Capitolo 17°

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view post Posted on 12/2/2009, 22:42
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*Gryffindor* nel cuore, ma il mio sguardo è di ghiaccio, nel mio sangue il veleno scorre irriverente

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Harry James Potter si versò una doppia razione di caffè, sedendosi di fronte alla Gazzetta del Profeta.
Sapeva bene, da anni ormai, che leggere la Gazzetta di prima mattina era una delle cose da non fare tassativamente mai, a meno che non avesse desiderato rovinarsi la giornata da subito, e buona notte al calderone.
Eppur, quel sabato 23 giugno sentiva nelle sue giovani e vecchie ossa da rinnovato mago che la puzza di tempesta era più che vicina. La sentiva quasi sul pianerottolo di casa, pronta a battere alla loro porta.
Ingollò un primo sorso di caffè, posando gli occhi su un articolo di cronaca rosa: il fidanzamento dell'unico figlio di Karen Rainer Stanford, una dei Medimaghi più conosciuti della Gran Bretagna nonché benefattrice del San Mungo, ovvero la madre di Sedwigh.
Harry sorrise, senza neanche accorgersene.
Sedwigh si sposava.

Presto ci sarebbe stata la festa di fidanzamento e falco e colomba si sarebbero sposati in inverno.
Ricordava di aver sentito Beatrix e Damon parlarne qualche settimana prima. Forse erano già a caccia del regalo di nozze, visto come gli Stanford amavano affrettare i tempi.
Festa di fidanzamento nelle prime settimane di luglio e matrimonio a dicembre.
Non che a Harry fregasse, però la giornalista, una cretina, stava già facendo notare quell'affrettamento.
Come se una come Mary J. Lewis, compagna di Hogwarts e ora anche fidanzata di Sedwigh, fosse una che restava incinta per tenersi un uomo.
Fece una smorfia, ingollò altro caffè mentre in aria la padella e la paletta gli versavano bacon e uova strapazzate nel piatto. Mosse le dita e la padella finì del lavandino, dove spugna e lavapiatti iniziarono a sfregarla corposamente.
Il profumo del bacon invase presto la cucina e gran parte della Lucky House, tanto che i primi segugi iniziarono ad affluire. Il primo fu Malfoy, che aveva passato la notte in bianco su una pozione che gli stava facendo dare i numeri, perciò si era asserragliato nel suo studio come un drogato, per uscirne solo alle nove del mattino.
Gli prese un po' di bacon dal piatto, masticandolo intanto che metteva il naso ovunque per cercare altri generi commestibili, tipo biscotti o residui di dolci.
Si versò della spremuta, commentando con Potter due necrologi a fondo quotidiano che avevano abbastanza dell'assurdo, visto che per "morte accidentale" s'intendeva "grazie Badomen, ne riparliamo nell'aldilà".
Sparito Draco, che andò a farsi una sana doccia per rimettersi in sesto, passò Glory.
Harry sollevò appena gli occhioni verdi dal giornale per vederla tampinata dagli otto pulcini gialli delle oche dalle uova d'oro. La biondina lo salutò con un sorriso, avvolta in una felpa leggera visto che da due giorni era tornato il sole e gran parte della neve aveva perso di volume, poi uscì tirandosi dietro quell'assurdo corteo.
Sparita la piccola, passò la matta grande.
Hermione lo salutò velocemente, con una fetta biscottata ficcata in bocca, camicia fuori dai jeans, giacca su una spalla sola e una sciarpa di cachemire che rischiava di strozzarla. Probabilmente mugugnò dei saluti, dicendo che doveva andare con Edward e Ron a spiare Donovan in ufficio.
Sarebbe tornata per pranzo.
E ciao Herm, buona giornata.
Elettra, beata sua moglie, dormiva ancora sotto la grazie della stanchezza fisica, visto che la sera prima aveva avuto un colloquio ravvicinato con la sua matrigna, Isabella, J.J. e il caro paparino.
A quanto aveva detto J.J. che l'aveva riaccompagnata a casa, era stata una riunione interessante.
Sempre riguardo all'eredità, ovvio, tanto che Isabella aveva definitivamente mandato al diavolo il padre ed Elettra, solo per gentilezza verso il fratellastro, non aveva detto quello che pensava della matrigna.
Una simpatica parola che inizia per p e finisce per uttana.
Comunque Adam Baley, non contento, li aveva invitati per una cena informale sabato prossimo.
Voleva tanto rivedere i nipotini e il genero, con cui purtroppo condivideva solo sotto le feste perché Elettra non lo voleva fra i piedi. E forse non si sentiva neanche di negare quel diritto alla moglie, considerato come Adam Baley, in veste di padre, fosse stato assente anche con J.J. cresciuto fra una miriade di tate e una madre quanto mai sciocca e frivola.
Controllando altri fatti di cronaca pescò alcuni incidenti nei bassifondi, verso le Dodici Porte.
Ma nulla di sospetto.
Stava per prendere il Cavillo, per dare così la giusta mazzata alla giornata a suon di pettegolezzi, quando Lucas entrò in cucina e gli si piazzò di fronte. Harry se l'aspettava.
La sera prima Sirius era stato da loro con Andromeda e Narcissa, solo una delle tante visite che i tre facevano al nuovo coinquilino della Lucky House, e se i piccolini avevano capito che Tom Riddle era un mezzo Black perché sua madre era la tanto temuta e decantata Bellatrix Lestrange, Lucas aveva anche chiesto chi fosse suo padre e perché Tom fosse stato chiuso in una sorta di prigione.
Era stato Sirius a spiegargli ogni cosa. Tutto quanto.
Da Voldemort a Lucilla, da Caesar alla venuta a Londra, i suoi anni a Hogwarts, i rapporti col padre...
E poi aveva taciuto, rispettando gli occhi quasi lucidi di Lucas.
Ora non erano più lucidi gli occhi celesti di suo figlio ma...erano pronti a dar battaglia, come sempre.
- Così...- attaccò, fissandolo attentamente - Lui è il figlio di Lord Voldemort.-
Suo padre annuì, posando il giornale. Non tremava. No, neanche Lucas aveva paura di quel nome.
- Si, è esatto.-
- E' il figlio dell'uomo che ha ucciso i nonni. E quasi tutti i Potter.-
- Si.- Harry assentì ancora.
- E il Ministero l'ha fatto rinchiudere perché secondo loro era pericoloso.-
Il Phyro notò presto che suo padre continuava ad annuire a ogni sua domanda.
Era davvero tutto reale.
Ma perché a suo padre sembrava tutto...normale, quando lui invece sembrava tutto assurdo?
Perché...aveva ceduto i suoi poteri? Per lui? Per quel tizio che rappresentava la somma di tutti i guai della sua vita?
Poi ricordò le sue parole, le parole di suo padre, appena quasi dieci giorni prima.
"Io ho ucciso un uomo...e ho reso un bambino orfano. Io ti sembro ancora un eroe Lucas?"
Aveva ucciso Lord Voldemort. E aveva reso Tom orfano.
Deglutì e abbassò il capo, sedendosi timidamente sullo sgabello accanto a quello del padre.
- Io non capisco.- ammise, triste e computo - Ma se ti fidi...e se si fida Draco...allora va bene.-
- Non si tratta di fidarsi.- gli disse, addolcendo il tono - Ma di conoscerlo. Era il tuo padrino tuo e di Glory...non avrei mai fatto questa scelta se non avessi creduto in lui. So bene...lo sa da quando è venuto da me che è una situazione assurda che...neanche dovremmo stare insieme..- il suo sorriso divenne malinconico -...ma ha scelto la strada più accidentata. Avrebbe potuto essere come suo padre e sua madre, ma ha scelto diversamente. Mi è stato vicino quando non avrebbe dovuto, quando non me lo sarei meritato, quando avrebbe dovuto pensare di più a se stesso...e poi è andato via. Per darci la vita che avevamo sempre sognato.-
- Ora però...i Mangiamorte sono tornati.- disse Lucas, scrutandolo con occhi vividi - Cosa vuoi fare?-
- Quello che ho sempre fatto.-
I lineamenti del Phyro lentamente si distesero, fino a che il suo sorriso non si tramutò in un sogghigno.
- Guerra?- chiese a bassa voce, pieno di aspettativa.
- Guerra.- sussurrò Harry di rimando, dandogli un paio di pacche sulla testa - Ma tu ne starai fuori.-
Lucas mise il broncio - Hn...però alla Gringott ti ho aiutato.-
- Ne riparliamo quando sarai maggiorenne.-
- Uffa, papà...-
- Dov'è tua sorella?- glissò il bambino sopravvissuto - Non l'ho vista andare alla serra con Glory.-
- Oh, è di sopra.- borbottò il piccolo mago, saltando giù dallo sgabello e ficcandosi un biscotto alla cannella fra le gengive - Il moribondo s'è svegliato e visto che è andato in terrazza, c'è andata anche lei con Cosmo.-
Rapidamente Harry spiò fuori dalla cucina, mentre suo figlio se la filava brontolando.
Dalla finestra vedeva due sagome e due ombre oltre il balcone della terrazza aperta che faceva da angolo con una mansarda. Spesso Lucas andava lì e poi si arrampicava sul tetto, il piccolo mentecatto.
Sorrise e lasciò un piccolo spiraglio fra i vetri per far passare l'aria che era tornata tiepida, quasi buona d'assaporare.
Il cielo era di nuovo azzurro, limpido e sereno, con poche nubi color panna sparse qua e là.
E da quella posizione che Thomas Maximilian Riddle aveva quasi dimenticato, sentiva quasi di poterle toccare quelle nuvole. Non aveva più un tetto sulla testa, una barriera a impedirgli di uscire da una porta, un peso a schiacciarlo a terra.
E il sole.
Aveva dimenticato il calore di un raggio di sole sulla pelle.
Era riuscito a scordarsi della sensazione più basilare di tutte...
Il calore, il bagliore.
Come un bambino piccolo era rimasto a osservare quel cerchio di fuoco fino a quando non aveva dovuto chiudere le palpebre. Perché così fanno i bambini che non conoscono le cose...e così fanno i grandi che hanno scordato tutto.
Si strinse nella coperta che aveva sulle spalle, inspirando l'odore dell'aria pulita, della neve che si scioglieva, anche dell'asfalto di quella bella via, di fronte a Kensington Gardens.
Poi, quando riaprì gli occhi ancora formicolanti, li posò sulla piccola ospite che gli stava vicino, in piedi come lui, col nasino puntato per aria a chiedersi cosa ci fosse mai di così interessante nel cielo.
Faith però, quando si accorse che la osservava, strinse le manine dietro alla schiena e gli sorrise.
- Cos'hai visto?- gli chiese, curiosa.
- Niente.- rispose, sorridendo a sua volta - Ma non lo vedevo da tanto tempo.-
- Il sole?- si stupì Faith - Il papà dice che stavi in un palazzo. Non ce l'avevi una finestra?-
- Si...ma non era la stessa cosa.-
Faith inclinò il capo - Si, forse hai ragione tu. Se non potessi uscire...credo che mancherebbe anche a me andare in giardino. Mi capita quando ho la febbre.-
Bambini, pensò Tom. Puoi starci insieme una vita e non amarli mai abbastanza per la loro purezza.
Cosmo intanto si mise a pigolare, lì nella posizione privata nel cappuccio del maglioncino della piccola strega e Tom lo guardò interessato.
- Ma che cos'è?- carezzò la testa del pulcino grigio con due dita, delicatamente - Sembra un cigno ma...queste due piume azzurre sono proprio insolite.-
- E' nato insieme alle altre uova, sai, quelle delle uova d'oro.- gli rispose Faith, contenta - Secondo Glory potrebbe essere un uccello del paradiso ma Cosmo ha il collo troppo lungo...è buffo, vero? Secondo te resterà così brutto anche da grande?-
- Bhè, se diventa come un cigno direi di no.- Tom carezzò ancora il pulcino, poi tornò a stringersi nella coperta - Hai già fatto colazione Faith?-
Lei scosse il capo - No, stavo scendendo ma poi ti ho visto. Magari ti ho disturbato...-
- Figurati.- mormorò in un soffio.
Dio. Due giorni dal sue risveglio e con la testardaggine si era rimesso in piedi, anche serrando i denti per il dolore.
E poi quelle magnifiche sensazioni che da quando era stato catapultato fuori da Cameron Manor erano passate in secondo piano: il sonno che non fosse solo torpore, i sogni normali, non più incubi orribili. La fame anche.
E poi i desideri da vizioso a cui si era abbandonato in quegli anni di prigionia, alcool e fumo.
Facendo un piccolo sforzo, visto che camminare lo uccideva perché la ferita alla schiena aveva appena iniziato anche solo a pensare di cicatrizzarsi, raggiunsero il terzo piano adibito più che altro a uno sgabuzzino globale per qualsiasi cosa che gli abitanti della Lucky House non avessero saputo dove mettere.
Stanze intere coperte da lenzuola, anche la libreria oscura di Hermione, chiusa a chiave, che la strega aveva promesso a Draco di non usare più se non in caso di ventesima guerra mondiale.
Scese chiacchierando con Faith, anche se a fatica, visto che doveva fermarsi ogni due passi per il dolore che ora si estendeva a da un'anca all'altra. La piccola lo fissava preoccupata ma andò avanti caparbiamente.
Doveva guarire, ma prima ancora doveva scendere quei dannati gradini...per capire ancora una volta che non era solo un sogno.
Come non lo era stato riprendere conoscenza in quella casa sconosciuta, sentire la mano calda di suo cugino sulla fronte, quella forte del bambino sopravvissuto che stringeva la sua.
Finalmente raggiunsero il piano terra ma mentre Faith saltò in braccio al padre, mettendo Cosmo sul bancone dove il pulcino si mise subito a masticare i residui delle uova lasciati dal bambino sopravvissuto, Tom rimase sulla soglia.
A osservare. A vedere. A capire.
Non era invecchiato. Sarebbe rimasto sempre lo stesso, Harry Potter. Ma non era solo grazie al Lazzaro.
Era qualcos'altro. Era qualcosa in quegli occhi come pozzi di giada.
Quando due giorni prima aveva capito di trovarsi nella loro casa, era come se per lui lo spazio si fosse dilatato a tal punto da diventare troppo grande. La gabbia...se veniva aperta, faceva temere il mondo esterno.
Ora era tutto così vasto. A volte non sapeva dove andare, come muoversi in quella grande villa.
Aveva paura? Si, aveva scoperto di temere quello spazio che...avrebbe dovuto lasciare di nuovo.
Eppure, quando Harry sollevò il viso e gli sorrise, Tom non riuscì a impedire alla sua gioia di allargarsi in quello spazio così grande.
Andò a sedersi, con una mano sul fianco ferito e si sedette, salutando Faith che rificcandosi Cosmo nel cappuccio disse che andava fuori a giocare.
Rimasti soli, Potter e Riddle si scambiarono una debole occhiata, fino a quando il bambino sopravvissuto non gli fissò la fronte. C'era un taglio.
- Porta?- gli chiese.
- Il comodino.- borbottò, stringendosi nelle spalle - Grazie dei vestiti.-
- Tua madre s'è scordata di portare le cose che ti hanno preparato a Cameron Manor.- sogghignò Harry, agitando la bacchetta e iniziando a far muovere tazze, piatti e posate - Te li porterà prima di pranzo. Tu intanto devi fare colazione.-
Tom fece una smorfia - Ho un po' di nausea.-
- Bhè, non sei in dolce attesa e Efren ha detto che devi rimetterti in forze. Quindi poche storie.-
- Efren è quel Medimago?- chiese, portandosi la tazza di caffè alle labbra.
- Ahah.- annuì Potter - E' entrato in squadra quando sono andato via io. Forse l'hai visto tempo fa.-
- Probabile.- rispose, abbassando il viso. Cercò subito di riprendersi, buttando un occhio involontario alla Gazzetta.
Harry lo notò e lo guardò storto.
- Ti ho già detto che ti diremo tutto stasera.-
- Che differenza fa adesso?-
- Che sono solo e non ho voglia di farmi tampinare da te, mostriciattolo.-
Mostriciattolo.
Harry sapeva che avrebbe dovuto smetterla di chiamarlo così. Era un uomo ormai.
Era tanto uguale a suo padre che avrebbero potuto scambiarli perfettamente anche le persone che erano state più vicine a Voldemort. Spesso lo diceva anche Lucilla.
- Gli altri dove sono?- gli chiese Tom, che aveva appena iniziato a sbocconcellare delle frittelle ai mirtilli.
- Tuo cugino è sotto la doccia. Elettra dorme ed Herm è andata al Ministero. I bambini invece suono fuori...-
- Tu non devi andare da nessuna parte?- Riddle ebbe la bontà di arrossire - Cioè...la mamma mi ha detto che lavori con Dena in un'associazione.-
- Si, ma ho preso le ferie.-
- Harry, se è per me...-
- Anche.- replicò Potter senza battere ciglio, sentendo invece Draco imprecare dal salone che collegava le due ale della Lucky House - Che palle, cos'ha fatto stavolta?-
- Sta insultando gli elfi domestici o sbaglio?- allibì Tom - Ma Hermione gli ha permesso di tenere degli elfi?-
- Certo che no. Draco li imbosca tutti quando arriva lei. E a loro piace da matti, vivere nei buchi in cantina è uno spettacolo per loro.- mugugnò l'altra disgustato, mentre Malfoy entrava in cucina inferocito, i capelli biondi ancora bagnati - E allora? Che t'hanno fatto?-
- Stupide creature!- sibilò Draco col suo solito tono - Ha ragione la mia prozia, vanno decapitati tutti!-
- Certi nostri parenti non hanno proposto anche la caccia ai babbani?- l'apostrofò Tom, finendo il caffè.
- E ti sembra un'idea così assurda?- ringhiò il biondo, sedendosi a tavola con un diavolo per capello - Io non so come facciano a essere così impediti! Un giorno o l'altro si faranno beccare e allora la mezzosangue li caccerà tutti fuori, facendoli suicidare automaticamente per il disonore mentre a me toccherà firmare le carte del divorzio!-
- E sarebbe una situazione oltremodo indecorosa.- commentò Harry, sarcastico.
- Sta zitto Sfregiato.- sibilò Malfoy, di umore tetro - Il mostriciattolo ha mangiato?-
- Ci sto provando.- borbottò Tom - Neanche tu lavori?-
- No, siamo mantenuti noi.- ridacchiò Harry - Finisci le frittelle che devi prendere delle gocce di Lazzaro.-
- Ancora?- si lagnò il ferito - Quell'acqua apre il naso, la gola, le orecchie...-
- Si e un sacco di altri posti ancora.- finì Potter, molto poco finemente, andando a sporgersi dalla finestra - Non rompere, ti tocca seguire i consigli del Medimago. E stasera carne...- sogghignò perfidamente, lasciando i due cugini a guardarlo straniti - E se tanto mi dà tanto, per cena ci saranno delle belle fiorentine.-
- Fiorentine?- riecheggiò Tom.
- QUEL PORCO MEDITERRANEO!-
Riddle saltò su senza capire, vedendo Malfoy afferrare la bacchetta di Harry e uscire di volata fuori dalla cucina.
- Ma che succede?- chiese preoccupato.
- Niente.- Potter agitò la mano - Fuori c'è il futuro marito di Hermione. E' italiano.-
- Cosa?-
- Questo italiano vuole sposarsi una Hargrave e ha messo gli occhi su Hermione. Viene qua ogni volta che uno ha meno bisogno, ci sommerge la casa di girasoli, vasi italiani che costano un occhio di drago e se Draco lo prende è la volta buona che finisce ad Azkaban.-
Storia pittoresca, dovette ammettere Riddle, almeno fino a quando non vide entrare Lucilla che si dava ogni tanto delle strane occhiate alle spalle.
- Ciao.- le disse Harry.
- Ciao.- replicò lei, con le sopracciglia alzate - Fuori c'è Draco che litiga con un italiano.-
- Lo so.-
- E dicono parolacce di fronte ai bambini.-
- E mai una volta che si limiti a comprar loro le sigarette.- ironizzò il bambino sopravvissuto.
La Lancaster scosse il capo, ridendo, e lasciò perdere. Sollevò una borsa di pelle molto capiente sotto il naso del figlio, che la baciò su una guancia, felice di vederla.
- C'è un po' di tutto.- lo informò - Sono stati Winyfred e Val a fartela, perciò non chiedermi di nessuna stranezza ma Brand mi ha dato i suoi occhiali.- e gli posò di fronte - Dice che ti serviranno a vedere le cose con più chiarezza.-
- L'unica cosa che vedo ora sono le stelle per il male, mamma.- bofonchiò Tom, iniziando a rovistare nella borsa, per poi cacciare un urlo di giubilo. Ne estrasse un pacchetto di sigarette alla menta, quelle di Vlad.
- Ma non le odiavi?- gli chiese Lucilla.
- Si.- ammise - Ma è incredibile quanto ti manchi una cosa che odi quando non ce l'hai più.-
- Me ne ricorderò quando Malfoy tirerà le cuoia.- fu il laconico commento di Harry - Ma sono alla menta? Guarda che ti si aprirà un polmone.-
Grazie Vlad, ti amo, pensò mentalmente Tom dando il suo primo tiro dopo più di dieci giorni di astinenza.
Ah, se non era diventato un vizioso.
- Ora vado, mi spiace non poter restare di più.- disse Lucilla dopo pochi convenevoli, vedendo la delusione sul viso di Riddle - C'è il compleanno di Sofia fra una settimana e mia suocera ha invaso casa nostra, comunque sarò qui per cena.- e si chinò a baciargli la fronte - Tu vedi di riposarti.-
- Certo.- annuì, paziente - Ci vediamo presto.-
Sparita anche lei, che poveretta si beccò un insulto gratuito sulla porta perché a Draco girava male, Malfoy iniziò a urlare per tutta casa propositi di guerra.
Aleandro di Iesi doveva essersene andato, solo momentaneamente chiaro, maledicendo i bifolchi inglesi, così per calmarlo Potter dovette versargli qualcosa di forte all'alba delle dieci del mattino e andare a sentire i suoi ringhi, perché Draco tornò fuori in giardino per mettere chissà che barriera contro "i maiali italiani che entravano nel pollaio altrui."
E anche se non appena uscirono tutti cadde il silenzio, Tom sorrise sentendo ancora le loro voci in testa.
Tutta quella casa era impregnata della loro esistenza. E questo lo faceva sentire bene come da tempo non ricordava.
Tornò a posare gli occhi sulla borsa che gli aveva portato Lucilla e dentro trovò un biglietto, vergato dalla calligrafia svolazzante di Winyfred. Gli diceva di riprendersi, che aveva belle novità per lui e che mancava a tutti quanti.
Incuriosito estrasse poi gli occhiali dalle lenti rosse di Brand dall'astuccio di velluto.
Da che conosceva Feversham, l'aveva sempre visto portarli e Denise una volta gli aveva detto che erano lenti molto preziose. Sapeva solo che erano egizie, ma non le aveva mai messe.
Così se le posò sul naso, vedendo attraverso i minuscoli cerchi rossi la realtà di cui era circondato.
Non gli sembrava ci fosse nulla di diverso...c'era solo una luce più forte che attorniava le cose.
Vide perfino la sua mano che emana energia. Era un'energia molto brillante.
Infastidito distolse lo sguardo, abbassandolo repentinamente a terra, senza neanche rendersene conto e solo allora si spaventò. Saltò quasi giù dall'alto sgabello, senza fiato, perché vide un bambino che stava sotto di lui e lo fissava col capo inclinato.
Tolse gli occhiali e non vide più nulla.
Intimorito, afferrò la bacchetta dal retro dei jeans di Draco e si rimise le lenti.
Il bambino era ancora lì. Era piccolo...biondo, coi ricci. E aveva gli occhi chiari.
Aprì la bocca e disse qualcosa ma Tom non sentì nulla. Stavolta senza pensarci due volte uscì dalla cucina e andò a piazzarsi sulla porta di casa. Non mosse un passo per uscire, forse per abitudine, e richiamò Harry vicino all'ingresso, mentre discuteva con Lucas e Malfoy del fatto che dovevano smetterla di dirsi frasi alla Psyco di fronte alle piccole di casa. Tornato da lui, Harry lo scrutò stranito.
- Che succede? Sei pallido...cioè, più del solito.-
- Ecco...- Tom si guardò alle spalle, perplesso - Harry, con gli occhiali magici di un amico mi sono ritrovato un bambino piccolo in cucina. Magari è una magia particolare, un fantasma, un demone ma...- e tacque, vedendo gli occhi verdi di Potter sbarrarsi - Cosa c'è? Sapevi del bambino?-
Il bambino sopravvissuto si guardò alle spalle. Draco stava ancora parlando con Lucas.
Allora Potter chiamò il figlio, intimando a Tom di non dire una sola parola.
- Si?- chiese il Phyro, guardando storto Tom - Che c'è papà?-
- M'intrattieni Draco per un po'?- gli chiese, senza vergognarsi neanche da lontano - Fagli una di quelle domande che richiedono una conferenza.-
- Hn. E in cambio che mi dai?-
- Ti lascio vivere.- sibilò Harry - Ci stai?-
Lucas non si scompose, levando un sopracciglio con aria di chi la sa lunga - Volete fargli uno scherzo, vero?-
- Non proprio.-
- Allora state combinando qualcosa.-
- Lucas ti aumento la paghetta, basta che taci.- e lo spinse di nuovo fuori dalla porta - Su, chiedigli qualcosa e tienimelo fuori di casa.-
Ottenuto l'assenso del piccolo, Tom fissò Harry con espressione colpevole.
- Che succede, si può sapere? Conosci quel bambino?-
- Dammi quegli occhiali.- gli disse Potter, quasi ordinandolo.
Entrato in cucina, si tolse i suoi occhiali e si mise le lenti rosse. Non ci volle molto per vederlo.
Harry si mise una mano sulla bocca, inginocchiandosi.
E disse un nome.
- Sargas.- mormorò, socchiudendo le palpebre.
Solo più tardi Tom seppe la verità. Una morsa dolorosa gli serrò il cuore, disperato quando Harry.
Il figlio di Hermione e Draco. Era morto. E ora viveva lì.
- Te l'hanno detto loro?- sussurrò.
Harry si toccò una tempia - Nessuno dovrebbe saperlo, a parte loro due. Tuo cugino non me l'ha mai detto ma di notte le nostre barriere si abbassano. E' bastata una volta e...bhè, l'ho saputo.-
- Non è mai nato?-
- No.-
Tom abbassò il viso - Si tratta della maledizione degli Zaratrox?-
- Non lo sappiamo.- Harry lo puntò quasi con durezza - Non pensarci neanche.-
- Lei non ne parla mai, vero?-
- La conosci.-
- Si, conosco Hermione.- sussurrò Riddle.
Fuori intanto, Lucas James Potter stava dando il meglio di sé.
La domanda sottoposta all'attenzione del rampollo della famiglia Malfoy per tenerlo fuori dai piedi era "Draco, da dove arrivano i bambini?"
La prima risposta al limite dell'umana decenza del biondo era stata: -...si trovano sotto i cavoli.- ma quando Lucas gli aveva detto che non credeva né ai cavoli né alla cicogna, il massimo elaborato dal cervello bacato di quel mago fu: - Ok, non dirlo a nessuno ma i bambini sono robot e vengono dallo spazio.-
E chissà come mai, quella risposta era piaciuta un sacco al piccolo Phyro perché oltre a guardarlo pieno di ammirazione era tornato in casa e l'aveva detto al padre.
- Dallo spazio?- Harry schioccò la lingua e Draco sbuffò - Quanto sei imbecille.-
- Oh, suo padre sei tu.- sibilò il biondo, mentre Lucas si sedeva e afferrava il Cavillo, ogni tanto buttando strane occhiate a Riddle - Diglielo tu come si fanno i marmocchi.-
- Perché, si fabbricano?- se ne uscì il maghetto.
- Si, pezzo per pezzo. A te manca qualcosa infatti.- mugugnò l'ex Principe di Serpeverde.
- E nella pancia delle mamme come arrivano?-
Se Tom stava per scoppiare a ridere, nascosto dal giornale, Harry iniziava a irritarsi.
- Lasciamo perdere, te ne parlo quando sarai più grande.-
- Hn...- Lucas lasciò subito perdere, leggendo direttamente uno strano test sul Cavillo - E l'anoressia cos'è?-
- Una malattia che viene alle donne che guardano troppe riviste di moda.- stavolta fu Tom a rispondere, quasi sbadigliando e spegnendo la sigaretta che emanò un gradevole profumo alla menta.
- Ah.- il Phyro lo guardò con lo stesso interesse che aveva avuto alla risposta di Draco sui bambini robot e lo spazio, ma si rimise a leggere per i fatti suoi quando i grandi cominciarono a parlare di Iesi.
Fra una maledizione e l'altra venne fuori che sarebbero venuti a cena Sirius, Remus Ninfadora, Andromeda, Lucius e Narcissa. Una bella riunione di Black, indubbiamente. Più Lucilla e Tristan, che avrebbero dovuto fare i salti mortali per inventarsi qualcosa con Dena e non farsi scoprire.
- Che tormento Sfregiato, io devo lavorare.- sbuffò Draco - Chi è che prepara la cena, eh?-
- Non chiederlo a me.- ghignò Potter - Chiama gli elfi e dillo a loro. Prima che torni Hermione possibilmente.-
- Cos'è un vergine?- se ne uscì Lucas all'improvviso.
- Mia figlia a quarant'anni.- sibilò Draco, esasperato, mentre sia Tom che Harry erano rimasti a sbattere gli occhi - E adesso basta leggere porcate! Forza, fila fuori e vai a dare fuoco a qualcosa, avanti!-
- Un giorno o l'altro ti prenderò in parola.- frecciò Lucas, andandosene imbronciato.
- E tu vai a sbatterti sul divano.- berciò quindi verso Riddle - Via, poche storie.-
- Ma guarda che sto bene...-
- Chissene frega, metti che cadi e ti spacchi la testa poi è colpa nostra.- masticò il biondo - No, spiacente. Divano, coperta, bacchetta e telecomando. Tieni, anche le sigarette e adesso sparisci mostriciattolo!-
E andandosene in salone, straboccante di oggetti per passare il tempo, Tom finalmente sorrise.
Il tempo era tornato indietro.
Aveva ancora diciassette anni e stava a Lane Street. Forse presto avrebbe visto Damon e Trix entrare dalla porta.
Forse...già, forse presto sarebbe arrivata Claire, l'avrebbe abbracciato e poi baciato.
Come sogno non era male, pensò, prima di sdraiarsi e chiudere gli occhi per un attimo.
Solo per un attimo...


-...perché non dovrei venire? Damon ha detto che ci sarà tutto il vostro anno. Non vuoi rivedere i tuoi vecchi compagni di Hogwarts? E poi è ora che li conosca anche io, quindi io verrò con te e ci andremo.-
Da quando quel "noi" la irritava tanto?
- Non è cortese mancare, Cloe, amore, e lo sai.-
Amore. Perché gli permetteva di chiamarla così?
Il carillon continuava a suonare e cercò di concentrarsi sulla sua musica.
- Mi hanno raccontato cose interessanti sui tuoi anni a Hogwarts, sai?-
La risata argentina di Oliver la raggiunse alle spalle, mentre lei restava a guardare fuori dalla finestra.
- Tua madre mi ha detto che eravate un bel gruppo. E che sei stata sempre nella Milizia degli Auror!-
Milizia. Perché usava quel nome, quasi detto con scherno?
Perché rideva in quel modo?
Ma forse era sempre stato quello il suo modo di ridere. Leggero, frivolo, senza preoccupazioni.
Lui aveva sempre riso così.
-...e poi devo congratularmi con Sedwigh visto che si sposa e gli abbiamo già comprato il regalo, no? Parli poco dei tuoi compagni, eppure so che li vedi tutti abbastanza frequentemente. Perché non me li hai mai presentati?-
Perché tu non fai parte...di quella vita.
Tu sei un estraneo. Non riconosco il tuo viso nei miei ricordi.
Tu non c'eri.
- A proposito, fra un po' torna la fidanzata di Damon. Conosco la sua famiglia di vista. Devo ammettere che è un bel colpo, sia per lei che per gli Howthorne. In fondo ristabiliranno buona parte del loro nome, considerato ciò che si dice di Damon in alta società. Incredibile.- altra risata - Pare che siamo rimasti nel Medioevo.-
Allora perché parli di Damon con lo stesso tono della gente che sembri disprezzare?
- Amore? Mi ascolti?-
Cloe chiuse le palpebre.
La finestra.
Ci stava da ore, lì, chiusa nel suo studio. Aveva lasciato il lavoro a metà, anzi. Da giorni non lavorava.
Apatia, pensò fra sé. Si sentiva...stiracchiata, debole, quasi un fantasma.
La sua energia sembrava che fosse stata risucchiata già tanto tempo prima.
- Senti Cloe...quando decidiamo la data delle nozze?-
Gabbia.
Una morsa le serrò la gola e si appoggiò col capo ai vetri della finestra.
- Non possiamo rimandare ancora. Mia madre aspetta, lo sai.-
Si, tutti aspettano.
Lei per prima. Che dopo otto anni...aveva percepito qualcosa.
Aveva percepito un sussurro nella notte, un alito di vita...una forza, una presenza, che da otto anni non sentiva più.
Impazziva e lo sapeva.
Ma lei lo sentiva. Nella testa e nel corpo. Lo sentiva dentro di lei. Anche se sapeva che non era possibile.
Una farfalla entrò all'improvviso nel suo campo visivo, andando a depositarsi sul davanzale. Aprì le finestre e lasciò che la farfalla screziata andasse a posarsi sul suo dito.
All'improvviso il suono del carillon cessò. Oliver, alle sue spalle, doveva averlo chiuso seccamente.
- D'accordo, oggi hai mal di testa.- le disse, con tono accondiscendente.
- Si.- disse, lasciando libera la farfalla e seguendola con gli occhi, libera come lei non era più.
Lo sentì alle spalle.
La strinse forte per la vita e lei serrò i denti. La stringeva sempre troppo.
Un bacio sulla nuca che la lasciò indifferente, poi la presenza di Oliver sparì.
Sospirò e quando capì che era sollevata chiuse le finestre di botto.
Rabbia.
Lui stava di nuovo rovinando tutto.
Prima coi sogni, ora con la sua immaginaria presenza.
E Oliver l'aveva costretta ad andare all'Universale del loro anno a Hogwarts.
Era stato organizzato tutto dai Corvonero. Cloe non capiva il perché di tanta segretezza, ma sapeva che delle carrozze sarebbero andati a prenderli, la mattina del trenta e fino al primo luglio...sarebbero stati tutti insieme chissà dove.
Il primo luglio...
Quell'anniversario e il suo ricordo la fece piombare seduta in poltrona, la testa fra le mani, gli occhi che iniziavano a velarsi. Impietoso, arrivò il suono della sua voce.
Impietoso, la colpì il suo sguardo blu, gelido e altero.
Assassino arrivò il suo sorriso. A scaldarle il cuore.
Non doveva credere ai suoi sensi. Non doveva credere al suo potere.
Non più.
Un delicato bussare le fece sollevare il viso.
Beatrix era sulla porta.
Gli occhi topazio della Diurna la sondarono attentamente, fino a che Cloe non scosse il capo, stringendosi nelle spalle.
- Non è nulla.- disse, passandosi velocemente una mano sotto gli occhi.
- Sei sicura?-
- E tu?- la King la fissò - E tu ne sei sicura?-
- Io non lo sono mai stata.-
Cloe tirò su col naso - Cosa sei venuta a fare?-
- Milo è di turno e Damon non vuole uscire di casa.-
- Sei libera tutto il giorno?-
Trix annuì e la Sensistrega dopo un attimo inspirò forte, per darsi coraggio.
- Se riusciamo a passare sotto il naso delle mie cugine possiamo uscire da sole.- bofonchiò.
La risata di Beatrix si allargò propagando un po' di allegria - Isobel sta dando il tormento a tutti. Mi ha già chiesto se il 29 vengo con voi in campagna, insieme a Damon e Aidan.-
- Isobel è da sopprimere.- sibilò la King, alzandosi e infilandosi la giacca di velluto sul vestito di maglia che indossava - Mi ha fatto il terzo grado su Oliver e la nostra vita futura.-
- Che domanda incresciosa.- commentò la Diurna - Specialmente per una donna innamorata.-
- Vuoi andarci da sola a fare spese?-
- Certo che no, Miss Permalosa.- un ghigno e le aprì la porta - Muoviti, prima che arrivino tutte e sette. Come fa la gente a fare tanti figli, vorrei davvero saperlo...-
- Con due o tre uomini diversi oppure usando la preghiera come contraccettivo.-
- Saggia risposta.-
Fuori da King's Manor l'aria si era fatta frizzante.
Ma il sole era così caldo che faceva venire voglia di stendersi e assorbire i suoi raggi, fino ad assopirsi.
La Vaughn si mise gli occhiali scuri e poi notò lo sguardo assente della strega bionda.
- Cosa c'è?-
- Mi prendi per pazza se ti dico che lo sento vicino a noi?-
Silenzio.
Trix abbassò il viso, stirando un sorriso freddo.
- Alla Corte ho sentito il suo odore sulla moglie di Kronos. Renditi conto.-
- Stiamo impazzendo.- sussurrò Cloe, voltandosi verso di lei - Perché siamo arrivate a questo punto?-
- Perché abbiamo soppresso il suo ricordo per troppo tempo. Damon non l'ha mai fatto. Ha fatto pace con se stesso e con Tom tanti anni fa. Vive meglio di noi.-
Si, Damon l'aveva perdonato.
E aveva perdonato la sua incapacità di salvarlo.
Ma lei? Perdonava Tom?
No.
No, mai.
Perché l'abbandono era ancora più vile della vendetta.


La sera, quel giorno, arrivò più tardi del previsto facendo ben sperare che ormai quell'ondata di brutto tempo fosse ormai un brutto ricordo.
Erano le otto e il sole stava lentamente tramontando in un rossore mozzafiato.
Tom stava sulla porta di casa, la sigaretta alla menta che gli penzolava dalle labbra. Non osava fare un passo in più, restando ad ammirare quello spettacolo, segretamente innamorato di quel cerchio di fuoco.
- Non stare sulla porta.-
Lucas gli apparve alle spalle, piazzandogli le mani aperte sulla schiena, sopra i fianchi - Sembri un gufo. Esci, no?-
Tom assunse un'espressione contrita, allora il Phyro levò un sopracciglio, sospettoso.
- Hai paura che ti riconosca qualcuno?-
- Forse. Ci passa tanta gente da queste parti.-
- Si ma sono tutti babbani deficienti.-
- E non ti piacciono i babbani?-
- Neanche un po'. A te si invece?-
- Perché non dovrebbero piacermi?-
Il sopracciglio di Lucas si levò ancora di più. Ormai era letteralmente basito.
- Sicuro di non essere stato adottato?- gli chiese. Solo i bambini potevano essere così franchi, schietti, crudeli e puri.
Tanto che Riddle sorrise, grattandosi il collo.
- Lucilla dice di no.-
- Anche papà.- borbottò il Phyro - Quand'è che ti trovi una casa?-
La domanda stavolta lasciò il mago spiazzato.
- Una casa? In che senso?-
- Pensi di tornare dov'eri prima?-
Era implicito.
Fece per annuire e stavolta Tom vide gli occhi celesti del bambino infiammarsi.
- Non ci pensare neanche.- gli sibilò di punto in bianco, spiaccicandolo quasi alla porta - Se tu te ne vai quei due ricominceranno a dare i numeri, papà si toglierà di nuovo i poteri e io tornerò a vivere nell'ignoranza!-
- Ignoranza?- alitò Riddle.
- Tu non vai da nessuna parte!- continuò Lucas imperterrito - Solo un matto starebbe in un posto pieno di demoni! Trovati una casa e falla finita o quelli andranno di nuovo in depressione, sai che pizza viverci tutti i giorni?...Ciao Glory.- tubò poi, melenso, vendendo la biondina arrivare dalle serra coi pulcini a seguito - Come va?-
Lei, di rimando, lo guardò diffidente - Perché mi chiedi come va?-
- Perché non ti ho vista per un pezzo e...-
- Mi hai vista cinque secondi fa quando sei venuto a chiedermi se potevi cucinare uno dei pulcini per cena con il tacchino.- gli ricordò lei, piatta - Cosa stai facendo a Tom?-
- Niente, perché?-
- Le tue mani fumano.-
Il Phyro notò in effetti i rivoletti di fumo che gli salivano dai palmi, così si affrettò a soffiarci sopra.
Terminata la parentesi "minacciamo il figlio del Lord Oscuro" perché Elettra richiamò i bambini a lavarsi le mani, visto che era quasi pronto in tavola, arrivarono per primi Sirius, Remus e Tonks, con un rosa scintillante nei capelli.
Ovviamente Ninfadora se ne fregò degli avvisi di Sirius, che grazie al cielo si era lasciato Deirdre a casa per una volta, e strinse tanto forte il cugino alla vita da fargli vedere le stelline per il male per almeno mezz'ora. Neanche sua madre riuscì a staccarla, arrivando con Narcissa e Lucius.
Ci furono baci e abbracci, commozione ai massimi livelli anche se Narcissa e Andromeda avevano già visto il nipote mentre era ancora sotto i sedativi e quando si misero a tavola, arrivati anche Lucilla e Tristan, fu meno imbarazzante di quanto pensassero.
Specialmente di fronte alla fonduta di cioccolato alla Black.
Mancava solo Hermione, che aveva avvisato sarebbe arrivata con un po' di ritardo, così dopo che ebbero delucidato la famiglia Black e affini sulla salute del moribondo, come lo chiamavano alla Lucky House, Tom si fece informare su ciò che avevano fatto in quegli anni.
Dapprima il discorso era stentato, quasi intimidito, poi prevalse lo spirito Black quando iniziò a circolare il vino rosso.
-...e così è finita che mia madre ci ha proibito di avvicinarci a lei e alla tenuta.- concluse Andromeda con un sospiro - Insomma, dopo quello che è successo credevo che avrebbe diseredato solo Cissy...- e posò una mano sul braccio della sorella, ridacchiando - Invece ha diffidato anche me. Ma c'era d'aspettarselo da Jocelyn Black.-
- Siamo ancora in lutto, non so se si vede.- rise Tonks, divertita - Vero Sirius?-
- Eh, come no.- ghignò Sirius col suo solito viso fanciullesco - Pensa che ci ha denunciato per furto.-
- Furto di cosa?- allibì Tom.
- Crede le abbiamo rubato i quadri della Galleria Spiritata.- spiegò Narcissa, del tutto incurante di sua madre e del rancore che ancora le portava dopo la morte di Bellatrix - In realtà è stato il cugino Doyle a requisirli. Credo li abbia bruciati ormai. Un'altra eccitante notizia è che la prozia Lorenna sta col piede nella fossa.-
- Quella con l'oro in lingotti in cantina?- chiese Riddle, ridendo.
- Esatto.- soffiò Draco, facendo passare il vino - Se tutto va bene, l'oro finisce alla Lega Preservazione Antichità, mentre le cianfrusaglie, fra cui una fantastica vetrina di pietre elementali, finiscono nelle nostre copiose tasche.-
- Fermo lì.- sibilò Lucius, già sul piede di guerra - La collezione di vini è mia.-
- Dove sta scritto?- lo bloccò Sirius - Aspetta il testamento, magari neanche ci sei.-
- Ne dubito, visto le mie visite a casa sua erano il doppio delle tue Black.-
- Come vedi il sangue buono di famiglia è tutto nella generazione ancora sana.- commentò Harry, facendo ridacchiare il ferito che piluccava dal suo piatto - E vedi di mangiare o non vivrai per vedere la tua eredità.-
- Che a quanto ha ululato mia madre, è parecchio corposa, proprio come quella che vuole lasciare a Glorya.- celiò Andromeda - Tesoro ti conviene starle lontano. O potrebbe iniziare a chiamarti "Bambino mio!"-
- Merlino, nemmeno tu mi hai mai chiamato così.- si schifò, mentre Lucilla scuoteva il capo.
- Lascia perdere Jocelyn Black.- gli consigliò la Lancaster - E di certo non hai bisogno dei suoi galeoni.-
- Oh, questo è sicuro. Al massimo potrei usarli al poker del venerdì sera coi ragazzi.-
- Ragazzi?- Elettra parve ricordarsi di colpo - Oh, si. Lucilla ci ha detto che a Cameron Manor ci abitano altri demoni da qualche anno.-
- Si, diciamo che sono in punizione.- Tom sorrise, cercando di stare calmo. Era arrivato il momento di dire due parole su cos'aveva fatto durante la sua Sigillazione. Non sarebbe stato facile ma vedendola dal lato giusto, non sembrava neanche una cosa tanto aliena in fondo.
Iniziò a parlare di Winyfred, che Draco ricordava abbastanza bene. Poi parlò di Brand e Val.
- Quindi Cameron si tiene cinque mentecatti in casa?- fece Harry, dubbioso - E non dice niente?-
- Cosa vuoi che dica.- rise la Lancaster, perfidamente - Mica può lamentarsi. Ah, parlando di Caesar...Tom, nel biglietto Winyfred ti ha detto che si è sposato?-
All'istante, come spesso accadeva fra quella gente viste le notizie catastrofiche, Tom quasi si strozzò col vino.
Non servirono i colpi che ricevette sulla schiena e gli ci volle un bel po' per riprendere fiato, ma quando gli dissero chi era la sposa fu decisamente troppo.
Dire era diventato viola era poco.
- Denise? Si è sposato con Denise?- non ci credeva, era assurdo - Ma se li ho lasciati che si scannavano!-
- Dov'è il bello se due non si scannano?- li apostrofò Hermione, entrando in sala da pranzo - Buonasera, scusate il ritardo.-
- E parlando di scannarsi.- sibilò Draco, gettando il tovagliolo sul tavolo - Oh, mezzosangue! Dove diavolo eri?-
- A dire ad Aleandro di Iesi che non posso accettare il suo anello di fidanzamento.-
Risposta sbagliata. Fosse stato un Phyro, Draco Malfoy si sarebbe acceso come una torcia e avrebbe dato fuoco alla Lucky House ma fortunatamente il suo Bracciale del Destino si limitò a fargli una pernacchia, deridendolo.
Intanto che la Grifoncina e l'ex Principe di Serpeverde si dicevano carinerie in cucina, la discussione proseguì.
- Sono sconvolto.- Tom bevve dell'acqua per placare il suo stato catatonico - Cioè...sapevo che Caesar non è cieco ma non credevo che si sarebbero sposati nel giro di dieci giorni. E i Loderdail che hanno detto?-
- Non sono quelli che si sono presentati armati a Cameron Manor?- chiese Tristan.
- Ahah, loro.- Lucilla si strinse nelle spalle - Hanno protestato col Diacono, poi insieme ai Cameron ci si sono messi anche gli Stokeford e allora i parenti di Denise hanno preso il volo. Ma non hanno mollato la presa, fidati.-
- Ci credo. Ma è da idioti mettersi contro i Cameron. Figurarsi contro la famiglia di Vlad. A proposito...- la voce di Riddle si fece un po' ansiosa - Vlad come sta? Ti ha detto di dirmi qualcosa?-
- Negli ultimi giorni non ha parlato molto.- gli rispose lei - E non era dell'umore per parlare.-
- Ah.-
Tom parve deluso ma gli venne fatta una domanda dalle zie e allora il discorso si dirottò di nuovo, anche per non appesantire troppo la cena ai piccoli che, dal canto loro, ascoltavano tutto con una specie di radar piazzato in mezzo alla testa. Sembrava stessero assorbendo tutto come delle spugne.
- Quel coso è uscito da un uovo d'oro?- allibì Sirius quando Faith, seduta accanto a lui, gli fece vedere Cosmo eccitatissima - Ma dai, scherziamo? E cos'è? Un tacchino?-
- Se è un tacchino si mangia, no?- disse Lucas eccitato.
- Senti ma che problema hai con gli uccelli?- fece Harry, sbuffando - L'altra mattina ha cercato di accopparmi!-
- Quando eravate appollaiati sul Big Ben?- tubò Tonks.
- Eh no, eh?- ringhiò seccato - Malferret sei un deficiente! Sei andato a dirlo a tutti?-
- Io non ho detto niente, imbecille.- chiarì Draco, tornando dalla cucina seguito da una scia di piatti galleggianti su cui erano adagiati il contorno e delle composizioni di frutta coltivata in serra - Ma la gente li avrà notati quei trenta metri di squame dorate sulla cupola dell'orologio.-
- Dovreste smetterla d'insultarvi di fronte ai bambini.- commentò Tonks - Che fine ha fatto il vino?-
- Se l'è scolato quell'idiota di tuo cugino.- sibilò Lucius, mentre Sirius gli sogghignava in faccia acidamente.
- Ecco da dove arriva la mania d'insultarsi.- sentenziò Remus.
- Già, hai tarato tuo figlio quando era bambino, Lucius.- Andromeda sollevò un sopracciglio, ricordando il passato - E questa faccenda degli alcolici è finita per tarare sia Draco che Tom.-
- Io non ho mai bevuto davanti a Draco quando era bambino.- Lucius Malfoy non fece una piega, com'era nella sua natura - Mi chiudevo nel mio studio e bevevo lì da solo.-
- Oh, questo spiega tante cose.- sospirò Hermione sarcastica, facendosi fare una smorfia dal marito - Ragazzi Tom ha mangiato?-
- Ho mangiato.- annuì Riddle - Tutto bene al lavoro?-
- Già, Duncan è ancora vivo?- chiese Harry.
- Era chiuso nei suoi appartamenti.- rise la Grifoncina, servendosi insalata e alcune fette di arrosto - E da sotto la porta arrivavano i fumi più disparati.-
- Gli mandiamo per scherzo qualcuno dei Servizi Igienici?- ridacchiò Sirius.
- L'ha già fatto Edward ieri.- svelò Draco.
- Quel maledetto, mica mi ha avvisato. E com'è finita?-
- Schiantati e sotto Oblivion.-
- E le parole "Servirò il mio Ministero con onore e rettitudine..." che fine hanno fatto?- sibilò Lucius.
- Sono diventate "Aspetto che torni lo Sfregiato così morirà lui al posto mio."- tubò suo figlio con finta dolcezza - Io taglio il dolce, voi arrangiatevi.-
Discussero del più e del meno, fra pettegolezzi di società e frivolezze fino a quando non videro che i piccoli iniziavano a sbadigliare. Era studiata. Li avevano rimpinzati come oche all'ingrasso e con tre portate sullo stomaco, più la dannata fonduta, era normale che stessero crollando dal sonno.
Ed erano solo le dieci. Di solito erano allegri come fringuelli fino alle undici almeno.
Riuscirono a portarli a dormire serenamente, senza che facessero storie, ma per precauzione Harry recuperò tutte le Orecchie Oblunghe sparse per tutta la casa con un rapido Incantesimo di Appello.
Giusto per essere sicuri.
Dalla decina di prototipi che si ritrovò in mano, cominciò a chiedersi come quelle tre piccole larve di canaglia non avessero ancora scoperto dove si trovava la sua chiave della cella alla Gringott.
Da chiuderli al San Mungo, santo cielo.
- Io non ero così a dieci anni.- bofonchiò, rientrando in salone.
- Stavi coi babbani, che pretendi?- borbottò Tristan - Magari andavi in giro quelle cose...le pistole!-
- Me ne ricorderei se fossi andato a spasso con un colt nella tasca dei jeans.-
- Il tuo squilibrio è iniziato a Hogwarts.- sospirò Hermione - Come quello di tutti, più o meno.-
- Già, quelli di certa gente però aumentano con gli anni.- le rinfacciò Malfoy.
- E' impressionante come tu sia consapevole delle tue mancanze tesoro...- gli disse con vocetta stucchevole - Sei molto modesto a non farne mistero.-
- Molto divertente.- sibilò di rimando - Iesi che fine ha fatto?-
- E' tornato a casa sua, no?-
- Si ma tornerà di sicuro.-
- E allora per la centesima volta gli dirò che sono già sposata.-
- Ma parlate ancora dell'italiano?- allibì Tom, che si era seduto sul divano facendo smorfie di dolore in una carrellata straziante - Non può trovarsene un'altra?-
- Ma che ne so.- sibilò suo cugino, passandosi una mano fra i capelli biondi - Vuoi il caffè?-
- Si, prima che mi addormenti di nuovo.-
- Dormi tanto tesoro?- gli chiese Andromeda, premurosa.
- Si, anche diciassette ore.- sospirò - Ho dormito per tutto il pomeriggio oggi.-
- Vorrei ben vedere, dopo dieci giorni in quello stato.- asserì Narcissa, posandogli la tazza di fronte, sul tavolino.
- Ora che siamo soli possiamo anche dare inizio alla seduta.- borbottò Harry, passando la bottiglia di sherry per tutti quanti - Più che altro però m'interessa sapere chi diavolo ti ha ridotto così e dove sei stato.-
- E' stata colpa della Dama nell'Acqua, l'ho già detto a Hermione.- rispose paziente, sorseggiando il caffè nero, affinché la sonnolenza non iniziasse a fiaccarlo troppo - Era passato solo un giorno dalla Finale di Quidditch. Mi ricordo che ero in camera mia e che stavo parlando con Vlad ...e a un certo punto l'uovo di cristallo che la conteneva è scivolato giù dal piedistallo. Ero di spalle, io e Vlad stavamo ancora discutendo e poi all'improvviso mi sono sentito afferrare. Sono finito sott'acqua...e quando mi sono ripreso ero fuori da Cameron Manor.- tacque un secondo, assaporando di nuovo la prima sensazione di libertà - Poi...poi mi sono trovato in un vicolo. Ero in periferia, ma non saprei dirvi dove. E sono stato colpito.-
- Da chi?- gli chiese Draco.
- Dalla donna che sta con Badomen.- disse, dopo una leggera esitazione - Ne sono quasi sicuro, perché l'ho rivista dopo dieci giorni. Comunque...mi ha trafitto con quel dardo e...abbiamo combattuto per qualche minuto...l'ho spedita contro un muro e sono arrivati i Lucky Smuggler, prima che lei mi uccidesse.-
Hermione, seguita da Draco, Harry e Sirius allargò la bocca.
Tonks fu la prima a riprendersi - Gli Spazzini di Azmodeus?- gracchiò sconvolta - Sono gli uomini di Alister Dark.-
- Si.- annuì Tom - Infatti mi hanno portato all'Azmodeus Club. Ma stavo male e mi hanno infilato per un paio di giorni in una vasca di Pozione Rigenerante.-
Vasca. Hermione pensò immediatamente a Glory.
"Vedo un ragazzo...un mago...dentro una bara di vetro...e sta male..."
Sua figlia l'aveva visto!
Aveva dimenticato quella visione, anche perché la sua piccola non ne aveva più parlato ma...Dio, ora tutto sembrava così dannatamente semplice.
"La voce di un bambino, per quanto pura e onesta sia, è inudibile per chi ha dimenticato come ascoltare."
Silente non avrebbe mai fatto un errore simile, pensò sorridendo amaramente.
Lui avrebbe trovato il tempo di ascoltare.
E avrebbe dovuto imparare a farlo anche lei.
- Poi mi hanno svegliato...e Dark mi ha detto che mi avrebbe venduto.-
- Quel porco.- sibilò Draco - E meno male che ha assicurato Edward di non aver sentito voci su maghi scomparsi!-
- Bhè, mica potevate dirgli chi cercavate, scusa.- abbozzò Riddle - E anche volendo non gli ho detto il mio nome.-
- Si ma quella ferraglia che hai al collo non è roba comune.- sibilò l'altro secco - E perdona la franchezza, ma qualche domanda me la sarei fatta se fossi stato al suo posto.-
- Infatti credo avesse capito qualcosa, perché mi hanno messo sotto Oblivion non appena si sono accorti che ero invischiato nella faccenda dei Mangiamorte. Uno dei suoi sottoposti mi ha detto della strage di Diagon Alley...- fissò i presenti, addolorato - ...forse mi hanno preso per un Auror, non so...ma mi hanno cancellato la memoria, solo quelle poche ore, dopo di che Dark ha deciso di eliminare la radice al problema. Mi ha venduto a Viola e...-
- Viola?- lo interruppe Hermione.
- Ah, si...Viola Leoninus, la moglie di Kronos.-
- Eri alla Corte!?- sbraitò la strega.
- Certo che no. Viola mi ha...liberato.- mentì - E una volta fuori dall'Azmodeus Club mi ha spedito, sbagliandosi, alla casa di mio padre perché io ero troppo debole per Smaterializzarmi.-
Stavolta fu Harry a scrutarlo trasecolato.
- Mi stai dicendo che eri a Little Hangleton?-
- Si.- mugugnò - E in quella casa c'era Badomen...e la sua donna...-
- Quel bastardo è a Little Hangleton?- urlò Potter alzandosi.
- Si ma non credo ci sia più.- lo placò Riddle, sentendosi girare la testa - Mi ha curato per un giorno, delirando sulle solite follie da Mangiamorte...poi mi è sembrato che parlasse di un politico con alcuni demoni impuri...o folletti, avevano voci sibilanti...e che doveva andare da lui per recuperare dei campioni.-
- Donovan.- sibilò Lucilla a quel punto.
- Verme schifoso, dava a Badomen i capelli di Tom.- ringhiò anche Sirius - Per questo i morti hanno indicato un assassino con le sue fattezze.-
- Calma, calma...- Tom li scrutò stranito - Di cosa parlate?-
- I morti di Diagon Alley.- gli spiegò la Lancaster - Hanno descritto il loro assassino che li ha ucciso invocando Minegon.-
- I morti parlano? Minegon?- Riddle non ci capiva più niente - Che diavolo ci fanno i Mangiamorte coi poteri degli Illuminati?-
- E' quello che dobbiamo scoprire.- replicò Draco - E poi cos'è successo?-
- La donna che stava con Badomen ha cercato di uccidermi. Mi sono accorto che era la stessa che mi ha aspettato in quel vicolo, dopo che la Dama dell'Acqua mi ci ha portato.-
- La fumatrice alla lavanda.- borbottò Tristan.
- Si, lei.- Tom deglutì - E c'è un'altra cosa...quella tizia...è...sfigurata.-
Hermione si sporse verso di lui, dal divano - In che senso?-
- Nel senso che...sembra passata in un tritacarne.- abbozzò, veramente disgustato - Faccia, pelle, collo, braccia e mani...ti giuro, non ho mai visto nulla di simile. E non era un demone. Quella ce l'aveva con me personalmente. Anche se davanti a Badomen ha sempre fatto la Mangiamorte convinta.-
- E' lei.- ringhiò il bambino sopravvissuto di colpo - E' lei che fa da intermediario e si rigira Badomen e Donovan.-
- Si ma chi è?- replicò Tristan - Tom ha detto che è sfigurata, come facciamo a darle un volto e un nome?-
- Hai detto che la sua voce non ti era proprio sconosciuta.- s'intromise Remus - Non ti ricordi dove puoi averla sentita?-
Il giovane mago si strinse nelle spalle ma dalla sua memoria non arrivarono aiuti.
Sapeva solo che...era famigliare.
- Perciò, riassumendo, abbiamo Badomen e Donovan presi in mezzo a questa tizia.- Lucilla corrucciò la fronte - L'evocazione di Minegon, il Marchio Nero, Dena che sente minacce di morte alla festa del CT delle Aquile, Brockway che fa fuggire Badomen da Azkaban e la figlia che se la intende col Segretario.-
- Tutto mescolato cosa ci da?- Elettra sembrava confusa - Non so voi ma io non vedo linea di comunicazione.-
- Già, cos'hanno in comune?- annuì Tonks - Herm ha fatto ricerche. Nelle famiglia di Donovan non c'era Mangiamorte e perché poi incastrare Tom dimostrando che è fuggito da Cameron Manor se poi è in combutta con Badomen? Se davvero il Segretario è un Mangiamorte...perché cerca a tutti i costi di far scoppiare questo casino? Se la gente sapesse che Tom è uscito penserebbe subito che è lui l'autore del disastro e del Marchio Nero.-
- Magari vuole questo.- considerò Narcissa lucidamente - Vuole caos generale e plateale.-
- Si ma con me è sempre stato acido e sprezzante.- rispose Tom - Mi sembra assurdo che sia un Mangiamorte.-
- Sai, di facciata certa gente farebbe anche le cose più assurde.- gli disse Remus - Ma finché non sappiamo cosa diavolo hanno in mente è necessario tenerti al sicuro.-
- E il collare?- Lucius pareva diffidente - Quell'affare è pericoloso.-
- Bhè, non c'è modo di toglierlo per il momento.- replicò il mannaro.
- Per il momento?- lo incalzò Riddle, accendendosi come una lampadina - Cosa vuol dire?-
- Forse potresti levartelo.- sospirò Lucilla.
- Ma scherziamo? Demetrius e Caesar ci hanno provato per anni!-
- Non può essere tolto da qualcun altro. Lo puoi fare solo tu.-
- E come?- Tom rise quasi acidamente, senza riuscire a credere alle sue orecchie - C'è una parola d'ordine?-
- Tesoro, so che è difficile per te.-
- Mamma quest'affare non verrà mai via.- sibilò all'improvviso, duro come il platino del suo collare - E' magicamente impossibile. Lo specificò bene Orloff quando voi non eravate ancora entrati, quel giorno, otto anni fa. Una volta messo, non viene via.-
- Non c'è patto che non si possa spezzare.- Hermione riuscì a zittirlo, sicura come non mai - E so che c'è un modo. Qualunque sia, riusciremo a trovarlo.-
- E se anche venisse via?- Tom scosse il capo - Anche volendo indietro non si torna.-
- Infatti, tu a Cameron Manor non metti più piede.- sindacò Draco, finendo lo sherry d'un fiato.
- Certo, me lo impedirete voi immagino.-
- Oh, mostriciattolo...- il sogghigno del biondo si fece quasi diabolico - Non ne hai la più pallida idea.-
Oh no.
A quel punto avrebbe preferito essere fra le braccia di Viola. E anche sotto i suoi canini.
Meglio che nelle mani di un Malfoy e di un Potter, questo era certo.
Li lasciò parlare, sospirando, chiudendo gli occhi.
Accidenti. Tutto sembrava di nuovo così incasinato.
Era come se...quegli otto anni di pace non fossero serviti ad altro che a far strisciare nell'ombra quella paura che aveva un volto sfigurato, la voce di donna e la rabbia di un passato che lui non conosceva.
Era stato davvero tutto inutile? Possibile che tutto dovesse ricominciare?
Riaprì gli occhi e guardò il buio, oltre la vetrata del salone. Sapeva che Harry stava facendo lo stesso.
Forse era arrivato il momento che avevano sperato non arrivasse mai.
Quello in cui avrebbero capito tutti che non c'era altra strada oltre alla guerra.
Ancora e ancora.
Almeno per loro.
E seppe in quel momento che la gabbia si stava allontanando da lui. Forse non era ancora ora di tornare nel silenzio di Cameron Manor.










"Sopravvivere non è abbastanza: c'è bisogno anche del sole, della libertà e di un piccolo fiore."
Hans Christian Andersen, da Il Principe Senza Cuore.



 
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