- Capitolo 7°

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view post Posted on 5/2/2009, 20:23

Arrivederci Presidente...

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Milos Morrigan attraversò l'intero West End. Alzò lo sguardo sull'orologio appeso sopra una tabaccheria e vide che erano quasi le quattro di mattina. Accidenti, era volato il tempo. Due ore e sarebbe sorto il sole.
Infilò alcune monete nel distributore automatico e dopo aver scartato il pacchetto, si mise una sigaretta in bocca.
Era l'unica cosa che in un momento simile gli potesse calmare la fame.
Dannazione, erano arrivati a cinque i mesi di astinenza e si sentiva sempre peggio.
C'era giorni in cui addirittura in lui scoppiava un'aggressività di cui aveva un terrore folle.
Sapeva che Jess aveva ragione. Lui lo invitava a nutrirsi regolarmente e non a digiunare per una questione di rimorsi.
- Ognuno si nutre di ciò di cui ha bisogno, quindi smettila di tormentarti e di fare il ragazzino!- gli aveva detto, già anni prima - Sei mezzo vampiro, non puoi farci niente. Se non ti nutri per tanto tempo, rischi di attaccare la prima persona che ti arriva a tiro e ucciderla! Non è meglio bere sangue a piccole dosi senza uccidere nessuno?-
Si, in effetti Jess aveva sempre avuto ragione...ma Milo era arrivato a un punto della sua vita in cui la vista del sangue cominciava a procurargli rimorsi che la sua parte umana non poteva più reggere.
I Diurni, a differenza dei vampiri completi, avevano quell'anima che li distingueva e li faceva disprezzare dagli altri.
Si, pensò dando un lungo tiro. Lui era per metà essere umano e sebbene quell'altra sua metà fosse quella di cacciatore, il suo cuore di recente cominciava a impedirgli di nutrirsi. Però doveva rimettersi in forze.
Harry era di nuovo in pericolo.
Si sedette su una panchina mentre un via vai di giovani londinesi infestava le strade.
Ridevano, urlavano, correvano. Ubriachi e felici. Sciocchi...non sapevano quali pericoli nascondeva la notte.
E lui quella notte era uno di quelli.
Sogghignò, vedendo una ragazza dai lunghi capelli biondi come il grano scrutarlo sorridente dall'altra parte della strada.
Poverina. Era solo una ragazza come tante, pronta a divertirsi senza impegno.
Peccato che lui non fosse stato uno come tutti gli altri.
La tizia lo raggiunse, gli tolse la sigaretta dalle labbra e la buttò via, continuando a fissarlo.
La ragazza pensò a quanto fosse bello. Non aveva mai visto un ragazzo, probabilmente sui ventisette, ventotto anni, con viso così levigato e pulito. Tantomeno con degli occhi del genere.
- Hai freddo?- sussurrò, prendendolo per mano.
Milo si alzò con un debole e blando sorriso sul volto. Freddo? Non sapeva cosa fosse.
- Sei solo?- gli chiese ancora, guardandolo attenta.
- Si.- disse a bassa voce - E tu?-
Lei annuì, avvicinandosi impercettibilmente. Dio, l'odore degli esseri umani era penetrante...talmente intenso che il Diurno per la fame sentiva le gambe tremare. Doveva contenersi, doveva frenarsi, pensava.
Ma non lo fece. Non ci riuscì. Era passato troppo tempo...
Ore dopo, Milo uscì da un condominio di periferia e alzò lo sguardo all'orizzonte.
Il sole sorgeva. Infilò gli occhiali scuri e s'incamminò lungo il marciapiede, risentendo il sapore dolce e amaro del sangue in bocca. Dio, si sentiva squarciato in due. Si sentiva il peggiore dei traditori e il più amato dei graziati.
Dopo aver fatto l'amore, affondare i denti nel collo di un'umana era sempre stata una delle cose più eccitanti che avesse mai provato. E purtroppo anche una cosa che lo stremava dentro.
Ogni volta. Ogni volta si era sentito un verme, un serpente che strisciando aveva morso la sua vittima a tradimento.
Fare l'amore con qualcuno significava abbandono, a volte una grande fiducia. Non un attacco.
E lui, mentre richiedeva fiducia, regalava solo tradimento. Il più subdolo di tutti.
Quella ragazza, di cui non ricordava già più il nome, si sarebbe sentita debole per almeno una settimana. Aveva esagerato. Dannazione...
Giunto a casa sua, a Charing Cross, Milo saltò direttamente sul balcone del terzo piano di uno stabile nuovo di zecca, tanto nessuno avrebbe potuto vederlo veloce com'era. Aprì la porta finestra e finalmente si ritrovò nel suo nido. Gettò sulla tavola della cucina le sigarette e l'accendino, poi si levò la camicia che adorava ancora di umana.
- Dove sei stato?-
Milo si girò di scatto verso il salotto, furibondo.
Con le fauci in vista e le iridi giallastre contratte, fissò al colmo della rabbia la sua vecchia conoscenza.
- Che cazzo ci fai in casa mia?- ringhiò il Diurno.
- E' questo il modo di trattarmi?- sussurrò una voce pigra nell'ombra.
- Vattene da qua!- sibilò Morrigan afferrando la corda delle tapparelle - Vattene o vedrai l'alba molto da vicino Lucian!-
Un tizio dai capelli scuri lunghi fino alla vita, raccolti in una coda annodata in nastri di seta, si fece avanti.
Ghignava, o se ghignava. Il bastardo sapeva fin troppo bene che Milo non l'avrebbe mai bruciato vivo.
- Perché tanta animosità?- chiese il vampiro di stirpe, la nobile stirpe dei Leoninus visto il tatuaggio a forma di leone alato che gli ornava il collo - Non ci vediamo da vent'anni Milos e ancora mi odi? Non dovresti.-
- L'ultima volta hai cercato di uccidermi. Cosa ti aspetti...che ti chiami papà?- frecciò Morrigan.
- Dovresti.- rispose Lucian, fratello minore di Askart Leoninus, vampiro di circa cinquecento anni - In fondo io ho tramutato tua madre in una vampira e lei mi ama per questo. L'ho sollevata da una miserabile vita mortale. L'ho resa una di noi.-
- Peccato che fosse incinta vero?- Milo si accese una sigaretta, ridendo acidamente - Il fatto di avere un figlio Diurno ti ripugna, nobile Leoninus, non è vero forse? Cosa sei venuto a fare papà?- ironizzò quindi, sedendosi su una sedia davanti a lui - Come puoi vedere non muoio di fame, sono sano e anche ben lungi dal tornare dallo zio Askart, molto più simpatico di te ti assicuro, a sentire altre stronzate sul conservatorismo di voi vampiri. Quindi, a meno che tu non sia venuto a dirmi che un male incurabile sta uccidendo te, quei santi degli zii e la mamma, ti consiglio di prendere la porta e andartene, così brucerai vivo per la strada e finalmente Londra si sarà liberata un assassino.- concluse, sorridendo angelicamente - Allora? Devi dirmi questo?-
Lucian sogghignò, poggiandosi con la schiena al muro.
- Ah, figlio...tuo zio ha ragione. Hai il senso dell'umorismo di nostro padre. Ti sarebbe piaciuto.-
- Ma io non sarei piaciuto a lui come non piaccio a te.- rispose Milo a tono - O sbaglio?-
- Ti sottovaluti. In fondo sei un principe dei Leoninus. E tutti ti temono perché tu potresti dare vita a una stirpe di vampiri immune all'acqua santa, alle croci e al sole. Tu potresti distruggere un'era e farne nascere un'altra.-
- Mi temi anche tu. Hai paura che butti te, Askart, Kronos e Gala giù dai vostri troni per caso?-
- Al diavolo, Milos non sono venuto qua per litigare!- sibilò il vampiro, avanzando quel tanto che bastava per non farsi colpire da un raggio di sole - Sono qua per parlare di una cosa importante!-
Il Diurno sogghignò, svaccandosi meglio sulla sedia. Ciccò nel portacenere, poi sorrise arrogante.
- Dio, quanto ti costa fare il carino con il tuo sporco figlio mezzo vampiro eh?-
- Sollazzati pure con gli Auror quanto ti pare ma tu sei un Leoninus!-
- E quindi che dovrei fare? Tornare al castello e farmi rompere l'anima che HO,- disse, sottolineando l'ultima sillaba con una ghignatina - perché voi dementi avete schifo del mio sangue mezzo umano? Sbagliato. Io sto bene qua. E poi hai scordato le parole di tua sorella? Non vorrai che mi allei con Gala spero...-
- Lascia perdere i miei fratelli, stupido. Si sta scatenando una guerra, lo sai?- Lucian lo fissò duramente, come se si fosse sentito impotente - Harry Potter, che tu stimi tanto, potrebbe di nuovo far giungere a un conflitto fra Auror e forze Oscure. Contro di lui non ci sono solo i Mangiamorte, per l'amor del cielo, ma anche gli Zaratrox!-
- Già lo so. Me ne hanno parlato.- Milo lo guardò interrogativo - E allora? Vieni al sodo!-
- Orloff teme che vampiri e i vecchi della Dama si alleino con i Mangiamorte. Sta scatenando i suoi cacciatori ovunque, vuole ammazzarci tutti!-
- Perfetto, gli darò un mano.-
- Smettila, non è un gioco!-
- Non sto giocando.- disse, pacato - Non m'importa nulla di voi vampiri. Se posso uccidere qualche Mangiamorte ne sarò felice e se per caso tu e Askart finirete sulla mia strada, non mi farò certo problemi ammesso e non concesso che Gala dia il suo avvallo a queste ridicole schermaglie con quelli della Dama e il Ministro.-
- Cameron potrebbe decidere di fare qualcosa.- continuò il vampiro, seccato.
- Cameron detesta il chiasso papà, ancora non l'hai capito?- sbuffò Milo - Esattamente come quell'altro...come si chiama? Ah, si. Lord Demetrius. Lasciate in pace quella gente, possibile che non capite che i demoni puri non sopportano il casino di voi formiche? Dannazione, sempre a laccare i piedi eh? Bhè, se hai finito con queste assurdità puoi anche andartene. Devo farmi una doccia e andare a lavorare.-
- Ti dico solo questo!- Lucian assottigliò gli occhi feroci, fissando quel figlio con rabbia - Ti pentirai della tua scelta. I maghi ti marchieranno! Ti temono e ti volteranno le spalle...-
- Esattamente come hai fatto tu.- s'intromise Milo.
- ...e poi useranno le loro ridicole ragioni per far scoppiare un'altra guerra contro le forze oscure! Tu sei uno di noi, non un Auror! Harry Potter morirà comunque, se non per mano nostra ma per quelle di Orloff!-
Milo stavolta alzò lo sguardo, prestandogli la dovuta attenzione.
- Cosa?- sussurrò, alzandosi lentamente.
Lucian scoccò la lingua, indietreggiando.
- Che cosa sai?- gli chiese Milo, con voce roca.
- Vieni a casa e lo saprai.-
Stavolta Morrigan sogghignò. Passò attraverso la luce e arrivato a un passo da suo padre, ghignò ancora.
- Un giorno voi dannati dovrete mettervi in testa che contro il bambino sopravvissuto non c'è niente fare. Ignoro cosa i vecchi e Galio stiano combinando. Non me ne frega un cazzo neanche di quello che fate tu, Kronos e Askart...ma Harry Potter è più forte di voi. Se volete la guerra...bhè, l'avrete. E adesso vattene!-
Dopo avergli dato le spalle, Milo accese ostinatamente la televisione deciso a ignorarlo.
Quando Lucian, ridendo fra sé, si fu smaterializzato via, il Diurno spense tutto e sospirò.
Dannazione. Vent'anni e quello riappariva così...
Squillò il telefono e si costrinse a rispondere, anche se di mala voglia.
- Si?- bofonchiò.
- Buon giorno stellina. Serata fiacca?- l'apostrofò Clay.
- No.- Milo fece una smorfia - Ho avuto un brusco risveglio.-
- Hai mangiato?-
Il Diurno rise. Nella voce di Harcourt non c'era il benché minimo avvertimento di predica.
- Si, ho mangiato.- rispose, intenerito.
- Oh, meno male...senti, taglia dal lavoro. Ci vanno Jess e Sphin. Vieni a casa mia.-
- Per fare che?- si stupì il mezzo vampiro.
- Ho Blaise steso nel mio letto. Mi sa che Harry e Draco hanno più problemi di quello che pensano.-
Milo sospirò. Addio doccia. Ci mancava anche Blaise, adesso...
Ma se non altro un Sensimago come Clay avrebbe potuto dirgli qualcosa di più su ciò che i vampiri combinavano. E poi c'era ormai da discutere la questione Orloff. Che cazzo combinava il Ministro, presto l'avrebbero scoperto.
Era l'alba quando Draco andò via da West Gold Lake per tornare a Londra.
Solo quando Malfoy sparì, Sirius poté permettersi di entrare nella vecchia camera di Harry.
Non lo trovò a letto. Ma seduto sul pavimento, contro la finestra, col capo appoggiato al vetro.
- Vacci piano con lui, Sirius.- gli aveva detto Remus neanche due minuti prima - Per lui è sempre dura. Anche se è passato tanto tempo, Voldemort e i Mangiamorte non spariranno mai dal suo passato. Ne sarà sempre condizionato e ne soffrirà fino alla fine dei suoi giorni.-
Remus aveva ragione. In effetti lui era sempre stato molto più bravo a parlare con la gente.
- Sei un idiota.- gli uscì detto.
Bravo Black, sei il degno figlio di tua madre, si disse maledicendosi.
Harry non si volse neanche a guardarlo, troppo esausto. Si era preso di nuovo a botte con Draco, aveva la parte sinistra del viso praticamente coperta di lividi e un dolore fortissimo che gli partiva da dentro.
Litigare con Draco lo stremava sempre. Gli faceva perdere la voglia di fare qualsiasi cosa specialmente perché la durezza di Malfoy derivava da una vita crudele, amara. Draco aveva ragione.
Quando lo aveva colpito, dopo che aveva detto praticamente che Tom avrebbe anche potuto morire, si era preso quel pugno in faccia, franando a terra...e il biondo, sovrastandolo, gli aveva sputato in faccia quello che pensava.
- Non sono morti solo i tuoi genitori sai, maledetto bastardo?!- aveva gridato - Ma chi cazzo ti credi di essere? Solo perché sei famoso credi di poter essere al di sopra degli altri? E che mi dici di Diggory eh? Che mi dici di Paciock? O di tutti quelli che sono stati torturati? Io dormo bene da soli quattro anni, lo sai? Fin da quando ho memoria ho sempre temuto che un fottuto serpente la notte mi trasformasse in un cadavere vivente! E tu, schifoso arrogante ipocrita, ti permetti di rompere le palle perché i tuoi sono morti? Sono morti per salvarti!- aveva gridato ancora - Quel bambino non ha colpa! È nato dalle persone sbagliate, vuoi fargliene un torto per questo? Non ha ucciso lui i tuoi genitori, non ha mai ammazzato nessuno per un ideale! Tu sei sempre stato il primo a difendere a spada tratta gli altri e ora, quando la cosa tocca te, ti tiri indietro vero?-
Gli aveva riso in faccia, colpendolo con tutto il suo disprezzo.
Si, Draco sapeva affondare bene quando voleva. Faceva male. Ma era la verità.
E anche Sirius aveva ragione a dargli dell'idiota...ma lui non ce la faceva.
Non poteva stare davanti ancora a quel bambino. Tom Riddle...quel bambino era il figlio di Voldemort.
Per quanto non avesse colpe, per quanto innocente...lui non ce la faceva. Era umano in fondo. E come conosceva il perdono, conosceva anche l'odio incontrollato.
Serrò i pugni, alzando il capo verso il soffitto.
- Odio quel ragazzino.- sussurrò.
- Odi Draco?-
Harry si volse verso di lui, senza espressione - E' diverso.-
- Perché Draco lo conosci e il bambino no?- Sirius chiuse la porta alle spalle, andando ad appoggiarsi dalla parte opposta della finestra - Ti ricordi di Lucius? Quanta gente ha ucciso o fatto uccidere?-
- E' diverso.- sibilò ancora Harry.
- No, non è vero.- Black lo guardò con crescente disapprovazione - Quel bambino, per quanto odiassi sua madre, non ha colpa di ciò che hanno fatto quei bastardi dei suoi genitori. Non è colpa sua se suo padre era un pazzo che ha immolato migliaia di innocenti in nome di una causa assurda!-
- Non me ne frega niente.-
- Non te ne frega niente?- Sirius lo guardò letteralmente scandalizzato - Dì un po'...ti piaceva quando da bambino tutti ti guardavano come se fossi stato un alieno? O ti piaceva quando ti hanno dato la colpa della morte di Cedric solo perché tu sei Harry Potter? Mi sembrava che Lucilla ti avesse insegnato a pensare con la tua testa, non a badare ai nomi...ma a quanto pare ha parlato al vento! James sarebbe morto di vergogna, Cristo.-
Harry a quel punto sogghignò, passandosi una mano fra i capelli - Non è necessario visto che è morto davanti a Voldemort, no Sirius? Te la ricordi la rabbia quando mi hai trovato in fascia nella casa bruciata? Te li ricordi i corpi senza vita dei tuoi migliori amici? Eh? Sai io invece cosa mi ricordo?- abbassò la voce, diventando quasi un sussurro - Mi ricordo delle grida di mia madre ogni volta che un incubo mi tormenta. La sento urlare...la sento morire...- i suoi occhi verdi si velarono, facendogli vedere il padrino in modo sfocato - E adesso non m'importa di cosa cazzo potrete dire tutti quanti...odierò quel bambino per il resto dei miei giorni. Sono stato chiaro?-
Cadde un lungo silenzio, frammentato solo dal ticchettio di una sveglia, dal canticchiare degli uccelli.
Si stava alzando il vento...che sollevò le tende, alzò le pagine dei libri...
Sirius scosse il capo, tornando alla porta.
- Un'ultima cosa... immagino sarai collegato a quel bambino come lo eri con Voldemort. Che cosa senti?-
Non gli giunse risposta e Black se ne andò. In fondo non si era aspettato nulla di più.
Lo conosceva fin troppo bene.
"Che cosa senti?" Cosa sentiva...
Era strano. Si sentiva solo, vuoto. Pieno di rimorsi, pieno di dolore.
Non sapeva più dove finiva lui e dove iniziava Tom.
Sirius e tutti quanti avevano ragione. Lo sapeva. Ma non avrebbe cambiato niente.
La realtà, come la sfera dei sentimenti, era volubile al variare del battito del cuore.
Quando se ne andò, salutò appena Remus. Andò dritto al Ministero, non volendo passare per casa sua.
Una volta al Quartier Generale degli Auror, non ebbe neanche la forza di alzare il viso e trucidare gli idioti che sogghignavano, spettegolando sul fatto di May o sui suoi lividi. Tutti sapevano perfettamente che era Malfoy l'unico a poterlo conciare in quello stato.
Andò a controllare i casi che gli avevano affidato e visto che non c'era nulla per lui per il momento, tirò dritto lungo il corridoio, continuando a ignorare chi gli stava attorno. Almeno fino a quando qualcuno non gli dette una leggera pacca sulla spalla. Si voltò e vide un sorriso indulgente.
May, quando andarono a sedersi nella sala d'attesa, tornò da lui con un caffè e un muffin e gli si sedette a fianco.
L'osservò bere lentamente, poi mangiare senza fame. E sorrise ancora.
- Ci sono poche cose in grado di stupirmi sai? Però...tu e Draco siete fra queste.-
L'Aarons lo vide fare una smorfia e sorrise ancora - Lasciando perdere le vostre schede, non ho mai visto due nemici tenere tanto l'uno all'altro, lo sai Harry?-
- Perché sei qui?- le chiese, ostinandosi a ignorare le sue parole.
May alzò le spalle - Orloff mi voleva vedere. Ho lasciato Malfoy a casa. Stava andando da Harcourt. Non mi ha detto perché...c'è anche Ron con lui. E...col bambino è rimasta solo Elettra.-
Potter stavolta sogghignò, finendo il caffè. Chiese un suo amico che passava una sigaretta, se la fece accendere e dopo aver dato un lungo tiro tornò a fissare il vuoto. Era inutile, pensò. Si mise in piedi, deciso ad andarsene.
- Ci vediamo a casa May.- le disse, Smaterializzandosi.
L'Aarons rimase a fissare il punto in cui era sparito, senza apparente espressione sul volto.
Si mise poi in piedi, per andare a cercare Orloff. Stavolta avrebbe avuto in effetti un bel po' di cose da dirgli.
Auror o meno, Harry Potter era rimasto e sarebbe sempre stato il bambino sopravvissuto, il bambini alla cui vittoria e alla cui salvezza, ventidue anni prima, molti maghi avevano brindato.
Si, i guai erano tornati. La guerra era tornata.
May volse lo sguardo verso l'ala dell'Ufficio Misteri.
Si, era anche tempo di tornare a fare il proprio lavoro se voleva ottenere ciò che voleva...

Elettra Isadora Baley aveva vissuto, almeno da bambina, una vita piuttosto appartata insieme alla madre e a sua sorella maggiore Isabella che però, essendo di dodici anni più grande di lei e con un carattere combattivo e spesso anche ribelle, aveva saputo ritagliarsi i suoi spazi.
Elettra invece era stata una bambina quieta, fin dalla tenera età, molto legata alla madre più che al padre, un uomo di successo nell'alta società dei maghi. Un uomo rispettato e con un grande fiuto per gli affari.
Insomma, un vero mago in carriera, se così si poteva dire. Un uomo molto potente.
Lei era sempre vissuta nella loro casa, circondata unicamente da maghi e streghe e con il mondo esterno, quello degli "altri" come diceva suo padre con un po' di sprezzo, non aveva mai avuto nulla a che fare. Almeno fino a quando non era stata catapultata a Hogwarts. E lì aveva cominciato a conoscere un mondo un po' diverso da quello che immaginava lei, specialmente grazie ai tanti amici mezzosangue che si era fatta. Così in poco tempo aveva imparato che il mondo non era solo quello che era stato recintato per lei.
Ora però, seduta su una panchina a Lane Street alle tre di pomeriggio, capiva che c'era anche chi non aveva mai visto altro che violenze e soggetti alquanto pericolosi.
Abbassò lo sguardo, sentendosi fissata.
Tom le stava seduto a fianco e la osservava tutto attento ma quando lei gli sorrise arrossì vistosamente.
- Ti piace? Si chiama granita.- gli chiese, sempre sorridendo.
- Si.- annuì il ragazzino - Grazie per avermela comprata.-
- Ma figurati.- Elettra sorrise ancora, notando le poche efelidi che spruzzavano il naso perfetto del piccolo Tom - Dimmi, da quanto tempo non vedevi una strega normale?-
- Oh...ecco, a parte Hermione, direi che sono due anni che non vedo un essere umano.-
- E stavi bene nel Golden Fields?- indagò ancora la ragazza.
Tom annuì, restituendole un sorriso molto sereno - Si. Cioè...il palazzo dei Cameron è piano di gente pericolosa. Ci sono gagia , vampiri e demoni impuri, anche qualche gigante e un sacco di orchi. Per me non è stato facile vivere lì...ma Caesar è sempre stato molto gentile con me. È una brava persona. Anche Demetrius...solo che lui è un po' più...eccentrico.- aggiunse, picchiettandosi l'indice sulle tempie - Caesar e la mamma dicono che ha qualche problemino di troppo al cervello per un demone puro.-
Elettra sogghignò, chiedendosi che razza di gente fossero mai questi demoni puri.
Perché occuparsi di un bambino, figlio del Lord Oscuro? In fondo se n'erano sempre infischiati delle beghe fra Auror e Forse Oscure...perché aiutare Tom? Forse Lucilla aveva avuto abbastanza polso per convincere tutti quanti.
- Senti...Elettra...- il ragazzino dondolò le gambe, sospirando con aria depressa - Dici che Harry tornerà?-
La biondina si poggiò con la schiena alla panca, iniziando a ridacchiare sommessamente.
- Si,- annuì - direi di si. Anche perché se non torna andrà Draco a prenderlo a ceffoni!-
Tom rimase un po' perplesso del modo in cui la strega ridesse dello sconvolto di Potter.
- Era così arrabbiato...- sussurrò ancora malinconico - Mi spiace davvero tanto. Non volevo farlo stare male.-
- Harry è sempre stato male per questo.- la Baley gli posò una mano sulla spalla - Tu non centri niente.-
- Però mio padre...- Tom deglutì, abbassando il capo - Mio padre...-
- Sai del padre di Draco?-
Il ragazzino alzò gli occhi blu - Come?-
- Si, il padre di Draco. Tutti ora lo chiamano il figlio del Mangiamorte traditore ma quando era piccolo ti posso assicurare che Draco era servito e riverito da tutti perchè suo padre era un grande servitore e alleato del tuo. Lucius Malfoy ha ucciso delle persone, come tutti i Mangiamorte. Ma Draco invece non ha mai fatto del male a nessuno. E anche se è figlio di un Mangiamorte a me piace lo stesso. Anzi...diciamo che stravedo per Draco.- aggiunse, con un ghignetto birichino - E anche Harry. Litigano sempre perché non si sanno parlare.-
- Come scusa?-
- Si, a volte quando non sai dire a parole che tieni a una persona, cerchi altri modi per farglielo capire.- bofonchiò la ragazza, ridendo - Certo, il loro metodo è da manicomio ma ognuno ha le sue follie.- tornò a guardarlo intensamente, con aria decisa - Capito? Draco non ha mai fatto niente di male.- e gli puntò il dito naso - Tu non avrai mai neanche ucciso una mosca, quindi finiscila di guardare sempre tutti come se dovessi scuse al mondo intero. Harry sbollirà. Draco non fa una piega con te, Ron neanche anche se all'inizio era un po' spaventato. Vedi, lui è solo preoccupato per Harry... mentre per quanto riguarda Edward...mah, per lui basta che tu sappia giocare a poker.-
Tom, per un attimo, si sentì come svuotato di tutto.
Come sembrava semplice. Che strano...aveva passato così poche ore con quella ragazza e gli sembrava di volerle bene da una vita. Era stata dolce e gentile con lui, proprio come Hermione e Lucilla, indipendentemente da chi fossero i suoi genitori. Abbozzò un sorriso divertito e finì la granita, osservando i turisti per la strada.
- Tu e Harry siete fidanzati?- le chiese, cambiando discorso.
Elettra annuì, capendo che il bambino non aveva più voglia di sondare così la sua anima. Era troppo presto.
- Cioè...stiamo insieme da un pezzo.- gli disse - Ma non siamo fidanzati.-
- Lui com'è?- le chiese Tom curioso - E' vero che è forte e coraggioso come ho letto nei libri?-
- Nei tuoi libri c'è scritto che è un testardo che non si presenta a lavoro?- rognò una voce alle loro spalle.
Edward era finalmente arrivato. Salutò Elettra con un bacio, poi si appoggiò alla panca, fissando il nuovo arrivo.
- E così sei tu...- disse, scrutandolo - Però...come sempre Malfoy esagera per telefono. Sei solo un bambino. Ti ha definito come una "grana con gufo e valigia a carico", manco fossi una sua ex fiamma.-
Tom, nell'ora seguente, passò il tempo facendo amicizia con Dalton e divertendosi un matto a vedere le invenzioni umane. Quando arrivò anche Ron, sempre in ritardo di recente e non si sapeva bene perché, i quattro decisero che era ora di andare a ripescare quei due deficienti ovunque fossero andati a infilarsi.
Mentre Gigì cercava Harry con il suo particolare Radar dell'Amore, come lo definiva lei, ovvero una sorta di potere che conferiva alla fata la capacità di trovare l'oggetto dei loro pensieri, Edward si mise d'impegno per insegnare a Tom a giocare a poker.
- Non lo rovinare da subito!- si schifò Ron, attaccandosi al cartone del latte.
- La sventola dov'è?- chiese Edward, ignorandolo.
- May intendi?- il rossino alzò le spalle - E' andata via con me stamattina, ma non mi ha detto dove.-
Tom, sentendo il nome e ricordandosi di quella ragazza per un attimo volò con la testa altrove. Che strano...aveva come l'impressione di averla già vista quella strega...forse nell'Acqua della Verità di Cesar. Ma nonostante questi pensieri, continuava a trovare il viso della Aarons stranamente famigliare, senza riuscire a ravvisarne la fisionomia. Esattamente come la strana aura che emanava.
- Ho solo sentito il biondastro mandarla al diavolo coi suoi bei termini razzisti.- continuò Ron intanto.
- Ci va a nozze quando può usarli...- Dalton abbassò lo sguardo sulle carte di Tom - Cazzo, e meno male che non giochiamo a soldi! Dove l'hai tirato fuori quel full?-
- Possibile che ti fai spillare soldi anche dai ragazzini?- lo rintuzzò Gigì, svolazzandogli in testa - Stupido Corvonero!-
- Corvonero?- Tom in un attimo s'illuminò come una lampadina, lasciando perdere May e il suo viso stranamente conosciuto - Della scuola di Magia di Hogwarts vero? La mamma mi ha raccontato tutto!-
- Ah, la mamma.- Ron sbuffò, paziente - Lucilla era di Serpeverde come Draco, lo sai?-
- Si. Tu, Harry e Hermione eravate a Grifondoro, vero? Anche tu Elettra?-
- Già.- annuì la biondina - Piuttosto...forse è arrivato il momento che ci parli di Hermione, non credi?-
- Perché?- il ragazzino sbatté le sopracciglia senza capire - Cos'ha fatto Herm?-
Bella domanda, pensarono tutti. In quel momento però squillò il telefono e dovettero lasciar perdere. Appena Gigì sollevò la cornetta, la voce stizzosa di Malfoy invase tutta il salone, collegato naturalmente alla cucina. Quando ci si metteva spaventava anche Pinky, infatti il maiale se la dette a gambe nella sua cuccia al primo piano.
- Draco, ti vuoi calmare?!- sbraitò Edward, afferrando la cornetta dalle braccine della fatina di Harry e portandosela all'orecchio - Che c'è da urlare?- rognò quindi, riportando il silenzio.
Tacque. Poi sgranò appena gli occhi azzurri e Ron capì che non tirava aria buona.
In quel mentre tornò May che rimase in silenzio, arrivata sulla soglia del primo piano. Vide che erano tutti in attesa e aspetto che l'ex Corvonero finisse di parlare prima di fare domande.
- Che è successo?- chiese Weasley esasperato - E' Harry?-
- No, è Blaise.- rispose Dalton serrando le mascelle - Era Clay al telefono. Lui, Draco e Milo sono a casa sua, ci sta andando anche Harry. Ieri notte Clay ha trovato Blaise in un magazzino che stava andando a fuoco.-
- Cosa?- Elettra sgranò gli occhi, sconvolta - Ma è assurdo! Blaise non ha mai fatto niente di male!-
- Ma perché poi? Lo sanno? E come sta?- insistette Ron.
- Sta bene, ha solo qualche leggera ustione.- li rassicurò Edward, cominciando a infilarsi il giubbotto - Ma sono giorni che Blaise si sentiva tampinato, così aveva chiesto a Clay di fare un controllo senza allarmare noi altri. A quanto pare aveva visto giusto, considerato che hanno cercato di ucciderlo. Avanti, adesso andiamo!-
- E non lo sanno chi è stato?- chiese May, seguendoli per le scale.
- Due opzioni: o deve dei soldi al folletto di Everland o sono stati i Mangiamorte!- sibilò Ron, facendo passare Tom e Elettra, per poi chiudersi la porta di casa alle spalle - Non so perché abbiano voluto colpire lui ma non ci sono altri che possano avercela con Blaise per altri motivi! Si saranno vendicati per l'aiuto che ci ha dato quattro anni fa!-
- Bhè, allora sono in pericolo quasi tutti i componenti delle case del nostro anno!- frecciò Dalton, guidandolo dietro alla prima viuzza che arrivò a tiro. Poi da lì sparirono tutti, il piccolo Tom compreso che a quanto pareva sapeva fare molto di più di quanto i ragazzi avessero immaginato.
Intanto nella residenza di compagna degli Harcourt, nello Yorkshire, Draco Lucius Malfoy stava cominciando a considerare seriamente la possibilità di tornare alle vecchie pratiche del rogo.
Quale modo migliore per spedire all'inferno streghe e maghi? Il rogo. Bruciare e finire poi a bruciare di nuovo di fronte al diavolo in persona. Per lui non c'era soluzione migliore.
Andava su e giù nel salone d'ingresso, facendo il solco e facendo anche venire la tachicardia agli elfi domestici che si azzardavano ad avvicinarsi a lui solo per chiedergli se voleva un altro whisky.
Dannazione, dannazione! Avrebbe dovuto pensarci, come era potuto essere stato tanto ingenuo?
- Si può sapere che cazzo è successo?-
Si volse verso la porta. Potter era arrivato.
- Che cazzo vuoi che sia successo?- ringhiò, dimenticando per un attimo la disputa che avevano avuto poche ore prima - Blaise è stato attaccato da qualche bastardo di un Mangiamorte! Non si è ancora ripreso...ma in questi giorni ha cominciato a sentirsi osservato, così per non mettere in allarme noi ha avvisato Clay prima di uscire da Everland, ieri sera. Ecco perché non è venuto a cena da Tristan. Fortunatamente Clay l'ha raggiunto in tempo. L'ha trovato in un fottuto stabile abbandonato. Stavano per bruciarlo vivo!-
Harry serrò i denti e i palmi - E' ferito?-
Draco si bloccò, smettendo di fare il solco e lo fissò serio - Chiunque sia stato a momenti gli ha reciso le vene del polso sinistro. Ha un labbro spaccato, gli ho rimesso in sesto le tre costole rotte con una pozione ed è pieno di lividi.-
- Quanto ci vorrà prima che si riprenda?-
- Ore forse.- il biondo si lasciò andare seduto in poltrona, accedendosi un'altra sigaretta. Dette un lungo tiro e si appoggiò allo schienale, letteralmente distrutto. Praticamente non aveva dormito e Potter neanche, viste le sue occhiaie.
Comunque evitarono di guardarsi in faccia per il momento, ancora troppo presi a darsi degli idioti da soli.
Avrebbero dovuto pensare a Blaise quasi da subito...
- Voglio che venga a casa.- sussurrò Malfoy, dopo minuti interi di silenzio.
Harry annuì, senza dire altro. Anche se Draco non l'avesse chiesto, l'avrebbe portato a forza ugualmente.
Il problema ora si era fatto lo spazio. Anche Ron doveva andare da loro, senza fare storie. Idem Edward.
E stavano proprio pensando a loro quasi apparirono in mezzo all'anti salone, quasi davanti a loro.
Il primo fu Ron, poi fu il turno di Elettra e May, quindi Dalton e il piccolo Tom.
Harry, vedendolo, si sentì subito invaso da una rabbia feroce ma qualcosa tornò a colpirlo forte dentro.
Il piccolo aveva subito abbassato il viso, arrossendo e in quel momento Harry si era sentito colmo di dolore.
Possibile che avvertisse i sentimenti di quel moccioso come con quelli di suo padre?
- Allora?- saltò su Elettra - Come sta Blaise?-
Dopo che Draco ebbe di nuovo raccontato di nuovo l'accaduto, Ron rimase senza parole.
- Devono averlo seguito per un pezzo per coglierlo di sorpresa.- mormorò.
- Non è detto.- Malfoy dette un lungo tiro - Ha le nocche ridotte in uno stato pietoso e la sua bacchetta è ancora incandescente. Chiunque lo abbia attaccato dev'essere tornato a casa non conciato diversamente da lui.-
- L'edificio è andato totalmente a fuoco?- May ora sembrava la copia di Hermione, lucida e pragmatica - Se è rimasto qualche indizio io posso scovarlo.-
- Non è il caso di separarsi adesso.- disse Harry.
- Perché no?- frecciò il biondo ex Serpeverde - Magari è la volta buona che ce ne liberiamo.-
- Ti piacerebbe vero?- May esibì un ghigno degno di Malferret - Ma non accadrà mai.-
- Mai dire mai.- replicò lui acido.
- Finitela.- sbuffò lo Sfregiato - Ed, Ron...finita questa storia dovrete andare a casa Blaise, prenderete tutte le sue cose e le porterete da me. E anche voi due. Da stasera vi trasferite da noi.-
- Cosa?- gracchiò Dalton - Non siamo più a Hogwarts Harry!-
- Infatti. È quello il problema. Non siamo più insieme e non riusciamo più a difenderci.- gli ricordò il moretto - Quindi appena possibile farete i bagagli, intesi? E non voglio sentire ma che tengano!-
- Ogni giorno che passa diventi più simile a Black.- Edward sospirò, svaccandosi sul divano - D'accordo, farò i bagagli tanto mi ero rotto di stare al Paiolo. Piuttosto, Clay e Milo dove stanno?-
- Su con un Medimago.- disse Draco, facendo posto a Tom al suo fianco tanto per far incazzare meglio Potter - E voi che avete fatto invece?-
- Prima che deste i numeri e andaste a picchiarvi altrove?- ironizzò Ron con un tatto da far paura - Niente, abbiamo scongelato un surgelato, ce lo siamo mangiato. Poi Elettra e May hanno messo a nanna Tom.-
- E stamattina l'ho portato un po' in giro.- concluse la biondina, sorridendo.
- Spero non in scopa.- sfuggì a Harry, senza neanche accorgersene.
- Perché? Hai da ridire su come guido?- gli chiese la sua ragazza con tono angelico e pericoloso insieme.
- Assolutamente no.- rispose, tornando a pensare agli affari suoi. Ci mancava anche il bambino adesso!
- Come faremo per le stanze?- stava dicendo Ron - Non ci stiamo tutti?-
- Ho fatto un calcolo.- sospirò la Aarons tranquilla - Al secondo piano ci sono le camere di Elettra e Harry, quella di Draco, il bagno e quella stanza ancora vuota.-
- Quello è il mio bouduaire.- si schifò Draco, scocciato - Non ci pensare neanche a metterci le mani sopra!-
- Ma se è vuoto!-
- E allora? È roba mia lo stesso, infida mezzosangue!-
- Che palle, ma la vogliamo finire?- Edward gli prese una sigaretta, ficcandogli anche una gomitata - Possibile che non cambi mai? Fosse stata un'altra ti avrebbe già ficcato due cartelle!-
- Bhè, lei non è un'altra!- ringhiò Malfoy, stavolta con fare aggressivo.
- Non volevo dire questo.- rispose placido Dalton.
- Che cazzo volevi dire allora?-
- Sta arrivando un vampiro.-
La discussione si zittì quando la frase di Tom catalizzò l'attenzione di tutti quanti. Un vampiro?
- E come fai a sentirlo?- si stupì May incuriosita.
- A casa di Caesar ce ne sono tanti.- spiegò Tom, continuando a tenere lo sguardo basso - E ho dovuto imparare a riconoscerli. Hanno un profumo particolare di fiori...e poi portano un po' di freddo. Però è giorno...-
Manco a dirlo arrivò Milo dalla porta interna della grandi cucine. Stava discutendo a quanto pareva con la vecchia prozia di Clay. Dopo averla lasciata, si diresse dal gruppo con fare seccato.
- Che stress!- sbuffò - Ciao gente! Quel bastardo di Harcourt mi ha lasciato con sua zia che si ostina a trattarmi come un bambino di quattro anni! Oh...e il ragazzino chi è?- cinguettò, vedendo Tom.
Il piccolo mago sorrise. A quanto pareva se la cavava meglio con gli esseri non umani, pensò acido Harry fra sé.
- E' mio cugino.- gli disse Draco, stanchissimo - Tom, lui è Milos Morrigan.-
- Oh, il nipote di Askart e Gala!- disse il piccolo Riddle, tutto attento - Allora sei...-
- Si, sono lo sporco Diurno.- disse Milo, quasi orgoglioso.
- Askart non è tuo zio?- chiese Ron - E Gala chi è?-
- Sono quattro fratelli. Askart è il maggiore, Lucian, poi è nata Gala e Kronos è il più giovane.- spiegò Morrigan, osservando poi Tom stranito - Ma tu come fai a conoscerli?-
- Abitava a Cameron Manor.- gli disse Elettra - E' il figlio di Bellatrix.-
- Stavi nel Golden Fields?- Milo se ne fregava di Bellatrix, come di tutti i Mangiamorte - Ma va?-
- Si, Caesar si è preso cura di me dopo la morte dei miei genitori.- Tom sembrava più rilassato - Lui mi ha fatto conoscere Askart e Kronos ma Gala è quella che mi sta più simpatica! E tu perché non vivi con loro?-
- No, grazie.- disse, più che sicuro con un sorriso - Sono già circondato da abbastanza incivili.-
- Con incivile parleresti di me?-
Clay stava scendendo dalla sontuosa rampa di scale che portavano al piano superiore e tutti lo raggiunsero, trafelati.
Harcourt per levarseli di torno praticamente li fece entrare tutti quanti nella camera di fortuna, anche senza il permesso del guaritore che se ne andò imprecando come un dannato.
Una volta davanti al letto di Blaise, i ragazzi vennero invasi da una rabbia feroce, Draco specialmente.
Per lui, come credeva anche per Harry, era stato sufficiente capire che erano stati i Mangiamorte.
- Questa è una sfida.- sibilò, fra i denti.
- Ce l'hanno ancora con me, non farti saltare i bottoni.- lo bloccò Harry fermo.
- Allora perché non hanno pestato Weasley?- ringhiò Draco di rimando - Invece hanno massacrato Blaise!-
- Hanno deciso di falciare i traditori secondo noi.- iniziò Clay, sedendosi vicino alla finestra con aria stanca - Dunque, Jess ha raccolto un bel po' d'informazioni e da quando abbiamo visto, stanno cominciando a battere le strade per cercare chi non ha aderito alla causa quattro anni fa.-
- Come fai a saperlo?- chiese May incredula.
- Hanno ammazzato Terry Turner due ore fa.- disse Milo e di colpo tutti quanti sbiancarono.
Terry Turner, l'Isolano. L'unico Serpeverde che in vita sua non aveva mai avuto in bocca Voldemort.
Era morto.
- Com'è morto?- chiese Ron, con voce tremula.
- Sgozzato.- rispose Milo - Sul posto ci sono Tristan e Sphin. Ci diranno tutto quando arrivano e Jess neanche un'ora fa è entrato al Ministero per parlare con Orloff e Duncan. I francesi hanno già dato l'allarme e della Germania è arrivato un ordine di estradizione per una ventina di famiglie.-
- Ma va? Le cacciano dal paese eh?- sibilò Elettra sarcastica - E dove andranno? Fatemi indovinare!-
- Qua bisogna dare l'allarme e in fretta anche!- scandì Ron - Non possiamo farci invadere di Mangiamorte! Avete una vaga idea di quanta gente è in pericolo se sono andati a riprendere i vecchi schedari di Hogwarts?-
- E come facciamo?- Edward scosse il capo - Che vorresti fare? Rimettiamo Harry a fare da specchio per le allodole mentre noi ci diamo da fare a sistemarli? Posso ricordare a tutti quanti che l'ultima volta ci siamo salvati tutti quanti solo grazie a Lucilla? Eh?-
- Allora parliamo con lei!- sbottò Ron.
- Con lei?- rise Draco, fissando un'ultima volta Blaise con gli occhi vitrei - Per me è meglio parlare direttamente con chi di dovere!- e si diresse alla porta, fissato dai compagni che non capivano che diavolo stesse facendo.
- Dove vai?- gli urlarono dietro.
- Dai miei cugini!- gridò, scendendo le scale di corsa - Tom li ha visti! Stanno loro a capo di tutto!-
- Così ti ammazzeranno!-
Non ci fu verso di trattenerlo. Milo e Dalton lo seguirono, Harry invece non si mosse dalla sua postazione. Ora, purtroppo, non si sentiva in forze neanche per catturare un folletto, figurarsi sostenere una conversazione con i figli di Bellatrix Lestrange. No, decisamente per lui ci sarebbe voluto ancora del tempo.
Era strano. In quattro anni credeva di aver superato ogni cosa...invece, come spesso diceva Malfoy, le nostre sicurezze erano solo delle pie illusioni.
E Draco questo lo sapeva bene.



 
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