Capitolo 8°

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view post Posted on 13/2/2009, 17:24
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*Gryffindor* nel cuore, ma il mio sguardo è di ghiaccio, nel mio sangue il veleno scorre irriverente

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Erano passati solo due giorni dalla Finale di Quidditch e l'essere diventati campioni aveva reso i maghi inglesi più tronfi di quanto lo fossero mai stati in vita loro. Almeno dopo la finale di cricket contro gli americani circa tre anni prima, quando la squadra di Liverpool aveva stracciato i californiani e ci aveva festeggiato sopra per mesi interi.
Damon Michael Howthorne, per carità, era sempre stato un appassionato di quidditch e la sera della vittoria come ogni buon hoolligans magico era girato in cielo su una scopa per far baccano tanto da spaventare anche i babbani fino all'alba, ma dopo la sbronza ed essere finito in una delle tante fontane di Richmond Park insieme al Ministro Dibble, a Basil Howells, il CT delle Aquile, e a tanti altri maghi fra cui anche mezza famiglia King, aveva chiuso coi festeggiamenti per tornare a lavoro.
Il suo fratellino invece per due giorni si era rifiutato di lavarsi la faccia dai colori della squadra inglese e per convincere Aidan quella mattina a rimettersi a posto aveva quasi dovuto pagarlo.
Era tornato a Howthorne Hall quel martedì mattina di buon'ora solo perché i suoi genitori partivano per una breve vacanza di una settimana. I parenti di sua madre, i signori di Broadcast, abitavano in Cornovaglia e li avevano invitati per una piccola pausa dalla vita di società.
Lord Michael e Lady Ethel avevano accettato volentieri, ma Aidan si era aggrappato alle gambe di Damon, tanto per cambiare, e scementarlo da lì era stato impossibile.
Lady Ethel si era dimostrata poco soddisfatta di lasciare a casa il suo bambino, specialmente perché il loro primogenito aveva già abbastanza da fare senza prendersi cura di un mentecatto di otto anni, ma Damon alla fine aveva accettato, se non altro sollevato di avere in casa sua un essere umano respirante. In salute, per dirla meglio.
Dopo aver spedito le valigie di Aidan nel suo appartamento, era riuscito a convincere il pupo a lavarsi la faccia che sembrava un grosso sole arancione ormai, visto che giallo e rosso si erano mescolati, e poi l'aveva portato a far colazione.
Fra i babbani. E Aidan Howthorne, come anche Lucas Potter, non sopportava i babbani.
Così, senza motivo. Forse Draco Malfoy aveva sparso i suoi malefici geni in virus per via aerea, ma restava il fatto che come il piccolo Phyro, anche Aidan non gradiva particolarmente la compagnia dei non maghi.
- ...e poi non sanno volare!-
Damon rise, poggiato su un gomito, seduto al tavolino all'aperto di un bar del West End.
Guardava il pupo, come lo chiamava Cloe, arrivare appena a dondolare le gambe dalla sedia e sorseggiare avidamente quasi come un drogato una tazza di latte caldo, con uno spruzzo di cioccolata.
A quell'ora, le otto di mattina, l'aria era ancora fresca ma dal sole sarebbe stata una giornata molto afosa.
Aidan addentò una brioche ripiena, continuando a blaterare insulti.
- ...come fanno a piacerti? Non sanno fare neanche il Chocofritz.-
- Il Chocofritz te lo so fare solo io.- ghignò il Legimors, infilandosi gli occhiali da sole sul naso - Ma tanto troveresti qualcosa che non va in loro anche se lo sapessero fare.-
- Sono degli imbranati.-
- Ma fanno buona musica.-
Aidan roteò gli occhioni azzurri - Tu pensi solo a quei cosi rotondi.-
- CD.-
- Quello che sono.- masticò il piccolo, leccandosi la marmellata rossa dalle labbra. Facendo la lista delle mancanze della razza babbana però, istintivamente Aidan portò gli occhi a Veleno.
Essendo poggiato al tavolino sul gomito destro, il polso di suo fratello maggiore era bene in vista.
Veleno di certo sapeva chi era Tom. E Lucas, a quanto gli aveva raccontato alla finale, ancora non aveva saputo nulla di nuovo. Forse avrebbe potuto parlare un po' con Veleno, pensò, vedendo il bracciale immobile e lucente, gli occhietti cristallini vispi che s'illuminavano casualmente, per ricordare a chi gli stava attorno che era vivo.
Ma doveva parlare col piccolo serpente mentre suo fratello non sentiva per il momento. Lucas e Jemy si erano raccomandati di non dire niente ai grandi. Magari se glielo chiedeva, suo fratello gliel'avrebbe prestato per un po'.
- Ehi...mi ascolti?-
- Cosa?- Aidan cadde dalle nuvole - Cos'hai detto?-
- Ma che guardavi?- Damon alzò un sopracciglio - Ti dicevo che prima di andare a casa devo passare da Dorothy in ospedale. Ho un lavoro da finire e devo prenderne in causa un altro.-
- Se intendi altri cadaveri sballati...-
- Sono spiriti.-
- Spiriti sballati comunque.- frecciò il piccolo mago - Va bene. Ma con la babbana io non ci parlo.-
- Merlino, sei peggio di una maledizione Cruciatus.- sbuffò il maggiore dei due fratelli, buttando un paio di banconote babbane sul tavolo e tirando il fratellino dietro un angolo appartato.
La via era libera, si Smaterializzarono via per riapparire al St. Clement Hospital, dove lavorava Dorothy Turlow.
Apparvero già all'interno dell'ospedale, all'accettazione e il via vai di infermieri e medici in pronto soccorso irritò non poco il piccolo Aidan. Chiusi in ascensore, Damon sbadigliò e si levò gli occhiali.
- Hai sonno?- gli chiese il fratellino.
- Non ho dormito molto.-
- Perché non li cacci tutti quei cadaveri dispettosi? Se non ti lasciano dormire come farai ad aiutarli?-
- Non erano i fantasmi.- fu la blanda risposta.
Aidan per tutta lo guardò con aria pietosa.
- E' tornata la tua ragazza.-
Non era una domanda, era una constatazione.
Damon schioccò la lingua, seccato - Ficcanaso.-
- Allora è tornata.-
- Si.-
- E viene a vivere con te?- si lagnò il pupetto, dimostrandosi geloso com'era realmente - Uffa, che palle! Con una donna in casa non potrò più venire!-
- Anche Trix è una donna, ma non mi sembra tu ti faccia problemi quando c'è lei.- gli ricordò il Legimors, fissando la luce dei piani fino a raggiungere il settimo, quello di oncologia.
- B. è una vampira e poi è simpatica.-
- B. come la chiami tu è una Diurna. E fino a qualche anno fa non ti stava simpatica. La odiavi.-
- Quanto sei puntiglioso.- borbottò Aidan - Magari la tua ragazza è un'arpia. Perché non ti sei fidanzato con Cloe, invece di lasciarla a Trust il matto?-
Quel bambino era paranoico, pensò Damon sentendo la sua vocetta vorticargli in testa insieme a mille richieste di aiuto.
Gli ci voleva qualcosa contro l'emicrania, o non sarebbe arrivato alla fine di quella settimana. Rivoleva i suoi a casa.
- Allora? Ha ragione Beatrix! A noi Oliver non piace!-
- Aidan, le persone si fidanzano con chi gli pare. Non puoi mettere bocca nei gusti della duchessa, chiaro? Nei miei meno che mai!- rognò l'altro, quando si aprirono le porte.
Il piano di oncologia era più calmo del pronto soccorso, ma chiunque vi s'incontrasse erano parenti di malati terminali, altri venuti per la chemio, altri anche in coma irreversibile, da anni in stato vegetativo.
Il piccolo Howthorne in vita sua non avrebbe mai apprezzato gli ospedali, di qualunque tipo, sia babbano che magico, specialmente a causa dell'atmosfera che vi aleggiava.
Silenzio. Una sorta di pace mista a tragedia. Una sensazione non ben definita, ecco.
- Tu resti qui?- gli chiese Damon, quando si fermarono in sala d'aspetto.
- Si.- borbottò Aidan, mettendosi su una poltroncina - Ah, senti...quanto ci metti?-
- Credo un po'.-
- Non è che mi lasci Veleno?- buttò lì con aria angelica - Così parliamo un po'.-
Il Legimors accolse quella richiesta con espressione stranita. E assai poco fidata.
Si guardò attorno. I babbani pensavano ai fatti loro ma un bambino così piccolo avrebbe comunque destato interesse, specialmente se l'avessero sentito emettere strani sibili e parlare con un serpente.
Poteva dire a un'infermiera che lo lasciava lì solo per parlare con Dorothy, visto che ormai chi lavorava in quel reparto lo conosceva di vista...ma Veleno...
Alzò il polso, carezzando le squame dure e argentee del bracciale. Non se l'era mai tolto. Mai.
- Ci tengo molto.- sussurrò al fratellino.
- Guarda che non lo perdo.- disse Aidan contrito - Per chi mi hai preso?-
Damon s'inginocchiò, senza smettere di sentire il caldo metallo Trasfigurato sotto le dita.
Carezzandolo ancora, Veleno riprese lentamente la sua vera forma animale. Le squame divennero nere e azzurrine, la piccola lingua biforcuta saettava in aria. I suoi occhi scuri stavano osservando il Legimors attentamente.
- Va bene.- concesse il maggiore - Ma Aidan...sul serio, attento.-
- Ok, ok.- disse il piccolo, prendendo delicatamente Veleno fra le dita - Chi te l'ha regalato?-
- Nessuno. L'ho trovato.- mugugnò, alzandosi.
- Non è vero!- sbottò Aidan all'improvviso - Veleno dice che te l'ha regalato Tom!-
Fossero maledetti tutti i Rettilofoni! Tutta la famiglia di Salazar da cui discendevano gli Howthorne e i Gaunt! E al diavolo anche i Riddle!
-...e chi è Tom?-
- Aidan se non taci e non abbassi la voce con Veleno giuro che ti faccio fare la fame per una settimana. E senza Chocofritz!- minacciò il Legimors, esasperato, vedendo il pupetto mettere il broncio - Ora vado da Dorothy. Non muoverti da lì, se passano i babbani occhio a cosa fai, ok? Bene. Torno subito.-
Come no. Poteva impiegarci quanto gli pareva stavolta.
Sparito il fratello maggiore dietro un angolo, in una stanza con su scritto "Personale", Aidan Howthorne scese dalla poltroncina e raggiunse i bagni maschili. Ci s'infilò dopo essersi guardato attorno. Come insegnava il buon vecchio Lucas Potter, spiò sotto ogni porta per controllare che non ci fosse davvero nessuno. Finita l'ispezione, si chiuse in un cubicolo, salì sul water chiuso a gambe incrociate e bello comodo iniziò a chiacchierare col serpentello.
Ma ciò che riuscì a sapere da Veleno fu ben poco. Come una cantilena, una tiritera.
"Il padroncino non c'è più. Mi ha lasciato per andare nel luogo delle margherite nere. Il padroncino non c'è più."


Dorothy Turlow si levò la matita dai capelli, per firmare il servizio dei turni alle colleghe, essendo la capo sala.
Sorrise prima ancora di vederlo sulla porta, a braccia incrociate, l'aria stanca.
- Lord Howthorne.- salutò sorridendo.
- Signora Turlow.- stette al gioco il Legimors, lasciandosi fare una carezza sulla guancia - Allora? Cos'hai per me?-
L'infermiera sospirò, rimettendosi il camice e annodando di nuovo i capelli color cioccolato in cima al capo.
Sulla quarantina, era una donna dal viso pieno, caloroso, come il suo sorriso. Alcuni braccialetti dalle forme tribali ai polsi, una maglietta sgargiante sotto la divisa bianca, unghie laccate di rosa pallido.
- Prima che te lo dica...- iniziò, sistemando alcuni schedari - Novità?-
- Nessuna per ora.-
- Ti hanno fatto parlare col morto delle Finali?- gli chiese seria.
- L'idea degli Auror è questa. Stanno convincendo il loro Capo a farmi entrare di straforo nel loro obitorio, ammesso che il suo spirito sia ancora nei paraggi e mi voglia parlare. Che allegria...- aggiunse sarcastico - Tanto lo sanno già com'è andata. C'è un Mangiamorte in giro che ha amici con gli attrezzi e i giocattoli giusti. Ecco tutto.-
- E tu ci credi?- La Turlow levò gli occhi nocciola su di lei, studiandolo - Ci credi che Badomen sia solo?-
- Non crederò che sono tornati fino a quando non vedrò il Marchio Nero in cielo.- rispose, quasi gelido, quasi indifferente - Ma per ora tutti mantengono il sangue freddo.-
- Certo, in superficie.- ironizzò la donna, con amarezza - I maghi sanno essere ipocriti come e più dei babbani.-
- Se vuoi sapere la mia opinione, la morte è morte per tutti.- replicò.
La fece ridere debolmente, poi lo prese sotto braccio e lo portò lungo il corridoio dei malati terminali.
Molti di loro erano in coma. In stato vegetativo. Neanche più visitati dai parenti.
Erano lì sospesi e nel tempi libero Damon andava spesso a trovarli, solo per farli parlare, per convincerli che non c'era modo perché il loro corpo tornasse a funzionare. Per convincerli che purtroppo non c'era più nessun motivo per restare aggrappati a quelle spoglie. A ogni porta che passava, Howthorne vedeva qualcuno.
Qualche lacrima, qualche viso spaventato, espressioni confuse. Ma era un ospedale e c'erano molti spiriti lì attorno.
Dorothy lo fece fermare di fronte alla porta della sala 4.
- E' stato preso in un vicolo.- gli spiegò la donna, mentre con gli occhi azzurri sgranati Damon vedeva un ragazzo, sulla ventina, coperto di tagli e lividi - Gli hanno sparato un colpo in testa. Sembra che non ci sia modo perché si salvi. Spesso quando entro in quella stanza ho la sensazione che qualcuno mi stia alle spalle...-
- Da quanto è lì?-
- Una settimana.- Dorothy lo fissò attentamente - Lo vedi?-
Se lo vedeva?
Damon distolse lo sguardo, quando lo stesso ragazzo alzò lo guardo sulla porta. Stava seduto in poltrona, accanto alla sponda, a guardare se stesso morire.
- E' bello essere visti. Ascoltati.- gli aveva detto la Turlow una delle prime volte.
Questo però era una grazia che ai morti non era sempre concessa.
Tornando agli ascensori, accompagnato da Dorothy, Damon ricollegò mentalmente i discorsi sulla finale a Badomen.
- Dorothy, senti...- mugugnò - Quella sera...quando io e miei amici abbiamo incontrato Badomen in quel vicolo...ecco, ho avuto l'impressione di vedere qualcun altro. Lì vicino. Stava su una scala. E solo io potevo vederlo.-
- Un altro Non-Vivo?- chiese la babbana.
- Forse ma...- Howthorne scosse il capo indeciso - Non ne sono sicuro ma era vestito bene, di nero...e aveva una strana lucina bianca. Qua.- e si mise una mano a mezza spanna dal capo - Sulla testa. Poteva essere il riflesso di qualcosa. Magari un vetro...o...- la guardò come per cercare aiuto - Poteva essere altro?-
- Un uomo vestito di nero con un bagliore sul capo.- replicò Dorothy, stringendosi la cartella medica al petto.
- Già. Ti viene in mente qualcosa? Non credo sia stato un demone. Al posto delle luci quelli hanno le corna.-
- Non fidarti delle convezioni.- gli ricordò con un mezzo sorriso - L'esperienza stessa insegna che gli esseri più belli sono i più pericolosi. Non credi ragazzo mio?-
Decisamente. Brutto non significava cattivo.
E magnifico...celestiale...non significava buono e puro.
Entrati nell'ascensore, con Aidan che scalpitava per andarsene, il Legimors poggiò la mano sulle ante che si stavano chiudendo, per bloccare la discesa.
- Se ti viene in mente qualcosa basta che mi chiami.- disse.
Dorothy annuì - Stai tranquillo. Vedrai che non è nulla.-
- Si, speriamo.- borbottò, pigiando per il piano terra - Ciao Dorothy. Alla prossima.-
- Ciao tesoro.- e gli strizzò l'occhio, agitando appena la mano. E se n'erano già andati. Una cosa però doveva ammetterla, pensò la donna andando nel cucinino degli infermieri, raggiungendo il balcone e accendendosi una sigaretta. I poteri di quel ragazzo andavano aumentando ancora.
Era perfino riuscito a vedere un Angelo della Morte. E la sue piccola luce.
Era riuscito a vedere uno di loro.
Questo stava solo a significare che i tempi erano maturi per lui.


Alla stessa ora circa, al Ministero della Magia, Edward Deverall Dalton stava ufficialmente per mettere da parte il suo autocontrollo da Corvonero per esplodere. Si era passato insieme ai colleghi una nottataccia di ronda infame, aveva sonno, voleva farsi un bagno, voleva anche un paio di carezze sulla testa ma quel giorno non c'era proprio verso.
- Ma allora non ci capiamo!- sbottò, seduto in poltrona nell'ufficio personale del Capo degli Auror, attorniato da incensini fumanti come canne all'oppio che avrebbero sballato anche un pachiderma - Duncan possibile che non mi ascolti? Non mi sembra di parlare in marinese, ti sto solo dicendo che se c'è anche la più remota possibilità che lo spirito di Oliver Twist sia ancora giù all'obitorio...-
- Si chiamava Albert, Edward.- lo corresse Efren Coleman sarcastico, in piedi appostato alla parete accanto alla porta dell'ingresso, per tenersi lontano dalle esalazioni dell'incenso - Albert Bodley, non Oliver Twist.-
- Adesso si chiama cadavere in decomposizione.- sentenziò Beatrix Vaughn, seduta sul divanetto vicino alla libreria sgangherata dove Duncan nascondeva incensi e la fiaschetta di whisky - Potrebbe averlo bene qualche diritto anche un cadavere...oh no!- celiò poi, con un ghigno perfido, smettendo di limarsi le unghie - Non ce li ha dei diritti quel poveraccio perché tutto il Wizengamot ritiene ancora, come nel Medioevo, che i Legimors siano portatori di sventura. E tu Duncan ti sei fatto mettere di nuovo i piedi in testa.-
- Già, avanti Duncan.- borbottò anche Ron, finendo di far su e giù davanti il caminetto spento, buttandogli il fascicolo del morto delle Finali di fronte al naso - Guardalo! Aveva solo ventun'anni! Stava lì coi suoi amici, era nella classe di William, hai capito?-
- Era mezzosangue.- continuò Edward, battendo il ferro caldo - E Badomen l'ha ammazzato per questo.-
- Lui e quell'altra tizia.- chiarì Efren.
- Già, Draco ha trovato una sigaretta alla lavanda con del lip gloss.- annuì la Diurna, tornando a lavorare sulle sue unghie - Lavanda. Proprio da donna.-
- Meglio di quelle alla menta che ti aprono i polmoni.- considerò Dalton.
- Ma lasciate perdere.- Ron puntò di nuovo il dito sulla foto del cadavere - Guarda qua! Albert Bodley, Duncan, ficcatelo in testa! Ho dovuto parlarci io coi genitori sai? Pensi che sia stato divertente? Ha ragione Edward, se c'è una remota possibilità che lo spirito del ragazzo sia ancora qua in giro...bhè, allora dobbiamo sbattercene dei Consiglieri, far entrare Damon e farlo parlare col nostro morto! Forse può dirci qualcosa su quella donna che noi non sappiamo! Magari può anche farci una descrizione migliore di Badomen.-
- Se lo prendiamo però le prove di Damon al processo non verranno contate valide.- ricordò a tutti Coleman, versandosi una tazza di caffè caldo dalla brocca che stava sulla scrivania ingombra - Dovremo inventarci qualcosa...e che cazzo, capo, ma non le spegni mai queste canne legalizzate? Basta cambiate il nome da spinello e incenso e si riesce a vendere di tutto.-
- Che cos'hai contro gli allucinogeni?- gli chiese Edward seccato.
Nel frattempo il caro Gillespie probabilmente non aveva sentito una parola. Stava semplicemente poggiato alla scrivania, svaccato su un fianco, una sigaretta che gli penzolava dalle labbra, fumo che usciva a scatti ritmici e sincronizzati da un angolo della bocca. Occhi fissi su un punto sulla parete. Sembrava invasato.
Ma non finì lì. Draco Malfoy fece irruzione in quel momento, quasi dando la porta in faccia a Efren, seguito a ruota da Tristan Mckay.
- E allora?- gracchiò Mckay - E' da un'ora che vi aspetto giù all'obitorio! Dove diavolo è Damon?-
- Che cazzo Duncan, credi che non abbiamo altro da fare? Quell'obitorio è uno schifo poi!- si lamentò invece Malfoy, buttandosi seduto accanto a Trix - Fallo risistemare coi soldi di Dibble, sembra un lazzaretto di proletari!-
- Ebbene?- berciò di nuovo Tristan, in mezzo alla stanza - Dov'è Damon? Cosa fate qua?-
- I Consiglieri del Wizengamot non ritengono eticamente corretto che un Legimors visioni le prove del reato.- soffiò Ron, per fargliela breve - Quindi qualunque prova possa darci quello spirito può anche andare a farsi benedire, perché i nostri signori Consiglieri vivono al tempo dell'Inquisizione.-
- Perciò niente chiacchierata col morto.- concluse Dalton soave - Anche se avrebbe potuto risolvere il caso. Ci basta solo aspettare che compaia di nuovo il Marchio Nero e che comincino a cadere teste di babbani, Mezzosangue, Sanguesporco e Magonò come grandine.-
- Che cosa indecorosa.- fece Draco con aria melensa.
Trix gli tirò un tacco nella caviglia, tornando a limare con accuratezza - Ciò che scazza è il fatto che Damon potrebbe risolvere la situazione in un battibaleno.-
- La cosa strana è un'altra.- sentenziò Tristan, con espressione cupa - Alla partita quando il Ministro è venuto a sapere da mio padre e da Lord Michael che Damon parla coi morti, è sembrato molto interessato. Ha perfino guardato il Segretario Donovan come un idiota, quando gli ha detto che i Legimors non sono impiegati nelle squadre Auror.-
- Sbaglio o questo Ministro non è un perfetto coglione come i suoi predecessori?- borbottò Efren, ingollando il caffè.
- Chissene frega, mica possiamo andare a battere all'Ufficio del Ministro.- ringhiò Ron, snervato - C'è sempre Donovan da superare! Quello non lo sopporto, è un deficiente! Ed è sempre lui che va a fare le visite di controllo a Tom! Perché Cameron non lo uccide, quando va a casa sua, vorrei davvero saperlo!-
- Alla fine della fiera mi avete fatto venire fin qui per niente.- fece Draco, quando cadde il silenzio.
I compagni di squadra si girarono a fissarlo, disgustati. Lui almeno non si era fatto il turno di notte!
- Duncan hai intenzione di fare qualcosa?- rampognò di nuovo Malfoy, autoritario come sempre - Guarda che ci abito io con Potter! Hai idea che fatica abbia fatto in questi due giorni a non fargli sapere niente del nostro Bodley mezzosangue, morto per la gloria e per l'onore di tutti i Mangiamorte o di tutti i maghi sani di mente, che appunto intelligentemente ritengono i mezzosangue il gradino più basso della catena alimentare? Ohoh, no che non sai cos'ho passato! Ho dovuto imboscare tutti i giornali, non far entrare nessuno in casa, ho dovuto chiedere aiuto anche a Degona! Gli ho perfino lanciato di nascosto un incantesimo di Regicambio, che se mi scopre rimarremo incollati a vita! Alle parole Bodley e morto, lui sente solo Bolla e orto. Sai che bello sentire da chiunque "Alla finale hanno trovato un orto che si chiama Bolla!"-
Finito lo sfogo, ancora non sentendo repliche, Draco guardò con attenzione il Capo degli Auror.
Anche gli altri si avvicinarono un pochino, allungando il collo.
Duncan non si era spostato dalla posizione di prima.
Gli occhi sempre sbarrati, il fumo che usciva a scatti dalle labbra, tipo locomotiva.
Un mucchietto di cenere su un fascicolo.
- E' sotto Imperius?- mormorò Trix stranita.
- Non è che negli incensi c'è oppio vero?- s'illuminò Edward.
- Oh...Duncan!- Ron gli passò la mano davanti, stupito - Duncan...capo stai bene?-
Quando Gillespie parlò, si limitò ad alzare gli occhi vacui su Weasley e la sigaretta gli cadde di bocca.
Per finire dritta sul fascicolo e quasi incendiarlo.
- Mia moglie mi pianta se tornano di nuovo i Mangiamorte. Ha detto che se manco a un'altra cena chiede il divorzio.-
- Ah.- esalarono tutti, in coro.
- Bhè...Lucilla me lo chiede sempre il divorzio.- borbottò Tristan, per tirarlo su.
- Perché si spreca a chiederti il divorzio se può ucciderti?- gli chiese Trix - Ci va molto meno.-
- Dai capo...Rosalinde non ti pianterebbe mai. Ti adora! Chi non ti adora? Io per esempio ti sposerei subito!- celiò Edward convinto, annuendo vigorosamente - Tornando al morto...-
- Se chiede il divorzio la casa finisce a lei.- continuò Gillespie, con voce spiritata, occhi spiritati, sguardo da malato di mente cronico - Anche la mia macchina volante a due posti, interni in pelle, appena cromata...-
- Forse è meglio che torniamo domani.- abbozzò Efren - Quando gli passa la botta.-
- E già, intanto io che ci faccio con lo Sfregiato?- berciò Draco, alzandosi in piedi inferocito - Se quello viene a sapere che c'è stato un morto, un mezzosangue e che è stato Badomen a farlo secco, come minimo andrà fuori di testa!-
- Per me va più fuori se non gli diciamo niente.- considerò Ron, una volta fuori dall'ufficio di Duncan, immersi nel casino provocato da tutti gli Auror del Quartier Generale - Comunque per il momento ci tocca continuare la ronda, da qua non si scappa.-
- Che stress, è una fottuta perdita di tempo Weasley!- disse John Kinneas dietro di loro.
- E allora che proponi, Kinneas?- gli chiese Gary Smith, appena tornato da un viaggetto nelle fognature, visto che era tutto sporco di fango - Aspettare che tornino ai bei vecchi metodi plateali dei Mangiamorte?-
- Ha ragione Smith.- annuì anche Kingsley - Non vi accorgete che quell'uomo lascia briciole?-
- Sta cercando di farci incazzare.- disse Ron - Per deviare l'attenzione da chi sta con lui.-
- Parli della donna di Malfoy?- ghignò Kinneas - Neanche lo sapere se c'era davvero una donna.-
- Eh, già. Magari era un travestito.- soffiò Edward, accendendosi una sigaretta - Sta zitto John. Chi manovra Badomen sta cercando di arrivare a qualcun altro. Svegliati.-
- Potter è rintanato a casa sua, mi sembra.- disse, suicidandosi - Lì, bello protetto.-
- Un'altra parola e finisce male.- l'avvisò Ron, incendiandosi all'istante - Harry otto anni fa ha salvato il culo anche a te, deficiente, quindi ti conviene tacere se non vuoi farti una scampagnata al San Mungo, chiaro?-
L'altro sollevò le mani con una smorfia sarcastica, andandosene ridacchiando, anche se Edward ed Efren per poco non gli Pietrificarono una gamba, facendolo cadere come un fesso affinché si rompesse di nuovo il naso ma alla fine lasciarono perdere. La giustizia divina avrebbe seguito il suo corso.
Il problema era che tanti altri Auror sembravano brancolare nel buio. Badomen non si trovava. La donna non si sapeva se esisteva davvero. Niente tracce, nessun indizio. Ed era già fioccato il primo morto. Presto ne sarebbe arrivato un secondo e un terzo...Poi, sarebbe toccato la Marchio Nero.
- Torno a casa.- borbottò Draco - Ho del lavoro da finire e un porco mediterraneo da fare ai ferri.-
- Io vado a salvare Pansy dai gemelli.- annuì Ron, sbadigliando.
- Io me ne vado a letto.- sentenziò Efren.
- Io ho fame. Vado a trovarmi qualcuno da bere.- frecciò Trix, sparendo.
- E io andrò a giocarmi qualcosa.- soffiò Edward, alzando gli occhi al soffitto. Chissà che prima o poi qualcuno di quegli stupidi Consiglieri avesse messo a posto il cervello. Cosa alquanto improbabile, ma la speranza era sempre l'ultima a morire. O almeno quello era il loro motto.

La Speranza in questione però in quei giorni credeva di cominciare ad avvertire i sintomi del primo stadio di una qualche malattia degenerativa al cervello. Sentiva cose strane...di strani orti con nomi altrettanto assurdi.
Ma se Harry Potter conosceva bene i suoi amici e i maghi in generale, sapeva bene che ad avvertire il condannato di solito si aspettava fino alla fine.
Dal giorno della Finale e della conseguente vittoria, aveva visto sua moglie si e no a singhiozzo per due secondi a volta. Per Elettra e la squadra c'era stata una serie interminabile di appuntamenti con fotografi, con i tifosi e presto sarebbe cominciata la trafila di feste mondane a cui lui avrebbe dovuto accompagnarla.
L'idea dei suicidio l'aveva già ponderata, se quell'apparente follia non avesse stimolato la sua attenzione.
Per questo quel martedì mattina, all'Associazione Hayes, quando Judith Foster, una delle segretarie, gli disse per l'ennesima volta che dell'orto chiamato Bolla alla Finale non si sapeva ancora niente dagli Auror, il bambino sopravvissuto cominciò a sentire veramente puzza d'incendio e non solo di bruciato.
E conosceva un unico incantesimo capace di cambiare registro a una discussione.
Qualche bastardo gliel'avrebbe pagata cara quel giorno, oh si. Specialmente quando la vecchia Miss Susie Sandler, l'amministratrice dell'associazione andata in pensione l'anno prima, venne a trovarli durante l'ora di pranzo. E che gli disse, dandogli anche delle pietose pacche sulla testa?
Che quando lui era Auror, certi orti non succedevano così di rado. Certi orti.
O si trattava di un universale problema ortofrutticolo ormai...o alla finale di quidditch un orto aveva subito qualche danno...letale. Per sapere la verità bastò mettere sotto torchio Degona nel suo ufficio. La ragazza non aveva mai amato particolarmente mentire e a differenza della madre non aveva consolidato la preziosa arte della menzogna come un secondo hobby, spiattellò tutto senza neanche tanti rimpianti. Ricordava il morto con affetto. Era stato un Tassorosso, di un anno avanti a lei. Anche William e J.J. lo conoscevano. Finita la discussione chiarificatoria con Dena, a Harry bastò leggere i giornali imboscati dalla strega in sala d'attesa e fare due più due per fare uscire cosa? Mangiamorte.
Erano tornati. E qualcuno, qualche bastardo che gli girava attorno, aveva osato usare la magia su di lui!
Ne aveva già un'idea, per questo tornò a casa a metà mattina.
Gli bastò sbattere la porta della Lucky House per far alzare a Glory la testa dal libro, a Faith il visino dalle uova ancora nel cestino e a Lucas la faccia dal kit per Truccare gli skate-board volanti.
Tutti e tre i piccoli erano seduti nel salone di collegamento, ma lui li notò a malapena.
- Ciao papà.- si azzardò Faith - Va tutto bene?-
- Si.- rispose, senza mostrarlo minimamente - Glory i tuoi dove sono?-
La bambina sbatté le ciglia. Una rapida occhiata a Lucas, che se avesse potuto si sarebbe sfregato le mani, poi gl'indicò la porta che stava nascosta a fianco del camino, nell'angolo chiuso del salone.
Lì c'era il retro della Lucky House.
La biblioteca e la sala di evocazione, grande abbastanza per mettere un palco duelli.
E fu lì che Harry irruppe, inferocito, con gli occhi verdi dardeggianti.
Hermione stava su una scala, contro la parete ovest della biblioteca nel reparto di Dragonologia.
Draco era appoggiato alla grande scrivania ingombra coi fianchi. Si girò appena, la sigaretta in bocca, l'aria seccata dall'intrusione. Ma dalla faccia di Potter, capì all'istante che li aveva beccati.
- Merda.- soffiò, buttando fuori il fumo.
- Miserabile, schifoso, bastardo!- gli urlò in un salendo di tono, afferrando una spada appesa alla parete e lanciandogliela contro. Draco la evitò per un pelo, abbassandosi.
I bambini, il capo oltre la porta, osservavano con le orecchie ritte ma vedere una rissa in piena regola era ancora meglio.
- Maledizione Sfregiato!- gridò Malfoy a sua volta - Che cazzo t'è preso?!-
- Non farmi ridere, lo sai benissimo! L'orto e la Bolla, Malfoy! Complimenti! Solo una manica d'idioti come voi poteva credere che ci sarei cascato per più di una settimana!-
- Ragazzi, per favore...- sospirò Hermione, provando a scendere dalla scala - Forse se vi calmate e ne parlate...- e si zittì nell'istante preciso in cui Harry prese la seconda spada appesa alla parete, dov'era stata posizionata in coppia con l'altra che aveva scagliato prima e senza una parola...si, senza un fiato i due incrociarono le armi.
- Bene, bene...- sogghignò Draco, guardandolo biecamente - E così lo spettro di Harry Potter è tornato...-
Il moro neanche gli rispose. Serrando la mascella partì il primo di una lunga serie di fendenti.
In tutta tranquillità la Grifoncina prese il suo libro, scese scuotendo il capo e fece levare i piccoli dalla porta, tanto perché non finissero nella scia di quei due imbecilli.
- Certo che papà è bravo con la spada.- disse Lucas dopo un po', poggiato alla scrivania tutto attento.
- E' vero.- annuì Faith - Zia Hermione...cos'è successo?-
- Papà è arrabbiato con lo zio, tesoro.- rispose semplicemente la strega - Tempo qualche minuto e la smetteranno.-
Ma neanche per idea. Passò il giardiniere, arrivarono i gufi con la posta, il custode a portare frutta e verdura per il pranzo e arrivò anche Elettra, che quasi venne investita da una pioggia di fiamme quando Draco sputò fuoco.
- Kentron e Vargras?- chiese la bionda, raggiungendoli.
- No, Draco Malfoy e Harry Potter.- rispose Hermione - Di nuovo loro stessi. E mi stanno bruciando i libri, quei pezzenti. Oddio...- si lagnò poi, quando le apparve di fronte al naso l'ennesimo vaso pieno di girasoli.
Ci volle più o meno mezz'ora e alla fine le acque si calmarono solo quando Potter stracciò di striscio la camicia di Malfoy. E allora si che scoppiò l'apocalisse.
Mancò poco che il biondo gli saltasse al collo, ma Harry buttò la spada e ansando, scrutò sua moglie e la sua migliore amica senza aver perso un briciolo di combattività.
- Chi è stato?- ringhiò fra i denti.
- A farti l'incantesimo?- Herm additò Draco - Lui. Ma prima che ricominci...l'abbiamo deciso tutti insieme. Anche Ron era d'accordo. Volevamo saperne di più.-
- Anche Ron.- riecheggiò il bambino sopravvissuto - Ma bene. Così tutti sapevano che i Mangiamorte sono tornati e nessuno mi ha detto niente. Cosa credete che sia, un neonato?-
- Per come ti comporti...si.- sibilò Malfoy, gelido.
- Vaffanculo.-
- Vaffanculo tu.-
- No, vaffanculo tu!- gli gridò Potter - Non avevi il diritto di farmi addosso magie!-
- Fossi ancora un fottuto mago non te l'avrei fatta!- replicò gelido - L'ho trovato il cadavere alla Finale. Era un mezzosangue! L'ha ucciso Badomen!-
- E quando pensavate di dirmelo?- chiese, sarcastico - Una volta in piena strage?-
- Avrebbe fatto differenza?- gli chiese Draco, rimettendosi in sesto i vestiti con aria sprezzante - Al diavolo, Sfregiato. Te ne sei sbattuto per tutto questo tempo. Non dirmi che ora te ne frega qualcosa.-
- Esatto, non me ne frega niente.-
Il volto di Potter si trasformò in una maschera di pietra.
- Ho già dato. E in cambio non ho avuto niente.-
- Non hai dato da solo.- gli ricordò Malfoy - E per la centesima volta...non l'hanno portato via solo a te. Forse te ne scordi un po' troppo spesso, Sfregiato. Ma nessuno qui a mollato la magia o la carriera, la mezzosangue a parte.-
- Tu vuoi venire a farmi la predica?- ghignò Harry divertito - Wow, da nazista a umanista nel giro di pochi anni!-
- Harry adesso piantala.- lo ammonì Elettra, prima che il biondo avesse potuto sputargli davvero addosso - Non hai il diritto di rinfacciargli niente. Ognuno di voi due ha la sua cicatrice, smettila.-
- Già, ma la mia...- ironizzò Draco, toccandosi il braccio e il Marchio -...a quanto pare non mi dà il diritto di fare il martire.- e scosse la testa - Dio Potter, se Tom fosse qui avrebbe pietà di tutti quanti.-
- Si ma non c'è.- sibilò Harry, dando le spalle e andando alla porta - Non c'è più, purtroppo.-
- Bene, allora seppellisciti qua dentro!- gli urlò dietro Malfoy, gettando la spada a terra con rabbia.
Il suo metallico riecheggiò nella biblioteca, acuto e assordante.
Peggio di una sirena, peggio del sibilo di un serpente.
Come il sentore della sconfitta.


A Cameron Manor, verso le sette del pomeriggio stesso, Winyfred Harkansky avvertì il pericolo alle porte.
Si sporse da una delle finestre del piano terra, imprecando.
- Ragazzi, i Controllori.- sibilò, volgendosi verso gli altri abitanti del palazzo.
Caesar smise di parlare con Lucilla, che faceva il solco di fianco a lui, e si volse verso le porte.
- Vogliono vedere Tom.- continuò Winyfred, mentre Val, Brand e Vlad si Smaterializzarono via - E' un Controllo a sorpresa. Doveva esserci il prossimo fra soli sette giorni.-
- Perché sono già qui?- sussurrò Lucilla, assottigliando pericolosamente le palpebre - Non sono mai venuti a controllarlo se non nei giorni prestabiliti. Mai, in otto anni.-
- Che sappiano qualcosa?- abbozzò Denise, spiando a sua volta dalla finestra - Non mi sono mai apparsi tipi da sprecare tempo e magia, prima. Se sono qui forse il collare del serpente di Tom deve aver mandato un segnale negativo al Ministero.-
- Sciocchezze.- sindacò Lord Demetrius - Abbiamo sistemato il campo di controllo sul collare io e Caesar anni fa, per permettergli di viaggiare nel tempo con Winyfred, anche restando chiuso qui. La Dama dell'Acqua l'ha fatto sparire sempre dall'interno del palazzo, quindi i maghi non possono aver captato un bel accidente.-
- Bhè, allora quella maledetta Dama dell'Acqua non è stata spedita qua casualmente.- sibilò Lucilla, quando Brand, Val e Vlad riapparvero - Ci siete?-
- Tutto fatto.- annuì Feversham, pulendosi gli occhiali con perizia - Non se ne accorgeranno mai. Milady ha usato le fialette di sangue di scorta di Tom, anche alcuni suoi capelli.-
- Speriamo che funzioni.- sibilò Vlad, gelido.
Pochi istanti più tardi, con Lucilla ben nascosta negli angoli bui dell'ingresso di Cameron Manor, il Primo Segretario Donovan parve sbattere appena gli occhi quando davanti a lui apparve Thomas Maximilian Riddle.
Aprì la bocca, poi la richiuse.
- Salve.- disse Tom, tranquillo - Sta bene signor Segretario?-
- Benissimo.- sibilò quello fra i denti, scostante e supponente come al solito - Abbiamo pensato a un Controllo a sorpresa, sa, tanto per essere sicuri che negli intermezzi fra una nostra visita e l'altra lei non si dia alla pazza gioia signor Riddle.-
Il giovane mago alzò le sopracciglia - Non vedo come, Segretario Donovan.-
- Questo è da vedere.- replicò quello, lasciando che Paul Brockway, il cadaverico Capo della Sicurezza di Azkaban, gli pungesse un dito. Il sangue venne immesso nella fialetta e attesero tutti che la pozione iniziasse a friggere.
Fu strano, ma a Caesar non sfuggì.
Poveri sciocchi. Come potevano pensare d'ingannare lui.
Cercavano di non pensare, usavano anche l'Occlumanzia. Perché...se non si ha nulla da nascondere?
I giovani demoni rimasero in attesa, anche il Segretario e quando la pozione dette un riscontro positivo, parve quasi che il caro Donovan ne fosse deluso.
- Problemi?- gli chiese Tom, con un leggero ghigno sulle labbra.
- Ci fossero, sarebbero unicamente suoi signor Riddle.- sentenziò altezzosamente il Segretario, rosso in faccia - Il Ministro le manda i suoi saluti. Pare che assurdamente abbia preso il suo caso a cuore. L'avviso che al prossimo controllo verrà da lei, per parlarle.-
- Non vedo l'ora.- fu l'ironica risposta di Tom - Arrivederci.-
- Hn.- ruggì l'altro, sparendo con Brockway e l'Auror di turno.
Un lampo. Erano entrati e quando non avevano ottenuti i risultati voluti, se n'erano andati.
Dei fulmini.
Chiuse le porte, Brand agitò la mano e Insonorizzò tutto.
- Occlumanzia.- frecciò Caesar, quando Lucilla uscì oltre l'ombra di una statua - I bastardi usavano l'Occlumanzia. Inutile, ovvio. E' chiaro che si aspettavano di non trovare Tom qui.-
- Ed è palese che sapevano di non trovarlo.- continuò Demetrius, pensoso - Il nostro incanto sul collare di Tom non può aver fatto cilecca, ne sono sicuro. Come facevano a saperlo?-
- Lo stanno incastrando.- mormorò la Lancaster, osservando Riddle e cercando di nascondere l'atroce preoccupazione che l'attanagliava dal giorno prima, quando Tom era sparito - Vogliono un pretesto per sbatterlo ad Azkaban e farlo morire. Quella Dama dell'Acqua...-
- Andava bruciata.- sibilò Vlad, che da quando Tom era scomparso non aveva più aperto bocca.
- Si. Ma è stato qualcuno al Ministero a mandarla qui.- commentò Winyfred - Volevano farlo uscire. E adesso chissà dov'è finito. Almeno è ancora vivo, questo lo sappiamo. Lucilla, dovresti informare gli Auror tuoi amici.-
- No.- rispose subito, ruvida - Non devono saperlo. O la talpa al Ministero li seguirà e arriverà a Tom prima di loro. E' già successo. Tom ora è una nostra preoccupazione.-
- Da dove vuoi cominciare?- le chiese Val - La Dama dell'Acqua può averlo fatto riapparire ovunque. Anche da una pozzanghera in mezzo a Londra.-
- Oppure in una trappola già organizzata.- Caesar e Lucilla si fissarono.
- La sigaretta alla lavanda.- sussurrò la Lancaster, sgranando leggermente gli occhi bianchi - Il morto della Finale di Quidditch. Draco ha trovato Badomen, un Mangiamorte, e insieme a lui una cicca di sigaretta alla lavanda.-
- I Mangiamorte non sono i servi del padre di Tom?- allibì Brand - Non vorranno fargli del male allora.-
- Ma se gli fanno il lavaggio del cervello ne faranno un nuovo capo.- sbottò Demetrius - Cazzo, la Gran Bretagna è piena di posti dove quei bastardi si possano essere infilati! Non lo troveremo mai!-
Cameron imprecò, maledicendo ogni umano sulla faccia della terra.
- D'accordo.- si portò le mani alle tempie, nervoso - Brandon...fammi un favore, chiama mio fratello. E' da una sua amante, a Budapest. Una della famiglia Preussler, o roba simile. Trovamelo e portalo qui. Lui conosce tutti i maledetti bassifondi di Londra...-
-...insieme a me.- mugugnò Val, visto come lo fissavano - Ok, ok...vado a caccia.-
- Da me vi serve altro?- chiese intanto il falso Tom, che si guardava in uno specchietto incuriosito - Accidenti. Questo umano è veramente bello, fratellino.- disse, rivolto a Demetrius - Se lo trovate vivo voglio conoscerlo.-
- Grazie Magdalena.- le disse Lucilla, facendole un cenno - Grazie dell'aiuto.-
- Figurati.- le rispose l'altra, ora con voce femminile mentre pian piano il suo corpo tornava al sua forma naturale - Non potevate certo prendere in giro quella pozione senza una Trasformista seria.- sentenziò Lady Magdalena, sorella minore di Demetrius e secondogenita della famiglia. Ottocento anni, occhi bianchi e un caschetto sfilato di capelli neri come avrebbe dovuto averli Dimitri se non se li fosse tinti per secoli e secoli, la demone riassunse un comportamento fiero e regale - Lucilla, spero starai attenta. Quegli uomini non mi sono piaciuti e come Caesar ho avuto la netta sensazione che fossero delusi di non scoprire il nostro imbroglio. Prima o poi comunque scopriranno che tuo figlio non è più qui.-
- Infatti dobbiamo muoverci.- considerò Cameron - E alla svelta, se non vogliamo ritrovarlo morto o peggio, pazzo.-
- Bella lista di priorità.- sentenziò Demetrius, baciando la sorella - Grazie Lena. Mi raccomando, non dire nulla a nostro padre, a Leda o allo zio Eldred. L'ultima volta mi ha chiuso qua dentro e non è stato piacevole.-
- Immagino.- disse l'altra, senza battere ciglio. Gli baciò garbatamente le guance, quindi se ne andò con l'augurio a tutti di ritrovare presto il giovane Riddle.
Impossibile, in tempi brevi.
E anche improbabile...senza che qualcuno prima o poi fosse venuto a saperlo.
Vlad lasciò sfluire un po' dei presenti, prima di versarsi un bicchiere di whisky incendiario stravecchio, raso l'orlo, e ingollarlo d'un fiato.
Sotto il naso, quella Dama dell'Acqua gliel'aveva fatta sotto al naso. A lui!
Caesar lo raggiunse a tavola, versandosi due dita di liquore a sua volta.
- Non potevi saperlo.- mugugnò il padrone di casa.
- No?- ringhiò Stokeford, ghignando e mandando giù velocemente un secondo bicchiere - Mi hanno addestrato per due secoli a cogliere ogni minimo cambiamento nell'aria. Mi hanno istruito in qualsiasi fottuta arte da combattimento, nello studio delle mosse dell'avversario, nel suo linguaggio, in ogni gesto. Mio padre ha sprecato il suo tempo, ecco cos'ha fatto. E' bastato abbassare la guardia un secondo ed è andato tutto a puttane.-
- Non prendertela con te stesso, Vlad.- gli disse Lucilla, che guardava vacuamente fuori da una delle finestre - La prima a dormire sugli allori sono stata io. Credevo che i Mangiamorte avrebbero dimenticato. Ma il sangue dei Riddle è come una calamita. Attira i serpenti.-
- Milady, non c'eravate.- le ringhiò Vlad, gelido, al terzo bicchierino - Ho girato le spalle un attimo e quel maledetto uovo è andato in pezzi. In un secondo ha preso e se l'è portato via.-
- Risparmia le forze e la collera.- Lucilla e gli altri si voltarono, sentendo le parole di Denise, tornata in salone con una copia di un'Edizione Speciale del Cavillo. La demone sventolò il settimanale, i lineamenti serrati.
- C'è un problema. Pare che Badomen un'ora fa abbia sterminato una famiglia composta da due mezzosangue e un figlio Magonò. Si trovavano nel Surrey. Si è spostato di nuovo da Londra.-
- Chi fornisce assistenza a quel maledetto?- bofonchiò Caesar, sporgendosi sulla spalla della Loderdail per scorrere velocemente l'articolo - Gli Auror l'hanno perso l'altro giorno e questo scompare come nulla fosse. Chi ha appresso, a parte la donna che fuma le sigarette alla lavanda? Può darsi un Portalista...o magari lo è lui stesso.-
- Non hanno fatto delle ricerche approfondite su quell'uomo?- s'informò Denise.
Lucilla socchiuse le palpebre, senza rispondere.
Hermione.
- Lucilla...devi dirlo agli Auror. E a Harry Potter.- sentenziò Cameron.
No.
Non Harry.
- Milady.- la richiamò anche Vlad - Se Tom ha ancora degli amici che possono battere Londra e le proprietà della famiglia Black e Riddle meglio di noi allora è il caso che avvisi questa gente.-
- No.-
- Perché no?- sbottò Caesar - Lucilla, per Dio, Harry non sarà meno al sicuro di ora quando scoprirà da un giornale il ritrovamento del cadavere di una persona che non avrebbe mai dovuto uscire da qui! Non puoi più proteggere il bambino sopravvissuto! Tantomeno gli amici di Tom! Degona per prima deve saperlo. Può darmi una mano!-
- Ho detto di no.-
La voce calma, pacata, quasi estranea.
Loro urlavano quasi. Lei fissava il vuoto.
Chiamare di nuovo tutti all'ordine. E poi? Per poi rinchiudere di nuovo Tom, una volta salvato?
Poteva infliggere quel dolore a Harry? No, non poteva farlo.
- Parlerò con Hermione.- fu l'unica cosa che concesse, scrutando Cameron - Parlerò con lei. Farò in modo di farla venire qui, all'esterno del palazzo, ovviamente. Lei avrà già fatto delle ricerche per conto suo, la conosci. Anche se non è più un'Auror, saprà molto più di noi. Senza contare che tutto è cominciato quando Badomen è apparso in circolazione. E' più che probabile che Tom sia stato catturato da alcuni Mangiamorte e se Badomen era nel Surrey, allora può aver lasciato indizi di tal genere.-
- Quindi vuoi mettere in pericolo Hermione ma non Harry Potter.-
- Voglio solo non dover coinvolgere mezzo Ordine della Fenice per trovare Tom e riportarlo in gabbia due secondi più tardi, ecco cosa non voglio!- sbottò allora, ferma sulla soglia, girandosi con violenza - Mio figlio ne ha passate abbastanza Caesar, non chiedermi di fargli vedere uno spiraglio di libertà e poi rigettarlo in questa gabbia! Non chiedermelo! Farò come ho detto, chiamerò Hermione. Ne discuterete tu e lei, te la mando appena possibile, sperando che Draco non fiuti nulla.-
- E se ne frattempo succede qualcosa a Tom?- sibilò allora Denise, senza capire da dove arrivava tutta la frustrazione che sentiva dentro - Milady state proteggendo degli umani o vostro figlio?-
La Lancaster si fermò, la mano serrata sulla maniglia.
Si volse appena sopra la spalla, trafiggendo la Loderdail con uno sguardo.
- E' tempo che la smetti di darmi del voi.- le consigliò, prima di andarsene - Età ed esperienza vera non sono sempre sullo stesso livello. Se avete novità sapete dove trovarmi.-


La notte stessa, nei sotterranei di Londra ed esattamente sotto il Covent Garden, ben lontano dallo squallido locale delle Dodici Porte, c'era uno dei club privati più famosi di tutta l'Europa, secondo solo al Sanctum Domini di Torino, in Italia.
Tutti a Londra, maghi e Magonò, conoscevano l'Azmodeus Club.
Non tutti sapevano come arrivarci, visto che era frequentato in prevalenza da anima nocturna, ovvero vampiri di stirpe e demoni di un livello sociale altrettanto alto, ma la clientela era composta anche da un cospicuo numero di maghi...di fama non propriamente pulita. Edward e Draco naturalmente ci erano stati spesso, in passato, e qualche volta ancora ci facevano un salto, ma quella notte nell'aria c'era fermento.
C'era una cortina tossica di attesa, di eccitazione.
Come aveva sentenziato Draco Malfoy, sono i guerrafondai le vere anime della battaglia.
E all'Azmodeus Club ce n'erano molti che seduti ai loro tavoli, nel privé, pontificavano di quella nuova guerra.
L'Azmodeus vantava un secolo di vita.
Nato poco dopo gl'inizi del Novecento, era stato costruito sulle solide basi di un giro di traffici magici ed espropriazione illegale, portato avanti dalla famiglia Dark. Una famiglia di vampiri antichi, destinata a soccombere quando nel 1934 uno degli ultimi due discendenti si era scontrato con Askart Leoninus e aveva perso la vita. E la testa.
Ora, a dirigere il club era l'ultimo dei Dark.
Alister Azmodeus Dark. Un vampiro giovane, di sangue puro come l'oro zecchino e un pallino per gli affari che avrebbe fatto difetto anche a uno dei cari Consiglieri del Wizengamot.
Un pescecane, a detta di tutti gli umani che facevano affari con lui.
Un suicida, a detta dei Leoninus che controllavano la Gran Bretagna.
Per Edward, che lo conosceva abbastanza bene, era uno che era riuscito a restare a galla anche da solo, senza una famiglia alle spalle. Questo fatto però non mitigava il suo carattere.
Uno sgarro nel suo altolocato club e c'era la morte ad aspettare chi aveva commesso il fatale errore.
Come tutti i club, anche l'Azmodeus aveva il suo buon numero di soci.
Fra questi, oltre a Edward e a un altro gruppetto di maghi purosangue che nascondevano ben bene le loro inclinazioni poco legali, c'erano anche vampiri degli stessi Leoninus, il padre vampiro di Beatrix e...demoni. Puri e non.
A cinque piani sotto il Covent Garden, era raggiungibile solo attraverso l'uso della magia.
Ci si Smaterializzava in un'anticamera circolare, fatta interamente di cemento.
Senza finestre, senza porte o uscite.
Ad aspettare gli avventori c'era il quadro di una bambina vestita di velluto rosso, seduta su una poltrona.
E lei, a occhio, decideva chi poteva entrare o chi doveva andarsene.
Nessuna parola d'ordine, nessun biglietto esoso.
Solo la bambina. Passata lei, era fatta.
Si varcava la soglia di padron Dark e si metteva piede nel locale sotterraneo più grande immaginabile.
Arredato in stile minimalista, l'ingresso era formato da una composizione eccezionale di specchi ingabbiati in una boiserie nera d'ebano, come motivi decorativi non solitari. Per i narcisi che amavano specchiarsi.
Tanti specchi per una dilatazione dello spazio, del tempo quasi, in un effetto caleidoscopico che toglieva il fiato.
Pavimenti lucidi, scuri o color antrace. Lampade bianche e nere a sospensione, che scendevano come in un fiume lungo tutta la navata centrale del club.
A terra sembrava quasi ci fosse una cortina di fumogeno lattiginoso, che nascondeva a seconda dell'aria che tirava le gambe dei presenti.
Tavoli e divani dalle forme fluide e non ben definite occupavano ogni parete.
Ben cinque banconi, sparsi lungo la navata centrale, sei per ogni crocevia che la incrociava.
Oltre alle lampade a sospensione spiccavano qua e là abat-jour di cristalli e basamenti di piombo decorato.
Oltre i paraventi si muovevano figure quasi prive di consistenza. Le animatrici, scelte appositamente da Dark.
Al secondo piano palchi rettangolari per spettacoli, che Dark aveva concesso ai clienti più bavosi, tanto per tenerseli buoni. Al terzo le sue stanze personali e lì a fianco...bhè, lì a fianco il quartier generale dei Lucky Smuggler.
Gli Spazzini di Azmodeus. I suoi lacchè, i suoi tuttofare.
Essendo quello che erano, ricettatori, il proprietario del Club aveva il suo bel daffare per coprire i suoi traffici.
Per questo teneva in grande considerazione i pochi Auror che battevano alla sua porta.
Non poteva dire di averne di corrotti, sul suo libro paga, ma con qualche lavoretto di pulizia era riuscito a tenerseli alla larga e a non beccarsi delle gran denunce dal Ministero.
Altro motivo per cui Alister Dark riusciva a stare a galla senza annaspare.
Non dava fastidio agli Auror.
E loro, chiedendo favori e informazioni, non gli facevano chiudere bottega.
Uno scambio equo e non eticamente corretto forse, ma gente come Edward non credeva molto nell'etica in certi casi. Specialmente coi tempi che correvano.
Fu verso le due di notte che Neil, uno dei baristi assunti da poco, entrò nel retro del suo bancone, in una grande cucina di metallo estremamente pulita, quasi asettica. Mentre cercava per trovare altro Brandy Assassino, che i demoni impuri mandavano giù come acqua, vide la solita tizia seduta su uno dei tavoli.
- Questo non è un buffet.- le disse, inginocchiandosi contro un mucchio di scatoloni di alcolici.
La demone, perché era chiaro che lo fosse, sogghignò leggermente.
In mano aveva un tovagliolo di carta, ricolmo di frutta a cubetti.
- Ma tu mangi sempre?- le chiese, seccato.
La Trilocus Trifronte strizzò la palpebra del suo terzo occhio, sorridendo con aria vaga.
Indossava un abito purista, di lamé argenteo, che contrastava con la sua pelle scura e abbronzata.
I capelli neri erano raccolti in cima al capo, le spalle lasciate appena scoperte...ed era una visione per chiunque.
- Neil.- disse Hacate, continuando a mangiare beatamente.
- Si?-
- Tu lo sai che c'è un umano nel frigo?-
Il barista si volse, sbattendo gli occhioni. Con lo sguardo corse a uno dei frigo indicatogli da quella bellezza e capì tutto. Quello non era un frigo vero e proprio. Era una porta di collegamento al quartier generale dei Lucky Smuggler.
- Un umano eh? Sarà quello che i Lucky hanno trovato lunedì sera mezzo morto in un vicolo. Forse al capo interessa. Penso voglia mettere su un giro di sesso a pagamento anche per voi femminucce.-
Hacate addentò una fragola, più interessata al cibo che ad altro.
- E' bello.- disse, pacata - Ma era dentro una bara d'acqua, con un Incantesimo Testa Bolla. È ferito gravemente?-
- Penso di si, o non l'avrebbero messo lì dentro. E' una vasca piena di pozione Rigenerante.-
- E così Alister adesso fa anche il magnaccia per gli uomini.- sentenziò, rovistando nel tovagliolo e trovando sorridendo un pezzo di anguria - Che buona questa frutta...dov'è che la prendete?-
- Ma tu da piccola vivevi nel Terzo Mondo?- le chiese sconvolto - Non puoi stare qui dietro.-
Lei agitò la mano, spiando di nuovo verso il frigo.
Ma si. Si stava servendo la terza razione della cena e si era trovata un umano fra cocktails di scampi e il formaggio con le pere. Da farsi passare il languorino in due secondi.
- Hai visto il mio tesoro?- cinguettò poi verso il barista, che aveva trovato ciò che cercava.
Neil alzò gli occhi scuri al soffitto.
- Il tuo uomo è con Alister. Non so di che parlano e non ne voglio sapere.-
- Non sei fatto per questo lavoro.- tubò.
- Non me lo dire.- sospirò, alla porta - Vedi di non mangiare tutto quanto, chiaro? O stavolta il conto al capo lo paghi tu, intesi?-
Il capo in effetti sapeva bene che gli appetiti di una donna come Hacate Sungharts erano implacabili sotto ogni punto di vista. Specialmente quando lei gli pagava i conti. Se non altro manteneva in vita la sua cucina.
Alister Azmodeus Dark a quell'ora stava seduto nel privé, un bicchiere da martini davanti al naso ricolmo di AB negativo, il suo preferito, su un tavolino di plexiglas luminoso e seduto su una comoda poltroncina, rivestita di velluto lampone. Discuteva di affari insieme a gente bavosa, umani che credevano di poter fare ogni cosa.
Come ogni buon vampiro era disgustato dagli umani all'ennesima potenza ma i maghi erano forse i suoi maggiori acquirenti. Nel caso un giorno si fosse, poco probabilmente, stancato di quella vita.
Al tavolo c'era il Giudice Rafferty dell'Alta Corte dei Maghi, un Segretario dell'Ufficio Misteri, una coppia di demoni impuri in vena di far follie nella sala degli scambisti e forse l'essere che ragionava più di tutti, in quella combriccola.
Jeager William Crenshaw taceva, a volte sbadigliava, rigirandosi del martini dry fra le dita affusolate.
Conosceva Crenshaw da molto tempo. Avevano più o meno la stessa età, ma il mezzo demone aveva smesso di frequentare assiduamente il suo club circa nove anni prima, quando a quanto pareva gli avevano mollato il suo figlio mezzosangue davanti alla porta di casa.
Da poco aveva ripreso a far vita sociale, ma sembrava annoiarsi terribilmente.
Almeno fino a quando...
- ...e sapete cos'altro hanno detto gli Auror di Duncan?- gracchiò il Giudice fra i commensali, al suo terzo bicchiere di Whisky Incendiario - Che Badomen può essere seguito da una donna! Merlino solo sa dove andremo a finire!-
- Già.- annuì vigorosamente il Segretario, con la palpebra già calata per l'alcool - Tempo fa non si ammazzava così impunemente! C'era Harry Potter!-
Alister Dark, poggiato su un gomito, osservò con sottile divertimento l'espressione disgustata di Crenshaw.
Continuò a scrutarlo anche quando una cameriera inguainata in una gonna di pelle e con una camicia su cui spiccava una cravatta col simbolo dei Dark gli posò di fronte un altro calice di sangue, carezzandogli delicatamente i capelli castano scuro, ingellati.
- Così voi signori dite che i Mangiamorte sono tornati?- incalzò allora Alister, interessato.
- Bhè, ancora non è comparso il Marchio Nero...- disse sagacemente il Giudice Rafferty - Ma sai, amico mio...quando arrivano, te ne accorgi solo dai cadaveri che lasciano al loro passaggio. Il morto della Finale di Quidditch, Merlino salvi le Aquile Dorate, è ancora all'Obitorio al Ministero. Un mezzosangue, pace all'anima sua.-
- E poi chi sarebbe questa donna?- continuò il Segretario, ciondolando la testa e alitando in faccia a tutti una vampata di alcool tanto da bruciare tutto l'ossigeno presente - Secondo me gli Auror esagerano. Anche se ho sentito che a trovare il morto è stato il figlio di Lucius Malfoy. Il ragazzo saprà riconoscerlo un Mangiamorte.- aggiunse, con tono acido - Bella fortuna crescere in una famiglia così!-
- Si ma ha tanti galeoni da comprarsi Londra.- considerò Dark, che conosceva Draco di vista e che aveva anche avuto la fortuna, o la sfortuna, di scambiarci due parole quando Edward gliel'aveva presentato - La famiglia Malfoy ha fatto un buon affare ad unirsi alla Black. O sbaglio?-
- In effetti no. Il ragazzo è straricco.- annuì il Giudice, sorridendo come un ebete - Inoltre ora ha riportato una certa rispettabilità al suo cognome. Abita con Harry Potter, ha sposato la nipote di Liam Hargrave...ah, povero Liam. Sapesse di queste morti si rivolterebbe nella tomba.-
- Un Malfoy e una Hargrave.- disse il Segretario, pensoso - Credevo che avrei visto una tale unione solo in sogno. Lei è famosa, mi pare. Era una del gruppo del bambino sopravvissuto, se non sbaglio. Non è mezzosangue?-
- Si, povera ragazza. Il padre è un babbano.-
Jeager ne ebbe abbastanza. Sbuffando disse che andava a prendersi qualcosa al bancone e Alister, dopo essersi congedato, lo raggiunse al bar, sedendosi su un alto sgabello al suo fianco.
- Sentiamo Crenshaw. Torni qua da me dopo...quanti anni? Dieci quasi?-
- Nove.- borbottò Jeager, attendando una sfoglia di granchio, visto che Hacate in sei mesi di frequentazione era riuscita a fargli quasi piacere il cibo da tavola - E allora?-
- Cosa cerchi precisamente? Informazioni?-
- Se ne hai, non ci sputo sopra Dark.-
Pochi sanno essere inquietanti come i vampiri quando sogghignano e mettono in mostra la loro mirabile dentatura. Jeager stava già per pentirsi, in fondo Lucilla gli aveva chiesto di raccogliere voci su Badomen ma senza dirgliene il motivo e dopo il Tower Bridge, si era ripromesso solennemente di stare lontano dai maghi e dalle loro beghe...peccato che quel maledetto di William e pure Asher si fossero messi in testa che c'era di nuovo una guerra alle porte.
- Su chi vuoi informazioni?- continuò il vampiro, con espressione libidinosa.
- Badomen.-
Lapidario, chiaro. Dark levò un sopracciglio perfettamente disegnato.
- Che te ne frega, se posso? Credevo ti fossi sganciato sia dai Mangiamorte che dagli Auror.-
- Non sono affari tuoi infatti.- replicò il mezzo demone - Sai qualcosa sul momento o devo tornare la prossima volta?-
- Se vuoi un lavoro ben fatto mi serve una settimana.-
- D'accordo.- Jeager si portò alle labbra del White Russian, assaporando il latte e la vodka mescolati - Una settimana, non di più. Mi servono con una certa urgenza quella informazioni.-
- Tu non sai stare lontano dai guai, è questo il tuo problema.-
- Detto da te fa proprio ridere.- sentenziò l'altro, finendo il bicchiere d'un sorso - E tu invece? Che combini di recente?-
- Mi allargo.-
- A cosa? Prostituzione legalizzata?- frecciò il mezzo demone, sarcastico - Non ti bastano tutte le puttane là di sotto?-
- Guardati attorno.- disse il vampiro, disgustato quanto lui - Credi che qui in giro ci sia qualcuno oltre a me e te che considera moralmente disgustoso pagare per scopare?-
- Voi vampiri e il vostro vincolo.- sbuffò Jeager, alzandosi - Vado a recuperare Hacate.-
- Già te ne vai?-
- Non è più roba per me. Al momento almeno.- gli disse, buttando una mangiata di galeoni e falci sul bancone - C'è anche la parte di Hacate, che presumo sia ancora nella tua cucina.-
- Quando lavorava qua non mangiava tanto. Credo sia colpa tua. Almeno prima di accontentava di due porzioni a pasto di ogni portata.- disse Alister, lanciandogli un accendino non appena si mise la sigaretta in bocca - E smettila di usare la magia per il fuoco. Il gas dei babbani è la cosa migliore.-
- L'ho già sentita questa.- sindacò Jeager, dando un tiro - Allora fra una settimana torno.-
- Da quando Hacate se n'è andata ho avuto delle perdite, sai?-
- Dark mi ascolti?- rognò Jeager verso il vampiro, che non mollava l'osso - E non rompere! Ha finito il contratto, punto e basta.-
- Poi sei arrivato tu e me l'hai portata via.-
Certo, pensò Jeager divertito, nascondendo un sogghigno. Se Alister avesse saputo com'era iniziata davvero.
Un tacco rotto, una fuga. Hacate che lo baciava in mezzo alla metropolitana, inseguita dagli Spazzini di Azmodeus.
Ed erano passati sei mesi.
Fece un cenno con la mano al barista, poi senza chiedere il permesso sorpassò il bancone.
- Ti ha incastrato, eh Crenshaw?- continuò Dark, poggiato su un gomito - Sei uno dei tanti uomini che si fa fregare da una donna. Bellissima, per carità. Una dea. Ma t'ha incastrato.-
- Almeno non mi faccio mordere sul collo a vita.- ironizzò Jeager, perverso - Sai come si dice. Ognuno per sé...-
-...e Merlino per tutti. Si.- il vampiro schioccò la lingua, con disappunto - Ma se cambi idea, sai che qua il suo posto è ancora libero. Salutami Dalton se lo vedi. E anche Hingstom e Leiandros Cameron.-
Jeager si fermò un attimo, pensoso - Val è più venuto?-
- L'altra notte. Con un suo amico agghiacciante. Stokeford, mi pare.-
- Ci credo.- ghignò il mezzo demone - Hanno vinto o perso?-
- Perso per due mani, poi hanno vinto. Se ne sono andati quando sono arrivati gli Angeli della Morte. Leiandros invece non lo vedo da un pezzo. Ma mi ha mandato una cartolina da Budapest.- Alister bevve un sorso di sangue - Idiota.-
Scuotendo la testa, Jeager finalmente infilò il naso in cucina.
E vide la solita scena che si ripeteva costantemente ogni giorno ormai.
Hacate era quasi tutta infilata in mezzo a un frigo gigantesco.
- Hacate!- la richiamò ruvido - Hai intenzione di svuotargli anche la dispensa?-
La demone uscì appena dallo sportello, sorridendo - Ciao amore. Andiamo?-
- Si, muoviti.-
- Arrivo!-
La demone s'infilò un gamberetto in bocca, scoccando un ultimo sguardo all'interno del frigo, a destra.
Non c'era solo una bara piena d'acqua. Ma almeno dieci. In quella più vicina a lei c'era l'umano, in posizione fetale.
Portava un collare a forma di serpente, un tatuaggio al livello del rene sinistro. Un grifone e un serpente attorcigliati.
Era bello. Molto bello. Ma non dormiva. Perché quando Thomas Maximilian Riddle aprì lentamente i suoi occhi blu, Hacate ebbe la netta sensazione che l'avesse guardata in faccia.
Eppure lui stava in un limbo.
Un limbo nero e denso, cullato dall'acqua in quel bozzolo protettivo.
A dargli l'illusione di essere al sicuro.














 
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