- Capitolo 13°

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view post Posted on 5/2/2009, 19:58

Arrivederci Presidente...

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-...e poi naturalmente ogni nostra socia ha diritto a una tessera annua che le regala degli sconti favolosi in ogni casa estetica per streghe di Londra! Non che lei ne abbia bisogno cara, questo è certo...ma sono sicura che la nostra associazione farebbe veramente al caso suo, Lady Lancaster.-
Tristan scambiò un'occhiata veloce con suo padre, sentendo Charlene Rainolds, la Presidentessa dell'Associazione Strega e Nobildonna rivolgersi in quel modo Lucilla. Tanatos Mckay riuscì veramente a stento a nascondere un sorrisino ironico sotto lo sguardo truce di sua moglie.
Era da un'ora che lì a cena a Cedar House le dame presenti non facevano altro che parlare di quelle sciocchezze e nonostante la capacità di sopportazione di Lucilla che sul viso aveva stampata un'indifferenza cortese, Tristan poteva ben immaginare cosa in realtà stesse pensando la sua più che gradita ospite. Probabilmente si stava chiedendo se quelle streghe erano vere o delle aspiranti Miss Universo e se gli altri commensali si erano accorti di aver sposato delle deficienti, ma i maghi attorno a lei parlavano di politica o del campionato di quidditch...
Fra di loro c'erano parecchi visi noti ma gli unici che conosceva abbastanza bene erano quell'arrogante di Hargrave che la guardava con la sua solita occhiata sprezzante per quelli di stirpe oscura e il duca di Tenterdon, Daniel King.
L'aveva conosciuto parecchi anni prima, verso i quattordici anni. Una persona stramba e bizzarra, con una moglie svitata ma tosta che purtroppo non era presente. Se non sbagliava aveva due figli. Il maschio era il maggiore e avrebbe dovuto fare il settimo anno a Hogwarts e una figlia più piccola, sugli undici anni che però non aveva mai visto.
L'altro accanto al duca King, a quanto aveva capito durante le presentazioni, era Lord Howthorne, migliore amico di Lucius Malfoy ai bei tempi anche se la loro amicizia era finita a causa di idee del tutto diverse in campo razziale.
E meno male che si diceva di non giudicare una persona dalle sue amicizie, no?
- Oh, cara mi sono scordata di chiederglielo...- Charlene Rainolds pose il calice di vino e tornò a rivolgersi all'oggetto più interessante che le fosse mai stato messo sotto gli occhi a Cedar House - Ha intenzione di fermarsi a Londra per qualche giorno? Sarei lieta di accompagnarla nella nostra sede! Anche Elisabeth ne sarebbe deliziata, non è vero cara?-
Elisabeth Jenkins, seduta rigidamente accanto a Tristan e a Rose Mckay, alzò gli occhi dal piatto e li portò lentamente sulla Rainolds, sorridendo in maniera aggraziata...e poi posò lo sguardo sulla stella che illuminava quella casa.
Era vero, ammise con reticenza. Non c'era paragone con la bellezza e la grazia di quella donna.
Lucilla dei Lancaster era in assoluto la donna più bella che avesse mai visto.
Seduta dall'altro capo della tavola, sosteneva domande a raffica senza mai perdere la sua calma e la sua compostezza. Addosso a lei anche un sacco sarebbe apparso un abito magnifico, pensò con amarezza ammirando le curve perfette del suo corpo sinuoso, la bellezza incantevole del suo viso e l'ipnotico potere dei suoi occhi.
- Certo.- annuì docilmente - Sarebbe bello Charlene.-
- Vi ringrazio molto per l'invito.- disse allora Lucilla il cui piatto era rimasto vuoto per tutta la cena - E' molto cortese da parte sua Miss Rainolds ma entro stanotte farò ritorno nel Golden Fields.-
- Oh, mi dispiace molto.- rispose la strega con la curiosità alle stelle - E mi dica cara...che progetti avete per Degona?-
La bimba finì le verdure con uno sforzo ma anche se di cattivo umore perché infagottata in un abitino pieno di pizzi e trine, sollevò gli occhi verdi su sua madre e le sorrise divertita, strizzandole l'occhio.
- Dena passerà del tempo con Lucilla quando vorrà.- spiegò Tristan versandosi altro vino.
- Oh, è veramente magnifico!- cinguettò ancora la Rainolds - Immagino che siate tutti sollevati vero?-
- Oh, Charlene non ne sai quanto.- sibilò Rose Mckay.
Lucilla nascose un sorriso abbassandosi su sua figlia per allentarle un po' il fiocco che le stringeva l'abitino in vita, chiedendosi come aveva fatto a respirare fino a quel momento, sentendo su di sé anche lo sguardo di Tristan che come lei ce la metteva tutta per non sganasciarsi lì come un ragazzino.
In parecchi quella sera erano rimasti a bocca aperta quando l'avevano vista. Le donne a tavola erano arrossite sapendo chi lei fosse e specialmente davanti a tanta bellezza mentre sul volto degli uomini erano passate gamme di sensazioni che variavano dalla soggezione all'ammirazione...ma il collasso era venuto principalmente a Rose e a Liz.
Elisabeth specialmente che oltre a tremare per almeno due ore in presenza di Lucilla, aveva poi accettato la sua persona con un imbarazzo e un disagio tale da essere visibile anche ai ciechi anche se la demone non le aveva rivolto altro che ringraziamenti cortesi per ciò che aveva fatto per Tristan e Degona senza cercare assolutamente d'intromettersi nel loro menage casalingo. Quando l'argomento si spostò su pettegolezzi di quartiere, Lucilla riuscì finalmente a tirare un po' il fiato e a scambiare quattro chiacchiere con Nadine che le sedeva a fianco.
- Allora cara?- frecciò la vecchia con aria serafica - Credi di essere all'altezza per entrare nell'Associazione approvata da sua maestà la regina, Strega e Nobildonna?-
- Nadine, sai bene quanto io sia indisciplinata.- replicò la Lancaster - E poi non sono mai stata portata per i lavori ai ferri. Gli unici che so usare sono spada e coltelli.-
- Bah!- Nadine Mckay schioccò la lingua - Se l'organizzazione avesse più socie in giro ci sarebbero la metà degli allucinogeni, credimi. La tata di tua figlia invece ne va pazza. Tua suocera s'è divertita in quattro anni a trasformarla in Barbie Casalinga, cosa con te invece non è mai riuscita a fare.-
- A Degona piace moltissimo. A me sembra una persona normale.-
- Cosa? Ma ti sei bevuta il cervello in questi quattro anni ragazzina?-
Lucilla alzò un angolo della bocca, sorridendo sinistramente - Ti dimentichi che la moglie di un Mckay deve essere garbata, ponderata, cortese...schiva...non una demone dalla fedina penale alquanto lunga, ricordi?-
- Bhè, prega che tua figlia non venga trasformata in una bambola scema!- Nadine si fece versare del vino che scolò d'un fiato e col suo polso fermo riportò la discussione su binari seri - E allora Tanatos? Smettiamola di spettegolare, siamo tutti qua per parlare di una cosa seria!-
- Ma certo.- Liz si mise in piedi - Se mi scusate signori, porto Dena a letto allora...-
- Cosa?- la bimba si aggrappò alle mani di Lucilla - No Liz, per favore! Voglio stare con la mamma fino a quando non se ne va!-
La Jenkins stava per scuotere vigorosamente il capo quando Lucilla si mise in piedi, aiutando Dena a scendere dalla sedia - Se non vi spiace faccio due passi in giardino con Degona.-
- Certo, non c'è problema.- Tristan le sorrise con gratitudine - Quando hai finito ti aspetto qua.-
- Tesoro,- si mise in mezzo Rose - forse non dovremmo mandare qualcuno con loro? In fondo il giardino di notte è così tetro...sai, con la venuta di Lucilla a Londra potrebbe accadere qualcosa di spiacevole.-
- Non si preoccupi, Rose.- rispose direttamente Lucilla con tono di sussiego, ignorando la palese frecciata - Le posso assicurare che non farò entrare di straforo nessun tipo di demone.-
- E poi Dimitri è così simpatico...possiamo invitarlo un giorno o l'altro mamma?- chiese Dena sorridente.
- Dimitri?- borbottò Tanatos - Chi è Dimitri?-
- Lasciamo perdere eh?- bofonchiò Lucilla, prendendo in braccio la bambina - Allora noi usciamo.-
- Liz perché non vieni anche tu?- cinguettò di nuovo la piccola peste di casa - Dai Liz, vieni!-
La governante di Cedar House per un attimo fu presa dal panico, guardando madre e figlia che aspettavano una sua risposta. Fissò Lucilla e tremò. Pensava che la sua presenza la infastidisse ma la demone non fece una piega, esattamente come non le comparve nessuna espressione in viso quando, vedendola muta come un pesce, rifece la stessa proposta che le aveva fatto Dena. Allora fu costretta ad alzarsi e a seguirle, col permesso degli invitati.
- Preparate i sali.- frecciò Nadine quando furono sparite oltre la porta di casa.
- Nonna...- la richiamò Tristan ridendo per non piangere - Ti è piaciuto il vino? Vuoi altro dolcetto?-
- Si, devo ammettere che lo spumante è buono ragazzo mio.- replicò la vecchia strega scrutandolo a lungo negli occhi - E' dolce e leggero. Ma non può reggere il confronto col vino rosso, non credi anche tu?-
Accidenti, pensò l'Auror nascondendo un sorriso. Se non era una guerra fredda fra sua nonna e sua madre quella non sapeva come altro definirla! Lo sfacciato parteggiare per Liz di Rose era a un degno confronto contro quello di Nadine per la Lancaster e sarebbero andate avanti a lungo, ci scommetteva anche la sua bacchetta.
Intanto fuori in giardino l'atmosfera era piuttosto pesante. La Jenkins camminava rigida come una scopa a fianco di Lucilla e se non fosse stato per l'ottimo lavoro di mediazione operato da Degona, la sua tata non sarebbe riuscita a spiccicare parola senza balbettare.
- Mamma, lo sai che anche Liz era a Hogwarts con te e il papà?-
La strega guardò Lucilla arrossendo vagamente - Tesoro, non credo che tua madre si possa ricordare...-
- No. Mi ricordo bene.- ammise la demone, stupendola non poco - Al quarto anno lei fece quella ricerca sugli Incantesimi Rallegranti e il professor Vitius le dette il permesso di fare un incantesimo collettivo alla scuola. Ricordo che riuscì a far cambiare umore a tutta Serpeverde, me compresa.-
- Oh, è stato tanto tempo fa...- balbettò Elisabeth senza riuscire a nascondere un sorriso compiaciuto.
- Liz, tu eri una Corvonero?-
- Esatto.-
- Mamma, ci andrò anche io, vero, a Hogwarts?-
- Certo.- Lucilla pensò già esasperata a quello che avrebbe dovuto affrontare sua figlia. Una grana dietro l'altra.
- E' vero che tutta la nostra famiglia è di Grifondoro?- chiese ancora la bimba.
- Si, esatto. Solo tuo padre è finito a Serpeverde.- la informò Elisabeth - Ma tu sei una Grifondoro, piccola. I tuoi nonni si aspettano molto da te. Tutti si aspettano molto da te.-
Dena non rispose, limitandosi a rielaborare la frase nella sua testolina, tanto che Lucilla ebbe la divertente impressione di sentire delle rotelle girare quando però la bimba portò la sua attenzione su qualcun altro. Dall'entrata dei cancelli alcuni guardiani ed elfi domestici stavano accompagnando qualcuno alla porta, illuminati dalla luce delle lanterne.
- Signor Duncan!- cinguettò Dena, correndogli incontro.
- Signor Gillespie, buona sera!- disse Liz garbata - Le abbiamo tenuto qualcosa in caldo.-
- Miss Jenkins, come sempre è l'anima di queste cene.- rispose il Capo degli Auror, reduce da una brutta giornata e da una litigata colossale con Orloff. Sorridendo prese in braccio Degona, facendole un complimenti dietro l'altro per il suo vestito - Diventerai una bellissima strega un giorno, mia cara. Allora, tutto bene?-
- Benissimo! Vieni che ti faccio conoscere la mia mamma!-
- La tua...- Duncan si bloccò sotto i lampioni, sollevando finalmente lo sguardo sulla magnifica donna che stava accanto ad Elisabeth. Eccola finalmente. Quanto aveva desiderato conoscerla.
Quando le giunse davanti, Duncan Gillespie fece una profonda riverenza, estasiato.
- Lady Lancaster, è un onore conoscervi.-
- Oh, lasci che vi presenti.- disse Elisabeth - Milady, questo è il capo degli Auror del Ministero, Duncan Gillespie.-
- Mi ricordo di lei.- rispose Lucilla a bassa voce.
- Si,- annuì Duncan con voce colma di emozione - l'ultima volta che vi ho vista avevate appena compiuto sedici anni.-
- Mamma conosci il signor Duncan?- celiò Dena, aggrappandosi alla sua mano.
- Oh, tesoro io conoscevo il papà della tua mamma.- rispose Duncan - Il tuo nonno una volta era capo degli Auror come me.- tornò a fissare Lucilla, quasi con gli occhi lucidi - Mi permetta di stringere la mano alla figlia dell'uomo più coraggioso e fiero che io abbia mai conosciuto.-
Max. Lucilla sorrise debolmente stringendo la mano a quell'uomo. Se fosse stato ancora in vita, probabilmente suo padre non sarebbe stato molto contento di ciò che era diventata, ma non l'avrebbe mai neanche abbandonata. Era sempre stato un uomo buono e dolce, ma con la pericolosa propensione a fiutare i guai e a cacciarvisi dentro, tenendo alto l'onore dei maghi e il coraggio degli Auror.
- Vogliamo entrare ora?- propose Liz - Signor Gillespie, immagino sarà affamato.-
- Oh, immagina bene Miss.- rispose - Tristan è in casa presumo.-
- Certo. Ma non Jess e gli altri.- lo informò la ragazza, trascinandolo verso la porta d'entrata mentre madre e figlia restavano indietro. Degona stava praticamente supplicando Lucilla di svestirla, visto che non respirava quasi più a causa di quel maledetto fiocco in vita ma ogni volta che la demone gliel'aveva allargato, era arrivata la governante a rimetterglielo com'era dopo pochi minuti, quindi tanto valeva...
Lucilla aveva notato che quella Jenkins era una vera estimatrice delle buone maniere. Certamente avrebbe trasformato sua figlia in una vera signorina, una buona Mckay sotto tutti i punti di vista.
Di colpo però qualcosa la strappò a quei pensieri. Si volse verso i giardini, sentendo passi...tanti passi.
E un profumo di fiori che non era quello dei boccioli di Theresa.
- Entrate in casa.- sibilò - E chiamate Tristan, subito! Armatevi di spade e croci!-
- Cosa? Ma che succede?- alitò Elisabeth senza capire.
- Vampiri.- disse Duncan, fissando con sguardo minaccioso verso gli alberi. Eccoli...c'erano circa una trentina di ombre che si stavano avvicinando. Erano tanti! Come avevano fatto a entrare?
Non fecero in tempo a chiederselo che l'attacco scattò. Affamati e feroci, una prima decina di vampiri balzò dal nulla addosso al gruppo con fauci spalancate e bava alla bocca. Non sembrano nemmeno vampiri normali...erano rabbiosi, quasi fuori di senno...e fra gli strilli degli ospiti in casa e quelli di Elisabeth che fece appena in tempo ad estrarre la bacchetta per spedire uno dei vampiri dentro alla fontana, Lucilla notò che quell'attacco non era stato organizzato a caso. No, notando come attaccavano, la demone capì immediatamente cosa volevano.
Il bersaglio era uno solo.
Degona.
- Lumos!- urlò Tristan apparendo al suo fianco, bacchetta alla mano. Ne spazzò via quindici con un potente fascio di luce, gli altri vennero uccisi da Duncan mentre una barriera invalicabile era stata eretta su di loro, dalla Lancaster. Degli aggressori, ne rimase uno soltanto...e letteralmente paralizzato, a quanto sembrava, visto che restava impalato di fronte a Lucilla. Tremava, tremava letteralmente. Con gli occhi gialli sbarrati, cadde in ginocchio di fronte a lei...
- Si può sapere che accidenti succede?- sbraitò Tanatos appoggiato alla finestra - Tristan, sono amici tuoi?-
- Certo, il sabato sera do sempre festini con i succhia sangue!- replicò ironico suo figlio, tornando a guardare con aria bellicosa l'unico vampiro rimasto. Al suo fianco c'erano Duncan e Lucilla mentre Dena se ne stava nascosta dietro alla gonna di sua madre, per nulla spaventata.
- Ma non è uno del clan Leoninus?- bofonchiò una voce alle loro spalle. Era stato Daniel King a parlare, fissando interessato il tatuaggio raffigurante un leone alato sul braccio del vampiro.
- E' fatto con inchiostro rosso.- aggiunse Howthorne accanto a lui - E' un servo di Kronos.-
- Kronos?- sibilò Duncan guardando Tristan con aria dubbiosa - Gli hai pestato i piedi?-
- Non so neanche che faccia abbia. So solo che è lo zio di Milo.- replicò Mc secco - Io non ho niente a che fare con questi dannati vampiri! E poi non ce l'avevano con me! O sbaglio?- sibilò poi, tornando a fissare con rabbia il vampiro - Ehi bastardo! Che diavolo volevi da mia figlia?-
Quello taceva. Continuava a tremare, probabilmente sull'orlo di un collasso.
- Non...non...- alitò - Non credevo che ci fosse lei...-
Lucilla schioccò la lingua, annoiata - Andiamo, facciamolo parlare.-
- Dena, vieni qui!- strillò quasi Liz accorata - Avanti, vieni in casa!-
Ma la bimba non si mosse da dov'era, facendosi poi prendere in braccio solo da suo padre quando, una volta tornati dentro con un incantesimo Gillespie sbatté il vampiro sul tavolo della cucina, incazzato nero.
- Lo sapevo io che non sarebbe andata a finire bene.- frecciò Hargrave secco.
- E' proprio come le vipere lei. Ha la riserva di veleno sempre dietro eh?- replicò Lucilla pacata.
- Mi secca solo che mia nipote straveda per quel maledetto che tra l'altro è amico tuo.-
- Cameron è tutto tranne che amico mio, mi creda.-
- Oh, basta adesso, dai Liam.- lo blandì Tanatos - In fondo abbiamo un vampiro da far cantare no?-
Tornato Tristan in cucina, avvisò tutti che Jess e gli altri stavano arrivando e trovò la Lancaster intenta a girare attorno al vampiro disteso. Quello ormai era vicino a incenerirsi da solo per il terrore e continuava a piagnucolare scuse, una cosa incredibile. Quasi piangeva, implorando perdono.
- Non sapevo...vi giuro, non sapevo!-
- Com'è che usa tutta questa riverenza?- sbottò Liam.
- Perché posso schiacciarlo con un dito, ecco perché.- Lucilla fece un debole ghigno, facendo sbuffare Hargrave poi si appoggiò al tavolo coi gomiti, apparentemente tranquilla - Sai chi stavi per ammazzare?-
- Mi...mi avevano detto di ucciderla...ma non sapevo che voi...voi..-
- Voi un corno!- ringhiò Tristan afferrandolo per i capelli - Allora bastardo? Chi ti manda? Perché volevi far del male a mia figlia?-
- Perdonatemi...- il vampiro ignorava Mc sfacciatamente, attento solo alla Lancaster - Signora, vi supplico!-
- Ma sei sicura di non conoscerlo?- richiese Hargrave.
- Non vedo un vampiro da quattro anni.- rispose lei tranquilla - E adesso, per favore, rispondi alla mia domanda. Chi ti ha mandato? E perché volevi uccidere mia figlia?-
Dopo quel quesito regnò il silenzio. I maghi, senza capire cose stesse succedendo si avvicinarono e videro la schiena e il collo del vampiro inarcarsi quasi. I suoi occhi si sbarrarono fino al limite, la sua bocca si allargò, la fauci quasi mostruose rilucevano alla luce della stanza...e poi accadde qualcosa che nemmeno Lucilla si era aspettata ma nel momento stesso in cui accadde, fece i complimenti all'ingegno del nemico.
All'improvviso la voce maschile del vampiro cambiò, diventando femminile.
Lo sentirono ridere, poi fissare Lucilla con sguardo perfido "La Lady Oscura...niente meno! È un vero onore per me!"
- Con chi ho il piacere di parlare?- chiese la demone, incuriosita.
"Milady vedo che andate subito al sodo. Bene, sappiate che i miei padroni pensavano a una spedizione semplice. Avremmo attaccato Degona Mckay quando fosse stata priva di difese con la sua preziosa governante...e invece i nostri subordinati hanno incontrato voi...devo ammettere che non ce l'aspettavamo. Il mio nome è Katrina."
- Katrina...- Lucilla alzò un sopracciglio - Sei un'empatica?-
"Oh, molto di più milady. Io sono una ladra di cuori..." rise ancora il vampiro, con la voce della donna che lo manovrava da lontano come un burattino "Vedete, so bene quanto siete forte e per questo ho deciso di manifestarmi in questo modo, sfruttando uno dei miei tanti poteri. Vedete...gli uomini proprio non sanno resistermi...come penso accada a voi, dico bene?"
- Lasciamo perdere i convenevoli!- sibilò Tristan - Perché volevi uccidere mia figlia?-
"Oh, andiamo Auror...non lo sai? E dire che avevamo già avvisato Draco Malfoy. Io servo coloro che vi hanno giurato vendetta, miei signori. E come ora sto lavorando per massacrare Harry Potter e i suoi amici, uccidendo tutti coloro che hanno a cuore, sappiate bene che anche vostra figlia è nel mio mirino. E se pensate di uccidere chi mi passa gli ordini," il vampiro ghignò, divertito "fatelo...io continuerò. Andrò avanti in eterno e giuro che prima o poi io mi vendicherò di coloro che hanno ucciso il nostro grande Lord Oscuro."
- E' follia!- ringhiò Tanatos - Non metterai un dito sulla bambina!-
"Non è esatto!" replicò il vampiro "Vedete, forse non sarò in grado di uccidere voi milady...siete oltre la portata di chiunque i Mangiamorte potranno mai schierare nelle loro file...ma potrò farvi del male come neanche immaginate. Ucciderò le uniche due persone che vi sono rimaste...terminerò l'opera di vostra sorella."
- Provaci se ci riesci.- la sfidò Lucilla, calma e glaciale - Ma nel frattempo porta un messaggio ai Lestrange.-
"Sono tutta orecchi."
Lucilla si chinò all'orecchio del vampiro, lenta e felina.
- Dì che presto li spedirò all'inferno...- sussurrò con gli occhi bianchi contratti in qualcosa che credeva di aver dimenticato anni prima - Il Lord Oscuro li accoglierà bene, ne sono sicura.- e finito di dire quello, afferrò la spada che Tristan che stava porgendo e polverizzò il loro aggressore, di cui rimase solo cenere in pochi istanti.
- Al diavolo!- ringhiò Tanatos - I Mangiamorte devono essere impazziti!-
- Si e non solo noi abbiamo una bella gatta da pelare.- sibilò Tristan - Harry è nei guai grossi!-
- Tutti quanti lo siamo.- rognò Hargrave - Mckay, Silente deve essere avvisato. Lo raggiungerò stasera stessa.-
- Ottimo. Io richiamerò l'Ordine per domani notte.- disse Tristan, volgendosi a King e Howthorne - Signori, possiamo considerarvi dei nostri?-
Daniel King sorrise con la sua aria vagamente sorniona - Certo. E tu Michael?-
Lord Howthorne, con la sua espressione un po' contrita, annuì con un sospiro - Certo, in fondo devo a Narcissa un favore. Mi occuperò io di avvisare i membri del Wizengamot domani mattina.-
- Io terrò Orloff fuori da questa storia, anche se con la Aarons in giro non posso dire di essere sicuro di niente.- poi Duncan, finito di sputtanare il grande e demenziale Ministro della Magia, si volse verso Lucilla...e la guardava come un tempo aveva guardato ammirato suo padre. Lei stessa si accorse dell'attesa con cui tutti i presenti la scrutavano.
- Milady, sarete con noi anche stavolta?-
Non sembrava passato neanche un giorno dall'ultima guerra. Avrebbe dovuto tornare in campo...in un modo o nell'altro, con o senza il permesso di Caesar...sua figlia valeva più di ogni altra cosa.


La mattina dopo, a Lane Street, c'era il caos generale...tanto per cambiare.
- Esci da questo cazzo di bagno, accidenti a te Malferret!-
- Tocca a me stamattina bastardo!-
- Stamattina cosa? Vaffanculo, l'hai già usato ieri per primo!-
- Cazzo Sfregiato, se non ti levi di torno ti ficco con la testa nel water!-
Tom mise timidamente il naso dentro al bagno del secondo piano, trovando come sempre Harry e Draco immersi di una pericolosa lotta greco romana all'ultimo sangue su chi dovesse farsi per primo la doccia.
Il piccolo Riddle voleva solo lavarsi i denti ma capì che sarebbe stato pericoloso cercare di entrare, specialmente ora che i due avevano sfoderato i rasoi per la barba come armi. Scappò al piano di sotto dove c'erano già Blaise e Ron, legato nella camicia di forza con aria poco allegra, a gustare la colazione di Edward.
I ragazzi gli dettero il buon giorno e si sedette accanto a Zabini, guardando con gli altri il telegiornale anche se guardandosi attorno non vide né May né Elettra. Quando chiese dov'erano, Ron gli disse che Elettra era scappata a correre verso l'alba mentre May ancora non era tornata dalla sera prima.
Aveva avuto un richiamo da Orloff e forse la poveretta era stata trattenuta fino a quell'ora indecente.
- Non è che si stanno ammazzando?- bofonchiò Blaise sentendo le grida feroci che provenivano dal piano di sopra.
- No, è sempre così.- sentenziò Gigì, seduta sulla testa di Pinky che con fare angelico guardava la tv come tutti gli altri - Piuttosto, quand'è che riprendete a lavorare? Non c'è più pace qui dentro!-
- Usciremo quando Clay ci avrà assicurato che siamo a posto, cosa alquanto improbabile.- le disse Edward, sedendosi a tavola con gli altri - Harry! Draco! È pronto!-
Seguirono delle bestemmie sconnesse...forse si stavano strozzando.
In quel mentre si smaterializzò in salotto May, stanca e con le occhiaie. Sbadigliò, salutando gli altri con una mano.
- Ciao dolcezza.- le disse Dalton - Un caffè?-
- Nottataccia eh?- rise Blaise - Dio, sei sparita prima di cena e torni ora...Orloff è proprio uno schiavista!-
May sospirò, sedendosi con loro con aria distrutta - Mamma mia, sono a pezzi. Ron, tutto bene?-
- Si, come vedi non ho la bava alla bocca.- frecciò il rossino.
- Come l'ho tenuta io quella camicia di forza adesso te la tieni anche tu.- lo avvisò Zabini seccato.
- Ma di sopra cosa fanno?- La Aarons alzò lo sguardo al soffitto, da cui provenivano tonfi di ogni tipo. Lì sotto stavano seriamente cominciando a preoccuparsi e in effetti in quel bagno sembrava che si fosse scatenata la terza guerra mondiale. Rovesciando tanta acqua sul pavimento, erano riusciti a scivolarci sopra e a finire dritti nella vasca, spaccandosi la testa contro le piastrelle...e per concludere, i bracciali erano di nuovo scattati, incollandoli come due cozze allo scoglio. Infuriati e sull'orlo di una crisi isterica, uscirono dal bagno con un diavolo per capello.
- Accidenti a te!- sibilò Draco furibondo, tastandosi il bernoccolo sulla testa.
- Vedi di andartene affanculo, ok?- Harry gli scoccò un'occhiataccia, stessa voragine sulla zucca e umore messo ancora peggio. Elettra era uscita presto quella mattina e lui non era riuscito a rintracciarla col cellulare.
Lo sapeva in fondo. Elettra, esattamente come Hermione anche se in modo diverso, non aveva mai amato farsi vedere in uno stato di debolezza. Mentre Hermione lo faceva per orgoglio, Elettra l'aveva sempre fatto solo per non far preoccupare chi le stava attorno...e Harry questo non lo sopportava.
Era fermamente convinto che le debolezze fossero una parte importante del carattere di una persona. Come i difetti.
E il fatto che la sua ragazza facesse di tutto per nascondere la sua sofferenza lo frustrava.
Mano per mano quasi, s'infilarono in corridoio ma una volta davanti alle scale per scendere in cucina, Potter notò una cosa strana, attraverso la porta aperta della camera di Tom.
Il Pensatoio di Hermione...ora stava sulla scrivania del ragazzino. Perché era lì?
L'aveva usato? Aveva cercato di vedere qualcosa forse? Ma cosa?
Ne ebbe la certezza una volta a tavola, davanti alla colazione. Tom non alzò neanche gli occhi blu su di lui...perché se l'avesse fatto, Harry avrebbe notato meglio quanto fossero arrossati. Aveva pianto?
Era strano, perché quel giorno non sentiva niente...solitamente le emozioni del piccolo Riddle, come gioia e paura, spesso si riversavano su di lui. Ora invece si sentiva...svuotato.
Era un'altra sensazione di Tom quella?
Alle nove, col ritorno di Elettra, arrivò finalmente anche Clay accompagnato da Jess.
Dopo i rapidi convenevoli, Harcourt si mise a girovagare per la casa mentre Mckay prese da parte i ragazzi e con tutta la calma che gli era rimasta spiegò loro cos'era successo a Cedar House la sera prima.
- Vogliono ammazzare Degona?- sbraitò Draco - Ma sono impazziti?!-
- Volevano vendetta no?- sibilò Harry pieno di rancore - Visto che Lucilla è troppo in alto, stanno cercando di attaccarla dal basso. Che bastardi! È solo una bambina!-
- E la mamma come sta?- chiese Tom, preoccupato - E' tornata nel Golden Fields?-
- Si,- gli disse Jess - stai tranquillo. Lei stava benissimo, anche se non ho potuto vederla. Abbiamo stabilito che Degona passerà più tempo con lei, visto che sotto l'ala di Lucilla è indubbiamente più al sicuro.-
- Ehi gente...-
I ragazzi si voltarono, vedendo che Clay aveva le mani sulla testa di Ron. Il rossino non aveva un'aria particolarmente tranquilla e guardava Harcourt come un condannato a morte...ma il Sensimago dopo un attimo scosse il capo.
- Io non sento niente. Ron ha niente. Non ha fatture addosso di nessun tipo!-
- E allora com'è che ha preso in mano un coltello per uccidere me e May?- frecciò Edward.
- Già...anche Blaise ha cercato di strozzarci.- concluse Harry - Davvero non senti niente di niente Clay?-
- Ragazzi, non so cosa dirvi...- Clay aveva girato in lungo e in largo per tutto il palazzotto, anche all'esterno della casa ma non aveva percepito nessun segno di malocchio - Non c'è niente di tangibili né sulla casa né sui vostri effetti personali.-
- Ok, sulla Donnola e su Blaise non hai sentito niente...e se capitasse anche a noi?- Draco gli si avvicinò, mentre il Sensimago posava le mani sulle sue tempie - Non voglio ritrovarmi legato in quella camicia di forza! Allora? Senti niente?-
- Su te e Harry l'unica maledizione che sento è quella della vostra bigiotteria.- ironizzò l'Auror dagli occhi viola, facendo ridacchiare sommessamente tutti gli altri - Tom, vieni qui. Anche tu Elettra.-
Niente, assolutamente nulla né sul bambino che si era fatto analizzare tutto spaventato, né sulla Baley.
Rimasero Edward e May. Mentre sondava la loro forza magica, Harcourt tornò a chiacchierare sulle ultime novità al Quartier Generale - Duncan ha mandato Kinneas e i suoi a controllare quell'incendio dell'altro giorno.-
- Ah si?- chiese Dalton, restando sotto le sue mani con aria pacifica - Hanno trovato qualcosa?-
- Il marchio di Voldemort.- rispose Jess, seduto vicino a loro - Hanno lasciato la firma naturalmente.-
- Quelli provocano troppo.- sibilò Harry furibondo, facendo il solco in cucina, andando avanti e indietro - Andranno avanti ad ammazzare gente fino a quando non gli arriverò a tiro io! Non posso lasciarli andare avanti così!-
- Tranquillo, per un po' se ne staranno buoni.- gli disse Harcourt, passando a May - Duncan dopo ieri ha messo alla costole dei due Lestrange l'unità del vostro amico Gary. È bravo, ci sa fare.-
- Si ma resta il problema di questi scatti omicidi.- disse Ron che era stato finalmente liberato - Come la mettiamo?-
- Sul serio non lo so...- Clay stava per andare avanti quando si colpo tacque. Cos'era stato? Con le dita ferme sulle tempie di May, avvertì una fitta fastidiosa alla testa. Sondò più in profondità ma ciò che credeva di aver sentito non si ripresentò. Strano. Aveva quasi creduto di aver percepito una sorta di ordine.
Si...una voce improvvisamente era apparsa nella sua testa. Gli aveva detto qualcosa...
Ma no, impossibile. Da May non arrivava nessuna energia negativa. Di nessuna sorta.
- Cosa c'è?- alitò la ragazza - Clay, ho qualcosa che non va?-
- No, non mi pare.- le rispose - Tranquilla, stai bene.-
- Sul serio?- richiese, ansiosa - Non vorrei ritrovarmi con un'accetta in mano pronta a fare lo scalpo a qualcuno.-
- Si, a una persona in particolare magari.- disse Harry sarcastico, scoccando un'occhiata di striscio a Draco che in risposta come sempre gli fece quell'elegante gesto col dito medio che gli piaceva tanto.
Insomma, arrivarono all'ora di pranzo senza aver risolto niente. E se nemmeno Clay ce l'aveva fatta, stavolta erano veramente nei guai. Ma cosa stava succedendo?
Era pomeriggio inoltrato e i ragazzi stavano navigando nell'ozio e nella noia quando Milo si presentò alla loro porta con in faccia un'espressione che non prometteva niente di buono.
- Che è successo?- gli chiese Edward sconvolto, quando gli aprì.
- Clay ha cercato di uccidere Tristan un'ora fa.- spiegò il Diurno.
Draco alzò un sopracciglio e capita l'antifona, Morrigan scosse la mano con una gesto veloce - No, non si è trattato di uno dei soliti litigi. Eravamo al Ministero e sotto gli occhi di tutti ha estratto la spada e l'ha attaccato alle spalle. Jess s'è messo di mezzo, fortunatamente se n'è accorto in tempo e si è ferito leggermente alla spalla. Tristan ha stordito Clay...e quando si è ripreso non ricordava neanche cosa fosse successo.-
- Proprio come me e Blaise.- sussurrò Ron - Dio gente...ma che cavolo sta succedendo?-
- Fortunatamente Clay però ha capito il trucco.- disse il Diurno, sogghignando - Stavolta l'ha beccato il bastardo che sta giocando. Ha detto di aver sentito una voce nella testa che gli ordinava di uccidere Tristan. Non ha potuto fare niente contro quella voce. Secondo lui si tratta di un essere empatico non umano.-
- Un demone. O un fottuto gagia.- concluse Edward.
- Esatto.- disse Milo - E stasera noi andiamo a caccia. Siete tutti invitati.-
Harry sogghignò, guardando gli altri. Finalmente le cose cominciavano a muoversi.
Non vedeva l'ora di avercelo fra le mani il verme che giocava con le loro menti in quel modo.
Era mezzanotte quando cominciarono a prepararsi. Al piano di sotto c'era Ninfadora che sarebbe rimasta con Elettra e Tom, nel caso avessero subito altri attacchi. I ragazzi invece erano tutti intenti ad affilare lame e a ripassare mentalmente tutto ciò che avrebbero fatto a quel maledetto essere, quando l'avrebbero avuto fra le grinfie.
- Se controlla le menti potrebbe farci uno scherzo, lo sapete?- disse Ron, pensieroso.
- Si ma fino ad adesso ci ha controllati uno per volta.- disse May - Secondo me è troppo debole per controllare più di una persona alla volta, quindi non dovremmo correre inutili rischi.-
- Già e poi per stendere uno di voi basta una padellata.- concluse Malfoy, seccante come suo solito.
- Piuttosto, voi due!- li zittì Edward fissandolo imperioso - Vedete di non cominciare a litigare nel bel mezzo di un casino perché non ho alcuna intenzione di pensare anche a voi che andate in giro a braccetto, intesi?-
- Che rottura di palle!- sibilò Harry, uscendo dalla sua stanza dove si tenevano tutte le armi di casa - Io vi aspetto fuori. L'acqua santa ce l'ho io, nel caso trovassimo vampiri. Muovetevi!-
Una volta in corridoio però, ricordò cos'era accaduto quella mattina...e senza neanche accorgersene si voltò verso la stanza di Tom. La porta era semi chiusa...e da dentro vi filtrava una luce.
Si avvicinò lentamente, a passo felpato, e una volta lì davanti spiò dalla debole fessura fra la porta e lo stipite.
Eccolo. Il piccolo mago stava in piedi davanti alla sua scrivania...e fissava il Pensatoio.
I ricordi di Hermione stavano irradiando luce, quindi doveva appena essere uscito da una di quelle visioni.
- Che hai visto?- gli chiese, entrando senza bussare.
Il ragazzino sobbalzò appena, fissandolo con gli occhi blu sgranati e leggermente lucidi.
- Niente.- borbottò, volgendo il capo altrove.
- Se hai qualche domanda puoi farla a noi.- gli disse il bambino sopravvissuto, con voce più brusca di quanto avesse voluto vista l'espressione del bambino. Dio...Harry si rivedeva in lui. Cominciava a sentirsi male.
Ogni volta che gli occhi blu di Tom si fissavano in lui, Harry rivedeva Voldemort...e lo odiava. E poi odiava se stesso, ripensando a ciò che aveva passato lui per colpa di quello stesso mago.
Il piccolo non aveva fatto niente...come lui, da bambino. Quel mago aveva rovinato la vita a tutti e due.
Si stava accanendo contro se stesso in realtà?
- Ho visto...mio padre...-
Harry guardò Tom per un lungo attimo. E così aveva visto Voldemort nei ricordi di Hermione. Tutto quanto...dal primo anno, all'ultimo...aveva visto i suoi attacchi, i suoi occhi rossi, la sua rinascita al cimitero, l'aveva sentito parlare attraverso i ricordi della Grifoncina. L'aveva anche visto morire? Aveva visto anche come lui l'aveva trapassato con la spada di Godric Grifondoro...e poi gettato nel Velo?
- Non avresti dovuto guardare nei ricordi di Hermione.- gli disse a bassa voce, raggiungendolo alla finestra.
Il piccolo mago si limitò a guardare oltre Lane Street, con lo sguardo vuoto di chi non ha mai avuto niente.
Di nuovo Harry si riconobbe di lui. Quanti anni aveva avuto quell'espressione, guardando oltre le persone che lo circondavano, felici e spensierate...mentre lui vagava nel passato...quando suo padre e sua madre erano morti per lui, soccombendo a quell'uomo? E adesso stava davanti a un ragazzino con gli stessi occhi di quell'assassino...ma col cuore di un bimbo senza genitori, oppresso dal peso di un nome troppo grande per lui.
Un freddo sibilante s'impossessò delle membra di Harry Potter, unito a tanti ricordi dimenticati...e con la morte nel cuore capì di non saper guarire da quelle ferite. Ci aveva sperato, aveva creduto con gli anni sarebbe passato quel dolore atroce...ma senza aiuto lui non riusciva a farcela. Aveva il cuore spaccato a metà...e il brutto era che si rendeva conto che forse era troppo tardi per tornare indietro.
- La mamma dice che era destino che io t'incontrassi.- sussurrò il piccolo Riddle, abbassando il capo.
- Forse ha ragione.- ammise il moro, appoggiandosi coi fianchi alla sua scrivania.
- Si...- Tom scosse il viso, tornando a fissare Harry negli occhi -...ma non per quello che pensa lei.-
- Che vuoi dire?-
- Che forse...non sono stato mandato qui per aggiustare le cose con te. Ma solo per...finire una volta per tutte quello che hai cominciato con mio padre.-
Era una punizione. Una punizione che andava avanti nel tempo.
- E' questo che pensi?- sussurrò l'ex Grifondoro - Pensi che siamo insieme adesso solo perché io mi vendichi una volta per tutte? Come lui ha ucciso i miei genitori, ora io secondo te dovrei ucciderti a mia volta?-
Tom deglutì, sorridendo malinconicamente - Forse era destino che io stessi con la persona che ha ucciso mio padre. Esattamente come lui ha ucciso la tua famiglia. Ecco tutto.-
Dio...Harry si passò le mani sulla faccia, sentendo la cicatrice bruciare, come in fiamme.
Come poteva un bambino sentirsi male a tal punto? Come poteva auto punirsi in quel modo?
- In fondo sono stato fortunato.- lo sentì mormorare poco dopo, insieme alle lacrime che cercava disperatamente di trattenere - Anche...non ho un padre né una madre ho Lucilla...e poi se lui fosse stato ancora vivo altre persone avrebbero continuato a morire no?-
E mentre lui continuava ad auto convincerci, Harry sentiva solo qualcosa che sembrava divorarlo da dentro.
"Ho ucciso i genitori di questo bambino..." non faceva che ripetersi.
Esattamente come Voldemort aveva fatto con lui, ora Tom era solo per colpa sua. Per colpa della sua vendetta.
- Non è colpa tua.- gli disse di nuovo il ragazzino, pulendosi le lacrime dalle guance con la manica della camicia. Gli aveva letto nel pensiero...ormai erano così uniti da potersi confondere l'uno con l'altro.
Siamo così uguali, pensò Harry Potter mentre quella notte usciva a caccia con gli altri.
Erano uguali e diversi al tempo stesso. Ma quel bambino...no, Tom non meritava di crescere com'era cresciuto lui. Tom sarebbe stato anche odiato, in compenso, per colpa del suo nome.
Lui era stato un eroe...Tom invece sarebbe stato denigrato da tutti.
- Si può sapere cos'hai?- gli sibilò Draco, mentre si aggiravano nel buio, fra le vie di Londra.
Erano in giro da qualche ora e la campane di una chiesa in lontananza batterono le tre di notte. Tutto taceva...tranne il male che bazzicava nelle ombre, aspettando la preda perfetta. E anche i Mangiamorte quella notte aspettavano...e osservavano, convinti che presto avrebbero avuto la testa del bambino sopravvissuto.
Visto che non gli rispondeva, Malfoy mandò gli altri avanti e bloccò Harry nel vicolo.
- Allora? Se non ci stai con la testa vattene a casa capito?-
- Sono un bastardo vero?-
Draco mollò la presa al suo bavero, allontanandosi di un passo. Eccolo che ricominciava.
Quando parlava seriamente con lui era per ricevere insulti e la sfacciata verità. A volte cominciava a credere che Potter fosse un po' masochista, almeno fino a quando non gli disse perché stava in quello stato.
- Tom ha guardato nei ricordi di Hermione. Mi ha visto uccidere Voldemort.-
- Sapevi che aveva il Pensatoio?- gli chiese Malfoy.
- Si.- ammise Harry con vergogna.
- E allora sei proprio un bastardo.- concluse Draco, guardandolo in maniera strana - Potter, mi spieghi che cazzo ti prende con quel bambino? Prima lo odi, poi sembra che ti piaccia, che ti dispiace comportarti da stronzo con lui... a prescindere che siete collegati a livello di emozioni, ti conviene capire quale linea di comportamento vuoi seguire col ragazzino o qua non andremo da nessuna parte. Senza contare che di solito lo stronzo sono io.-
Harry sorrise, emettendo quasi un gemito di esasperazione.
- Io non so più che fare...-
- Che palle, finiscila!- Draco sbuffò, dandogli la schiena - Sei riuscito a convivere con me, ce la farai anche con Tom. In fondo siete praticamente uguali. E adesso muoviti!-
Già, pensò Harry Potter mentre s'inoltrava nella notte seguendo i suoi compagni. In fondo era riuscito a sopravvivere a un Malfoy. A Draco Malfoy. Se ce l'avevano fatta loro due, forse c'era speranza anche lui e Tom.
Se non altro glielo doveva. A quel bambino doveva veramente molto.
La vita normale che Harry non aveva potuto avere...
La strada sarebbe stata lunga. Avrebbero dovuto lottare per imparare a conoscersi e a fidarsi l'uno dell'altro.
Ma doveva provare a ogni costo. Era tutto ciò che gli restava per guarire finalmente...
Tom era la sua ultima possibilità.
 
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