Capitolo 18°

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view post Posted on 12/2/2009, 22:41
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*Gryffindor* nel cuore, ma il mio sguardo è di ghiaccio, nel mio sangue il veleno scorre irriverente

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Chissà perché quando a un Potter a un Malfoy viene detto categoricamente "No! Neanche morto!" loro capiscono senza ombra di dubbio un fantastico "SI!"
Thomas Maximilian Riddle se lo chiese quella mattina del ventiquattro giugno, ignaro di cosa sarebbe successo, ignaro del fatto che presto il suo mondo semi tranquillo sarebbe stato sconvolto ancora una volta.
Si era svegliato da poco, erano appena le dieci, quando entrato in cucina aveva visto correre via di volata sia Hermione che Elettra senza stupirsene, visto che in quella casa erano le donne a uscire a comprare le sigarette e poi a non tornare più. Così si volse e trovò al bancone, di fronte ai resti della colazione, tre piccoli maghi arrabbiati e due padri molto fuori dal comune e non solo, alle prese con un problema.
- Senti, non me ne importa un tubo!- si stava lagnando Lucas, cupo come un corvo - Mi avevi promesso che mi ci avresti portato! Sono giorni che mi tieni chiuso in casa, sai? Io sto per mettere le radici! Qua noi abbiamo bisogno di prendere aria! Glory, diglielo!-
La piccola Malfoy alzò gli occhioni bicolore dalla Gazzetta, annuendo appena.
- In fase di crescita, è importante una vita sana e regolare. Specialmente all'aria aperta.-
- E poi non andiamo ai giardini da un sacco di tempo!- disse anche Faith, ammorbidendo i grandi con un broncio delizioso - Insomma, che vi costa? Solo fino a pranzo!-
- Qui si lavora, sapete?- sibilò Draco Malfoy, attaccato al caffè.
- Lavorare?- replicò Lucas sarcastico - Tu fai solo esplodere la casa!-
- E se non la molli ti scaverò anche una fossa!-
- Oh, quanto sei palloso! Papà!- il Phyro fissò Harry inferocito - Me l'avevi promesso!-
- Qual è il problema?- chiese Tom innocentemente.
- I pargoli vogliono andare a Kensington Gardens.- sospirò Harry Potter, che guardava continuamente fuori dalla finestra, come se da un momento all'altro avesse dovuto apparirci chissà demone o esattore delle tasse - Ma stamattina devo fare una scappata alla Hayes. Hanno trovato un mezzo demone nel West End e ce l'hanno portato stanotte. Il problema è che si tratta di un Mutaforma e sta creando scompiglio. Degona non ce la fa da sola.-
- Ecco, lui va dai mostri con corna e coda!- perseverò Lucas, seccatissimo - Cos'è più importante? Io e la mia crescita o un mezzo qualcosa che sta per distruggere una scuola e uccidere un sacco di gente?-
- Dipende se sono mezzosangue o purosangue.- tubò Draco, malefico.
- Sta zitto Malferret.- Harry scosse il capo - Ragazzi, mi ci andranno un paio d'ore.-
- Si e a alla serpe tutta la giornata.- Lucas gonfiò le guance - Insomma, con chi ci andiamo al parco?-
- E io che ne so, chiediamo ai vicini.-
- Un corno Sfregiato, sono babbani.- disse Malfoy, sbadigliando - Io ho fatto di nuovo le ore piccole poi. Quindi o aspettate che torni Potty dalla Hayes o...- l'occhio gli cadde inavvertitamente su Tom.
Riddle, che mangiava uova e bacon ignaro, si sentì fissato da tutti quando cadde un sinistro silenzio.
Un secondo e si sentì venire meno.
- No eh?- alitò - Non ci pensate neanche! Io non esco di casa!-
- Oh, ti prego Tom!- attaccarono Glory e Faith con vocetta melensa e stucchevole, aggrappandosi al suo braccio.
- Già, l'aria aperta favorisce anche la guarigione!- disse la biondina.
- E poi un po' di sole ti fa bene.- sbottò Lucas, altero - Sembri un cadavere!-
- Grazie.- Tom scosse il capo - No, veramente. Qualunque cosa ma non questo!-
- Tanto è domenica!- celiò Harry.
- Si, appunto. Kensington Gardens sarà pieno.- replicò Tom acidamente - Mi prendi per scemo? E poi perdo sangue continuamente, che figura ci fate scusa? Mandare i vostri bambini in giro con...-
- Si, si.- lo interruppe Lucas, senza ascoltare il resto - In giro col figlio di Lord Voldemort, sai che palle questa storia! Come siete noiosi tutti quanti! Uno non si riprende i poteri per chissà che fisse, l'altro litiga con gli italiani e tu non metti il naso fuori di casa da otto anni! Vado a buttarmi nel Lazzaro, chissà che non cresca e non diventi pazzo come voi!- e saltò giù dall'alto sgabello - Vado a prepararmi. Si esce fra dieci minuti.-
- Grazie mille!- cinguettarono Glory e Faith, sparendo in sincrono e così velocemente che né Riddle né gli altri due ebbero la forza di rispondere.
Quello si che si chiamava incastrare la gente.
Miseria.
- Stringi di più.-
Draco scosse il capo, dietro a Tom e intento a serrargli le bende intorno alla vita.
- Se stringo ancora ti rompo le costole.-
- E neanche respirerai più.- commentò Harry, paziente.
Riddle, a torso nudo, teneva le braccia in alto, neanche fosse stato dal sarto e a ogni giro di bende il dolore al fianco un po' diminuiva, forse perché stringendo e tamponando al tempo stesso, lo squarcio nella pelle veniva quasi attutito.
Indossava dei jeans e dopo la fasciatura infilò un maglione nero, di cotone, visto il caldo che fuori andava aumentando sempre di più.
- Perfetto.- disse Draco, facendosi indietro - Non si vede niente.-
- Si ma la mia faccia?- Tom s'infilò degli occhiali da sole con le lenti verde scuro sul naso - Voi siete matti, se qualcuno mi vede e riconosce questa cazzo di ferraglia?- e s'indicò il collare di platino - E' pieno di maghi per Kensington Gardens! Magari ci saranno dei vostri conoscenti! E io che dico, eh?-
- Che sei il nostro mantenuto.- sibilò Harry, sarcastico.
- Spiritoso.- sbuffò Riddle - E se...incontro qualche mia conoscenza?-
- Vuoi che ti dia il Mantello di mio padre?- gli chiese Potter, esasperato - Che tormento, ha ragione Lucas per una volta.-
- Io ho sempre ragione.- frecciò suo figlio dal salone ad alta voce.
- Sta zitto tu!- Harry tornò a fissare Tom attentamente - Il fatto che tu abbia paura di mettere il naso fuori casa mi preoccupata davvero. Molto più di quello di poter incontrare qualche tuo amico.-
- E' imbarazzante.- mugugnò Tom.
- No, è avvilente.- commentò Malfoy, accendendosi una sigaretta e soffiando fuori il fumo - Se la soglia della porta di casa ti dà tanti problemi allora sarebbe meglio ti facessi vedere da qualcuno. E non sto scherzando.-
- Il problema...- sibilò il ferito, schioccando la lingua iniziando a perdere la pazienza -...è che nessuno sa che io sono uscito da Cameron Manor. Ai giardini ci vanno tanti maghi...Ministri, Consiglieri, Capo Sezioni, Obliviatori...e poi, tu guarda...ex compagni di scuola...-
- Ed ex fidanzate.-
Harry scosse il capo, sospirando, quando Tom afferrò la bacchetta e la giacca, andandosene via dalla cucina con espressione alquanto minacciosa.
"E bravo Malfoy."
Draco, sentendoselo in testa, sogghignò biecamente.
"Ma ti diverti?" gli chiese Harry "Guarda che prima o poi saprà di Cloe."
"Meglio prima che poi. Sai, presto potrebbero decidere la data del matrimonio."
- Da quando covi certe speranze?- Potter usò finalmente la voce, sentendo i piccoli chiacchierare nell'ingresso, felici e contenti di poter uscire.
- Sinceramente, Sfregiato...- gli occhi argentei del biondo per un attimo brillarono di puro calcolo - C'è qualcosa al mondo più potente di un'infatuazione o di un amore che possa far cambiare idea anche ai martiri più convinti?-
- No, non direi.- ammise Potter.
- Quindi, capirai che io nutro molte speranze in Cloe.-
- Forse hai ragione tu.- Harry si girò. I bimbi erano già usciti in giardino e stavano chiamando Riddle.
Tom era sulla soglia di casa. Gli sarebbe bastato muovere un passo...e sarebbe stato libero da un tetto e da mura.
Ma esitava. Le mani premute sugli stipiti, lo sguardo basso, il respiro lento.
Coraggio, pensò Harry con tutto il cuore.
Coraggio.
Salvati.
Liberati.
Un passo, un solo passo...e Tom finalmente lo fece.
E quando fu sotto la luce del sole, in mezzo al giardino...la vita ebbe di nuovo un senso.
- Io vado.- mormorò Harry, afferrando la spada e la bacchetta - Tempo due ore e sono di ritorno.-
- Hn.-
- Non fare cazzate Malfoy.-
- Pensa per te, Potty.-
E, ridendo fra sé, Draco tornò nel suo studio dopo aver visto il suo stesso ghigno sulle labbra del bambino sopravvissuto.

Era passata solo mezz'ora e aveva già voglia di venire accarezzato sulla testa.
No, no. Lui coi bambini non ci sapeva fare, avanti.
Da quando erano arrivati, Tom non aveva fatto altro che farsi venire un torcicollo per seguire Lucas col suo dannato skate-board magico! Faith almeno si limitava a guardare i cigni e a dar da mangiare le briciole ad anatre e pesci in uno dei tanti laghetti dell'immenso parco. Anche Glory stava tranquilla e leggeva, ma Lucas!
Era passata una quantità tale di gente da fargli venire la pelle d'oca.
Cos'avrebbe dato per essere a casa con Denise, Vlad e gli altri!
Sospirando alzò il viso in aria. Il sole filtrava fra le fronde dei bellissimi alberi di tutte le gradazioni del verde.
Quella sorta di viale era già impresso nella sua memoria...
Ci era venuto spesso, da ragazzino.
E non sembrava cambiato, dopo otto anni di lontananza.
Le panchine, le statue, i bei giardini fioriti anche dopo tante tempeste di neve...
Le voci, le risate, gli amanti che camminavano mano per mano...
Tom vide un ragazzino far volare un aquilone.
Poi notò che Lucas aveva raggiunto un gruppo di bambini. Si volse verso Glory, in apprensione, specialmente contando il gruppo di mamme e genitori che indicavano lui e la piccola Malfoy.
- Glory... con chi è Lucas?-
La biondina levò appena gli occhi dal libro rilegato che si portava sempre appresso.
- Oh, è Robbie Talbot.- bofonchiò irritandosi - Uno stupido. Gli altri sono amici della Baynard's, la scuola dove andavamo prima delle vacanze. Quelli là invece sono i loro genitori...c'è anche la mamma di Tiffany Pickens. Ci prova sempre col papà.-
Interessante. Da uccidere Draco e Harry con un colpo solo!
- Vado a cercare Faith.- disse Glory di punto in bianco, chiudendo il libro e saltando giù dalla panchina - Se c'è Tiffany in giro con quelle stupide delle sue amiche le staranno sicuramente dando fastidio.-
Tom levò un sopracciglio.
- Perché?-
- Perché è stata adottata e non è una vera Potter.- le iridi di Glory s'incupirono, mentre si girava - Un giorno forse s'imparerà di nuovo a rispettare i maghi non per il loro sangue ma per la loro forza magica.-
- Si, forse un giorno sarà di nuovo così.- mormorò Riddle, distogliendo lo sguardo - Ma fino ad allora purtroppo dobbiamo fare del nostro meglio, un gradino per volta.-
- E tu?- Glory corrucciò la fronte, girandosi appena indietro - E tu lo fai ancora?-
- Si.-
- Come fai se sei prigioniero?-
Restando invisibile, nessuno crederà in me. Ecco cos'avrebbe dovuto risponderle.
Invece tacque, lasciandola andare via a cercare Faith.
Lui faceva ancora del suo meglio? Un tempo aveva creduto che sparire fosse la cosa giusta da fare.
Quegli otto anni gli avevano dato ragione ma...ora? Era davvero tempo di tornare in gabbia e lasciare che Harry, ancora una volta, combattesse da solo contro chi credeva nei valori che lui e il suo sangue velenoso incarnavano?
- Salve! Così tu sei un parente di Draco!-
Tom si destò dai suoi pensieri quando una donna sulla trentina, sicuramente "rifatta" ad arti magiche, gli strinse vigorosamente la mano con aria maliziosa. Mora, minuta e prosperosa.
- Sono Gwendolyne Pickens!- cinguettò - Draco di sicuro ti avrà parlato di me. Siamo molto amici.-
Donne.
Tom stirò un sorriso gelido, guardandosi freneticamente attorno.
Quel maledetto di Lucas, per levarsela di torno vista la faccia sollevata che stava facendo, gli aveva detto che era parente di Draco! Dannazione!
- Salve.- borbottò - Molto piacere.-
- Lucas è un angioletto.- continuò la strega, insistente - Tu e Draco però non vi assomigliate molto...anche se...- la Pickens lo studiò da capo a piedi - Forse l'atteggiamento.-
Eccone un'altra! Ritornava la storia del Principe dell'Alterigia!
- Così oggi hai tu i bambini in consegna! Scusami, parlo un sacco. Non ti ho permesso di presentarti.-
E ora?
Alla sua faccia da pettegola sparò il primo nome gli sfrecciò in testa.
- Max.- abbozzò, inventando allegramente come se fosse stato di nuovo di fronte a Dark - Max...Stokeford.-
- Hn...quindi sei imparentato coi Malfoy, non coi Black.-
- Si, esatto. Siamo cugini di...quarto grado, credo.-
- Sai che non ho mai sentito nulla di te? Sei stato fuori dal paese per caso?-
Fuori dal mondo, gallina pettegola.
Fortunatamente Lucas non era poi così malefico come sembrava, perché se si era premunito di ficcarlo nei casini, riuscì anche a levarcelo, correndo da lui e facendo brillantemente finta di zoppicare per una caduta dallo skate-board. Così come l'insopportabile Gwen Pickens, che in futuro avrebbe quasi scatenato un divorzio, era arrivata fu anche costretta a levare le tende.
Come il Phyro richiedeva attenzioni, proprio non ci riusciva nessun altro.
- Occhio a quella.- l'ammonì, rimettendosi la ginocchiera senza fare una piega - Papà dice che è una vampira, anche se non mi sembra visto che può stare al sole. Non sarà come Trix?-
Tom avvertì un brivido, sentendo quel nome ma riuscì a sorridere, e di cuore, scuotendo il capo.
- No, quella è una strega normale. Non è come Beatrix.-
- Mah, se lo dici tu...torno alla pista, vado a vedere i babbani che cadono.-
E c'era anche da dire che cadevano perché, il piccolo bastardo, disseminava rametti sulla pista da pattinaggio.
E quelle si che erano cadute magistrali.
Tornò a cercare di placare i nervi ma farlo sembrava impossibile. La gente passava e si sentiva fissato anche dai babbani, tanto che continuava a tormentarsi il collare, specialmente quando personaggi vestiti in maniera improponibile, quindi maghi, salutavano i Potter e la piccola Malfoy, continuando a chiedersi a chi i genitori avessero affidato i loro preziosi bambini.
E quella Pickens...Merlino, continuava a guardarlo da metri di distanza, come se insieme a lei non ci fosse stato il marito, la suocera e la cognata! Ma che avevano le donne nella testa?
- Posso sedermi?-
Oh no! NO!
Tom si trovò improvvisamente di fronte un distinto signore, sulla sessantina.
Capelli grigio, panciotto e bombetta.
Mago, decise subito, vista la margherita gialla un po' troppo grande del normale che si teneva all'occhiello della giacca.
Aveva un bastone d'ebano con un pomello formato da due cani, forse alani, intagliati finemente.
Comunque sorrideva, così dopo aver fatto aspettare la sua risposta un po' troppo, Tom annuì cortesemente.
- Si, certo.- abbozzò, facendogli spazio e automaticamente passandosi la mano sulla gola.
- Il tempo oggi è meraviglioso, non crede?- gli chiese il mago.
- Si, magnifico.- rispose Tom, stirando un sorriso nervoso.
- I bambini sono troppo grandi per essere i suoi.- continuò lo sconosciuto, osservando Faith e Glory.
- Sono figli di amici.-
- E l'hanno incastrata eh?-
- Si, esatto.- annuì Riddle, ridendo e passandosi ancora la mano sulla giugulare.
Se si schiariva anche la voce, poteva quasi sembrare un malato cronico.
- Però...quel visino è inconfondibile.- il mago indicò Glory col bastone - Esattamente come quegli occhi. È la figlia di Draco Malfoy e lady Hargrave, esatto?-
- Si, è vero.-
- Ah, che sciocco. Gli altri sono i Potter.- il mago sorrise con calore - Il primogenito assomiglia al padre in maniera impressionante.- e vedendo lo sguardo di Tom, spiegò - Sa, ho avuto l'onore di conoscere il signor Potter alla Finale di Quidditch anche se non era di umore idilliaco. Non è facile vederlo in giro, a meno che non si tratti di un'uscita che coinvolge la moglie.-
- Capisco. Le è piaciuta la finale?- borbottò Riddle, per sviare il discorso.
- Oh, moltissimo. La nostra cara signora Baley Potter è stata sempre la nostra punta di diamante. Certo, per me sarebbe stato meglio godermi la partita da spalti meno affollati.-
Che intendeva? Forse era stato nelle tribune di curva?
- Gl'impegni mondani.- sospirò il mago, quasi con stanchezza - A volte ti portano alla fossa, ragazzo. Quanti anni ha, se non sono indiscreto?-
- Io? Ventisei a dicembre.-
- Allora è troppo giovane per saperlo. A meno che la sua famiglia non sia...- si sporse verso di lui, con un sorriso sarcastico sulla bocca -...una di quelle dell'alta società, come ama definirle il mio pomposo segretario.-
Simpatico il tipo.
Tom senza accorgersene iniziò a sciogliersi.
- Parte dei miei parenti è così.- annuì, stringendosi nelle spalle - Ma ho fatto una scelta su chi frequentare.-
- Bravo figliolo. Moderazione e compromesso.-
- Lei non può farlo?-
- Col mio lavoro no.-
Il mago alzò un sopracciglio, chiedendosi se quel ragazzo stesse facendo lo gnorri o davvero non sapesse chi aveva davanti.
Ma, grato per una volta di poter conversare tranquillamente, il vecchio non se ne curò più del dovuto e si mise una pipa fra le labbra.
Rise divertito quando alcuni bambini scapparono dalle sponde del laghetto per aver irritato i cigni, anche se Lucas come al solito si sarebbe limitato a bollirli.
- Certi bambini non conoscono la paura, ha notato?-
- Lucas è...- Tom nascose un ghigno ironico -...portatore dei geni di famiglia, presumo.-
- Lo credo anche io. E la bambina è incantevole.- disse, guardando Faith e Glory, sedute su alcune altalene poco lontano - Sa, nel mio ambiente ne sento spesso parlare. Facendo vita ritirata, i Potter e i Malfoy si sono attirati addosso una nuvola tossica di pettegolezzi e voci smentite che farebbero impallidire chiunque. Lei li conosce da molto?-
- Più di quindici anni.- ammise l'ex Grifondoro, per poi mordersi la lingua.
Cretino!
- Davvero?- si stupì l'anziano mago - Dev'essere un'amicizia di lunga data la vostra.-
Oh, non ne ha idea, pensò Tom sospirando.
Cavolo, ora che lo quantificava...ne era passato di tempo.
Così tanto e passato così in fretta...
Lui sulle scale a Lane Street, la nascita dei bambini, Faith abbandonata, la Sigillazione.
E ora...si trovava lì, a Kensington Gardens, a fare da baby sitter.
La vita era davvero incredibile.
Le porte non si chiudono mai davvero, anche quando pensi di essertele ormai lasciate alle spalle.
Solo la morte poteva metterci un fermo.
Solo quella.
- E' in città per lavoro?-
Tom sorrise tristemente - No, per...svago, diciamo.-
- E' da molto che non tornava a Londra? Glielo chiedo perché lei non ha un accento straniero.-
- Si, da otto anni.-
- Non le è mai mancata casa?-
Casa.
Oh, si che gli era mancata.
Da morire.
- Mi scusi, parlo troppo.- sorrise l'anziano mago.
- No, no. Si figuri.- era così tanto tempo che non parlava con qualcuno che non fossero gli abitanti di Cameron Manor.
Sembrava quasi un sogno irreale.
Alzò la mano e salutò Faith, che si sbracciava per farsi notare e poi per impegnare le mani si accese una sigaretta.
Il profumo alla menta che tanto gli ricordava Vlad e la sua stanza, riuscì a dargli un attimo di tregua.
Ma fu solo un attimo.
- Interessante gioiello il suo.-
Tom gelò.
E il mago fissava il suo collare di platino.
I suoi occhi azzurri sembravano quasi piantati sul rubino e...sulla sigla.
- Non sembra una reliquia di famiglia.-
- Non lo è.- sussurrò Tom a bassa voce.
- La gemma è uno zaffiro?-
- Un rubino nero.-
Il mago rialzò lo sguardo. E lo guardò tanto da sentirlo entrare quasi in profondità.
Legilimens?, pensò Tom sentendosi tremare.
Un secondo dopo alzò la barriera con l'Occlumanzia, senza neanche accorgersene e quell'uomo si fece subito indietro. Ma non perse mai il sorriso.
Anzi, si alzò e si mise la bombetta sui folti capelli grigi.
- E' stato un piacere.- e gli strinse la mano con una bella stretta vigorosa - Spero di vederla ancora.-
- Grazie.- mormorò Tom in un soffio.
Un attimo più tardi era sparito.
Possibile? Possibile che avesse cercato di leggergli nel pensiero?
Dannazione, se n'era accorto all'ultimo momento. Doveva essere un mago eccezionale per usare il Legilimens con una tale maestria! Specialmente per non mettere in allarme la sua vittima, che se ne accorgeva solo quando era tardi.
Erano ormai passate due orette, a Tom era venuta una crisi isterica ed era passata, Lucas aveva già spedito all'ospedale tre babbani sui pattini, quando Faith e Glory decisero di avere fame.
Guardando l'orologio dovette dare loro ragione.
Era già l'una.
- Non possiamo stare ancora?- mugugnò Lucas, mettendosi lo skate-board sotto braccio - Tanto a casa ci aspetta solo il serpente. E senza offesa ma preferisco la cucina della mamma alla sua.-
- Ma gli elfi non vi cucinano mai nulla?- chiese Riddle, alzandosi a stento e tenendosi una mano sul fianco.
- No, di solito la mamma è in giro a quell'ora.- disse Glory, guardandolo attentamente - Ti fa male?-
- No.- mentì.
- Andiamo a casa.- ordinò Faith, senza perdere tempo - Lucas, andiamo dai.-
- Si, prima che si metta a lasciare scie di sangue.- borbottò anche il Phyro - Sei di nuovo pallido.-
- Quindi ti fa male.- riassunse Glory, saccente - Le hai prese le gocce di Lazzaro?-
Com'era che quelle pesti sapevano tutto sulle sue medicine eh?
- Andiamo.- masticò fra i denti, tirandoseli dietro.
Erano ai cancelli, dopo che aveva dovuto fare il giro più lungo perché i piccoli volevano andare alla statua di Peter Pan, sempre frequentata da fatine e spiritelli, quando una fitta atroce lo costrinse a fermarsi.
Stava malissimo.
Non avrebbe dovuto uscire di casa, pensò prima di aggrapparsi a un palo della luce.
I bimbi lo attorniarono subito, Lucas afferrandolo per una gamba, anche se non serviva a molto, e Glory e Faith a tartassarlo di domande.
Le bloccò prima che attraversassero la grande strada da sole, proprio di fronte alla Lucky House e chiese qualche secondo per riprendersi.
Ma il problema era che vedeva tutto girare.
E le bende si erano inzuppare rapidamente. La ferita doveva essersi riaperta per quel poco che aveva iniziato a cicatrizzarsi. Dannazione, altro che Lazzaro a gocce!
Pur di fermare quel dolore sarebbe andato a Cedar House per farcisi un bagno!
- Ma ti gira la testa?- gli chiese Lucas.
- Si...un po'...-
- Un po' tanto.- fece Glory - Stai aggrappato a quel palo. Cerchiamo di distrarlo!- propose ai Potter, e quelli, maghi del cazzeggio, attaccarono a parlare del problema del nome di Cosmo. A Faith piaceva solo Cosmo, Glory invece aveva proposto nomi di stella, come avveniva nella famiglia Black.
- Si ma l'ultimo con un nome di stella è tuo padre.- rognò Lucas a braccia incrociate - Sai che in latino Draco vuol dire anche serpente, oltre che drago? Grazie a Merlino il tuo nome l'ha scelto Herm o a quest'ora ti avrebbero chiamato...come voleva chiamarti quella befana della tua bisnonna? Spiga?-
- Spica.- lo corresse Tom a occhi chiusi e concentrato sulle loro parole per non vedere le stelle vere - Spica, è la stella più grande della Vergine.-
- Ah, bella roba.- mugugnò Glory acidamente - La mia bisnonna è anche tua nonna, no?-
- Si.-
- E a te niente nomi di stella?-
- No, grazie a Lucilla.-
- Che fortuna.- fece il Phyro - Magari a te ficcavano qualcosa tipo Castore o Polluce.-
- Mamma e papà tempo fa ne hanno nominato uno carino...Sargas mi sembra.- Glory vagamente serrò i lineamenti, ma fu un secondo perché Tom la vide tornare placida com'era nella sua natura - Anche Atlas avevano detto.-
- Era meglio Propus o Berenice, così chiamavano Cosmo Bernie e la finivamo subito.- sbuffò il piccolo Potter.
- Ragazzi, ci guardano.- mormorò Faith, quando vide una signora di mezz'età venire verso di loro con aria diffidente. La babbana chiese a Tom come stava e di chi fossero i bambini, come se fosse stato un pedofilo.
Alla grande, non bastava vedere tutto a stelle e strisce e avere anche un buco nella schiena, no!
Bisognava anche farsi dare del maniaco.
Comunque la signora lasciò perdere quando Lucas, il solito, le fece capire di levare le tende dicendole che era tutto sotto controllo e che suo fratello era appena uscito da un incidente stradale, tutto lì.
- Non ci ha creduto.- sospirò Faith, quando la donna, andandosene, continuava a guardarsi indietro.
- Bhè, in effetti non vi assomigliate.- celiò la piccola Malfoy.
- Se non se ne va le brucio la parrucca!- sbottò, fino a quando una risata allegra non fece saltare il Phyro a molla.
- Sempre violento, eh peste?-
- Menestrello!- l'apostrofò Lucas, sbattendo le ciglia - Cosa fai qua?-
Eccolo lì. Sempre il solito straccione, capelli lunghi grigi e sporchi, faccia piena di fuliggine, vestiti laceri.
E quegli occhi celesti che tutto sapevano e tutto vedevano.
- Salve bambini!- il Menestrello si avvicinò ciondolando.
Inclinò il capo, studiando attentamente Tom e...il suo ghigno si triplicò.
- Così alla fine...- disse a Lucas - L'hai saputa la verità, eh?-
- Conosci anche Tom?- gracchiò il piccolo inferocito.
Il Menestrello agitò la mano, sorridendo alle bambine.
- Salve signorine. Tutto a posto?-
- Certo, signore.- disse Faith, annuendo.
- Si, tutto a posto ma Tom...non sta bene.- disse Glory seria - E tu lo conosci?-
Riddle finalmente mise a fuoco il nuovo arrivato.
Se lo ricordava...ricordava quell'uomo.
Era parte dei suoi ricordi di ragazzino ma non aveva mai conosciuto il suo nome. Sapeva solo che era un barbone, ma non avrebbe mai immaginato che fosse anche un mago.
- Tutto a posto signor Riddle?-
Allargò gli occhi blu, mettendosi forzatamente dritto.
E il suo viso divenne una maschera.
Come faceva a conoscerlo?
- Forse devo abbassare la voce.- sorrise il Menestrello furbescamente - Andiamo ragazzo, non fare quella faccia. Io me li ricordo i tipi svegli, cosa credi? Nove anni fa ci siamo incontrati! Hai fatto a metà del tuo cappuccino con me!-
Era vero.
Tom se ne ricordò, era stato un episodio isolato, ma era inverno e quel barbone gli aveva fatto pena e tenerezza insieme, visto che decantava le leggendarie battaglie di Harry. Ora però il fatto che qualcuno sapesse che era libero...lo mise in una tremenda agitazione.
- Il cappuccino eh?- la voce di Lucas fece breccia nei suoi foschi pensieri - Così scrocchi a tutti, non solo a me.-
- Ha offerto lui.- borbottò il Menestrello, sarcastico - Mica sono tutti come te, che vogliono qualcosa in cambio. Dico bene Lucas James Potter?-
Il Phyro allargò la bocca.
- Sapevi chi ero?- berciò - E ti sei fatto portare ciambelle per tutto questo tempo??-
- Io devo pur mangiare, no?-
- Col cavolo! Una volta che avrò una bacchetta anche io ti farò una fattura!-
- Tanto ormai hai saputo quello che volevi. E a quanto ne so io, tuo padre si è ripreso i poteri. Che vuoi di più?-
- Anni di soldi spesi in ciambelle.-
- Ah, sciocchezze!-
Il vecchio cantastorie si levò la cuffia dalla fronte e fissò Tom, un po' preoccupato.
- Che t'è successo ragazzo? Stai ancora antipatico a qualcuno, vero?-
- Diciamo di si.- sussurrò Riddle a fatica - Lei...lei...non...-
- Non dirò a nessuno di te. Si.- sorrise il Menestrello - Non farei mai uno sgarbo a Harry Potter.-
- Allora conosci papà?- gli chiese Faith, stupita.
- Oh, signorina. Molto meglio di quanto crediate.- e le strizzò l'occhio - Se va tutto bene ragazzi, vi lascio tornare a casa. Ce la fai a camminare, ragazzo?-
Tom annuì, sentendo comunque un dolore fortissimo.
- Grazie...davvero, non dica nulla.-
- Ah, tanto nessuno ascolta le parole di un vecchio mago pazzo e straccione.- ridacchiò l'altro, come se fosse normale e al contempo con una lieve nota malinconica - E' questo il problema, ragazzi miei. Ascoltare. Ascoltate attentamente d'ora in avanti.-
Damon diceva sempre così, pensò Tom, piazzandosi coi piccoli sulle strisce pedonali.
Che avesse dimenticato di farlo?
- Ah...- il Menestrello, che aspettava di vederli varcare i cancelli della Lucky House, richiamò la sua attenzione - Stai attento, ragazzo mio. In questo momento i tuoi padrini stanno per ricevere visite...e se fossi in te, non entrerai in casa con il tuo solito aspetto...- altra strizzata d'occhio - Cerca di rasserenati.-
Ora il Menestrello urlava, per farsi sentire anche contro il fragore delle macchine.
- Rasserenati, ragazzo. Non siete più soli. Credimi!-
Non siete più soli.
Cosa diavolo voleva dire?
Ma meglio ancora...Tom si ritrovò attaccato ai cancelli, a vedere Donovan fermo sulla soglia, di spalle.
Insieme a lui una decina di Auror e altri due tizi in giacca e mantello.
E se non era un'imboscata quella, di certo non poteva nemmeno essere una visita di cortesia.

Quando Harry era tornato, un quarto all'una, dopo aver setacciato mezza Hayes alla ricerca del Mutaforma insieme a Degona e aver trovato solo un piccolo di cinque anni davvero molto spaventato, era tornato a casa sua in tempo per vedere un gufo sfrecciare oltre la finestra aperta del salone.
Il gufo si era posato su un piolo ed era stato Draco a leggere il messaggio.
E dal sigillo in cera, entrambi si erano scambiati un'occhiata nervosa.
Una sola parola.
Perquisizione.
- Saranno qua fra pochi secondi.- sibilò Malfoy, accartocciando il foglio - Hai qualcosa da far sparire?-
- A parte un metro e ottantacinque di Riddle ventiseienne direi di no.- Potter serrò le mascelle - Non li voglio qui dentro.-
- Allora chiama gli avvocati.- Draco sparì in un attimo e Harry anche da lontano lo sentì scandire un Colloportus contro la porta che dava le spalle al salone di collegamento delle due ale.
Lì c'era il suo studio, accanto alla biblioteca, ma molto più importante lì c'erano le sue pozioni. Una sorta di bunker sotterraneo dalla forma circolare, le cui pareti erano occupati di scaffali e vetrine ricolmi di ogni sorta di pozione esistente e non tutte approvate dal Ministero.
Diavolo, quella proprio non ci voleva.
Harry intanto, dopo aver parlato con Sirius in fretta e furia tramite il loro specchietto, chiedendogli di mandare al più presto gli avvocati, filò nella camera degli ospiti.
Fece sparire ogni traccia dell'esistenza di Tom, dai vestiti al Lazzaro, sotto il Mantello dell'Invisibilità di suo padre, cacciando tutto sotto una scrivania.
Fu quando stava buttando le lenzuola sui mobili che batterono alla porta della Lucky House.
Sessanta secondi contati.
- Bastardi.- sibilò Draco, andando alla porta mentre Harry scendeva i gradini - Vedi di stare calmo.- e spiò dalla finestra - C'è Donovan.-
- Ammazziamolo adesso.-
Malfoy lo guardò appena un istante.
- Hai mai pensato a tutte quelle volte che avevamo i Mangiamorte e gl'Illuminati sotto gli occhi? A tutte quelle volte che avremo potuto far cessare le cose da subito ma non l'abbiamo fatto perché non era giusto?-
Batterono di nuovo alla porta.
Draco strinse la mano sui pomelli, serio.
- Che ne sappiamo di cosa è giusto?-
- Sfregiato non risvegliare certi brutti istinti.- gli consigliò il biondo - Specialmente con me.-
- Vuoi dire che non ho ragione?-
- Voglio dire che hai ragione...e che la penso come te...- Draco sorrise biecamente - Ma come Hermione mi ha giurato di smetterla con la magia nera, io ho promesso a lei di controllarmi. Certi metodi li lascio al Serpeverde di un tempo.-
- Pensa che dovevo essere insieme a te.-
- Non me ne stupisco Potter, credimi.-
Aprendo i due battenti, Draco Lucius Malfoy si rimise la simpatica maschera di facciata.
E quella maschera era un sogghigno pigro misto ad alterigia e senza un minimo bagliore di confusione.
- Segretario Donovan.- fece soave, poggiandosi con la spalla lì nell'ingresso, neanche un po' impressionato da quello spiegamento standard.
Due gruppi di Auror, quelli di Gary Smith che sembrava fumare di collera per essere stato spedito lì dai suoi amici con una scusa così vergognosa e poi la squadra di Jacinta Anders, una ex Obliviatrice a seguito di un gruppetto di giovani Auror.
Donovan invece stava di fronte a Draco con un'espressione da squalo veramente encomiabile.
Con lui il maledetto Conrad Poole, l'idiota Responsabile dell'Ufficio Magie Improprie che alla strage di Diagon Alley aveva solo pensato ad arrestare Harry invece che ringraziarlo per aver salvato trenta persone.
Per ultimo niente meno che Percy Weasley che avrebbe dovuto tenere il resoconto dell'ispezione.
- Signor Malfoy.- l'apostrofò Donovan - Salve. Ce ne ha messo di tempo ad aprire.-
- Mi scusi, c'era la mia soap opera preferita in televisione.- fu il freddo commento di Malfoy, sparato con incredibile faccia tosta - Lei piuttosto. Puntuale come la morte. Avevo giusto ricevuto il vostro avviso. A cosa dobbiamo l'onore?-
- Non ha letto la lettera?- si stupì Poole.
- Scusatemi, ma ho la brutta abitudine di accartocciare la posta.- sibilò velenoso, facendo arrossire i giovani Auror che stavano entrando eccitatissimi in casa di una leggenda - Ripeto. A cosa dobbiamo l'onore?-
- Perquisizione.- Donovan rizzò il mento - Siccome in data 19 giugno, alle due di notte, il signor Potter si è ripreso i poteri senza aver informato il Ministero della Magia, il Responsabile Poole e il Ministro Dibble, siamo venuti ad assicurarci di come usa i suoi poteri ritrovati.-
Il sopracciglio biondo di Draco si levò.
Ma non ce la fece proprio a replicare a quella palese intrusione.
Bastardo.
Veniva a cercare Tom.
Aveva ragione Harry. Era lì, ce l'aveva di fronte.
Poteva catturarlo e fargli sputare il rospo su Donovan e la sua donna.
Bastardo.
Ma non poteva.
Aveva promesso.
- Se voleva entrare bastava chiedere, Segretario.- gli disse a bassa voce, facendosi di lato per farlo passare.
Donovan rimase immobile per un secondo. Lo fissò con la coda dell'occhio, poi si mosse e così fece tutto il gruppo.
Gary Smith invece si fermò.
- Scusa. Non sono riuscito a levarmi di torno.-
- Fa niente.- replicò Malfoy.
- La mia squadra non metterà le mani da nessuna parte.-
- E l'Anders?-
- Con Jacinta me la vedo io.- sussurrò a bassa voce - C'è qualcosa che devo sapere?-
- Non ancora Gary.-
E prima di chiudere la porta guardò furtivamente in giro.
Dannazione, doveva avvisare Tom e i bambini! Ma come?
Intanto, fermi nel salone, i funzionari si guardavano attorno come per notare chissà che particolari.
Forse cercavano serpenti. Forse cercavano una scritta con "Salve, sono Tom Riddle e abito qui, ora!" fatta di lucine al neon. Ridicolo.
Tornato da loro, Draco vide che Harry se ne stava in disparte.
Lo sentì borbottare qualcosa all'indirizzo di Donovan, qualcosa del tipo "Parlerò dei miei poteri e della bacchetta sparita dall'Ufficio Misteri solo alla Corte dei Maghi, col mio avvocato!" e poi andarsene dritto in cucina, senza degnare di un'occhiata gli Auror.
I giovani l'avevano guardato con gli occhi luccicanti.
Poole, seccatissimo, aveva chiesto del whisky.
Piuttosto gli dava del cianuro, ma Draco chiamò gli elfi e fece servire gli sgraditi ospiti.
Poi Donovan diede ordine di controllare in giro. Con che criterio gli Auror non lo capivano, visto che lì si trattava dei poteri del bambino sopravvissuto, ma girarono per l'ala dei Potter senza sapere dove sbattere la testa, specialmente quando il Segretario ordinò di guardare in tutte le stanze.
- In quanti abitate, qui?- chiese, rivolto a Draco.
- Lo sa bene.- Malfoy sogghignò debolmente - Io, mia moglie e mia figlia. Potter, sua moglie e i due bambini.-
- E basta?-
- Gli elfi.-
- E poi?-
- Mi scusi, scordavo i cadaveri in cantina.-
Per un attimo gli Auror si fermarono, poi all'occhiata imperiosa di Donovan si rimisero a circolare, senza sapere perché.
- Non faccia lo spiritoso signor Malfoy.-
- E lei non mi faccia perdere tempo, Segretario.- rispose con tono ossequioso che fece arrossire l'altro di sdegno - Cosa state cercando? Come vedete il signor Potter non usa impunemente la magia. La sua magia.-
- Si ma se l'è ripresa impunemente.-
- Non s'è ripreso nulla che non fosse suo.-
Poole schioccò la lingua - Però l'ha usata senza permesso.-
- Quando?-
- In questi giorni, per esempio.-
- Non credevo servisse il vostro permesso.-
- Bhè, invece dovrebbe, visto cos'è successo a sua suocera, per esempio.- berciò Poole - Non ricorda cos'è accaduto quando Lady Hargrave ha recuperato i suoi poteri? Il Ministero l'ha seguita attentamente.-
- Stiamo parlando di una civile. Non di un Auror.-
- Ex Auror.-
- Stiamo parlando di Harry Potter.- sbottò allora Draco, iniziando leggermente a perdere la sua patina d'indifferenza - Non so voi signori, ma io ho di meglio da fare che stare qui a discutere d'inezie.-
- Lo saranno per lei ma...-
- Siamo tornati!-
La voce di Lucas fece scattare sia il biondo che Harry ma quando, a differenza della catastrofe che si erano immaginati, videro entrare le bimbe seguite dal Phyro...bhè, onore ai bambini.
Lucas se ne andava in giro con una fenice sulla spalla, quasi più grossa di lui.
- Ciao Gary.- salutò il Phyro con incredibile faccia tosta, per poi guardare gli altri Auror e il Segretario.
- Che succede?- chiese Faith.
- Niente bambini.- disse Draco, serio - Vi spiace andare in camera vostra?-
- Bella fenice, signori.- sibilò Donovan di punto in bianco, scrutandola con attenzione - Ma sembra un po' abbacchiata.-
- Presto sarà il momento del falò.- scandì Harry, prendendo delicatamente la fenice su un braccio - Andate bambini.-
- Ce l'avete il permesso per tenerla?- chiese Poole, con una perseveranza su quell'argomento che stupì gli altri Auror.
- Ce l'abbiamo da poco.- borbottò Malfoy, lasciando che i piccoli corressero via per andare a prendere le Orecchie Oblunghe, tanto per spiare con decenza.
- Poco quanto?- incalzò Donovan.
- Era qua per i miei poteri o sbaglio?- sibilò il bambino sopravvissuto, gli occhi verdi incendiati - Faccia quello che vuole, ma le ho già detto che risponderò solo in presenza dell'Alta Corte dei Maghi e dei miei avvocati. Cerchi dove le pare...e cosa le pare. Ora scusate ma vado a farmi un caffè.-
- Come vuole, signor Potter.- e il Segretario decretò la sua condanna a morte. Che forse non sarebbe venuta subito. Ma sarebbe comunque venuta, in futuro, per mano loro.
- A proposito.- disse, prima che Harry uscisse - La prossima volta che andrò nel Golden Fields saluterò il vostro protetto, signori. Cosa ne dite? Ne sarà lieto, non credete?-
Oh si. Lo aspettavano una bara, la marcia d'onore, il funerale pubblico.
Ma per mano loro. A causa della sua irrecuperabile stupidità.
Rimasero per almeno mezz'ora.
Dalla sua cucina, Harry li sentiva camminare ai piani superiori.
Sentiva perfino Gary e Jacinta Anders discutere per quell'assurda perquisizione.
Carezzò Tom, poggiato sulla spalliera di una sedia e poi si portò alla bocca la tazza del caffè.
Gli era passato l'appetito. Ora non sarebbe più riuscito a pranzare.
Accidenti.
Guardò di nuovo Tom, dopo aver buttato la tazza nel lavello lustro.
Aveva ragione quello schifoso. Aveva una faccia molto poco sana.
E grazie tante.
Gli carezzò la testa e lui emise un pigolio sottile, quasi soffocato.
- Signor Potter?-
Harry levò gli occhi molto poco civilmente.
Un Auror poco più grande di Tom si fece avanti. Era intimidito. Ma ben piazzato e con un grosso sfregio sulla guancia. Un colpo di lama, un segno verticale che prendeva tutta la mascella.
Altro che intimidito.
Lo fissava un secondo e poi abbassava gli occhi.
- Si?- sibilò Harry - C'è poco da controllare qua in cucina.-
- Non sono venuto per questo.- mormorò - Vorrei che sapesse che questa cosa mi disgusta.-
- Di cosa parli?- sospirò Potter, tornando a guardare fuori dalla finestra.
- Questa storia. Venire qua a tampinarla...è vergognoso. Per uno come lei...- si fece ancora avanti, restando a un metro dal padrone di casa. Alzò la mano e la tese. Tremava.
Harry lo guardò diventare un po' più deciso.
- Io vorrei stringerle la mano.- disse con tono ancora lievemente tremulo - Lei di sicuro non si ricorda di me. Ma otto anni fa c'ero anche io...al Tower Bridge.-
Il bambino sopravvissuto chiuse gli occhi un istante.
- Mi chiamo Mason Ombrodoro.- continuò l'Auror - Avevo solo vent'anni, sa...ero giovane...ma non mi sono scordato di lei...di come ha combattuto.-
- Non ho combattuto solo io quel giorno.-
- Lo so.- Ombrodoro si toccò la guancia - Ne vado quasi fiero.-
Harry finalmente lo guardò in faccia.
Vide la sua cicatrice.
- Non tutti gli eroi...hanno la maschera, il mantello...una cicatrice.- mormorò in un soffio, lontano col cuore e con la mente - Ricordatelo.-
- Lo so. Ma vorrei stringerle la mano comunque.-
Lo fece. Più che altro per accontentarlo ma Ombrodoro gliela serrò forte, pieno di ardore.
- Sento le voci. So perché ha ceduto i poteri, otto anni fa.- continuò perdendo di nuovo di vigore - Spero troppo nel credere che un giorno potrò rivederla? E...combattere di nuovo con lei?-
Dannazione, ma perché?
Perché tutti gli ricordavano quel fuoco che aveva sentito a ogni battaglia?
Le luci su Londra, la ragnatela di fate.
Quel giorno senza sole.
E l'Arca in fiamme, contro un sole al tramonto.
Non c'era modo di scordarsi quei momenti.
Proprio non c'era.
Poteva dare quella speranza a quell'Auror?
- E' stato un onore per me.- Ombrodoro allungò le dita su Tom, carezzandolo delicatamente e sorridendo mesto - E mi scuso se le ho dato fastidio. Ma come per tutti i giovani Auror, lei è leggenda.-
Si voltò, andò alla porta della cucina ma si fermò di nuovo.
Rimase di spalle.
- Signor Potter...-
- Si?-
- Ricordo perché ha ceduto i poteri. E mi ricordo...di lui...-
Oh no.
Non Tom. Non i ricordi prima della Sigillazione.
- Mi ricordo di quel ragazzino. Che a diciotto anni ha rischiato la vita insieme a tutti gli altri.-
Mason Ombrodoro si volse appena sopra la spalla.
- Io avrei fatto la stessa cosa se fossi stato al suo posto.-
Ah, Dio doveva essere di buon umore quel giorno, pensò Harry James Potter quando un raggio di luce più forte degli altri gli carezzò la guancia dai vetri.
Di solito non gli aveva mai prestato troppa attenzione.
Però quel giorno gli aveva mandato una parola buona attraverso un Auror.
Decisamente doveva essersi sentito misericordioso, per ricordarsi della sua pecora nera.
Per un bel pezzo non avrebbe dovuto aspettarsi altro da Lui...ma almeno si era ricordato che esisteva.
Era già qualcosa.


- E così quell'idiota di Donovan comincia a scoprirsi.-
Tristan si sedette accanto a Lucilla, nel salone di Cedar House, con un bicchiere di Chardonnay in mano.
Lei rifiutò il suo calice, continuando a leggere la Gazzetta del Profeta.
Badomen aveva fallito nell'uccisione di un Magonò, la notte prima, in Downing Street. Bazzicava sempre gli stessi luoghi, si ritrovò a pensare la demone. Era il luogo dove l'avevano pescato Trix e Asher e dove Damon aveva salvato quel Magonò, alcune settimane prima.
Forse...poteva essere che avesse una sorta di base d'appoggio da quelle parti?
O magari conosceva solo meglio quelle strade e quelle parti di Londra.
Accartocciò la pagina, sbuffando - Cosa dicevi del Segretario?- chiese al marito.
Tristan rise - Oggi ha fatto una retata alla Lucky House.-
La Lancaster allibì, capita la frase per intero.
- Con che faccia s'è presentato da loro?-
- Controllo sull'utilizzo della magia del nostro neomago.- ghignò Mckay, sarcastico - Sta scherzando col fuoco, crede che i ragazzi siano stupidi?-
- No ma Draco mi ha detto che ha sparato delle battute su Tom.-
- Come se non lo avesse fatto apposta.- Lucilla si strinse nelle spalle - Assurdo. Se scopre il suo gioco è finito. E' il fatto di essere intoccabile che lo salva. Ma una parola di troppo potrebbe fregarlo.-
- Cercava Tom, alla Lucky House. Si vede che sperava di prenderli in castagna.-
- Occhio.-
Tristan tacque nell'istante stesso in cui Degona rientrò.
Si levò la giacca rosa e si stiracchiò nell'ingresso, salutandoli con un sorriso.
- Ciao!- tubò, raggiungendoli eccitata - Non saprete mai cos'è successo oggi alla Hayes!-
- Vi hanno portato un mezzo troll?- soffiò sua madre ironica.
- Quasi, un Mutaforma!- cinguettò Dena, piazzandosi in braccio al padre anche se non era più così leggera - E' stato divertente! Sentivo pensieri ovunque, era piccolo e spaventato. Pensate che Josh ha solo cinque anni e può Trasfigurarsi solo in oggetti inanimati!-
- Alla fine dov'era?-
- Accucciato sulle scale del secondo piano. Era un gradino.-
Tristan rise, passandosi una mano fra i capelli biondi.
- Accidenti diavoletta.- sospirò, mentre la sua adorata bambina ormai tanto cresciuta gli buttava le braccia al collo, ricoprendolo di baci - Lo sapesse Liz che passi le tue giornate con pargoli mezzosangue...-
- Invece di uscire con dei mezzodeficienti dell'alta società?- frecciò l'empatica - No, grazie. E poi sento cosa pensano. Non sono mica stupida. O vogliono i nostri soldi o...-
- O una cosa che tua padre non dovrebbe sentire.- la bloccò Lucilla, che non aveva alzato gli occhi dal giornale - Tuo padre sa ma non deve mai sentire, fidati tesoro.-
- Tanto saremo di nuovo inguaiati.- sospirò Dena, paziente - Quand'è che la nonna e Liz hanno preparato la festa di compleanno della zia Sofia?-
- Questo martedì sera.- mugugnò Tristan - Qua da noi, perché come dice tua nonna il nostro giardino è più spazioso.-
- Si e scavando un giorno o l'altro troverete dei cadaveri.- sibilò Lucilla.
- Si può sapere perché la fanno qua?- mugugnò Dena imbronciata - E poi la zia Sofia le odia queste feste! Non possiamo fare una cena fra noi come l'anno scorso?-
- Scherzi cara?-
Degona sobbalzò, quando entrò Liz tirata a lucido in tailleur, scarpine e tracolla di lucida pelle.
- Ciao Liz.- cinguettò Dena, sperando non avesse sentito il resto del loro discorso.
- Ciao tesoro.- disse melensa la Jenkins - Scendi dalle ginocchia di tuo padre tesoro, non è fine.-
- Oh...oh si, scusa...-
- Brava tesoro.- Liz le sorrise luminosa, piena di orgoglio - Sei perfetta anche con quegli orribili jeans, sai?-
- ...Grazie.-
- Ti ho proprio cresciuta bene.-
Ma certo. Lucilla represse un Avada Kedavra.
In fondo c'era stata Liz a crescere sua figlia, non lei!, come si compiaceva di ricordarle sempre. Ogni santo e schifosissimo giorno.
- Ti dicevo, tesoro.- continuò la governante - E' tradizione dei Mckay svolgere qui ogni festa. Dal pranzo di Natale alla ricorrenza più insignificante. E poi tua zia Sofia merita una festa coi fiocchi, non un'insulsa cena. E quest'anno festeggeremo anche tua madre.-
Si, consideralo già fatto, ponderò diabolicamente Lucilla.
Nata a settembre, del segno della vergine e con un diabolico ascendente scorpione (come le aveva rivelato Liz anni prima con un test da liceali trovato su settimanale per anoressiche convinte), le donne nate sotto il segno della vergine dovevano essere festeggiate in casa, nell'intimità a loro più ideale.
L'intimità ideale per Lucilla con la governante era quella delle mani sulla sua giugulare, ma forse Tristan non avrebbe apprezzato.
- Perciò martedì la festa avrà inizio alle nove e mezza. Tristan, caro, io e tua madre abbiamo già discusso per il menù. Tutto a base di pesce e insalate, per stare leggeri ma non peccare di buongusto. I vini gli sceglierà Sofia, ovviamente. Gl'inviti sono già stati spediti ma se volete invitare qualcuno all'ultimo momento siete pregati di avvisarmi. Non vorrei proprio restare a corto di pensieri di ringraziamento per le partecipazioni...-
E restare a corto di cervello?, pensò Lucilla mordendosi la lingua.
Quello non la preoccupava neanche un po'?
- Ora vado.-
La Jenkins era ormai sulla porta.
- Sarò all'Associazione Strega e Nobildonna fino alle dieci. Ah, Lucilla, cara! La sarta viene domani!-
Ma se il suo stramaledetto armadio stava per esplodere!
Dove lo metteva un altro vestito?!
E poi da quanto tempo la chiamava "cara"?
Cos'era quella, la punizione per una sua vita precedente?
Tirarono il fiato quando rimasero soli tutti e tre, vicini vicini quasi per proteggersi dai pazzi che entravano allegramente in casa loro e che poche volte avevano il permesso, ma non fu una tregua lunga.
Stavano per mettersi a cenare quando insieme a Rose Mckay, dal camino del salone uscì quella che sembrava una parrucchiera.
E Lucilla, al limite dello sconvolto, si trovò questa diciassettenne scema vestita come una punk che armeggiava coi suoi capelli.
- Pensa che così giovane ha già tre diplomi del Circolo Belle e Stregate!- cinguettò Rose, sfregandosi le mani - I tuoi capelli sono sempre perfetti, dolcezza, ma volevo vederteli acconciati in modo diverso.-
Ma cosa stava succedendo?, si chiese Lucilla quando si accorse di aver piantato le unghie sul tavolo e non solo.
Aveva spezzato il legno. Aveva le unghie piantate nella superficie di legno!
Cosa stava succedendo?
La sua mano era scattata...così, senza che lei se ne accorgesse.
Perché...perché non riusciva più a sopportare tutto come una volta?
Com'era possibile che essere trattata come una bambola, sentire follie snob e razziali e ridicole feste superficiali fossero riuscite, nel giro di qualche mese, a destabilizzare la corazza indistruttibile che si era costruita negli anni?
Rose fortunatamente non si accorse di quello scatto che aveva stupito lei per prima, ma Tristan si.
Per questo ordinò alla madre con parole gentile di tornare dopo cena.
Mangiarono tranquillamente per una volta, senza Liz che li tempestava d'informazioni, super esperta del pettegolezzo mondano, ma quando Degona dopo aver aiutato gli elfi a sparecchiare disse che andava da Isabella per aiutarla a scegliere il vestito per uscire col suo nuovo ragazzo, Tristan afferrò Lucilla per il gomito in assoluto silenzio.
La trascinò nel vecchio studio e si richiuse la porta alle spalle.
Giratosi, trovò la Lancaster a tenersi la testa fra le mani.
La sua espressione non era sofferente.
Forse solo...sconvolta, confusa.
- Lucilla.- iniziò cercando di trovare le parole adatte - Probabilmente non ti piacerà sentirtelo dire ma credo che tu non possa andare avanti così.-
- Non me ne sono accorta.- mormorò lei con lo sguardo fisso a terra, senza neanche averlo sentito.
- Io invece si.- Mckay si avvicinò e le pose le mani aperte sulle spalle - Tesoro.-
- Non me ne sono accorta.- ripeté lei, come un disco rotto.
- Lucilla.- la chiamò allora, scuotendola delicatamente - Lucilla...pensavo a una vacanza.-
Lei si girò, stranita.
- Prendo un po' di ferie, ce ne andiamo da qualche parte.-
- No, non ora con Tom libero e il Marchio Nero che si staglia in cielo.-
- Allora annullo feste e appuntamenti.- replicò l'Auror, posandole due dita sulle labbra per farla tacere - No, non ti ascolto più. Sei stremata, sei stanca, non sopporti più nessuno al di fuori di me e nostra figlia. Lo sapevo da tempo che vivere qui ti avrebbe messo a dura prova e credevo andasse tutto bene...-
- Lo credevo anche io...ma...-
- Già, ma qualcosa non va.- sussurrò, prima di abbracciarla e lasciare che lei posasse il capo contro il suo torace - E' da poco che succede ma me ne sono accorto in tempo, per fortuna.-
- Passerà.-
- Non lo sappiamo. E non voglio perdere tempo.-
- Non sono malata, Tristan.-
- Che ne sai?-
- Sono un demone, non posso ammalarmi.-
- Ma deprimerti si.- replicò, mentre lei sgranava gli occhi.
- Non sto cadendo in depressione.- scandì quasi indignata.
- Chi non si deprimerebbe conducendo la tua vita? In questa casa intendo.- le spiegò, carezzandole la nuca - Liz esagera, lo fa anche con Dena. Lo so da sempre ma ho preferito lasciar perdere. Come hai fatto tu. Dena non ne ha mai risentito, forse perché sente il bene che Liz le vuole ma...tu sei adulta. E siamo soggetti a troppe costrizioni.-
- Stai parlando di...- Lucilla allargò la bocca - Tua madre ti uccide se la mandi via!-
- Dena è grande. E tu stremata dalle sue cene, dalla sarta, dalla parrucchiera, dai suoi impegni frivoli. Perciò scegli. O vieni via con me per qualche settimana, o risolverò da solo questa storia. Posso permettermi una madre imbestialita. Ma non te in questo stato.-
Già.
Ma lei in che stato era?
Cos'aveva da qualche tempo?
Non faceva che chiederselo, ma non riusciva a trovare una risposta.
Una cosa sola la sapeva però.
Sarebbe rimasta lì abbracciata a lui per tutti i giorni avvenire.





 
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