- Capitolo 11°

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view post Posted on 5/2/2009, 20:07

Arrivederci Presidente...

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Thomas Maximilian Riddle si mise a sedere nel suo nuovo letto, nella sua nuova casa...e guardò fuori dalla finestra che dava su Lane Street, senza riuscire a impedirsi di essere almeno un po' felice.
Si, sapeva che era sciocco essere felici per una semplice finestra che faceva filtrare il sole e le voci delle persone. Sapeva che non avrebbe dovuto trovarsi in quella bella casa, fra quelle persone così gentili...sapeva anche di non meritarsi tanta cortesia e tanti sorrisi da quelle persone, ma non poteva impedirsi, in fondo al cuore, di provare gioia.
Scese dal letto e andò alla finestra aperta, appoggiandosi coi gomiti a guardare i babbani per il grande viale.
Non aveva mai visto tanti esseri umani tutti insieme...e le loro voci allegre lo misero di buon umore.
Non c'erano grida, non c'era buio.
Aveva vissuto così tanto tempo nelle segrete di quel posto, in Italia, che ora il sole gli sembrava un regalo.
Quel posto...la sede degli Zaratrox. Niente finestre, quattro mura, sbarre, ombre e buio, urla e strilli.
Due anni senza poter parlare, poi Tom aveva visto un sole camminare verso di lui. Hermione si era inginocchiata, gli aveva porto la mano e lo aveva salvato, riportandolo da Caesar e da sua madre.
Hermione...pensò intristendosi. Come gli mancava. Lei l'aveva sempre capito perfettamente, aveva saputo ascoltarlo, comprendere il suo dolore e il suo rimorso. Era sempre stata come una sorella premurosa.
E adesso era di nuovo nei guai...
Fu proprio mentre si stava vestendo per andare ad aiutare May a preparare la colazione per i ragazzi che Edvige sfrecciò sul palazzo, fermandosi direttamente da lui. Le sorrise e le fece un sacco di carezze, portandola al primo piano appollaiata in spalla. Mise timidamente il naso in cucina e vide l'Aarons di spalle, intenta a friggere il bacon con i capelli scuri raccolti in una coda di cavallo e con un grembiule con la scritta "FATEVI LA CUOCA" legato in vita.
Per un attimo...si sentì di nuovo come se l'avesse già conosciuta prima, come se il suo viso non gli fosse nuovo ma si convinse a lasciar perdere. Era troppo sbadato per ricordarsi di tutti.
- Oh, ciao Tom!- gli disse la ragazza, girandosi - Buon giorno! Hai dormito bene?-
Il piccolo mago annuì, restituendole un sorriso - Buon giorno May. Vuoi una mano?-
- Si, tieni.- gli disse e gli dette in mano un bicchiere pieno d'acqua.
- Cosa ci devo fare?- bofonchiò il maghetto.
- Sveglia tuo cugino.- replicò ghignando perfidamente - Ieri sera mi ha finito lo shampoo.-
- Ciao ragazzi!- Arrivarono Ron e Blaise, scarmigliati e assonnati - Oh, è arrivata posta?-
Tom annuì, dicendo a tutti della lettera di Caesar. Cameron spiegava in quattro parole che di Hermione se ne sarebbe occupato lui, di trovarla almeno, e che li avrebbe tenuti informati. Poi il resto della lettera era personale del ragazzino.
- Gli altri?- chiese Ron, mettendosi seduto a tavola.
- Elettra è fuori a correre,- disse May cominciando a spremere le arance con l'aiuto di Zabini - Edward è sotto la doccia, Harry e Draco ancora a letto credo.-
- Nello stesso?- chiese Weasley.
L'Aarons sbatté gli occhioni scuri - Come prego?-
- No, niente...- ghignò il rossino, agitando la mano - Lascia perdere.-
- I bracciali hanno fatto i bravi in questi giorni.- ridacchiò Blaise a bassa voce, sedendosi davanti a Ron.
- Si, perché quei due erano troppo presi da Herm per sputarsi in faccia.- replicò Weasley ironico.
Manco a dirlo dal piano di sopra cominciarono a sentire una valanga d'imprecazioni, seguite da insulti che costrinsero May a mettere le mani sulle orecchie del piccolo Tom. A quanto pareva stavano litigando per il bagno, almeno a quanto disse Dalton quando scese in cucina per aiutare May e gli altri.
- Io non so...- sbuffò Edward, strapazzando le uova - Ci sono tre bagni in questa casa e si chiudono di sopra!-
- Infatti, dovremmo dividerceli.- disse Ron - Harry, il biondastro, Elettra e Tom dovrebbero stare di sopra. Oppure Elettra e tu, May, potreste prendervene uno solo per voi ragazze. Sarebbe meglio...e tu da quando sai cucinare?- si sconvolse il rossino, fissando l'ex Corvonero stralunato.
- Come credi che facessi l'anno scorso a mangiare e a dormire ancora nel mio appartamento con cinque mesi di stipendio nelle tasche dell'allibratore?- Edward si volse verso di loro, ghignando - La sera tornavo a casa e andavo nel pub sotto l'appartamento a lavorare.-
- Tu sei tutto matto.- Blaise lo guardava con tanta pazienza - Invece di spaccarti potevi venire da me Ed.-
- Un conto è stare a fare la sanguisuga dal mio vecchio, un conto è da voi no?- rispose, ridendo - E poi mi ha fatto bene. Adesso non punto più tutto lo stipendio su un cavallo solo in una sola puntata. Ecco, le uova sono pronte.-
- Dray e Grattastinchi dove sono?- chiese Tom, cercando i gatti in giro.
- Stanno dormendo con Pinky!- sbottò Gigì dal suo alveare, ricordando a tutti la sua presenza.
- Ehi, perché te ne stai lì dentro?- la richiamò May - Cos'hai?-
- E' arrabbiata perché Elettra stasera esce con Harry.- chiarì Ron - E' sabato.-
- E noi che facciamo?- bofonchiò Blaise - Poker? O pub?-
- Io vado all'ippodromo.- disse Dalton.
- Tu non vai da nessuna parte!- rognò Harry scendendo le scale tutto mezzo svestito, coi capelli ancora bagnati e gli occhiali tutti storti - Tu stasera mi uccidi Malfoy. Se lo fai ti faccio aumentare la busta paga!-
- Che è successo?- bofonchiò May stanca di quella storia.
- A parte il fatto che mi ha finito il dentifricio, s'è ficcato sotto la doccia buttandomi quasi giù dalla finestra, ecco cosa! Accidenti a tutti i Malfoy del mondo! Dannati loro, la loro progenie e i loro parenti!- ringhiò, buttandosi a sedere di peso sulla prima sedia che trovò - Buon giorno a tutti comunque!-
- Buona giornata anche a te stellina.- l'apostrofò Ed sorridendo - Che hai in programma oggi?-
- Perché? Mi vuoi portare a scommettere?-
- No, non ci vado mai in compagnia. Porta male. Piuttosto, perché non esci con Elettra anche oggi pomeriggio? Non è necessario che te ne stai chiuso in casa o in ufficio a cercare con noi altre informazioni. Devi riposarti, o ti verrà un crollo nervoso.-
- E già, povera gioia...- lo prese in giro Draco, scendendo le scale con indolenza - La notorietà pesa, vero Potty?-
- Vedrai come ti peserà il tritacarne quando te lo avrò tirato in testa.- gli sibilò il risposta il moro e tutto in serpentese, tanto che i ragazzi rabbrividirono come loro solito, imprecando dietro a quei due. L'unico a ridacchiare alla battuta fu Tom, attirando l'attenzione di Potter e Malfoy. Il ragazzino arrossì subito, abbassando lo sguardo sulla tazza. Accidenti, avrebbe dovuto pensarci...suo padre era famoso per essere stato rettilofono...
A Harry non doveva far piacere che anche lui fosse in grado di capire il linguaggio dei serpenti.
- Salve a tutti!- cinguettò Elettra, apparendo in cucina in quel momento, spezzando la tensione. Era in top e pantaloncini, con gli auricolari del lettore nelle orecchie e non poteva essere più bella.
- Fossi in te io non la lascerei andare in giro da sola, sai?- ghignò Ron di punto in bianco, prendendosi dietro un pezzo di bacon dal moretto - Sul serio...sai com'è, la scusa del jogging la usano tutti!-
- Complimenti gente, che fantasia!- disse May ironica, finendo di leggere la Gazzetta con aria concentrata.
- Senti mezzosangue...- la interruppe Draco brusco - Te lo sei preso tu il mio colluttorio?-
- Senti Malferret...- replicò lei a tono - Te lo sei finito tu il mio shampoo alla camomilla?-
- Non fare la furba! A me viene mal di gola se non faccio i gargarismi col colluttorio! Capito?-
- Oh, dovrò segnarmelo sugli appunti.- May lo guardò con aria angelica - Una volta mi hai detto anche dei tuoi nei. Dov'è che li hai esattamente?-
Draco digrignò i denti, puntandole il dito addosso - Voi mezzosangue un giorno o l'altro farete tutti una brutta fine!-
- Ti prendiamo in parola.- l'Aarons guardò l'orologio - Elettra, fra quanto andiamo a fare spese?-
- Dammi un'ora per fare la doccia e riprendere fiato!- le sorrise la biondina - Ragazzi, voi venite?-
- A guardare decine di vetrine e a portarvi i pacchetti?- sibilò Harry sarcastico - Sono già in strada.-
- Tom, ti va di venire?- May ignorò il sarcasmo dei maschi, rivolgendosi direttamente al piccolo mago - Così potresti fare un altro giro qua attorno e comprare qualcosa che ti serve. Possiamo andare alla Gringott e...-
- No. Ferma.- la bloccò Potter - Alla Gringott ce lo portiamo io e Draco.-
- Perché?-
- Devo prelevare dal conto della mamma.- le spiegò Tom - Ma mi hanno detto di non farmi vedere troppo in giro prima del tempo...- divenne di nuovo rosso, sempre più imbarazzato - Sai, se mi riconoscono...-
- E chissene frega.- mugugnò Ed imbronciato - Se lasciano andare in giro a piede libero Draco...-
- Fottiti Dalton.- gli rispose Malfoy con un semplice gesto del dito medio - Comunque ha ragione San Potter. Alla Gringott ce lo portiamo noi, anche perché comunque bisognerebbe passare per Diagon Alley.- si mise in piedi, finendo il caffè con una sorsata - Io vado da Andromeda. Vuole che le dica tutto di Vanessa e Rafeus.-
- C'è Sirius di sicuro. Mi tocca seguirti.- sbuffò lo Sfregiato con fare incazzoso - Che palle!-
- Dai Tom, sbrigati!- gli disse Malfoy già sulle scale - Ti vorranno rivedere!-
- Oh...oh si! Arrivo!- il piccolo Riddle saltò giù dalla sedia, seguendo il cugino.
- Torniamo per pranzo!- disse anche Harry, prima di sparire con loro e prima di aver urlato a Ron di andare a cercare Mundungus, a Blaise di non andare a lavorare e a Ed di non andare a scommettere. Un generale insomma.
Durante il viaggio se non altro Draco poté salvarsi dal sentire Potter borbottare perché si limitò a parlare con Tom, che Harry evitava accuratamente come la peste. Andarono in taxi, per non affaticare troppo il ragazzino che aveva imparato da poco a Smaterializzarsi, su consiglio di Lucilla, ma una volta di fronte alla casa dei Tonks il piccolo Riddle tornò a essere visibilmente nervoso.
- Guarda che non tutti i Black mordono.- precisò il biondo, sarcastico.
- Lo so.- borbottò Tom, passando il peso del corpo da una gamba all'altra - Ma mia madre è stata cattiva con tutti e...-
- Si, specialmente quando ha ucciso Sirius.- sibilò Harry acidamente.
Draco fece finta di non aver sentito, limitandosi a scoccargli un'occhiata di fuoco - Senti Tom, finiamola una volta per tutte con questa menata ok? Va bene, Bellatrix non era una santa ma credi che questi qua dentro siano da meno? E tanto per la cronaca...tu non hai mai avuto nessun tipo di contatto con nessuno dei tuoi genitori, quindi perdonami ma considero tua madre solo Lucilla. E basta parlare di Bellatrix che mi viene mal di testa...- aggiunse, bussando.
- Tu si che sai fare dei discorsi chiari.- gli disse Harry, serafico.
- Vuoi che ti avveleni Potter?-
- Ti posso assicurare che data la situazione il tuo veleno al momento non mi farebbe niente, Malfoy.- frecciò il moro stizzoso, entrando in casa dopo Ted Tonks andò loro ad aprire. Consegnarono i giubbotti, poi si diressero in sala dove Andromeda stava seduta a tavola con Sirius e Remus.
- Salve a tutti!- dissero i due Auror.
- Oh, eccoli!- ghignò Sirius - Che bella cera Harry. Fantastica giornata vero?-
Il suo figliastro si limitò ad alzare il polso destro e insieme al suo si sollevò anche quello sinistro di Draco, che stava al suo fianco. Erano già appiccicati come sanguisughe, quindi era una meravigliosa giornata, compresero i maghi.
- Draco, Harry...- disse Andromeda, poi guardò il piccolo Riddle - Tom.-
Il ragazzino fece un esagerato cenno la testa, arrossendo di nuovo. Aveva visto una sola volta una foto di Bellatrix ed Andromeda gliela ricordava moltissimo, anche se i suoi occhi azzurri erano del tutto diversi da quelli scuri di sua madre. Aveva anche conosciuto la sua zia più giovane, Narcissa...e nonostante quell'aria severa, gli era piaciuta molto. Era una persona molto dolce, nonostante l'aspetto freddo e l'espressione così vacua.
- C'è anche tua madre.- disse Andromeda a Malfoy - Arriva subito. Ha accompagnato Ninfadora alla porta, le doveva dire qualcosa riguardo a Howthorne.-
- Ah si,- bofonchiò Harry cercando di scollarsi di dosso il biondo - Milo e i ragazzi mi hanno detto che quel grande di Tanatos Mckay ha indetto il concilio di guerra. C'era anche lui...anche se non so come abbia fatto a entrare.-
- E' stata mia sorella a chiedere al signor Mckay di dare a Howthorne una possibilità. Si conoscono da anni e Narcissa è sicura al cento per cento che non abbia mai avuto a che fare coi Mangiamorte.- spiegò Andromeda, facendo portare del thè - E tu Harry? I giornali ti danno tregua?-
- A dire il vero no. Siamo barricati in casa e preoccupati che qualcuno possa vedere Tom.-
- Lascia che vedano, che domande vuoi che vi facciano?- ridacchiò Sirius, strappando un sorriso al ragazzino - E' troppo grande per essere figlio vostro.-
- Ah, sempre molto divertente.- frecciò Draco.
- Dai Paddy, sta buono!- sorrise Remus - Piuttosto, lasciando perdere i Mangiamorte e le altre sciocchezze, a casa come va? Ve la cavate tutti quanti? Avete già portato Tom a Diagon Alley?-
- Si e se lo riconoscono che facciamo?- s'intromise Andromeda.
- E come fanno a riconoscerlo, senza offesa sorellina?- sospirò Narcissa Black Malfoy, apparendo sulla soglia in un bell'abito color perla e i capelli biondi lisci sulle spalle - Secondo me ti preoccupi troppo. Ciao ragazzi.-
- Signora.- disse Harry.
- Ciao mamma.- Draco la baciò sulle guance, restando attaccato al polso del moro per le ghignate degli altri in sottofondo, ma Narcissa aveva un ottimo autocontrollo e riuscì a non scoppiare a ridere come un'ossessa, limitandosi ad abbracciare il piccolo Riddle, poi si sedette accanto a lui e tornò a rivolgersi alla sorella maggiore - Dicevamo?-
- Dicevamo che è un disastro bello e buono!- sbuffò Andromeda mettendosi in piedi. Senza dire altro fece il giro della tavola e si piazzò di fronte a Tom, con le mani sui fianchi. Ora il ragazzino era davvero viola per la vergogna ma la padrona di casa lo stava solo guardando da capo a piedi, quando sbottò con l'ultimo giudizio - Oh, insomma io non ci credo! Ok, potrà assomigliare a Bellatrix ma di suo non ha altro che quella manciata di efelidi sul naso! È troppo educato e cortese per essere figlio di quella serpe immonda!-
- Andromeda!- sogghignò Sirius, vedendo il faccino stralunato di Tom - Dai, magari ha preso da qualcun altro della famiglia! Che so...magari da tua madre...- e attaccò a ridere sommessamente insieme a Narcissa, mentre Remus e gli altri non sapevano più che fare per tornare a una conversazione seria.
- Magari ha preso direttamente da Draco, che ne sapete...- frecciò Harry acido, per nulla divertito.
- Signori per favore.- supplicò Lupin, cercando di frenare quegli scoppi d'ilarità - Avanti, così lo imbarazzate.-
- Mah, secondo me è assurdo.- sentenziò infine Andromeda, facendo per la prima volta un sorriso al suo piccolo nipote, carezzandogli debolmente la testa - Comunque mi rincuora che quella vipera abbia saputo fare qualcosa di buono.-
- Questo è ancora da appurare.- sibilò Harry con gli occhi verdi pieni di dubbi e risentimento.
Sirius sospirò, lasciandosi andare contro lo schienale del divano - Ricominciamo. Draco, ma va avanti tutto il giorno in questo modo quando siete a casa?-
- Ho le registrazioni se vuoi, Black...- frecciò il biondo - Non ci da pace un minuto.-
- Senti ma perché non te ne vai al diavolo eh Malferret?-
- Sarebbe bello, peccato che anche lì sarei costretto a trascinarti con me Sfregiato!- e non finì di dirlo che i bracciali cominciarono letteralmente a sfrigolare e con un nuovo trucchetto magico mai visto, li attirarono uno contro l'altro facendo spiaccicare le loro teste in un botto e poi naturalmente non ebbero più voglia d'insultarsi.
- Per la miseria...- ghignò Sirius, raccogliendoli da terra con lo scopino - I bracciali si danno da fare eh?-
- C'è poco da ridere cugino.- disse Narcissa, sospirando - Qua la faccenda peggiora...e hanno anche il sangue al naso.-
- Basta, basta...- implorò Malfoy con una mano sul naso - Io me ne torno a casa!-
- Tu è meglio che stai qua Harry!- gli disse Remus, trattenendolo - E' meglio che stiate lontani per un po'...-
Così la magica coppia d'oro per il momento decise di separarsi, entrambi coi nasi rotti certo, ma se non altro Draco poté andarsene e lasciare il caro Potty a fare i conti con la sua vigliaccheria verso Tom.
Ritornato a Lane Street che erano le dieci e mezza, andò dritto al frigo per prendere del ghiaccio.
- Draco!-
Il biondo piantò una bestemmia, saltando per lo spavento.
- Cazzo mezzosangue!- sbraitò - La prossima volta fai che piantarmi anche un coltello fra le scapole!-
May sorrise, alzando le spalle con fare docile - Che hai fatto alla faccia? È stato Harry?-
Lui grugnì in risposta, tenendosi il setto con aria dolorante.
- Vieni, lascia!- gli disse la ragazza, prendendo la bacchetta e puntandogliela sulla faccia. Prima che potesse maledirla, May aveva già usato un incantesimo curativo che lenì il suo mal di testa in un attimo.
- Meglio?- gli chiese.
- Hn.- bofonchiò, rimettendo il ghiaccio in frigo - Gli altri dove sono?-
- Blaise e Ron hanno seguito Ed alle corse. Non vogliono lasciarlo solo con lo stipendio.-
- E' la mente di Dalton che non dovrebbe girare da sola. È ancora troppo piccola.- frecciò perfido - Elettra?-
- Ha ricevuto una lettera un quarto d'ora fa da suo padre. Voleva vederla.- poi aggiunse, stranita - Posso chiederti una cosa? Perché Elettra sembrava così arrabbiata quando è uscita? Mi sembra che suo padre sia una brava persona...-
- E' un infido bastardo.- sibilò, sorpassandola - L'ha lasciata da sola a quattordici anni perché la sua nuova moglie non vuole Elettra in casa. Praticamente non ha mai neanche visto il suo fratellastro di cinque anni.-
- Oh...- May fece una smorfia - Bhè, in fondo se l'è cavata. È questo l'importante.-
- Come no.-
- Che vuoi dire?- gli chiese, sedendosi sul divano di fronte a lui.
- Niente.- Draco si dette dell'idiota per aver iniziato un discorso che non aveva voglia neanche di finire.
- Lo vedi come sei? Possibile che non sei capace di parlarmi per più di cinque secondi?-
- Vuoi chiacchierare con me mezzosangue?- fece, ironico - Ok, parliamo.-
- E di cosa vuoi parlare?-
- Non lo so. Non volevi parlarmi tu? Avanti, sputa il rospo.-
May inspirò profondamente, richiamando tutta la sua pazienza - Dimmi di te.-
- Di me?-
- Si, di te.- sorrise, divertita dalla sua faccia stralunata - A parte il tuo odio verso i babbani, i Magonò e i mezzosangue... ti piace fare qualcosa o adori il fatto di renderti insopportabile ai nuovi arrivati?-
- Sai cosa mi piace Aarons?- ringhiò lui a quel punto, sporgendosi verso la strega - Mi piace vedere chiaro nelle cose e in te di chiaro non vedo proprio niente. A cominciare dal perché Orloff ti ha mandato qua, a finire con tutti i dati che raccogli pedestremente ogni giorno su me e Potter per poi riferirli al tuo capo. Odio essere circondato da Mangiamorte, odio i miei cugini che si sono permessi di attaccarmi frontalmente, odio anche Potter e la sua perenne crociata! Perfino Blaise e i suoi cazziatoni riescono a rovinarmi la giornata ma la cosa che sul serio mi manda in bestia è il fatto di essermi spaccato il naso a causa di questo maledetto coso!- concluse acidamente, dando un colpo al bracciale di platino - Sono stato chiaro adesso?-
May non aveva fiatato e dopo aver assimilato la cosa, si mise in piedi. - Forza!- disse.
Malfoy alzò un sopracciglio. E adesso che voleva.
- Dai, usciamo!-
- Come usciamo?- si sconvolse - Ma hai sentito che ho detto?-
- Certo, portami fuori a pranzo e ti dirò tutto di me e Orloff.-
Ora Draco cominciò a vederla in un modo che non si sarebbe mai immaginato. Per la prima volta la vedeva per una ragazza, mezzosangue a parte, e dovette comunque ammettere almeno con se stesso che era carina. Era un po' fissata, con le sue manie, a volte era anche esasperante, lo rintuzzava sempre...e ancora non si fidava.
Però si trovò lo stesso al ristorante con lei, a chiedersi perché aveva accettato quell'uscita.
May sorseggiava dell'ottimo vino rosso quando, sorridendo, lo spiazzò di nuovo.
- Credi che fissandomi come un quadro capirai cosa voglio?-
- Da tempo ho capito che è meglio non sapere che cosa vogliate voi donne.- replicò sarcastico.
La strega ridacchiò dolcemente, poggiandosi su un gomito - Hai avuto tante donne immagino...sei molto bello.-
Lui accolse il complimento in silenzio, stupito da quel nuovo aspetto che May gli stava mostrando. Era davvero una strana ragazza. Prima fredda e rigida, poi sarcastica e puntigliosa, ora dolce e sensibile.
- Hai il ragazzo?- le chiese, cambiando discorso.
- Ce l'avevo.- rispose calma - E' morto un anno fa.-
- Mi spiace.- disse Malfoy, senza cambiare intonazione.
La vide volgere lo sguardo oltre la finestra, continuando a sorridere in quel modo vacuo ed estraneo - E' stato ucciso da un gruppo di demoni impuri. Anche lui era un Auror.-
- E sei venuta qui dall'Irlanda dopo la sua morte?-
- Si. Avevo bisogno di cambiare aria. Ti capita mai Draco?-
- Cosa?-
- Ti capita mai di sentirti marcare l'aria?- gli sussurrò, posando gli occhi scuri nei suoi - Ti senti mai come se le pareti della casa si restringono contro di te, fino a soffocarti?-
Oh, se gli era capitato. Prima da bambino, quando aveva capito che suo padre non lo amava abbastanza da salvargli la vita. Poi a Hogwarts, quando aveva dovuto scegliere da che parte stare. Infine la volta più brutta. Quando l'unica persona che aveva amato sul serio se n'era andata e non era riuscito a trattenerla.
- Sei mai stato innamorato?- gli chiese May.
Non seppe dire neanche in seguito come lui, Draco Lucius Malfoy, il principe di tutta Serpeverde, si fosse ritrovato a parlare di Hermione con tanta semplicità, anche senza farne il nome. Sapeva solo che quegli occhi scuri di May sapevano davvero convincerti a dire ogni cosa.
- Una volta.- disse, portandosi il bicchiere alle labbra.
- Dov'è lei adesso?-
- Non lo so.- Draco guardò il liquido rosso nel calice panciuto - Abbiamo iniziato per gioco. Ma abbiamo scherzato col fuoco e ci siamo bruciati.-
- Lei non ha lottato per averti?- May sembrò sinceramente stupita.
- Eravamo diversi in tutto.- Draco alzò le spalle, sentendo un peso atroce sul petto - Eravamo additati da tutti. Lei era una lottatrice nata...tutt'oggi non conosco nessuno che sappia ottenere ciò che vuole meglio di lei ma alla fine si è stancata di stare male per me.-
- Scusami ma...credo che abbia gettato la spugna troppo presto.-
Lui sogghignò, pensando alla faccia di Hermione se avesse mai sentito quelle parole. No. Non la sua mezzosangue.
- Vorrei conoscerla sai?- disse May, ghignando appena.
- Perchè?-
- Per dirle che è un'idiota.- disse, divertita mentre se ne andavano all'uscita, dopo aver pagato - Ha mollato a piede libero un razzista del genere tutto solo per le strade di Londra. Sarebbe da denunciare.-
- Tranquilla Aarons. Prima o poi credo che riuscirai a dirglielo.- sbuffò, accendendosi una sigaretta mentre si dirigevano a casa - Se la conosco bene, non è tipo da starsene lontano dalla mischia per troppo tempo.-


Nel Golden Fields intanto, la mattina stessa, in un castello poco lontano da Cameron Manor anche se decisamente più diroccato, Lord Demetrius si aggirava per sale e corridoi come un'anima in pena.
Quel giorno era particolarmente annoiato perché quando era andato a trovare Caesar non era riuscito a parlare né con lui né con Lucilla. Certo, parlare con Lancaster era una cosa che si verificava assai di rado ma Caesar invece era sempre stato la sua unica compagnia almeno da due secoli a quella parte e averlo trovato nel bel mezzo di un "momento critico" non era stato piacevole. Ne ignorava la causa ma quel giorno il grande Cameron sembrava molto arrabbiato.
Non ne aveva chiesto il motivo e se n'era tornato a casa sua sconsolato, continuando a soffrire la solitudine.
Così, anche se deluso, si accontentò di sbirciare gli umani attraverso la sua grande sfera di cristallo. Per Demetrius quella era una vera e propria passione: trattava quella sfera per Veggenti con cura maniacale da secoli e secoli, visto che era il suo unico contatto coi babbani che lui trovava così affascinanti, anche se Caesar invece trovava la cosa assai noiosa. Poteva capirlo però...in fondo Caesar da bambino, quando ancora non aveva saputo dosare i suoi poteri, era stato allontanato e disprezzato dagli umani. Li aveva anche temuti...fino a capire che per lui erano solo insetti.
Da quel momento in poi li aveva a mala pena sopportati, ignorandoli totalmente.
Demetrius sospirò, sedendosi di fronte alla sfera.
In fondo Caesar era stato ancora molto civile, considerata colei che nascondeva nelle segrete.
Si diceva che in Gran Bretagna tre fossero i demoni di stirpe, i grandi potenti della casta oscura, almeno secondo i maghi che sapevano ben poco di demoni puri: lui, Caesar e Lucilla. Ciò che non si sapeva invece era che nelle segrete del suo castello, c'era qualcuno con occhi bianchi come i loro...ma una mente che ormai era stata divorata dalla follia. Per questo lei stava in catene, per questo quella bambina di orrendo aspetto aveva mutilato la sua stessa bellezza, perdendo il senno.
Era un mostro. Un mostro incontrollabile. E solo la magia di mille gagia del passato aveva saputo creare le catene che ora la tenevano prigioniera. Era così antica che perfino Demetrius non ne conosceva il vero nome.
Era tanto vecchia, nata nella notte dei tempi, che quella piccola demone dal viso sfigurato e dal corpo mutilato non aveva piedi e gambe umane...ma zampe di volatile. Orribile e secche zampe di volatile.
Parlare con lei, con Doll come l'aveva ribattezza il suo vecchio padre, significava cadere nel suo stesso oblio.
Stava ancora pensando a quel mostro sanguinario quando qualcuno entrò nel suo grande salone, avvolto in un mantello.
Demetrius si volse, senza eccessivo interesse - Oh, Jeager...ciao.- bofonchiò.
- Milord.- disse Crenshaw facendo un profondo inchino - Vi spiace? Dovrei scendere nelle segrete.-
- Figurati.- Demetrius tornò a guardare nella sfera, poggiandosi su un gomito. Che palle anche quel mezzo demone, pensò il padrone di casa. Se ne andava sempre a spasso per il mondo dei maghi e dei babbani!
Come lo invidiava!
Neanche due secondi più tardi le porte si spalancarono di nuovo, portando con loro un'aura decisamente più forte.
Demetrius parve stupito nel trovarsi di fronte proprio Caesar e dalla faccia che aveva doveva essere ancora furibondo.
Sogghignò, divertito se non altro da quel cambio di programma.
- Salve...problemi?- gli chiese, con un ghigno subdolo in viso.
Il demone dai capelli bianchi contò fino a dieci, poi fino a venti...infine afferrò la spada e la lanciò contro il muro alle spalle di Demetrius, provocando un lampo lucente al suo passaggio e un fragore immane, simile al brontolio del cielo che minaccia tempesta.
Demetrius si volse e vedere la lama piantata fino all'elsa nella parete di spessa pietra.
- Brutta giornata?- abbozzò serafico.
- Dannazione!- sbottò Caesar, con le mani sui fianchi.
- Vuoi dirmi cos'hai o sei solo venuto per spaccarmi casa?-
- Oh, all'inferno!- ringhiò Cameron - Non riesco a trovare Hermione! Ecco che succede!-
- Hermione?- Demetrius alzò un sopracciglio, scendendo dalla poltrona per raggiungerlo - Perché? È sparita?-
- Si e da un pezzo anche.- sibilò l'altro ironico - Potrebbe sfilarti sotto il naso un'agenzia di spogliarelliste nude coperte solo di crema pasticcera e non te ne accorgeresti neanche, cazzo!-
- Che hai fatto a Hermione?- il padrone di casa lo guardò con sospetto, lasciando perdere le spogliarelliste e la crema pasticcera - Non avrai esagerato spero...-
- Ma per chi mi hai preso accidenti?- Caesar lo guardò con gli occhi bianchi incendiati.
- E che ne so...non ti vedo arrabbiato in questo modo dalla prima guerra mondiale.- Demetrius in effetti poteva contare sulle dita della mano le poche volte che Cameron avesse perso il controllo, sia per rabbia che per felicità. Solitamente era stato per rabbia, due sole volte per la felicità e una di queste era stata con l'arrivo di Lucilla nel suo palazzo.
In fondo anche senza pensare alla sua natura demoniaca, era comunque una persona riservata e discreta, poco propensa a esternare sentimenti di qualunque tipo e se ora era incazzato la metà di quello che sembrava, sarebbero stati tempi duri per tutti. Hermione era sparita e lui sapeva bene quanto Caesar tenesse a lei, indipendentemente dai loro rapporti anche al di fuori della sfera magica...cosa che per altro aveva stupito molto Demetrius.
Aveva sempre pensato che l'amore di Caesar fosse unicamente consacrato a due donne. Una era morta tempo prima, sua moglie, una demone di stirpe come loro, l'altra era Lucilla Lancaster ma Hermione Hargrave aveva risvegliato qualcosa in lui... un qualcosa a cui un demone certo non sapeva dare nome. Per quello per Caesar quella strega era speciale.
- Non la trovo, non la trovo!- sbraitava, fuori di sé - Avevo promesso a Lucilla che ci sarei stato attento ma ho girato un attimo gli occhi per occuparmi di Tom e quella maledetta umana mi sparisce così!-
- Lo sapevi che era una cerca guai, no?- sorrise l'altro - E' amica di Harry Potter!-
A quella frase, Caesar si bloccò di botto. Amica di Harry Potter...eccola lì! I Mangiamorte!
Che stupido, come aveva fatto a non pensarci?
- Sarà finita nelle grinfie di quei dannati...- sbuffò, sedendosi su una poltrona che fece comparire con uno schiocco di dita - Però non riesco a percepire comunque la sua magia da nessuna parte. Ho provato da Londra al Devon, fino nel Linkolnshire ma ho fatto un buco nell'acqua!-
- Non è che è morta?- ipotizzò Demetrius con una delicatezza spaventosa ma Caesar non fece una piega, alzando il braccio destro. Al polso teneva un bracciale d'argento, formato da tante piccole catenelle spesse che si congiungevano in un una sorta di occhio spesso, dello stesso metallo, formato da una cupoletta di vetro. All'interno c'era del sangue rosso. Il sangue di Hermione. Era caldo e questo significava che era ancora viva.
- Ti sei proprio rammollito se non riesci a trovarla.- ghignò Demetrius pacato, sedendosi davanti a lui.
- Sta zitto!- sbuffò l'altro con un gesto annoiato della mano - Potrebbe essere finita ovunque...magari quello stronzo di Askart l'ha catturata per farmi dispetto e sta coprendo la sua magia con il marchio dei Leoninus.-
- Dovresti essere più discreto sulle tue amanti, sai?-
- E infatti non lo sa nessuno, tranne te e Lucilla. E Jeager...- Caesar tacque un attimo, poi lasciò perdere. Si rifiutava di credere che al mondo ci fosse qualcuno tanto idiota da rischiare una sua vendetta per uccidere un nemico.
- Fossi in te io ci starei attento.- sentenziò il padrone del castello, ridacchiando e ficcandosi una caramella in bocca, provocando il disgusto di Cameron - Quel mezzo demone è estremamente vendicativo, specialmente verso gli umani. Potesse li ammazzerebbe tutti...come te.-
- Il fatto che non mi piacciano non implica che li voglia vedere tutti morti.- frecciò Caesar.
- Come no...sei solo troppo pigro per alzare un dito e spazzarli via.- Demetrius sorrideva con fare fintamente benevolo - Se Lucilla non ti avesse maledetto, e ti posso assicurare che quella volta l'avrei fatto anch'io, a quest'ora saresti rimasto lo stesso eremita di un secolo fa. Adesso guardati...hai un'amante umana, che ti piace anche, non negarlo, e ti spiace persino di tenere Lucilla prigioniera. C'è stato un attimo in cui ho pensato che ti saresti messo chiedere scusa a Degona per averle tolto sua madre.-
- Vattene al diavolo, mi hai stufato!- Cameron si mise in piedi, troppo permaloso per accettare quella paternale - Che ci sono venuto a fare qua ...tanto a te non frega un accidenti di niente!-
- Sai cosa mi frega? Che togli la tua spada dalla parete del mio salone dolcezza!-
- Non chiamarmi dolcezza, imbecille!- sibilò il demone dai capelli bianchi, estraendo la sua spada dal muro, facendo crollare un bel po' d'intonaco - Piuttosto, come sta Doll? Fa ancora i capricci?-
- Ha cantato tutta la notte. C'è mancato poco che impazzissi.- replicò acidamente Demetrius - Caesar, io ne ho basta...sul serio. Uccidiamola e facciamola finita.-
- Perché? Merita di morire più di te o me?-
- Sai perché merita di morire?- sbottò l'altro - Perché ha la faccia tagliuzzata, perché si ferisce con quegli artigli, perché la follia che l'attanaglia è uno strazio per gli occhi e per la mente! Non ha cuore, ormai non ha più neanche la coscienza di sé! Vive per fare del male al prossimo e a tutti quelli che finiscono in quella cella! Io ne ho abbastanza dei suoi canti! Avrò anche promesso a mio padre di occuparmene ma adesso è il momento di pensare a un modo per eliminarla. Ti rendi conto del casino che succederebbe se mai fuggisse da qua?-
- Sai che roba...- Caesar mise la spada nella guaina, con fare indifferente - Macellerebbe solo un po' di umani...-
- E anche un bel po' di maghi! Possibile che non t'interessi?-
- No. Per ora no.- Cameron si avviò alla porta - A ognuno la sua croce. Se vuoi ucciderla fallo da solo, a me non importa. Tanto è già morta da un bel pezzo. Ci vediamo domani sera.- e si Smaterializzò via, lasciando ora qualcun altro col suo stesso nervoso. Demetrius imprecò, maledicendo quel maledetto.
Lo faceva apposta, ne era sicuro! Doveva rovinare la giornata anche agli altri, altrimenti non era contento!
E aveva anche ragione, visto che Cameron tornò al suo palazzo sentendosi giusto un pelino meglio. Rendere la pariglia a quell'egocentrico di Demetrius era uno dei suoi passatempi preferiti, ma il suo problema restava comunque in sospeso. Doveva trovare Hermione a ogni costo, altrimenti sarebbero stati guai seri.
Era da poco rientrato e aveva ricominciato a piovere quando un rumore di tacchi femminili assai pericoloso si propagò nel suo palazzo. Peccato che lui non avesse potuto sentire: visto il casino che causavano demoni e vampiri nelle altre ale, si era momentaneamente reso sordo con un incantesimo per non venire disturbato. Con gli occhi fissi su una cartina dei dintorni e delle varie regioni in cui erano seminati i castelli dei Leoninus e il covo di quelli della Dama Nera, Caesar non poté sentire la porta sbattere fragorosamente, tantomeno alzò gli occhi quando Lucilla apparve sulla soglia.
Bellissima, in abiti però evidentemente babbani con una gonna corta e nera a balze e un maglioncino a collo alto bianco, si fermò dov'era, come in attesa di attaccarlo.
- Io non ce la faccio!- gli disse, con voce tremante. Sembrava sul serio sconvolta, aveva gli occhi resi lucidi probabilmente dalle forti e contrastanti emozioni che la tormentavano da giorni, da quando aveva detto addio a sua figlia e ormai era arrivata al limite. Si fece avanti, andandogli a fianco.
- Non ho intenzione di stare a supplicarti.- aggiunse - Vado da lei ma tornerò.-
In quel momento Caesar, così concentrato sulla ricerca di Hermione attraverso la cartina, si accorse che poco lontano dal Golden Fields c'era un villaggio infestato da parecchi vampiri adepti di Kronos Leoninus e fra i quattro fratelli, il minore era quello che aveva sempre umiliato di più. Kronos lo odiava e lo sbandierava ai quattro venti, quindi sarebbe stato capace di rapire Hermione...oppure aveva ragione Demetrius...erano stati i Mangiamorte.
- Accidenti!- rognò, non capendo più niente.
- E' inutile che ti arrabbi.- gli disse Lucilla, non capendo che non ce l'aveva con lei - Non puoi impedirmi di vederla!-
- Se la prendo le faccio passare la voglia!- sibilò l'altro di rimando, pensando alla Grifoncina.
- Tu provaci soltanto e te la farò pagare cara!- lo avvisò la Lancaster minacciosa, tornando alla porta - Vado, non starò via troppo...quindi non provare a fare qualcuno dei tuoi giochetti assurdi! Ci vediamo stanotte!- e se ne andò, chiudendosi la porta alle spalle così forte da far traballare i cardini. Il demone dai capelli bianchi sentì il pavimento vibrare e si girò nella direzione dell'entrata ma non vedendo nessuno pensò all'ennesima rissa ai piani di sotto.
- Speriamo che Lucilla non mi chieda subito novità...- mugugnò, depresso. O sarebbero stati davvero guai per lui...


A Cedar House ora regnava il silenzio.
Erano passati tre giorni da quando Degona era tornata eppure sembrava che fosse rimasta con la testa e col cuore in quel posto attorniato da verdi campi di margherite nere. La bambina, dopo l'interrogatorio di sua nonna Rose e quello dei parenti a cui aveva risposto a monosillabi, si era rintanata in camera sua e niente era più riuscito a farla uscire.
Giochi, uscite al parco, incontri con gli amici di suo padre...nulla. Degona non aveva più voluto uscire da Cedar House, se aveva sorriso una volta a Tristan era stato tanto e anche con lui non aveva mai parlato di ciò che era successo con sua madre, evitando accuratamente l'argomento dopo che con Liz era successo il finimondo.
Appena tornata a casa, Elisabeth le era corsa incontro e l'aveva abbracciata fortissimo, in lacrime, distrutta al pensiero che fosse potuta finire peggio quell'uscita di nascosto ma una volta superata la paura, la strega era scoppiata in un accorato rimprovero sulla pericolosità di recarsi da sola nel Golden Fields, in quel posto infestato di demoni.
Le aveva ricordato che i demoni avrebbero potuto farle del male ma a quell'uscita qualcosa nel viso spento di Degona si era come incendiato. Tristan e Jess se n'erano accorti quando la casa aveva tremato e i vetri erano andati in frantumi uno dopo l'altro, di seguito all'immensa rabbia di una bambina di quattro anni.
Quegli occhi e quell'espressione...oh, l'avevano riconosciuta subito. In quel momento Degona non era stata una semplice bambina, una semplice strega...era stata qualcosa di più. E l'espressione colma di rabbia che era venuta a galla sua suo visino, aveva riportato ai loro occhi la Lucilla del passato.
Dopo aver zittito tutta Cedar House con quell'attacco così inaspettato, la bimba era scoppiata in lacrime si era aggrappata a suo padre, implorandolo quasi di portarla via...e da quel momento nemmeno Liz era più riuscita a riportare il sorriso sulle sue labbra. Parlavano ancora certo e quando Tristan non c'era era con lei che Dena passava tutta la sua giornata ma se apparentemente niente era cambiato nelle loro abitudini, era come se la bambina si fosse spenta dentro. E Liz non passava secondo senza maledire sua madre...
Doveva averle fatto qualcosa di orrendo, ne era sicura...e la odiava ogni minuto che passava.
Lucilla quella mattina presto sentì quel rancore impegnare tutto già davanti ai cancelli di Cedar House.
Il sole ogni tanto faceva capolino fra le nubi scure ma la pioggia continuava incessantemente a cedere, senza che lei facesse nulla per ripararsi da essa. Forse sperava ingenuamente che sarebbe servita a lavare via tutto quanto...magari anche a darle la forza per entrare. Il cuore ricominciò a batterle, al pensiero di poter rivedere anche Tristan.
Fece un passo e si fermò di nuovo, sentendosi tremare le gambe. Si chiese a cosa era servito diventare un demone puro se poi sentimenti come incertezza e paura potevano ancora farti tremolare come un umano.
- Lucilla?-
Si volse lentamente e quando si ritrovò di fronte alla vecchia Theresa, ebbe appena il tempo di salutarla che la vecchia strega la stava già abbracciando con forza. Se avesse respirato, forse avrebbe potuto mozzarle il fiato.
Non le diedi neanche il tempo di dire che cosa faceva lì che la vecchia la stava già coprendo con un ombrello e trascinando dentro, coprendola con un fiume di parole inarrestabile. Fu davanti alla porta d'ingresso dove aveva lasciato sua figlia giorni prima che ebbe veramente un ripensamento. No...aveva promesso a Tristan che non avrebbe mai cercato di vedere la bambina...perché avrebbe dovuto venire meno all'impegno e alla parola data?
Lo pensava anche quando la debolezza lasciò che Theresa la spingesse dentro casa con fermezza, anche quando gli elfi domestici la guardarono stralunati e poi felici di rivederla, anche quando i domestici e il maggiordomo accorsero a salutarla. Era strano, pensò con rammarico. Che strani gli esseri umani. Anche davanti a quei suoi occhi bianchi gelidi e freddi, non indietreggiavano. Anche se aveva abbandonato suo figlia, non la biasimavano.
Si era aspettata un diverso comportamento da quelle persone che un tempo l'avevano tenuta a cuore...
Theresa dopo un attimo la prese da parte, dicendole subito quello che pensava.
- Spero tu sia venuta qua per vederlo bambina.- fece, guardandola profondamente.
Lucilla poté solo annuire, di nuovo col cuore in gola - Dov'è?-
- E' solo per adesso. In cucina. Cercherò di tenere lontana la Jenkins per un po'...e adesso vai!- le ordinò quasi, spingendola verso l'ala dei domestici - Sbrigati bambina! Tua figlia e Tristan aspettano!-
Come si può spiegare a chi si è abbandonato senza una parola i motivi che spingono qualcuno a fuggire?
Come si può sperare di essere compresi? E come si può sperare nel perdono?
Lo meritava il perdono?
Se lo chiese ancora, davanti alla porta che la separava da lui...poi varcò la soglia e pregò di avere almeno un'altra occasione.
 
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