Capitolo 10°

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view post Posted on 13/2/2009, 17:22
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*Gryffindor* nel cuore, ma il mio sguardo è di ghiaccio, nel mio sangue il veleno scorre irriverente

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La verità siede sulle labbra degli uomini morenti.
Arnold Matthew.











C'era un uccello che si librava alto, in cielo.
Un cielo nero, striato di fumo, di fuoco e di fiamme.
Poteva essere un passero.
Era bianco.
Il suo verso era acuto, nascosto a brevi tratti dalle grida lontane. Dai pianti.
Harry James Potter camminava fra le rovine.
Come forse aveva fatto per tutta la sua vita.
Si era aggirato in un mondo che cadeva a pezzi.
Anche ora c'erano ovunque maghi urlanti e piangenti, col viso sporco di cenere.
C'era stata un'esplosione a Diagon Alley, un'ora prima, in quel dieci giugno.
E un'ora c'era voluta perché le fiamme e il fuoco si diradassero abbastanza da permettere agli Auror, fermi alla Gringott, di avvicinarsi.
Nel cielo invece, ormai nero e annerito come le botteghe e i negozi che erano stati colpiti, aveva visto sparire...il Marchio, si. Il Marchio di Lord Voldemort.
Ah, quel nome. Dimenticato per tanti anni finalmente. Ora invece era tornato. Più ridondante di un tuono.
Più splendente del suono delle campane di Londra.
Il denso fumo e le polveri arrossavano e ferivano gli occhi, impedivano di vedere.
Ma non di sentire.
Strilli, richieste di aiuto.
Tutto questo nella più grande strage che i maghi avessero ricordato da molto tempo.
Ora tutta Diagon Alley era in subbuglio.
E il Marchio Nero aveva portato il suo messaggio.
Ora tutti sapevano.
Harry continuò a guardare in alto.
Più sentiva gli Auror passargli a fianco, spintonarlo, più sentiva gli ordini isterici di Duncan, più lui cercava il Marchio Nero. Dove sei?, continuava a chiedersi.
Dove sei finito?
Quel dolore alla cicatrice non se ne andava. Era lì, bruciante come un ferro appena tolto dalle braci.
Un dolore così non si poteva scordare. Da sempre era forse stato una delle sue prime memorie.
Prima delle grida di sua madre, Lily, prima dei ricordi a casa dei Dursley.
La sua cicatrice. Compagna di una vita.
Un marchio.
Come la mano della Morte sempre affissa sulla sua spalla.
Per accompagnarlo.
- Chi può essere stato?- continuavano ad alitare tutti quanti.
Come se non fosse stato ovvio, si ritrovò a dire in trans.
Ed ecco gli occhi di Craig Badomen piantati nella sua schiena.
Occhi che sapevano.
Occhi che avevano solo distolto l'attenzione per un po'...affinché il suo burattinaio avesse potuto fare il vero lavoro.
Uccidere. Mandare un messaggio di terrore e paura.
Marchiare indelebilmente quel momento nella storia dei maghi. Per sempre.
- Chi può aver fatto una cosa simile? Chi? Chi può essere tanto crudele?-
Harry sentì quelle parole e provò l'irresistibile impulso di andarsene.
I maghi avevano davvero dimenticato tutto? Non sapevano più riconoscere il volto dei Mangiamorte?
Tutto quello per cui aveva lottato era davvero diventata solo una leggenda, una favola come Lucas gli aveva sempre dato a intendere? Lui era diventato solo questo? Una vacua reminiscenza, un ricordo vacuo e lontano, simile a un sussurro? Anche Tom Riddle era diventato questo?
Il suo grande nemico era stato scacciato dalle mente di tutti come se non fosse mai esistito?
Ma Tom era morto. Lord Voldemort era morto.
E se non era stato lui, anche se la sua cicatrice l'aveva riconosciuto...allora chi...
L'ennesima esplosione di breve portata, ormai solo uno strascico di quella più grande e devastante di un'ora prima, fece abbassare tutti gli Auror.
La nube di polvere e detriti li prese in pieno, ma Duncan già stava urlando a quelli del Ministero, fra cui il maledetto Segretario Donovan, e Conrad Poole, il caro Assessore all'Ufficio di Controllo delle Magie Accidentali, di avvisare immediatamente il Ministro.
Sarebbero state necessarie tutte le forze Auror di Londra in quel momento, ma ciò che era ormai palese era il fatto che, in quella piccola via secondaria travolta dal disastro, avevano già perso la vita in troppi.
In troppi e in così poco tempo...
- Voglio subito l'autore di questo delitto!- urlò Donovan verso Gillespie, come se Duncan ne fosse stato il diretto responsabile - Mi hai sentito?! Lo voglio in manette e ad Azkaban prima di sera!-
La risata rauca di Badomen interruppe l'accapigliarsi dei pezzi grossi, che non sapevano fare altro che strillarsi addosso a vicenda, quando gli Auror e i maghi civili si erano già mossi per aiutare chi poteva essere sopravvissuto sotto le macerie.
Harry, cadendo dal trans, riuscì a girarsi verso Badomen che era ancora sotto la custodia degli Auror di Austin Grey.
- E' inutile che cercate!- ridacchiò sadicamente, con gli occhi fuori dalle orbite, come indemoniato - E' tutto inutile!- e rise ancora, la bocca spalancata e il mento alto, come un grande eroe - Siete arrivati tardi, sciocchi! Io ti avevo avvisato, bambino sopravvissuto!- urlò verso Potter, brillando di collera e soddisfazione al tempo stesso - Te l'avevo detto che il mio grande Signore sarebbe arrivato! E' stato lui a ripulire la feccia! E' stato lui! E tu non puoi farci più niente ormai! Lui ti ucciderà finalmente! E vendicherà il grande Lord Voldemort!-
Il nome riecheggiò così forte in quella strada devastata che finalmente la verità per una volta arrivò alle orecchie di tutti. Anche degli increduli, degli scettici. Degli stolti.
Lord Voldemort.
Si, pensò Harry fiero. State a sentire tutti questo nome. E ricordatevelo sempre.
Scordate il mio se volete. Ma mai il suo.
Perché è piantato nel mio cuore come una spina. A ricordare terrore. A ricordare morte.
- Presto!- ordinò Duncan, ignorando i visi pallidi che avevano inteso la situazione - Rimuovete la macerie! Potrebbero esserci dei feriti! Sbrigatevi! Qualcuno saprà chi è stato!-
- Inutile!- rise ancora Badomen, deliziato - I morti non parlano!-
- Ed è qua che ti sbagli, bastardo.- sibilò Beatrix a un certo punto, sgranando gli occhi.
In contemporanea anche Draco si volse verso di lui, con lo sguardo carico di qualcosa di simile alla speranza.
- Ci metto un attimo!- scandì la Diurna, balzando agilmente giù da un tetto di una bottega franato e sbilenco - Duncan, vado a prendere Damon! Torno subito!-
- Aspetti un secondo, cosa diavolo crede di fare?- sbottò il Segretario Donovan, afferrandola per un braccio - L'ho già sentita alla sede del Consiglio questa storia! Sta parlando di Lord Howthorne?-
- Mi lasci il braccio.- sibilò la Diurna.
- Lei non porterà qua un Legimors!- ringhiò inferocito.
- Le tolga le mani di dosso.- ruggì allora anche Ron, staccandogli Trix dalle grinfie che se la batté all'istante - Ora sono stufo di questa storia, chiaro?! Avevamo la possibilità di parlare con Albert Bodley e ce l'avete negata, perdendo una possibilità preziosa, ora non le lascerò complicare di nuovo le cose, sono stato chiaro? Non di fronte a questa strage!-
- Come osa, Weasley!- gracchiò anche Poole.
- Voi qua siete civili.- gli ricordò pacatamente Edward - La situazione spetta a noi Auror.-
- Voi Auror siete sotto la nostra giurisdizione!- tuonò Donovan.
- Sbagliato.- l'ammonì Duncan, scoccandogli finalmente uno sguardo assassino che ebbe il potere di far arrossire entrambi quei pomposi tacchini di vergogna - Solo io e il Ministro Dibble abbiamo autorità sugli Auror. E intendo seguire la linea ipotizzata dalla squadra del signor Weasley. Se a voi non sta bene fatemi causa. Ci vediamo in tribunale.-
Al colmo dell'esasperazione, Donovan divenne così rosso in volto da sembrare pronto a esplodere.
- Non finisce qua Duncan!- masticò fra i denti - Il Wizengamot saprà che vi siete avvalsi dei poteri illeciti di un Legimors!-
- E saprà anche dell'uso improprio della sua magia, signor Potter!- finì Poole, levandosi della cenere dal mantello - Saprà anche di quella perpetrata da suo figlio! Quindi stia pronto a essere richiamato al Ministero!- e se ne andò stizzoso dopo che in sottofondo sentì una pernacchia. E dal tono, poteva essere stato solo Lucas.
Da lì in poi fu un susseguirsi di andirivieni.
Vennero chiamati a raccolta la maggior parte dei Medimaghi in servizio, arrivarono aiuti dal San Mungo.
Gli Auror e i civili più solerti si spezzarono la schiena per sollevare quante più macerie possibile.
Più il coperchio del vaso si apriva però, più ne uscivano solo cadaveri carbonizzati, morti all'impatto, maghi con le ossa spezzate. Donne, uomini, anziani, anche bambini.
E lì attorno amici, parenti, che per caso erano scampati alla furia, dividendosi nel giro di spese.
Ma chi ne rimase in assoluto più gelato fu Damon.
Era rimasto a casa tutta la mattina, insieme a Aidan, del tutto incosciente di ciò che sarebbe successo.
Per questo quando Trix si precipitò da lui e la vide sporca di fumo, coi vestiti sporchi, capì che era accaduto qualcosa.
Qualcosa che lui...quella notte non aveva previsto.
Le parole della Diurna gli dilagarono nella mente come un veleno.
Strage. Morti. Esplosione. Badomen. Il Marchio Nero.
E più stava a sentire, più la sua testa negava.
No, non era possibile. Lui non aveva sognato nulla quella notte.
Nessun morto.
Nessuna esplosione.
Com'era possibile?
E per tutto il tragitto il suo cuore si ostinò a negare.
No, non poteva aver fallito di nuovo. Non poteva.
Ma la dura realtà gli ricadde addosso con un peso insostenibile, quando entrato in Diagon Alley tirandosi dietro suo fratello e stretto a Beatrix, vide quelle macerie.
Un'intera strada secondaria spazzata via da un torrente di fuoco.
Sentì che qualcuno, mentre era in mezzo alla folla spintonante, urlava che erano stati estratti già diciannove morti.
Diciannove.
E lui non ne aveva sognato neanche uno quella notte.
Quando giunse accanto agli Auror, a fianco di Draco e Harry, si sentì venire meno.
Il buio. Il buio per tutta la notte.
E ora invece stava di fronte a quella strage, a quella distruzione...e fra gli Auror e i Medimaghi, vide muoversi un sacco di persone. Che piangevano sconsolate.
"Per favore, aiutatemi! Aiutatemi, non trovo il mio bambino! Per favore!"
"Qualcuno mi sente?! Perché nessuno mi aiuta? Perché non mi ascoltate? Mia moglie è intrappolata!"
"Vi prego! I miei amici sono qui sotto!"
"Qualcuno mi sente?! Per favore!"
Troppe, troppe voci!
Damon si strinse le mani sul capo, a stento tenuto in piedi da Trix.
No, no, no. Non di nuovo!
Poi, di colpo, una giovane strega dai capelli color mogano che stava urlando dietro a Gary Smith perché l'aiutasse a trovare una sua amica, si volse...e fissò Damon in faccia.
"Tu mi vedi..."
E tutti i Non-Vivi all'istante si fermarono.
Niente più strilli, niente più pianti.
Poco dopo, il Legimors si ritrovò accerchiato.
E così, col cuore a pezzi e con un'unica domanda che gli martellava la tempie, iniziò a fare il suo triste lavoro.


A chilometri e chilometri di distanza, Hermione Jane Hargrave stava sotto il cielo ancora abbastanza terso del Golden Fields, del tutto incosciente di ciò che stava succedendo a Londra in quel preciso istante.
Le margherite nere erano ancora addormentate quando lei e Lucilla vi si erano Smaterializzate, ma la strega dovette comunque stringersi addosso la leggera giacca rosa antico che si era messa.
L'aria sembrava farsi più fredda ogni minuto che passava.
A poca distanza, Hermione alzò il volto e vide il castello che per tanto tempo era stata la sua casa.
Cameron Manor, come il suo padrone, sembrava immune al potere devastante del tempo.
- Sbrighiamoci.- le disse la Lancaster, sollevando i lembi dell'abito e incamminandosi in mezzo alle margherite dal lungo stelo - Caesar e gli altri ci aspettano.-
- Come farò a entrare?- le chiese Hermione, tenendo la voce più gelida possibile.
Lucilla non si scompose al suo tono. Poteva capirla. Molto più di quanto Hermione immaginava.
- Non entreremo.- disse pacata - Sei mai stata nel retro dell'ala ovest?-
La strega si bloccò un solo istante, gli occhi dorati quasi sgranati.
Il retro del palazzo di Caesar era sempre stato un posto dove lei per delicatezza non aveva mai messo piede.
Si trattava di una sorta d'immenso giardino cintato da alte e vecchie mura.
Un po' tetro a dire il vero, colmo di rampicanti che sembravano voler stritolare la costruzione.
Con statue guardiane, grottesche nella loro levigatezza.
E poi...le tombe.
Si, nascoste nella parte più buia di quel giardino c'erano alcune tombe.
Di persone che un tempo erano appartenute alla vita di Caesar. O della famiglia Cameron.
I genitori di Caesar infatti non erano amanti dei funerali, della morte in generale meno che mai.
Per questo i loro progenitori erano tutti seppelliti a Cameron Manor.
Ma non solo. C'era anche un nome diverso dagli altri, fra quelle lapidi.
Imperia Cassandra Glassharm Cameron, morta ottant'anni prima.
Su quella lapide fioriva un grande roseto dai delicati fiori candidi come neve.
Ora che ci pensava...Hermione ricordò che giorno era. Il dieci.
Presto sarebbe stato il dodici. L'anniversario della morte d'Imperia.
E dal volto di Lucilla, anche lei doveva saperlo.
I grandi cancelli di ferro battuto finemente elaborato dettero il bentornato alla Grifoncina, che provò una dolce malinconia, guardando quelle pareti, le vetrate, le finestre. Ogni superficie.
Anche se sapeva che la persona che più avrebbe voluto vedere, non era più lì.
Senza fiatare si fece condurre dalla Lancaster oltre l'ingresso, passando attorno alla fiancata e a una galleria un tempo attraversata da carrozze per balli e ricevimenti che portava sul retro del palazzo.
Quando finalmente sbucarono dall'altra parte, Hermione notò per prima cosa un grande gazebo di vetro e piombo, posto su un rialzamento di legno di acero.
Al centro, una tavola tonda e sottile, dalle gambe di leone e tutt'intorno un divano foderato di broccato color panna, su cui erano seduti alcuni demoni che lei non aveva mai visto.
Ma poco importava, perché fra i tanti vide una chioma di neve che le era mancata molto.
Non vedeva Caesar da Natale e quando lui levò gli occhi dal bicchiere già vuoto di Merlò, la vide e le sorrise all'istante, piegando lentamente le sue labbra perfette.
Si alzò bisbigliando qualcosa a Demetrius, che gli sedeva quasi di fronte, poi le raggiunse.
Lasciò passare Lucilla, a cui fece una rapida carezza sulla spalla nuda, poi si lasciò stringere dalla strega.
- Ciao.- gli sussurrò Hermione all'orecchio, cingendogli forte il collo.
- Ciao.- mormorò lui, baciandole i capelli.
Lei percepì il suo nervosismo velato, così si staccò e gli lo guardò dritto negli occhi.
- Com'è successo?- gli chiese, deglutendo.
Cameron abbassò lo sguardo, ghignando amareggiato.
- Suppongo di essere stato troppo assente.-
Non era da Caesar commiserarsi. Specialmente in presenza di altre persone e questo le diede abbastanza da pensare.
Ma forse era solo a causa dell'anniversario della morte di sua moglie.
Si sporse leggermente dalla sua spalla quando si sentì osservata.
Vide Dimitri sbracciarsi per salutarla e gli sorrise di cuore e accanto a lui vide una bella donna con i capelli neri a caschetto. Forse sua sorella Magdalena, la seconda per nascita nella sua famiglia. La più piccola, Lady Leda, non c'era.
Spostando oltre gli occhi vide Leiandros, fra Lucilla e Winyfred Harkansky, che Hermione aveva avuto il piacere di conoscere otto anni prima, quando la demone le aveva portato il Guanto di Minegon appartenente alla loro famiglia.
L'aveva riconosciuta per i suoi capelli rossi e crespi, che tendevano al biondo.
Al suo fianco un ragazzo coi corti capelli neri e con un paio di occhiali dalle lenti rosse e tonde sul naso.
Molto attraente, che emanava sicurezza.
Volgendo ancora il capo trovò un tizio che la fissava insistentemente. Anzi, ben tre.
Uno coi capelli castani, stravaccatissimo. E un altro veramente bello, biondo ma con due occhi bianchi segnati di nero che facevano paura, più una spada poggiata alla spalla, come se avesse dovuto usarla da un momento all'altro. L'ultima era una ragazza, che dimostrava una ventina d'anni. Magnifica. Una vera dea al pari di Lucilla.
E sembrava poco incline a essere amichevole.
Gala Leoninus non c'era, per ovvi motivi visto il sole che batteva anche oltre le nuvole.
- Vieni.- le disse Caesar, distogliendola dalla sua ricognizione - Non conosci gli amici di Tom.-
- Che facce allegre.- sibilò, lasciandosi prendere per mano dal suo mentore.
- Anche loro non hanno apprezzato lo scherzetto della Dama dell'Acqua. Ti sembrerà strano ma adorano Tom.-
Lei rise, senza farsi vedere. No che non le sembrava strano.
Perché sentiva sempre, ogni qual volta s'incontravano, quanto Cameron tenesse a lei.
La portò al gazebo dove venne stritolata in grandi abbracci da Demetrius e da quel porco di Leiandros, che come sempre allungò le mani e si prese indietro due ceffoni, più una coltellata in mezzo alle scapole dal fratello maggiore.
Le venne presentata Lady Magdalena, che con lei fu molto gentile e cortese, nonostante non avesse mai visto un essere mano così da vicino, anche dopo che si era trasformata in Tom qualche giorno prima.
Winyfred fu altrettanto espansiva, come la volta scorsa, e le presentò il suo ragazzo Brandon.
Le gentilezze si fermarono lì, perché dopo Val che le strinse la mano facendosi mille arrovellamenti di quando lei era stata l'amante di Caesar, Vlad e Denise non furono per nulla amichevoli.
La Loderdail almeno bofonchiò un "piacere" stentato, Stokeford invece neanche le strinse la mano.
Niente. Ma l'umana, come la chiamava da quando Caesar aveva avvertito della sua visita, non parve prendersela.
Anzi. Sogghignò brevemente in maniera che riuscì ad irritarlo.
Dopo le presentazioni comunque, il tempo di fare i sostenuti finì.
Si erano riuniti per un motivo e la strega non perse tempo.
- Forza.- disse, mostrando una decisione che era ben lungi dal provare - Ditemi cos'è successo.-
- Meglio cominciare dall'inizio.- consigliò Lucilla.
Caesar annuì, sospirando.
- E' iniziato tutto dieci giorni fa. Donovan e quei due galoppini erano venuti per il solito controllo.- iniziò, posando il bicchiere e versandosi automaticamente altro vino. Lei alzò il calice a sua volta per farselo riempire, vista la situazione - Avevano portato come al solito delle cose, sai libri, oggetti magici...fra questi c'era un uovo di cristallo contenente una Dama dell'Acqua.-
- I Portalista Naturali sono illegali da almeno un secolo e mezzo.- notò la strega, fissandolo attentamente.
Tacque un secondo, ben sapendo che la cosa era assurda.
- Perché gliel'hai fatta tenere?- gli chiese.
- Sul momento non c'ho pensato.- disse Caesar, fissando il vino nel suo bicchiere.
- Gli abbiamo detto tutti che era pericolosa.- s'intromise allora Winyfred - Ma era in quell'uovo di cristallo. Non pensavamo che potesse risultare una reale minaccia. A dire il vero...- rise, dandosi della sciocca -...l'abbiamo accantonata e basta. Ma il giorno stesso, poche ore dopo che quel Donovan se n'è andato, è successa un'altra cosa strana.-
- Si.- continuò Caesar - Tom era alla finestra della sua stanza e ha detto di aver visto qualcuno ai cancelli. Che lo guardava.-
- E noi siamo usciti per controllare, visto che sembrava molto agitato.- fece Brand, pulendosi gli occhialetti e rimettendoseli sul naso - Abbiamo guardato un po' ovunque, poi Vlad ha trovato una sigaretta consumata.-
- Una sigaretta?- all'istante gli occhi di Hermione saettarono su Lucilla - Alla lavanda? Come quella che ha trovato Draco alle finali, accanto al cadavere di Albert Bodley?-
- Esatto. Quando sono venuta a saperlo ho ricollegato le due cose. Qui fuori poteva esserci Badomen. O la persona che lo accompagna, quindi la sua donna. Ora che abbiamo stabilito che è una donna.-
- Quindi un Mangiamorte era qua fuori?- allibì Hermione sconvolta, fissando di nuovo Caesar - Ma sei impazzito?!-
- Herm, calmati.- la pregò Demetrius, alzando una mano delicatamente - Dopo aver preso quella sigaretta, Caesar ha letto l'ultimo ricordo che vi era impresso.-
- "Padre mio, io ti vendicherò".- decretò Cameron, finendo il calice d'un fiato - Ecco cosa diceva.-
- Un Mangiamorte era qui sotto...e tu non mi hai detto niente!- sibilò di nuovo Hermione - Dio ma cosa t'è preso!?-
- Pensavamo fosse al sicuro.- replicò lui, restando immobile sotto il suo sguardo infuocato.
- Fino a quando una Dama dell'Acqua che qui non avrebbe mai dovuto entrare se l'è portato via!- urlò, battendo le mani sul tavolo e balzando in piedi - Ti rendi conto che se ora è insieme a Badomen potrebbe già essere sotto Imperius?! Eh? Te ne rendi conto o no? Il solo nome di Tom potrebbe ridare un capo a tutti i Mangiamorte! Non aspettavano altro! A meno che questa maledetta donna di cui non sappiamo nulla a parte i gusti sul fumo non voglia davvero vendicarsi! Potrebbe già essere morto!-
- Fosse per voi umani a quest'ora già lo sarebbe.-
Hermione si voltò verso Vlad.
Stokeford aveva parlato con sufficiente acredine per farle montare una marea di collera che sarebbe stata difficile da domare. Non abbassò lo sguardo contro di lui, che avrebbe potuto schiacciarla con un dito.
- Non fosse per noi umani...- gli sibilò velenosa -...a quest'ora sarebbe morto nelle celle degli Zaratrox!-
- Perché, tu non lo sei?- continuò Vlad sarcastico.
- Ok, fatela finita.- ringhiò Dimitri, seccato - Vlad smettila. Non è colpa di nessuno.-
- Sono gli umani ad averlo confinato qui come un animale.- s'intromise Denise, fredda come il ghiaccio - E ora che l'hanno portato fuori vogliono solo usarlo o ucciderlo. Di chi vuoi che sia la colpa, Demetrius?-
- Mia che non ho controllato a sufficienza.- disse Caesar.
La Loderdail rise, scuotendo il capo.
- Non sei suo padre, né la sua balia! Non darti colpe che non sono tue per una volta.-
- E questo cosa diavolo centra?- sbuffò imbestialito.
- Lo sai benissimo.- tubò Denise, acida, incrociando le braccia al petto.
- Fatela finita voi due, sembrate marito e moglie cazzo.- berciò Leiandros, prendendosi subito un'occhiata inceneritrice dal fratello maggiore - Stare qua a lanciarci colpe non aiuterà Tom. Sappiamo certamente due cose, Herm.- e alzò due dita verso la Grifoncina - La prima è che la mattina dopo che Tom è sparito, Donovan è venuto qua per un controllo a sorpresa e quando Magdalena gli è arrivata davanti con le sue sembianze, il Segretario è sembrato parecchio deluso.-
- Donovan.- sibilò Hermione a bassa voce.
Donovan. Quel bastardo sapeva.
Sapeva qualcosa.
- Può essere che la vostra magia sul collare sia finita?- chiese.
- No, impossibile.- disse Dimitri - Controlliamo spesso il collare di Tom, per permettergli di viaggiare nel tempo con Winyfred, ma dentro al Cameron Manor. La Dama l'ha portato fuori ma era sempre dentro palazzo, quindi nessuno al Ministero della Magia può essersene accorto. Per questo quando Donovan è apparso deluso dal non beccarci in fallo abbiamo capito che il bastardo è implicato.-
- Ha portato lui quella Dama dell'Acqua.- Hermione corrucciò i lineamenti e strinse i pugni. Lui sapeva.
Lui centrava in quella faccenda. Non sapeva ancora come...ma era implicato.
E se era implicato, forse lo era insieme a Badomen e alla sua donna.
La sola idea la fece tremare.
C'era tanta di quella gente con le mani in pasta ovunque al Ministero che sarebbe stato impossibile capire chi era il vero responsabile.
- La seconda cosa certa è che è vivo.- Leiandros si accese una sigaretta di quelle di Lady Magdalena, strizzandole l'occhio in ringraziamento - Caesar lo sente. Ma Londra come ben sai è troppo grande. Serve qualcuno che ci sia piantato dentro. Io e Val abbiamo già battuto ogni fottuto bassofondo della capitale. Niente, nessuna voce.-
- Per questo pensavamo di dirlo a Degona.- sospirò Lucilla, massaggiandosi una tempia - Per lei non sarà facile, ma è anche vero che passa a Londra la maggior parte del suo tempo senza dare di matto.-
- Potrebbe captare qualcosa, dici.- annuì Hermione.
- Esatto. Ma dirlo a mia figlia significa che entro due giorni lo sapranno tutti. Sai che non riesce a dire una balla ben fatta neanche di fronte a uno specchio.- sbuffò la Lancaster - E' questo il punto. Lo diciamo a tutti? E poi? Harry e Draco sono già abbastanza occupati ora. Badomen è sempre in giro.-
- Ma sapendolo starebbero più attenti.- mormorò la Grifoncina, sentendosi la paura scorrerle nelle vene al solo pensiero di ciò che poteva essere successo a Tom - A questo punto mi chiedo se non debba riprendere il servizio anche io.-
- Facendolo daresti nell'occhio al Ministero.- le fece notare Demetrius.
- Cosa sai di Badomen?- fece Caesar, ridestandosi momentaneamente - Lucilla mi ha detto che sai parecchio sui suoi spostamenti.-
- Per il mio libro sono dovuta andare a Bruxelles, da Le Croix.- gli rispose, poggiandosi esausta contro lo schienale del divano - Da lì poi sono stata da Viktor e sono riuscita solo a sapere che quel bastardo è passato indenne attraverso i Pirenei, cosa che non è mai riuscita a nessuno. E che i francesi se lo sono fatto scappare dalle loro prigioni tre volte. Questo può solo significare che la donna che sta con lui adesso già lo proteggeva negli anni scorsi. E ovviamente, è un Mangiamorte. Damon, Beatrix e Asher l'hanno incontrato una settimana fa. sappiamo vagamente com'è il suo viso e...- s'interruppe, quando le squillò il cellulare.
Frugò nella borsa, imprecando e vide il numero di Degona. Stranita, lo disse a Lucilla poi si alzò e si spostò dal gazebo.
- Simpatica.- sibilò Vlad, infilandosi fra le labbra una delle sue tossicosissime sigarette alla mente.
- Molto più di te.- frecciò Caesar, almeno fino a quando una buona dose di paura non gli arrivò addosso tramite Hermione. La sentì tremare, lo sentì come se fosse stato lui a tremare così.
Morte, sentì.
Paura. Una paura antica.
- Che diavolo...- sibilò anche Lucilla, quando la strega si volse, spegnendo il cellulare.
- Credo che il problema di fermare Badomen non sussista più.- mormorò, con occhi vuoti - Lui e la sua donna hanno appena fatto saltare per aria mezza Diagon Alley. Stanno contando i morti. Per ora sono una trentina. Ed è apparso il Marchio Nero in cielo...-
La Lancaster si alzò. Ecco cos'era stato, pensò portandosi una mano sul suo tatuaggio.
Ecco cos'era stata quella fitta maledetta.
Il Marchio Nero.
Ora potevano davvero dire che la vita di Tom era appesa a un filo.
Un filo che si assottigliava di secondo in secondo.
Correvano contro il tempo ormai e a questo punto era fuori discussione parlarne con Harry.
Il bambino sopravvissuto era destinato a tornare in trincea.


Al Ministero della Magia, quando ormai si era fatta sera, i Medimaghi coprirono con un lenzuolo l'ultima delle quarantasette vittime della strage di Diagon Alley.
Si trattava di una strega ventenne, rimasta sepolta sotto le macerie. Un pilastro preso in pieno dall'esplosione era esploso in mille schegge. Una di queste l'aveva presa in pieno sulla nuca, spezzandole la spina dorsale.
Era morta sul colpo.
Quella stessa strega, stava guardando il Medimago coprire il suo corpo pallido e privo di vita.
Si girò, sentendo che anche gli altri come lei se ne stavano lì a guardare, ma alcuni erano già sulla porta.
Genitori, anziane coppie, amici in libera uscita. Maghi qualunque, purosangue compresi.
La strega guardò un'ultima volta il suo corpo, senza una lacrima a rigarle il viso esangue.
Un cartellino al polso portava il suo nome.
Nora Moore. Già, lei era stata Nora Moore. Una brillante ricercatrice ventiduenne pronta a fare il suo ingresso nel Ministero. Entro un mese avrebbe finito i suoi corsi. Quel giorno era uscita con la sua amica Meg. Avevano preso un tortino alle fragole, caldo appena uscito dal forno, per festeggiare il loro nuovo lavoro per cui avevano tanto sgobbato.
Si erano comprate delle tuniche nuove da Miss Emilie Cerise, sempre aggiornata sull'ultima moda delle giovani streghe e dopo aver speso un capitale erano uscite per la strada. Nora si era scontrata con un giovane abbigliato completamente di nero. Con un cappuccio sul capo che però non riuscì a nasconderle la sua bellezza. Ricordò che gli aveva sorriso come un ebete. Lui, bello come il peccato. Capelli nero inchiostro, pelle bianca levigata. E due occhi blu da fare invidia al cielo di notte. Il mago non aveva dato segno di notarla e l'aveva sorpassata. Lei e Meg si erano messe a ridere ma...subito dopo Nora si era sentita spingere fortissimo in avanti, di seguito a quella che per una frazione di secondo aveva riconosciuto essere una voce che pronunciava una formula.
Quando si era ripresa le era parso che fosse trascorso un secolo intero.
Si era inginocchiata, sentendo fiamme e fuoco ovunque...ma quelle fiamme per lei non scottavano.
Poi aveva sentito grida e visto un mucchio di gente piangere disperatamente.
Tutti urlavano come pazzi.
E poi aveva abbassato il viso...e aveva visto una cosa incredibile. Aveva visto se stessa, stesa a terra in una posa scomposta. Trafitta da un grosso pezzo di pietra, al collo.
Attorno a lei tanti altri cadaveri...e quelle stesse persone che si fissavano, senza capire.
Non si era mai sentita così smarrita. E quando aveva cominciato a chiedere aiuto agli Auror, nessuno l'aveva ascoltata. Nessuno l'aveva vista. Aveva iniziato a piangere, supplicando un Auror di aiutarla a cercare Meg ma nessuno sembrava averla sentita.
Poi, all'improvviso l'aveva visto. Lì, fra la folla. E guardava lei.
La vedeva. Con i suoi occhi celesti la vedeva!
Nora si riprese, quando tutti i Non-Vivi iniziarono a defluire. Doveva tornare da lui.
Lui che era l'unico a poterla aiutare. Lui che ascoltandola pazientemente ma con uno sguardo così triste che sarebbe corsa ad abbracciarlo se solo avesse potuto, l'aveva aiutata a trovare Meg. Ancora viva. Sotto le macerie.
Era grazie a lui se tanti altri come lei, quel giorno, avevano potuto salvare i loro cari.
Fra quarantasette morti, quel giorno però erano riusciti a salvare anche nove persone. La sua Meg era fra di loro.
Nove era un ben misero numero, pensò Nora. Però...però lui l'aveva sentita! Li aveva sentiti tutti! E aveva salvato i loro cari!
Si guardò indietro una volta soltanto. Poi uscì dall'obitorio in quell'esodo di massa di anime e raggiunse velocemente la stanza in cui l'avevano lasciato. Da fuori, lei e tanti altri sentirono un trio di voci urlare a spron battuto.
Passando attraverso il muro, Nora Moore rimase basita nel vedere tre pezzi grossi del Ministero urlare inferociti contro... lui, quello che la vedeva.
Damon infatti stava seduto in poltrona, di fronte al Segretario Donovan, a Conrad Poole che anche se non centrava nulla sembrava sempre pronto a sbraitare e invece Duncan, di parte.
Nella stanza c'erano anche Draco, Ron, Efren, Beatrix, Edward e persino Harry.
Aidan era stato lasciato con Lucas e gli altri bambini nelle fide mani di Mamma Weasley e di Ginny, ma i piccoli erano rimasti parecchio sconvolti. Prima dalla rapina alla Gringott, poi dalla strage in strada.
Tutti tranne Lucas, ovvio, che per una volta aveva accettato di starsene buono con la signora Weasley senza replicare.
Lì dentro però, nell'ufficio del Capo degli Auror, si stava scatenando un putiferio.
-...vi era stato negato di sfruttare i poteri di un Legimors!- strillò Donovan per l'ennesima volta, picchiando un pugno sulla scrivania di Duncan che, i ragazzi lo notarono, era pronto a ficcare una testata a quel Segretario deficiente e buona notte al calderone - Gillespie, il Ministro Dibble verrà a saperlo! Ritieniti fortunato se non ti sbatto fuori oggi stesso!-
- Tu non hai nessun potere, Wilson.- tubò sarcasticamente il Capo degli Auror, che però aveva una grossa vena pulsante in testa - Solo Dibble può sbattermi fuori, né tu né il Wizengamot che, lascia che te lo dica, ora come ora per me può anche impiccarsi al lampadario dell'ingresso. Te compreso.-
- Come ti permetti!- gridò sdegnato, senza accennare ad abbassare la voce - Gli ordini del Wizengamot sono ordini per tutti voi! Voi non siete al di sopra dell'Alta Corte dei Maghi! Né tu, né la combriccola del signor Potter! E non vi è stato dato il permesso da nessuno per chiedere aiuto a un Legimors dai dubbi poteri!-
- Il signor Howthorne è un Lord.- disse Gillespie con tono soave - Non sai più fare il leccapiedi Donovan?-
- Adesso basta!- gracchiò anche Poole, che dondolava le gambe istericamente, visto che quasi non arrivava a toccare con i piedi giù dalla poltrona - Basta signori! Ne ho abbastanza! Io sono l'Assessore all'Ufficio di Controllo della Magia Accidentale! Il signor Potter dovrà pagare una multa per sé e suo figlio e...-
- Bene.- borbottò Harry in sottofondo - Almeno saprò dove mettere i soldi delle vostre rendite.-
- Non faccia lo spiritoso!- sibilò Poole - Lei e suo figlio vi caccerete in un mare di guai!-
- E' un Phyro, cosa pretende da me? Se non lascia che faccia esercizio arriverà a Hogwarts e gli darà fuoco prima ancora di finire a Serpeverde!-
- Insomma!- sbraitò di nuovo Donovan, facendo sobbalzare anche Poole - Non divagare Conrad!- e stavano per scoppiargli le coronarie - Io sono qua per discutere dei cosiddetti poteri del signor Howthorne!-
- Cosiddetti?- s'intromise Trix con tono minaccioso - Cosa vuol dire?-
- Bhè...- il Segretario fissò Damon con un ghigno di scherno - Se è davvero un Legimors non mi sembra abbia avuto delle visioni importanti di recente, no? Contando i quasi cinquanta morti di oggi...-
Damon impallidì ancora di più, mentre gli altri aprivano la bocca sdegnati.
-...e non sappiamo neanche se parla davvero coi morti...-
- Senta lei!- sbottò Trix inferocita, puntandogli il dito addosso - Pomposo e borioso Sanguecaldo che non e altro, provi ancora ad aprire bocca contro Damon e scoprirà in prima persona di come parla bene coi morti!-
La Diurna aveva appena finito la frase che una pesante tabacchiera di porfido si alzò da uno degli scaffali di Duncan e viaggiò dritta verso il Segretario. Lo mancò per un pelo, ma lui strillò come una donnetta, nascondendosi sotto la scrivania.
- Chi è stato?!- belò con le mani in testa.
Howthorne si volse e vide uno squadrone di Non-Vivi alle sue spalle.
Tutti con occhi iniettati di sangue.
Trix gli prese la mano - Tesoro tutto bene?-
- Si.- annuì, anche se sentiva il cuore battergli così forte da saltargli in gola - Sto bene.-
- No, non è vero.- la Vaughn gli carezzò una guancia, desolata - Tesoro ma com'è successo?-
Lui scosse il capo, mordendosi un labbro.
- Non lo so. Non lo so...- disse, con voce rotta - Non so cos'è successo ma non ho sognato niente.-
- Com'è possibile?- gli chiese Ron, con voce altrettanto calorosa e comprensiva - Tu sogni sempre tutto.-
- Forse stavolta che serviva i suoi poteri fittizi non hanno funzionato.- celiò Poole.
- La faccia finita.- l'ammonì Edward, serio - I suoi poteri ci hanno salvato otto anni fa.-
- Certo, certo.- frecciò Donovan, rimettendosi in piedi guardingo - Mi permetta, signor Dalton, ma forse vi siete lasciati suggestionare da un ragazzo con troppa fantasia. Sa, a quell'età, e con la compagnia che frequentava...-
- E con questo cosa vorrebbe dire?- lo sfidò Trix, gelida.
- Andiamo, dolcezza.- il Segretario la guardò dall'alto in basso - Si sa...che fine ha fatto il vostro amico Riddle.-
- Un'altra parola e stasera potrei essere sbattuta io fuori dal Ministero!- minacciò Beatrix, sprizzando ira da tutti i pori, mentre i due bacchettoni tremavano come budini di fronte alla sua dentatura.
- Non ci provi, signorina.- replicò Poole.
- Già, siamo troppo in alto per lei e per il suo amico che come minimo avrà già fregato tanta povera gente!- finì Donovan con uno sguardo carico d'astio e compassione verso il Legimors.
Fu la goccia di troppo.
Un istante più tardi la porta si spalancò di scatto e una decina di Non-Vivi afferrarono sia Donovan che Poole per il mantello e li sbatterono fuori, sotto gli occhi strabiliati di tutti.
Dopo di che...eh si, fu un coro di fischi da stadio e grandi ovazioni.
La porta si richiuse, fu Nora a sbatterla inferocita.
"Manica di deficienti!" e si volse verso Damon "Ma perché ti fai trattare così, eh?"
Lui agitò la mano, passandosela di nuovo sugli occhi.
- Dio.- sussurrò, ora che era al sicuro e fra amici - Non so com'è potuta accadere una cosa simile.-
- Tu di solito sogni davvero ogni cosa.- mormorò Efren, carezzandogli la testa come un padre, mortificato per lui - Anche quelli che finiscono semplicemente in coma. Magari ti è successo qualcosa. Anche un semplice disturbo al metabolismo può far variare le visioni dei Veggenti, sai?-
- Si ma quasi cinquanta persone!- gridò allora Damon, per poi inspirare e abbassare il tono - Cristo, cinquanta! Come diavolo ho fatto a non vederle? Eppure non ho sognato niente di niente! Solo il vuoto!-
- Il vuoto?-
Draco si sporse un secondo dalla parate, dov'era stato a fianco di Harry e per un secondo lunghissimo lo guardò in faccia. Fu un'illuminazione. Dopo aver visto i suoi occhi arrossati, pieni di capillari rotti.
- Cos'hai fatto al viso?- gli chiese, con voce che lasciava presagire qualcosa.
- Gli occhi intendi?- Howthorne rispose con indifferenza - Ah...ieri mi hanno fatto uno scherzo. Mi è arrivato un pacco con dentro una polverina bianca che è esplosa in faccia a me e Cloe. Dopo dodici ore non è successo nulla, così ho lasciato perdere. Perché?-
Malfoy levò un sopracciglio.
Ce l'aveva lui la risposta sul perché non aveva sognato niente.
- Polvere bianca.- ripeté - Aspettatemi qui.- ordinò - Vado un secondo a casa, ma credo di sapere perché non ha sognato niente di questa strage. Centra la polvere di ieri.-
- Aspetta un secondo, cos'è successo?- lo bloccò Ron.
- Ve lo dico dopo!- e subito dopo Draco si era infilato nel camino, sparendo fra le fiamme.
- Bel casino.- sentenziò Harry, seduto in fondo alla stanza.
- Già, bel casino. Salvatore della Gringott.- rognò Duncan, accendendo un incenso all'istante - Finirò di nuovo in terapia, già lo sento! E dovrò pagare gli alimenti a Rosalinde perché vorrà il divorzio! Ed è colpa tua Potter!-
- Eh già, è sempre colpa mia.-
"Lui è Harry Potter?" urlò mezza truppa di cadaveri.
Damon emise un gemito, mettendosi le mani sulle orecchie.
- Per favore...- pregò - Fate piano.-
- Con chi ce l'hai?- mugugnò Duncan - Noi o gli zombie?-
Nora, a fianco di Damon, prese un libro e cercò di lanciarglielo contro ma il Legimors riuscì ad afferrarlo a mezz'aria.
- Non offendeteli.- disse, sotto gli sguardi curiosi dei ragazzi.
- Ehi, chissene frega di loro per un momento.- si lagnò Trix, seduta di fronte a lui e a Nora, che la scrutava tutta attenta - Hai visto? Anche Draco non sembrava contento di quella polvere!-
- Non sappiamo neanche se è quello.- le rispose, depresso - Magari è la mia maledizione. Quando serve davvero, io faccio cilecca. E non ridete bastardi!- sibilò alle sue spalle.
Edward e Harry incassarono le spalle, senza che neanche avessero fiatato. Per poi capire che erano stati i Non-Vivi a ridacchiare alla frase equivoca.
- Quanti sono?- chiese la Diurna - Così, per sapere.-
- Una trentina se ne sono andati subito dopo che abbiamo trovato i loro parenti e amici sotto le macerie. Alcuni invece trapassano subito e basta. Qua ne conto dieci...e con lei undici.- disse, additando alla sua destra.
La Vaughn guardò l'aria di fronte a lei.
- Lei? Lei chi? Ho uno zombie davanti a me?-
"Parli tu che sei mezza morta!" sentenziò Nora irritata. Poi la strega riuscì ad abbozzare un sorriso, sentendo Damon ridacchiare.
- Come ti chiami?- le chiese il Legimors.
- Parli coi cadaveri spero.- borbottò Duncan, agitando l'incenso sulla testa per mandare via le vibrazioni negative.
"Nora Moore." rispose la strega "Tu chi sei, si può sapere?"
- Nessuno, vedo i morti.- rispose Howthorne.
- Ehm...ecco, Damon gli chiedi se hanno visto qualcuno prima che...ecco...prima che morissero?- abbozzò timidamente Ron.
- Ti sentono.-
- Ah...- il rossino allora, impacciato e maledicendo Dalton e Harry che sghignazzavano, si volse verso il fondo della stanza, accanto alla porta, parlando praticamente con nessuno - Ecco...mi dispiace tanto per voi...-
- Si, anche a me.- ironizzò Trix accendendosi una sigaretta.
- Non fumare qua dentro.- rognò Duncan.
- Almeno io non mi faccio le canne da quando andavo a Hogwarts.- fu la risposta della Diurna.
- Io non fumo erba!- sbottò Gillespie.
- Volete stare zitti?- sbuffò Ron - Insomma...qualcuno di voi si ricorda qualcosa? Avete sentito nulla? O visto chi ha fatto saltare per aria tutta la strada?-
Si levò un forte brusio e l'emicrania del Legimors raggiunse livelli veramente preoccupanti, ma dopo aver ordinato con tono da generale di parlare fra loro senza urlare, sembrò che il branco di spiritati, come li chiamava Efren, si fosse un po' calmato.
- Cosa dicono?- s'interessò Harry stranamente, quando vide la fronte di Damon corrucciarsi.
- Aspetta...-
Gli spiriti stavano dicendo di aver sentito qualcosa sfrigolare nell'aria.
Energia elettrica forse. Una strega di mezz'età disse anche di aver sentito i capelli rizzarsi sulla nuca.
- Energia elettrica?- mugugnò Efren stranito - A Diagon Alley?-
- Ma sono sicuri?- fece Duncan scettico - Magari era qualcos'altro. Tipo un bel Bombarda di proporzioni cosmiche.-
- Non può un Bombarda far esplodere una via intera.- replicò Ron pensoso - Che altro? Avete visto nessuno di sospetto?-
"Sospetto come?" soffiò la strega di mezz'età, tutta ingioiellata, con aria saccente.
- Tipo Mangiamorte?- propose Damon con tono di sussiego.
"Hn. Mica c'era nessuno con la maschera e vestito di nero con la bacchetta spianata ragazzo!" cinguettò un vecchietto col bastone "Non siamo mica ad Halloween."
- Bel concetto che ha di Halloween lei. Andiamo, ci dev'essere stato qualcuno con aria strana.- continuò Damon - Su, fate uno sforzo. Non avete sentito formule magiche?-
"Ah, si!" sbottò un mago sulla trentina che teneva per mano la moglie, tutta annichilita "Io ho sentito qualcosa! Una formula in latino, appena passato il negozio di Miss Cerise. Ma era una formula strana...forse un'invocazione."
- Ok.- Howthorne si volse verso la frazione dei vivi, Trix a parte - Hanno sentito una formula d'invocazione. Forse è con quella che il Mangiamorte ha invocato l'elettricità. Vi ricordate qualcosa della formula?-
"Non tutto..." disse il mago "...ma mi ricordo che c'era un nome. Minegon! Ecco, Minegon. Evoco Minegon! Diceva così!"
Ok. Damon chiuse un secondo le palpebre, per desiderare di andare a nascondersi da qualche parte in mezzo all'oceano. Magari in una grotta sotterranea.
- Evoco Minegon.- sussurrò, facendo strozzare Duncan e Trix col fumo.
Harry, Edward e Ron invece sbarrarono gli occhi.
- Minegon?- sibilò Potter, con tono pericolosamente crescente - MINEGON? Come il Guanto di Minegon?-
- Credo di si, in questo modo il Mangiamorte che ha fatto la strage ha evocato un potere almeno cento volte inferiore a quello reale del Guanto...- mormorò Damon, sentendosi davvero svenire - Ma meglio essere sicuri...qualcuno di voi ha notato se nella via c'era un uomo o una donna con un braccio di metallo?-
I fantasmi lo guardarono come se gli fosse appena spuntato un secondo naso.
"A dire il vero io ho notato una sola persona strana, lì in mezzo." gli disse il vecchietto di prima, con voce tartagliata "Un ragazzo direi della tua età, figliolo. Ma pallido come il latte, come se fosse vissuto dentro una caverna!"
"Quello col mantello nero?" la strega sulla cinquantina si gasò tutta, gongolando "Si, quel dono di Merlino!"
- Fermi, fermi!- l'interruppe Howthorne - Di chi parlate?-
"L'ho visto anche io!" lo bloccò allora Nora, tirandolo per la manica "Bello, era davvero bellissimo!"
- Ok. Ragazzi, forse abbiamo qualcuno.-
- Aspetta, usiamo una penna Prendi Appunti, facciamo prima.- bofonchiò Duncan. Un blocco e la penna violetta che si rizzò sulla carta così Damon si limitò a ripetere passo passo ogni parola dei Non-Vivi.
"Capelli neri, erano folti almeno da quanto ho visto sotto il cappuccio..." elencò Nora, con la dovuta perizia "Ehm...si, il signore ha ragione. Pelle chiara, come se non fosse stato mai al sole. Labbra fini, ma perfette. Gli occhi...non sono sicura, erano scuri, ma direi blu. Un blu intenso."
- Capelli neri, pelle chiara, occhi blu.- rilesse Harry, sporgendosi sul blocco - Mezza popolazione maschile della Gran Bretagna. Che altro? Non so...al collo aveva qualcosa? Orecchini magari? Com'era vestito? Quanto era alto?-
"Dunque..." Nora studiò tutti, poi indicò Trix "Lei è uno e settanta mi sembra, come me. Il tizio che ho visto era sul metro e ottanta e poco più. Niente orecchini, non ho visto le sue mani...e al collo...no, assolutamente nulla. Me lo ricordo perché l'ho guardato bene..." e scosse il capo, facendosi venire gli occhi umidi "Volevo anche provarci e ora viene fuori che è stato lui a uccidermi!"
Oltre a lei si mise a piangere anche un bambino che stava per mano alla strega di mezza età, sua nonna forse.
Damon li guardò tutti desolato e fece per prendere la mano a Nora, ma dal camino riapparve Draco in una vampata di fiamme.
- Eccomi.- Malfoy si scosse della cenere dalla camicia e pose due fialette sulla scrivania di Duncan.
Stappò la prima e la passò sotto al naso del Legimors.
- No, non direi...- rispose Damon - Troppo dolciastra.-
- Dovevo capirlo.- sibilò Draco, furente, quando gli fece annusare la seconda.
- Eccola. Polvere bianca, ma iridescente. Con un leggero retrogusto salato, come...-
- Di salvia.- annuì il biondo Auror, finendo la frase di Howthorne - Adesso so perché non hai sognato tutti questi morti. E' colpa di questa...Salvia Splendens. La Divora Sogni.-
- La Divora Sogni?- allibì Efren - Che cazzo, è illegale da quasi cent'anni!-
- Hanno saputo a chi mandarlo quel pacco.- sentenziò Trix sarcastica - Qualcuno sapeva che sei un Veggente di Morte e ha pensato bene di mangiarti i sogni, così che tu non potessi fermare questo massacro. O la tua fama ti precede tesoro, o qualche irriverente nostra vecchia conoscenza che conosce il potere di Minegon e anche il tuo ha pensato bene di farci un salutino.-
Dopo aver spiegato tutto a Malfoy, visto il suo smarrimento, Draco si lasciò andare sul divanetto.
- Oh no.- sibilò, mettendosi un braccio sulla faccia.
- Oh si.- annuì Harry - Abbiamo Salvia Splendens illegale, Minegon, il Marchio Nero, Badomen, una donna misteriosa che fuma sigarette alla lavanda, il tizio di oggi che ha fatto questa strage e qualcuno che conosce bene il potere di Damon. Se mettiamo tutto insieme cosa viene fuori?-
- Un puttanaio Sfregiato.- gli ringhiò Draco.
- Centro.- Duncan, disgustato, si mise la fialetta di Salvia Splendends sotto al naso aquilino - Malfoy...domanda, come fai ad avercela?-
- Sono un alchimista.-
- E che cazzo vuol dire?-
- Vuol dire che la uso per gli esperimenti. Qua in Gran Bretagna solo sei privati hanno la licenza di poterla coltivare e...- si fermò, mettendosi seduto per poi ghignare -...e se noi scopriamo chi ha fatto il raccolto nell'ultima settimana, scopriamo anche a chi l'ha venduta.-
- Così avremo in mano un nome.- annuì Edward - Mi sembra fattibile. Hai la lista di quei sei?-
- Dunque...il primo è quel bastardo di Cameron che la tiene sotto chiave.- iniziò Malferret - Poi ne hanno una coltivazione minima a Everland, ma è davvero troppo esigua per far venire quell'irritazione agli occhi di Damon, senza contare che a Everland non farebbero entrare neanche Dibble in certi laboratori, ma controlleremo anche lì. Al terzo posto c'è la serra del vecchio Liam.-
- Hargrave?- allibì Duncan - Il vecchio Liam teneva quella roba?-
- Si, ma la serra è chiusa ora. E la Sigillazione l'ha fatta la mezzosangue...-
- Non si sa mai.- mugugnò Harry - Quarto posto?-
- La setta dei demoni Lasombra.- Draco ricordò per un attimo la notte che lui ed Hermione avevano passato dai demoni albini. Quando si erano riconciliati. Erano finiti nei guai proprio per la Salvia Splendens della mezzosangue!
- Quelli si che sono da controllare.- fece Ron.
- Già. Poi Lucilla. A Lancaster Manor. Nei giardini di sua madre Degona.-
- Non si può entrare a Lancaster Manor, dai.- Efren scosse il capo - Chi ci mette piede dentro perde quello e la testa!-
- Meglio controllare, da un punto dovremo pur partire no? E per ultimi restano i Leoninus.-
- Eh no!- sbottò la Diurna, spegnendo la sigaretta con forza - Ancora loro no! Mai che ci finiscano in mezzo i parenti di Asher, dannazione! Meglio fra i lupi che fra quelle sanguisughe!-
- Io intanto faccio avere i dati di questo tipo a un ritrattista.- borbottò Gillespie - Chissà che mister occhi blu non abbia presto una faccia.-
- Starò meglio quando avrà una bacchetta in mezzo agli occhi.- gli sibilò dietro Harry, rimettendosi in piedi - Bene signori, credo per oggi di aver fatto più che abbastanza. Vado a ritirare la mia multa.-
- E...la finisci qui?- lo richiamò Ron mezzo sconvolto - Te ne vai così?-
- No, prima passo a prendere Lucas, Faith ed Elettra.-
- La pianti Sfregiato?- gli urlò Draco - Ti stanno chiedendo sottilmente cos'hai intenzione di fare.-
- Andare a casa a mangiarmi la tua torta al cioccolato.-
- Fottiti!-
- Farò anche quello. Vi saluto!- e senza un "bah!" se ne andò davvero, sbattendo la porta in faccia a tutti.
Il bello però fu lo strano rimbombo che passò nel cervello di Malfoy.
Ah, l'aveva già sentita quell'onda dentro di sé. Otto anni prima.
Chissà che non fosse tornato il momento di riprendere in mano le redini di una vita vera e non a metà, per il bambino sopravvissuto.
- Ora vado a casa.- disse Damon, alzandosi esausto - Aiuto gli spiriti nel trapasso e ne riparliamo quando i cani con la rabbia non saranno in giro per alitarmi sul collo. Quando sognerò di nuovo?-
- Fra ventiquattro ore. La polvere ti è finita negli occhi purtroppo.-
- Bella roba. Trix vieni con me?-
La Diurna annuì, saltando giù dalla scrivania - Si, tanto Milo fa di nuovo la notte. Duncan, come farai con i giornalisti?-
- Ah, tanto Donovan ha indetto una conferenza stampa fra un'ora a mezza.- si schifò Gillespie, lasciando che i suoi uomini se ne andassero a riposare - Quel cretino avrà già spiattellato tutto a Dibble e ora starà cercando di salvarsi la faccia a scapito mio. Ma pazienza. Riunione domani mattina alle otto. E arrivate puntuali per una volta.-
- Tranquillo. Chi riesce a dormire.- sbuffò Ron.
- Ah, Howthorne.-
- Si?- si girò Damon.
- Voglio anche te, qua, domani.-
- Io?- riecheggiò il Legimors - Fa prima a mettermi alla gogna!-
- Ci finiremo tutti, almeno sarai in compagnia. A domani. E niente zombie!-
E per quel giorno pare che l'inferno riuscì a prendersi una pausa.
Il fatto era però che per lungo tempo nessuno si sarebbe più scordato di quelle fiamme, di quelle grida.
A Harry Potter restarono in testa a lungo, per tutto il giorno, anche durante la notte nei suoi incubi.
Tanto che appena uscito dal Ministero, invece di tornare alla Lucky House, decise di raggiungere Grimmauld Place n°12 con Elettra e i bambini.
- Io sono senza parole. Non so come possa essere accaduta una tragedia simile!- disse Molly Weasley, ciabattando nella cucina dell'Ordine e porgendo una tazza fumante di thè ad Elettra, carezzandole una spalla - E tu, povera cara! Chissà che paura avrai avuto!-
- Sto bene.- sorrise lei in risposta - Nella banca è stato un momento pesante, ma ora va tutto bene.-
- Santo cielo, meno male che c'era Harry!- sentenziò Mamma Weasley, porgendo il vassoio con altre tazze per Ginny e Terry - Anche se quando entrato avrei fatto di tutto perché ne restasse fuori! Ero così in pena per lui, povero caro!-
- Mamma non dargli il tormento.- Ginny soffiò sulla sua tazza bollente - L'importante è che stiamo tutti bene.-
- Mica tanto.- sentenziò il buon vecchio Mundungus, seduto accanto alla finestra della cucina con l'edizione Speciale della Gazzetta fra le grinfie - Quarantasette morti. Alla grande. E il Marchio Nero in cielo.-
- Mundungus ti sarei grata se non ne parlassi davanti ai bambini!- berciò Molly.
- Papà è stato grande! FANTASTICO!-
Harry, appostato alla finestra accanto a Dung, scosse la testa sentendo il risolino di Elettra e la voce eccitata di suo figlio dal salone, dove si era fermato a parlare con Sirius.
-...dovevi vederlo! Abbiamo affumicato quel portatore di vaiolo in due secondi!-
- Ma dove le sente queste parole?- chiese J.J. che mezzo distrutto aveva deciso che per un po' di gite in famiglia non ne avrebbe più fatte.
- Da Edward temo.- ghignò Terry, che era stato suo grande amico a Corvonero - Edward chiama Badomen "Faccia Butterata" o "Grugno di Vaiolo".-
- Che idiota.- sibilò Harry. E che fesso anche Sirius, che dava corda a suo figlio!
- Si può sapere cos'è successo davvero?- chiese Deirdre la Perfida, entrando in cucina con in mano un grosso vaso di fiori. Come se quello fosse stato un club per signorine e non l'Ordine della Fenice!
Potter naturalmente non si prese la briga di risponderle, ma si sarebbe mangiato Lucas quando planò in cucina con un sorrisone a trentadue denti.
- Sapessi!- celiò, attaccando con la sua menata - Grugno di Vaiolo era nella banca! Ha cercato di fare secchi me, la mamma e lo zio...e poi è arrivato papà e l'ha fritto come un pesce! Bhè, io l'ho affumicato un po' ma il resto l'ha fatto tutto papà! E' stato davvero grande!-
L'occhiata maliziosa di Elettra fece stare ancora peggio Harry, che ignorò il suo primogenito quando gli si attaccò ai pantaloni, senza smetterla un attimo di parlare a macchinetta.
- ...e Faccia Butterata ha anche cercato di ucciderlooo! Ucciderlo!- disse per la decima volta - Con quella magia super cattiva e dovevi vedere che faccia che ha fatto quando a papà non è successo niente!-
- Insomma!- sbottò Molly - Questo bambino non ha paura neanche del diavolo! Non avrebbe dovuto neanche vederle certe cose! E tu Sirius, potevi almeno farlo smettere no?-
Mamma Weasley puntò il suo cucchiaio di legno contro lo stipite, dove Sirius Black si stava limitando a ghignare come suo solito. Anche la sua Perfida Deirdre gli scoccò uno sguardo di ammonizione, ma lui se ne fregò.
- Viva il papà allora.- tubò Black.
- Si e viva il fatto che siano tutti interi.- disse Remus, comparendogli a fianco con Faith in braccio e Glory a terra, che si trascinava dietro un grosso libro preso chissà dove nella biblioteca degli Auror.
- Voi siete matti ragazzi miei.- sospirò Molly con aria depressa - Questi bambini verranno su male!-
- Ma che male e male.- fece Ginny, agitando la mano - Almeno adesso non dobbiamo sedare strilli e pianti, no?-
- Magari sarebbero più normali di questa eccitazione!- borbottò sua madre - C'è poco da stare allegri, ora che i Mangiamorte sono tornati.-
- Non lo sappiamo ancora Molly.- le disse Remus, per placarla - Solo perché ce ne sono tre, compreso Badomen che ora sarà al tribunale dell'Alta Corte dei Maghi, non significa che siano tornati.-
- Il Marchio Nero è sempre il Marchio Nero.- replicò lei saccente - E non parlatene davanti ai bambini!-
- Non possiamo farlo secco Faccia di Vaiolo e basta?- propose Lucas con aria candida.
- LUCAS!- gracchiò Mamma Weasley.
- Ok, qualcuno ha del tranquillante per bambini?- chiese Harry, sovrastando le grida isteriche della strega.
- Che ne dite di andare a dormire, eh ragazzi?- propose Elettra dolcemente.
- Cosa?- rognò Lucas a bocca aperta - Io voglio stare qua col papà, mamma!-
- Piccolo ruffiano!- si lagnò suo padre, preso da un istinto omicida - Mi dai il tormento da quando hai compiuto sei anni e adesso ti aggrappi alla mia cintura? Col cavolo!-
- Ecco, torni a essere palloso! Allora, quando ti riprendi i poteri?-
Harry sbattè gli occhioni verdi, nel silenzio generale.
- Come prego?- sibilò.
Lucas e Faith e, bisogna dirlo, anche Glory lo fissavano tutti attentamente.
La logica stringente e quasi sempre esatta dei bambini dava un'unica soluzione a quel punto.
Visto che erano tornati i Mangiamorte, doveva tornare anche il bambino sopravvissuto. E anche leggendo fra le righe della Gazzetta del Profeta forse era quello che si aspettavano un po' tutti i maghi.
Probabilmente il giorno dopo avrebbe ricevuto un invito a pranzo dal Ministro Dibble.
Orrore.
- Allora? Te li riprendi i poteri o no?- lo incalzò Lucas - Datti una mossa, così domani mattina ci possiamo fare un giro sulle scope.-
- Torni al lavoro papà?- gli chiese anche Faith deliziata.
- E adesso ce lo dici chi è Tom?- finì Glory.
No, ora l'unica cosa da fare era metterli tutti in un sacco e andare a sotterrarli.
E al diavolo Malfoy, che sarebbe rimasto senza erede.
Probabilmente se puntandogli la bacchetta alla schiena Molly Weasley non gli avesse usato un Silencio, con quella bocca spalancata da squalo Harry avrebbe sommerso i tre piccoli maghetti con una serie d'improperi che neanche Draco avrebbe avuto il coraggio di usare. Finito di boccheggiare come un pesce, riuscì almeno a grugnire e a filarsela in salone, davanti al caminetto acceso.
La temperatura durante la giornata si era abbassata ancora drasticamente tanto da convincere Kingsley ad accendere un bel fuoco. Lo guardò con aria buona e comprensiva ma anche Shacklebolt sembrava attendere una sua decisione.
Poco saggiamente ridiedero vita alle sue malefiche corde vocali, giusto in tempo per vedere Hermione e Draco entrare nella palazzina, infreddoliti e inferociti, tanto per cambiare.
Lui che sbraitava per sapere dov'era stata e con chi, lei che lo mandava a quel paese. Tanto per cambiare.
- Harry!- esclamò la Grifoncina vedendolo - Come stai?-
- Lo Sfregiato sta benissimo!- ringhiò suo marito - Come vuoi che stia?-
Ignorandolo, la strega raggiunse Potter al caminetto e poco più tardi arrivò il resto della squadra, più Jess e Clay.
Tristan era rimasto a fare la notte con Milo e Sphin, ma le preoccupazioni della famiglia Mckay si erano consolidate quando Degona aveva capito che qualcosa turbava sua madre.
E per turbare Lucilla, doveva trattarsi di qualcosa di molto grave.
Subito lo sguardo di Harry si posò su Hermione. Sapeva che era stata con la Lancaster per tutto il pomeriggio.
Su quell'argomento la Grifoncina non disse nulla, ma palesò esattamente le sue intenzioni un attimo più tardi.
- Domani andrò al Ministero.- sussurrò, con un bicchiere di brandy fra le dita.
- A fare cosa?- le chiese Ron, accendendosi subito.
Lei rise - Lo sai a fare cosa.- e finì il liquore d'un fiato - Credo che sia arrivato il momento di tornare al lavoro.-
- Era ora.- sorrise Edward, passando la bottiglia a Efren e Jess - Cosa ti ha spinto?-
- Il Marchio Nero.- rispose, senza la minima insicurezza nella voce - E mi sono presa la libertà di fare una cosa per te.- aggiunse, portando l'attenzione sul bambino sopravvissuto - L'ho fatto d'istinto. Sta a te scegliere cosa fare, sai che io non ti ho messo mai fretta.-
Senza aspettare oltre si levò la tracolla e ne estrasse qualcosa di lungo avvolto in un drappo di velluto sbiadito.
- Olivander ti manda i suoi saluti.- e posò il drappo sul tavolino, di fronte a Harry.
Facendolo, vi mise anche un pezzo di pergamena piegato in quattro.
Gli occhi verdi di Harry riconobbero subito il suo "regalo".
La sua bacchetta. Sparita dall'Ufficio Misteri otto anni prima, subito dopo il Tower Bridge.
E nella pergamena doveva esserci quella formula...che ora temeva di dover pronunciare.
La sua bacchetta e i suoi poteri, serviti su un piatto d'argento.
Il suo mondo. Il suo mondo vero di nuovo ad attenderlo
 
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