Capitolo 15°

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view post Posted on 12/2/2009, 22:46
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*Gryffindor* nel cuore, ma il mio sguardo è di ghiaccio, nel mio sangue il veleno scorre irriverente

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Certe giornate iniziano nel silenzio totale.
C'è qualcosa però che aleggia nell'aria. E' leggero, appena percettibile...e non se ne va.
E' l'odore del cambiamento.
Come quello della tempesta. Leggero da principio. Poi sempre più intenso.
E Lucas James Potter fin da piccolo imparò presto a riconoscere quella sensazione.
Era passata la notte...e sulla Lucky House regnava ancora un silenzio strano, quasi indotto.
C'era...pace finalmente, quel 19 giugno.
Uscito dalla sua stanza rimase a fissare il corridoio. Ma nulla di preciso.
Ascoltava.
Silenzio.
Solo la neve che cadeva e i fiocchi che si ammonticchiavano contro i vetri, sui davanzali.
Poi Faith gli apparve a fianco, sinuosa come un fantasma ma dolce come una fata.
- Sai chi è?-
Lucas scosse il capo. Se l'era aspettata quella domanda. La stessa che lui si era fatto per tutta il suo dormiveglia, attento al minimo rumore proveniente dalle camere degli ospiti.
- Ieri sera mi hanno spedito a dormire come te, cosa credi? E Glory?-
Faith negò col capo, guardando a sua volta il corridoio. C'erano delle stanze magiche in quel corridoio, quello che divideva la loro ala da quella dei Malfoy. E non sempre avevano il permesso di entrarci...e neanche sapevano dove fossero i grandi.
C'era silenzio. Anche accostandosi a ogni porta, non avrebbero saputo dire dove fossero.
Forse avevano Insonorizzato tutto.
- Andiamo da Glory.- disse seria, stringendosi un maglioncino blu addosso.
- Si ma...quello dove l'hanno messo?-
Già.

"Quello".
Chi era "quello"?
Lucas continuava a chiederselo a ogni passo sui gradini dello scalone, a ogni passo che lo allontanava da quel corridoio.
Chi era quel ragazzo che Draco aveva trovato quella notte mezzo morto di freddo di fronte alla loro porta?
Ma lo conoscevano. Ne era sicuro.
Conosceva abbastanza Draco da averlo visto preoccuparsi così, con quella faccia, solo con Hermione e Glory.
Quindi...doveva essere una persona importante.
Anche sua madre era sbiancata vedendolo. Anche Hermione.
E suo padre...che era rimasto immobile sullo scalone, nello stesso punto dove ora si trovava lui.
Si, quel tizio lo conoscevano bene.
Una fantasma, gli aveva sussurrato Glory la sera prima.
Era come se avessero visto tutti un fantasma.
Quando raggiunsero la cucina dei Malfoy però il silenzio scomparve.
C'era il profumo del bacon e dal caffè, c'erano delle frittelle ai lamponi sul bancone della cucina.
E il bollire dell'acqua del thè, sui fornelli, era frammentato da un pigolare continuo...
Le uova si erano schiuse.
Un nugolo di batuffoli gialli stava ai piedi di Glory, seduta a terra contro il mobile della cucina, intenta a leggere da un libricino di favole.
- Sono nati!- sorrise Faith correndo da lei - Guarda Lucas!-
- Già.- fu il laconico commento della piccola Malfoy - Le uova si sono schiuse questa notte.-
- Ehi ma...e queste cianfrusaglie?-
Lucas guardò più attentamente lo spazio della stanza, invaso da strani oggetti.
Libri, un mare di libri. Alcuni cd vecchi e logori, dei vestiti da donna, scarpe estive dal tacco alto, un pacchetto di sigarette vecchissimo, tutto rovinato. E poi...occhiali. Occhiali di suo padre forse.
Una scopa rotta in tre punti, una Nimbus2000. E altro ancora.
- Da dove arriva tutta questa roba?- fece allibito.
- Non lo so.- sospirò Glory, mentre i pulcini di oca dalle uova d'oro zampettavano lì attorno goffamente - Ma sono quasi sicura che si tratta di una magia! Guarda qua!- e sollevò il libricino sotto il suo naso - Parla delle oche. Dice che quando le uova si schiudono e quando c'è un uovo diverso dagli altri, se si tratta di un buon presagio allora questo presagio ci riporta delle cose che erano andate perdute.-
- Quindi questa è roba che hanno perso i nostri genitori?- allibì Faith, prendendo in mano la Nimbus2000 rotta.
- Credo di si.- annuì Glory - E' un buon presagio comunque.-
- Come fai a dirlo?- Lucas immaginò i pulcini già in formato adulto, ovvero oche arrosto - Dov'è quello dell'uovo di piombo? Sono tutti uguali...ehi ma sono otto! Dov'è il portaguai?-
- Qua.-
Glory gl'indicò il cappuccio della costosa felpa bianca.
Strabiliati, i piccoli Potter fissarono una strana palla di pelo grigiastra. Un cosetto spiumato e obbrobrioso, con due piume azzurrognole ai lati dalle testa.
- Perché te lo tieni lì?- chiese Faith, carezzando la testolina al cosetto - Che carino!-
- Carino cosa?- fece suo fratello, prosaico come sempre - E' la cosa più inguardabile che abbia mai visto!-
- Bhè, magari è come il brutto anatroccolo.- sorrise Faith, senza farsi smontare - Posso prenderlo?-
- Fai pure.- rispose Glory, rituffando il viso nel libro - L'ho messo lì perché gli altri lo maltrattano.-
- Come lo maltrattano?-
- Si.- la biondina guardò i pulcini gialli con sguardo pigro - Non lo lasciano mangiare con loro. L'hanno perfino spinto fuori dal cestino.-
- Piccoli bastardi.- commentò Lucas, addentando una frittella.
- Lucas!- lo rintuzzò la sorellina, carezzando ancora il batuffolo grigio - Magari diventa un cigno! Anche se non ho mai visto un cigno con queste piume azzurre in testa! Ma che cos'è?-
- Non saprei, magari un uccello del paradiso. Ho cercato ma non ho trovato nulla su animali magici come lui. So solo che, anche se brutto, è di buon presagio visto tutte le cose che sono apparse e che prima erano perse.-
- Quindi...- Lucas mollò la frittella, alzando lo sguardo al soffitto - Se le uova si sono schiuse stanotte dici che anche quel tipo era andato perso...e l'hanno ritrovato?-
I tre piccoli maghetti si zittirono nello stesso istante.
Chissà...chissà se era stato quel pulcino grigio a portare quel tizio a casa loro.
- Come lo chiamiamo?- Glory cambiò argomento - Il pulcino grigio dico.-
- Oca al cognac.- mugugnò Lucas sarcastico - E agli altri diamo dei numeri...tanto non vivranno a lungo.-
- Tu non sei normale.- replicò Faith, mentre il pulcino le pigolava fra le dita allegro - E' un maschio?-
- Ahah.- annuì la biondina.
- Allora lo chiamo Cosmo.-
- Fa lo stesso, tienilo pure.- sorrise allora Glory, appena per un attimo - Basta che te ne curi tu, perché questi qui non lo lasciano stare. Sembra ce l'abbiano con lui.-
- Sicura che non ce l'abbiano con lui perché è un orrido piccolo mostro?- sentenziò il Phyro di casa.
Le streghette ignorarono le sue battutacce e iniziarono a fare colazione per conto loro ma quando dei passi pesanti si fecero avvertire dal piano superiore, circa quindici minuti più tardi, mollarono subito tazze e posate per correre alla porta. Vi si appostarono come segugi o come spacciatori serali e videro Draco, che non era andato al lavoro inventando una scusa, scendere in rapida sequenza dopo Efren.
C'era anche Elettra.
-...tu non capisci!- Coleman aveva appena gettato una serie di bende insanguinate sul tavolino del salone comune. Pareva stanco il Medimago, stanco e provato. Ma la sua espressione convinse Lucas a rizzare le orecchie.
- Cosa non capisco?- chiese Elettra, affiancandosi a Malfoy.
Efren sospirò.
Sembrava quasi terrorizzato. E non era da lui.
- Ragazzi, siamo di fronte a una cosa seria.-
- Non t'ho chiamato per vederti dare i numeri.- sibilò Draco, serio - Parla chiaro.-
- Hai idea di cosa aveva nella schiena?- ringhiò Efren esasperato - Cristo! Due pezzi di ferraglia spessi due pollici e lunghi cinque centimetri! Qualunque cosa fosse avrebbe dovuto ucciderlo! E qualunque cosa fosse l'ha colpito più di una settimana fa.-
- Lascia perdere.- Draco agitò la mano - Avanti, come sta?-
Coleman si passò una mano fra i capelli, cercando di calmarsi.
- Ok...a parte la ferita alla schiena, ha del veleno letale nel circolo sanguigno. E se non l'ha ancora ammazzato significa solo che il veleno farà sempre parte di lui, d'ora in avanti. Non lo ucciderà. Diventerà più forte. La febbre, con la pozione che gli ho somministrato, si abbasserà nel giro di qualche giorno e se Lady Lancaster davvero ci porta...quella cosa per curarlo, ancora meglio del previsto... ma starà come in coma, almeno fino a quando non si sveglierà autonomamente.-
- Altro?- chiese Elettra.
- Non so dove sia stato ma ha un morso di vampiro sul polso. E un altro sul collo. Chiunque sia stato a morderlo ha cercato di estrargli il veleno dal corpo, senza riuscirci. Ma non si tramuterà, tranquilli.-
- Perciò le condizioni generali sono buone?-
- Non posso dirlo finché non si sveglia. Ma se non è morto fino ad ora è baciato dalla fortuna. Quindi sopravviverà.-
- E' tutto a posto allora.- finì Draco, socchiudendo le palpebre, sollevato. Efren però non parve dello stesso parere, visto come lo fissò a occhi sbarrati.
- A posto?- riecheggiò sgomento - A posto Draco? Non c'è un cazzo a posto! Me la ricordo la sua faccia, cosa credi? E ricordo bene quel collare che ha al collo. T.M.R.- li studiò attentamente - Mi ricordo di lui.-
- E allora?- lo sfidò Malfoy.
- Mi prendi in giro? Volete finire tutti ad Azkaban?- urlò a quel punto Efren - Draco, per Dio! Se scoprono che è qua finirete tutti davanti all'Alta Corte dei Maghi. Il Wizengamot aspetta solo di togliervi di mezzo! Dovete consegnarlo.-
- Non ci pensare nemmeno.-
Era Hermione.
Stava scendendo rapidamente dallo scalone.
Pantaloni di pelle aderenti, giacca nera, guanti e spada alla cinta.
- Dove vai?- le chiese Elettra.
- Devo andare alla Corte con Milo, Trix e la squadra di Grey.- rispose gelida, fermandosi accanto a loro - Ma finché non ne parleremo tutti quanti insieme, non farete nulla.-
- Hermione!- Efren scosse il capo - Finirete nei guai.-
- No.- sibilò lei, fissandolo attentamente - Ci finirai tu se solo apri bocca su di lui.-
Coleman e anche Draco la scrutarono stupiti.
- Mi dispiace minacciarti, lo sai.- la strega dagli occhi d'oro si legò una sciarpa di cachemire al collo - Ma non esiterò a rispolverare vecchi poteri che avevo promesso di non usare più se solo ti scapperà un fiato con qualcuno riguardo a Tom, Efren.-
I bambini strinsero le labbra, nascosti dietro alla porta, per non urlare eccitati.
- Ora vado.- Hermione si sporse e baciò Draco, lievemente - Ho avvisato Lucilla. I ragazzi verranno qua per mezzogiorno, appena finito il loro turno. A Trix non dirò nulla per il momento. Non avvisate neanche Damon, per favore. Lucilla verrà a spiegarvi la situazione e vi porterà del Lazzaro, altrimenti lo farò io stasera, rincasando. A più tardi.- e si Smaterializzò senza lasciare tempo al marito di capirci nulla.
Stanchi per la notte insonne, Elettra fece preparare del thè agli elfi domestici che erano spuntati fuori al momento opportuno. Anche Efren si fermò. E nonostante non fosse per nulla sicuro di ciò che stava accadendo preferì tacere e fare come dicevano loro.
Passò mezz'ora e poi sparirono tutti di nuovo, così che i piccoli potessero uscire dal loro nascondiglio.
Erano così eccitati che decisero di andare a chiudersi nella serra per confabulare fra loro, anche per preparare la prossima seduta di gruppo con Jeremy, Herik, Alex e tutti gli altri, ma mentre Glory e Faith andarono avanti tirandosi dietro un corteo di pulcini gialli, più Cosmo ora in tasca alla piccola Potter, Lucas fece ricognizione nella loro cucina.
Nessuno.
Ok, Hermione era andata dalle sanguisughe, sua madre e il perfido serpente erano tornati da, EVVAI, quel maledetto Tom che finalmente aveva una faccia e magari presto anche una tomba...e...suo padre dove accidenti stava?
In compenso c'era una finestra aperta sul lavandino. Con la neve che cadeva ci mancavano i pinguini e gli orsi polari in quella cucina, ma quando fece per chiudere i vetri, qualcosa lo bloccò.
In cielo. C'era...un uccello.
Sembrava un'aquila dorata. E stava scendendo in picchiata verso casa loro.
Subito nella mente di Lucas, che guarda caso aveva degli strani problemi coi volatili, iniziò a scorrere una serie di ricette su come cucinare i falconi. Forse sarebbero andati bene anche per un'aquila.
Afferrò così il forcone da pollo che era stato lasciato incautamente insieme al tagliere e gli altri coltelli e così, quando quell'aquila s'infilò in cucina, il piccolo Phyro era pronto a sistemarla ma...
Una luce verde l'avvolse, diventando brillantissima, quasi iridescente.
E quando Harry apparve in quella luce, a Lucas sfuggì il forcone dalla mano.
Potter senior si sgranchì le spalle, guardandolo di striscio.
- T'ho visto con quell'affare in mano. Che pensavi di fare?-
Oddio!
Lucas un istante più tardi cacciò un grido di gioia e gli saltò in braccio, con lo stesso sorriso che aleggiava sul volte del padre. Un mago! Era tornato ad essere un mago! Si era ripreso i poteri!
Continuò a urlare di gioia fino a che dallo scalone principale della Lucky House non arrivò una bestemmia di Draco, allora i due si misero a ridere con toni leggermente più bassi.
Ah, c'era calore quella mattina. Lo sentiva.
E c'era sollievo negli occhi verdi di suo padre.
C'era...tutto. Era tornato tutto quanto.
- Prima che vengano a sapere al Ministero che mi sono ripreso i poteri impunemente...- Harry gli strizzò l'occhio -...sarà il caso di farsi un volo decente, cosa dici?-
- Vado a prendere le scope!- celiò Lucas, saltando giù dalle sue spalle ma suo padre lo bloccò.
- Non servono le scope.-
- E cosa fai, ti trasformi di nuovo in aquila e ti salgo sulla schiena?- fu l'ironica risposta - Mica me l'avevi detto di essere un Animagus poi!-
- Lascia perdere le scope.-
Il ghigno antico del bambino sopravvissuto comparve sulle labbra pallide dal freddo di quel mago.
Di quella speranza che aveva ricominciato a vivere sotto le ceneri.
- Sarà il migliore volo della tua vita.- gli promise, massaggiandosi il Bracciale del Destino al polso - E speriamo che non ci sia troppa gente a Londra che guarderà in alto oggi..-


Più o meno alla stessa ora, mentre su Londra scoppiava il putiferio fra i Maghi Osservatori del Ministero perché "qualcosa di dorato e indefinito con grandi ali cuoiose volava fra le nuvole alle dieci del mattino", nel Golden Fields ora un po' meno sommerso di neve si odorava uno stato di tensione che andava scemando.
Lucilla dei Lancaster infatti si precipitò ad avvisare i demoni che Tom aveva raggiunto la Lucky House quella notte.
E che ora era al sicuro.
Caesar fu il primo a tirare un sospiro di sollievo, seguito da tutti gli altri.
- E come sta?- chiese Denise, seduta sulla mensola della finestra.
Erano tutti in riunione nella camera da letto di Caesar, caso strano, e la Lancaster girò loro il resoconto che le aveva fatto Hermione poco prima che andasse in missione nel Devon, verso la Corte dei Leoninus.
- E' stato colpito da una freccia tripunte.- spiegò pacata, seduta su una poltrona accanto al letto di Cameron, gli altri tutti lì attorno, ad ascoltarla attentissimi - Aveva ancora due punte nella schiena, ma il Medimago le ha estratte. Il fatto era che era una freccia avvelenata. E' stato colpito più di una settimana fa.-
- Ma sta bene?- fece Winyfred accorata - Ti prego Lucilla, non tenerci sulle spine! Starà bene o no?-
- Se era avvelenato quel dardo a quest'ora non sarebbe dovuto morire?- disse invece Val, sbigottito.
- Si ma...il sangue dei Riddle è particolare.- asserì la Lancaster, mentre Caesar e Demetrius annuivano - Il padre di Tom era immune a qualsiasi tipo di veleno perché nel suo sangue scorreva veleno di serpente. Per Tom è lo stesso. Il veleno farà sempre parte di lui, d'ora in avanti.-
- Che altro?- la incalzò Leiandros, direttamente seduto nel lettone del fratello, insieme a Winyfred e Dimitri - Cioè, avrà la febbre alta presumo. Non è che quella ferraglia che s'è tenuto nella schiena gli farà infezione?-
- Si può sapere, dannazione,- imprecò invece Vlad, l'unico in piedi come una statua - perché non l'avete portato qua? Che ne sanno i mortali dalla medicina? Crepano per la peste, cazzo!-
- Mi sa che sei rimasto un po' indietro.- gli disse Brand, serissimo - La peste non c'è più da due secoli.-
- Feversham vuoi un pugnale in gola?- minacciò Vlad gelido.
- Ok, ok.- Lucilla levò la mano, per calmare Stokeford - Tranquillo, calmati. A parte la febbre, è stato curato. Si sveglierà dal coma curativo fra un paio di giorni. Non sappiamo dov'è stato né da dove è arrivato ma aveva dei morsi di vampiro. Uno al collo e uno al polso.-
- Chissà dove l'ha mollato quella Dama dell'Acqua.- sospirò Demetrius - Luci, quando possiamo vederlo?-
- Ora è alla Lucky House. Se ne stanno occupando Draco e Harry...e se devo dirla tutta non credo che lo lasceranno tornare qui tanto facilmente.-
- Che cosa?!- sbottò allora Denise, alzandosi dall'enorme mensola delle vetrate di quella camera da letto - Che diavolo pensano di fare quei mortali? Donovan ogni volta che viene se ne inventa una per fare battutine sul fatto che in giro ci sono sempre più Mangiamorte e che pare che ora abbiano un nuovo capo! Sembra che sappia tutto! Anche Lady Magdalena ha l'impressione che stiano mutando quella pozione che reagisce al capello e al sangue di Tom! Non possiamo continuare questa farsa!-
- Bhè, rimetterlo in gabbia non è poi tanto sensato.- le disse Winyfred.
- Questo lo so anche io.- replicò la Loderdail - Ma quegli umani devono starci attenti! Non mi piace Donovan, finirà per metterlo alle strette in un modo o nell'altro.-
Caesar fece tacere tutti, restando a fissare il pavimento con aria imperscrutabile - E' anche vero però che se scoprono che è uscito da qui ci sarà un'inchiesta.-
- A cosa pensi?- gli chiese Lucilla.
- Se faranno quest'inchiesta...- continuò il padrone di casa - E' probabile che ci saranno un mare di grane e mi richiameranno a firmare l'Incanto Fidelio che facemmo quel giorno al Ministero, otto anni fa.-
- E tu non lo rinnoverai. Vero?-
Caesar annuì, fissandola attentamente.
- Se non firmassi più, il Wizengamot non lo farebbe restare. Lo manderebbero ad Azkaban?-
- Non con il ricorso che sta preparando Hermione.- disse Lucilla - Le ho parlato stamattina. Pare che voglia ricorrere a Dibble. E' un uomo saggio e giusto. Con le prove che Tom non è mai stato dalla parte dei Mangiamorte, Dibble potrebbe anche decidere di far cessare questa follia.-
- Certo, per poi farlo secco alla prima occasione.- fece Vlad acidamente.
- Oh, andiamo.- sbuffò Winyfred.
- No, secondo me ha ragione Vlad.- disse Val, spegnendo la sigaretta - Prima quella donna ai cancelli, poi la Dama dell'Acqua, poi Tom che riappare mezzo morto. Se quelli vogliono ucciderlo vedete che un modo lo trovano.-
- E allora che facciamo, ce lo teniamo qua asserragliato nella stanza dei giochi finché non crepa?- sibilò Denise furente, tremando in maniera appena percettibile - Piuttosto eliminiamo quegli scarti.-
- E Harry?- chiese Leiandros - Harry cos'ha intenzione di fare?-
- Io so solo che...- Lucilla fece una smorfia sorridente -... poco prima che uscissi di casa, ho visto un drago dorato svolazzare sul Big Ben. E non ho bevuto nulla, a colazione.-
- Un cosa?- sibilarono tutti quanti i giovani demoni, disgustati - Un drago?-
- Una di quelle maledette lucertole preistoriche è ancora a piede libero?- berciò perfino Brand, bellicoso - Ma i maghi non li tengono tutti in cattività quei dannati?-
- Buoni, buoni.- ghignò Caesar, divertito - Ce ne sono due che stanno ancora allo stato brado.-
E Lucilla annuì, sorridendo.
- E così si è ripreso i poteri.- disse Demetrius, contento - Era ora.-
- Già. Credo che vedersi piombare Tom mezzo morto di fronte sia stato sufficiente a risvegliare vecchi spiriti.-
- Ma non sappiamo dove sia stato per dieci giorni.- finì Val.
- Ce lo dirà quando si sveglierà e si sentirà meglio.- assicurò Lucilla - Voglio andare a fondo in questa storia.- e si alzò, per tornarsene a casa sua - Quando c'è il prossimo Controllo con Donovan?-
- Il 23. Verso sera.- la informò Brand - Cosa pensa di fare milady?-
- Forse è il caso di far capire a quel vecchio con chi sta giocando.- sibilò seria, infilandosi un lungo cappotto nero di lana cotta, liscia come velluto - Voi state tranquilli, continuate a chiedere aiuto a Lady Magdalena, ma ditele che mi sto adoperando per risolvere la situazione.-
- E noi nel frattempo che facciamo?- rognò Vlad.
- Rilassatevi. Tom guarirà perfettamente anche perché nei sotterranei di Cedar House c'è una piscina di Lazzaro rubato, quindi guarirà, che lo voglia o meno, a costo di fargli il bagno lì dentro. E sperando che nessuno al Ministero capisca che ho rubato io quella porcheria...- sentenziò soave Lucilla, per poi rivolgersi a Demetrius - Gala è a casa tua?-
- No, è tornata alla Corte stanotte. L'ha avvisata suo nipote ieri sera.-
- Fantastico. Si prospetta una bella riunione di famiglia. Ok, io vado gente.-
- Un attimo.- Brand si alzò e la raggiunse, levandosi gli occhiali dalle lenti rosse dal naso. Li chiuse in un sacchetto di velluto e glielo porse - Potrebbe darli a Tom, mentre noi le prepariamo un baule con le sue cose milady? Gli serviranno. Gli faranno vedere le cose con più chiarezza.-
Oh, Lucilla non ne dubitava.
Erano lenti dell'occhio rosso della dea Bast. Erano egizi. Antichi quanto il mondo.
Andata via Lucilla, sembrò che un nodo di tensione che aveva serrato la gola a tutti finalmente iniziasse a sciogliersi.
E lo faceva velocemente.
Tanto velocemente che risollevati, Brand e Val andarono nella camera di Riddle, per preparargli le sue cose da spedire poi alla Lucky House.
Gli unici non proprio entusiasti erano Denise e Vlad, ma era comprensibile.
Maniaci del controllo, avrebbe detto Caesar se non avesse conosciuto il loro legame con Tom.
- Me ne torno a casa mia.- disse Demetrius, fermandosi per ultimo nella camera dopo che Stokeford se n'era andato attorniato da un'aura tossica, quasi palpabile.
- Voi qua cercate di mantenere la calma.-
- Tranquillo.- l'assicurò Caesar, con Denise che era tornata a sedersi alla finestra - Andrà tutto ok.-
- Lo spero. Non mi va di ritrovarmi chiuso in biblioteca una seconda volta.- fece l'altro, andandosene alla porta insieme a Leiandros - Voi intanto dateci dentro. Il tempo scorre Chichi. Tic tac tic tac...-
E sghignazzando quei due pervertiti se ne andarono, lasciando Cameron a maledirli, attaccato al bicchiere già alle dieci di mattina. Si volse per cercare comprensione ma da sua moglie non arrivò alcun cenno di nervosismo.
Eppure avevano ragione.
Il tempo passava. Settembre sarebbe arrivata presto.
La guardò.
E la guardò ancora.
I capelli bianchi sciolti sulla schiena e le spalle nude.
Un vestito molle di lana nera, svasato sul fondo, chiuso con una spilla preziosa.
Sapeva che sotto non indossava nulla.
Le lunghe gambe lisce erano ripiegate mentre lei fissava fuori dalla finestra, concentrata su qualcosa d'indefinito.
- Starà bene.- le disse, lasciando il bicchiere vuoto sulla scrivania.
- Lo spero.- rispose Denise, cercando di non irritarsi perché per l'ennesima volta le era entrato in testa - Di quei mortali mi fido poco.-
- Ce lo siamo persi anche noi.- mormorò, mettendosi alle sue spalle.
La sua presenza era diventata incredibile, pensò restando immobile.
La presenza di Denise ora la percepiva ovunque. E quando non c'era, la cercava.
Vagava per il palazzo, cercandola ovunque. E solo quando la trovava si sentiva meglio.
Quattro giorni.
Il loro piano aveva poco più di quattro giorni e lui...già cedeva.
Era la prima volta che lei passava così tanto tempo nella sua camera. E sentiva le sue emozioni, seppur lei cercasse di contenerle.
Lei rovesciò la testa all'indietro a un certo punto, fissandolo attentamente.
L'impulso di baciarla, di averla, diventava sempre più forte.
- Dobbiamo parlare.- mormorò in un soffio.
- Di cosa?-
- Lo sai di cosa.- replicò la Loderdail, distogliendo gli occhi.
- Non avere fretta.-
- Leiandros ha ragione.-
- Mio fratello ha ragione solo sul fatto che i tuoi parenti andrebbero gambizzati.-
- Tre mesi passano in fretta Caesar. Se non...vogliamo ridurci a fare tutto all'ultimo momento...-
Lui levò un sopracciglio, quasi divertito.
- Intendi fare sesso dieci volte al giorno nell'ultimo mese?-
Denise ebbe la grazia di arrossire leggermente, fino a piegare la bocca in una smorfia.
- In termini diversi e più fini, si, intendo questo.-
Caesar si sforzò di non ridere, spostandosi dalle sue spalle e andando a sedersi sul letto, di fronte a lei.
- Sicura di volerlo fare?-
- Te l'ho detto. Per la libertà questo ed altro.-
- Un figlio è una cosa seria.-
- Se credi che farò gli stessi errori dei miei parenti ti sbagli di grosso.- rispose, secca - Ho vissuto come un soprammobile, come un oggetto che quando è diventato inutile è stato preparato alla disfatta. No, grazie. Mio figlio non passerà mai nulla di tutto ciò.-
L'ascoltava. Ma puntava anche gli occhi avidi sul suo collo.
Dannazione.
- Non intendevo questo. Solo che sei giovane...tanto giovane.-
- Non importa.- Denise riuscì a sorridere - In fondo sono stata sola per cent'anni. Va bene così.-
- D'accordo.- finalmente cedette, sciogliendosi contro i cuscini e il piumone di sera bluastra e argentea - Ma ci sono una paio di condizioni.-
Lei non se ne stupì.
- Dimmi.-
- Basta giochetti con Vlad e Tom.-
Denise arrossì davvero stavolta.
- Idiota.- sibilò irritata - Per chi mi hai preso?-
Cameron rise, agitando la mano frettoloso - E per seconda cosa voglio che tu sappia che puoi tirarti indietro quando vuoi. Non mi dispiacerebbe sfidare a duello tuo padre e tuo cugino e ammazzarli.-
- E io ti ho già detto che se sarà versato del sangue sarò io stessa a farlo.- gli disse, cupa e minacciosa - Ho qualcosa da chiedere anche io.-
- Sentiamo.-
- Non portare qua nessuna donna.- fu la strabiliante richiesta, che riuscì a zittirlo totalmente - Vai fuori, se devi.-
Andare fuori a fare cosa?, fu l'ingenua domanda che gli sfrecciò nella testa e quando capì che sua moglie intendeva un'amante, restò a bocca asciutta.
- No, fammi capire.- si riprese, mezzo sconvolto - Tu t'incazzi perché io ti dico di non andare più a letto con Tom e Vlad e tu invece che mi dici di andare a puttane fuori di casa...cioè, come dovrei sentirmi?-
- Contento di avere una moglie così comprensiva?- tubò acida.
- Ahah, molto divertente. Ma io sono un uomo da una donna sola.- malignò con tono melodrammatico - Cosa che non si può dire di te, cocca.-
Lei emise un risolino sarcastico, quindi si alzò in piedi per andare ad aiutare i ragazzi con il bagaglio di Riddle. Si fermò sulla porta però, girandosi e fissando il letto di Caesar.
- Forse...dovrei cominciare ad abituarmi.- borbottò impacciata.
- A fare sesso con una persona sola?- frecciò lui.
- A dormire con un cretino.- rispose lei, snervata.
- Io dormo a destra.-
- Quello che ti pare.- Denise, svagata, si strinse nelle spalle - Ci si vede più tardi.-
- Non irretire nessuno mentre non ci sono.-
- Si e tu non farti irretire dalla bottiglia. E' dura non essere gelose di quella.-
- C'era qualcosa di vagamente perverso in quella frase.- le urlò dietro.
- Oh, non ne hai la più pallida idea.- disse la sua voce sardonica, che riecheggiò dolcemente, facendolo sorridere.
Fino a che non sparì, scemando come un bell'incantesimo.


Si raccontavano tante leggende, in Gran Bretagna, sull'Antidiluviano dei Leoninus.
Ovvero il padre di Askart Leoninus, signore della Corte.
Voci di vampiri centenari narravano che fosse perito in incendio a Praga alcuni secoli prima, durante una visita alla tomba della moglie defunta. Altri invece, gli sprezzanti, dicevano che per il dolore della vedovanza l'Antidiluviano un giorno, all'alba, avesse deciso di conoscere la luce...e il calore del sole.
Suicidandosi.
Ma c'era anche chi sapeva la verità.
Argjan Leoninus, nato sul continente mille e settecento anni prima, era vivo e vegeto.
Sepolto nei sotterranei della Corte Leonina, nutrito a sangue artificiale e saliva di unicorno, rinchiuso nei recessi più profondi di quel palazzo, di quel regno eterno costruito sul sangue e sull'immortalità dei suoi discendenti.
Hermione Jane Hargrave l'aveva vista molto volte la Corte. Ma sempre dall'esterno.
In carrozza, il viaggio era stato accidentato e lento a causa della neve ma un timido sole era apparso più volte a fare capolino da un cielo che non conosceva più la distinzione di un orizzonte in un deserto bianco, limpido e intatto.
L'umore degli Auror che viaggiavano con lei sembrava altalenante.
Beatrix stava seduta alla sua destra ma non aveva detto una sola parola da quando erano partiti. Hermione sapeva bene che la Diurna aveva litigato con Duncan per quella missione e non solo con lui.
Tornare alla Corte significava vedere i suoi genitori.
Significava vedere Kronos.
Milo era partito la sera prima e già li aspettava mentre i sei uomini della squadra di Austin Grey, di cui tre sotto i venticinque anni, parevano nervosi. E in fondo come biasimarli.
Presto sarebbero entrati in un luogo in cui avrebbero potuto morire.
Li proteggeva solo l'immunità del Ministero e il fatto di essere solo una bevuta per vampiri come quelli, addestrati alla caccia da secoli di istinto e brama, non era sollevante.
Solo Grey, sulla quarantina, pareva a suo agio.
Aveva cercato di coinvolgere anche Beatrix nella conversazione con i suoi Auror più giovani ma la Diurna, per natura scostante, rimase impassibile, limitandosi a fare cenni cortesi al veterano, rispondendo a monosillabi.
Nel Devon, la vegetazione si era fatta molto più fitta e verde, quasi nera, tanto era rigogliosa.
- Quando smetterà di nevicare?- sussurrò il Medimago ventiduenne di Grey.
- Quando Badomen tornerà in cella.- rispose il suo caposquadra, fissando Hermione - O sotto terra.-
- Hermione, è vero che credete che sia opera di Badomen e di quella donna che avete visto alla Finale di Quidditch?- le chiese curiosa il secondo di Grey, Rowena Woolf, un'Auror di provata esperienza nella caccia ai vampiri, sulla trentina e dai luminosi capelli biondo castano dorato.
- Considerato che è apparso il Marchio Nero...- disse cautamente Hermione - ...e che anche anni fa, quando Lord Voldemort era ancora in vita...- dicendo quel nome tutti i presenti, tranne Trix, fremettero e la fissarono strabiliati per il suo coraggio - scusate, quando Voi-Sapete-Chi era in vita accadevano eventi climatici piuttosto bizzarri, si, direi che io per prima sono propensa a pensare che questa sia opera dei Mangiamorte.-
- Io ho sentito da Gary Smith che vi fate aiutare da Lord Howthorne.- disse invece Dustin Fisk, l'ultimo membro della squadra sopra i venticinque, anche se di pochi anni - E' vero che i morti gli hanno fatto la descrizione esatto di uomo uguale a Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato?-
A quella domanda Hermione sentì nitidamente la spalla di Trix irrigidirsi.
Erano attaccate e la Vaughn si fece ancora più lontana col pensiero.
- Parliamo delle fattezze di Riddle prima della trasformazione?- celiò il giovane Medimago del gruppo - Perché ho letto un sacco di cose, negli Archivi.-
- Stronzate.- commentò Grey, serio - O si vivono certe cose, o non se ne saprà mai nulla.-
- Però i morti hanno fatto la descrizione di un uomo simile a Riddle!- continuò il Medimago - Dai capo, chi poteva essere? Un idiota in vena di scherzi?-
- Certo, un idiota che per scherzare ha fatto saltare per aria sessanta persone.- sibilò la Woolf, quasi disgustata - Dio Grey, non potevamo lasciarli a casa questi?-
Stavolta Hermione sorrise, ma non dimenticò l'espressione di Trix quando aveva sentito della somiglianza dell'assassino di Diagon Alley con Lord Voldemort.
E se quell'uomo assomigliava a Voldemort, allora assomigliava a Tom.
Tom.
Tom.
Tom.
Sempre Tom.
- E...Lady Hargrave, come sta il signor Potter?-
Quella fu l'ultima domanda che arrivò dalla squadra di Grey perché presto il veterano iniziò a strozzarli uno per uno, rimpiangendo amaramente di non aver chiesto un esercito da portare con sé, invece che un quartetto di ragazzi eccitati.
Giunsero a destinazione alle due del pomeriggio, immersi nel silenzio di una foresta di pini, castagni e sempreverdi.
Quando Hermione scese dalla carrozza, col cappuccio bordato di pelo a coprirle i capelli e la testa, rivide con piacere la verde scalinata, anche sotto quel manto bianco, che univa la tozza, massiccia e bassa torre dal tetto blu e grigio che fungeva da ingresso al giardino sottostante, dove si trovavano loro.
Di fronte al giardino s'innalzava l'enorme cancellata in ferro battuto e un primo sprazzo della cinta fortificata dove, nonostante il freddo, continuavano a germogliare boccoli di rosa rossa selvatica.
Le carrozze trainate dai Thestral se ne andarono quasi subito, ma lentamente, senza subire il fascino malvagio di quel luogo.
Alzando il capo verso la massiccia torre che si apriva poi sulla costruzione ampia e longilinea della Corte, la Grifoncina vide tutte le tende tirate.
Vampiri, pensò scuotendo il capo.
Perfino la pallida luce della neve feriva i loro miseri occhi.
I cancelli si aprirono da soli, lasciando passare il piccolo corteo di nove Auror attraverso il giardino, realizzato da abili giardinieri notturni a diversi piani e a base di siepi e rampicanti.
Sulla porta d'ebano della torre, che si raggiungeva attraversando un viottolo artisticamente perfetto, in marmo e sormontato da statue su alti basamenti di pietra calcarea, c'era Milo.
- Benvenuti al mortorio, signori.- li accolse sarcastico, con una sigaretta che gli pendeva dalle labbra.
- Cattivo umore?- gli chiese Grey.
- Sono stato qua dentro per tre ore e non vedo l'ora di bere qualcosa di forte vino a svenire.- commentò il Diurno - Ci siete tutti? Perfetto. Tre regole. La prima è non andate in giro da soli, altrimenti salutiamoci qua e diciamoci addio.-
- Ok.- annuirono tutti un pelino ansiosi.
- Secondo: occhio a valletti, dame di compagnia e cicisbei. Fanno i carini per arrivare alla vostra giugulare. E per terzo, mio zio ha accettato di vedere solo Hermione e Grey, quindi gli altri restano dalle stanze del Consiglio.-
- C'è pericolo reale che attacchino?- gli chiese Rowena, guardinga.
- I miei sono particolarmente apatici in questo secolo.- concluse Morrigan - Dubito che siano interessati a scatenare guerra contro il Ministro. Ma cercate anche voi di non infilare la pulce nell'orecchio di nessuno. Ok? Bene, seguitemi.-
Prendendo la mano a Beatrix, Milo la sentì quasi inerte fra la sua ma non ebbe il cuore di dirle assolutamente nulla.
Né incoraggiamenti, né consolazioni.
A differenza del clima da Romanticismo inglese fine '800, l'interno della Corte era un trionfo di arredamento minimalista da far spalancare gli occhi quanto gli spazi erano ampi e arredati essenzialmente.
Anche se, cominciò a notare Hermione seguendo Milo come un'ombra, all'arredamento variava da ala ad ala del palazzo. Forse per distinguere le proprietà private dei fratelli Leoninus.
L'ala dove li stavano portando era quella del Consiglio, spiegò Milo mentre attraversavano scalinate e bui corridoi. Hermione, come Beatrix e Grey non si stupì del silenzio che aleggiava su di loro. Tanto sapeva che c'erano.
Che erano nascosti nelle ombre, negli angoli scuri, fra quelle pareti. E li osservavano.
Leccandosi le labbra, potendo quasi sentire il sangue caldo in bocca.
I candelabri appesi alle pareti dipinti a tinte scure sembravano animarsi al loro passaggio e quando si fermarono, in una stanza circolare il cui pavimento era composto da una spirale bianca e nera, tutto sembrava diventato ancora più tetro.
Battendo le mani Milo accese altre luci estremamente moderne, dai toni sfumati e al neon, mescolate a uno strano stile barocco con pochi tocchi di colore molto intenso che riuscì quasi a mettere a proprio agio il gruppo.
C'erano dei divani viola ad aspettarli per l'attesa e Trix fu la prima a sedersi, tirando fuori le sigarette dalla microborsetta che aveva legata al polso con un bracciale di pelle e argento.
Da quel momento in poi, con un giornale scandalistico fra le grinfie di cui non le fregava nulla, ignorò tutto e tutti.
In silenzio.
- Va bene.- sospirò Grey - Rowena, Dustin...avete voi il comando finché non torno. E niente cazzate.-
- Tranquillo.- disse la Wolf sedendosi accanto alla Diurna - Andrà tutto benissimo. Vedete solo di non farvi raccontare palle su quella Salvia. In fondo è per questo che siamo qui, no?-
Quando furono pronti, Hermione Austin Grey si misero accanto a Milo, di fronte a una porta insolitamente ovale, bassa e d'acciaio.
- Torniamo presto.- disse il Diurno.
- Tranquillo, non scappiamo.- masticò Trix fra i canini, continuando a fumare senza alzare gli occhi dal giornale.
Ciò che Hermione vide in seguito fu uno di quei sogni che in passato l'avevano lasciata notti e notti a pensare.
Una spettacolare colonna di pietra ruvida, pallida, dominava la sala del Consiglio.
Era un'immersa scenografia di pareti curve, quadri dai colori sanguigni, dalle tinte violente.
E poi il soffitto. Una cupola di vetro di nero, a contrasto del grande tavolo di lucido vetro bianco e acciaio, come un collare attorno alla colonna.
Già seduti, Hermione riconobbe all'istante Askart Leoninus, il primo ad alzarsi per porgerle omaggio.
Milo gli assomigliava moltissimo.
A confronto di Lucian, il padre di Milo, Askart aveva un aspetto rude per un vampiro.
Barba leggera, mascella spessa, molto virile. Il suo stesso fisico era imponente.
Quello di Lucian, che raggiunse il fratello e le baciò la mano con charme da conquistatore, era esile e snello.
- Papà, zio...- disse Morrigan - Vi presento Lady Hermione Hargrave mentre lui è Austin Grey.-
- Signori, salve.- li apostrofò Askart - Siete i benvenuti in situazioni di pace.- sibilò insolente anche se riuscì a strappare un sogghigno alla Grifoncina - Lasciate che vi presenti i membri del Consiglio. Mia moglie Sadiè.- e indicò una bella vampira in abito pallido, bionda, con un pronunciato accento francese - La moglie di mio fratello Lucian, Alexandra.-
Eccola, la madre di Milo.
Hermione scrutò la bella donna dai capelli bruni, ma dallo sguardo totalmente gelido e assente.
- Poi gli amici e i nostri Monaci, il duca Starck e il duca di Normer, lord Chermer...- e continuò ad elencare i presenti, per lo più vampiri dall'aspetto anziano ma algido, quasi scolpito. Ma quando Askart presentò Andros Artemas, il padre di Beatrix, e disse invece che Kronos e la sua sposa erano in ritardo, Milo diede subito segni di fastidio.
- Ci metterà tanto ad arrivare?- chiese, sprofondando in una poltrona nera dalla forma fluida.
- Poteva entrare.- sussurrò Alexandra, sorseggiando lentamente da un calice e capendo subito che suo figlio si riferiva, invece che a quel verme di Kronos, alla sua fidanzata - Perché non l'hai portata Milos?-
- Dubito che abbia voglia di vedervi. E' qui fuori comunque.- fu la franca risposta.
Sua madre posò il calice, senza mostrarsi colpita - Tua zia Gala sostiene che sia adorabile.-
Ce la vedeva Gala a tessere le lodi di Trix, pensò Milo sgomento.
- E' qui?-
- Nelle sue stanze.- disse Lucian, rivolgendosi quindi agli umani che invece erano del tutto ignorati dal resto del Consiglio - Mi dicono che conoscete mia sorella minore, Lady Hargrave.-
- Si, abbastanza bene ormai.- annuì la strega.
- E come si trova, da monsieur Demetrius?- le chiese Sadiè, col suo delizioso accento - Non ha parlato molto fa quando è arrivata. Credo stia portando via le ultime cose che si è lasciata alle spalle anni fa, quando se n'è andata.-
- La zia sta benissimo.- rispose Milo, tagliando corto - Vi dispiace se ne parliamo dopo? Gli Auror sono venuti qua per una faccenda importante.-
- Ah si, me l'ha accennato il vostro Capo degli Auror per lettera.- annuì Askart, versando stavolta del vino per gli umani - So che siete alla ricerca dell'uomo che, in possesso della Salvia Splendens, ha accecato il vostro Legimors.-
- Esatto.- disse Grey - Abbiamo fatto una lista. Voi e i Lasombra siete gli ultimi in possesso di quella Salvia.-
- E quindi vorreste ficcare il naso nelle mie dispense?- chiese Askart quasi divertito.
- Diciamo di si. Se me lo permette.- lo seguì Hermione, sullo stesso tono - Conosco molto bene quella Salvia, so riconoscere i baccelli appena nati e quelli appena sottoposti a raccolta.-
- Però. Lady Hargrave lei è sorprendente.- s'intromise Alexandra, fissandola per la prima volta - Stando alla mia esperienza solo chi ne fa un buon e regolare uso riconosce certi segnali.-
Se l'era aspettato.
Così la strega si limitò a non abbassare lo sguardo, nonostante i ricordi bruciassero sempre.
- Diciamo che mi sono informata.-
- Diciamo che le credo.- rispose la vampira, assottigliando gli occhi di topazio.
Askart e Lucian si scambiarono un'occhiata ironica, quindi si alzarono e indicarono un grande specchio a parete, in fondo alla stanza.
- Tutto ciò che vedrete dovrà essere relegato al rapporto che farete al vostro Capo.- scandì Askart, serio - La nostra coltura di Salvia Splendens è nei sotterranei, nei meandri più bassi di questo castello.-
- Senta, potrebbe anche tenere i cadaveri degli ultimi Ministri della Magia.- borbottò Grey già nervoso da quel tirarla per le lunghe - Non ce ne frega niente. Siamo nel mezzo di una guerra fra maghi, non coi vampiri. Quindi se può velocizzare le operazioni le saremmo grati.-
Non c'era nessuno come quei vampiri in grado di captare il reale pericolo che i maghi stavano correndo.
Che stessero giocando al gatto col topo? Possibile.
Che gliene fregasse qualcosa di loro? Improbabile.
Fuori da quella stanza invece, si stava svolgendo uno spettacolo desolante.
Trix fumava una sigaretta dietro l'altra ma invece di leggere quegli articoli idioti sulle tresche del cantante del momento e del perché si era Trasfigurato il naso come quello di Barbara Streisand, osservava senza che se ne accorgessero gli uomini di Grey.
Gli unici a mantenere il controllo erano Fisk e la Wolf, forse per la sua larga esperienza coi vampiri.
Fisk sembrava sonnecchiare, anche lei avrebbe giurato stesse ascoltando le presenze lì attorno, mentre la Wolf fiutava l'aria. C'era il profumo dolciastro di tanti vasi di fiori, profumi femminili, l'odore denso del sangue.
Gli altri parevano pronti ad estrarre la bacchetta al primo rumore sinistro.
Le era perfino caduto il pacchetto di sigarette cinque minuti prima e il Medimago quasi l'aveva polverizzata con un fascio di Lumos.
- Scusa.- le aveva detto, balbettando - Sono un po' ansioso.-
- Prova a bere meno caffè.- gli consigliò acidamente, accendendo una sigaretta da quella quasi finita che aveva in bocca.
- Sei una bella ciminiera.- le disse timidamente un altro dei presenti, ammagliato da lei e dalle storie che si raccontavano sul suo conto, del Tower Bridge.
Ma a lavoro, al Ministero, Trix non era una che aveva mai dato confidenza.
- Ma tanto non morirai di cancro ai polmoni.- continuò, dicendo una cretinata dietro l'altra, guadagnandosi occhiatacce da tutti i compagni.
- Già.- soffiò la Vaughn, scostandosi una ciocca di capelli dalla spalla.
- Dio, qui si gela.- si lamentò Fisk.
- Io te l'avevo detto di coprirti.- celiò la Wolf, che masticava una gomma babbana.
- Dite che ci sono tutti lì dentro?- mormorò il più giovane del gruppo, un Sensimago di vent'anni appena che però era stato caldamente richiesto da Grey per la sua squadra - Io ne sento davvero pochi. Ma sono tutti potentissimi.-
- Sono purosangue Robby, che pretendi?- fece il Medimago, per poi arrossire di nuovo - Oh...ecco io...-
Trix levò la mano, continuando a far finta di leggere - Tranquillo.-
- Beatrix, è vero che qua abitano i tuoi?- le chiese Dustin Fisk, senza peli sulla lingua.
E lei per una volta apprezzò la domanda diretta.
- Si.- ammise, incurante.
- E tuo padre...cioè, quello vampiro, fa parte del Consiglio?-
- Si.-
Rowena Wolf sollevò le sopracciglia, stupita.
- Però. Il cognome?-
- Artemas.-
- Sei la figlia di Andros Artemas?- allibì quella - Noi della squadra notturna gli stiamo dietro da anni!-
- Devo preoccuparmi di essere indagata?- replicò allora, iniziando a perdere la pazienza.
- No, no...- la donna sorrise mesta, come per scusarsi - Solo che è un nome famoso fra noi cacciatori notturni, ecco tutto. Non sapevo fossi sua figlia.-
- Ragazzi.-
Robby, il giovane Sensimago, si agitò sulla poltrona.
- Cosa c'è?- gli chiese Fisk.
- Arriva qualcuno di potente.-
No, arrivava una carogna, pensò la Vaughn riconoscendo quell'odore di muschio e sangue.
Maledizione.
Eccolo.
Apparve dal buio trainandosi un seguito di puttane di corte, come le definiva Milo, una più bella dell'altra.
Ma non appena la vide, Kronos spalancò un sogghigno che mostrò canini degni di uno squalo.
- Bene, bene, bene.- disse soave, fermandosi in mezzo all'anticamera - Guarda chi si rivedere. Mirabel. Quanto tempo è passato?-
- Troppo poco.- replicò Trix, restando seduta senza muoversi.
- Sei cresciuta Mirabel.-
Ora Kronos si faceva avanti, camminando lento, lasciandosi alle spalle le sue cortigiane.
Quando si fermò davanti a lei, rimase in piedi, quasi godendo nel sovrastarla.
E lo sguardo lascivo che la percorse le ricordò immediatamente quel 1 novembre, di otto anni prima. Quando era stata venduta, quando i suoi l'avevano regalata come un giocattolo a un principe in cambio di onori e prestigio.
Maledetti.
Spense la sigaretta a metà, incalzandolo con lo sguardo a dire qualcosa o ad andarsene.
Lui però continuava a ghignare, a spogliarla con gli occhi e solo di striscio si accorse degli Auror.
Si piegò in avanti, poggiando le mani sui braccioli della poltrona di Trix, andandole sempre più vicino.
- Io e te abbiamo ancora un discorsetto in sospeso Mirabel.- sussurrò, fintamente amichevole.
- Non mi sembra proprio.-
- I cani del Ministero cosa ci fanno qua?-
La Wolf e Fisk serrarono istintivamente le mani sulle bacchette, ma sapevano che sarebbe stata una follia, così cercarono di restare calmi.
- Ricognizione.- si limitò a dire la Vaughn - I tuoi amici ti aspettano.-
- Ti piace accompagnarti a bevute su due gambe vedo.- Kronos si rialzò, leccandosi la bocca e percorrendo il collo della Wolf con gli occhi ribollenti di cupidigia - Devi stare attenta Mirabel. La sete prima o poi vince.-
- Vattene Kronos.- sibilò snervata.
- Perché? Il divertimento comincia adesso, mia piccola mezzosangue. I tuoi dovrebbero essere ancora d'accordo a venderti. In fondo sei tornata sotto la loro giurisdizione.-
- Ho ventisei anni.-
- E allora?- replicò melenso - Quelli come te dovrebbero solo starsene buoni.-
Trix sorrise.
Oh, finalmente. Le aveva dato l'appiglio che voleva.
E la sua rabbia vi si attaccò con una tale ferocia che per un secondo le risultò incredibile anche solo riuscire a contenerla tutta in corpo.
- Sai cosa dovrebbero fare quelli come te invece?- mormorò alzandosi in piedi e andandogli a un centimetro dalla bocca - I sanguepuro come te dovrebbero iniziare a tremare Kronos.-
Lui tacque, corrucciando la fronte.
- Le vedi quelle tende?- continuò la Diurna a bassa voce - Se solo le tirassi...e il sole invadesse questo posto...cosa succederebbe Kronos? Se solo ti schizzassi con dell'acqua santa o inalassi dell'argento in polvere...credi che lo shock anafilattico ti risparmierebbe? Credi che tu e quelli della tua razza sopravviverete ancora a lungo, Kronos?- e lo incalzò, facendo ancora un passo avanti. Lui, stupendo anche se stesso, ne fece uno indietro.
- Prima parlavi di alimentazione. Bevute su due gambe, vero?- sul volto di Trix apparve un sorriso isterico, quasi malato - Vogliamo parlare del gradino della catena alimentare in cui tu e tutti i purosangue come te siete caduti dopo la nascita di esseri come me? Il mio sangue sarà sporco come dici tu ma io posso schiacciarti come uno scarafaggio. Io resisto al sole, all'acqua santa, se mi trafiggi il cuore comparirò mille volte ancora. Mentre tu...sei un misero mucchietto di cenere! Tu e tutti quelli della tua razza...siete solo cenere. L'evoluzione vi ha lasciati indietro...siete scarto.- un altro passo avanti, tanto che lui rimase imprigionato contro il tavolino - Tu sei uno scarto. E verrà il giorno in cui il tuo sangue puro non potrà più salvarti.-
Agli occhi sbarrati dalla rabbia e dall'umiliazione di Kronos seguì un'improbabile battito di mani e una risata di donna.
Trix si volse, vedendo dietro a tutte le cortigiane di Kronos una ragazza.
Dimostrava diciotto anni ed era magra, magrissima.
Dall'abito di lunga pelle nera, fatto di bustino e gonna lunga con spacco, Trix vide spalle ossute e fianchi tirati su una pelle lattea.
I capelli erano biondi come miele, labbra di more, occhi spiritati, truccati di blu scuro e lilla.
- Accidenti.- rise la vampira, sbellicandosi - Una donna che riesce a metterti a tacere, marito. Incredibile.-
- Sta zitta Viola.- sibilò Kronos brusco.
- Fammi indovinare.- Viola Rosencratz Leoninus li raggiunse, spostando disgustata le amanti del marito con malagrazia - Lei deve essere Mirabel Artemas. Il vincolo del principe Milos.-
- Perché non ti sposi una bambina la prossima volta?- ironizzò Trix verso Kronos, ignorando la Rosencratz - Magari lei ti ubbidirà una volta ogni tanto se fai il bravo.-
- All'inferno.- ringhiò il Leoninus, inferocito - Ne riparleremo Mirabel. Muovetevi voi!- e senza più aggiungere una parola se ne andò con la coda fra le gambe, infilando la stanza del Consiglio.
Viola invece rimase fuori.
E il suo ghigno si triplicò posandosi sulla Diurna.
- Bel discorso.- le disse, sedendosi comodamente in poltrona e accavallando le gambe - Così tu sei quella che mi ha rovinato la vita.-
- Come prego?- riecheggiò Trix, guardinga.
- Si.- Viola sorrise gelidamente - Tu dovevi sposare quello scarto, come l'hai chiamato giustamente. Invece l'hai sfregiato, fatto infuriare, ti sei sbattuta suo nipote mezzosangue ferendolo ancora di più nell'orgoglio e così è toccato a me incatenarmi a lui.-
- Cosa vuoi, delle scuse?- soffiò l'altra, accendendosi subito l'ennesima sigaretta.
- Oh, non pretendo tanto.- Viola la scrutò da capo a piedi - Il principe Milos ha saputo scegliere bene. Ne hai di fegato per parlare a Kronos in quel modo.-
- Non mi sembra che tu abbia l'aria dell'agnellino.-
Viola rise sguaiatamente, dando alla Vaughn l'idea di parlare con un demonio. Anche gli Auror sembravano fremere in sua presenza. Si erano tutti scostati dalla sua poltrona. Come intossicati da una nube nera e cattiva.
Però Trix sentiva anche qualcos'altro.
Che strano...in quel momento Trix non sapeva che ai centri ricettivi del suo olfatto stavano arrivando, attraverso le particelle del profumo di Viola e della sua pelle, anche un odore che le era rimasto attaccato dalla sera prima.
Un profumo...maschile.
Era labile, appena percettibile.
Ma era umano.
- Cosa ti prende?- Viola, da brava provocatrice, la sfidò con un ghigno superiore - Ti sei zittita di colpo?-
- Nulla.- la Diurna lasciò perdere. Non era possibile.
Ora sentiva l'odore di Tom ovunque! Più se ne parlava e più lei credeva di vederlo da tutte le parti, anche in tv o dal suo rifornitore di sangue la mattina alle cinque!
- Sei stata abile a sfuggirgli, otto anni fa.- perseverò la purosangue - Eri solo una mocciosa...e per salvarti la pelle ti sei legata a Milos. Devo ammettere che apprezzo le donne con spirito d'iniziativa.-
- Io apprezzo quelle che non se le cercano.-
- Occhio piccolina.- la placò Viola, ora sporgendosi un po' verso di lei oltre il tavolino di vetro satinato - Io non sono quel verme di Kronos. Io non mi limiterei a scoparti ogni tanto e a farti passare le pene dell'inferno ostinandomi a vivere giorno dopo giorno. Io colpisco dove fa male.-
Beatrix capì all'istante.
Con la sigaretta a mezze labbra si avvicinò a Viola a sua volta, senza staccarle lo sguardo di dosso.
- Tu provaci...- sussurrò nel fumo espirato - Tu avvicinati a lui e vedrai che Kronos ti sembrerà l'arcangelo Gabriele.-
- Il problema Mirabel...è che io sono molto annoiata. Devo trovare qualcosa da fare per far passare questa pigra eternità.-
- Trovati un amante. E sta lontana da Milo.-
- Pensa cosa significa...lui che esce ogni volta e tu che gli chiedi dove va. Lui che forse inizia a mentire...e il mio profumo sulla sua camicia...-
Era troppo.
Nel momento in cui Trix si alzò di scatto lo fece anche Viola, ma fortunatamente le porte della sala Consiglio si spalancarono e uscì Hermione, seguita da Grey e Milo, con gran sollievo degli Auror che non sapevano più dove sbattere la testa.
Milo invece rimase stranito a quella scena.
- Che succede?-
- Niente.- sibilò Trix, ignorando bellamente suo padre - Avete finito?-
- Si.- annuì Hermione mentre Viola scrutava anche lei, specialmente il suo collo - Possiamo anche andare.- e dal suo tono si capiva che era stato un buco nell'acqua.
Un grande, enorme e spaventoso buco nell'acqua.
Andarono via, sciamarono. Ma prima che si dessero le spalle, Beatrix sentì Viola sogghignare e dirle che presto si sarebbero rincontrate.
Fuori dalla Corte però, Hermione volse gli occhi dorati al cielo bianco, sospirando.
I Leoninus non avevano raccolto Salvia negli ultimi tre mesi. E la Salvia aveva il tempo di reazione di tre giorni o diventava inutilizzabile. I Lasombra poi...erano sempre stati dalla parte di Harry, com'era possibile che fossero stati loro? Avrebbe atteso il resoconto di Jeager che era andato da loro quella mattina, ma ormai era quasi sicura che quella Salvia non fosse stata presa lì in Gran Bretagna. E se era come pensava lei, erano punto e a capo.
In un vicolo cieco.


Calò il buio di nuovo e sulla Lucky House aleggiava ancora un tiepido e avvolgente silenzio.
C'era pace, infinita tranquillità.
Dopo la cena e un mare di cartoni animati i bambini erano andati a dormire e Harry Potter, seduto nella sua cucina, aveva aperto con un borbottio la lettera che gli era arrivata dal Ministero. Puntuale come la morte.
Intanto agitò la mano verso la caraffa che si sollevò e rovesciò del caffè fumante nella sua tazza.
L'unica cosa che lo rincuorava in quel momento era la comodità della telecinesi, perché a leggere i richiami del Ministero e del Wizengamot c'era da svenarsi:



"Egregio Signor Potter, in seguito alla riappropriazione dei suoi poteri avvenuta nella data di oggi, 19 giugno alle ore 2.30 della mattina, il Concilio del Wizengamot richiede la sua presenza al Ministero il giorno 27 giugno, riguardo i motivi e i fatti che hanno portato la sua bacchetta fuori dalla sicurezza dell'Ufficio Misteri, reparto Accoglimento Poteri dei Maghi Perduti. E' pregato di presentarsi con un avvocato.
Distinti saluti..."



...e vaffanculo Egregio Signor Potter, ecco come finiva la lettera fra le righe.
Con un bel vaffanculo Harry.
Si prese la tazza e ficcò la cartaccia nella tasca posteriore dei jeans, accarezzando contemporaneamente la sua bacchetta.
Aveva fatto magie tutto il giorno e Lucas e Faith non avevano fatto altro che strillare eccitati ogni qual volta usava anche solo il Colloportus per chiudere la porta di casa.
Era incredibile come per i piccoli fosse stato importante riavere un papà per quello che era.
Un mago. Un Auror...anzi, la questione di tornare in servizio era ancora sospesa. Ci aveva pensato tutto il giorno ma era stato altro a prendere il sopravvento.
Il potere. Si, il suo potere. Che gli scaldava le mani, che gli riempiva la testa, il torace e il cuore.
Che gli faceva sentire le ali, che gli apriva gli occhi, che lo cullava nei momenti bui.
Era tornato. E stava lì, a proteggerlo, dopo aver dormito per tanto tempo.
Salito al piano superiore dimenticò tutto quanto perchè in mezzo al corridoio che collegava le ali della Lucky House vide Elettra uscire dall'ultima porta a destra, verso l'ala Malfoy.
Lei gli sorrise. Di cuore.
Gli mandò anche un bacio, lasciandolo solo a fare ciò che doveva fare.
Non l'aveva ancora mai visto...aveva fatto finta di nulla tutto il giorno ma ora spinse quella maniglia, senza paura, senza tentennamenti.
E aprì.
Lo avvolse il calore e la luce delle fiamme di un grosso camino.
Le finestre erano tirate, quasi come gran parte del baldacchino di velluto rosso che sovrastava il letto.
A fianco della sponda più vicina alla porta stava seduto Draco Lucius Malfoy, poggiato su un gomito, con gli occhi chiusi. Dormiva.
Ma in quel letto invece...un fantasma del passato, più amato della gloria, della vittoria e della speranza.
Harry raggiunse Draco, stando zitto.
Thomas Maximilian Riddle. Apparso ancora una volta all'improvviso, di fronte alla porta di casa.
Riportando gioia e vita ai cuori di tutti.
Stava sdraiato col torace in sotto, un braccio fasciato sul cuscino, l'altro giù dal letto.
A torso nudo, Harry vedeva solo il suo tatuaggio mai cambiato e una fasciatura spessa, leggermente sporca di sangue.
Sul comodino la lampada era spenta, ma i candelabri illuminavano insieme al fuoco del camino la sua sagoma leggermente smagrita. E così cambiata.
Era cresciuto in altezza. In forza e nel fisico. I capelli erano leggermente più corti di come ricordava.
Ma era lui. Anche se era diventato un uomo.
- Ha un piercing all'ombelico.-
Potter quasi imprecò alla voce di Draco, che era stato sempre sveglio e aveva pure seguito il filo logico dei suoi pensieri.
- Gli avete fatto la radiografia tu e Efren?- mugugnò Harry seccato.
Malfoy alzò le spalle e non parlò più. Restò in silenzio. A pensare, a dormire. Finalmente in pace.
Anche il bambino sopravvissuto non fiatò più quella notte.
Ma si sedette sul bordo del letto e carezzò la testa e i capelli al ragazzino di un tempo.
E' tornato, continuava a pensare.
E' tornato.
E nel sonno, come a Harry, anche a Draco comparve un sorriso sulle labbra.
Tom era tornato.
Era a casa.

 
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