Capitolo 25°

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view post Posted on 12/2/2009, 22:29
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*Gryffindor* nel cuore, ma il mio sguardo è di ghiaccio, nel mio sangue il veleno scorre irriverente

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Credevi davvero di essere un salvatore, un Messia?
Harry Potter, potrai aver salvato tutti...ma lui, chi ti sta davanti ora...di te e della tua salvezza non sa cosa farsene.







Un duro calcio nello stomaco piegò Harry James Potter in due.
Gli mancò talmente il fiato che per un secondo, il dolore alle costole fu tale che credette di essersele spezzate.
Gli venne afferrato duramente il collo e il suo assalitore emise un sibilo pieno di rauco divertimento.
Un manrovescio lo girò a sinistra e la bocca gli si riempì di sangue.
Le gocce caddero al suolo, una a una.
Harry gemette, portandosi la mano alla bocca mentre il Mangiamorte lo lasciava.
A capo chino, vide l'alta e regale figura di Draco Lucius Malfoy che si aggirava attorno a lui come un felino, esattamente come aveva fatto Tom.
Cugini.
Stesso ceppo di sangue.
Stesso veleno.
Stessa anima nera.
La manica sinistra della camicia di Malfoy lasciava scoperto fieramente il Marchio Nero.
Lo schiocco di una fiamma, un rivolo di fumo...e Draco, con occhi segnati di nero, sorrise.
Un bieco sogghigno da lupo, lo sfavillare dei denti bianchissimi.
E la stessa maschera di Tom.
Stesso spirito d'assassino.
- Ci rivediamo, bastardo...-
Harry cacciò un grido iracondo quando il biondo gli spense la sigaretta sul collo.
- Oh, quante storie...andiamo.- disse con un pigro sibilo, facendo apparire una poltrona e sprofondandovi. Accavallò le gambe e dall'alto in basso, puntò i gelidi occhi grigi pieni di alterigia su di lui - Ciao Potter. Devo ammettere che ti vedo in pessima forma...e che non mi sei mancato in questi mesi, sai?-
Mesi.
Anche Draco gli stava dicendo che erano passati mesi.
Ma che ora era?, si chiese Harry Potter.
Da quanti giorni era lì?
Quanto tempo era passato?
Non sapeva più dirlo.
Non sapeva se era notte o giorno.
Non sapeva più neanche se...la follia era davvero nelle sue vene.
- Sveglia bel bambino.-
Draco gli dette un calcio su una spalla, ributtandolo a sedere a terra.
- Non sono qua per cantarti la ninna nanna. Ma Tom è di pessimo umore e non ho voglia di sentirlo lamentarsi oltre a causa della tua deprecabile perdita di senno e memoria.-
Harry inspirò forte. Chiuse gli occhi e si rialzò, restando in ginocchio visto come le catene gli stavano lacerando la pelle ai polsi.
- Che cosa vuoi? Che cosa ci fai qui?-
- Oh, no.- sbuffò il biondo drammaticamente - Altre domande assurde.-
- Sei un Mangiamorte?-
Che domanda assurda.
Harry ebbe quasi la voglia di ridere, quando lo vide poggiarsi su un gomito e guardarlo pigramente.
- Certo che no. Faccio l'Auror, Potter. La tua perfida testolina ha preso proprio un brutto colpo a causa di quel miserevole cadavere.-
L'accenno a Lucas lo fece irrigidire.
Morte.
Lucas era nato morto.
Tornò a guardarsi il braccio.
Nessuna bruciatura.
No, no, no.
Non era possibile.
Gli stavano mentendo tutti...anche Draco!
Ma lui...no, lui non mentiva mai.
Non era nella natura di Draco Malfoy mentire, mostrarsi diverso da ciò che era realmente.
Ma tutti quei ricordi...Elettra, il suo matrimonio, la notte passata al San Mungo quando Lucas e Glory erano nati a distanza di tre ora l'uno dall'altra...
Erano stati solo un sogno...il sogno di un illuso?
Il sogno di un folle.
- L'hai fatto proprio incazzare il mio cuginetto.- continuò Draco, accendendosi un'altra sigaretta e soffiandogli in faccia il fumo - A cena ne ho sentite di tutti i colori. Così non ti ricordi di aver fatto fuori il caro vecchio zio Voldemort e hai anche l'assurda convinzione di...aspetta, come l'ha messa Mirabel? Ah si. Sei convinto di essere una specie di Messia dei maghi vero?-
Se l'era scordata quella risata.
Harry improvvisamente ricordò un ragazzino sedicenne che gli rideva in faccia, che rideva della sua guerra, della morte dei suoi genitori, della causa a cui, volente o nolente, aveva dovuto immolarsi.
Ma era un ricordo fasullo quello?
Era un'altra follia? Un altro parto deviato della sua mente?
Lui rideva ancora.
Draco rideva ancora di lui.
Possibile che...dopo Hogwarts, tutto fosse cambiato?
Ma cos'aveva fatto? Si sentiva come se avesse dormito per cent'anni e la sua vita fosse andata avanti senza di lui.
Osservò i rivoli di fumo che si levavano dalla sigaretta, cercando di rammentare.
Un flash, qualche immagine...
Ma lui ricordava solo Elettra, solo la sua vita a Lane Street, poi alla Lucky House.
Ricordava la battaglia a Hogwarts, Tom che usciva dal Velo, il Tower Bridge e l'Arca di Mezzafaccia.
Nulla.
Quei ricordi erano solo...fantasie?
- Povero Potter.-
I gelidi occhi grigi screziati d'argento e piombo di Malfoy lo scrutarono senza pietà.
- Non mi sei mai andato a genio, questo lo sai da quando stavamo insieme a Serpeverde ma un destino simile non l'avrei sperato neanche per te.-
Serpeverde?
Era stato a Serpeverde?
Poi di colpo, Harry notò la sua mano sinistra. E le sue dita.
Portava una fede. Una fede d'oro. E l'anello col serpente l'aveva al medio, non all'anulare.
- Sei sposato?- gli chiese in un sussurro - Con chi?-
Draco sogghignò - Che domande oziose. Neanche te lo ricordi? Hai cercato di ucciderla prima di andartene. E, a proposito...- si alzò e con una violenza inaudita gli schiacciò la mano destra sotto lo stivale.
Le ossa scricchiolarono e fino a quando non furono rotte, il biondo Mangiamorte non si ritenne soddisfatto.
Beandosi delle sue urla.
- Cristo...- gemette Harry ad alta voce, tremando come una foglia.
- Daphne ti manda i suoi saluti.- sibilò Draco in Serpentese. Fece per colpirlo al viso con una ginocchiata, ma la porta si aprì di scatto e qualcuno l'afferrò forte per il cappuccio, ributtandolo a sedere.
Draco non parve prendersela quando una donna avvolta in un lungo mantello color vinaccia di velluto entrò nel cerchio di rame in cui era imprigionato Potter e si chinò, per cingerlo fra le braccia.
- Ecco che arriva la salvatrice.- ironizzò Malfoy - State quasi bene, lì inginocchiati ai miei piedi.-
- Taci, verme.- ordinò una voce imperiosa di donna.
Harry, preso dal dolore, vedeva tutto ovattato.
Aveva perso gli occhiali, erano stati rotti da Malfoy, ma le braccia che lo stringevano protettive...per un attimo le riconobbe.
Alla luce dell'unica fiaccola che regnava in quel buio, mise a fuoco un volto dai tratti regolari e levigati nascosti da un cappuccio appuntito.
Una lunghissima ciocca di capelli ricci castani scivolò lungo la sua spalla, per sfiorargli il viso.
Oddio.
No.
Non anche lei.
- Hermione.- disse, chiudendo le palpebre per non sentire le lacrime pungergli le ciglia.
- Shhh.- sussurrò la strega estraendo la bacchetta - Ferula.-
Il polso rotto e già gonfio gli venne bendato velocemente, mentre lei gli carezzava il volto con dita delicate.
E ogni carezza, stimolavano in Draco Malfoy qualcosa che nei suoi occhi brillava famelico.
- Non darti tanta pena, mezzosangue.- le disse gelido - Fra poco Tom lo sistemerà una volta per tutte.-
- Ancora una volta la tua infondata arroganza potrebbe sbagliarsi, Malfoy.-
- Non sei neanche degna di stare lì in ginocchio.- le disse, sprezzante - Comunque presto tu e tutti gli altri sanguesporco, Magonò e babbani farete tutti la stessa fine. Cenere. Polvere. Spazzatura.-
Lei non parve sentirlo.
- Tu non sei degno di vivere, ma come tu non ascolti le mie parole, permettimi a mia volta di non stare a sentire i tuoi vaneggiamenti.-
- Sei una Mangiamorte.-
Hermione abbassò il volto.
La fronte corrucciata.
Anche quella domanda pareva assurda.
La vide scambiare uno sguardo sbigottito con Malfoy.
- Certo che lo è.- rispose Draco, crudelmente, godendo sempre di più nel vederlo traballare sul filo del rasoio fra pazzia e lucidità - Lo è da quando ha ammazzato il suo schifosissimo padre babbano e ha ereditato la fortuna del caro nonno Hargrave. Vero, mezzosangue?-
- Tu parli troppo Malfoy.- gli disse, senza lasciare Harry - Questa mancanza di lucidità e di memoria è più preoccupante di quanto mi abbia riferito Edward. Si potrebbe risolvere con un semplice Distillato di Perfidia. Gli farebbe bene.-
- No!- Potter iniziò ad agitarsi, liberandosi dalla presa - No, non toccarmi! Andate via!-
Arrancò fra le catene, fino a spingersi ben lontano da lei.
E ora, più la guardava, più il pesante trucco scuro e lo stemma della Dama Nera sul petto lo straziavano.
Una gagia. E una Mangiamorte.
- Uccidi babbani.- alitò.
Hermione non batté ciglio.
- Lo fai anche tu.-
- Correzione.- s'intromise Draco - Lo faceva. E faceva anche stragi intere.-
- Sei un bugiardo!- gli urlò fuori di sé.
- Non dire cazzate, Potter.- ringhiò il biondo, iniziando a perdere la pazienza - Sono stanco di questa storia. Mio cugino ha il talento per il melodramma, ma io ne ho piene le tasche delle tue scenate! O ti riprendi o muori! E se fosse dipeso da me...-
- Si, se fosse dipeso da te sarebbe già morto.- replicò Hermione, gelida.
Si mise in piedi e uscì dal cerchio di rame, facendo riecheggiare il suono dei tacchi sulla pietra grezza.
- Harry, devi riprenderti.- gli consigliò - Per il tuo bene o farai la fine di Howthorne.-
- Già...il ragazzo avrebbe dovuto collaborare invece che farsi cavare gli occhi dalle orbite.-
Harry trattenne un altro conato di vomito.
Ecco perché aveva visto Damon bendato.
Tom...Tom gli aveva strappato gli occhi...
- Tu ammazzi i mezzosangue...e i babbani...- mormorò, con voce vacua e lontana - Tu ammazzi la gente...ammazzi i babbani...-
- Maghi e babbani devono stare separati.- gli rispose la strega, strappandogli l'ultima scintilla di fede dal petto - Il tempo della speranza per me è finito da un pezzo, Harry. Me l'hai insegnato tu.-
- Se non altro è stato tempo ben speso.- sibilò Draco, fissandola da capo a piedi con un lungo e cattivo sguardo lascivo - Esseri come te non dovrebbero più nascere.-
- Il tuo sangue puro non ti salverà in eterno Malfoy.-
- E dovrei temere qualcosa da te?- replicò, mentre Hermione gli dava le spalle e tornava alla porta - E quando mi pianterai un coltello in mezzo alle scapole, eh? Mentre dormo?-
Lei si bloccò.
La mano sul battente.
Il ghigno di Draco assunse un che di perverso.
- Sai bene che per piegare la gente basta molto meno, mezzosangue.-
Hermione tacque.
Si girò ancora sopra la spalla, fissando Harry.
- Cerca di riposare, mio signore.-
- Io e te ci vediamo dopo cena.- fu l'ultima cosa che insinuò Draco, prima che lei sbattesse la porta alle sue spalle.
Fu un rimbombo duro, antico, da brivido.
No.
Non anche Hermione.
Non anche lei.
- Non fosse così divertente a letto sarebbe già sotto terra per conto mio.- commentò Malfoy, quando rimasero soli - E tu dovresti saperlo bene. Ce la litigavamo sempre.-
La speranza se n'è andata da qui, Harry.
Me l'hai insegnato tu.
- La bambina...-
Draco sollevò appena gli occhi, gettando a terra il mozzicone consumato.
- Cosa?-
- La bambina...-
- Che bambina?-
- Glorya.-
- Che cosa?- Draco arcuò un sopracciglio - Di che diavolo parli adesso?-
- Tua figlia.- Harry gli puntò gli occhi addosso - Dov'è tua figlia?-
- Mia...- un attimo, poi Malfoy s'interruppe e scoppiò sonoramente a ridere, rovesciando il capo all'indietro.
- Oh Merlino.- ridacchiò, incrociando le braccia dietro alla testa - Oh, questa è veramente il colmo. Ti scordi di aver strappato il cuore al Lord Oscuro ma non di quello scherzo di natura che avrebbe portato il mio sangue...accidenti, complimenti alla tua memoria.-
Aveva parlato al passato.
Ogni parola stava diventando peggio di una frustata.
- In fondo sei stato tu a consigliarmelo, Potter. Non potevo certo permettere che una mezzosangue schifosa avesse un figlio da me, un mezzo Malfoy e un mezzo Hargrave sanguesporco...un colpo ben assestato quando meno se l'aspettava e ha abortito.- lo scintillio malefico di quel ghigno riuscì a finirlo una volta per tutte - Grazie, Harry. Mi sei stato molto utile...-
Bastardo.
- Bastardo!- si ribellò il bambino sopravvissuto, avvertendo tutta la collera che minacciava di sopprimerlo in quella situazione - Sei uno schifoso bastardo!- e per farselo avvicinare, diede uno strattone al braccio destro.
Ma non accadde nulla.
Draco rise.
- Niente telecinesi. Ti abbiamo bloccato i poteri.-
- Non puoi aver bloccato i Bracciali!-
- Che Bracciali, idiota?-
Il polso.
Il polso sinistro di Draco.
Non c'era il tatuaggio col corvo.
Non c'era...il Bracciale del Destino.
E neanche al suo.
Kentron e Vargras non erano con loro.
Non erano legati.
Non lo erano più. O forse non lo erano mai stati.



Sul serio, Harry Potter.
Credevi davvero che lui avesse bisogno di uno come te?





Alle tre di notte, Black House era illuminata a festa e sembrava che tutta Myfair fosse pervenuta alla festa di una delle famiglie di maghi più illustri della Gran Bretagna.
Ma c'era anche chi non era venuto a portare i suoi omaggi.
Draco Lucius Malfoy spinse rudemente di lato i lacché all'ingresso che gli chiesero l'invito prima di capire chi fosse.
- Oh, signor Malfoy...signor Riddle...prego entrate. I padroni non ci avevano avvisato che sareste venuti.-
- Sparite.- sibilò Draco, mentre Tom apriva i cancelli.
Sembrava una vita dall'ultima volta che era stato dai suoi nonni.
Si. Più di vent'anni.
L'ultima volta era stato al Natale dei sui quindici anni.
Non ci aveva più messo piede ed entrarci ora sembrava ritornare al passato che per tutta la vita aveva cercato di seppellire. Tom invece, guardandolo con la coda dell'occhio, sembrava perfettamente a suo agio.
Forse neanche lui aveva più niente da perdere.
C'era una festa, da manuale.
Un tripudio di vini costosi, abiti di seta e il lezzo dei sigari d'importazione che tanto amavano quegli idioti dell'alta società. Alcuni elfi domestici aprirono la porta dell'ingresso prima ancora che si prendessero la gioia di farla a pezzi e vedendo Kreacher Draco ebbe un moto di disgusto.
- Padroncino.- fece quel verme ossequiosamente - In cosa posso aiutarla?-
Tom afferrò il cugino per il polso.
- Voglio una questione privata.- sussurrò - Non metterti nei guai prima del tempo. E dubito che in pubblico potremmo veramente fare le cose...come intendiamo farle noi.-
- D'accordo.-
Draco fissò Kreacher - Chiama i miei nonni. Ora.-
- Padroncino...Kreacher le fa notare...la festa...gli ospiti...-
- Ho detto...ORA.-
Non era cambiato quell'elfo. Se ne andò ciabattando e maledicendo quel "cafone del padroncino traditore che aveva insozzato il suo sangue sposando una sporca nemica mezzosangue."
- Lombrico.- disse Tom, guardandosi attorno circospetto.
Dalla sala da ballo, enorme e con un altissimo soffitto tappezzato d broccati, colse un turbinio di stoffe pregiate.
Sgomento, si spostò alle spalle del cugino quando vide il Segretario Donovan.
Al suo fianco c'era la figlia che rideva alle battute di un damerino in smoking coi baffi alla Stalin.
- Ci avrei giurato che era qui.- commentò.
- Fregatene.- il tono di Draco era il ringhio di un animale rabbioso - Eccoli che si degnano di scendere fra i comuni mortali.-
Jocelyn Black uscì dal salone con la sua falcata sprezzante e da regina oltraggiata per essere stata interrotta dall'intrattenere i suoi ospiti. Ancora non dimostrava i suoi ottant'anni pieni e il suo viso tirato, unito all'acconciatura che le tratteneva i capelli quasi del tutto bianchi, pareva scolpito nella pietra.
Al suo fianco, Perseus Black a Stalin ci assomigliava davvero e dondolava un bastone da passeggio come per far capire ai nipoti che arrivare tanto in ritardo a una festa per lui sarebbe dovuto essere passibile per legge.
Draco e Tom andarono incontro ai nonni senza dire una parola e il biondo tirò dritto, facendo strada a tutti, allo studio di suo nonno. Come sempre lo trovò impregnato di odore di pergamena antica, della pelle dei libri di magia e del fumo irrespirabile dei suoi sigari.
- Colloportus.- disse, dopo che furono entrati tutti.
- Che significa nipote?- chiese Jocelyn Black, alzando il mento - E' un'imperdonabile scortesia presentarsi a quest'ora e sottrarmi ai miei ospiti.-
- Vedo che hai fiato per parlare...nonna.-
Draco si girò lentamente, gli occhi grigi che lampeggiavano.
E non si era sognato di rinfoderare la bacchetta.
-... Ma non so se ne avrai ancora dopo stanotte.-
Jocelyn serrò le labbra e Tom, fermo alla scrivania, incrociò le braccia e riuscì a stamparsi in faccia un ghigno.
- Com'è che non mi sembri sorpresa di vederci nonna?-
- Devo versarmi qualcosa da bere.- disse Perseus Black, raggiungendo una vetrina - Immagino la tirerete per le lunghe.- e incurante della discussione in atto, spinse di lato dei libri e ne estrasse una fiaschetta tonda di metallo.
Mandò giù un sorso sotto lo sguardo acuto della moglie, fregandosene anche di lei.
- Allora?- Jocelyn si strinse altezzosamente nelle spalle - Avanti Draco, ti ascolto.-
- Non fare l'innocente con me.- sibilò lui, iniziando pericolosamente ad avvicinarsi - Sai bene perché sono qui.-
- Cos'hai fatto stavolta, Jocelyn?-
- Non ho insultato la tua preziosa figlia Narcissa, non temere marito mio.- sibilò l'anziana strega, gelidamente - Ho solo cercato di porre fine a un deprecabile errore di mio nipote.-
- Porre fine?-
La voce di Draco uscì in un soffio glaciale.
- Porre fine?- riecheggiò, ormai a un passo da sua nonna. La sovrastava di parecchi centimetri e i suoi occhi grigi, così simili a quelli di tutti i Black, ora lo stomacavano. Era troppo uguale a quella gente.
Dannatamente troppo uguale.
- Sfortunatamente per te...nonna...- sputò, quasi vomitando quella parola -...il tuo Filtro non ha colpito chi desideravi.-
La vide arricciare le labbra, piena di disappunto.
- Ah si? Questo mi duole enormemente.-
- E vedrai come starai male se solo riprovi ad avvicinarti a casa mia.- minacciò il biondo, serrando la bacchetta fra le dita - Sei stata scaltra come al solito e le tue arance sono sparite...sei stata brava, una volta ancora. Ma hai mancato il bersaglio...e sta sicura che non avrai una seconda possibilità.-
- Cos'è, una minaccia?- s'inalberò quella - Non osare!-
- Tu!- le urlò in faccia - Tu non osare mai più presentarti di fronte a me!-
- Hai perso il senno, nipote!- gracchiò lei - Tutto quella sporca mezzosangue mezza Hargrave!-
Draco le puntò la bacchetta in faccia.
Il braccio gli era diventato di pietra.
- Provaci...insultala di nuovo...dammi questa soddisfazione! E' da un pezzo che non uso un Cruciatus...-
- Nipote.- Perseus Black lo guardò vacuamente, come se Draco non stesse puntando in faccia la bacchetta a sua moglie con la faccia di uno pronto a ucciderla - Quale sarebbe il problema?-
- La nonna ha cercato di avvelenarci.- rispose Tom, senza stupirsi della sua indifferenza.
- Ho cercato di uccidere quella piccola puttana!- strillò allora Jocelyn, come sfidando Draco a mettere in atto la sua minaccia - Ti ha rovinato! E ha rovinato la mia bisnipote!-
L'insulto andò a segno.
La formula era già sulle labbra di Malfoy quando venne spalancata la porta.
Edward fu il primo ad entrare, seguito da Ron.
Lo afferrarono per le spalle prima ancora che avesse potuto godersi lo spettacolo di vedere quell'infame strega strillare per un motivo valido, ma da lì si scatenò il caos.
I due coniugi Black urlarono all'invasione, la stanza si riempì elfi, maggiordomi e altri tizi della servitù a bacchette spianate ma questo non servì a placare Malfoy.
Prima che Dalton e Weasley lo spingessero fuori, tuonò l'ultimo avvertimento.
- Prima o poi...prima o poi anche tu sbaglierai. E allora finirai ad Azkaban insieme a quei due bastardi! Ricordatelo bene! Prima o poi ti farò marcire là dentro!-
- Esattamente la fine che farà tua moglie!- strepitò sua nonna.
Una volta che se ne furono andati, l'ansante padrona di casa rimase sbigottita vedendo Vlad sulla porta.
Un demone puro in casa sua!
Tom la sorpassò di pochi passi, col sorriso sulle labbra.
- Sai nonna...- le disse, senza neanche voltarsi - Una cosa devo ammetterla. Buon sangue non mente. Hai appena dato battaglia a un uomo innamorato e se conoscessi bene il tuo stesso sangue, sapresti quanto può essere pericoloso un mezzo Black.- una risatina la fece gelare, irritata - Io starei attento a ciò che bevi, d'ora in avanti. Buona notte e buon proseguimento di serata. Ciao nonno.-
E anche Riddle sparì, lasciando nell'aria quella muta minaccia.
Ma più che una muta minaccia, suonava molto come una sicurezza.
Dieci minuti più tardi, Draco spalancò la porta di casa sua e quasi la richiuse sulla faccia di Ron.
- Vuoi calmarti?- sbraitò Weasley, richiudendo a sua volta il battente sul naso di Edward.
- Volete tacere tutti?- ordinò Blaise, apparendo nel salone - Quanto cazzo ci avete messo eh?-
- Troppo poco, quella maledetta...- Malfoy riuscì a frenare la lingua di fronte alle bambine -...di mia nonna è ancora viva. Ma per poco, lo giuro. Qua come andiamo?-
Elettra si teneva il volto fra le mani.
E scosse il capo, con una lacrima che le rigava il viso.
- Harry ha un polso rotto, altre ferite e una bruciatura sul collo. Il Bracciale non funziona.- l'informò Hermione - Ma il Filtro è pronto.-
- Non basta.-
Tom fissava Harry. E più lo guardava, più la sua sofferenza lo uccideva.
- Non basta più.-
Che poteva fare un bambino da solo?
Ma Harry era intrappolato in un sogno...e Lucas era l'unico a non temere nulla. Mentre lui era pieno di paure.
Come poteva penetrare nel suo incubo?
Vlad lo vide improvvisamente allargare gli occhi e come Lucilla capì che le sue rotelle avevano girato una volta di troppo. Infatti, un secondo dopo che il piccolo Phyro si fu riaddormentato, abbracciato al padre che diventava sempre più pallido ed esangue, Tom filò dritto al caminetto.
Basta. Era ora di smetterla di essere passivi.
- Cosa fai?- gli chiese Lucilla, quando lo vide afferrare un ciocco di carbone e fare un cerchio a terra - Tom? Chi diavolo...chi diavolo stai invocando? EHI!-
Ci fu un lampo di fumo e la voce di Riddle parve come un tuono in mezzo al cielo.
- Denise Axia Psiche Loderdail Evoco!-
Ecco, l'aveva fatto.
Ci fu un altro lampo, altro fumo e poi in mezzo a quel macello apparve un'esile figura abbigliata di lamé argenteo.
Denise spalancò la bocca, quando vide dove si trovava.
- No, dico...ma ti ha dato di volta il cervello?- scandì la Loderdail, levandosi la cenere dall'orlo dell'abito - Dove diavolo mi hai portato? Io me ne stavo a Parigi e...-
Lui la interruppe, mettendole una mano sulla bocca.
- Denise, mi serve un favore. Devi farmi entrare in un incubo.-
- Che cosa?- gracchiò lei, liberandosi - E' illegale! Neanche dovrei essere qui! A Caesar verrà un colpo!-
- Lo avviso io.- borbottò Vlad, facendosi vedere - Torno subito.- e sparì, lasciando la Loderdail a fissare Riddle come un malato di mente. Che succede lì non riuscì a capirlo neanche notando Hermione e Lucilla.
In quattro e quattr'otto Tom le riassunse la situazione a grandi linee in cui lei capì solo che era nervoso come mai prima. E tutto per quell'umano sdraiato e addormentato.
- Tu mi hai già fatto entrare in un sogno...fallo di nuovo!-
- Non posso, era illegale allora e lo è adesso! Ora sono sotto la custodia di Caesar, non voglio metterlo nei guai.-
- Denise ti prego, è importante! Lui è Harry Potter, rischia di morire!-
La demone puntò lo sguardo confuso su Lucilla.
La Lancaster sospirò - E' importante per davvero. So che finirai nei guai, ma è di vitale importanza. Anche Caesar in passato gli è venuto in aiuto.-
- Si ed è rimasto chiuso in biblioteca. Stavolta i suoi ci ammezzeranno, Lucilla.-
- Ehi...-
Degona bloccò tutti, serrando il polso ad Harry.
- Gente, qua il battito s'indebolisce. Datevi una mossa, trema per la paura!-
Tom afferrò la mano a Denise, fissandola davvero sull'orlo di una crisi di nervi. Ora anche lui aveva paura.
La stava supplicando. Si sarebbe messo in ginocchio, lo capiva.
Caesar avrebbe capito come lei, sperò, mentre allungava la mano sottile sul capo del bambino sopravvissuto.
E sperò anche che quell'incubo non fosse troppo radicato nel cuore di quell'umano.
O lottare quella notte sarebbe stato del tutto inutile.






Hai ucciso il tuo nemico, Harry Potter. E hai reso orfano un ragazzino.
Sei fiero di te, bambino sopravvissuto?



Lucas riaprì gli occhi nella stessa cella buia in cui aveva lasciato il padre, in un angolo.
Si guardò attorno e in quella tenebra così spessa alzò la mano e fece brillare la fiaccola che aveva sopra la testa per accorgersi, col sangue a cubetti, che suo padre stava steso a terra.
- Papà!-
Gli corse accanto e s'inginocchiò per vederlo coperto di lividi, col polso bendato e con le iridi verdi fisse al soffitto.
Sembrava in trans. Sembrava febbricitante.
Ma era ora di tirarlo fuori da lì, volente o nolente.
Fece per sollevare la mano verso la fiaccola quando una risata fredda lo bloccò.
Si volse e vide uscire dall'angolo opposto della cella qualcuno ammantato di nero.
- Vattene.- disse Harry all'improvviso.
Lucas non staccò lo sguardo dall'intruso. Alto, con le spalle appuntite...e il volto pallido e scavato, come il ritratto della morte. Occhi...rossi. E il naso schiacciato, come quello di un serpente.
- Vattene Tom.- disse ancora suo padre.
Tom? Lucas balzò in piedi. Quello non era Tom...il Tom che conosceva lui.
- Il fatto che parli con un morto non ti fa venire dei dubbi, Harry?-
Che voce.
Il Phyro fissò quell'uomo. Se poteva essere definito tale, quando capì di essere al cospetto di Lord Voldemort. E così...era Lui. Il mago che aveva messo suo padre nella storia.
Era Lui.
Stavolta Harry disse qualcosa in Serpentese che Lucas non capì. E Voldemort scoppiò a ridere.
Si accucciò nel buio, seduto in un'incavatura nella parete di grossi mattoni di pietra.
- Come stai Harry? Hn? Come sta la tua coscienza?-
- Vattene via.-
- Oh, perché tratti così il tuo vecchio padre eh?-
- Tu non sei mio padre.-
- Si e mi hai anche ucciso. Ma ora stiamo parlando.-
- Sono pazzo.-
Lucas serrò i denti, vedendo che suo padre continuava a fissare il soffitto.
No, no! Aveva già ceduto!
- Finalmente l'hai capito.- Voldemort emise quella sentenza in un sussurro - O non è che magari sono la tua coscienza?-
Harry girò il capo dall'altra parte.
La sua tortura sembrava non avere fine. Doveva anche starlo a sentire.
Chiuse le palpebre, inspirando forte.
- Hai spezzato il cuore a mio figlio. Come ti senti?- continuò Voldemort, mentre Lucas restava in piedi fra loro due come di fronte a due grandi dei - Ti ucciderà, lo sai? L'hai tradito. Non meriti il suo attaccamento a te.-
Lo so.
Non lo merito.
- Fa che ponga fine alle tue sofferenze. In fondo te lo meriti.- sogghignò Voldemort, sentendo la porta della cella cigolare - Ci rivedremo presto, figlio mio.-
Si, all'Inferno. Il posto adatto a un assassino.
Un secondo più tardi Voldemort era scomparso in una nuvola di vapore nero e Lucas rimase impietrito vedendo entrare Draco, seguito dai Lestrange e da Tom. Per ultime Beatrix ed Hermione.
Era così sconvolto nel vedere la Grifoncina fra quella gente che quando Draco ficcò un calcio nello stomaco a Harry non riuscì a fermarlo.
- Sveglia.- sibilò Malfoy, con gli occhi sempre più solcati da spessi segni neri - Svegliati bastardo. Hai ospiti.-
- Vacci piano, cugino.- gli disse Vanessa - La pozione sta per essere ultimata.-
- Non so se lo rivoglio.-
Tom lasciò che Draco sedesse in poltrona e si piazzò accanto a Potter, afferrandolo per la nuca per rimetterlo in ginocchio - Non so se riuscirò più a vederlo come un tempo.-
Il bambino sopravvissuto tenne lo sguardo basso.
Neanche più sentiva la presa di Riddle, il fumo della sigaretta di Draco, gli occhi d'oro d'Hermione che lo scrutavano.
La testa mozza di Ron era ancora lì, gettata come uno scarto, macchiata di sangue.
- Ah!- Tom mollò la sua nuca con stizza, facendolo traballare - Voglio vederlo a pezzi! E poi voglio che tutto torni come prima!-
- Fai i capricci adesso.- commentò Draco, poggiato pigramente sul gomito.
- Si, faccio i capricci!- sbottò Tom ad alta voce, rivoltandosi verso di lui al colmo della collera.
Malfoy sogghignò dopo un secondo, proprio come Riddle.
- Cosa posso fare per te cuginetto?-
- Ciò che voglio non farebbe felice te.- disse l'altro soave, fissando il biondo con altrettanta noncurante pigrizia - Lo rivoglio, capito? Lo rivoglio come prima...per poi ammazzarlo come merita! Ha tradito la mia fiducia.-
- Io ti consiglio di aspettare.- lo bloccò Trix, seduta sul bracciolo della poltrona di Draco - In questa situazione i colpi di testa non porteranno a nessun profitto per noi. Lui ci è prezioso.-
- E poi ne soffriresti troppo.- concluse Vanessa - Fratello, pensaci.-
- Che sentimentali.- commentò Draco, gettando via il mozzicone - Io propongo prima di cavargli gli occhi dalle orbite come hai fatto a Howthorne. In fondo Damon si è solo rifiutato di aderire alla causa...Potter invece ha ucciso tuo padre. Impicchiamolo al suo bell'albero nel labirinto.-
- Già e al diavolo la nostra fottuta famiglia felice.- ghignò Rafeus, dando una pacca sulla spalla di Draco.
Tom sorrise ancora, distogliendo l'attenzione dallo sguardo di piombo di Malfoy.
S'inginocchiò, levandosi i guanti lentamente e poi con due dita sollevò il mento a Harry, per farsi vedere in viso.
I loro occhi s'incontrarono e rimasero incatenati.
- Come hai potuto?- Tom si sporse, sussurrandogli all'orecchio - Come hai potuto tradirmi così? Tu mi hai rovinato la vita...non te lo perdonerò mai. Da qui a mille anni. Mai, hai capito? Mai!- e un secondo dopo Harry e Lucas cacciarono insieme un grido, perché una lama saettò nella mano di Riddle, piantandosi dritta nella schiena del bambino sopravvissuto.
In quel preciso istante le fiamme si levarono alte da quell'unica fiaccola e la cella ne fu completamente invasa.
Lucas ne era cinto totalmente e urlando sollevò un muro di fuoco fra lui e Riddle, che si fece indietro imprecando.
Il Phyro sentiva gli strilli dei Mangiamorte, ma non si curò più di loro, vedendo suo padre estrarre la lama col dolore dipinto in faccia. Lo chiamò, lo chiamò ancora e ancora.
Ma non lo sentiva. Non riusciva nemmeno a vederlo.
Allora fece l'unica cosa che poteva fare.
Con una piccola lingua di fuoco arrivò a bruciargli il braccio ed Harry imprecò, facendosi faticamene indietro.
Suo padre si era sempre lamentato che da piccolo gli aveva bruciato il braccio...e quando Potter Senior notò che la chiazza chiara riappariva sulla sua pelle, ebbe un sussulto.
Ma ne ebbe uno maggiore perché dal fuoco apparvero tre lettere. Le tre lettere più semplici del mondo che Lucas disegnò in aria col dito con tutto il cuore.




DAD






Harry Potter allargò gli occhi verdi. Si fecero vitrei, lucenti. Ma non più assenti. Non più colmi di abbandono.
Era follia anche quella, vero? Si.
Perché...se non lo era...chi poteva essere?
Fuoco. Fiamme...
Lucas.
- Lucas...- mormorò a bassa voce.
- Papà!-
L'urlo arrivò dovunque nella cella, da tutto il fuoco che lo abbracciava.
Ma lo sentì. Lo percepì distintamente.
Fu come se il velo che gli copriva la mente venisse squarciato con un coltello.
Era ancora la pazzia a guidarlo? Era la voce di un cadavere mai vissuto a tormentarlo?
Poteva davvero non abbandonarsi a quel filo tanto sottile di speranza?
- Lucas!- gridò col cuore in gola, pregando per la prima volta dopo tanti e tanti anni - Lucas! Dove sei?-
- Papà! Papà!!-
Harry, piegato dalla perdita di sangue, si rivoltò a terra e cercò di mettersi in piedi.
Le fiamme lo proteggevano dagli attacchi dei Mangiamorte ma Tom e Draco, unendo i loro poteri, stavano cercando di abbattere la barriera.
Li sentiva maledirlo, li sentiva sempre più vicini.
- Lucas! Lucas dove sei?!-
Era lì, lo percepiva. Ora tutto sembrava chiaro...nitido. Ma ancora non riusciva a vederlo anche a causa della perdita di sangue che lo fiaccava.
- Non mi sfuggirai, maledetto!-
Vide Tom aprire un varco fra le fiamme, con un semplice gesto della mano.
- Sei mio Harry!-
- Papà!-
Stavolta il palmo di Riddle si ritrasse, ustionato dalle fiamme impazzite. Cadde in ginocchio, tenendosi il braccio contro il torace e il viso contratto dal furore.
Si guardarono attraverso le fiamme.
Harry James Potter.
Thomas Maximilian Riddle.
Separati dal fuoco, uniti dal sangue.
Uniti nel sangue.
- Papà! Guardami, sono qui!-
Harry socchiuse le palpebre e alla fine riuscì a distogliere lo sguardo.
Troppo dolore. Troppi ricordi. Veri e falsi, nemmeno lui sapeva più dirlo...
E poi di nuovo la luce come un lampo a ciel sereno e da un varco luminoso, il bambino sopravvissuto vide sgomento apparire Lucas contro quel bagliore. La sagoma di suo figlio, i suoi contorni, i suoi occhi azzurri...quelli di Elettra.
Ma non era solo a porgergli la mano.
- Harry!-
Il vero Tom, ma in fondo chi può dire quale sia la realtà giusta agli occhi di tutti?, apparve a fianco del Phyro.
Ansava così tanto e i suoi occhi color della notte erano così colmi d'angoscia che mettere a confronto lui e quello dall'altra parte del fuoco sembrava del tutto surreale.
- Harry!- urlò di nuovo Riddle - Harry è solo un incubo! Andiamo via!-
- Ha ragione lui papà!- gridò anche Lucas, continuando a tenere altissime le fiamme - Torniamo a casa!-
- Dacci la mano!- lo supplicò Tom - Ti prego, vieni via!-
Ma il bambino sopravvissuto rimase immobile, nel cerchio di fuoco.
Arrossate le gote a causa del calore, il sangue che gli scorreva lungo la schiena, stava in piedi in mezzo a quell'inferno.
Da una parte la paura. Una paura reale, sensata.
Dall'altra parte...una realtà del tutto priva di logica.
Perché...come poteva amare ed essere amato dal figlio del suo peggior nemico?
Come poteva lui, che aveva ucciso un uomo a sedici anni, non essere un assassino?
Non era un Messia.
Era solo...solo un uomo.
Solo un mago.
- Papà!- Lucas gridò di nuovo, angosciato - Devi venire! Ti prego, torniamo a casa! La mamma ci aspetta!-
- Harry è stata una pozione a portarti in questo incubo!- Tom urlava tanto da sentirsi la gola bruciare, come tutto ormai in quella cella - E' solo una menzogna! E' solo...è solo la paura che hai nel cuore! Harry ascoltami! Vieni via!-
Ma lui ancora non si mosse.
Lo guardava.
Guardava entrambi.
Ma non riusciva a muovere un passo.




Sei tu il folle, Harry Potter.
E la tua vita...è stata solo la visione di un cieco.




No.
No.
Tom non ci stava.
Non ci stava a farselo portare via così.
Ne avevano superate migliaia in quegli anni...e ora un dannatissimo incubo glielo stava strappando via.
No. Non l'aveva permesso a suo padre, alle malelingue, a tutti coloro che avevano puntato il dito, pronti a scagliare pietre, sentenze e giudizi.
Un incubo non gliel'avrebbe portato via.
Tom fece da parte Lucas, tenendogli una mano aperta davanti.
- Vado a prenderlo!- urlò, per farsi sentire - Tieni gli altri fuori dal cerchio finché puoi!-
- Cosa? No, aspetta! Ti brucerai!-
Il Phyro non riuscì a trattenerlo. Facendosi scudo con un braccio, Riddle si lanciò in mezzo al fuoco per poi cercare di spegnere il tessuto in fiamme della camicia. La sua pelle era ustionata, ma se ne curò al momento.
Aveva altro da fare.
Oltre quel muro incandescente creato da un bambino che nulla temeva, vide...il riflesso di uno specchio.
Il riflesso della mente.
Il riflesso di un cuore.
Era il riflesso del cuore di Harry.
Era così che lo vedeva?, si chiese, guardando se stesso e Draco.
Si volse. Il languire del fuoco illuminava di bagliori le iridi di Harry.
- Guardami.-
Potter non batté ciglio.
- Guardami!- urlò allora Tom, col torace che si alzava e si abbassava violentemente.
Finalmente notò un barlume di vita, di lucidità.
Puntò il dito alla loro sinistra, verso l'immagine surreale che Potter aveva di lui.
- Secondo te io sono così?-
- Tom...-
- Ti ho chiesto se credi davvero che sia così, per Dio!- gli strillò fuori di sé - E' così che pensi che sia? Un assassino?-
- No...non è questo...-
- E allora cosa?! Quanto ancora dovremo andare avanti Harry?- un'esplosione fragorosa fece schizzare mattoni, schegge e scintille di magia sopra le loro teste, in un boato simile al ruggito di un drago ma nessuno dei due se ne curò - Per quanto ancora intendiamo farci del male? Io non sono un Mangiamorte, non cercherò mai vendetta per mio padre! Non m'interessa, non la desidero! E non voglio vederti morto! Tu sei tutto quello a cui tengo di più! Mi siete rimasti solo tu e Draco, Harry! Solo tu e Draco!-
- Questo lo so.- la voce sembrò uscirgli in un soffio - Non è questo. Non è questo. Non capisci.-
- Io me le ricordo le parole di quel giorno! Me le ricordo! Io sono la tua pace...è vero? E' vero quello che hai detto? O mi hai mentito?-
- No!- si ribellò Harry - No, non sono balle! Ma era tuo padre! Ed era tua madre!-
- Mi hanno solo messo al mondo, Harry! Ma non hanno fatto nulla di più! E che dire di te, eh? Credi che io non abbia sempre e costantemente il terrore che tu un giorno possa vedermi per quello che sono? Sono uguale a lui! Sono identico a lui!-
- Non è vero e lo sai bene.- deglutì Potter.
- Si ma io sto alla tua parola! Ho fede in quello che dici, anche se la paura non mi passa mai e io non voglio continuare a vivere con questo peso sulla coscienza! Dobbiamo smetterla, Harry! Smetterla una volta per tutte! Finiremo per ucciderci! Tu stai per morire per questa paura! Ma non puoi pensare davvero che io sarei in grado di fare una cosa simile!-
- Perché, io si invece?- lo sfidò - Credi davvero che potrei farti del male?-
L'eterna, dannata, schifosa domanda.
- Basta.- disse solo, abbassando lo sguardo all'ennesima pioggia di scintille - Basta Harry.-
E allungò la mano verso di lui.
Prendila.
Anche Lucas varcò il fuoco, mettendosi accanto a Riddle.
Si, il sogno stava crollando. Diventava opaco, perdeva di suoni, di colore...di forza, di paura.
Era ora di svegliarsi e di tornare alla realtà.
In fondo poteva essere molto peggiore della fantasia.
Proprio perché era reale. E non una paura.
Non l'inconsistenza di un ricordo.
Ma reale come un tradimento e come una lama fredda sulla pelle.




Andiamo, bambino sopravvissuto...credi davvero sia finita così?




Alle quattro di mattina la Lucky House venne invasa di luce. Ci fu una grande orda d'urto che frantumò vetri e spazzò via mobili e la maggior parte dei presenti venne spedita contro le pareti, probabilmente per colpa di Harry che tornò in sé urlando. Ma finalmente si svegliò.
Ci vollero due ore per calmarlo, un'ora per fasciargli le ferite che sembravano non volerne sapere di guarirsi e il Bracciale di Kentron continuò a vibrare fino a tardi, fino a quando sorse il sole ed Efren riuscì a dargli un sedativo.
Cadde addormentato, anche se c'era voluta la forza per convincerlo e alla fine, esausto, crollò del tutto.
La casa era ridotta a un disastro, una vera demolizione.
Caesar Noah Cameron, che era rimasto per circa dieci minuti lì nell'ingresso a fissare quello scempio, passò direttamente in un buco in mezzo alla parete facendo crollare calcinacci e pezzi d'intonaco.
Hermione, dalla sua cucina, si sporse e lo vide levarsi della polvere di vernice dai capelli.
- Oh, guarda chi si vede in casa mia.- disse, ancora tutta spettinata.
Il demone si levò altra polvere dal mantello, schioccando la lingua.
- Che diavolo è successo qui dentro? Avete lanciato contro la casa una cazzo di folgore?-
- Più o meno.- gli disse, andando a prenderlo per trascinarlo a sedersi con tutti gli altri nella sua cucina - Sei venuto a riprendere Denise?-
- Si, non mi andava neanche di lasciarla qui per tre ore, i Loderdail sono sempre in giro. Salve a tutti.- bofonchiò, vedendo Tom seduto al bancone di marmo, con del ghiaccio sulla fronte e delle fasciature su braccia e mani. Per non parlare poi di Degona, con la testa bendata e Lucas con un semplice cerotto sul naso.
Vlad alzò appena la mano, per farsi vedere, mentre Denise si stava facendo fare le trecce da Faith, che si era innamorata dei suoi capelli a prima vista.
- Ciao Caesar.- mugugnò Dena, lanciandogli uno sguardo supplichevole - Dimmi che hai dell'aspirina.-
- L'unica cosa che ho è un collare e un catenaccio.- ringhiò, fissando sua moglie sprizzando irritazione - Che diavolo è successo? Me lo dite o no?-
- La famiglia è zavorra.- celiò Sirius, arrivando dal salone con Elettra - E tutti vanno soppressi.-
- La mia senz'altro.- disse Denise, placida - Non preoccuparti Chichi, non è accaduto nulla. Tom aveva un problema e l'ho risolto anche se...bhè, potrebbero arrivare i Carcerieri davanti a casa fra qualche ora, per mettersi ai ferri, ma tu non ascoltarli, ok?-
- Io ti chiudo in casa, altro che in cella!- berciò.
- Ti prego, non alzare la voce.- sospirò Vlad - Mi sembra di avere un reggimento di goblin in testa.-
- Ed Harry come sta?- chiese infine, dopo che Lucilla, tornata dal bagno per ricomporsi vestiti e capelli, gli ebbe delineato la storia coi Black.
- Dorme.- sussurrò Riddle, sospirando lungamente - E io devo andarmene via.-
- Ecco bravo, torna dagli altri.- gli consigliò Sirius - Non può farti che bene stare coi ragazzi e dimenticarti l'ostinazione di tua nonna nel voler continuare a sopravvivere giorno dopo giorno.-
- E io ripeto che non respirerà ancora per molto.-
Draco apparve da una delle porte a sinistra della cucina, ovvero dalla cantina della villa, con aria cupa e stanca, ma sempre combattiva.
- La sistemo io quella prima o poi. Se crede di essere l'unica brava coi veleni si sbaglia di grosso.-
- Però è stata furba a far sparire le prove.- considerò Tom.
- E vedrai cosa le infilerò io in casa.- replicò suo cugino, gelido - E tu cosa diavolo fai qua, Cameron?-
Caesar assottigliò gli occhi, sempre più seccato dalla situazione.
- E' venuto a riprendere Denise.- gli disse Tom, levandosi il ghiaccio dalla fronte.
- E chi è Denise?- sibilò Malfoy.
La demone alzò la mano, facendosi vedere.
- Cosa fa qua?-
- Si fa fare le trecce.- ironizzò Hermione - Draco, è la moglie di Caesar.-
Se fosse stato del suo solito umore Draco si sarebbe buttato per terra, ridendo e rotolandosi come un ragazzino.
Stavolta però non era proprio in vena e si limitò ad alzare un sopracciglio.
Quella era troppo bella e sembrava anche troppo per bene...ma si sa, l'apparenza inganna.
- Allora mostriciattolo?- cambiò discorso, accendendosi una sigaretta - Te ne vai o no?-
- Già, torna al ritiro...dov'è che siete a proposito?- gli chiese Phyro.
- In Francia, Camargue.-
- Che orrore, odio i francesi.- mugugnò Sirius - Parlando di mostriciattoli comunque, voi bambini dovreste andare a dormire.-
- Si, io sono proprio stanco.- sospirò Lucas, scendendo dall'alto sgabello del bancone - Faith, lascia stare i capelli della signora e andiamo, dai. Ciao ragazzi, ciao David Beckham.-
- Si può sapere chi cazzo è questo David Beckham?- mugugnò Vlad, irritato.
- Un tizio che gioca a calcio per hobby e promuove la sua persona come una marmellata.- spiegò Tom, rimettendosi il ghiaccio in fronte - Caesar tu e Denise non eravate in Francia?-
- Si, a Parigi.- sbadigliò la signora Cameron - Mi stavo facendo due risate al Planetario quando mi hai interrotto.-
- Vuoi uno strappo?- fece invece Caesar.
- Credevo mi riportasse Vlad.-
- Cosa sono, un carretto?- sibilò Stokeford, accendendosi una sigaretta alla mente - Bhè, io ne ho le palle piene di bambini sopravvissuti e aranciate avvelenate! Me ne torno a casa.-
- Dai Vlad.- tubò Denise, maliziosa, mettendosi in piedi - Vai in Camargue e divertiti. In fondo l'aria francese ispira molto.-
- Spero che valga lo stesso per te.- frecciò lui, facendole girare molto più che i cinque minuti. Si alzò e dette un colpo alla spalla di Riddle - Dai sciancato, alza la tua regale persona che ti riporto dalle formiche.-
- E prendi le tue gocce!- rincarò Elettra, prima che i quattro sparissero tutti insieme in un puf.
Bhè, se non altro era stata veloce.
Dolorosa come lo strappo di un cerotto. Ma veloce.
La durata di una notte.
La durata di un incubo.
E mentre Thomas Maximilian Riddle veniva portato via dalla Gran Bretagna e tornava sulla bianca spiaggia della Camargue dove lo aspettava Damon, seduto sul bagnasciuga, pensò un'ultima volta al sogno di Harry.
Rivide se stesso. Rivide Draco.
Mangiamorte.
Un Lord Oscuro e il braccio destro del Diavolo.
Era stato...strano, inquietante.
E rivelatore.
Vedere l'altra faccia di uno specchio...di se stessi, l'aveva convinto di una cosa.
Forse neanche un cuorepuro come lui era del tutto immune dalla tentazione. Dal richiamo del male.
Certo, non avrebbe mai sfiorato Harry. Nemmeno col pensiero.
Ma...c'è sempre ombra, in ogni cuore.
Anche in quello di uno come lui.
Anche in quello di Harry James Potter.
Però un piccolo conforto in quella valle buia l'aveva trovato.
Harry gli voleva bene.
Gli voleva bene davvero.
Perché aveva paura di perderlo.
Poteva sembrare stupido e infantile...ma non aveva mai osato pensarci, né sperare a tanto.
Harry teneva a lui.
Nonostante fosse stato un incubo...c'era luce alla fine del tunnel.
Più brillante che mai.







 
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