Capitolo 19°

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view post Posted on 12/2/2009, 22:40
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*Gryffindor* nel cuore, ma il mio sguardo è di ghiaccio, nel mio sangue il veleno scorre irriverente

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Fu strano svegliarsi quella mattina del 27 giugno.
Perché chi aveva occhi per vedere, si destò nel passato...quando ancora tutto era semplice e perfetto.
Perché Damon Michael Howthorne si destò col sorriso sulle labbra, quella mattina all'alba.
Conscio che finalmente, dopo otto anni, la vita avrebbe ricominciato ad avere un senso.
Era nell'aria.
Era nel cuore.
Era lì che l'aspettava.
Le sei di mattina. Poche ore...e le strade che si erano biforcate si sarebbero ricongiunte finalmente.





"Secondo Livello, Ufficio Applicazione della Magia, comprendente l'Ufficio Uso Improprio delle Arti Magiche, il Quartier Generale degli Auror e i Servizi Amministrativi del Wizengamot. Il Ministero della Magia vi augura una buona giornata!" belò una voce femminile.
Le porte della cabina si spalancarono fluidamente dopo un leggero plin che faceva tanto babbano di quei tempi.
Ben tornato al Ministero, si disse Thomas Maximilian Riddle quella mattina alle sei del ventisette giugno.
Otto anni che non metteva piede lì dentro...e l'ultima sua visita non era stata proprio da ricordare.
Anzi...i brutti ricordi lo compirono...ma li ricacciò forzatamente indietro.
- Si va.- sibilò Draco Lucius Malfoy, uscendo per primo con la sigaretta fra le labbra.
Erano alla solita estremità del lunghissimo e magnifico salone d'ingresso. Il pavimento di legno era sempre lucido e bruno a contrasto col bel soffitto blu scuro, cosparso di simboli dorati che cambiavano posizione in un caleidoscopio di luci. Alle pareti invece i camini si erano triplicati.
Più moderni, più alla moda, più attrezzati da cui ogni pochi secondi apparivano maghi e streghe con aria assonnata, vista l'ora impropria della mattina.
Al centro dell'ingresso Tom rivide la bella fontana che tanto spesso l'aveva incantato.
Il gruppo di statue all'interno della vasca circolare erano più levigate che mai. Lo zampillo dell'acqua che cadeva dalle bacchetta del nobile mago e della bella strega erano appena attutiti dal ticchettare dei passi di tutti coloro che si trovavano al Ministero.
Era stata aggiunta una cosa però.
VIETATO FUMARE
Era scritto a caratteri cubitali su un pannello lì accanto alla cabina d'ingresso.
E c'era anche un usciere in livrea dorata pacchianissima, o almeno così sembrava, che guardò Draco con occhi assottigliati dall'alto del suo metro e cinquanta a confronto del metro e ottanta e passa di Malfoy.
- Signor Malfoy! Devo dirglielo proprio ogni giorno? Ma sa leggere?-
- Vai al diavolo Boris.- sibilò Malfoy, soffiandogli in faccia una nube di fumo.
Harry James Potter apparve accanto al biondo e riuscì a trascinarlo da parte. Alle loro spalle Tom, coperto da un lungo mantello nero e dal cappuccio che si sentì puntato come una preda dall'usciere nano. Poi Hermione, Elettra e Ron.
Ecco, era fatta ormai.
Passò molto poco perché, oltre ai lavoratori abituali di quel livello, anche i maghi e le streghe ospiti si accorgessero di loro. E bastò così poco perché notassero Harry...così poco che in pochi secondi si udì solo lo zampillo della fontana. E non più passi.
Non più.
Tutti si fermarono al loro passaggio, dritti verso il Quartier Generale degli Auror dove Duncan Gillespie, i fratelli Mckay e Lucilla li aspettavano. Dovevano esserci dei giornalisti per alcune notizie sulle ultime Burle Anti-Babbani perché presto iniziò ad apparire la luce di qualche flash.
Il bambino sopravvissuto tirò dritto per la sua strada. Lui a destra, Draco a sinistra e Tom preso in mezzo, anche se in una posizione poco più arretrata.
Il suo cappuccio calato sul viso convinse i presenti che doveva essere stato fatto un importante arresto, perché Harry Potter, dopo tanti anni, fosse tornato al Ministero.
E fu la festa per i giornalisti presenti. Tempo qualche minuto e raccolsero il coraggio necessario per avvicinarsi.
Fra quel chiasso, i flash e le domande, Harry si estraniò.
E ricordò perché si era lasciato convincere da Tom, quella mattina appena suonata la sveglia, al primo raggio di luce.
- Vengo con te.- aveva detto, già vestito quando lui era sceso per ingurgitare il caffè di pessimo umore, vista l'udienza che gli toccava col Wizengamot per essersi ripreso i poteri.
Già. Lui sarebbe dovuto andare a spiegare come mai aveva la sua bacchetta, cosa che in effetti ancora non era chiara nemmeno a lui, visto che Hermione si era ben guardata dal dargli spiegazioni.
Ma Tom si era fatto trovare in piedi e vestito, già fasciato e sotto qualche goccia di Lazzaro perché gli lenisse il dolore alla schiena.
E aveva detto quella frase che aveva lasciato tutti a bocca aperta.
- Io vengo con te, ho deciso.- aveva sussurrato.
- Vuoi che ti rimandino a Cameron Manor?- aveva ringhiato Draco con gli occhi grigi diventati come metallo colato - Sei impazzito? No, tu non ti muoverai da qui.-
- Non voglio tornare da Caesar...per il momento.- Riddle aveva sospirato, passandosi una mano fra i capelli - Voglio solo smetterla di stare rintanato nel silenzio. Non ho niente da nascondere...inoltre non sono stato io ad uscire da Cameron Manor, ma sono stato preso in trappola. Ho visto Badomen e quella donna. E in tutto questo io non centro nulla. Voglio guardare in faccia Donovan.-
- Si, che troverà di certo un modo per incastrarti!-
- Draco...io devo venire. Lui si aspetta di tutto tranne che io mi faccia avanti. Ha ragione Hermione, se lo prendiamo di sorpresa sarà così spiazzato da non riuscire a fare una mossa decente per metterci in difficoltà. Inoltre lei ha pronto il ricorso per il Ministro Dibble. C'è la possibilità che il Ministro mi lasci stare qui con voi.-
- E c'è la possibilità che ti rinchiudano di nuovo oggi pomeriggio.-
- Donovan mi ha fatto uscire.- aveva ricordato Tom a tutti - Perché dovrebbe ricacciarmi a Cameron Manor? Lui vuole che io resti fuori, vuole uccidermi.-
- Motivo in più per startene a casa, cazzo.-
Tom lo aveva fissato, cercando aiuto...ma Harry non era riuscito a dire nulla.
Forse perché...qualcosa che era accaduto negli ultimi giorni all'uomo che ora camminava al suo fianco.
Aveva sperato anche pregato perché Tom Riddle avesse trovato la forza per combattere con lui, invece di rinchiudersi di nuovo. Era un segno? Un segno che avrebbe rinunciato alla Sigillazione per sempre?
Dio, quanto ci sperava.
Per questo alla fine, guardando in quegli occhi blu come la notte, aveva trovato sufficiente forza, sufficiente coraggio per tutti e tre.
Per mostrarsi nuovo al mondo, al Ministero, a testa alta.
E sputare in faccia a Donovan e a tutto il Wizengamot che otto anni prima avevano messo in gabbia un innocente.
Tornò alla realtà quando Draco, per entrare nell'ala d'ingresso al Quartier Generale dovette prima riprendersi sua moglie delle grinfie della Skeeter, che, diavolo, era stata avvisata a tempo record, poi spingere dentro Elettra ed infine Tom, bersagliato da una tale quantità di flash e spinte dei curiosi che sentiva già un forte dolore su entrambi i fianchi.
Come se avesse corso per un'ora filata senza mai sostare.
Tirò il fiato per poi accorgersi che tutti gli Auror stavano fissando Harry, sconvolti.
- Miseria ladra.- li apostrofò Gary Smith - Harry! Che è successo? Voldemort è risorto?-
- Pessima battuta.- gli disse Ron, dandogli una pacca per salutarlo - Gary, dov'è il capo?-
- A farsi le canne coi Mckay. Perché?- Smith scoccò un'occhiata a Tom, senza vedergli il viso - Il teppista chi è?-
Kingsley apparve in quel momento da uno dei cubicoli. Per un attimo un sorriso gli sfrecciò sul volto invecchiato.
- Salve ragazzi.- disse, tornando serio - Il capo mi ha detto del vostro arrivo. L'Ordine è già fuori dalla Sala del Giudizio. Volete raggiungerli subito o aspettate?-
- Aspettiamo.- disse Harry, mentre veniva abbracciato da tutti, sottostando a una marea di domande.
- Fuori c'è tutta la redazione della Gazzetta per caso?- sibilò John Kinneas, entrando e chiudendosi la porta alle spalle con modi sgarbati - Ah ecco...- mugugnò sarcastico, inquadrando Potter - Ti fai pubblicità?-
- Ma tu non eri morto?- fece Harry.
- No, te l'ho detto per farti sentire meglio l'altra sera.- ironizzò Draco, gelido.
- Sta zitto Malfoy.- Kinneas scoccò un'occhiata melensa ad Hermione, che roteò gli occhi, poi si levò il mantello e lo buttò dentro a uno dei cubicoli - Allora perdenti? Come mai qua?-
- Avete trovato Badomen?- chiese uno della squadra di Gary.
- Non sapevo neanche stessi dando una mano agli Auror.- allibì Dustin Grey - Vuol dire che torni in servizio?-
- Non siamo qui per questo.- sospirò Ron, facendosi largo e andando a battere alla porta nera e lucida dove stava il cartellino dorato di Duncan. Sotto lo stipite, la classica nube di fumo poco legale.
- Oh, Duncan!- urlò Weasley - Muoviti che siamo arrivati!-
Ad uscirne per prima fu Edward, con un sorriso da una guancia all'altra.
Poi Efren, tutto appestato d'incenso alla cannella.
Quando vide Tom però, il Medimago quasi si slogò una mascella.
- Ma siete deficienti?- esalò pallidissimo.
- L'hai scoperto adesso Coleman?- frecciò Kinneas.
- Voleva tanto salutarti.- Draco gli soffiò altro fumo addosso.
- Si ma non si deve alzare dal letto! Non deve affaticarsi! Ma ascoltate quando parlo?-
- La finiamo?- rimbrottò la Grifoncina, sporgendosi dalla porta di Gillespie - Dai Duncan, muoviti! Mancano cinque minuti all'udienza!-
- Arrivo, arrivo!-
Insieme al Capo degli Auror, che Tom trovò solo privo di qualche capello sulle tempie, uscirono Tristan, Clay e Jess.
Baci e abbracci con tutti loro, mentre Lucilla e Harry discutevano in un angolo.
Poi fu il turno di Duncan di osservare Tom.
Un sogghigno breve, poi Gillespie si mise uno dei suoi giganteschi sigari in bocca.
- Ci si rivede, ragazzo.- e studiò la sua altezza - Che ti danno da mangiare i demoni?-
Riuscì a strappare un sorriso a Riddle ma durò poco.
Tom si sentiva le viscere attorcigliate. Si sentiva da cani e non per la ferita alla schiena.
Ora gli sembrava davvero una pessima idea.
Perché aveva seguito quel dannato impulso, perché?
Per una serie di coincidenze, forse. Ecco la verità.
Aveva smesso di credere al destino durante quegli otto anni di Sigillazione, ma poi...già, poi aveva ricordato le parole di Glory, quelle del Menestrello. Aveva visto le immagini dei morti di Diagon Alley.
Aveva letto i giornali.
Era libero. E vivo.
Forse un motivo c'era se era riuscito a salvarsi da Dark, da Viola, da Badomen e da quella donna.
Glory gli aveva chiesto come si poteva fare qualcosa per cambiare il mondo, nascosti in un palazzo, dimenticato da tutti. Aveva creduto che proprio l'essere dimenticato avesse potuto salvare i maghi e i babbani dalla follia dei Mangiamorte. Ma ora Badomen sapeva di lui.
Donovan stesso lo sapeva.
E lui...sentiva di dover fare qualcosa.
O l'avrebbe rimpianto per tutta la vita.
Non aveva mai rimpianto di essersi fatto Sigillare, questo no. Perché aveva regalato pace a chi non l'aveva mai conosciuta. Un genitore per Lucas e Faith e la serenità a Draco.
Ma ora...poteva fare qualcosa. Poteva davvero.
E non farlo sarebbe equivalso a tradire tutto ciò in cui aveva sempre creduto.
- Bene, signori diamoci una mossa! Non c'è niente da vedere, avanti.- scandì Gillespie dopo aver spedito tutti a tornare alle loro occupazioni - Noi andiamo, la Stanza del Giudizio è già piena di fessi. Muoversi!-
Ripercorrere la stessa strada però, che otto anni prima gli aveva rovinato la vita, fu più duro del previsto.
Chiuso nell'ascensore che partiva direttamente dal Quartier Generale degli Auror, Duncan pigiò al pulsante "giù" appestando tutti col sigaro.
Quando Tristan si permise di tossire, Gillespie gl'impose di tacere visto la giornataccia in cui l'avevano invischiato.
- E dovrai anche rispondere del perché tu abbia la bacchetta Potter.- gracchiò nervoso - Spero che i vostri avvocati siano ben pagati. Altrimenti ti consiglierei di entrare lì dentro solo con le mutande di latta. Chiedo scusa alle signore.-
- Ma figurati.- borbottarono Elettra e Lucilla, mentre Hermione rileggeva i documenti del ricorso di Tom.
"Ufficio Misteri..." annunciò la voce femminile.
Ecco. Ci siamo, pensò Tom.
Respira, s'impose.
Stesso corridoio vasto e spoglio, senza porte e finestre a parte quella nera e lucida, in fondo.
Invece della porta, presero le scale affiancate da pareti quasi umide, con tante torce appese alle pareti.
Le porte che si oltrepassavano erano massicce, con chiavistelli di ferro.
Tutte chiuse a chiave.
Poi la Sala del Giudizio e la sua porta pesante, fatta per troll e giganti.
Lì fuori, ad attenderli, c'era presente tutto l'Ordine della Fenice. Da Sirius ai parenti di Tom.
Gli avvocati erano già dentro.
- Pronti?- chiese Edward, retoricamente.
- Pronti.- mugugnò Draco, spegnendo la sigaretta contro la prete di mattoni e al contempo fissando Riddle con sguardo malizioso.
- Quaranta galeoni se mi riporti a casa.- sussurrò Tom.
- Metà del mio patrimonio se ti calmi.- rilanciò suo cugino.
- Hn...ok.-
Niente cambiava davvero, pensò Tom quando le porte si spalancarono.
Stessa stanza di pietra, illuminata fiocamente dalle torce di metallo arrugginito appese alle travi del soffitto.
Panche che si ergevano contro le pareti, le più alte ricolme di sagome scure. Quella del Ministro di fronte all'ingresso.
- Sei in ritardo, Harry James Potter.- disse una voce famigliare.
Il bambino sopravvissuto non rispose.
- Siediti.-
- No.-
I membri del Wizengamot finalmente furono visibili e non più solo ombre nascoste.
Wilson Donovan stava seduto quasi al centro, al fianco sinistro del pulpito più alto. Fra gli altri visi noti c'erano sempre il Consigliere Burton ovvero il vecchietto che aveva la mania di andare in giro in vestaglia per il Ministero specialmente nell'ufficio del signor Weasley, la Umbridge che a quanto pareva non si lasciava scalfire neanche dalla vecchiaia, il Responsabile Poole, dell'Ufficio sull'Uso Accidentale della Magia e un'altra quarantina di Pezzi Grossi tutti in rigorosa veste color prugna e la loro maledetta W d'argento ricamata sul cuore.
Il Ministro Dibble ancora non si vedeva.
- Cos'è questa storia, signor Potter?- chiese Donovan arricciando il naso - Si sieda. E cos'è questo spiegamento?-
- Parleremo dopo dei miei poteri, Segretario.- rispose Harry, restando affiancato a Tom e Draco - C'è un'altra questione da discutere. E sono sicuro che sarà di suo gradimento.-
- Ma davvero? Allora m'illumini.- fece l'altro, acido.
Se si fosse potuto Smaterializzare lì sotto, Tom era sicuro che in un attimo di bassa vigliaccheria l'avrebbe fatto.
Ma fu col cuore al galoppo che si levò lentamente il cappuccio dal viso.
E ciò che accadde dopo fu ciò che si erano immaginati.
Tutti e cinquanta i Consiglieri balzarono in piedi, alcuni con occhi sgranati, altri con la bocca già spalancata. La Umbridge aveva battuto tutti: il cappuccio di Riddle non gli era ancora finito sulle spalle che lei si era messa a urlare.
Ma il meglio, e questo Harry lo ammise con vero godimento, fu la faccia di Donovan.
Gli cadde anche il calamaio, che schizzò di nero tutto il pavimento e il basamento delle panche.
La sua espressione fu quanto di meglio Tom avesse visto negli ultimi tempi.
Stupore, sgomento e...ora terrore.
- OLTRAGGIO!- urlò la Umbridge, visto che il Segretario era mortalmente pallido - Signor Potter, verrà processato immediatamente e sbattuto ad Azkaban stasera stessa! E il signor Riddle la seguirà!-
- Chi andrà ad Azkaban, se posso chiedertelo Dolores?-
La porta alle loro spalle si chiuse con un secco rumore metallico e cadde il silenzio quando il Ministro della Magia Edgar Dibble si fece avanti in abito grigio antracite, camicia bianca, guanti che si tolse a fatica visto il cumulo di pergamene che aveva sotto braccio.
In mano teneva il suo bastone che usò per farsi largo, menandolo qua e là contro le gambe dei Consiglieri che erano scesi poco prima a bacchetta spianata.
Mentre passava però, Harry e Tom allargarono gli occhi.
Se il primo sussurrò a bassa voce un "Siamo fottuti!" alquanto significativo, il povero Riddle riconobbe nel Ministro l'uomo con cui aveva conversato qualche giorno prima a Kensington Gardens! L'uomo con la margherita gialla!
- Buongiorno a tutti.- borbottò Dibble, andando a sedersi nella sua panca di fronte alla sedia piena di catene - E devo ringraziarti Wilson,- disse verso Donovan - per aver messo l'udienza a quest'ora barbara della mattina.-
- ...Ehm...ecco...perdonami Edgar.- rispose l'altro, l'infingardo.
Il Ministro agitò la mano, seccato, e si buttò a sedere.
Poi, quando alzò lo sguardo, un bieco sogghigno gli piegò le labbra e i baffi bianchi.
- Signor Potter, che delizia vederla. Noto con piacere che la scritta sulla sua fronte è cambiata.-
Harry, seduto nei banchi dei testimoni con l'avvocato e gli altri Auror, si fece minuscolo.
- Ma lo conosci?- gli chiese Sirius.
- Ho mandato affanculo il Ministro.- mormorò, col magone - E' il tipo della Finale di Quidditch.-
- Siamo fottuti.- sussurrò Lucilla, a buon diritto.
- Bella figura da fare tesoro.- borbottò invece Elettra.
Ci volle quasi un'eternità prima che il Wizengamot si decidesse a tacere e a permettere agli avvocati di Harry di presentare prima il caso di Tom. Riddle infatti fu costretto a sedersi per primo su quella maledetta sedia troppo rigida, che gli strappò una smorfia a causa del dolore alla schiena. La pelle tirava immensamente.
Quando vide per le catene agitarsi per ammanettarlo decise che era troppo.
- Sono venuto qui di mia spontanea volontà. Non c'è bisogno di ricorrere a questi mezzi.- disse serio.
- Quest'uomo è pericoloso Ministro!- sbraitò la Umbridge.
- A dire il vero io ne ho solo sentito parlare di questo caso.- sospirò Dibble, lisciandosi i baffetti - Se date cinque secondi ai miei inservienti, torneranno qui con le pratiche di otto anni fa.- poi il Ministro guardò Donovan. Assurdo ma, Harry giurò di aver visto uno scintillio nei suoi occhi.
- Ti senti bene Wilson?- chiese il Ministro - Mi sembri pallido.-
- No, io...sto bene.- replicò Donovan, cercando di riprendersi - Ma devi scusarmi. Io ho fatto tutti i Controlli sul signor Riddle. E a quanto pare è venuto meno al suo patto e alla sua prigionia. Questo, Edgar, significa che andrà ad Azkaban.-
- Prima delle accuse ognuno ha il diritto di difendersi.- commentò Dibble, quando entrarono alcuni segretari con un pacco enorme di scartoffie. Il Ministro sbuffò sonoramente, poi agitò la bacchetta e il plico si depositò sulla sua panca.
Al tempo stesso si accese una pipa, incurante dei richiami della Umbridge che erano sempre finti colpi di tosse e quando le disse, stufo, che se soffriva di raucedine doveva andare a farsi vedere da un esperto, Harry James Potter iniziò a intravedere la terra promessa.
Un Ministro...con del cervello? Possibile?
Non stava sognando?
Draco invece decise che se fumava Dibble poteva fumare anche lui e si accese una sigaretta, sorridendo angelico in direzione dei Consiglieri inferociti. O almeno la maggior parte.
- Bene.- Dibble attese che entrasse la Scrivana della Corte, una ragazza sulla ventina dall'aspetto di plastica, poi levandosi la pipa iniziò a dettare - Udienza disciplinare del 27 giugno. Per...- scoccò un'occhiata perplessa a Tom -...una presunta Violazione della Sigillazione da parte del signor Thomas Maximilian Riddle, residente a...- guardò di nuovo Tom, poi Harry -...a Cameron Manor, Golden Fields, sotto la tutela del demone di stirpe Caesar Noah Gabriel Cameron. Inquisitori: il sottoscritto Edgar John Dibble, Ministro della Magia. Wilson Gerald Donovan, primo Segretario della Difesa contro i Maghi Oscuri. Dolores Jane Umbridge, Sottosegretario Anziano del Ministero, Conrad Poole, Responsabile Ufficio dell'Utilizzo Improprio della Magia e Amelia Susan Bones, Direttore dell'Ufficio sull'Applicazione della Legge sulla Magia. I testimoni della difesa...- Dibble agitò la mano, indicando alla Scrivana Harry e gli altri -...la trentina di maghi laggiù, Lady Lancaster, il Capo degli Auror Duncan Gillespie e...oh, salve Albus.-
Quando la porta si aprì di scatto, Tom vide entrare col cuore in gola per la gioia il preside Silente.
Il vecchio mago scatenò come in passato un coro di proteste a bassa voce dei più conservatori, ma il Ministro sorrise e gli fece comparire una poltrona.
- Scusa il ritardo Edgar.- l'apostrofò il preside, ciarliero.
- Scusa tu, Albus.- disse Dibble - Ma Wilson ha un concetto tutto suo di "mattiniero". Il sole è già sorto a proposito?-
Donovan incassò la testa nelle spalle, inferocito. E quando puntò gli occhi su Tom, Riddle sentì di ricevere addosso una colata di odio non indifferente.
Solo quando Dibble parlò di nuovo parve che i Consiglieri la smettessero di agitarsi.
- Dunque...le accuse...-
Accadde qualcosa di strano. Perché Dibble rimase a fissare una pagina...e sbattè gli occhi chiari un paio di volte.
- E' uno scherzo?- chiese, sollevando il volto.
- Quale scherzo?- fece Donovan - Manca qualcosa Ministro?-
Dibble allora, con espressione assolutamente incredula, sollevò una pagina di pergamena totalmente bianca.
- Cos'è?- sussurrò Elettra.
- Le accuse.- disse Dibble ad alta voce, ma lentamente, come se fosse tanto sconvolto da non riuscire a credere di essere nella realtà - La pagina con le accuse al signor Riddle sono bianche. Quali sono i capi d'accusa oltre a quest'esemplare scritta scarlatta dove mi viene specificato chi erano i suoi genitori?-
Silenzio.
Tacquero tutti. E Silente, sorridendo appena, colse uno sguardo di Harry.
Erano a metà dell'opera.
Portandosi due dita a una tempia, il Ministro della Magia rimase a posto le pergamene vuote.
- Bene.- e attese una decina di secondi prima di dire altro - Devo ammettere che...ci sono tutti gli estremi per la denuncia più grande che sia stata mai fatta ai danni del Ministero della Magia, mie cari colleghi.-
- Denuncia?- sbottò la Umbridge - Ministro, lei scherzerà!-
- No, visto che non ci sono accuse a carico del signor Riddle, Dolores.- e le sventolò da una panca all'altra quelle pagine bianche, con espressione quasi allucinata - Cioè, o sono cieco io o otto anni fa dovevate essere tutti completamente ubriachi. Chi è l'idiota che ha permesso un processo simile?-
- Orloff.- borbottò l'avvocato di Harry e Tom.
- Ecco spiegato il mistero.- soffiò acidamente Dibble - Qualcuno vuole spiegarmi cosa diavolo è successo otto anni fa?- ringhiò, cominciando ad assumere un tono alquanto serio e irritato - E qualcuno vuole spiegarmi il motivo per cui il signor Riddle era già stato contattato per la Sigillazione prima che compisse il diciassettesimo anno d'età?-
Altro silenzio.
Edgar Dibble non riusciva a credere alle sue orecchie, tantomeno ai suoi occhi. E quasi si abbassò dal suo palco per guardare Tom in faccia, era ancora più sconcertato.
- Mi scusi, ma lei cosa diavolo aspettava a far ricorso?-
Riddle, un pelino imbarazzato da quella situazione, si strinse nelle spalle.
- Mi sarà passato di mente...- buttò lì, dandosi dell'idiota per quell'uscita pessima.
- Siete tutti fuori di testa?- berciò Dibble - Qualcuno inizi a spiegarmi questa storia e in fretta anche!-
- Glielo dico subito. Il Wizengamot pensava che il figlio del Lord Oscuro fosse un pericolo, così prima ancora che compisse diciassette anni l'ha contattato per la Sigillazione. Semplice.- intervenne Lucilla.
- Lady Lancaster lei non ha diritto d'intervenire.- sibilò la Umbridge.
- Perdonami Dolores, ma credo che sia un suo diritto invece.- la fermò il signor Burton, sempre più vecchio e rintronato - Visto che otto anni fa, quando avete buttato fuori me e Amelia Bones dall'aula per il voto alla Sigillazione non avete informato neanche milady.-
- Quando ha firmato per la Sigillazione il ragazzo era maggiorenne!- sindacò la strega - E venire ora qua a fare i capricci mi sembra del tutto ridicolo! Non siamo qua per parlare della sua Sigillazione ma del fatto che andrà ad Azkaban perché è fuggito da Cameron Manor!- strepitò, rivolgendosi a Dibble - Ministro, il Consiglio otto anni fa prese la decisione più giusta! Infatti per otto anni c'è stata una pace totale.-
- Forse perché Harry Potter fece il suo lavoro a Tower Bridge?- le disse Duncan, pacato - C'è stata pace perché il Lord Oscuro e Augustus Grimaldentis, che noi conoscevamo come Mezzafaccia, morirono sull'Arca dell'Alleanza. Ecco perché c'è stata pace. Non perché il figlio di Voi-Sapete-Chi è stato Sigillato coi demoni.-
- Sciocchezze signor Gillespie! È stato rinchiuso perché era un possibile capo per i Mangiamorte!- la Umbridge portò gli occhietti da rospo su Tom - Mi dica, signor Riddle...se non sono indiscreta, da quanto è libero?-
- Non vedo come sia rilevante.- la bloccò l'avvocato.
- Io invece lo vedo eccome.- s'intromise Donovan, gelido come un pezzo di marmo - Perché giusto da qualche tempo è ricomparso il Marchio Nero. Io non ho mai creduto alle coincidenze.-
- Ma guardi che cosa buffa. Io neanche.- sibilò di colpo Harry.
Il Segretario ebbe la forza di guardarlo in faccia, ma presto si rimise a scartare nelle sue cartellette, tirando in ballo tutto quello che era successo dalla Finale di Quidditch. Il morto, Albert Bodley, che aveva trovato Draco nelle foreste. La strage di Diagon Alley, Badomen alla Gringott e poi il Marchio Nero.
- Non ci sono le prove per accusare il signor Riddle, Segretario.- asserì l'avvocato di Tom, rivolgendosi poi a Dibble che, bisognava dirlo, sembrava essere sul punto di chiedere a Duncan qualcuno dei suoi anti psicotici - Il signor Riddle è stato Sigillato nel Golden Fields otto anni fa, Ministro, questo è agli atti. E per otto lunghi anni il Segretario Donovan si è premurato di eseguire continui Controlli. Senza contare il collare che il mio cliente porta al collo.-
- Avrà trovato il modo di eliminare anche la nostra magia.- sibilò la Umbridge - Buon sangue non mente.-
- Astenetevi da commenti idioti, grazie.- disse Dibble, facendo sollevare le sopracciglia a Tom e facendo arrossire la rospa come un pomodoro - Non sono tollerate sparate sul sangue nella mia aula. Spero sia chiaro anche a voi...- aggiunse, quando entrarono niente meno che gli adorati coniugi Black, ovvero i genitori di Narcissa e Andromeda e i nonni di Tom e Draco.
Ormai c'era da mettersi le mani nei capelli, pensò Tom. Che ci facevano loro lì dentro?
Bella figura che ci faceva! Quelli si che erano Mangiamorte dichiarati!
- Continui avvocato.-
- Come le dicevo Ministro, il collare che il Signor Riddle porta al collo è al cento per cento sotto il controllo totale dell'Amministrazione Magica del Wizengamot.-
- D'accordo ma come ha fatto ad uscire?- chiese Amelia Bones, scrutando Tom con interesse.
- Parli pure signor Riddle.- gli disse Dibble.
Tom sentiva di avere la gola secca come un deserto. Non sapeva se era la tensione o uno dei tanti effetti collaterali delle pozioni che stavano cercando di eliminare il veleno dal suo corpo.
Si agitò sulla poltrona, facendo un'altra smorfia e poi si schiarì la voce.
- Il giorno dopo la Finale di Quidditch...- mormorò, fissando il Ministro negli occhi - avvenne un Controllo del Segretario Donovan. Com'era stabilito d'altronde dal nostro calendario.-
- Signor Riddle, mi scusi...- lo fermò la Bones - Lei sapeva sempre quando sarebbe venuto il Segretario?-
- Si, certo.- annuì - Come saprete dai verbali, il Ministero mi concedeva l'arrivo dei quotidiani ogni giorno, ma nessun contatto esterno, posta compresa. Quel giorno come sempre il Segretario raggiunse Cameron Manor con il Responsabile degli Auror di stanza ad Azkaban, Paul Brockway e un Auror del Ministero...David Quinn mi pare.-
- Fateli chiamare.- ordinò Dibble.
- Ma Ministro...Brockway è ad Azkaban.- borbottò la Umbridge.
- Bhè, un po' d'aria sana gli farà bene.- la liquidò lui - Prego, continui signor Riddle.-
-...Dicevo...si, il giorno dopo le Finali il Segretario si presentò per il Controllo e portò come sempre alcune casse contenente materiale devoluto dal Ministero.-
- Vedo.- disse Dibble, quando Donovan gli passò il fascicolo - Libri e oggettistica.-
- Si, esatto.-
- Vedo che quel giorno le furono portati tre libri di Rune Celtiche Avanzate e Lingua Marinese.-
- Bhè, si...- Tom levò un sopracciglio - E una Dama dell'Acqua. Fu quella a portarmi fuori da Cameron Manor. Accidentalmente, ovvio.-
- Una Dama dell'Acqua?- se ne uscì il Ministro.
- Si, era dentro un uovo di cristallo.-
- Cosa sta dicendo, signor Riddle?- sentenziò la Umbridge altezzosa - Sui registri non è segnata nessuna Dama dell'Acqua! È completamente pazzo se crede che lasceremmo un Portalista Naturale in via di estinzione a un mago sotto Sigillo!-
La Dama non era registrata.
Avrebbe dovuto immaginarselo.
- Sapevo che avrebbe mentito.- sibilò Donovan, altero - Ministro, siamo punto e a capo. Sta mentendo per coprirsi.-
- Dove sono Brockway e Quinn?- chiese Dibble, serio quando la porta della Sala si aprì e ne apparve l'usciere in livrea dorata che avevano visto all'entrata del Ministero - Voglio parlare con loro.-
- Mi scuso, Ministro.- disse Boris, l'usciere - Ma il signor Brockway non è potuto assentarsi dalla prigione. Sembra che ci siano disturbi fra i prigionieri.-
- E David Quinn?-
L'usciere sembrò agitato, specialmente quando puntò gli occhi su Tom senza riuscire a staccarli più.
- Ecco...credo non sia la situazione adatta...-
- Boris che diavolo succede?- sibilò Duncan, con un brutto presentimento.
Lo si venne a sapere cinque minuti dopo. David Quinn era stato trovato morto nella sua casa insieme a sua moglie e a sua figlia, quando i messaggeri del Ministero erano andati a cercarlo per chiamarlo in appello.
A quanto sembrava, era morto da poco. Molto poco. Neanche mezz'ora.
Una morte quanto mai provvidenziale, sembrarono dire gli occhi di Silente quando incontrarono lo sguardo del Ministro Dibble.
Lo shock era tanto ma non riuscì a scalfire Hermione. Era stata orchestrata bene e in fretta quell'uccisione. Tanto bene che...qualcun altro lì al Ministero doveva aver capito chi era Tom, anche se era stato nascosto tutto il tempo sotto il cappuccio prima di entrare nella Sala del Giudizio.
Qualcuno lì fuori l'aveva riconosciuto e conscio di ciò che stava per accadere, aveva zittito Quinn per salvare Donovan e Brockway visto che la Dama dell'Acqua non era stata messa a verbale.
C'era una spia lì al Ministero. Forse più di una.
E ora Tom era nei guai.
- Ministro.- il Segretario si alzò in piedi - A questo punto ritengo che sia necessario scortare il signor Riddle ad Azkaban mentre il signor Potter verrà sottoposto a un regolare processo.-
- Come quello che ha subito questo ragazzo otto anni fa, Wilson?- gli chiese Dibble, sarcastico.
- Con tutto il rispetto...- Donovan serrò i denti - Ministro, queste coincidenze sono eclatanti. Riddle fugge da Cameron Manor e appare il Marchio Nero. Quinn, Dio l'abbia in gloria, viene ucciso! Per non parlare dell'identikit fatto dai morti di Diagon Alley!-
- Cosa?!- Ron a quel punto balzò in piedi con gli altri - Lei è stato il primo a sputare sulle parole dei morti di quel giorno! Ora non può usarle come vuole!-
- Forse non credevo alle parole di un Lettore di Morte ma signori miei, non trovate strano che i morti di Diagon Alley abbiamo descritto un mago identico al signor Riddle?-
- No, no...fermi un secondo!- Tom non ci capiva niente - Di cosa parlate?-
- Il suo amico.- soffiò melensa la Umbridge - Il suo amico ha parlato coi morti di Diagon Alley...bah! E a quanto pare i morti hanno descritto il loro assassino...capelli neri, bell'aspetto, occhi scuri e volto pallido. Crede di assomigliarci?-
I morti l'avevano visto andare a spasso per Diagon Alley mentre lui invece era da Dark a farsi infilzare come uno spiedino? Ma che diavolo di storia era?
- Io non so cosa dire.- sospirò a quel punto, esausto e a pezzi per il dolore - Non so nulla delle parole di questi morti e sono addolorato per il signor Quinn...ma quel giorno non potevo essere a Diagon Alley. Quando sono stato sputato fuori da Cameron Manor da quella Dama dell'Acqua sono stato ferito, poi in rapida sequenza catturato dai Lucky Smuggler di Alister Dark, portato all'Azmodeus Club e messo sotto vetro. Ho morsi di vampiro sparsi ovunque e se il Segretario s'è dimenticato di mettere a verbale la Dama dell'Acqua che ha scaricato a casa del signor Cameron io non so cosa farci anche se ci saranno le confessioni firmate di sei demoni per confermarlo. Anche se a questo punto c'è da chiedersi come mai il collare tanto prezioso dei vostri Artimagi non vi abbia avvisato.-
- Cosa intende?- gli chiese Amelia Bones.
- So che la distorsione temporale e spaziale è una delle forze più potenti nel mondo dei maghi.- le spiegò Tom, calmandosi un poco - Solo un potente Portalista potrebbe interferire con questo collare.-
- E con ciò?- sbottò Donovan.
- E con ciò ecco un buon motivo per cui il collare non vi ha avvisato!- sibilò Riddle stremato - Perché la Dama dell'Acqua l'ha sballato! Io non potrei aver sortito lo stesso effetto con un incantesimo!-
La spiegazione parve così chiara che Donovan, grazie a Merlino, per una volta ammutolì.
- Fregato.- sibilò Hermione, perfidamente.
- E un'altra cosa.- attaccò Tom, che quando partiva in quarta sclerava fino alla fine - Ho un buco nella schiena largo almeno dieci centimetri e non vedo come quel giorno a Diagon Alley sarei potuto tenermi in piedi! Ma forse qui qualcuno lo sa meglio di me visto per otto anni mi ha strappato tanti capelli da farci una parrucca!-
- Cosa?- tuonò Donovan - Non starà insinuando che io...-
- Che non so quanti capelli mi abbia effettivamente strappato.- disse Tom, serafico.
- Wilson calmati.- gli ordinò Dibble a quel punto, battendo le mani per zittire la cagnara.
Ormai era il disastro totale. metà del Wizengamot urlava vendetta, l'altra metà era seriamente perplessa.
Ma il Ministro era l'unico risoluto sulla sua posizione.
- Dopo quanto sentito, signori miei...sappiate che sono disgustato.- scandì, trapassando i Consiglieri con un'occhiata truce - Sono scandalizzato dalla vostra mancanza di serietà e scandalizzato ancora di più da quella pagina bianca. Ho anche in mano i ricorsi presentati negli scorsi anni dai congiunti del signor Riddle. Non sono stati timbrati. Devo dedurre che non li abbiate neanche presi in considerazione, vero?- Dibble si sporse dal bancone, l'espressione combattiva - E deduco anche che questa storia non si chiuderà qua. Assolutamente.-
Il verdetto.
Tom chiuse gli occhi, sentendo il cuore battere come un tamburo.
- Dispongo che Thomas Maximilian Riddle non faccia ritorno nel Golden Fields per il momento e che conservi i suoi poteri intatti, esattamente come la sua bacchetta. Dispongo inoltre che, alla virtù dei fatti di oggi, per i prossimi tempi venga affidato alla sua famiglia...e in questo caso intendo i parenti più prossimi di sangue, i Black.- levò la mano però, quando Jocelyn Black parve esultare - Un momento. Considerati i trascorsi, impongo che il signor Riddle venga affidato alle consanguinee della sua madre biologica, ovvero Lady Narcissa Malfoy e Miss Andromeda Tonks ma, se ci saranno da prendere delle decisioni legali, allora sarà Lady Lancaster a farlo.-
- Per quanto tempo Ministro?- gli chiese l'avvocato.
- Fino a metà luglio, quando indirò un'Inchiesta a suo carico...e a carico dei Rappresentanti del Ministero della Magia che sono coinvolti in questa incresciosa vicenda, ovvero il Segretario Wilson Gerald Donovan e Paul Brockway, Capo degli Auror di Azkaban.- picchiò un paio di volte la mano sulla panca, per far tacere i rivoltosi per poi aggiungere, quasi con una minaccia - E vi giuro, signori...che andrò a capo di questa storia anche a costo d'impiegarci altri otto anni. Bene.- fece sparire le pratiche di Tom con una manata, lasciando sconvolto Riddle che quasi non ci credeva, per piazzare lo sguardo già di per sé imbestialito sul bambino sopravvissuto.
- Signor Potter...- e si guardò l'orologio da polso - Facciamola breve, sono quasi le otto di mattina e vorrei tornare a letto per godermi la colazione delle dieci. Dunque, mi dicono che s'è ripreso i poteri.-
- Esatto.- annuì Harry.
- Ma che la sua bacchetta era sparita dall'Ufficio Misteri già otto anni fa.-
- Si.-
- E cos'ha da dire?-
Harry parve pensarci su.
- Veramente niente.- abbozzò poi, scatenando un altro putiferio - Mi sono solo ripreso ciò che era mio.-
- Ma davvero?- Dibble si poggiò su un gomito - C'è entrato lei nell'Ufficio Misteri?-
- L'ultima volta è stato vent'anni fa.- fu l'arguta risposta.
- E il Responsabile Poole dice che lei ha usato la magia anche a Diagon Alley, alla Gringott. E che per altro il suo primogenito continua a ricevere richiami. È un Phyro, esatto?-
- Si, esatto. Il Responsabile Poole forse preferiva un'altra decina di morti in banca però.- commentò Potter, sarcastico - E si scorda anche che non esistono studi fondati su come aiutare un Phyro nella scoperta dei suoi poteri.-
- Hn.- Dibble sfogliò altre carte, ma sembrava averne basta.
Infatti sventolò nuovamente la mano e si rimise la pipa in bocca.
- So abbastanza per decidere in merito alla questione.- e soffiò in aria un anello di fumo - So bene che nessuno dei suoi amici parlerà riguardo al furto della bacchetta e neanche posso sbatterli tutti in cella considerati i commenti positivi del Capo degli Auror su questa squadra. Quindi facciamo così, signor Potter. I suoi amici, di cui passo a dire i nomi...ecco, il signor Weasley, il signor Malfoy, sua moglie Lady Hermione Hargrave Malfoy, la signorina Vaughn, il signor Coleman e il signor Dalton dovranno pagare al Ministero della Magia una multa per il totale di cinquecento galeoni a testa per il loro ostruzionismo nella causa.- e al successivo schizzare di orbite dei suddetti, Dibble proseguì - Mentre per lei signor Potter, ho una multa diversa.-
- Almeno i soldi della vostra rendita serviranno a qualcosa.- sfuggì a Harry.
Eppure il ghigno del Ministro della Magia per un attimo lo fece deglutire.
- Io la obbligo, signor Potter, a riprendere servizio...e a seguire le reclute Auror per almeno dieci ore alla settimana. Le piacerà fare il maestro, vedrà. Così potrà insegnare alle giovani menti la preziosa arte dell'astuzia. L'udienza è finita, signori. Spero di non rivedervi troppo presto.-
E con quell'acido commento, il Ministro Edgar Dibble svanì in una nuvola di fumo.

Una volta fuori, mentre qualcuno si chiedeva se andare a battere per rimediare in fretta cinquecento galeoni e mentre altri del Wizengamot se ne andarono via sdegnati come comari cattoliche osservanti di fronte a uno spettacolo di spogliarello, il povero Tom non fece in tempo a salutare Silente che venne stritolato nell'abbraccio più falso ricevuto da sua nonna, l'adorabile Jocelyn Black, che oltre a dirgli a menadito tutti i tratti che lo accomunavano alla sua preziosa Bellatrix, senza accorgersi che lui aveva solo voglia di vomitare, urlò ai quattro venti che era ingiusto che fossero le sue figlie rinnegate a prendersi cura di lui.
Quando lui le fece notare che era abbastanza grande per stare da solo, la cara vecchietta gli promise solennemente che sarebbe stato l'unico compreso nell'eredità insieme alla sua "adoratissima Glorya" e a Draco.
Se ne andò solo quando, dopo che il marito era giù uscito per attaccarsi alla fiaschetta di brandy, Andromeda gli ricordò cortesemente che dovevano andare, prendendosi dietro una serie d'insulti irripetibili.
- Meno male che è solo mia zia.- sibilò Sirius, sarcastico - Se era mia suocera l'avrei sotterrata con gli ossi.-
- Ci penserò Black, grazie.- soffiò Lucius - Prima però devo trovare il modo per farle cambiare il testamento.-
- La cantina è mia.- lo fermò Draco - Glory è troppo piccola e Tom del vino non se ne fa niente.-
- Parla per te.- replicò Riddle, dolorante - Del sedativo ora mi andrebbe bene.-
- Altro che sedativo, qua serve un paracadute d'oro.- ringhiò Duncan, battendo le mani per recuperare l'attenzione di tutti - Va bene gente, poche ciance. So che è stata dura ma con la morte di Quinn ora dobbiamo darci una mossa. Jess, raccatta tutti i tuoi uomini e vai con Grey e Kinneas a casa sua. Cerca ogni indizio.-
- Come se ce ne saranno davvero.- ironizzò Tristan, infilandosi il mantello - Vado a cercare Clay e Milo. Sphin è nell'armeria, raccatto anche lui. Ci vediamo nell'atrio.- salutò il fratello e Tom, baciò Lucilla e se ne andò.
- Voi dell'Ordine scoprite se Quinn aveva dei nemici. La settimana scorsa ha avuto da ridire con i Lucky Smuggler.- continuò Duncan, mentre Remus e Sirius già pensavano a chi richiamare. Ma il bello venne quando Gillespie rimase solo con Harry e gli altri.
- Bella stronzata avete fatto.- sindacò - Non me ne frega un tubo della vostra multa ma ora voi portate le chiappe al Quartier Generale e non me ne frega niente, Malfoy, se oggi è il giorno libero tuo e della Vaughn. Chiamatela, le darò il giorno libero domani. Mentre tu...Potter...- aggiunse isterico, con gli occhi fiammeggianti -...porti la tua augusta persona nel mio ufficio, perché devo ridarti il distintivo e andare a segnarti ai colloqui informativi con le reclute. Sono stato abbastanza chiaro? Perfetto! E adesso evaporate!-
Come no. Altro che evaporare. Se ci fosse stata una voragine sotto terra ci si sarebbero buttati tutti.
Tornati al Quartier Generale, Efren e Ron andarono subito a chiamare Trix tramite i camini ma fu difficile. Si, perché ormai tutti sapevano di cos'avevano combinato nella Sala del Giudizio. E quando Harry, Draco ed Hermione uscirono nei corridoi con Tom fu come venire bersagliati da una serie di lampi. I giornalisti non se n'erano ancora andati.
Ma chissà perché, bastò che Duncan uscisse inferocito dalle sue stanze di relax minacciando multe, querele e denunce, come le chiamava Dalton, perché tutti prendessero il volo.
Erano a metà strada quando Tom dovette fermarsi in un'anti camera, lì al Secondo Livello.
Una mano premuta sulla schiena e il fiato corto testimoniavano che era già stanco. Era tanto se il Ministro non aveva richiesto una visita medica per accertarsi delle sue condizioni.
- Adesso tu te ne stai buono qua.- scandirono seri tutti e tre - Lucilla non è ancora andata via, andiamo a chiederle il Lazzaro. Forse s'è portata dietro un'ampolla di riserva.-
Prima ancora che riuscisse a scongiurarli di non lasciarlo lì da solo, quei tre dannati se n'erano andati.
Piantato lì. Come un fesso.
Un attimo e si guardò attorno...c'erano due gruppetti di maghi e streghe che lo fissavano.
Ma porca...
Si tirò il cappuccio sulla fronte, anche se faceva tanto Mangiamorte, ma se ne infischiò.
Vedeva le stelle, chissene fregava se pensavano che era il degno figlio di suo padre solo perché era vestito di nero.
Qualcosa però, oltre a quella gente che lo scrutava e spettegolava, riportò la sua mente al passato.
Quella parete...quel posto. I divanetti. Ora erano verde bottiglia, di velluto. E il tavolino era di ciliegio, piatto e irregolare. Ma...ricordava quel posto. Era il luogo dove lui e Damon si erano incontrati la prima volta.
Anzi, dove Damon era venuto a prenderlo.
Un pendolo poco lontano, in quel corridoio di uffici, battè le otto di mattina.
Ricordava anche quelle porte. Era da lì che erano uscite prima Trix e poi Claire...
Ma prima aveva conosciuto Damon...era stato lui a trovarlo. A parlargli...
- Ehi tu...hai ucciso qualcuno per caso?-
Tom sbarrò gli occhi da sotto le ombre del cappuccio.
Lo sentiva lì vicino come sentiva l'aria nei polmoni. Si girò lentamente e si sporse da sopra la spalla...e lo vide.
La stessa frase di quindici anni prima.
E come quindici anni prima un giovane Legimors era giunto al Ministero per incontrare una persona, quel ventisette giugno Damon Michael Howthorne era di nuovo lì.
Appoggiato a un muro, a braccia incrociate. E i suoi incredibili occhi celesti sorridevano finalmente.

Nello stesso momento più o meno, Angelica Claire King e Beatrix Mirabel Vaughn uscirono dall'ascensore, a quello stesso livello. Boris le fece passare, mentre discutevano dell'ora infame a cui Damon le aveva costrette a precipitarsi lì.
-...Guarda, io spero solo che sia importante.- sbraitò Trix, estraendo dalla pochette di pelle una cannuccia da infilare nella sua colazione, mentre l'usciere la squadrava ammirato, nel suo abitino nero senza spalle sopra i jeans e gli stivali al ginocchio - Non poteva aspettare Howthorne? Dico, sta asserragliato in casa per giorni e poi...-
Trix fissò Cloe, vedendo che aveva voltato la testa di scatto, alla loro destra. Verso il corridoio degli uffici.
Gli occhi nocciola sbarrati della Sensistrega la preoccuparono.
- Che succede?- le chiese.
Cloe tremò. Una mano le salì alla gola, mentre cercava di riprendere la padronanza di sé. Ma non ci riuscì.
Di nuovo. Lo sentiva di nuovo.
Era lì. Lui era lì.
- Che diavolo ti prende, si può sapere?-
Trix guardò di nuovo, poi a sua volta venne colpita da qualcosa. Un odore...un odore che non aveva dimenticato.
Non stette a sentire la King. L'affettò di volata, quasi spezzandole l'osso del polso e facendosi largo fra i camini da cui uscivano maghi e streghe affaccendate e le porte sempre aperte, percorse di volata tutto il corridoio.
E quando girò l'angolo...
Damon. A destra del salottino.
E...uno spettro sotto un mantello nero, che aveva il volto dell'amico che le aveva abbandonate.

Tom si girò appena quando sentì il ticchettio di doppio paio di tacchi alti.
Un flash di colori, due occhi gialli che si spalancavano.
E il volto di Claire, che sembrava essere diventato di pietra.
Poi qualcosa era caduto e a terra si era rovesciato un mare di sangue...ma lui non aveva avuto quasi il modo di accorgersene. Perché mentre il suo cuore per un secondo aveva smesso di battere, Beatrix aveva cacciato un grido sottile ma arrochito e lasciando cadere la pochette si era precipitata da lui.
Fu come venire stritolati dall'abbraccio del tempo. Fu duro e delicato.
Fu triste e bello.
E mentre Beatrix lo stringeva e gli teneva il viso fra le mani, sulle punte degli stivali, baciandogli ogni centimetro del viso, Damon rimase dov'era per subire un'occhiata che sapeva sarebbe venuta.
Fu un attimo.
Perché Cloe riuscì a staccare gli occhi da Tom, per posarli su di lui. Affilati come lame.
Un istante solo, il tempo di un battito di ciglia e lei se n'era andata.
Proprio quando tornarono Harry e Draco. Se si stupirono di trovare Damon, i due non lo dettero a vedere.
- Carogna.- sogghignò Malfoy - Lo sapevi, vero?-
Damon rise, levando le spalle e staccandosi dalla parete - Solo che sarebbe stato qui oggi. Tu piuttosto, bastardo...ce l'avevate voi in consegna, vero? Potrei anche incazzarmi per non essere stato informato.-
- Più che altro potrei incazzarmi io.- sospirò Harry, verso Tom e Trix - Gli saranno saltati i punti.-
- I punti?- riecheggiò Howthorne.
- Si...non sai perché è qui?- gli chiese Potter.
- No.- fu la calma risposta del Legimors - E se devo essere sincero neanche m'interessa.-
- Più che giusto.- rise il bambino sopravvissuto, dandogli una pacca sulla spalla - Senti Damon...qua noi siamo invischiati fino al collo. Gli altri se ne sono andati e coi bambini c'è J.J. Lo riporti tu a casa per favore?-
- Non c'era neanche bisogno di chiederlo. Ma non te lo riporto a casa...me lo tengo io.-
- Come vuoi.- disse Draco, mettendosi una sigaretta in bocca e sfidando Boris a dirgli qualcosa con occhi omicidi - Comunque...ehi, Trix!- disse ad alta voce, quando la Diurna si risvegliò dal suo incanto, ancora abbracciata a Tom - Tesoro, mi spiace interromperti ma ci vuole Duncan. Ci ha fottuto il giorno libero, ce lo dà domani ma oggi dobbiamo lavorare.-
Lei sbattè gli occhi vitrei, passandosi una mano sulle gote umide.
- Perché?- chiese con voce flebile - Cos'è successo?-
- Te lo spieghiamo dopo. C'è una riunione in sala.- le disse Harry.
- Ma...- lei fissò Tom quasi disperata, afferrandogli le mani - Ma io...-
- Perché non ti tranquillizzi? Tanto non scappa.- Draco riuscì a sorriderle - Il Ministro Dibble gli ha proibito di allontanarsi da Londra. Ti spieghiamo tutto a pranzo ma ora devi venire con noi.-
Avrebbe preferito la tortura, lo capirono dal suo sguardo perso.
Lei tornò a scrutare Tom, occhi negli occhi, per poi poggiare il capo contro la sua spalla.
Non riusciva a dire niente...e lui, stretto fra le sue braccia, fra dolore e gioia più sconfinata, non aveva più voglia di parlare.
Alla fine lei riuscì a staccarsi, passandogli ancora delicatamente le mani sul viso.
- Vengo per cena!- assicurò di botto, volgendosi verso Damon - Ce la faccio, sono sicura!-
- D'accordo.- annuì Howthorne, senza battere ciglio - Ti aspetto allora.-
- Allora lasciamo Tom nelle tue mani.- sorrise il bambino sopravvissuto, lanciando contemporaneamente a Riddle una piccola ampolla di vetro bluastro che gli aveva dato Lucilla - Veniamo a riprenderlo dopo cena.-
- Ok.-
- Ah, Damon...- Draco lo prese un secondo da parte, quando furono davanti all'ascensore e quando Trix e Tom ancora si guardavano disperati, come se avessero dovuto separarsi di nuovo per anni - Dagli un'occhiata oggi. Fallo mangiare e fallo bere molto. Ha una ferita sul fianco abbastanza seria, ma la fasciatura è a posto. Al massimo passerà Efren nel pomeriggio per controllarlo.-
- C'è altro?- chiese il Legimors.
- Si, dorme parecchio...non preoccuparti se ti casca stecchito sul divano.-
Damon rise - Bene. State tranquilli, non lo porterò in giro. Ma stasera mi spiegate cos'è successo.-
- E non solo.- sbuffò Malfoy, facendo un gesto a Riddle di saluto - A dopo allora.-
Le porte della cabina si aprirono, la voce della strega dette loro il benvenuto. E molti maghi li scrutarono fra il terrore e lo stupore.
Ma erano vicini ormai, pensavano.
In fondo non poteva più succedere niente di peggio.

Incredibile.
La vista di Hyde Park era incredibile dall'attico di Damon.
Tom entrò per secondo e la cosa che lo colpì fu quell'immensa vetrata a forma di mezzaluna che dava su tutto il parco.
Damon sorrise, accettando quel silenzio visto che non si erano scambiati una sola parola durante il tragitto. Buttò le chiavi nell'ingresso insieme agli occhiali da sole e alla loro custodia lasciando che Riddle ispezionasse il soggiorno su cui dava subito l'ingresso, solo a un piano leggermente infossato che però dava un'idea molto aerata dello spazio circostante. Sporgendosi dalla vetrata, Tom notò nel riflesso che il Legimors spariva in un corridoio alla loro sinistra.
Era cresciuto Damon, pensò. Proprio come lui in fondo.
Stava ancora guardando fuori, ringraziando del sole fioco di quell'ora proibitiva di mattina visto da anni lui stava sveglio di notte e dormiva di giorno quando qualcosa iniziò a svolazzargli accanto.
Si girò e si fece indietro, portando istintivamente la mano alla bacchetta sotto la giubba.
C'era una tazza da thè a mezz'aria, che svolazzava.
- Ehm...Damon...- chiamò, rendendosi conto che era una vita che non pronunciava quel nome. Era quasi triste.
Trovava strano pronunciare il nome del suo migliore amico.
Howthorne mise il naso in salotto e notando la tazza rise.
- La signora Wilma ha chiesto se vuoi del thè.-
La signora Wilma?
Oddio! Allora era vero! Otto anni prima quel discorso era caduto per evidenti motivi di tempo, ma allora era vero! Damon parlava davvero coi Non-Vivi!
- C'è qualcosa di più forte?- chiese all'aria, senza sapere se rivolgersi al cadavere o al padrone di casa.
- Caffè?- urlò Howthorne dalla cucina.
- Hai del brandy?- replicò, tastandosi la schiena.
Damon, da dove si trovava, levò gli occhi sull'orologio appeso alla parete. Un quarto alle nove.
Brandy alle nove di mattina era un po' esagerato anche per i canoni di Asher Greyback, ma in fondo aveva un buco nella schiena a quanto ne sapeva lui.
Lo raggiunse in cucina, trovandosi in un regno di superfici di metallo e legno e notò altri oggetti che galleggiavano in aria mentre il Legimors chiacchierava con qualcuno d'invisibile, chiedendo dov'era finita una certa Nora che lui non vedeva fra gli altri.
Una volta col bicchiere in mano, Tom mandò giù il liquore tutto d'un fiato, seduto al bancone della cucina.
Damon, dall'altra parte, studiò attentamente le sue mosse e capì che la ferita era sul fianco destro.
Portandosi la tazza alla bocca però attirò l'attenzione di Tom i cui occhioni blu si puntarono sul suo anulare sinistro.
Vide infatti la sua fedina d'oro bianco, piatta ma dalla fascia spessa.
Seguendo il suo sguardo fino alle sue dita, Damon rise versandosi altro caffè.
- Non sapevo fossi fidanzato.- disse Riddle, pacato.
- E' solo da qualche mese.- gli rispose, senza perdere il sorriso - Mentre io non sapevo che fossi fuori...almeno, già da qualche tempo.-
- Ma sapevi dove sarei stato oggi.- anche la bocca di Tom si piegò in un ghigno.
- Già.- Howthorne incrociò le braccia al torace.
Eccoli lì. A distanza di otto anni da quando si erano lasciati. E sembrava sempre la prima volta.
Proprio come quindici anni prima, Damon era vestito come un babbano: jeans, maglietta su una maglia dalle maniche lunghe e il dono di una vista onnipresente.
Dall'altra parte Tom, vestito di nero, giubba da mago e pantaloni in tinta.
Se c'era qualcosa di diverso non era superficialmente che questo poteva saltare all'occhio.
Era strano ed era normale come respirare, tornare a parlare come una volta.
Tornare a sentire la voce dell'altro.
Tornare a percepire la presenza dell'altro.
Più che altro il problema si pose quando, appena seduto su una superficie abbastanza comoda da poter rassomigliare quella di un letto, Tom si addormentò nel giro di pochi istanti.
Damon non se ne dette problema, in fondo Draco l'aveva avvisato che la ferita gli provocava soventi stati di sonno catatonico ma quando quel disgraziato dormì per tutto il pomeriggio e si risvegliò solo al calare del sole, alle sette di sera, Howthorne iniziò a chiedersi se non l'avessero colpito con qualche tossina.
Erano ormai apparse le prime stelle quando Tom balzò a sedere sul divano del salone come se avesse fatto un brutto sogno. Non riconobbe immediatamente il posto dove si trovava e questo, a causa dei suoi sfortunati trascorsi, lo mise in guardia tanto che quando entrò Damon gli puntò addosso la bacchetta, ansante.
- Hn, ben svegliato.- ironizzò Howthorne.
- Oddio.- Tom abbassò immediatamente la bacchetta, guardando l'ora. Le sette! Le sette!
- Ho dormito per tutto questo tempo?- fece sconvolto.
- Si e non ti sei mosso. Pensavo fossi morto...ma me ne sarei accorto se fosse stato così.- sibilò il Legimors, con pesante sarcasmo rivolto a se stesso - Non hai pranzato. Immagino avrai fame.-
In effetti si. Da morire.
E quando tornarono in cucina, tutto l'imbarazzo di quelle ore venne spazzato via.
Fra l'acqua nelle pentole che bolliva e la radio in sottofondo che mandava una vecchia canzone degli Stones, Tom ascoltava attento i racconti di Damon, che tagliava briè e altri formaggi a cubetti davanti a lui, su un tagliere.
-...dopo il M.A.G.O. i suoi e i miei pensavano che ci eravamo legati troppo e che era troppo presto, perché eravamo giovani. Così i Montgomery spedirono Neely in Scozia, dove hanno i terreni. E così non la rividi per circa sei anni. Da principio ci scrivevamo, poi è andato tutto storto e...- Howthorne levò le spalle -...e così è finita.-
- Mi dispiace.- mugugnò Tom, comprensivo - E da allora cos'è successo?-
- Niente. Una serie interminabile di feste notturne con cadaveri ambulanti.- borbottò, facendolo ridere - Ho un'amica al St. Clement Hospital che mi trova i Non-Vivi che hanno più bisogno di aiuto, quelli che perseguitano i vivi per intenderci. Altrimenti mi affido ai miei sogni e quando muoiono, li aiuto a trapassare. Ad andare oltre.-
- Dev'essere una bella grana.- commentò Riddle, guardandosi attorno e pescando alcune foto sulle mensole lì accanto. Sollevò una mano e con la telecinesi queste si spostarono, fino a raggiungerlo.
Vide Trix, vide Asher...e vide William e Degona, così tanto cresciuti.
- Se ti piacciono le telenovelas ne vedrai una fra un po'.- ghignò Damon.
- Oh no, ricominci.- sospirò, passando ad altre immagini - Sei perverso, lasciala in pace la gente...ehi, e questo bambino?- rise Tom, ravvisando la fisionomia - Ma dai! È uguale a te!-
- Col cavolo, Aidan ha il carattere di una bomba atomica. I miei in compenso lo venerano, gli lasciano fare quasi tutto quello che vuole...-
- Certo e scommetto che lui adora te.-
- Cambiamo discorso.- soffiò, lanciandogli un pezzo di formaggio - Mi spieghi che t'è successo? Perché eri al Ministero?-
- Sono stato sputato fuori da Cameron Manor, rapito e seviziato da Alister Dark, poi sono finito nelle grinfie di Craig Badomen e della sua orrida donna, per finire mezzo morto di fronte alla Lucky House. E stamattina siamo andati al Ministero per far capire a Badomen che deve smetterla di giocare.-
- Il Segretario della Difesa dici? Ti ha ficcato lui nei casini?-
- Direi di si al 90%.- Tom agitò la mano, incurante. Era troppo felice per preoccuparsi di Donovan - Lascia perdere quei microcefali. Dimmi della tua ragazza.-
- Ah, la mia ragazza.- Howthorne guardò l'ora per l'ennesima volta - A parte il fatto che è sempre in ritardo da qualche tempo, per averla ho dovuto sfasciare una coppia a due giorni dalla corsa all'altare.-
- Che cosa?-
- Mi sono fatto picchiare dal suo fidanzato. Poi lei ha picchiato lui, perché quello mi ha staccato una mascella. E così ha mollato lui sull'orlo di una crisi isterica e ha accettato di sposare me.-
- Cavolo.- fece Tom strabiliato, sorseggiando del vino rosso con gli stuzzichini al formaggio - Ma chi è?-
- Tu bevi troppo.- commentò l'altro, sentendo la porta di casa aprirsi - Eccola che arriva.-
Ci fu un leggero tafferuglio, poi un'imprecazione detta da una voce femminile bassa ma dolce.
- Al diavolo!- rumore di tacchi sul parquet - Accidenti, Damon non potevi togliere questi scatoloni dall'ingresso?-
- Ciao.- le disse ad alta voce dalla cucina, ridendo.
- Eh, ciao!- sbuffò la stessa voce che si avvicinava - Guarda, io spero che sia importante perché è stato un viaggio d'inferno! Non mi hai dato neanche il tempo di farmi una doccia! Ma si può sapere chi...-
Tom allargò gli occhi, scrutando sconvolto la bellezza bionda che stava sulla porta della cucina.
Capelli lisci e lunghi, proprio come un tempo. E il corpo sinuoso di una sirena.
Neely Montgomery, come aveva fatto ore prima Trix, cacciò un grido di pura gioia dopo un istante di sgomento. Lasciò andare chiavi, borsa e giacca e si precipitò da Tom.
A sentire ogni volta i suoi gemiti, a ogni abbraccio, Damon si sentì male per lui che sopportava sempre tutto molto stoicamente. Come sopportò la marea di domande della sua ragazza, i baci e altri abbracci ancora che nelle sue condizioni dovevano essere come morse.
- Tu sei completamente matto a non dirmi una cosa del genere!- sbottò poi Neely verso di lui, sconvolta e rossa per la felicità.
- Grazie amore, anche io sono felice di rivederti dopo un mese e mezzo.- replicò puntiglioso - Vuoi del vino?-
- Ah!- Neely sorrise felice, tornando a sedersi vicinissima a Tom - Mioddio, non posso crederci! Ti hanno fatto uscire!-
- Veramente l'hanno quasi fatto secco.-
- Cosa?- allibì la strega - Ma gli altri lo sanno?-
- Certo che lo sanno, stava a casa loro.- sibilò Damon - E s'è ben guardato dall'alzare la cornetta del telefono, vero?-
Riddle si strinse nelle spalle.
- Ecco...non sapevo ancora se tornare a casa o affrontare la situazione.-
- Parli del Marchio Nero su Diagon Alley?- sospirò la Montgomery - Ho letto i giornali. Mi dispiace. A proposito...Trix mi ha detto che hai le vittime di quel giorno in giro per casa.-
- Solo una, Nora.- spiegò Howthorne - Anche se oggi non s'è vista. Magari è andata a casa sua.-
- Trix e Cloe lo sanno che è qua?-
Neely era stata diretta come sempre e sia Tom che Damon lasciarono andare i bicchieri.
- Si, lo sanno.- rispose il Legimors - Le ho fatte venire stamattina al Ministero. Trix viene a cena.-
La bionda allora lo scrutò per un secondo. Ah, quegli occhi di cielo.
Sapevano sempre mettere una certa soggezione.
Sapeva a cosa pensava Neely.
Stava giocando sporco. Era vero. Ma come Draco, anche Damon aveva le sue speranze.
Tom da parte sua cercò di ricacciare indietro il vacuo ricordo di quella mattina...quando Claire l'aveva visto. E poi se n'era subito andata. Per ignorare la sua presenza.
Così con sforzo tornò a guardare Damon e Neely e...le loro fedi uguali, anche se quella di Neely era più femminile.
Era diventata bellissima e...non aveva mai visto nessun'altra guardare il suo migliore amico come ora lo guardava lei.
Ci sarebbe stato da brindare, almeno a quell'incontro che gli stava riportando un po' di pace, anche se erano ancora tante le cose che non conosceva, quando la porta dell'attico si aprì di nuovo.
Ed entrò Trix di volata, come preoccupata che lui non ci fosse più. Ma quando lo vide...
Gli sorrise. Raggiante.
E gli scaldò il cuore.
Finalmente.





 
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