Lady Bloodrott |
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Dedicata a Te.
Continuavo ad osservarmi allo specchio. Nč occhi, nč bocca, nč naso. Con i miei non-occhi contemplavo quella figura deforme che rideva, [rideva!], rideva di me. Ed era una risata scura, nera, senza sfumature. Mi soffiava sul collo sospiri gelidi. E sentendomi come Damocle mi recai all'armadio. Rimasi pochi minuti per decidere quale maschera indossare, ne afferai una a caso me la incollai sul viso. Ritornai allo specchio, ma nonostante quella bella maschera io non vedevo nč occhi, nč bocca, nč naso e quella risata [rideva di me!] perpetua mi faceva sanguinare le orecchie. La figura deforme mi osserva immutabile, sogghignava di tanto in tento. Mi avviai verso la mia vita con la mia bella maschera di cera [bocca rossa, occhi azzurri] ma sapevo che non sarebbe bastato. La figura deforme e scura mi seguiva silenziosa, ogni tanto rideva o urlava, non che facesse differenza per le mie orecchie sorde. E mentre mi facevo violenza per non far cadere la mia bella maschera di cera cucendola con ago e filo sui contorni del mio volto, il sole decise di annientarmi completamente. E come Icaro vidi la mia slavezza sciogliersi e incominciai a cadere, cadere, cadere. La figura iniziņ a ridere cosģ forte che fui costratta a girami per gurdarla, per improrarle di smetterla. Ma dietro di me non c'era nulla, solo la mia ombra scura e deforme [a quella non potevo dare nessuna maschera]. E precipitando a terra realizzai una cosa
[La vera me stessa non sarebbe andata mai via.]
In quello stesso istante la mia caduta libera si fermņ. Ed ero di nuovo davanti al mio specchio. E mentre tutte le maschere nel mio armadio ardevano e urlavano di dolore nero, lo specchio mi mostrņ qualcosa di nuovo. [questa sono io?].
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