rovesciato, tanto per cambiare.
- Allora ragazzi? Vi coinvolge il programma?-
Riddle levò lo sguardo, per vedere Lumacorno fermo davanti al banco suo e di Wallace, seguito da Asteria McAdams, la sua nuova protetta dopo Cloe.
- Si professore.- annuì Ian - L'Invocazione è una materia affascinante. È un peccato studiarla solo al settimo anno.-
- Si, lo so ma non sempre può essere tenuta sotto controllo, infatti il nostro caro professor Mckay v'insegnerà che ci sono dei lati negativi nell'invocare cose e persone con leggerezza.- annuì Horace serio - Non bisogna mai scherzare con certe forze, bisogna avere doti che vanno al di sopra dell'ordinario per potersi destreggiare con grazia e coscienza.-
- Senza dubbio.- disse Wallace - Crede che potremmo già fare esercizio la prossima settimana?-
- Dipende. Vi sentite pronti?- Lumacorno posò anche gli occhietti su Riddle - Tu Tom? Pensi di essere pronto?-
- Quello che penso e la realtà sono due cose distinte.- rispose il grifone, con tono cortese.
- Vero. In fondo siete ancora giovani.-
- Ma professore.- s'intromise Asteria - In fondo la classe è composta di studenti con una media elevata, no?-
- La media centra poco mia cara con certe discipline. Spesso la media è solo uno specchio, un riflesso. Prendi la Divinazione per esempio. C'è chi studia e chi è dotato. Il signor Howthorne ne è uno splendido esempio.-
Damon, che si stava facendo felicemente i cazzi suoi, scoccò un'occhiata obliqua a Tom.
Non aveva sentito una parola, ma fece docilmente un cenno affermativo, quindi quella pallosa conversazione proseguì su binari tranquilli, con Asteria che premeva per accelerare i tempi e Lumacorno che voleva aspettare. O peggio, lasciare la patata bollente a Tristan.
A pranzo, la faccenda venne ridiscussa per l'ennesima volta, diventando un tormentone.
Tom pensava ad altro, tipo il regalo per il diciassettesimo compleanno di Damon, nato proprio il primo novembre.
Anche Maddy era nel suo stesso stato e guardava Vanity Witch, per farsi venire qualche buona idea.
- L'unica cosa che apprezzerebbe secondo me è un sedativo bello potente.- disse la strega, pensosa, sfogliando le pagine annoiata - Tu che gli fai Cloe? Qualche idea?-
La King giocherellava col cibo, distratta - No, per niente.-
- E tu Tom?-
- Degona ha in mente qualcosa.- rispose Riddle - Mi farò dare qualche dritta da lei, ormai sono alla frutta. Non so più che fargli. L'anno scorso Draco l'ha trascinato via da scuola per un giorno intero, con un permesso.-
- Dove l'ha portato? Non ricordo.- disse Madeline.
- Al maneggio dei Dalton.- le ricordò Cloe - Sai che Damon adora cavalcare.-
- Si e che facciamo? Gli compriamo un cavallo?- sbuffò la Nolan - Già ne ha sette a casa sua!-
- E poi non possiamo uscire di nuovo dal castello. I prof ci ucciderebbero.- bofonchiò Riddle.
- Beatrix cosa gli regala?-
- Credo altri cd. Sai come sono quei due.-
- Comprategli una spogliarellista.- propose Sedwigh - Va in bianco da troppo.-
- Grazie Sed, sei un amico.- brontolò Maddy con una smorfia.
- Compratene uno anche tu, magari è la volta buona che te lo scordi.-
- Sei un monumento alla sensibilità capo, niente da dire.- gli disse Martin con un ghigno - Datti una mossa che abbiamo gli allenamenti. Cloe vieni a vederci?-
- Eh?- Claire osservò di striscio Tom, poi annuì con un mezzo sorriso - Ok, va bene.-
- Io torno in biblioteca. Poi andrò da Tristan.- disse Tom alzandosi da tavola - Ci vediamo a cena gente.-
- Ok, a dopo.-

Intanto alla Torre Oscura, qualcuno chiudeva ritmicamente primo l'occhio destro e poi quello sinistro davanti a un cartellone pieno di lettere di diversa grandezza.
Hermione Jane Hargrave fremeva, seduta sul bordo della tavola a due metri da quel cartellone.
- H...S...M...P...R...-
- E l'ultima in basso?- le chiese un Medimago del San Mungo, in piedi davanti a lei, attorniata da tutti gli Auror.
- Una F. Si, una F.-
Il Medimago sorrise, ritraendo la bacchetta.
- Perfetto signorina Hargrave. Ha recuperato totalmente la sua vista. È guarita completamente.-
In seguito a un coro da stadio, ad ovazioni e abbracci pieni di sollievo, Hermione si alzò da tavola al colmo della felicità. Vedeva! Finalmente vedeva di nuovo!
Poteva leggere, guardare gli occhi delle persone, vedere i colori e...guardare i volti amati della sua vita.
La prima cosa che voleva fare quel giorno era uscire in giardino, anche fuori dal castello!
Fra i tanti volti, strizzò l'occhio a uno in particolare.
Harry era appoggiato al muro e colse quel gesto d'intimità. Felice, sollevato, replicò con allegria.
Finalmente la sua migliore amica era tornata quella di prima.
Sapeva che si sarebbe messa subito a caccia dei fantocci del Vendicatore e di informazioni sul Guanto di Minegon ma prima ancora lei doveva fare una cosa.
Hermione cercò Draco, che non era presente. Lo raggiunse nella stanza accanto alla sala riunioni.
Era seduto a terra, contro il muro e guardava dritto verso il divano di damasco.
Tom era in piedi, accanto a lui.
Entrambi erano eccitatissimi.
Stava per succedere.
Hermione entrò e Malfoy, vedendola, le prese la mano con delicatezza e se la tirò fra le gambe, stringendola forte.
Era un momento eccezionale, uno di quelli che si ricordano per tutta la vita.
Tutti erano ansiosi e presto anche Ron, Harry, Elettra, Pansy e anche Edward si accostarono allo stipite.
Sapevano che dovevano fare silenzio, esattamente come avevano fatto quando era toccato a Lucas.
Le quattro tate, Fauna, Flora, Fulva e Fiona si tenevano la bocca, asciugandosi le guance commosse di tanto in tanto.
Silenzio.
Glory, gattonando in una tutina rosa, aveva raggiunto il divano lasciando Lucas ai suoi giochi...e sempre tutta concentrata si era aggrappata al bordo, raddrizzandosi goffamente.
Draco ed Hermione si strinsero le mani senza neanche accorgersene, mentre la bambina li fissava.
Si accorse che tutti la guardavano ma se ne infischiò.
Restando attaccata ai cuscini del divano, mosse qualche passetto...
Sembrava l'ora.
Uno, due passi e il divano finì. La piccola traballò, le manine che arrancavano per trovare un appiglio.
- Glory...- Draco la chiamò, per ricordarle la loro presenza - Glory, vieni qua.-
Lui e la Grifoncina allungarono le braccia verso la figlia, che li osservò come per studiare la distanza.
Quindi, dopo un attimo d'incertezza, tornò a staccarsi dal bordo e mozzando il fiato non solo ai suoi genitori e al suo padrino, mosse il primo passetto verso di loro, senza appigli.
Il momento era delicato, così tutti si morsero le labbra quando la videro ondeggiare pericolosamente.
La figlia di Malfoy non era una che piangeva tanto da spaccare i muri, a differenza di Lucas, ma quando cadeva metteva il broncio e nessuno la scollava più da seduta, quindi la situazione era davvero critica.
Mosse un altro passo goffo e ondeggiò di nuovo.
Era ad appena un metro quando, si sa, la bimba prese un andazzo veloce e finalmente, muovendo passetti velocissimi uno dietro all'altro finì fra le braccia dei genitori che ridendo insieme a tutti gli altri si rovesciarono sul pavimento di granito per la gioia. La prima camminata della piccola venne accolta dagli applausi degli altri, con gli occhi lucidi della madre che aveva ripreso la vista in tempo per un momento simile e l'orgoglio di Draco che si fece volare la piccola sulla testa.
- Brava la mia bambina.- Malfoy le stampò un bacio sulla fronte, mentre Glory gl'infilava le manine fra i capelli - Adesso bisognerà solo metterle il guinzaglio.-
- Il guinzaglio.- rise Edward - Ma vai va!-
- Basterà far sparire gli spigoli, signore.- gli disse Flora, soffiandosi il naso per la commozione.
- Si e anche armarsi di creme contro i lividi.- sorrise Tom entusiasta, prendendo in braccio la sua figlioccia - Bravissima tesoro!-
- Bombo!- tubò Glory - Cattivo bombo!-
- Bombo?- Riddle levò un sopracciglio, quando l'ennesima tegola piombò sul soffitto - Cos'è un bombo?-
- Non saprei.- Hermione sollevò le spalle, troppo felice - Ha camminato benissimo. Sono contenta che non sia caduta.-
- Già e se non altro non ti sei persa i suoi primi passi.- le sorrise Elettra - Contenta?-
- Contentissima.- ammise la Granger - Ora però devo mettermi al lavoro.-
- E ti pareva.- sbuffò Draco.
- Poche storie. Vado da mio nonno. Ho bisogno dei miei libri.- spiegò Hermione - Harry vieni?-
- Di volata.- rispose Potter.
- E' proprio necessario?- s'intromise Ron seccato.
- Se ti fa sentire meglio mi porto dietro Crenshaw.- celiò la Grifoncina.
- Peggio che andar di notte.- sibilò Malfoy perfido - Che ti serve?-
- Libri su oggetti malefici, devo raccogliere informazioni sul Guanto e poi qualcosa sull'Esalazione dell'Alito di Vita grazie a talismani. Voglio aiutare il preside sullo studio dei fantocci del Vendicatore.-
- Posso aiutarvi Herm?- le chiese Tom.
- Se hai del tempo libero ti passo qualcosa.- annuì la Granger - Appena Lucilla si fa viva passerò anche da Caesar.-
- Che ci devi andare a fare da Cameron?- brontolò sempre Draco, stizzoso.
- Sento qualcosa che sfrigola.- ironizzò Harry.
- Sta zitto Sfregiato.- lo minacciò il biondo - O ti faccio regredire all'età di tuo figlio.-
- Piano con le parole.- li zittì subito Elettra - Non mi va di occuparmi di altri guai in fasce, chiaro?-
- Chiarissimo.- insinuò Potter troppo deliziato per pensare ad altro se non alla sua uscita - Herm andiamo?-
- Ma tu guardalo.- si schifò Ron - Che ruffiano.-
- Non seccarci.- Harry gli fece la lingua - Ci avete tenuti in gabbia per due mesi, non andate in paranoia se non ci vedete tornare per giorni!-
- Si, peccato che quando rientri poi ti taglio la gola.- sibilò Draco, avvisandolo - Occhio a quello che fate.-
- Contaci. Staremo attenti.- gli promise Hermione, dandogli un bacio leggero - Chiamo Crenshaw e poi partiamo.-
- Salutaci Jane e quella perla di tuo nonno.- ringhiò Malfoy fra i denti - Mentre Cameron può anche andare all'inferno per quel che mi riguarda. E tu prova ad aprire bocca San Potter e ti ritroverai steso per una dose letale di veleno.-
- Mamma mia, che caratteraccio.- fischiò Edward dalle retrovie.
- E vai al diavolo anche tu Dalton.-
- Bene, ognuno s'è preso le sue.- rise Hermione - Prepariamoci.-
- Bombo cattivo!- gorgogliò di nuovo Glory.
- Cosa cavolo è sto bombo?- brontolò Draco all'ennesima pioggia di tegole - Non capisco proprio!-
Erano le quattro di pomeriggio quando scesero tutti in giardino, un'ora più tardi, seguiti da un piccolo codazzo di persone. Fermi davanti alla fontana c'erano anche Gary e i suoi compagni.
Erano usciti in ricognizione e avevano di nuovo incontrato dei mannari, anche se stavolta si erano dati velocemente alla fuga, essendo in numero troppo basso rispetto agli Auror.
- E così non mollano.- disse Tom.
- A quanto pare.- Damon ascoltava attento - Asher Greyback è bello testardo.-
- Basta che stia lontano da noi e dai bambini.- sibilò Riddle, ancora memore di quello che il principe aveva fatto a Godric's Hollow - Non si potrebbe bombardare la Foresta? No eh?-
- Se poi vuoi farti scuoiare dai centauri.- fece Harry, infilandosi i guanti - Che nebbia odiosa.-
- Già, non si vede uno gnomo.- disse Tristan, fermo con Degona, Clay e Sphin - Qualcuno ha visto Jess?-
- E' là sotto le arcate col signor Morrigan.- lo avvisò Silente, imbacuccato nel mantello accanto a Harry - E' stato di ronda stamattina e ha visto altri Dissennatori attorno alle mura. Continuano a cercare di entrare. Temo che a questo punto dovrò lasciarvi divertire col tiro al bersaglio, ragazzi.-
- E sarebbe estremamente interessante veder polverizzare un Dissennatore.- continuò Lumacorno - Specialmente da te, caro Harry. È stata Lady Lancaster a insegnarti, vero?-
- Si. Lucilla è maestra in molti campi.- sussurrò il bambino sopravvissuto.
- Quindi andrete da Liam e tornerete indietro, giusto signorina Granger?- chiese il preside.
- Si, ad Hargrave Hall ci sono molti dei miei testi e già stasera potremmo saperne molto di più di quei fantocci. Se meccanici o magici potrò dirvelo solo dopo aver consultato certi libri.-
- Che andrebbero messi sotto chiave.- berciò Draco.
- Che hai contro i miei libri?-
- Sono proibiti.-
- E da quando questa parola per te vale qualcosa?-
- La finite voi due maledetti umani?- s'intromise Jeager seccato - Hargrave non ho da perdere tutto il giorno!-
- Perché, che altro hai da fare?- ribatté la Grifoncina.
- Andare a raddrizzare casa mia, per esempio. O battere palmo palmo questo posto, altro esempio.- Crenshaw la guardò storto - I Sensimaghi potranno non sentire niente, ma io mi fido poco.-
- Grazie.- sibilarono Clay e Cloe in coro.
- Prego.- rispose il mezzo demone di rimando, acido come suo solito.
Poi, come spesso accade in certe situazioni, successe tutto in lampo.
Nessuno poté prevederlo. Neanche Harcourt e la King che non percepirono assolutamente nulla.
Nessuna magia, nessun intento ostile.
Ma successe.
Fra la nebbia che contaminava anche le arcate del giardino, apparve qualcuno.
Bardato di nero, con un lungo mantello e un cappuccio alto e appuntito.
Una maschera scheletrica sul viso.
Si fece avanti, a passo veloce e deciso. Ma quasi...meccanico, a scatti.
Arrivò dalla parte di Jess e Milo ma nessuno dei due capì cosa stesse accadendo.
Comparso proprio dal nulla, l'incappucciato in nero fu addosso a Jess, alle sue spalle.
Milo rimase immobile, come in un altro mondo quando Mckay sgranò gli occhi e un gemito gli salì alle labbra.
Abbassando gli occhi su di lui, il Diurno vide lo stomaco di Jess trapassato da una lama.
E poi la figura in nero li sorpassò.
Come al rallentatore, rimase piantato in mezzo al giardino, mentre tutti si giravano, vedendo Jess fra le braccia di Milo.
Poi il grido rauco che sembrava venire dall'inferno stesso.
- TOM RIDDLE!-
Lento, incosciente, Tom si volse.
E solo vide una bacchetta, puntata contro di lui.
Poi venne sospinto, gettato di lato. Fino a quella magia, invocata di nuovo dopo tanto tempo.
- AVADA KEDAVRA!-
Se qualcuno avesse detto che il miracolo dopo ventisette lunghi anni si sarebbe ripetuto...
No, nessuno poteva prevederlo.
Ma quel giorno tanti occhi furono i testimoni del motivo per cui Harry Potter era il bambino sopravvissuto.
L'Anatema Senza Perdono viaggiò veloce, implacabile verso di loro.
Col suo morboso e letale tocco prese in pieno Harry, avvolto misteriosamente in una nube elettrica smeraldina.
Quando cadde all'indietro, il silenzio regnava sovrano in quel giardino.
Poi le grida di terrore degli studenti presenti e la risposta repentina di Ron che, levato un pugnale, lo lanciò verso il nemico, colpendolo in pieno al petto.
Il Mangiamorte crollò, rantolando a terra ma nessuno badava a lui.
Fra le invocazioni e il terrore, Tom annichilito riuscì a strisciare fino al colpo di Harry.
Draco era stato il primo a raggiungerlo e sollevandogli la testa, era rimasto con gli occhi ridotti a laghi ghiacciati a guardare. Impotente.
Tutti ora, guardavano Harry Potter.
Fra le lacrime e i pianti, il bambino sopravvissuto era incosciente.
La cicatrice sulla sua fronte sembrava come infuocata.
Eppure lui riaprì gli occhi.
La prima cosa che vide fu il cielo plumbeo. Poi sentì il calore delle mani, attorno a lui, che lo stringevano.
Ma non sentiva le voci. Non vedeva i visi.
Sentiva solo un grido lontano. Di una donna.
Si, una donna aveva gridato.
C'era qualcuno di fronte a lui.
Un uomo con gli occhi rossi, pallido. Un demone forse.

Ora ricordava.
Sopravvissuto.
Di nuovo.

La morte non era riuscita a portarselo via.
Voldemort non era riuscito a portarselo via.
Ma ora non c'era Voldemort. C'era qualcuno sopra di lui che gli assomigliava.
Harry non lo riconobbe.
Però una cosa la sentiva...
Odio. Che scorreva, violento come un fiume in piena.

La notizia corse in fretta, serpeggiando nella scuola di Hogwarts come se fosse nata un'altra leggenda.
Harry Potter aveva di nuovo sconfitto l'Anatema Senza Perdono.
Qualcosa l'aveva salvato.
Il bambino sopravvissuto aveva mostrato una seconda volta il suo miracolo.
In quel momento riposava nella Torre Oscura, insieme a Jess Mckay che era stato salvato questa volta per un soffio.
Il pronto intervento di Lucilla dei Lancaster, apparsa come se fosse stata chiamata, aveva salvato il cognato dal dissanguamento, quando neanche Fanny era riuscita a sopperire in tempo a una ferita tanto profonda.
Tutti tacevano o piangevano. Si guardavano negli occhi, senza capire. Angosciati.
Memori della morte di Harry, avvenuta sei anni prima.
Tom stava seduto sul davanzale della finestra, come in trans.
Gli occhi ancora rossi e gonfi, ricordava tutto come un incubo. L'incubo del passato.
Si chiuse le mani sul viso, sforzandosi di respirare regolarmente ma era stato troppo.
- Bevi.-
Guardò la tazza posata sul davanzale, senza vederla realmente.
- Cos'è?- mormorò.
Draco si accese una sigaretta, prendendo una sedia e mettendosi sotto di lui - Calmante.-
- Bevilo.- gli consigliò anche Damon - Sei troppo pallido. Hai bisogno di rilassarti.-
- E come faccio a rilassarmi?- sibilò allora Riddle, sentendo l'ira montargli dentro come una tempesta - Come pretendete che lo faccia? Hanno quasi ammazzato Harry e Jess per uccidere me!-
- Il problema non è quello.- disse Malfoy, dando un lungo tiro.
- A no?- urlò allora suo cugino - E quale sarebbe allora il problema secondo te?!-
- Come ha fatto a entrare per esempio.- disse Edward, seduto sul divano accanto a Ron.
- E secondo voi la grana sarebbe tutta lì.- Tom rise senza allegria - Fantastico.-
- A noi vogliono farci fuori da una vita, non è il caso che adesso te ne fai un vanto.- gli disse Draco.
- C'è poco da scherzare! Per ammazzare te non hanno mai preso Har...-
Tom, all'occhiata del cugino, tremò. Si chiuse la bocca, rannicchiandosi contro il vetro.
Il passato era tornato di nuovo.
Harry era per morto per Draco sei anni prima. Si era frapposto fra lui e la lama che doveva ucciderlo.
- Calmiamoci.-
Hermione si era messa in piedi, dopo un lungo sospiro.
- Cosa vuoi fare?- le chiese Ron, in un soffio.
- Mi hanno stufato.- la strega si girò verso di loro, gli occhi fiammeggianti di collera - Hanno commesso di nuovo un grave errore. Stavolta hanno esagerato sul serio.-
- Dove vai?- la bloccò Draco - Mezzosangue non è il momento di cercare guai.-
- Ma non è più il momento per starsene buoni.- rispose - Ora vado a Hargrave Hall. Prenderò ciò che mi serve, poi andrò da Caesar. Jeager verrà con me dopo di che farò parlare quell'uomo.-
- E' tardi.-
La voce giunse dalla soglia.
Era entrata Lucilla, seguita da Silente.
- Come sarebbe è tardi?- le chiese Ron - Che è successo?-
- Il tuo pugnale gli ha raggiunto il cuore.- rispose la demone con la massima calma.
- Prima di morire ha detto qualcosa?-
Lucilla tacque, fissando Tom.
- Ha detto che Harry Potter ha fallito.-
- Ha fallito? Cosa significa?- sussurrò Edward.
- Nell'uccidermi forse.- ringhiò Tom fra i denti.
- Non ricominciare.- l'ammonì Draco - Questa è l'ultima delle stronzate che voglio sentire.-
- Me ne frego! Hanno usato l'Avada Kedavra contro Harry!-
- E non gli ha fatto neanche colare il sangue dal naso.- lo zittì Malfoy gelido, esasperato e fuori di sé dalla collera - Perciò falla finita una volta per tutte! Non siamo sopravvissuti tutti fino adesso facendo tanti complimenti l'uno all'altro! È così che le cose vanno nel mondo reale Tom! Ci si copre le spalle le spalle a vicenda!-
- Non contro l'Anatema Senza Perdono!-
- Basta Tom, finiscila adesso.- Lucilla lo scrutò imperiosa, mettendolo finalmente a tacere - Ora. Harry sta bene, Jess si riprenderà in un giorno o due. Hermione, mentre vai da tuo nonno e da Caesar tieni gli occhi aperti. Il preside e i professori raddoppieranno i turni di guardia, voi cercate di scoprire come diavolo ha fatto a entrare a Hogwarts quel fantoccio! Io vado a controllare le mura insieme a Tristan. Clay cerca di capire perché non hai sentito la presenza di quell'essere!-
- Dov'è il cadavere adesso?- le chiese Draco.
- Nei sotterranei.-
- Se è un manichino non lo si può riportare momentaneamente fra i vivi?- propose Edward.
- Non sappiamo ancora con che magia gli è stata introdotto l'Alito di Vita.- scandì la demone - Appena Hermione avrà completato i suoi studi lo faremo parlare. Nel frattempo cercate di riordinare le idee e di stare lontano dai guai. Domani alla festa di Halloween sarà triplicata la sorveglianza.-
- Milady...secondo me il problema è dentro le mura.- interloquì Jeager.
La Lancaster e Crenshaw si scambiarono un'occhiata.
- In parole povere?- sibilò Ron spiccio.
- Credo che Jeager abbia ragione.- disse Harry, apparendo sulla porta della sua camera.
- Harry!- strillarono tutti - Dio stai bene!?-
- Non urlate.- bofonchiò, tenendosi la testa - Mi sembra di avere un esercito di nanetti armati di pungolo che mi scalpellano le tempie.-
- Ringrazia di averle ancora le tempie.- ironizzò Draco pesantemente - Cosa intendevi prima?-
- State tutti bene?- Potter si guardò attorno - Allora? Tom tutto ok?-
- No.- ringhiò Riddle fra i denti, bellicoso.
- Ottimo. Dicevo che Jeager ha ragione. Non c'è modo di entrare nella barriera del preside.-
- Io e Cloe non lo abbiamo sentito quel bastardo.- gli fece notare Clayton - Potrebbe essere andata così invece.-
- No, è impossibile. La barriera regge anche contro i Dissennatori.- disse pacatamente Silente.
- Perciò è entrato per altre vie.- Ron andò alla libreria, tirando fuori una mappa topografica del castello, della Foresta Proibita e delle terre circostanti, srotolandola sulla tavola - Possono essere passati dal Lago Nero.-
- Intendi per il tunnel sotterraneo?- Hermione guardò la cartina, pensosa.
- Il lago non è tenuto sotto controllo.- sibilò Milo - Bisogna spargere gli Auror sulle sponde.-
- Non è necessario.- disse Silente - Basterà chiedere aiuto alle sirene, come in passato il signor Malfoy ha fatto con gli abitanti della Foresta Proibita. Me ne occuperò io.- disse andando alla porta.
- Le darò una mano.- lo seguì Edward.
- Sai parlare il marinese?- bofonchiò Harry allibito.
- Vatti a rileggere la mia scheda cocco.- cincischiò Dalton, sparendo - Ci vediamo più tardi.-
- Dove cazzo l'ha imparato il marinese?-
- E che ne so. Sai com'è.- borbottò Ron - Altre vie non ce ne sono. A meno che questo Vendicatore non sia stato un allievo di Hogwarts e non conosca alcune dei passaggi segreti. Harry ti toccherà andare a tapparle tutte.-
- Che meraviglia.- Potter schioccò la lingua, concentrato su qualcos'altro - Via terra e via acqua. Altro non possiamo fare. Ci sarebbe la Camera...-
- La Camera?- Tom assottigliò gli occhi blu - Dovrebbe essere chiusa no?-
- Non ci vado dentro, non guardarmi in quel modo. Solo che la bocca di Salazar è collegata a un tunnel che porta a una grotta sotterranea enorme e profonda che sbocca nella Foresta Proibita. Ora ci stanno i centauri a farle la guardia ma non si può mai sapere.-
- Di quella grotta dovrebbe saperne solo il Lord Oscuro.- disse Milo - Quel fantoccio era del Vendicatore.-
- La prudenza non è mai troppa.- scandì Jeager - Voi state pure qua a chiacchierare. Io porto la Hargrave dal suo vecchio, poi ci metteremo a battere questo baracca per lungo e per largo.-
- Noi possiamo fare qualcosa?- chiese Damon a bassa voce.
- Tu devi dormire tranquillo.- gli disse Harry, sedendosi a tavola esausto, passandosi le mani fra i capelli - Mentre tu Cloe puoi cercare di capire con Clay perché non percepite nessuna aura attorno a questi fantocci senza vita.-
- E io?- Tom ancora tremava - Mi dai qualcosa da fare o devo starmene a cuccia?-
- Se non hai problemi con la magia oscura puoi aiutare Hermione e Silente con il Guanto e il resto. Te la senti?-
- Mi fa schifo ma lo farò lo stesso.-
- Perfetto.- il bambino sopravvissuto si mise in piedi - Credo che andrò a dormire adesso.-
- Ecco bravo. Vai a dormire.- gli sibilò Draco - E già che ci sei cerca di ringraziare il cielo della tua fortuna sfacciata Sfregiato.-
- Io ancora non mi spiego perché la magia più potente dei maghi non abbia effetto su di te, caro Harry.- Lumacorno, in un angolo con gli altri professori aveva gli occhi che luccicavano - Tu sei davvero un miracolo.-
- Il miracolo è che sia vivo dopo la seconda volta!- sbraitò Ron furente - Tornatene a letto e restaci, fammi questo maledetto favore!-
Il bambino sopravvissuto se ne andò brontolando, come se non fosse accaduto nulla.
Eppure...si, eppure la leggenda si era ripetuta.
Lucilla si portò una mano al petto, sopra il tatuaggio frammentato dalla stessa cicatrice di Harry.
Bruciava.
La cicatrice bruciava.
E non era un buon presagio.
Se non altro, ancora una volta, la speranza non era andata distrutta.
Anzi. Era più viva che mai.
E questo i suoi nemici non potevano saperlo.
 
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