Capitolo 23°

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view post Posted on 12/2/2009, 22:32
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*Gryffindor* nel cuore, ma il mio sguardo è di ghiaccio, nel mio sangue il veleno scorre irriverente

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Dimmi, Harry Potter...bambino sopravvissuto...tu...hai mai paura?


Si.








Non era possibile.
Era inconcepibile.
Draco Lucius Malfoy non riusciva a crederci.
Si era fatto fregare. Si era fatto fregare dai Black come un novellino!
Come aveva potuto essere così stupido?
Non era vero. Non poteva essere successo davvero.
Eppure ora Harry James Potter stava semi sdraiato sul divano, Lucas accoccolato accanto a lui, stretto alla sua mano.
Dormivano entrambi. Ma se il sonno del piccolo Phyro pareva tranquillo, il bambino sopravvissuto aveva iniziato ad agitarsi quasi fin da subito.
Mugugnava a bassa voce, tremava, scuoteva la testa.
Com'era possibile che dopo tanti anni, finalmente quei maledetti fossero riusciti ad ottenere la loro vendetta?
Si era fatto fregare.
Avevano atteso, atteso, atteso per tanti anni.
Dalla morte di Bellatrix quei viscidi serpenti non avevano fatto altro che rintanarsi nell'ombra, sotterrando la loro vendetta nell'oscurità, aspettando il momento buono.
E poi finalmente quel momento l'avevano trovato.
Con la rapidità di una tempesta estiva, la prima a sopraggiungere fu Elettra, quindi alla prima telefonata Sirius Black era apparso alla porta.
E mentre lui, Elettra e la piccola Faith attaccarono a discutere con toni che sembravano alzarsi a ogni minima sillaba, Draco alzò la cornetta per comporre il numero dell'unica persona che avrebbe potuto impedirgli di esplodere.
- Blaise?-
Draco socchiuse gli occhi.
- Ho un problema. Mi servi a casa.si, ok.ti aspetto.-
Posata la cornetta, Sirius si era già levato la giacca e al contempo aveva scosso Harry.
Anche rifilargli due ceffoni era stato inutile.
- Questa non è una Pozione Soporifera.- sussurrò Elettra, vendendo il marito che si agitava.
- Cos'hanno bevuto?-
Draco si passò una mano sul viso.
- Succo d'arancia.-
- Le arance da dove arrivano?-
E la faccia di Black, quando Malfoy glielo rivelò, sembrò la perfetta maschera di un boia.
Deformata, strabiliata, sgomenta...per poi passare all'aspetto più vero della crudeltà.
- Mia zia vi ha portato delle arance...e voi ci avete fatto una spremuta?-
Sirius scandì bene sillaba dopo sillaba, forse per lasciare a Draco la possibilità di fermarlo e rettificare ma questo non avvenne mai.
- Avete bevuto qualcosa che viene dalla cucina di mia zia?- continuò Sirius, artigliando pericolosamente le dita - Avete bevuto davvero qualcosa che viene da quella casa?-
- Ho abbassato la guardia.- mormorò Draco.
- No, l'avete abbassata in due.- ringhiò Black fra i denti - Ma che diavolo v'è preso?!-
- Noi.-
Il puf da Smaterializzazione interruppe quella che sarebbe diventata una rissa vera e propria.
Blaise Zabini apparve di fronte a loro e ancora prima di notare che stava per brillare un'atomica, al suo naso molto allenato negli anni a Everland arrivò un odore particolarmente sottile e sgradevole.
Infine posò lo sguardo sul divano e allargò gli occhi blu petrolio.
- Ma che diavolo è successo?- allibì.
Fissò Draco, che alzò le mani in segno di resa. Già esausto.
Ma quella rabbia...quella rabbia era lì. E tornava a crescere...dopo anni e anni di assopimento.
- Mia nonna ha portato delle arance stamattina, prima che Tom partisse.- spiegò qualche secondo dopo, sentendosi la gola secca e arida - Sono stato avventato.io e Glory abbiamo passato una mezz'oretta con lei.-
- E vi siete bevuti della spremuta con delle arance che arrivano da quell'orribile casa.- sindacò Sirius di nuovo.
- Arance?- Blaise si avvicinò a Harry, passandogli una mano sulla fronte.
Scottava.
- Gli sta venendo la febbre.- disse, toccando poi anche Lucas.
Nulla.
Il bambino stava bene, sembrava solo dormire.
- Che effetti?- chiese rapidamente Elettra, torcendosi le mani e contemporaneamente quelle piccole di Faith.
- E' una pozione della branca Soporifera.- Blaise tastò il polso dell'Auror, sentendolo debole - Ma gli sta facendo qualcosa che non mi piace per niente. Lucas invece sta bene. E' solo Harry che mi preoccupa.-
- Chi altro ha bevuto l'aranciata?- sibilò Sirius.
Draco fece un cenno affermativo, poi si volse indietro.
Glory stava alle sue spalle, ferma sulla porta della cucina.
Sua figlia sembrava in trans, in un altro mondo.
- L'ha bevuta anche Glory?- Blaise sollevò le sopracciglia - Veleno.-
- Probabile.- masticò Sirius - Draco dove sono le arance? E voglio anche il succo già spremuto.-
- Si.- annuì Zabini - Fatemi vedere cos'avete usato.-
Fare strada verso la cucina fu come raggiungere il patibolo.
E poi la sorpresa, l'acida presa di coscienza, il divertimento macabro quando videro il cesto di arance completamente pieno di cenere.
- Prove sparite.- sibilò Sirius, prendendone una manciata e rigettandola nel cesto - Dannazione!-
Blaise, incurante della cenere, afferrò la brocca con ancora qualche dito di succo spremuto.
Quel colore non gli piaceva per nulla e senza una parola allungò la bacchetta verso uno degli scaffali della cucina.
L'anta si aprì e ne uscì una fialetta piccola, dal colore bluastro.
Malfoy lo guardò capendo subito dove voleva andare a parare.
- Sangue.- sibilò gelidamente.
- Poche gocce e qualcuno può essere avvelenato...o ...no.- sussurrò Blaise. La goccia cadde nella brocca di vetro e non appena i due liquidi vennero a contatto, si levò una piccola fumina priva d'odore.
- Si, qui c'è del sangue.- Zabini posò la brocca - Ecco perché a e a Glory non è successo nulla. Qui dentro ci sono poche gocce di sangue Black che vi hanno reso immuni dal veleno.-
- Ne sei certo?- sibilò Sirius, afferrando l'unico bicchiere rimasto mezzo pieno - Meglio esserne sicuri.- e senza dare il tempo a Zabini di fermarlo, mandò giù un sorso.
Silenzio.
Glory sentiva il suo piccolo cuore battere forte, troppo forte.
Ma Sirius non si addormentò e non iniziò a tremare.
- Bene. Sangue Black in una qualche pozione della branca Soporifera.- scandì, posando il bicchiere con un botto sulla tavola - Che pozione? E cosa sta facendo a Harry?-
- E perché a Lucas non succede niente?- lo seguì Elettra.
- Filtro Gridone.-
Tutti si voltarono, trovando Hermione in vestaglia sulla porta, alle spalle di sua figlia.
Si era appena alzata, dopo la notte passata di ronda, e non disse nulla di quello che era appena successo, ma le era bastato vedere gli effetti su Harry.
I presenti la fissarono, Draco quanto mai sgomento. Più degli altri.
Idiota, non faceva che dirsi.
Idiota.
Ti sei fatto fregare nella maniera più semplice.
Ci sei nato fra queste serpi....e non hai saputo cogliere i segni.
- Filtro Gridone?- Sirius la guardò in faccia, teso - Cos'è?-
- Magia Oscura.- Hermione puntò gli occhi dorati su Draco.
E attese.
Attese il permesso di rompere il patto su cui aveva fondato la sua vita con lui da ben otto anni.
Per lui, per suo marito aveva detto addio alla magia proibita.
Ma ora era l'unica cosa che avesse potuto salvare Harry.
Era necessaria.
Lo era sempre stata.
Conoscerla significava salvarsi, in battaglia.
Malfoy lo sapeva, ma aveva fatto di tutto per dimenticarsene.
- D'accordo.- lo sentì mormorare, distogliendo il viso dal suo - Fai quello che devi.-
Hermione scattò immediatamente.
- Elettra, chiama Cedar House e dì a Lucilla di mandarci qua Degona. Mi serve un'empatica per controllare lo stato emozionale di Harry. Io vado di sopra.- e dette loro le spalle - Blaise, per favore procuraci dei calmanti e dei ritardanti per il veleno. Dobbiamo impedire che agisca in fretta.-
- Perfetto.-
Le scale che portavano al primo piano sembravano infinite ora.
Ma Hermione le percorse velocemente.
Più in fretta di quanto avesse potuto pensare.
Si sentiva qualcosa dentro.
In passato era stato il desiderio di conoscenza ad animarla. La concretezza nel poter salvare i maghi a spingerla a imparare anche ciò che più la ripugnava. Ciò che stava accadendo ora era la prova che attendeva.
Era il test finale.
L'ultima porta in fondo all'ala Malfoy di quella villa l'aspettava.
Una porta chiusa a chiave, non appena la Lucky House era stata occupata.
Non ci era più entrata, chiudendo oltre quella soglia ogni ricordo del passato, come se mettendo sotto chiave le prove della sua conoscenza, tutto sarebbe stato seppellito. Ma sbagliava.
Posò le dita sulla maniglia, chiudendo le palpebre.
Il pomello era caldo. Lo era sempre stato e lei non ne sapeva i motivi.
Ma ora non era importante.
- Spes.- pronunciò a bassa voce e la serratura scattò automaticamente.
Aprendosi, la porta non produsse nessun cigolio, ma alla strega arrivò un suono simile a un sospiro antico.
Dalle finestre serrate arrivava comunque un debole fascio di luce. C'era luna piena.
Con la bacchetta aprì le tende e la stanza venne invasa dal debole pallore lunare.
Ogni cosa lì era coperta da pesanti lenzuola bianche. Ma non c'era polvere.
Avrebbe fatto ridere, se la situazione non fosse stata tanto grave.
Lì il tempo non era trascorso.
Lì lei era ancora una gagia.
Mosse dei passi calibrati e sicuri, raggiungendo la parete a destra.
E piccola sotto una grande libreria che raggiungeva l'alto soffitto, tirò giù il lenzuolo con un movimento secco della mano, facendo cadere a terra ai suoi piedi il tessuto scomposto.
Ora davanti a lei c'erano scaffali chiusi da una croce trasversale di catene.
I libri dormivano.
Taceva.
Ma lei sentì ancora quel sospiro, libero nella notte.
Ecco cosa le serviva.
Un grande libro, molto più grande delle misure canoniche.
In pelle chiara, dall'aria antica come il mondo, rilegato finemente e con delle rune brune che lo decoravano sulla copertina. Nessuna scritta a lato, nessun nome.
Prendendolo fra le mani, lo carezzò coi polpastrelli.
Riverente.
Che grande sapere era nascosto nel Grimario di Caesar.
Carezzò anche la cinghia col lucchetto che lei stessa aveva posto e Sigillato, tanto tempo prima.
Sentendosi improvvisamente fissata, girò gli occhi verso la porta dove si stagliava, alla luce artificiale del corridoio, la piccola e snella figura di sua figlia.
Glory non distolse lo sguardo.
Ma rimase immobile sulla soglia, rigida e composta.
Avrebbe dovuto chiudere la porta a chiave, dirle di andarsene.
Sua figlia non avrebbe dovuto vedere nulla di quello che lei era stata.ma la bambina mosse un passo e fissò la grande libreria piena di catene e lucchetti.
Alla sua presenza, i libri iniziarono a traballare.
Glory per un attimo pensò che fossero anche in grado di parlare.
- Sono stata io a fare quella spremuta.-
Hermione posò il libro su un tavolino rotondo accanto a lei.
- Papà mi aveva detto di non farlo.-
La piccola abbassò lo sguardo.
- Credevo scherzasse.-
- Probabilmente era così.-
- Pensavo.- Glory si strinse nelle spalle, facendosi ancora più minuscola - Pensavo che fosse sciocco. Non credevo che la bisnonna ci avrebbe fatto del male.con me e Tom in casa.-
- Infatti c'era del sangue Black nelle arance.- le spiegò sua madre, decisa a farle capire bene le dinamiche di quella situazione - Non avrebbero potuto fare del male né a te, a Tom o a tuo padre.-
- Ma non poteva sapere che Harry le avrebbe mangiate.- la piccola strega la fissò desolata - Mamma come faceva a saperlo? Non poteva! Di certo non poteva sapere che loro vengono a mangiare nella nostra cucina e che noi andiamo da loro...non poteva!-
- Lo so tesoro.-
Hermione, lentamente, la raggiunse e le s'inginocchiò davanti.
Prendendole le mani, cercò di essere il più delicata possibile.
- Nemmeno tuo padre ci ha pensato. E come avrebbe potuto?-
- Me l'aveva detto che potevano essere avvelenate.- gli occhi bicolore di Glory divennero vitrei e riprese a tremare.
- Tesoro...guardami.-
Le prese il perfetto visino fra le dita, costringendola a fissarla.
- Non erano per Harry quelle arance. Né per Lucas.-
- Ma io e papà.-
- Si, avete sangue Black nelle vene. E Jocelyn voleva salvarvi grazie al vostro sangue. E pensando che nella nostra cucina solo voi ne foste immuni, ha voluto colpire l'unica persona che pensava avesse potuto accedervi. E questa persona non era Harry.-
Il silenzio di sua figlia divenne realtà quando Glory spalancò gli occhi.
Jocelyn non aveva mai voluto colpire il bambino sopravvissuto con del semplice veleno.
No.
A lui spettava una punizione più plateale.
Jocelyn Black aveva voluto colpire la colpevole delle macchie nella discendenza di Draco.
Lei.
- Voleva...uccidete te.- Glory guardò la madre, ora terrorizzata - Erano per te.-
Hermione annuì.
- Si.-
- La bisnonna.-
- Lei non ha mai accettato che io e tuo padre ci fossimo sposati. Lei vuole ancora tuo padre in famiglia, nonostante odi tua nonna Narcissa e sua sorella Andromeda. Perché tuo padre ha il sangue puro dei Black e dei Malfoy. Ma io no. Io l'ho allontanato da loro già da Hogwarts. E questo non me l'hanno mai perdonato.-
Il pensiero che quelle arance fossero per sua madre schiacciò definitivamente la bambina.
Ma la paura di Hermione si avverò, facendole capire che Glory era davvero figlia sua, quando vide nei suoi occhi d'oro e d'argento formarsi qualcosa di più duro del diamante.
Era la rabbia.
Era l'odio.
Era la vendetta.
Ma come fece lei in passato, anche sua figlia riuscì a domarla.
A chiuderla sotto una montagna di filo spinato, imprigionando quel sentimento.
E ora Glory sembrava essere pronta.
La paura non c'era più.
- Cosa possiamo fare per salvare Harry?-
- Devo leggere dai miei vecchi libri.- le disse, sentendo dei passi in corridoio - Ora esci.-
- No, voglio stare qui.-
- Glory.-
Hermione si bloccò, vedendo Draco alle loro spalle.
Malfoy si appoggiò alla parete con una spalla. Il suo viso era segnato dalla stanchezza.
Dalla frustrazione.
- Come va di sotto?- gli chiese.
- Blaise è al lavoro e Sirius sta aspettando Degona e Lucilla.-
- Bene.-
Draco osservò la stanza.
- Qui come procede?-
- Un attimo e vi raggiungo.- rispose sua moglie.
- Fa lo stesso, portalo giù.-
Hermione allora levò la mano. Era inutile aspettare, sua figlia già sapeva che era una gagia, tanto valeva farle capire che non usava quella magia con gli stessi intenti che aveva la sua bisnonna.
Senza aspettare oltre si alzò da dov'era inginocchiata a e raggiunse il tavolino su cui aveva posato il Grimario. Intanto che Draco chiudeva la porta e prendeva Glory in braccio, la Grifoncina posò la punta della sua bacchetta sul pesante lucchetto di piombo che incatenava tutto il sapere di Cameron.
Pronunciò poche parole in latino che sua figlia non capì, anche se la piccola fu quasi sicura di sentirla pronunciare il suo nome e dalla punta della bacchetta di Hermione fuoriuscirono alcune scintille di un bianco quasi accecante.
Il lucchetto sfrigolò e poi si aprì con uno scatto, tanto che cinghia di cuoio e catena caddero pesantemente sul tavolino con un botto.
Gettatele a terra velocemente, ora non avevano il tempo di usare le maniere delicate, Hermione aprì il grande Grimario propagando per la stanza una sorta di sibilo.
Se la magia per Glory non fosse già avvenuta qualche anno prima quando aveva imparato a leggere, all'apertura di quel libro e di fronte all'arabesco nero in frontespizio dove una regolare ed elegante calligrafia donava il libro a sua madre la piccola strega rimase letteralmente incantata.
Ma lo fu meno quando, sfogliate le prime pagine, iniziò a vedere immagini tutt'altro che rassicuranti.
Demoni, mostri, spiriti infernali, folletti dagli occhi sbarrati.
Eppure in braccio a suo padre si sentiva al sicuro. Ignorò anche alcune pagine che sembravano prendere fuoco e spegnersi poi da sole, altre che sbiancavano, perdendo le parole scritte, quando sua madre le prendeva per sbaglio fra le dita. Comparve perfino una faccia mostruosa che si mise a urlare, ma dopo una breve ricerca Hermione finalmente trovò ciò che cercava.
La pagina ingiallita e dai bordi logori sembrava provenire da un altro libro, perché era piegata in tre parti.
La padrona del Grimario le aprì e una scritta violacea sfumata d'oro intestava il tutto.
- "Filtro Gridone.- Draco si sporse dalla spalla di Hermione, mentre lei gli stringeva forte il palmo e continuò a leggere - Pozione della Branca Soporifera, divenuto fuori legge e passate alle Arti Oscure nel 1823, per ordinanza anglosassone. Filtro Gridone consente a chi lo produce di far cadere la sua vittima in un sogno catatonico, o meglio, in un incubo."-
- "Il Filtro provoca un sonno istantaneo e letale e chi vi cade, cade nel suo peggiore incubo, scatenato dalla paura inconscia che si annida nel cuore di ogni essere vivente.- Hermione serrò le mascelle - Chi cade nel sonno di Filtro Gridone quindi, è destinato a morire di attacco cardiaco, prodotto dalla paura stessa. La vittima si ritrova nell'orrore del suo inconscio e questo orrore onirico è talmente reale che la vittima non riesce a districarsene. Tutto ciò che accade alla vittima in sogno, accadrà anche nella realtà."-
- Lo Sfregiato ha paura dei Dissennatori.- Draco fissò la moglie sgomento - Ma sa usare il Patronus.-
- Non può essere così semplice.- sussurrò lei, continuando a leggere - "Nel subconscio, però, il Filtro Gridone è più potente della logica, per questo il 99% delle vittime sottoposte a questa crudele tortura muore nel giro di una notte."-
- Harry e Lucas moriranno?- alitò Glory a quel punto.
- C'è sempre il trucco.- sibilò Hermione, cercando freneticamente fra le righe e i paragrafi - Ci deve essere un dannato Contro Filtro!-
Bussarono in quel momento. Elettra li avvisò che Degona era arrivata insieme a Lucilla.
Precipitandosi di sotto, Hermione tirò un sospiro di sollievo vedendo anche la Lancaster che però era più pallida del solito. Le sorrise comunque con fare incoraggiante e le passò il Grimario di Caesar, per discutere con lei degli effetti malefici di quel veleno.
Degona intanto, appena tornata da una cena a casa dei nonni, si levò la stola di raso dall'abito e posò una mano sulla fronte di Harry. Era ancora più caldo.
E.
- Come sta?- la incalzò Sirius, che fremeva per l'impotenza.
L'empatica chiuse gli occhi.
Smarrimento.
Solitudine.
Ma dov'era finito Harry?
Si sentiva inquieto.
Stava per farsi attanagliare dall'agitazione, da una paura mai provata prima.
- L'incubo lo sta avvolgendo.- disse, girandosi a guardare Hermione e Lucilla - Soluzioni?-
- Per svegliarlo?- la Grifoncina scosse il capo - Non si esce da un incubo. A meno che non lo si voglia e da quello che ho letto, Filtro Gridone rende tutto così reale che Harry neanche sa di essersi addormentato.-
- Mi state davvero dicendo che non c'è modo di tirarlo fuori?- Black le guardò allucinato - E che quella maledetta di mia zia ci ha davvero fregato tutti? State dicendo questo?-
- Calma.- Black tornò con una mezza dozzina di siringhe piene di liquido verde chiaro e trasparente adagiate su un vassoio. Le posò ed arrotolando la camicia sul braccio di Harry, facendo venire i brividi a Faith e Glory, gli cercò una vena - Questo è un rilassante muscolare. Non posso occuparmi della sua mente, ma il suo cuore deve pompare meno in fretta.-
- Infatti si muore d'infarto.- sibilò Draco, faticando a contenersi - Abbiamo solo una notte.-
- E Lucas?- Elettra guardò Degona cercando di controllarsi, per il bene di Faith - Lui sta meglio?-
Dena, per tutta risposta, levò le sopracciglia posando lo sguardo sul piccolo Phyro.
Se ne stava adagiato al torace del padre, sotto il suo braccio, con la mano serrata al suo polso e dormiva beatamente.
A dire il vero sentiva in lui un certo smarrimento ma.non era paura.
Era più il sentimento di qualcuno che ha perso la strada per sbaglio.
Posandogli la mano sulla fronte, chiuse gli occhi verdi e avvertì una reale tranquillità.
Lucas stava bene.
- Non avverto paura.- mormorò - Lui sta benissimo.-
Hermione guardò prima Elettra, poi la mano che Lucas teneva sul polso destro del padre, proprio sul Bracciale del Destino.
- Da quanto lo tiene così?-
- E' successo quando hanno bevuto l'aranciata.- le disse Faith con voce tremula.
- Ma perché il bambino non si agita come Harry?- chiese Sirius, sedendosi sul bracciolo del divano accanto al figliastro.
Un motivo c'era, pensarono contemporaneamente Hermione ed Elettra.
Il Giocattolaio.
Cos'aveva detto quel giorno?
- "Tuo figlio non conoscerà mai la paura."- ricordò Elettra ad alta voce.
- Cosa?- Draco levò un sopracciglio - Che vuol dire?-
La risposta a quella domanda sarebbe giunta presto, ma in un attimo Harry Potter subì una violenta raffica di convulsioni e per tenerlo fermo dovettero lottare, fino a che non passarono.
Sotto ordine di Hermione però, legarono la mano di Lucas al polso del padre con delle bende.
- Perché?- le chiese Blaise.
- Voglio essere sicura di una cosa, prima di riportare qui Lucas.-
- Ma hai detto che non si può svegliare qualcuno dai suoi incubi.-
- Non qualcuno che ha paura. Ma il bambino sta bene.-
Lucas Potter non aveva paura di nulla.









Dimmi Harry Potter, bambino sopravvissuto...di che cosa hai paura?




Che la realtà.sia solo una pia illusione.
E che lui...lui voglia vendetta.




Lui chi?







Qualcosa non andava.
Lucas si mise in piedi, cercando di tenere l'equilibrio e si guardò attorno.
Magia accidentale?, si chiese.
Possibile?
- Papà.io non ho fatto niente.- disse, abbassando lo sguardo su Harry, che fissava il vuoto.
Come lui, Lucas continuò a guardarsi attorno.
Un lago. Grande e grigio.
Anche l'acqua era così. Quasi lattiginosa.
Era sicuro che se c'immergeva la mano, non avrebbe visto le sue dita a pochi centimetri.
E poi c'era così tanta nebbia! Non vedeva a un palmo dal suo naso.
Vedeva solo una specie di zattera su cui lui e suo padre si erano ritrovati.
Un attimo prima era stato in cucina, a parlare con Glory e Faith.e poi.poi non ricordava più com'era finito lì.
- Ma dove siamo?- Lucas abbassò gli occhi celesti sul padre, che restava seduto e si agitava.
Corrucciando la fronte, il Phyro si chiese che avesse da essere tanto nervoso.
- Papà? Allora, secondo te dove siamo?-
Niente.
Harry si muoveva per tutta quella zattera scheggiata, tanto che si ferì un dito ed imprecò, ma mai una volta rispose alle domande del figlio, che lo seguiva come un cucciolo.
- Come ci siamo finiti qua? Ehi!- Lucas si stufò, piantandosi in mezzo alla zattera - Papà! Lo sapevo che eri stato tu, si può sapere dove cavolo mi hai portato?!- ma non fece in tempo a brontolare ancora, perché Harry viaggiò spedito dalla sua parta e.lo trapassò letteralmente, raggiungendo la sponda della zattera.
Lucas, bontà sua povero scricciolo, rimase immobile, ad occhi sbarrati.
Suo padre non l'aveva visto.
Gli era passato in mezzo! L'aveva quasi pestato!
Ma se non lo vedeva.nemmeno lo sentiva!
Oh no!
Lucas alzò le mani e solo allora si accorse che era diventato trasparente.
Era mica morto?
Quell'ipotesi lo sconvolse.
Ne sentiva di racconti da Damon e suo padre non lo vedeva e lui era invisibile allora.ERA MORTO!
- Oh, no, no, no!- gracchiò inferocito - Papà! Papà!- urlò così forte che riuscì a sentire l'eco di un sussurro lontano - Papà mi vedi?!-
Gli si piazzò davanti, agitando le mani e le braccia ma ogni volta che urtava il corpo del padre, lo trapassava come aria.
- Oh cavolo.-
Lucas si fece indietro, scrutando il volto vuoto dell'Auror.
Non lo vedeva davvero.
Non lo sentiva.
- Come cavolo ho fatto a morire?- il Phyro si guardò di nuovo attorno, in quel lago di latte grigio e ovattato - E dove siamo? Perché lui non mi cerca?-
Scrutò ancora Harry.
Sembrava..si, suo padre sembrava spaventato.
I suoi occhi verdi non erano quelli di sempre.
Sembrava che.lui sapesse dov'erano.
- Bhè, grazie tante.- Lucas si buttò a sedere - Io sono stecchito e lui neanche piange. Bel genitore.-
Hermione ed Elettra avevano tutte le ragioni del mondo.
E sebbene Lucas ancora non lo sapesse, non era ancora arrivata la sua ora.
Era solo caduto in un sogno.
In un incubo fitto come una ragnatela a cui lui non apparteneva.
Il fatto che non provasse paura, fu ciò che salvò lui e suo padre, quel giorno.
Anche se Harry Potter arrivò a tanto così, dal bordo del precipizio.
E tutto cominciò quando uno scossone bloccò la zattera.
Entrambi si voltarono e videro che avevano toccato terra.
Una sponda di sabbia grigia come il lago.
Mentre scendevano, Lucas provò per l'ultima volta a chiamare Harry. Gli fece perfino uno sgambetto che andò a vuoto, così si limitò a stargli alle spalle. Prima o poi suo padre sarebbe tornato a casa e allora ci sarebbe stato anche Damon...e...bella roba, era morto! Voleva tornarsene a casa!
Desolato, Lucas sollevò gli occhi.
Il cielo era nero. Strano. Era stato bianco fino a poco prima.
- Che razza di posto.-
Ma il posto era più inquietante di quanto avesse pensato perché davanti a loro, anzi, davanti a Harry, apparve un sentiero. E tutt'attorno un labirinto di rovine.
Lucas non aveva mai visto nulla di simile.
Un dedalo di rocce e alti passaggi di pietra con pareti spesse e colonne decapitate ovunque.
Un labirinto?, si chiese.
E suo padre come faceva a muoversi lì in mezzo? Conosceva quel posto?
Seguì Harry senza fiatare, tanto non lo avrebbe sentito lo stesso e colse al volo l'occasione, tanto non lo avrebbe mai saputo, per alzare la mano e cercare di stringerla a quella di suo padre.
Quando lo fece, Lucas notò qualcosa di brillante sul palmo di entrambi.
Una luce chiara...sembrava una catenella.
Harry invece tolse la mano, fissando quel bagliore con occhi sbarrati, quasi disgustati.
- Che diavolo è stato?- sussurrò a bassa voce.
- E secondo te io lo so?- brontolò Lucas, scuotendo il capo - Sono morto!-
Risposta inutile. Potter Senior tirò dritto a una velocità pazzesca, zigzagando fra rovine e montagne di detriti, fra cui resti di statue enormi, senza sapere che suo figlio gli scarpinava dietro con estrema fatica ma Lucas strinse i denti e almeno si prese la libertà di dirgli tutte le parolacce che voleva.
Erano fermi su una gigantesca testa di orco mozzata, tutta di pietra calcarea forse, una cosa orribile con mascelle spesse e fauci bavose quando, tirando il fiato, il Phyro vide che suo padre puntava qualcosa in lontananza.
Ora il cielo erano ancora più nero.
E delle torce erano accese qua e là, anche buttate a terra.
Harry ne afferrò una, alzandola in aria.
Un castello.
Un grande castello nero e tetro, a qualche centinaio di metri da loro.
Arroccato su dei faraglioni appuntiti, con dei cancelli impervi e sormontati da pinnacoli animati da piccoli demoni.
- Dark Hell Manor.- sussurrò Harry.
Dark che? Lucas scrutò il profilo del padre e di nuovo lo vide rigido, tremolante.
Perché aveva paura? Cosa c'era in quel castello?
Poi, di nuovo, qualcos'altro attirò l'attenzione del Phyro.
Un albero...o quello che ne restava.
Si ergeva con le radici in una spessa lastra rovesciata e quell'albero stava morendo.
O forse era già morto.
L'arbusto era spesso, nodoso, come i suoi rami simili ad artigli.
Alla base, Lucas vide un teschio in cui era piantata una spada e.a quei rami.delle teste, appese come frutti.
Un corvo, lì appoggiato, aprì e chiuse gli occhietti neri, poi gracchiando.
Harry emise un gemito, scendendo dalla testa dell'orco.
Si avvicinò a quell'albero, tenendo sempre la torcia ben alta.
Era uno spettacolo atroce.
Metà di quelle teste era già scheletro, altre erano in decomposizione, ma tutte esibivano la stessa smorfia di terrore.
Lì a terra, proprio alle radici di quell'orrendo scempio, il bambino sopravvissuto trovò una scritta, incisa nella lastra di un orrendo color sangue secco su cui l'albero malefico cresceva.
S'inginocchiò e così fece Lucas.
Scostando foglie secche e radici morte, l'Auror lesse ciò che stava su quella tomba.
- Per coloro il cui sangue è indegno. Attenti. Noi vi osserviamo.-
Mangiamorte.
Harry si alzò di scatto, tremando.
Portò la mano alla cinta, ma la sua spada non c'era.
E la sua bacchetta.si volse, sentendo una risata nell'ombra.
Come un latrato.
- Cerchi questa, mio Signore?-
Lucas non provò mai l'istinto di nascondersi.
Perché rimase a guardare i dieci maghi, giunti da altrettanti passaggi di quel labirinto, che entravano in quella sorta di piccolo spiazzale, dove l'albero risiedeva.
Mangiamorte.
Lucas non li aveva mai visti. Mai.
Alti, vestiti con lunghi mantelli neri e alti cappucci a punta.
Maschere scheletriche a mezzo viso.
Uno di loro, lo stesso che aveva parlato, si mosse in avanti, con la bacchetta di suo padre in mano.
Sembrava che ora tutto fosse più buio.
Sembrava che...avessero risucchiato la luce, i suoni, i rumori.
- Finalmente sei tornato.- gli disse il Mangiamorte - Dove sei stato?-
Harry si fece indietro, senza capire.
- Mio Signore, dobbiamo andare.-
Mio Signore?
Sia Harry che Lucas schiusero le labbra, in una parodia di stupore che era nulla in confronto a ciò che provavano davvero.
- Di cosa diavolo parli?- Harry mosse ancora un passo indietro, finendo per urtare una radice sollevate e una testa, caduta da tempo e ormai del tutto rovinata anche nell'osso.
- Padrone, devi tornare al castello.- ripeté stavolta una voce di donna, una fra i Mangiamorte.
Padrone?
Harry rise debolmente.
- Datemi la mia bacchetta e poi vedrete che vi faccio ritornare al vostro schifoso castello!-
La donna di prima scosse il capo.
- Lui l'aveva detto che era impazzito. Ci aveva avvisato.-
Di che diavolo parlavano?
Lucas vide suo padre nella confusione più totale.
Non capiva cosa stavano dicendo. E ad essere sincero era tutto assurdo.
- Perdonami Padrone.- disse la Mangiamorte, usando la sua stessa bacchetta e puntandogliela contro - Ma tu non mi lasci altra scelta. Devo riportarti a casa. Incarceramus!-
Con un verso cavernoso simile al ruggito di un orco, Harry si girò paralizzato e vide l'enorme albero morto scuotere i suoi rami e scrollarsi di dosso tutte quelle teste recise.
Fu questione di un attimo.
Funi e radici si sollevarono dal terreno e Potter venne scagliato a terra e poi imprigionato.
Polsi, tronco, gola e caviglie.
E una volta che smise di urlare e imprecare, i Mangiamorte gli si avvicinarono.
Lucas, ai limiti dell'umana concezione, quasi gridò, quando li vide inginocchiarsi tutti attorno al padre.
- Ben tornato a casa, Padrone.-
L'unica cosa che Lucas ricordò di quel lungo tragitto, furono le urla di suo padre.
Seguiva quella corte senza poter fare nulla, senza poter aiutare Harry, che veniva trascinato a forza, subendo discorsi megalomani da parte di quelli che dicevano essere "suoi servi".
Non ci capiva più nulla.
E lui neanche sapeva cosa fare per aiutarlo. O per chiamare sua madre.
Sapeva solo che suo padre chiamava quel posto Dark Hell Manor e niente di più.
Si sarebbe fatto facilmente prendere dallo sconforto se nel giro di poco non fossero arrivati ai cancelli e poi al portone nero del palazzo.
Mangiamorte, pensò ancora Lucas.
Se loro erano Mangiamorte, lì dentro doveva abitarci.
- Voldemort?- sussurrò ad alta voce, anche se nessuno lo sentì.
Ma era morto. Allora forse ci stavano solo i Mangiamorte rimasti.
Il portone a due battenti era immenso, sembrava quasi impossibile da aprire con semplice forza umana.
C'era un simbolo, marchiato a fuoco.
Non era il Marchio Nero.
Ma qualcosa di simile.
Un cerchio formato da due serpenti. Ai quattro punti cardinali delle punte, forse dei pugnali ma solo su tre di essere c'era una lettera.
T.M.R.
Al centro del cerchio, Lucas vide un teschio, avvolto da fiamme nere, quasi sfumate.
Stava ancora ad osservarlo, quando uno dei battenti si aprì ed apparve, fluido dall'oscurità, un enorme mostro con orecchie appuntite. Simile a un diavolo.
- Finalmente siete tornati.- disse il guardino con vocetta acuta e roca che faceva accapponare la pelle, spalancando loro le porte - Il Padrone attende.-
Il Padrone?
Allora c'era davvero un nuovo capo?
Lucas corse velocemente dietro ai Mangiamorte che trascinavano suo padre.
Ah no, non lo abbandonava di certo solo perché probabilmente era morto! E perché nessuno lo vedeva!
No, no!
Varcò ampi saloni e corridoi bui, ma molto eleganti.
Qualcuno viveva lì dentro da parecchio. Non era un castello disabitato.
Non c'erano ragnatele, non c'era polvere.
Lì qualcuno ci viveva davvero.
E mentre suo padre continuava ad agitarsi, cercando di fuggire senza usare la magia, Lucas prestava attenzione al suono lontano di...voci...canti forse...o forse...la danza di un rito.
Un coro di voci, si.
Un coro in latino.
E il crepitio di un fuoco.
Il cuore di Harry James Potter si fermò quando il calore delle fiamme fu così vicino da scaldargli il viso.
Un'alta colonna di fuoco si levava alta, in un salone circolare dal soffitto titanico, su cui si apriva un lucernario più simile a un occhio. Un grande occhio trasparente.
Ma lì a terra...Harry vide il più grande numero di Mangiamorte che avesse mai visto in vita sua.
Neanche al Tower Bridge era stato davanti a una simile dimostrazione di potenza.
Come burattini parlavano in sincrono, scandivano il loro canto in latino.e nelle prime file, alcuni di loro battevano a terra con lance di ferro, provocando scintille contro il pavimento di marmo il cui disegno sembrava rappresentare un teschio stilizzato.
Fortuna che era invisibile.
Lucas deglutì un paio di volte, prima di seguire il corteo dei rapitori di suo padre.
Questi si fecero largo fra i partecipanti al rito quasi a spallate e una volta in prima fila, Harry venne buttato in ginocchio di fronte alla colonna di fuoco, che si spense subito.
A differenza, si sollevarono i bisbigli di tutta la titanica sala.
Il bambino sopravvissuto, tenendo ancora lo sguardo basso, contò rapidamente il numero di bastardi che gli stava davanti.
Sei persone in piedi.
Una seduta su una sedia di legno intarsiato, poco lontano da chi invece gli stava davanti.
Ma rialzando il viso, il suo cuore si fermò per un attimo eterno.
Uno schizzo di sangue gli arrivò in faccia, sulle gambe.
E un corpo cadde a terra.
Contorcendosi.
Harry rialzò il viso per vedere un uomo, sgozzato.
Stava morendo.
Il lago di sangue si allargò fino ad arrivare a lui ma prima che morisse, l'uomo emise un altro gemito strozzato.
Da in piedi, un mago con un mantello nero più lungo di quello degli altri Mangiamorte e coi bordi d'oro, piantò una lunga lancia arcuata nel petto della sua vittima.
Harry rivide lo sguardo sbarrato di quell'uomo.
Ansando, sollevò il viso sull'assassino...e vide che portava una maschera di ferro, dai lineamenti aguzzi e macabri.
Se era Badomen, pensò Harry, aveva finito di vivere.
Non sapeva come avessero fatto a catturarlo, ma avevano tutti finito di vivere.
Il morto era sicuramente un mezzosangue.
Un innocente e indifeso mago disarmato.
Col viso sporco di sangue, Harry puntò gli occhi verdi sul mago con la maschera di ferro.
Gli altri ne portavano una da Mangiamorte, come teschi.
La persona seduta sulla sedia però. No. Oddio, no.
- Damon.-
Una risata ridondante e maligna quanto può esserlo l'inferno invase l'immensa sala.
L'uomo con la maschera passò la lancia a chi gli stava accanto, una donna dalle forme sotto il mantello e battè le mani ai Mangiamorte che gli avevano portato Harry.
- Era ora.-
La voce penetrò nel cuore di Harry come una lama.
- Siete stati bravi.- continuò il mago, portandosi una mano sulla maschera - Per oggi non vi uccido.-
- Grazie Padrone.- sussurrarono ossequiosamente i suoi lacchè.
- Ma io e te...Harry Potter...abbiamo qualcosa di cui discutere.-
E la maschera di ferro venne levata.
Per mostrare finalmente al bambino sopravvissuto il vero volto del terrore.







Di Lui?
Lui chi, Harry Potter?
Chi vuole vendicarsi di te?




Lui.




Intendi Voldemort?




No.




Allora chi?





Lui.
Il mio Tom.






Thomas Maximilian Riddle, in Francia, guardava alto in cielo.
Erano magnifiche le stelle, ora che non c'era più un tetto a separarlo da esse.
Ma la sua gioia si era spenta, quando il suo cuore aveva avvertito qualcosa. Anche da una nazione all'altra.
No, avrebbero potuto mettere anche un universo di distanza fra lui e Harry Potter ma lui, avrebbe comunque e sempre percepito le ansie del suo cuore.
A Harry stava succedendo qualcosa.
Le onde che arrivavano a sfiorargli le caviglie non riuscivano a nasconderglielo.
E nemmeno le stelle.
Dava succedendo qualcosa.
Spense la sigaretta nella sabbia, poi fece Evanescere la cicca con la bacchetta e rientrò di corse nel residence, dove i ragazzi stavano consumando la cena del primo giorno di ritrovo.
Erano ormai al dolce e chiacchieravano tutti amabilmente, anche se forse la buona dose di alcool comprata in paese dai Corvonero aveva favorito lo scioglimento degli animi.
Prima che arrivasse al gruppetto elitario di Serpeverde dovette passare sui cadaveri di Prentice e Travers, che lo invitarono a scolarsi una bottiglia di Dom Perignon con loro e le Grazie. Bevuta solo mezza, perché anche volendo ancora a scolarsene una tutta di fila ancora non riusciva, passò da Tassorosso e lì almeno Flanagan gli parlò solo delle massaggiatrici, che erano per lui.
Gli disse che ne avrebbero parlato dopo delle pin up, ma venne di nuovo bloccato al suo posto.
- Oh, ma dov'eri?- Archie l'afferrò per la cinta e lo ributtò seduto fra lui e Sedwigh.
- Ti mancava l'aria Tom?-
Riddle fissò Trust per un solo secondo, proprio seduto di fronte a lui.
Al diavolo.
- Si, un po'.- rispose calmo, dopo aver contato fino a dieci - Sono un po' allergico alle stronzate.-
- Già.- gli venne in aiuto Stanford - Forse dovremmo smetterla di parlare di Badomen, che dite ragazzi?-
- Che è un'ottima idea.- borbottò Mary, sorridendo a Riddle con fare incoraggiante - Allora tesoro, cosa dicevi prima di farti la pausa sigaretta? Ah, si.che con Caesar non ti sei annoiato.-
- No, per nulla.- Tom guardò verso Damon, cercando attirare la sua attenzione e al contempo, per la sua cortesia innata, continuò a parlare - Con lui sono venuti ad abitare dei demoni più giovani, per punizione diciamo.una è una parente di Lucilla. Sono tutti molto simpatici.-
- Compreso il tipo di ieri?-
Tom inquadrò Cloe, abbracciata a Trust.
- Parli di Vlad?- le chiese.
- Del biondo nella cucina.- replicò lei - Si chiama Vlad? Però.-
- E' mezzo russo.-
- E pure mezzo pazzo, visto il pugno che ti ha tirato.-
- Non avevi detto che ha fatto bene?- la sfidò.
Cloe sentì la mano di Oliver risalirle sulla gola e al contempo gli occhi di Tom congelarsi.
Allora si sporse sulla tavola, sciogliendosi dall'abbraccio del fidanzato.
- Sai com'è.visto come fate allenamento.-
- Ancora con quella cicatrice.- sbuffò Trix, apparendo lì alle loro spalle per rubare un portacenere - Dai, sarà stato un caso.-
- Lungo dodici centimetri?- sibilò la Sensistrega - Non direi proprio un caso!-
- Milo.- Trix si volse indietro - Lo conosci questo Vlad?-
- Cognome?- urlò il Diurno, svaccato accanto ad Howthorne e Adam Broody a pontificare di lavoro.
- Stokeford.- gli disse Tom.
- Ah, si.di fama conosco il padre.- Milo li raggiunse, attaccato al suo bel calice di emoglobina - E' la famiglia che ha lo stemma con la falce e l'iris, vero?-
- Si, esatto.-
- La moglie di Stokeford ha dei parenti nei Romanov se non sbaglio.-
- Infatti.-
- E questo lo autorizza a fare Attila?-
Milo sorrise all'irruenza di Cloe, così, piegandosi su di lei, le sussurrò a bassa voce: - Tesoro.quello è molto peggio di Attila. Fra le famiglie di demoni, è una delle più temute.-
- E ti sei fatto amico un vandalo?- Sedwigh ridacchiò - Certo che sei proprio cambiato.-
- Stronzate.- rise Archie - Guardalo, è identico.-
- Certo, sciatica a parte.- ironizzò Riddle.
- Se non altro Flanagan ti ha portato le massaggiatrici.- Trix gli dette il gomito, additandogli le biondine con tutta la carne fresca frollata in bella vista - Fa male la schiena?-
- Per ora no.- Tom agitò la mano, rialzandosi - Dovete scusarmi un secondo, ma mi serve un cellulare.-
- Vuoi il mio?- gli chiese Milo.
- Ce l'hai?-
- Ma che succede?- borbottò la King, vedendolo trafficare col cellulare di Morrigan e digitando il numero con la velocità di una ragazzina adolescente - Allora? Che cavolo hai?-
- Chiamo casa.- replicò, cercando un punto dove prendesse la linea.
- C'è qualcosa che non va?- s'informò Oliver.
- Non so.- Tom raggiunse il portico, attraverso le portefinestre aperte - Oh, ecco. Prende finalmente.-
Il telefono della Lucky House squillò a vuoto per cinque minuti.
E Riddle stava già iniziando a masticare imprecazioni, fumando una sigaretta dietro l'altra, quando finalmente qualcuno, all'alba delle undici, alzò quella dannata cornetta.
- Oh, grazie tante!- sbraitò inferocito - Sirius che diavolo ci fai lì!? E' da due ore che chiamo!-
Silenzio.
Tom allargò la bocca un paio di volte, poi la sigaretta gli scivolò dalle dita per finirgli sulla mano.
Cacciò una bestemmia, e si succhiò la pelle, sempre sentendo un resoconto da incubo.
- Io torno.- scandì - Cosa? No, non ci sto qua .ah, ce la mamma...si.. ma...magari potrei.- sbuffò di nuovo, roteando le pupille - Dio, che schifo di situazione! Ma come cazzo è successo?-
Dalla tavola di quaranta e passa, sia Damon che Trix fiutarono grane in arrivo.
Milo poi, quell'odore l'aveva sentito quando Tom gli aveva chiesto il cellulare.
Stava passando la grappa, dopo il caffè, quando lo raggiunsero fuori.
L'ultima cosa che sentirono della discussione con Black fu il laconico commento di Tom.
- Si, come no...Tanto io non centro mai niente. Si, ok, ok. Va bene. Tienimi informato o ti chiamo io ogni ora e vedrai che ti farò impazzire.- poi stirò un sogghigno - Ti adoro anche io, non lo sapevi? Ciao.-
E spense tutto quanto, rilanciando il cellulare al suo proprietario.
- Ma che succede?- sbuffò Damon, poggiandosi alla parete con un braccio.
- Tenetevi forte.- berciò inferocito - Nonna Black s'è rimessa a far danni.-
- Intendi la tua?- Trix levò un sopracciglio - E che ha fatto? Sarà mica morto qualcuno!-
- Lo saprei.- le ricordò Howthorne - Non è morto nessuno e non creperà nessuno...almeno stanotte.-
- Oh, che conforto.- frecciò Tom, dando un altro tiro nevrotico alla sigaretta - E' successo che mia nonna voleva avvelenare Hermione, ma non ha pensato che in cucina da Draco ci mangia chiunque, così ora Harry e Lucas sono sotto sedativi sul divano alla Lucky House.-
- Forse è la volta buona che riuscite a mandarla in galera.- commentò Neely, pensosa.
- No, le prove si sono incenerite.-
- Questo si chiama ingegno.- disse Cloe, con tono piatto - Ma attaccare così mi sembra azzardato anche per una come Jocelyn Black. Forse era sicura di colpire. O forse è un piano già ben studiato in ogni dettaglio.-
- Per me la vecchia è in combutta con Badomen.- sentenziò Milo.
- Oh, no...tesoro, no.- ordinò la Vaughn - Non voglio sentir parlare di lavoro in questo week end, ma solo delle condizioni di Harry. Quando richiama Sirius?-
- Fra un'ora.-
- Sul mio telefono?-
- Si.- Tom annuì, ringraziando Milo e volgendo lo sguardo in spiaggia - Speriamo solo non sia nulla di grave. Sirius me l'ha messa giù molto blanda. Non vuole che ritorni. E se fossero sotto attacco?-
- Ci sarebbe Lucilla.- lo placò subito Damon, dandogli una pacca sulla schiena - Non ti passa per la testa che magari Draco sia felice di non averti fra i piedi per non doversi occupare anche di te?-
- Oh, grazie fratello. Ora si che mi sento meglio.- disse Riddle, sarcastico - Credo che andrò a prendere aria.-
- Da solo?- la King lo bloccò - Andare in giro da soli non mi sembra furbo.-
- Non sarò solo.- le indicò l bagnasciuga, dove una sagoma nera indistinguibile di nascondeva anche alla luce lunare - Vedi? Ho compagnia.-
- Thò.- Damon, sbuffando per tanta testardaggine, gli lanciò il suo cellulare - Così se capita qualcosa Milo ti chiama.-
- E vedi di tornare a un'ora decente.- sibilò Cloe, sentendosi improvvisamente infastidita dal fatto che Tom se ne andasse insieme a quel maledetto demone - Uno come quello attira troppo l'attenzione.-
- Oh, neanche ne ha una più pallida idea.-
E ridacchiando, Tom Riddle uscì dal residence per raggiungere Vlad, che l'aspettava sotto quel tetto di stelle.
Per quella notte, era meglio non pensare a Harry.
Anche perché in fondo, ora come ora non poteva fare nulla per aiutarlo.



 
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