- Capitolo 16°

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view post Posted on 5/2/2009, 19:46

Arrivederci Presidente...

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Draco guardò la sua immagine riflessa nell'acqua fra la schiuma nella vasca da bagno e il vapore che ne fuori usciva.
Sentiva il rumore delle gocce che scivolavano sulla sua pelle, quelle che cadevano ritmicamente dal rubinetto...
E poi di nuovo un grido. Un altro e un altro ancora. Aveva capito cos'erano finalmente.
Erano suppliche disperate, urlate con un dolore atroce dritto fino al cuore.
Sospirò, appoggiando il capo al bordo della vasca....Hermione. Era davvero lei?
Sapeva di non potersi permettere di credere a questa paura. Sapeva che ciò che li aveva legati ora stava solo rafforzando i suoi cugini, a conoscenza del suo vecchio amore. Vecchio...
Sorrise amaramente, chiudendo gli occhi. In tanti modi avrebbe saputo parlare di lui e Hermione e del sentimento che li aveva tenuti insieme ma vecchio o passato non erano vocaboli che potevano essere usati così leggermente.
Con le palpebre ancora chiuse, sentì due labbra morbide sulle sue...e rispose al bacio dopo un attimo d'immobilità, passando una mano dietro alla nuca di May e spingendola contro di lui.
- Ti sei svegliato presto.- gli disse lei, sulla bocca.
- Devo uscire con Tom e lo Sfregiato.- mugugnò, tornando a crogiolarsi nell'acqua - Andiamo a Diagon Alley.-
La strega, ancora con la camicia che usava come pigiama, si sedette sul bordo della vasca, cominciando a giocare indolentemente con la schiuma, v'immerse una mano però Malfoy le scoccò un'occhiata burbera.
- Se ci pescano dovrò subire un interrogatorio penoso. Ti prego risparmiamelo mezzosangue.-
May ridacchiò, annuendo e alzandosi per stiracchiarsi - D'accordo, me ne vado. Vorrà dire che ci rifaremo stasera.-
Gli dette un altro bacio veloce, poi uscì portandosi via il suo profumo di arance.
Rimasto solo, Draco inspirò a fondo, cercando di domare il demone che da giorni gli divorava il petto.
May...si, May gli piaceva molto. A letto facevano scintille, era brillante, ironica...con lei stava bene. Ma il volto di Hermione non voleva assolutamente abbandonare il suo cuore. Niente sembrava calpestare la sua immagine, il suo ricordo. Come aveva fatto a ridursi così? Come poteva quella strega dagli occhi dorati averlo reso schiavo a tal punto?
- Oh, buon giorno coso.-
Non rispose al saluto di Harry che si era trascinato in bagno strisciando come un lombrico. Guardandolo per un attimo provò una fitta di un sentimento che l'aveva sempre disgustato. Gelosia.
Lui aveva Elettra. L'amava. E lei amava lui. Non sapeva quant'era fortunato.
- Che hai Malferret? Dormito male?- borbottò Potter poco dopo, con lo spazzolino fra le gengive.
- Non ho niente.- rispose Draco seccato.
- Hai una faccia...sogni ancora Hermione?-
Malfoy alzò lo sguardo e lo fissò con aria omicida ma Potter non era uno che s'impauriva per un'occhiata truce. Anzi, era tanto asfissiante che quando era preso bene era capace di far confessare un peccato anche a un santo innocente, così decise di metterlo subito a tacere, sganciando la bomba.
- Vado a letto con May.-
Lo vide sputare letteralmente lo spazzolino contro lo specchio, schizzare di dentifricio ovunque...e poi voltarsi con quei maledetti occhi di smeraldo sgranati. E ti pareva...doveva sempre fare l'angelico bimbo sopravvissuto lui!
- Da quanto?- alitò il moro, sconvolto.
- Dalla festa di Duncan.-
- Certo che con le mezzosangue sei proprio fissato...ok, ok...scusa!- Harry si abbassò di colpo, per evitare il flacone dello shampoo sul naso. Doveva stare più attento e farsi un promemoria: mai mettere May e Herm sullo stesso piano.
-...E...- Potter sembrava interessato, stranamente - Come va? Tutto bene?-
- Andiamo solo a letto, non stiamo mica insieme.-
- Anche con Herm avevi detto...va bene, basta!- evitò un rasoio e una spugna, zittendosi mentre Draco attaccava a bestemmiare - Cazzo ma la smetti Potter?! Ogni frase che dico ci metti sempre in mezzo la Granger!-
- Sei tu che mi giri sotto il naso come un'anima in pena, cazzo.- Harry lo guardò scettico - Sta storia con May è cominciata quando ti sono venute le prime visioni e i primi incubi. Non è che stai dando i numeri per il rimorso?-
- Non so cosa sia.- frecciò il biondo, sarcastico.
- Ah già...- Harry si lavò la faccia con una manata d'acqua gelida, per riprendersi dalla notizia e intanto malediceva quel porco di Draco fra sé. Cazzo, doveva una trentina di falci a Ed adesso!
A colazione erano rimasti ormai solo Tom, Gigì che era raffreddata e starnutiva lucciole che si spegnavano dopo essere scoppiate come petardi, e May. Ron ed Edward erano filati al Ministero, Elettra aveva gli allenamenti, Blaise era tornato a Everland e la Aarons per una volta aveva un giorno tutto per lei, libera da quello schiavista del Ministro.
- Allora?- May sorrise a Tom con fare incoraggiante - Dai tesoro, sarà divertente fare spese per la scuola!-
- Si, anche farci sbattere di nuovo in prima pagina sarà eccitante.- sbuffò Draco, alzandole sul naso il primo giornale ovvero Gazzetta, uscito giorni prima, che ritraeva lui, Potter con Tom in braccio e una scritta in rosso catastrofica che diceva "IL BAMBINO SOPRAVVISSUTO E IL FIGLIO DEL SUO NEMICO! Siamo tutti in pericolo??" e a seguire c'era stato il Cavillo con due tipi di critica, una più assurda dell'altra. La prima incolpava Potter di essere passato dalla parte dei Mangiamorte, l'altra lo credeva pieno di rimorsi verso un bambino innocente.
Adesso passava anche per assassino, roba da matti...
- Ti credevo più arrabbiato verso altri articoli sai?- continuò la Aarons, finendo il suo the.
- Quali articoli?-
May levò lentamente il capo...e dopo aver capito che Blaise li aveva nascosti appunto per non far venire una crisi isterica a Malfoy, provò a traccheggiare...ma il biondo non se la bevve. E ruppe tanto le palle che alla fine la strega dovette accontentarlo, mollandogli un Cavillo di tre giorni prima.
Una giornalista di cronaca rosa faceva allusioni non tanto velate al fatto che lui e Potter vivessero insieme...
Tempo un nano secondo e un ruggito allucinante invase tutta Lane Street, spaventando a morte piccioni, civette, maghi e babbani. E un'ora dopo, davanti al Paiolo, Draco era ancora incazzatissimo.
Tom scoccò un'occhiata preoccupata a Harry ma Potter aveva altro per la testa che stare a menarsela per ogni pettegolezzo che quei cretini di giornalisti s'inventavano. Anche se quello poi era stato particolarmente divertente.
Lui...lui e Malfoy amanti!
- Se non la smetti di ridere giuro che ti ammazzo!- gli sibilò l'ex principe di Serpeverde.
- Per favore...dobbiamo passare tutta la mattina insieme.- lo pregò il moro esasperato - Sarà pieno di curiosi e se non la smetti ci ritroveremo di nuovo incollati come cozze allo scoglio! Falla finita ok? Dobbiamo occuparci di una marea di acquisti, andare alla Gringott e passare indenni per tutta Diagon Alley!-
- Senti, paparino...- frecciò Draco con gli occhi che sprizzavano collera - Se sento solo un qualche bastardo che prova a fare allusioni su quello stronzissimo articolo ti giuro che lo rovino, sono stato chiaro? E se finisco davanti al Wizengamot abbi almeno la decenza di venirmi a riprendere!-
- Certo tesoro...- cinguettò Harry in risposta, sbattendo gli occhioni verdi.
- Vaffanculo!-
- Ehm...scusate?- s'intromise Tom - Magari possiamo venire un'altra volta eh?-
- Non ci pensare neanche, piccolo mostriciattolo!- lo zittì Malfoy gentile come sempre - Adesso andiamo alla banca, poi ti accompagniamo a comprare ogni singola porcata ci sia scritta su quella lista...e poi per la gioia di tutta Londra ucciderò Harry Potter in mezzo alla via, ricordando a tutti che non solo Sirius Black ha la mano buona!- e senza indugiare oltre s'infilò al Paiolo, lasciando il piccolo Riddle con la voglia di mettersi per lungo in mezzo alla strada e farsi schiacciare da un TIR. Alla fine comunque lo seguirono e una volta dentro, l'oste salutò sorridente Harry...almeno fino a quando, abbassando il viso sul maghetto, non impallidì.
- Per tutti i folletti...è Tom Riddle!-
Come undici anni prima sul pub, prima così pieno di voci, ora cadde il silenzio...e Tom si strinse fra i due padrini, arrossendo violentemente. Tutti lo fissavano spaventanti, altri con odio, molti pieni di rancore.
Senza stare a sentire domande e preghiere accorate, i due Auror trascinarono il ragazzino alla porta di servizio e mentre Harry bacchettava sui mattoni, Draco fissò suo cugino...e scosse il capo.
- La molli di agitarti?- borbottò - Cammina a testa alta e non filare nessuno neanche per sbaglio.-
- Così sei sulla buona strada per diventare un Malfoy.- aggiunse Potter mentre il muretto si ritirava lentamente, lasciando posto...alla via per Diagon Alley. Il piccolo Tom rimase stralunato, davanti alla lunga strada piena di negozi, affastellata di insegne, brulicante di maghi e streghe, civette e gatti.
Il cicaleccio della gente era alto e gioioso, profumi di erbe magiche e incensi aleggiava nell'aria e il cielo lindo e terso mostrava all'orizzonte l'imponente struttura della Gringott.
Harry in quel momento sentì una forte emozione, mentre la cicatrice iniziava di nuovo a bruciare...ma stavolta solo on un lieve pizzicore. Sentiva...sentiva un'emozione dimenticata. Sentiva lo stupore, l'ansia verso qualcosa di nuovo.
Tom era spaesato e nel contempo eccitato.
Come un normale bambino di undici anni.
Era bello sentirsi di nuovo così, pensò infilandosi fra la folla. Era bello tornare indietro al tempo in cui Voldemort non era ancora entrato nella sua vita.
Davanti all'edificio bianco della Gringott, dove tutti si giravano a guardarli fra l'interessato e l'oltraggiato, i ragazzi oltrepassarono la prima porta di bronzo, poi quella d'argento. Un folletto s'inchinò al loro passaggio e finirono nel grande salone marmoreo, pieno di maghi e altri folletti dalla solita aria spocchiosa e annoiata.
- Ne avevi già visti?- Harry notò che Tom non sembrava colpito dai folletti e infatti il bambino annuì, dicendo che ce n'erano alcuni al palazzo di Caesar. Si avvicinarono al bancone e Draco si buttò davanti al primo folletto libero.
- Salve.- bofonchiò - Dobbiamo prelevare del denaro dalla camera blindata della signorina Lucilla Lancaster.-
Il folletto levò gli occhialini tondi, scrutandoli sospettoso ma poi, vedendo Tom, parve tranquillizzarsi.
- La signorina pochi giorni fa ha aperto un conto a nome del signor Tom Riddle. Ho io la chiave per voi. Eccola.- e porse la chiavetta di bronzo a Malfoy. Una volta nello stretto passaggio di pietra, salirono sulla piccola ferrovia che sfrecciò velocissima fino alla camera blindata numero 1303.
Il folletto aprì la pesante porta e dopo uno sbuffo verde, i tre rimasero davanti a un cumulo luccicante d'oro e argento impressionante. I due Auror non fecero commenti ma Tom pensò che Lucilla avesse esagerato...non avrebbe dovuto approfittarsi così del denaro della sua famiglia. Vabbè che a lei non serviva ma era la sua matrigna...non doveva preoccuparsi così tanto per lui. Nonostante questo però, il pensiero che Lucilla si occupasse di lui come una vera mamma lo fece sentire bene, accettato e ben voluto, felice dopo giorni duri di pettegolezzi e cattiverie.
Ritirato il malloppo, uscirono dalla Gringott per immergersi negli acquisti. Mentre Tom si guardava in giro con gli occhi lucidi, Harry emise un sospiro.
- Che hai?- gli chiese Draco, accendendosi una sigaretta.
- Mi solleva il fatto che non sia solo.-
- Come lo sei stato tu?- rimbeccò Malfoy.
- Si, direi di si.-
Il biondo sogghignò appena, alzando le spalle - Sai come si dice...siamo tutti soli.-
- Carina. Ne hai un'altra prima che mi tagli le vene?-
- Non so Potty, possiamo sempre limonare qua davanti a tutti e finire dritti sul Cavillo. Ti va?- sibilò Draco acidamente, dandogli le spalle - Dai Tom! Bisogna provare le misure per la divisa!-
Davanti al negozio di Madama McClan, i due Auror controllarono la lista del primo anno che ormai avevano scordato. Sarebbe stato meglio mollare lì la piccola palla al piede e andare a comprare calderone, guanti e provette.
- Cosaaa???- Tom li guardò praticamente sull'orlo di una crisi isterica - Non potete piantarmi qua!-
- Guarda che ti prendono solo le misure cazzo!- sbuffò Harry - Non ti mangiano lì dentro! Ok, potresti fare incontri che ti rovinerebbero per sempre la vita com'è successo a me ma...-
- Ma adesso vai lì, sputi in faccia a chi t'insulta e tempo mezz'ora e torniamo!- concluse Draco, dopo aver ficcato un calcio in faccia a Potter - Fai finta di niente, se ti chiedono il nome diglielo senza battere ciglio. Avranno così paura di te che magari non ti faranno neanche pagare!-
- Però, tu si che sei un bel padrino!- frecciò il moro, mentre il piccolo Riddle entrava tutto timoroso nel negozio.
- Ha parlato.- sbuffò l'ex Serpeverde - Dai, andiamo a comprargli la roba. Dio...mi sento suo padre quasi.-
- Lascia stare...- rise Harry, sparendo con lui fra la folla.
Tom intanto era di fronte a Madama McClan e la donna, che stava sempre un po' sulle nuvole, si limitò a portarlo tutta sorridente nel retro del negozio dove c'erano tre specchi e due ragazzini già ritti su due sgabelli. Chiacchieravano fra loro ma a quanto dicevano le streghe che puntavano spilli sulle loro vesti, c'era stato fino a pochi minuti prima un cliente piuttosto turbolento.
- Accidenti a quel Howthorne!- borbottava una seccata - Non è stato fermo un attimo!-
Tom si mise sul terzo sgabello e mentre gl'infilavano la veste dalla testa, ascoltava attento e col capo basso.
Il ragazzo alla sua destra era bruno, con gli occhi scuri e la carnagione olivastra, abbastanza tracagnotto. Quello alla sua sinistra era smilzo, magro come un grissino, capelli castano chiaro tutti dritti come spilli.
- Ciao!- gli disse quello bruno con fare amichevole - Vai a Hogwarts?-
- Si.- annuì Tom, sforzandosi di fare un sorriso.
- Sei da solo?- gli chiese il grissino alla sua sinistra.
- I...i miei padrini sono fuori a comprarmi i libri.- abbozzò il piccolo Riddle.
- Oh...anche i miei genitori sono andati a comprarmi i libri.- sorrise il brunetto - Ma sono babbani. Ho paura si perdano, sai! Erano un po' spaesati quando siamo entrati qui...anche io non ci capisco niente ancora, in effetti.-
- Ma figurati Bruce!- disse il grissino coi capelli a spuntoni che evidentemente proveniva da una famiglia di maghi - Basta chiedere in giro no? A proposito, io mi chiamo Martin Worton, lui invece è Bruce Joyce. Siamo parenti alla moltoooo lontana. Tu come ti chiami?-
Ecco. Erano arrivati al dunque.
- Tom...- sussurrò e si affrettò a cambiare argomento - I tuoi genitori sono maghi?-
- Ahah.- rispose quello, annuendo - E i tuoi genitori dove sono?-
- Martin!- sbuffò Bruce, poi guardò Tom con aria paziente - Scusalo, non sta mai zitto!-
- I miei sono morti.- disse allora il piccolo Riddle, sforzandosi di sorridere - Ho una matrigna...e due padrini.-
- Oh, mi spiace.- quel Martin pareva una di quelle persone tonte e sincere che a parole si mettevano sempre nei guai con impressionante candore - E la tua matrigna è una di quelle perfide che ti lasciano in giro dai parenti?-
- Ma insomma!- Bruce Joyce scoccò un'occhiataccia all'amico che si mise buonino in silenzio - Lascialo stare?! Piuttosto...avete sentito che quest'anno la figlia di Bellatrix Lestrange insegnerà Difesa contro le Arti Oscure?-
- Ma dai!- Martin parve fare mente locale - Ah ecco di cosa parlava Damon!-
- Damon?- chiese Tom, ricordando che quel nome era quello del ragazzino incontrato al Ministero.
- Si, il figlio di Lord Howthorne!- gli disse Bruce - E' un tipo strano. Però non è uno snob anche se sarà lord.-
- Dicono che vada in giro coi babbani, pensa tu!- rise Martin - Non che a me non piacciano, sia chiaro...-
- Ecco fatto!- disse Madama McClan a Tom, aiutandolo a scendere dallo sgabello - Bravissimo caro, non ho mai avuto un manichino migliore di te. Ho preso ogni tua misura, ti consegneremo l'uniforme entro domani sera.-
- La ringrazio molto.- disse Tom cortese - Ciao, ci vediamo.- aggiunse timidamente e i due ragazzini risposero molto più concitati, agitando mani e braccia, rischiando di farsi usare come punta spilli dalle streghe sarte che si occupavano di loro. Una volta uscito dal negozio, leggermente più sollevato perché lì dentro nessuno l'aveva riconosciuto a prima vista, si mise a cercare quei due disgraziati che l'avevano piantato da solo.
Li pescò davanti all'Emporio del Gufo, intenti a bestemmiarsi dietro perché si erano caricati troppo di pacchi.
Vedendolo abbastanza allegro, si rincuorarono un po' e poi lo spinsero nel negozio, per scegliere l'animale da portarsi appresso a Hogwarts. Girando fra gabbie e cassette pieni di animaletti, Tom non sapeva cosa scegliere.
- Mi piacerebbe una civetta intelligente come Edvige.- disse guardando i gufi e gli allocchi.
- Suo altezza Malfoy aveva un fottuto falco gigantesco se t'interessa.- frecciò Harry.
- Sua altezza Potter invece è un pennuto di suo, potrebbe portartela lui la posta, no?-
- Ehi ragazzi...- naturalmente presero a maledirsi sotto gli occhi sconvolti di metà Emporio ma a parte queste scene a cui si stava abituando, Tom riprese a girare tranquillo fra tutti gli animaletti, non trovando niente che lo ispirasse. Erano tutti bellissimi, sia i gatti che le civette e gli altri volatili. Almeno fino a quando una vocetta strana non gli arrivò all'orecchio.
"Per favore, prendi me! Prendi me, ti prego!"
Tom si guardò attorno, stranito. Ma chi era? Cercò la vocetta sibilante e alla fine capì, sorridendo divertito.
Un serpentello piccolo e nero, con delle squame argentee e azzurrine se ne stava chiuso in un barattolo, isolato dagli altri animali.
- Ciao.- disse Tom, abbassandosi sul vasetto.
- Salve, ragazzo.- il padrone dell'Emporio gli si avvicinò servizievole - T'interessa qualcosa di particolare?-
- Bhè...- il maghetto per un attimo pensò che qualcuno avrebbe potuto farsi una cattiva idea di lui se si presentava con quel serpente a scuola. Però...sembrava triste. Continuava a pregarlo di comprarlo.
- Quanto costa lui?- chiese, indicando il piccolo serpente.
- Veleno?- si stupì il vecchio mago - Ti piace questo serpente?-
- Si chiama Veleno?- chiese Tom stranito.
- Si. È una presa in giro.- gli spiegò il vecchio - Non è velenoso e nessuno lo compra. La sua razza dovrebbe essere velenosissima ma lui invece sembra essere sprovvisto delle ghiandole velenose. Lo vuoi davvero?-
Ma si, pensò il maghetto fra sé. In fondo, se proprio doveva iniziare, poteva farlo con qualcuno rifiutato come lui.
- Ma che cos'è quest'affare?- bofonchiò Draco più tardi, osservando Veleno nel vasetto.
"Idiota, ti sembro una banana per caso?" sibilò il serpente in risposta.
- Insulta anche!- rise Harry - Buona idea Tom. Se non altro ci puoi parlare.-
- Contento tu.- Malfoy ricontrollò la lista. I libri li avevano, i guanti, le provette, bilancia, calderone e telescopio.
- Manca la bacchetta.-
Andarono dritti da Olivander e Harry lì davanti non riuscì a nascondere un sorriso malinconico. Era lì che tutto era cominciato. Era lì che la sua bacchetta l'aveva scelto come padrone. La bacchetta con la piuma di fenicie. La sorella gemella di quella appartenente a Lord Voldemort.
Entrati, il piccolo Tom si sentì un po' a disagio in quell'infinità di scaffali pieni di confezioni di bacchette.
Poi la stessa voce sommessa di undici anni prima salutò i presenti...e i scoloriti occhi del signor Olivander si puntarono sui nuovi venuti. Il vecchio sorrise, sempre uguale, sempre misterioso.
- Signor Potter...sapevo che sarebbe tornato.- disse, avvicinandosi al bancone.
- Signor Malfoy.- disse quindi, salutando Draco con un cenno. Poi posò gli occhi simili a fasci lunari sul maghetto e Tom si sentì arrossire. Lui si che l'aveva riconosciuto.
- Ero ansioso di conoscerla, signor Riddle.- disse Olivander, mettendosi subito alla ricerca della bacchetta adatta - Si, ricordo bene la bacchetta di suo padre. Proprio come ricordo la gemella, appartenente al signor Potter. Ecco...provi questa. Dodici pollici, di salice e corde di cuore di drago, eccellente per gli incantesimi.-
Tom fissò prima i padrini, poi la bacchetta che gli era stata messa fra le mani. L'agitò e...scoppiò il lampadario.
La rimise subito sul bancone, mentre Olivander che non faceva mai una piega, tornò a girare nel suo negozio. Tornò con una bacchetta di agrifoglio, poi una di faggio, una cedro, quercia. Niente. Un disastro dietro l'altro.
- Hn...- fece Olivander dopo mezz'ora di tentativi - Non ho mai fatto così tanta fatica. A parte per la signorina Granger, questo è certo.- dicendo questo i ragazzi rizzarono le orecchie ma il padrone del negozio, dicendo quello, parve come illuminarsi. Forse aveva trovato la soluzione. Non andò di nuovo fra gli scaffali, ma si chinò sotto al suo bancone ed estrasse due cofanetti. Dal secondo, prese una bacchetta lunga e nera e la diede a Tom.
Quando il piccolo Riddle la prese, un calore immerso lo avvolse...e la bacchetta lo riconobbe, sprizzando scintille rosse e dorate che proiettarono sulla parete danzanti riflessi di luce.
- Si, si...- si congratulò Olivander, insieme ai due Auror - Ci siamo signor Riddle. Tredici centimetri. Ebano e capello di demone puro. Una delle bacchette più potenti che io abbia mai fabbricato, dopo quella di suo padre.-
- Capello di demone puro?- alitò Tom sconvolgendosi a quelle parole - Ma chi...-
- Caesar Cameron.- rispose Olivander, facendo sgranare gli occhi al maghetto - Deve sapere che mesi fa Hermione Granger è venuta qui e mi ha commissionato queste.- porse le due confezioni a Tom, fissando ora Harry e Draco - La signorina mi portò due capelli del demone. Una bacchetta è per lei, è stata lei stessa a commissionarmela. Spero che possiate fargliela avere. Questa invece è sua, signor Riddle.- e puntò gli occhi sbiaditi su Tom, guardandolo come un tempo aveva guardato Harry - Una grande bacchetta per colui che diventerà un grande mago.-
Come sempre Olivander sapeva rendersi misterioso con ogni sua parola. Tanto più con quella nuova bacchetta per Hermione. Con dentro un capello di quel demone, di certo sarebbe stata un'arma micidiale.
Quando uscirono, Tom si volse ancora a guardare Olivander...che sorridendo, gli fece un inchino.
Erano quasi le quattro di pomeriggio quando i tre disperato tornarono a casa pieno di pacchi e con Veleno nel vasetto.
Entrando trovarono tutti di buon umore, anche se come minimo Edward e Ron dovevano aver avuto una giornataccia al Ministero, per rispondere della loro assenza agli altri Auror. Comunque tutti, nessuno escluso, si attaccarono alle costole di Tom per congratularsi col maghetto, raccontargli dei tempi andati e farlo sentire un po' meglio.
- Un serpente?- borbottò May più tardi davanti alla cena cinese - Gli avete comprato davvero un serpente?-
- Ho provato a dirgli di prendere un maiale, ma non c'è stato verso.- sibilò Draco, prendendosi una mezza gomitata da Elettra che ridacchiando accarezzò Pinky tutta soddisfatta - Carino, come hai detto che si chiama?-
- Veleno.- disse Tom - Ma non è velenoso e nessuno lo voleva per questo motivo.-
- Tanto Hogwarts è già piena di vipere, tranquillo.- frecciò Ron, sarcastico.
- Faccio finta di non aver sentito.- rispose Blaise con un sogghigno - Cavolo gente, mi sembra di essere tornato indietro di undici anni! Mi ricordo come se fosse ieri quando mi hanno scarrozzato per tutta Diagon Alley a comprare quel maledetto pentolone più grande di me e la bacchetta.-
- Non gli avrete mica preso anche una scopa vero?- chiese Ron, fissando i due padrini con aria inquisitoria - Vero?-
Harry e Draco nicchiarono, poi beati cominciarono a menarla sul fatto che la scopa sarebbe potuta servire, che anche Elettra al primo anno ne aveva fatta entrare una in sordina ecc. ecc.
Insomma, alla fine avevano già iniziato a infischiarsene di nuovo delle regole.
Per far vedere qualcosa di Hogwarts a Tom, Edward salì in camera di Harry a prendere l'unica cosa di Hermione, oltre ai suoi gatti e all'orologio che aveva trovato a casa di Liam Hargrave. L'album di foto della ragazza.
- Ragazzi, guardate che ho qui!- cinguettò Dalton svaccandosi sul divano - Tom, vieni che ti faccio un po' vedere che combinavano questi qua a scuola! Oh dunque...- e per prima foto, che se ne andava a spasso per l'album pieno, trovò subito una foto del diciottesimo compleanno della Grifoncina. Erano tutti in gruppo abbracciati e sorridenti.
Tom guardava le foto estasiato, vedendo Harry e gli altri così piccoli a pensarci.
- Chi è quello nudo che balla sul cubo?- chiese, aguzzando la vista.
- Oddio Harry!- Ron attaccò a ridere - Guarda...è Dean! In mutande!-
- E questa è la vostra amica Hermione, vero?- chiese May, puntando il dito sulla Granger abbracciata fra Potter e Weasley - Era il suo compleanno?-
- Si, la festa migliore che c'è uscita.- disse Blaise - Ma mai come quella di fine anno...vero Dray?-
Se c'era una cosa che non bisognava mai nominare davanti a quei due era la festa del settimo anno. Mai. Si rabbuiarono subito ma non fecero in tempo a dire "Crepate tutti quanti, bastardi!" che Ron schizzò fuori dall'album con la fatidica foto in mano, correndo via per tutta la casa e sbandierando al vento la penosa immagine che ritraeva Potter e Malfoy, nemici per la pelle, addormentati uno sull'altro con solo i boxer addosso.
Riprendere quella foto fu difficile e disfarsene impossibile Hermione le aveva messo un incantesimo che la rendeva ignifuga e impossibile da fare a pezzettini.
- Maledetta lei!- rognò Harry incazzoso, bestemmiando dietro a tutti gli altri - E tu sei un bastardo Ron! Come t'è saltato in mente di fare questa foto del cazzo eh? Ha girata per tutto il periodo degli esami!-
- Te l'ho detto mille volte che non sono stato io!- alitò il rossino mentre si sganasciava, piegato a terra con Dalton e Zabini - E poi eravate lì...la tentazione è stata forte...vero Elettra?-
- Cosaaa???- urlò anche Draco - Baley maledetta, sei stata tu?-
- Hermione c'è rimasta secca quando v'ha visto, non sarebbe riuscita a fare neanche uno scatto.- disse Elettra con occhi angelici - E poi è una vera foto d'arte. Guardate che taglio di luce ho usato...-
- Taglio un corno! Datemi quella porcheria!- sbraitò di nuovo il biondo.
- Tanto ne ho tre copie io, sei Blaise e due Ron.- cinguettò Edward appena riprese fiato. Da lì a cominciare a lanciare Cruciatus il passo fu breve e così, mentre i suoi padrini facevano una strage, Tom colse al volo l'occasione per andare in camera sua a scrivere a Caesar e Lucilla. Era eccitato e felice. Sapeva che non avrebbe dovuto esserlo, visto ciò che l'aspettava ma...Harry l'aveva accompagnato per tutto il giorno come un fratello maggiore ed era stato bellissimo.
Anche Draco, che da principio gli era sembrato indifferente alla cosa, alle fine gli aveva risollevato il morale.
Mise Veleno tutto contento sulla scrivania, levandolo dal barattolo e mettendolo sull'ibiscus che aveva accanto alla finestra e si mise subito a scrivere la lettera, senza tralasciare nessun particolare.
Era felice e non sapeva perché. Sapeva che sarebbe stato odiato e mal voluto ma il pensiero di poter imparare la magia nella famosa scuola di Hogwarts dov'erano andati tutti i ragazzi lo faceva sprizzare eccitazione da tutti i pori.
C'era stato anche suo padre lì, però. E anche sua madre.
Sospirò, posando la piuma e andando a sedersi sulla finestra. A volte non poteva fare a meno di chiedersi come sarebbe stato conoscere suo padre. Sapeva che di certo sarebbe stato più un male che un bene...ma anche Harry una volta aveva detto che era meglio conoscere le proprie radici.
Tre giorni...tre giorni e poi sarebbe stato il primo settembre.
Stava per tornare a scrivere quando vide un gufo scuro volare verso il loro palazzotto, per appollaiarsi su una delle finestre del salone al primo piano. Forse era posta per i ragazzi...ma quando cominciò a sentire voci concitate dal basso, pensò a qualcosa di grave. Scese e vide Draco tenere una lettera accartocciata fra le mani.
- Branco di bastardi, come osano?- sibilò, facendola ardere nel palmo della mano in un attimo.
- Vacci piano, può sentirti!- lo blandì May ma si accorsero subito che l'aveva fatto lo stesso. Si voltarono tutti a guardarlo e Tom si sentì improvvisamente colpevole di qualcosa.
- Cosa c'è?- sussurrò, preoccupato.
Draco tacque, troppo rabbioso e anche Harry non disse una sola parola, così fu Edward a trascinarlo sul divano e spiegargli che notizie aveva portato quella missiva.
- Era del Ministero.- gli spiegò Dalton - I tuoi fratellastri hanno saputo della tua esistenza e hanno mandato un reclamo al tribunale delle adozioni magiche. Vogliono richiedere la tua custodia.-
In un attimo tutto il pomeriggio passato svanì in una nuvola di fumo. Andare a vivere...coi Black? Coi suoi fratellastri?
Impallidì e di colpo fissò i suoi padrini con aria ansiosa - Non...non mi lascerete andare, vero?-
- Tesoro.- sussurrò Elettra abbracciandolo - Certo che no. Non lasceremo che ti portino via.-
- Anche perché non possono farlo.- disse Ron cupamente - Gli Auror li controllano, sono sotto accusa.-
- Potranno anche essere sotto accusa ma sono parenti molto più prossimi di me per Tom.- sibilò Malfoy con gli occhi grigi incendiati - Col fottuto manipolo di avvocati che hanno potrebbero ottenerne la custodia momentanea fino a nuovo ordine. E intanto lo so io cosa gli faranno!-
- Calma, stiamo calmi.- l'interruppe Blaise - Ragioniamo a mente fredda!-
- Ha ragione Draco.- s'intromise Potter - Hanno la parentela per sangue materno. Io e Malferret siamo solo dei padrini. I Riddle sono tutti morti, non ha altri parenti a parte loro che sono i suoi fratelli.-
- Ma io non ci voglio andare!- urlò Tom all'improvviso, scattando in piedi - Non voglio andare da loro Harry!-
Il bambino sopravvissuto non disse nulla. Dio, quante volte aveva sentito quella frase detta dalla sua stessa voce. Se non altro i Dursley non avevano mai cercato di farlo secco, anche se avrebbero voluto.
Guardando gli occhi lucidi di Tom, qualcosa gli si risvegliò dentro. No. Non avrebbe permesso la rovina di un altro bambino. - Va bene, d'accordo.- disse a bassa voce, ma sicuro e saldo - L'udienza coi Consiglieri è domani mattina alle nove. Lo so che è presto ma siamo stati chiamati tutti a testimoniare e non dobbiamo farci mettere sotto da quegli avvocati, perciò sangue freddo gente. Se sapremo usare la lingua, rimetteremo a posto quei due bastardi tanto che non oseranno mai più mettere le mani su Tom, ok?-
- Ok.- dissero tutti, rinfrancati.

Ma nonostante le parole di Potter, il mattino dopo erano già tutti svegli all'alba. Nuvole temporalesche imperversavano sul cielo di Londra ma gli abitanti del palazzotto non sembravano farci caso, troppo presi dal parlare riuniti in salotto...e quando Tom scese dopo una lunga notte insonne, vide che c'erano degli sconosciuti con loro.
Erano sei maghi sulla quarantina, distinti, con baffi curati e mani eleganti.
Come venne a sapere durante il tragitto in macchina verso il Ministero, due erano avvocati di Edward, gli altri quattro erano di Draco che anni prima di erano occupati di salvare sua madre dall'accusa di aver ucciso Bellatrix con la legittima difesa. Ne avevano discusso a oltranza dalle undici di quella notte precedente fino alla mattina e anche se la cosa non si presentava facile, erano tutti molto agguerriti.
Ciò che però Harry aveva ormai capito, era che quella non sarebbe stata solo una semplice discussione sulla custodia. Era una vera e propria presentazione di Tom al mondo magico, davanti al Wizengamot, davanti agli Inquisitori, ai Consiglieri...e tutti, con le dita puntate, avrebbero di nuovo parlare e condannato senza ascoltare.
In silenzio, uno dopo l'altro i ragazzi entrarono al Ministero attraverso la cabina del telefono. Nell'immerso salone sembrava non esserci nessuno ma avrebbero potuto scommettere che un gran numero di maghi li stavano osservando.
Tom stava stretto fra i suoi padrini, pallido, stanco. Triste.
Passarono l'ufficio Misteri ma il tempo sembrava non scorrere. Presero numerose scale, scendendo sempre più in basso, sempre più a più in profondità. Oltrepassarono numerose porte, sempre le stesse, sempre pesanti con enormi chiavistelli di ferro. Poi si fermarono di fronte all'Aula numero nove. Dovettero farlo per forza.
Lì un numeroso gruppo di avvocati attorniava i fratelli Lestrange, con loro Jocelyn Black.
Quando li videro, Draco non si stupì troppo di sentire Vanessa singhiozzare. Dio, che attrice...
Aveva guardato Tom con occhi sgranati, colmi di rimpianto e affetto. Incredibile...
Rafeus Lestrange scoccò un'occhiata al fratello minore...poi tornò a consolare la sorella, abbracciandola.
- Come hanno potuto...- singhiozzava quella maledetta, con un fazzoletto premuto sul viso - Come hanno potuto nascondercelo?!-
Tom si avvicinò di più a Draco, evitando di guardarli. Ma perché piangeva?, si chiese. Perché lo faceva?
- Stai tranquillo.- gli sussurrò il biondo - Ci siamo noi.-
- Si, non ti preoccupare.- gli disse anche Ron, posandogli una mano sulla spalla - Andrà tutto bene.
Poi finalmente entrarono. I primi furono i Lestrange, quindi il loro gruppo. Come Harry prima di lui, Tom boccheggiò trovandosi in quella segreta enorme, dalle pareti alte e fredde, con torce che illuminavano l'indispensabile.
- Che Thomas Maximilian Riddle si sieda.- disse una voce fredda sulle loro teste.
Gli Auror indicarono al maghetto la sedia in mezzo alla grande sala, coi braccioli coperti di catene. Lui, tremando e guardando Harry e gli altri per l'ultima volta, vi si diresse...e vi si sedette, sempre più a disagio.
Gli sembrava un incubo. Quando alzò lo sguardo davanti a sé, vide sedute una ventina di persone sulle panche che formavano il Wizengamot. Marchiati con la W d'argento, i Consiglieri Maggiori lo fissavano con gli occhi ridotti a fessure, dall'alto al basso. Le loro espressioni severe lo facevano sentire un accusato.
Al centro della fila, Jonathan Orloff, Ministro della Magia. Alla sua sinistra l'immancabile Umbridge, alla sua destra un vecchietto dall'aria svagata, dalla lunga barba e con la gobba. Robert Rainolds stava seduto poco sopra.
I Lestrange sedettero nelle panche a sinistra, i ragazzi a destra. Gli avvocati si misero in fila al fianco di Tom.
- Molto bene.- disse Orloff - Dal momento che siamo tutti presenti, possiamo cominciare. Udienza del 28 agosto. Thomas Maximilian Riddle, sei stato convocato per una richiesta di adozione portata avanti dai tuoi parenti. La famiglia Black e i tuoi fratelli di sangue da parte di madre hanno richiesto in data odierna la tua custodia. Prego, se gli avvocati della famiglia Lestrange e Black vogliono iniziare...-
Il primo davanti a Rafeus si fece avanti e dette una rapida occhiata al piccolo Riddle con uno sguardo scintillante.
- Ministro, i miei clienti richiedono l'adozione del qui presente Thomas Maximilian Riddle in quanto legati da sangue materno. La richiesta viene presentata solo oggi in quanto i miei clienti sono venuti a sapere solo da pochi giorni l'esistenza del ragazzo. E trovo ignobile che persone come Auror abbiano potuto nascondere una simile informazione che ha portato ai Black e ai Lestrange un profondo dolore famigliare.-
- Chiariamoci, signor Ministro.- intervenne il legale di Draco - La famiglia Lestrange non è mai venuta a sapere dell'esistenza del bambino finanche nessuno dei miei clienti l'ha saputo. L'imputato ha vissuto nel Golden Fields nella dimora della sua matrigna fino a due mesi e mezza fa, in quanto Lucilla dei Lancaster era l'unica ad averne piena custodia.-
- Mi permetta, avvocato.- intervenne la Umbridge cominciando a infastidire i ragazzi con la sua voce odiosa - Ma non credo che un demone di stirpe possa avanzare diritti su un essere umano.-
Nel frattempo, mentre il colloquio proseguiva, cominciarono a entrare nell'aula senza che nessuno potesse fermarli sia il gruppo di Jess, con Tristan presente, sia Sirius con Remus, Kingsley, Tonks e Malocchio Moody.
- Mi permetta lei, Consigliere.- continuò l'avvocato di Draco - Ma la signorina Lancaster ha sposato regolarmente il padre di questo ragazzo. Quindi è per diritto l'unica a doverne rispondere senza contare che non mi pare ci siano leggi che impediscano a un demone di stirpe di avere rapporti con gli umani.-
- Mi faccia il favore.- sibilò la Umbridge con tono dolciastro - Quando si parla di Tom Riddle come essere umano non c'è niente che possa essere considerato legale. E visto che parla della signorina Lancaster...mi dica, come mai ora il ragazzo vive con i suddetti Auror Harry Potter, Ronald Weasley, Draco Malfoy, Edward Dalton, May Aarons e i due civili Blaise Zabini ed Elettra Baley? Si tratta per caso di una norma di sicurezza o lo tenete prigioniero dalla sua vera famiglia?-
- Voglio ricordarle che il signor Malfoy è cugino di primo grado per il ragazzo.- rispose quello, piccato.
- Si ma i miei clienti sono i suoi fratelli da parte di madre!- disse l'avvocato dei Lestrange - E visto che ora il ragazzino vive con i suoi padrini, ora loro ne richiedono la piena custodia e anche l'adozione, con la conseguente accettazione del cognome Lestrange per il signor Riddle. È la cosa migliore per tutti.-
- Migliore per tutti un corno!- sbottò Draco furibondo.
- Signor Malfoy, tenga a freno la lingua.- lo zittì Orloff ma ci si mise di mezzo anche Harry, battendo un pugno sulla panca - Ma signor Ministro, la signorina Lancaster l'ha affidato a noi! E lei sa perfettamente bene che essendo figlio di Lord Voldemort, Tom ha un grande peso sulle spalle e andare ad vivere con gente che si è sempre sfacciatamente definita come la prima a voler sterminare babbani e mezzosangue, mi sembra un vero insulto alla vita diversa che potrebbe avere.-
- Signor Potter...- insinuò la Umbridge - Sta per caso dicendo che intende crescere questo bambino da solo con l'aiuto del signor Malfoy? Quanti avete ora entrambi, mi dica? Venti, ventuno?-
- Ventidue.- rispose il moro a denti stretti - Questo non cambia i fatti. Io e Draco siamo stati designati suoi padrini, è con noi che deve stare. Non con gente che lo sfrutterebbe per la sua fama!-
- Si e lei è molto esperto in questo campo vero?-
- Senta lei!- sbottò Ron mettendosi in piedi, con un usuale scatto di rabbia che avveniva quando Harry veniva insultato a causa del suo passato - Non può mandare un bambino undicenne a vivere con i Mangiamorte!-
- Mangiamorte?- strillò Vanessa, attaccando con la sceneggiata - E' un oltraggio! Io rivoglio mio fratello!-
- Silenzio, per favore!-
Quella massa di grida si fermò quando il vecchio mago seduto alla destra di Orloff batté il bastone sulla panca. I ragazzi si girarono verso di lui, mentre pareva che quello, mezzo cieco, cercasse di metterli a fuoco.
- Buon giorno signor Weasley.- disse il vecchio - Si ricorda di me?-
Ron strabuzzò gli occhi - Ecco...veramente...-
- Ero quello in vestaglia nell'ufficio di suo padre l'altro giorno.-
Stavolta sul Wizengamot cadde un silenzio più imbarazzato mentre Auror e Lestrange credevano fosse uno scherzo. Ma in effetti Percival Burton era sempre stato un tipo strano e a suo favore, uno dei migliori amici di Silente.
- Oh...- Ron annuì, confuso - Si, certo. Mi ricordo.-
- Bene, ora mi dica signor Weasley...ha detto che i fratellastri del ragazzo sono Mangiamorte. Ne ha le prove?-
Ron inspirò a fondo, fissando attento il vecchio Consigliere - Vorrei mettere a conoscenza il Wizengamot del fatto che gli Auror del Ministero tengono sotto controllo la famiglia Lestrange da un po' di tempo. Non vorrei entrare ora in un altro caso ma mandare il figlio del Lord Oscuro a vivere con coloro che l'hanno sempre seguito in ogni sua azione punitiva mi sembra un vero delitto. Abbiamo le prove che nella casa di campagna della famiglia Black nel Devon sono entrati e usciti numerosi soggetti etichettati a rischio da Duncan Gillespie, Capo degli Auror. Quindi, se mi permette, non credo che un nucleo famigliare simile con certi precedenti sia un buon ambiente per un ragazzino.-
- Hai sbagliato mestiere, sai?- gli sussurrò Blaise all'orecchio.
- Mi perdoni se cavillo Ministro Orloff...- sibilò a quel punto Vanessa, furibonda - Invece una casa di Auror e una matrigna demone di stirpe sono un nucleo migliore di quello che gli possiamo offrire noi come suoi fratelli legittimi?-
- Mi ha tolto le parole di bocca.- squittì la Umbridge - Signor Potter, lei vive a contatto col pericolo ogni giorno. Crede che lei saprà garantire un'esistenza serena a questo ragazzo visti gli articoli degli ultimi giorni?-
Harry per un attimo sentì un balzo al cuore. La sua stessa vita non era serena...come avrebbe potuto occuparsi di Tom?
Guardò gli occhi blu spaventati del piccolo Riddle...e si sentì male.
- Mi vuole rispondere, signor Potter?-
- Non sarà necessario.- disse una voce alle loro spalle.
Come se si fosse formata da un'ombra, Lucilla dei Lancaster apparve sulla porta avvolta di un abito di raso bluastro come la notte, i capelli lunghi raccolti parzialmente sul capo. E l'aria irritata ma combattiva.
- Signorina Lancaster!- alitò Orloff, mentre i Lestrange impallidivano vistosamente.
Lucilla ignorò i presenti e lo scompiglio causato, andando dritta sotto le panche del Wizengamot e senza fare una piega buttò sotto i loro penosi nasi una pila di vecchi documenti ingialliti, attendendo paziente.
- Che cos'è questa storia!?- sbraitò Jocelyn Black.
- Non le doveva essere permesso di entrare!- rincarò Vanessa, tremante di collera.
- Fate silenzio!- sibilò Lucilla, rintuzzandole con una sola occhiata. Poi tornò ai Consiglieri, con aria quanto mai disgustata - Quelli sono i documenti che firmammo io e il mio defunto marito la notte che nacque il bambino. Sono legali e in quanto moglie di Tom Riddle, ho firmato per l'adozione di suo figlio nonostante non fosse mio. Quindi la madre sono io legalmente.-
- Oh, qui non ci piove mia cara.- disse Percival Burton, sorridendole appena - Come stai Lucilla?-
- Bene, la ringrazio signor Burton.- rispose lei calmandosi per un secondo.
- Non potete accettarlo!- sbraitò Rafeus - Se non lasciate a noi la custodia di nostro fratello perché siamo stati accusati di essere Mangiamorte senza prove, allora non dovreste neanche lasciare il bambino nelle grinfie della donna che ha sposato il Lord Oscuro.-
- La signorina Lancaster ha aiutato Harry Potter nell'eliminazione del Lord Oscuro, se non ricordo male le vecchie udienze, signor Lestrange e anche lei dovrebbe rammentarselo, visto che ha urlato vendetta a gran voce quel giorno nell'aula, o sbaglio?- cinguettò Burton con incredibile faccia di bronzo, mentre gli atri Consiglieri borbottavano fra loro - E comunque questi documenti parlano chiaro, caro ragazzo. La signorina ha sposato il padre del suo fratellastro e quattro anni fa ne ha sottoscritto la totale custodia e adozione. Quindi è lei la madre del bambino.-
- Si, Percival...- soffiò la Umbridge viola per l'impotenza - Ma non dobbiamo scordare dove vive la signorina. Trovo seccante che un bambino possa vivere in un tale luogo.-
- Sa cosa trovo io seccante?- replicò Lucilla a tono, mentre il Wizengamot pensava terrorizzato a qualsiasi ripicca quella demone di stirpe avrebbe mai potuto inventarsi nel caso l'avessero fatta arrabbiare sul serio - Essere dovuta uscire dal mio palazzo per una tale e indecorosa richiesta da parte di gente che ha calpestato cadaveri di babbani e mezzosangue per anni, Miss. E per quanto riguarda il luogo dove vivo, tendo a ricordarle che io stessa ho accettato che Tom andasse a vivere coi suoi padrini appunto per allontanarlo da un ambiente poco adatto a un mago umano undicenne, perciò se la smette di elencarci ovvietà potrà accorgersi col suo arguto intelletto che non c'è luogo migliore per il figlio del Lord Oscuro che l'ala protettiva del bambino sopravvissuto. E questo è tutto quello che avevo da dire.-
Cazzo. Lucilla era e sarebbe rimasta sempre una grande.
Harry e gli altri poterono cantare vittoria qualche minuto più tardi quando Orloff, sbattuto dall'apparizione della Lancaster e annoiato dagli strilli della signora Black, chiuse l'udienza con una totale respinta della domanda di adozione per Tom Maximilian Riddle da parte dei due fratelli Lestrange.
Sentito il verdetto, Vanessa scoppiò a piangere come una fontana e Tom saltò in piedi a molla, dirigendosi ad abbracciare fortissimo Lucilla che lo strinse a sua volta, sorridendogli. Ma non fu la sola, venne abbracciato da tutti quanti, Harry e Draco compresi anche se coi loro modi non erano proprio un esempio di dolcezza ma la felicità del piccolo Riddle bastò a compensare le parole che non potevano essere ancora dette.
La cosa purtroppo non finì lì. Fuori dall'aula mentre May spariva insieme a Orloff, Vanessa si dette all'ultima interpretazione quando uscì Lucilla col bambino.
S'inginocchiò ad abbracciare Tom, supplicandolo di credere che presto sarebbero tornati insieme. Rafeus invece fu più chiaro con gli Auror. Si piazzò davanti a Draco, passandosi la lingua sulla bocca con occhi famelici.
- Attento cuginetto...non scherzare troppo col fuoco!-
- Ma tu guarda, stavamo per dirti la stessa cosa.- sibilò Malfoy in risposta.
- Prima o poi mi arriverai a tiro, sappilo!- disse Lestrange, puntando poi gli occhi scuri anche su Harry - E allora, bambino sopravvissuto farai una brutta fine.- ghignò, scrutandogli la cicatrice. Lo stesso fece con quella di Lucilla, che spiccava fuori dalla scollatura del suo abito.
Si. I bambini sopravvissuti ancora non avevano idea di cosa li aspettava.
Avevano un asso nella manica che avrebbe fatto tremare ogni loro sicurezza...ogni vittoria raggiunta in quegli anni. E ora che avevano anche il sangue di un diretto discendente di Voldemort, presto l'Oscuro Signore avrebbe di nuovo adombrato la terra dei maghi.

 
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