- Capitolo 15°

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view post Posted on 5/2/2009, 19:49

Arrivederci Presidente...

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- Signor Potter, signor Potter! Cosa può dirci riguardo alla notizia che lei si occupa del figlio del suo nemico?-
- E' vero che questo ragazzino è l'unico figlio di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato??-
- Non pensa a ciò che potrebbe scatenare la presenza di questo bambino nel mondo magico??-
- Signor Potter è vero che se ne sta occupando da mesi?-
- Signor Potter è vera la voce che lei e il signor Malfoy siete i padrini di questo bambino??-
- Non vi sentite in obbligo verso la comunità magica?-
- Cosa ne pensate di questo ragazzino? È vero che sarà il flagello dei maghi?-
- Signor Potter, è pronto ad assumersi le sue responsabilità?!-
Harry e Draco si fecero largo a forza in quella massa di giornalisti, coprendo il piccolo Tom che ne stava aggrappato alla cinta di entrambi, a testa china, terrorizzato a morte da tutti quei flash e quelle domande su...suo padre.
Odiato oltre ogni limite, Lord Voldemort era rivisto in lui. Lo guardavano come se fosse stato l'Anti Cristo.
Tremava e quando Harry se ne accorse, respinse via tutti quanti furibondo mentre Draco prese direttamente in braccio il bambino, nascondendosi fra gli Auror che respingevano quella massa vociante di scribacchini.
Una volta dentro al Quartier Generale, Harry riuscì a seguirli e si richiuse la porta alle spalle con l'aiuto di Gary e June Carson, una della sua squadra. Stremati, i giovani Auror si lasciarono andare a un sospiro di sollievo...quando una risata perfida invase l'anticamera. Draco si voltò, ancora con Tom in braccio, insieme a Harry che rabbioso fissò il ghigno ironico di John Kinneas.
- Ma bravi...e così avete tenuto nascosto il figlio di quel bastardo eh?- sibilò, con gli occhi fissi su Tom - Che cazzo ti passa per la testa, Potter? Sei diventato matto? O ti è venuto il cuore tenero tutto di colpo?-
- Sta zitto, Cristo Santo!- ringhiò Harry.
- Te l'avevo detto che a forza di stare col figlio di quel Mangiamorte traditore avresti fatto una brutta fine!- insinuò ancora Kinneas, guardando Draco con sprezzo - E adesso anche questo marmocchio! Ma che hai nel cervello!? È il figlio del Lord Oscuro! È uguale a lui!-
- Non è il caso che me lo dici.- replicò il moro a bassa voce - So bene che faccia aveva.-
Quando ricordò quello, i colleghi più giovani tacquero mentre lentamente cominciavano ad affluire quelli più anziani, attirati da tutto quel chiasso ma a differenza dei più freschi, davanti a Tom non dissero assolutamente nulla. E poi il piccolo Riddle era così spaventato che si guardava attorno con occhiate frenetiche. Malfoy, che se lo teneva vicino, poteva sentire il suo cuore galoppargli nel petto.
- E adesso vedi di pensare ai cazzi tuoi...anzi, fatemi un favore. Fatevi i cazzi vostri tutti quanti!- concluse Harry con stizza, viste le facce stralunate di tutti gli Auror presenti nel uso comportamento verso il figlio del suo più grande nemico - Il bambino non ha ancora neanche undici anni, è indifeso. Perciò smettetela.-
- Indifeso...- riecheggiò Burke nelle retro vie, altro amico di Kinneas - Allora uccidilo adesso no?-
- Complimenti. Veramente encomiabile questa!-
Tutti si girarono, quando Tristan Mckay apparve con Jess e Clay sulla porta secondaria, battendo le mani.
- Ma certo, prendiamocela con un bambino. Bravi ragazzi.-
- E già...ha parlato quello che se la fa coi demoni!- replicò John.
- Un demone solo.- rise Tristan con fare pericoloso - Se non contiamo Milo. E adesso vedi di tapparti quella lurida fogna prima che perda la pazienza. Se Harry si occupa di Tom c'è un motivo, quindi state zitti!-
- Silente è nello studio del capo, ragazzi.- disse Jess a bassa voce - Muovetevi. Noi intanto tratteniamo i giornalisti.-
- Aspetta un secondo Mckay!- sbraitò Davids, altro dell'infame gruppo di Kinneas - Ma ragionate tutti quanti o no? Hai capito chi è questo bambino? Il marmocchio è il figlio di quel bastardo che ha massacrato le famiglie di persone intere! Noi ci siamo battuti per anni per fermarlo e adesso non dite un cazzo quando Potter e Malfoy si mettono a crescere quel serpente?! È mezzo demone tra l'altro!-
- Lucilla dei Lancaster non è sua madre.- chiarì Clay.
- E tu che ne sai?- rognò Burke.
- A parte il fatto che sento meglio di te, idiota...- frecciò Harcourt - Il bambino è un umano normale.-
- No, è un demonio!- urlò qualcun altro.
- Basta! Adesso smettetela tutti!-
I ragazzi si girarono, trovando Kingsley sulla porta d'ingresso. Furibondo, era passato in quella fiumana di giornalisti e ora lo fissava letteralmente imbestialito. - Si può sapere che diavolo succede?-
- Succede che il bambino sopravvissuto qua ha s'è preso in casa il figlio di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato! Dopo anni di lotte ha mandato tutto a puttane!-
- Oh ma stai zitto, cazzo!- ringhiò Draco esasperato da quelle idiozie - E' stato Potter a salvarti le chiappe quattro anni fa! Non sapete neanche che faccia avessero i Mangiamorte!-
- Si e tu invece lo sai bene, eh?- ridacchiò Kinneas acido.
- Vaffanculo John.- sibilò Harry, rispondendo prima di Draco e puntandogli un dito addosso - Se ti esce di bocca un'altra puttanata di queste giuro che ti faccio passare la voglia, sono stato chiaro?-
Ma la cosa naturalmente non finì lì. Gli Auror presero ad accapigliarsi gli uni contro gli altri e in quel macello di grida isteriche e minacce di morte lenta e dolorosa, Tristan riuscì ad afferrare Tom e a trascinarlo lontano da quel groviglio d'idioti, maledicendoli uno per uno. Nel corridoio di servizio fortunatamente non c'era nessuno e riuscì a fermarsi un secondo, per far riprendere fiato al bambino. Inginocchiandosi davanti a lui, lo guardò desolato.
Aveva gli occhi lucidi e Tristan cercò di sorridergli. Nessun bambino avrebbe mai meritato di sentire quelle cose.
- Tom...tutto bene?-
Il piccolo Riddle annuì vagamente, tirando su col naso e sforzandosi di trattenere le lacrime. Il viso di Tristan e la sua espressione buona lo fece calmare un poco, anche se capiva ora più che mai quanto sarebbe stata dura. E inutile anche.
Il mondo dei maghi non era preparato a capire...e a perdonare.
Lui sarebbe sempre stato il figlio di due assassini. E niente l'avrebbe potuto cambiare.
Dopo qualche minuto di silenzio, Mckay gli posò le mani sulle spalle.
- Ce la fai?-
- No...- ammise, scuotendo il capo - Non dovevo venire qui!-
- Anche Lucilla e Harry sono stati maltrattati così, sai?-
- Ma loro sono eroi però...- singhiozzò, abbassando il viso arrossato - No, devo andare via...-
- Non vuoi almeno provare a cambiare le cose?- Tristan lo fissò supplichevole - Se non ci provi, non potrai mai vivere in pace con te stesso. Tom...tu non hai fatto niente.- gli sussurrò, prendendogli la faccia fra le mani - Non hai fatto niente di male. Se vogliono prendersela con i tuoi genitori che lo facciano...ma non è colpa tua. Hai capito? Non è colpa tua. Tom...non è colpa tua...-
Una lacrima, poi un'altra. Infine un pianto dirotto liberò un dolore covato da mesi e mesi, un dolore che era nato senza che era nato senza possibilità di scampo lo stesso giorno in cui quel bambino era venuto al mondo.
Esattamente come per Harry Potter, quel bambino avrebbe dovuto sopravvivere alla stessa maledizione.
Quella di Lord Voldemort.
Lo lasciò davanti allo studio di Duncan, davanti alla porta dietro a cui c'era Silente.
- Non sei obbligato a entrare.- gli disse, prima di tornare a sedare quella rissa scatenata poche stanze più in là - Pensaci, ma se Silente ha in mente qualcosa difficilmente non la ottiene, ricordatelo.-
Un minuto, due, tre...Tom restò impalato lì davanti con l'anima vuota e il cuore già tanto stanco.
Ma in fondo, pensò amaro mettendo la mano sulla maniglia, cosa poteva succedere di peggio?
Una volta dentro all'ufficio, si guardò attorno in quel buio vago con poche finestre aperta. Era una stanza di lunghe proporzioni, col soffitto invece abbastanza basso. C'erano tanti scaffali pieni di libri, armi sparse ovunque, un odore d'incenso molto forte che aleggiava nell'aria e tanti fogli accartocciati sul pavimento.
Però non c'era nessuno lì dentro. Forse...il preside Silente si era stancato di aspettarlo e se n'era andato.
Tom stava per fare retromarcia quando un verso gracchiante attirò la sua attenzione. Si guardò ancora in giro ma non vide nessun uccello...almeno fino a quando un battito d'ali non gli fece alzare il viso.
Si ritrovò con uno strambo uccello rosso sulla spalla, bello ed elegante.
- Ciao...- sorrise il ragazzino, allungando la mano per carezzarle le piume - E tu da dove arrivi?-
Fanny allungò il collo per guardarlo bene. Lo studiò a lungo e poi gli permise di accarezzarla. Dopo qualche coccola volò via per posarsi su un piolo di metallo per falchi...e una volta lì, prese fuoco sotto lo sguardo allarmato di Tom che non fece in tempo a fare niente. Nel giro di un secondo ne era rimasta solo cenere.
- Oddio!- balbettò agitando le braccia - Che cavolo...Oddio!-
Gli sarebbe venuto un collasso, poveretto, se fra il cumulo di cenere rimasto a terra non avesse visto muoversi un affarino minuscolo. Guardando meglio, vide che era una miniatura dell'uccello di prima. Allora tirò un sospiro.
- Una fenicie!- sospirò, prendendo il pulcino fra le mani.
- Esatto. Fanny è una fenicie, Tom.-
Il maghetto sobbalzò, sentendo quella vecchia voce. Voltandosi lentamente, si trovò di fronte a un vecchio con la barba lunga e bianca, parecchio alto, con uno strambo cappello e due occhialetti a mezza luna sul naso.
Albus Silente gli sorrise con fare gentile, dietro alla poltrona di Duncan Gillespie.
Ecco. La ruota del destino aveva operato un'altra volta, girando in un verso ben preciso.
Tom, Tom Riddle...Silente guardò i suoi occhi blu, i suoi capelli neri. Rivedeva un passato ormai morto...ma un futuro diverso da quello che gli era già stato predestinato.
Come gli ricordava Harry, quel bambino. La stessa aria spaesata, davanti a una fama che non aveva chiesto.
Lo stesso animo indomito, un dolore nascosto agli occhi degli altri. Paura, attesa, eccitazione.
- Buon...buon giorno.- balbettò il ragazzino, riprendendosi.
- Buon giorno a te, Tom. Io sono il preside Silente.- gli disse il vecchio mago, sorridendo e porgendogli la mano. Sorrise di più quando vide l'aria imbarazzata del bambino, nel porgergli la mano. Gliela strinse comunque, poi si fece indietro. Silente gl'indicò la sedia, premuroso, e il piccolo Riddle si sedette tenendo Fanny fra i palmi.
- Anche Harry la vide nel giorno del falò la prima volta.- ridacchiò il vecchio preside - Gli venne un colpo. Vuoi un dolcetto alla zucca?-
Tom guardò il sacchetto di biscotti che Silente gli porgeva e anche se aveva lo stomaco chiuso, ne prese uno.
- Grazie.- sussurrò, addentandolo.
- Allora...- Silente si lasciò andare contro la porta, continuando a studiarlo - Dimmi Tom, dimmi tutto quanto.-
Il ragazzino sgranò gli occhioni, sempre più intimidito. Ma perché Harry e Draco non lo raggiungevano?
- Ecco...mi chiedevo...perché...-
- Perché ti ho chiesto di venire a Hogwarts?- l'anticipò il vecchio - Mi credi un pazzo vero?-
- Si...cioè, no!- si corresse in fretta il maghetto, arrossendo violentemente - Non voglio dire che lei sia matto...ma insomma, mi sembra solo strano, ecco.-
- Strano...e perché?-
Draco aveva ragione. Il preside era parecchio strambo. Doveva puntualizzare l'ovvio forse?
- Il problema sono i tuoi genitori?-
- Bhè...non direi che si tratta di un particolare trascurabile.- sussurrò, sempre più rosso.
- Si, in effetti ho visto con che accoglienza i maghi stamattina hanno accettato la notizia. Bah, i soliti.- Silente si versò del thè e addentò a sua volta un bel dolcetto, sbriciolando come suo solito qua e là - Sai, al suo quarto anno Harry fu praticamente incolpato della morte di uno studente di Tassorosso. Ci volle un anno intero perché tutti tornassero a credere in lui. Un'altra volta, al secondo anno, tutti l'hanno creduto una specie di domatore di Basilisco che andavano in giro per la scuola a pietrificare le persone. Al minimo cenno di pericolo tutti lo mettevano sempre al bando, nonostante fosse stato colui a cui i maghi hanno brindato ventidue anni fa.-
- Quando sconfisse mio padre per la prima volta.- mormorò Tom - Ho letto i libri...-
- E cosa ne pensi?- gli chiese Silente.
- Che...che Voldemort era malvagio. Harry ha fatto bene a...-
- No, no!- lo interruppe dolcemente il vecchio preside - Cosa ne pensi di quello che ha passato Harry.-
Tom sbatté le palpebre, senza capire bene - Lui...lui è un eroe. È forte.-
- Ma tanti, per molto tempo, hanno pensato che lui fosse solo uno svitato.-
Tom nascose un sorriso malinconico - Ma non importa cosa dice la gente. Lui è coraggioso e basta. Lui si è sempre battuto per i suoi amici e per sconfiggere chi l'aveva maledetto da bambino. Non importa delle chiacchiere.- e poi, di colpo, tacque...capendo il senso stesso delle sue parole. Silente ora gli sorrideva con gli occhi azzurri che brillavano.
- Sai una cosa?- mormorò il vecchio, alzandosi - Harry fu messo a Grifondoro per sua stessa scelta, altrimenti sarebbe stato collocato a Serpeverde, proprio come tuo padre. Ma lui chiese al cappello parlante di non finire nella casa di Lord Voldemort, nonostante le qualità che li rendevano simili. Un giorno di tanto tempo fa Harry mi chiese per quale motivo lui e tuo padre fossero tanto uguali...la sua fiducia cominciava a traballare. Si chiedeva se non sarebbe diventato anche lui un mago del male, viste le sue capacità di Rettilofono, il suo sprezzo delle regole e la sua intraprendenza. Sai cosa gli ho risposto?-
Tom scosse il capo, sollevato dentro di sé nell'apprendere che anche Harry da giovane aveva avuto dei dubbi.
- Non sono le nostre capacità o la nostra fama a stabilire chi siamo, Tom.- sussurrò fissandolo tanto da trapassarlo - Sono le nostre scelte.-
Il bambino non disse nulla, stringendo solo di più Fanny fra le dita.
Quelle parole. Erano quelle che in fondo al cuore avrebbe sempre voluto sentirsi dire.
- Oh, dannazione! Era ora!-
Silente e il bimbo si girarono, vedendo Harry e Draco schiacciati contro la porta con aria minacciosa, praticamente armati di tutto punto e il dente serpentino parecchio avvelenato.
- Salve ragazzi.- rise Silente, vedendoli - Siete cresciuti parecchio!-
- Preside!- urlò quasi Harry, trascinandosi dietro Malfoy attaccato al braccio. Gli strinsero la mano a vicenda, tirando finalmente il fiato e dopo le frasi di rito, i due Auror si accomodarono accanto al maghetto, facendo una fatica bestiale a staccarsi.
- Vedo che i miei due allievi più turbolenti sono stati domati.- disse il vecchio preside con fare sornione.
- A forza.- sibilò Potter seccato, dando un tirone e prendendosi quasi Draco in braccio - E' un piacere rivederla.-
- Oh, il piacere è tutto mio ragazzi. Non vi ho fatto chiamare solo per Tom, anche se è lui che mi sta più a cuore.- e sorrise con la sua solita aria. Come minimo aveva già in mente qualcosa - Comunque andiamo con calma. Mi hanno detto che siete Auror di quarto livello. Sono veramente strabiliato. E il signor Weasley come sta?-
- Oh, benissimo.- rispose Harry - Viviamo tutti insieme...a causa delle ultime grane.-
- Ottimo. L'unione fa la forza. Dolcetto ragazzi?-
- Non saranno mica allo zenzero, vero?- mugugnò Draco storcendo il naso.
- No, no...sono a dieta!- disse Silente, agitando la mano - Non ho fatto in tempo a mettere il naso qui stamattina presto che il Ministero era già stato assediato da giornalisti. Da chiunque sia uscita la soffiata, ci ha fatto solo un favore. Se non altro i maghi avranno qualche settimana per abituarsi al fatto che Tom verrà a Hogwarts.-
- Ecco ma...io...- s'intromise il bambino, sbiancando - Io pensavo...-
- Di squagliartela.- finì Silente sagace.
- Bhè...più o meno. Potrebbe insegnarmi la mamma la magia.- continuò il piccolo Riddle.
- Senza offesa per le straordinarie doti di Lucilla ma ha ben poca pazienza.- sogghignò il preside - E poi sei un bambino, Tom. Devi stare con altri maghi della tua età. È troppo presto per vivere in solitudine.-
- Se non l'ha fatto Potter poi..- frecciò Draco a bassa voce.
- Se ce l'ha fatta appunto Harry, puoi farcela anche tu.-
- Si...ma Harry aveva Ron, Hermione...- Tom stava a stento fermo sulla sedia - E poi ci sono tanti figli di Mangiamorte e Hogwarts. Potrebbero pensare che sono uno di loro.-
- E' questo il problema.- sibilò ancora Malfoy ironico - La gente pensa e non chiede.-
- Su questo sono d'accordo.- Silente versò del thè al bambino, incrociando poi le lunghe dita - Comunque ti posso assicurare che quest'anno ho fatto bene i miei calcoli. Vedete, a quanto pare il signor Orloff è ben deciso a incolpare insieme ai Mangiamorte anche alcuni rappresentanti delle forze oscure. Oh, non che miri al tuo amico Cameron, Tom, ma so che punta in alto. Punta ai Leoninus...e anche ai gagia della Dama Nera. Vuole far scoppiare una prima guerra coi Mangiamorte per coprirne un'altra. Quindi, in qualità di preside, ho deciso di cestinare in segreto l'editto di dodici anni fa, dopo la fuga di Lucilla dalla scuola, che impone lezioni a soli studenti umani. Farò passare in sordina alcuni studenti del primo anno non prettamente umani o con alcune doti non particolarmente amate dai nostri consiglieri del Wizengamot. E comincerò a smuovere l'opinione degli studenti.-
- Coltiviamoli da giovani.- sorrise Harry, incuriosito dall'idea.
- Ha intenzione di fare impazzire le mummie del consiglio, preside?- frecciò anche Draco.
- Centro.- annuì il preside - E voglio Tom a scuola a settembre.-
- Ma...ma...- il piccolo Riddle non sapeva più che dire. Era nel pallone.
- Eddai, non è mica un campo militare.- sbuffò suo cugino - Ci siamo passati tutti e siamo vivi.-
- Senza contare che non sarai solo Tom visto che Harry e la sua squadra verranno mandati a Hogwarts col cominciare delle lezioni.-
- Cheee???- allibì il bambino sopravvissuto, spaventando Fanny - Che storia è?-
- Sicurezza.- scandì Silente, incurante dello sguardo terreo di Malfoy - Non mi fido di un mio nuovo professore.-
- E chi sarebbe?-
- Vanessa Lestrange.-
I tre giovani maghi tacquero, sperando con tutto il cuore di aver capito ma dalla faccia serafica del vecchio e furbo preside di Hogwarts, capirono che quell'anno ne aveva inventata ben più di una nuova e sembrava deciso a portare avanti il suo bislacco piano, qualunque esso fosse stato. Pacatamente, cercando di non far morire di crepacuore i tre sul momento, si decise a spiegare le cose dall'inizio come si era ripromesso di fare. Con l'esperienza, aveva capito che avvisare un bambino, seppur giovane, era meglio che lasciarlo solo a brancolare nel buio e questo Harry, nel caso di Tom, lo apprezzò molto. Vennero così a sapere che l'ordinamento della lezioni a Hogwarts era stato cambiato in quei mesi estivi e che ora a seguire le ore di Difesa sarebbe stato Tristan per il settimo anno e solo lezioni teoriche per il primo anno, mentre sempre per la pratica del primo anno e per tutti gli altri sarebbe stata Vanessa Lestrange a prendere l'incarico. Per spiegare quella folle idea di prendere quella pazza assassina in casa, Silente fu molto chiaro.
Stufo del Ministero che soffiava sul collo e le fette di salame che anche Orloff pareva avere sugli occhi come Caramell a suo tempo, il preside aveva deciso di tenersi vicino il nemico. Molto vicino. Tanto da assumerlo.
Con la scusa di nuovi attacchi alla scuola, ora che Tom avrebbe iniziato la frequenza, Silente chiese di nuovo a Harry di tornare a Hogwarts...per togliere finalmente di mezzo ogni minaccia che avrebbe potuto ricrescere, diventando pericolosa per se stesso e il piccolo Riddle. In più ci sarebbe stato naturalmente Tristan e la squadra di suo fratello pronta a qualsiasi evenienza. A quanto disse poi il vecchio mago, anche Milo sarebbe stato chiamato a rapporto per...lezioni private a una certa alunna piuttosto recalcitrante.
- Quindi...- Harry scambiò una veloce occhiata con Draco, tornando a fissare Silente con lo sguardo luminoso - Quindi si parte per Hogwarts eh?-
- Esatto.- sorrise Silente, pieno di attesa - Cosa dite, ragazzi? Siete pronti a tornare?-
Non c'era neanche da chiederlo. Né Potter né Malfoy l'avrebbero mai pensato, ma tornare a giocare la partita fra le mura della loro vecchia scuola metteva in loro un'eccitazione tale che il parere ambiguo di Tom venne letteralmente scavalcato. Sembravano quasi tornati diciassettenni, gli stessi che si erano fatti la guerra per sette anni.
- Inoltre...- aggiunse il preside, levando un dito - Quest'anno come vi ho detto avremo fra noi studenti dai doni piuttosto particolari, perciò Orloff, l'unico che ho avvisato in barba al suo sdegno, ha pensato bene di prenotare i Dissennatori per farci da balie fino alla fine dell'anno.-
- E' una vera persecuzione.- rognò Harry, seccato - Non li sopporto quelli! Senza contare che come minino quei due deficienti dei Lestrange, senza offesa Tom, li avranno di nuovo reclutati.-
- Più che probabile.- Silente annuì, annoiato - Come vedete siamo attorniati su tutti i fronti ma come ben sai, Harry, è proprio quando fa buio che ci viene accesa la luce.-
- Oh, su questo non c'erano dubbi.- annuì Malfoy - C'è altro?-
- Si, quest'anno il professor Vitius va in pensione e abbiamo deciso di festeggiare il suo ultimo anno d'impiego con una festa, il primo e due settembre a scuola. Le lezioni inizieranno il tre, mentre i primi due giorni i vecchi studenti avranno libero ingresso alla scuola per salutare il nostro vecchio amico.-
- Ha intenzione di allestire un buffet per i Mangiamorte per caso?- fece Draco sarcastico.
Silente ghignò leggermente in risposta - So che minacciano vendetta verso tutti coloro che al settimo anno sono stati con voi nella Camera e nelle vostre case, esatto? So anche che Degona è stata attaccata. Se vi mettiamo tutti insieme, avranno problemi a colpire un punto preciso e un attacco scombinato andrà a nostro vantaggio.-
- Abbiamo un problema però.- iniziò Harry, con un sospiro amaro - Non sappiamo dove sia Hermione.-
- Si, ho sentito...- Silente si mise in piedi, andando a guardare dalla finestra - So anche di quella donna di nome Katrina. I Mangiamorte hanno sviluppato un ottimo piano, colpendo nel pieno di un anno bisestile in cui i Veggenti gagia e Auror sono stati resi ciechi per non farsi scoprire. Sono stati furbi. Molto furbi...ma come continuo a credere da quando voi ve ne siete andati, è nel cuore dei bambini che risiede maggiore coraggio. E forse oggi qui c'è qualcuno che potrebbe darci una mano...- e sorrise in maniera misteriosa, tornando a sedersi davanti a loro.
Dopo tanto parlare, Tom uscì dall'ufficio per lasciare ai suoi padrini il tempo per disquisire meglio delle piccolezze col preside. Avevano ragione tutti quanti, pensò con un debole sorriso sul visetto. Silente era proprio una brava persona.
Gli avevano detto che c'era un salotto d'aspetto, poco lontano da lì, e il piccolo Riddle decise di andare a sedersi di nuovo vista la grande emozione. A Hogwarts...lui sarebbe andato a Hogwarts, come Harry!
Certo, naturalmente sapeva che non sarebbe stata una scampagnata, anzi...sarebbe stato odiato a morte.
Pensandolo, si tolse il cartellino dalla felpa e se lo ficcò in tasca, tutto mogio...e poi vide in un angolo di un grande corridoio un divano imbottito e due poltrone, più o meno vicino ad alcune porte di cedro messe tutte in fila.
Si sedette, notando poi troppo tardi il gruppetto di persone che lo guardava con occhi sgranati. Tre maghi e una vecchia lo puntavano con lo sguardo, bisbigliavano fra loro. Era tremendamente umiliante ma Tom non disse nulla. Si limitò a starsene seduto col capo basso...almeno fino a quando il destino non giocò la sua prima carta.

Damon Michael Howthorne sbatté con forza la porta, facendo traballare i cardini e chiudendosi finalmente dietro alle spalle la voce seccante e da pura oca di quell'Esaminatrice, seguita da quella più roca del suo maggiordomo.
Al diavolo!, sbuffò riprendendosi il pallone da basket e il suo lettore mp3.
Aveva ben altro da fare che stare a sentire quelle menate! E che aveva mai fatto di male? Si era solo messo in mezzo a King's Cross a predire un po' di morti cruente di qualche inutile babbano! E che sarà mai...pensò irritato. I babbani erano degli idioti! E poi, in fondo, era stata solo una scusa per andare a farsi un giro al Ministero.
Undici anni, capelli castano chiaro pieni di gel e occhi azzurro denso, Damon Howthorne era il rognoso pupillo della potente famiglia discendente da Salazar Serpeverde in persona.
Figlio di Lord Michael, sarebbe stato lord anche lui un giorno, assumendo il titolo di conte una volta maggiorenne visto che era figlio unico...ma un problema negli ultimi anni si era presentato a rovinare gli spocchiosi piani dei suoi parenti.
Un problema, a parer di sua nonna, indecoroso.
Balle. Damon era solo un Legimors, un Lettore di Morte.
Aveva doti di preveggenza strettamente collegate alla visione della morte delle persone che lo circondavano. Certo, non era una cosa molto piacevole ma aveva imparato a controllare le sue visioni come i suoi mal di testa, proprio come le immagini più sparute che aveva come Veggente. Essendo molto giovane, il Ministero non l'aveva "accecato" com'era successo a tutti gli altri Veggenti del paese, causa l'anno bisestile, e questo aveva permesso al giovane Lord di vedere una cosa molto importante attraverso la sua dote latente di Veggente.
Lui quel giorno doveva incontrare una persona speciale, una persona che non lo avrebbe più lasciato.
Anzi...a dire il vero doveva incontrarne tre. Ma forse quella persona così importante era già arrivata.
Rimasto davanti alla porta, si volse a sinistra vedendo un gruppo di pettegoli che fissavano allucinati qualcuno alle sue spalle. Si girò appena e vide un ragazzino seduto su un divano foderato di damasco.
Doveva avere la sua età...e quando levò gli occhi, mostrandoli blu come quelli della sua visione, Damon capì di aver trovato la persona che gli aveva mandato il destino.
Visto che doveva aspettare il suo maggiordomo, andò dritto a sedersi nella saletta di aspetto, svaccandosi senza tante cerimonie accanto a Tom. Buttò le gambe sul tavolino, infischiandosene delle occhiatacce degli altri maghi e si mise a rigirare il pallone da basket fra le mani, in attesa di un qualche modo per attaccare bottone.
Notò che il ragazzo non aveva un cartellino...ma tanto Damon già sapeva come si chiamava, almeno di nome.
A un certo punto però le occhiate e i bisbigli di quei maghi furono davvero insopportabili e Damon, che quando voleva sapeva essere irritante come una certa persona dai capelli biondo platino in quello stesso edificio, volse la coda dell'occhio verso Tom che era visibilmente in imbarazzo.
- Ehi tu...- bofonchiò, con la sua voce dal tono scazzatissimo, la stessa che per anni avrebbe dato il tormento a Riddle e ad altre due persone che stavano per arrivare nelle loro vite - Hai ucciso qualcuno per caso?-
Tom, sentendo quello strano ragazzino parlargli, sbatté le palpebre stranito.
- Non sono un babbano.- frecciò Damon, anche se era vestito come uno di loro - Allora? Hai ucciso qualcuno?-
- No...- alitò Tom, scuotendo il capo.
- Hai rubato i gioielli della corona? Hai sputato in faccia a Orloff?-
- Certo che no!- ridisse Tom e stavolta vide il suo strambo compagno dall'aria annoiata rivolgersi al gruppetto di maligni poco distanti, con voce alterata - Ehi voi! Avete finito di guardare!? Volete una foto per caso?-
I quattro arrossirono, colpiti in pieno, ma prima che potessero attaccare con le solite palle sull'educazione, Damon sogghignò e la seconda persona che avrebbe fatto parte della sua vita apparve furibonda nel corridoi vicino, sbraitando con una voce piuttosto melodiosa ma dal tono veramente arrabbiato.
- Andate al diavolo!- urlò una ragazzina dai capelli neri, uscendo da un'altra porta e gridando verso le persone all'interno - Se credete che mi faccia usare per i vostri stupidi esperimenti vi sbagliate di grosso! Non ho alcuna intenzione di andare in quella ridicola scuola piena di sanguecaldo per farmi poi affibbiare ogni grana possa succedere!- e richiuse anche lei la porta di botto, attirando l'attenzione sia di Tom che di Damon a causa del suo strano accento.
Guardandola, i due ragazzini videro che anche lei doveva avere più o meno la loro stessa età.
I capelli erano lisci, neri e lucidissimi, parecchio lunghi ma con due strisce verde acido più o meno vicino alla frangia. Il vero colore dei suoi occhi era nascosto da lenti a contatto dello stesso colore delle bande tinte, idem per le unghie.
Aveva una pelle straordinariamente bianca e ...un bell'aspetto davvero. Senza contare il suo profumo...di fiori.
La videro andare via di corsa seguita da due streghe che arrancavano per starle dietro, ma quando passò loro davanti, Tom arricciò il naso al suo profumo dolce e amaro al tempo stesso, capendo subito.
- Ecco perché è così carina...- sussurrò fra sé, sentendo una strana sensazione al ricordo dello sguardo di quella ragazza.
- Come? Che hai detto?- borbottò Damon al suo fianco.
- Eh? No, niente...- ma si bloccò ancora, sentendo nuovamente una valanga d'imprecazioni da una degli uffici.
- Ed ecco la terza.- bofonchiò il piccolo Howthorne.
- No, no e poi ancora no!- sibilò un'altra voce femminile di ragazzina. A differenza di quella che l'aveva preceduta, la voce e il tono che stavano invadendo ora il corridoio, quasi per scherzo, erano fermi e sicuri anche se comunque venati di rabbia. Tom si sporse un poco...e di nuovo risentì la stessa sensazione di prima.
Negli anni, avrebbe ricordato sempre quel giorno. Il giorno in cui Damon Michael Howthorne, Beatrix Mirabel Vaughn detta Trix e Angelica Claire King, detta Cloe, entrarono nella sua vita.
Una ragazzina con capelli biondi pieni di ricci e vestita con un abito parecchio costoso stava uscendo a passo di carica da una delle tre porte messe lungo quel corridoio e per andarsene, seguita da quella che sembrava una parente, forse una zia, passò per forza di fronte a loro. Quando Tom la vide, pensò che fosse una regina.
Sembrava una leonessa. Con le spalle dritte e il viso fiero...anche se distorto dall'irritazione.
- Oh no, non tu...-
Tom sentì il ragazzo accanto a lui mugugnare quella frase sommessa e in un attimo la ragazzina, avendolo sentito, si fermò di fronte a loro. Schioccò la lingua, evidentemente seccata. Forse si conoscevano, pensò Tom. E infatti...
- Riformatorio?- ridacchiò quella con fare superiore, leggendolo sulla targhetta di Howthorne - Ci avrei giurato. Che t'è successo Damon? Hai terrorizzato a morte un babbano con previsioni di un cancro inguaribile?-
- E tu duchessa?- frecciò il ragazzo sarcastico, con le braccia dietro alla testa - Una Sensistrega come te ha da far parole col suo bel programmatore di studi a Hogwarts?-
- Vogliamo parlare di te, stupido Legimors?- La biondina sembrava avere una lingua bella velenosa, pensò Tom...e due occhi cioccolato molto profondi - Finirai a Serpeverde ancora prima che tu metta piede sul treno!-
- Se non altro non dovrò tenere alto l'onore di Grifondoro dove sicuramente finirai tu!- rise quello con scherno.
- Che stress! Non posso credere che dovrò vederti di nuovo anche a Hogwarts!-
- E' reciproco duchessa, credimi. Piuttosto...- Damon cercò di mettere subito la prima pedina sulla scacchiera - Hai sentito che c'è il tuo mito Potter qua al Ministero?-
- Si, insieme al tuo amico Malfoy.- replicò lei a tono, ridacchiando.
- Dicono che con loro ci sia il figlio di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato.- Damon guardò con la coda dell'occhio il fremere di Tom, sorridendo fra sé - Che ne pensi?-
- Penso che siano un mucchio di sciocchezze!- borbottò la piccola strega, con fare annoiato - Se anche fosse suo figlio non è mica Lord Voldy in persona no? Dovreste smetterla di credere ai pettegolezzi! Lo sai che li odio.-
- Come sempre non deludi, Cloe.- rise Damon, vedendola andar via dopo averlo praticamente insultato ad alta voce.
Rimasti soli, il rampollo degli Howthorne osservò divertito l'espressione stralunata di quello che sarebbe stato il suo migliore amico. Che strano, pensò scrutando in quegli occhi blu. Come poteva il ragazzo sorridente, divertente e coraggioso delle sue visioni essere il figlio di un tale mostro?
- Ok! Va bene.- Damon si mise in piedi, sotto lo sguardo stranito di Tom che forse cominciava a credere che non avesse tutte le rotelle a posto ma prese al volo il pallone da basket che quel ragazzo sconosciuto gli lanciò. Stava per chiedergli che cosa significasse quel gesto quando il maggiordomo che era andato a riprendere Damon dopo che era finito lì in Riformatorio li raggiunse, ma Howthorne non si mosse subito.
Si limitò a esibire un ghigno che presto Riddle avrebbe imparato a conoscere, temere...e ad apprezzare.
- Ci vediamo Tom.- gli disse Damon, facendogli sgranare gli occhi per lo stupore - Il pallone me lo ridai a scuola!-
- Cosa? Ehi aspetta!- ma lo richiamò invano. Un attimo e si erano infilati in mezzo a una ridda diabolica di giornalisti erano riusciti a penetrare al Quartier Generale chissà in che modo.
Se avesse potuto si sarebbe pietrificato da solo ma non trovando di meglio da fare, anche se mente lucida ci avrebbe pensato due volte, si Smaterializzò via. Riapparve chissà dove, in un angolo di un qualche livello, dietro a una tenda di un velluto verdone. Sospirando, fece per uscire per andare a cercare Harry e Draco quando sentì una voce conosciuta.
- Oh, la smetta!- sbottò la voce di una donna che costrinse il maghetto a restare nascosto - La deve finire di soffiarmi sul collo per quella maledetta della Hargrave, Orloff! È sistemata, cerchi di metterselo in testa!-
- Ah si?- una voce maschile stavolta, profonda ma ridondante, rispose con tono ironico e acido - Non farmi ridere Katrina! Hai detto tu stessa che l'hai pescata a mandare invocazioni ai suoi amici! E se fossi in te andrei subito laggiù e la sposterei in un luogo sicuro! Non che sia fiero di questo...sappilo...ma quella strega sa troppo.-
- Oh,- cinguettò la donna, quella Katrina, con pesante scherno - un uomo come lei che mi fa far impazzire gli uomini e poi si sente male per una mezzosangue. Santo cielo, non la credevo tanto umano!-
- Senti chi parla.- rispose Orloff con stizza - Vai in quel castello e spostala subito, intesi? Nemmeno il peggiore dei Mangiamorte merita di vivere là dentro! Con...con quell'essere!-
- Quante storie, le dico che sta bene!- sbuffò ancora la voce femminile, cominciando a mostrarsi irritata - Prima ci dà il permesso di usare qualsiasi mezzo e poi si tira indietro? Vada al diavolo e un'altra cosa! Se proprio vuole che la Hargrave non resti più in quelle celle, perché non ci va lei là dentro con quel mostro? No, grazie. Voglio vivere abbastanza per vedere la testa di Harry Potter e di quel traditore di Malfoy rotolare ai miei piedi.-
Tom serrò le labbra, per impedirsi anche di fiatare. Accidenti...come avrebbe voluto il suo mantello dell'invisibilità.
Sentì i due parlare ancora, stavolta di movimenti di Auror di cui il ragazzino non capì nulla ma cercò comunque di ricordarseli e al momento più opportuno, quando li sentì di nuovo sbraitare fra loro, si smaterializzò via, pregando di apparire nell'ufficio dove si era incontrato con Silente. Sfortunatamente per lui non era ancora pratico e la mancanza di esperienza si rivelò fatidica quando comparve praticamente sulla testa dei suoi padrini, nel mezzo della sala principale del Quartier Generale degli Auror. Si sfracellò su di loro, spaccando probabilmente l'osso del collo a Potter e l'atlante a Malfoy...ma se non altro si rimisero in piedi, devastati dalla caduta tutti e tre.
Il pallone da basket rotolò via e nello stesso momento una serie indecorosa di insulti e sgridate presero in pieno il piccolo Riddle che era sparito senza dire niente, facendo prendere un colpo a tutti.
Dopo aver balbettato qualche scusa ed essersi di nuovo sentito come un insetto di fronte a tutti quegli Auror, Harry decise che era tempo per la piccola peste di tornare a casa. Per una giornata ne aveva già subite anche abbastanza.
- Tristan, noi andiamo!- scandì, prendendo direttamente Tom in braccio, insieme a quel pallone da basket che non si capiva dove avesse preso - Noi andiamo alla porta secondaria.-
- Tranquilli, li sistemiamo noi.- li assicurò anche Clay - Vedete di tornare a casa interi piuttosto.-
- Speriamo.- frecciò Draco, mettendo il naso fuori dalla porta con aria omicida - Vieni, muoviamoci!-
Manco a pregare in arabo! Sia l'entra principale che quella secondaria nascosta erano un totale e maledetto assedio e prima ancora che avessero potuto dire "Andate al diavolo!" tutti e tre vennero centrati da un maledetto flash che oltre a far imbestialire Potter, quasi li accecò. Poi fu una bolgia...un casino di domande, di accuse, di risposte che erano più una serie di maledizioni. Insomma, uscire dal Ministero fu difficile ma lo fu ancora di più salire in macchina e sgommare via alla velocità della luce.
In mezzo al traffico, Harry se ne stava sul sedile del passeggero con Tom ancora in braccio, mezzo distrutto e con un calo di zuccheri...ma mai come quello che ebbe il bambino sopravvissuto quando si accorse che a guidare la macchina era Draco. Scappando fra i flash, non aveva potuto fare altro che seguire Malferret...che non aveva la patente!
- Attento al camion!!! Cazzo Draco!...Oddio una vecchietta! Attento alla vecchietta!!!!-
Ci volle più di un'ora, una fuga dalla polizia e la promessa seria di uccidere quel biondo demente ma alla fine tornarono a Lane Street, con un parcheggio per lungo in mezzo a quelli trasversali che fece guadagnare a Harry una multa di circa duecento sterline. Quando scesero, ci mancò poco che Tom vomitasse.
- E' l'ultima volta guidi la mia macchina!- sibilò il moro, scendendo dalla monovolume con le gambe che tremavano.
- E capirai!- sbuffò Draco - Sei a casa no?-
- Si ma in compenso domani saremo sui giornali tutti e tre!-
- Ero pettinato?- ironizzò l'altro sarcastico.
- Ma vaffanculo va!-
Una volta saliti a casa, la notizia che Tom sarebbe andato a Hogwarts fece scoppiare di gioia tutta l'allegra brigata, Sirius compreso che era venuto a sentire le buone notizie, naturalmente con Remus al suo fianco.
Passarono un pomeriggio intero a cercare di convincere il piccolo Riddle e alla fine riuscirono a tirargli un po' su il morale, anche se sembrava ancora perso nei ricordi di ciò che aveva sentito dire da Orloff e quella Katrina.
Ne parlarono tutti quanti davanti a un bicchiere di the freddo, sul balcone dove Elettra e May prendevano il sole in costume da bagno.
- E così Orloff sa dov'è Hermione.- sibilò Sirius, dopo aver sentito tutta la storia.
- Si ma non possiamo farlo parlare.- disse Edward, seduto sulla ringhiera del balcone solo in pantaloncini tagliati sotto al ginocchio - Se spacchiamo la faccia al Ministro chiuderemo tutti quanti i battenti prima ancora di sapere che fine abbia fatto Herm. E quella stronza di Katrina potrebbe cantare vittoria.-
- Hanno parlato anche delle celle di un castello...e di un mostro.- aggiunse Tom.
- Bah, i miei zii tengono mostri solo nelle stanze di casa.- frecciò Sirius sarcastico.
- E' vero...la nonna è propensa a queste cose.- aggiunse Draco alzando le spalle.
- Non conoscete nessun'altra famiglia che tenga certe cose nascoste nelle segrete?- chiese May - Se volete posso andare a curiosare nei registri, nelle registrazioni dei Famigli Domestici.-
- Si ma qua si parla di mostri veri e propri!- si schifò Ron - Altro che Famigli! Potrebbe essere un drago, un Croen...-
- Un dannato Schiopodo, un Basilisco...- ipotizzò Blaise - Se le fa da guardia non sarà facile liberarla.-
- Il centro di tutto è questa dannata Katrina.- disse Harry - Quindi se prendiamo lei, ritroviamo anche Hermione. Romperò le palle a Clay a ogni Sensimago e o Sensistrega del Ministero fino a quando non me l'avranno trovata se sarà necessario. Ma nel frattempo...noi dobbiamo pensare anche a un'altra cosa molto importante.-
- Già...- sogghignò Ron, strizzandogli l'occhio - Si torna a Hogwarts ragazzi!-
- Evvai!- sorrise Edward - Dobbiamo organizzarci per proteggere Tom allora. Con la sua sorellastra a spasso per la scuola, con cui tra l'altro avrà delle ore di lezione, sarà difficile tenerlo sempre sott'occhio ma ce la faremo.-
- E se...Vanessa cercasse di portarselo via?- si preoccupò Elettra.
- Bhè...potrebbe mettersi a fare pressioni di famiglia in effetti.- disse Remus - In fondo è la sua sorellastra.-
- E' una serpe.- lo corresse Draco, accedendosi una sigaretta.
- A quanto pare tutti i suoi parenti lo sono.- ironizzò Harry ma non fece in tempo a finire la frase che si ritrovò incollato a Malfoy per il braccio e da lì naturalmente la discussione andò a finire al solito in una rissa.
In quel manicomio, Tom si mise seduto sulla sdraia dell'unica che sembrava sana di mente e il dolce sorriso di Elettra per un attimo gli fece dimenticare la brutta avventura passata al Ministero, con gli Auror che erano stati pronti a fargli la pelle e i giornalisti inferociti che erano pure peggio. E dire che gli sarebbe toccata una vita intera di quella tortura...
Accidenti...ma perché? Era già cominciata male! Per non parlare di quello strambo ragazzo che gli aveva dato quel pallone da basket...chissà come aveva fatto a conoscere il suo nome? Aveva nascosto il cartellino...
E l'aveva chiamato Tom, non Riddle.
Mah...forse l'avrebbe rivisto a Hogwarts. In fondo era solo questione di pochi giorni. Dieci...e poi tutto sarebbe iniziato.


 
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