- Capitolo 26°

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view post Posted on 5/2/2009, 19:10

Arrivederci Presidente...

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Draco si destò di scatto. Appoggiato a un gomito, aveva finito per appisolarsi alla tavola della sala riunioni nella Torre Oscura, invece di andare a letto e ora un rumore sordo l'aveva svegliato.
Mise a fuoco la sala poi guardò l'ora al suo orologio da polso mentre qualcuno saliva le scale con passo affrettato.
Rimase in silenzio quando avvertì il suo bracciale vibrare con forza. E continuò a vibrare producendo uno strano suono flautato fino a quando i passi non si fecero più vicini. Ironicamente, il pendolo magico della torre scoccò l'una di notte quando Harry varcò la soglia, col fiato corto...e quando sollevò il capo, Draco lo vide anche sanguinante.
- Che diavolo ti è successo?- sibilò, alzandosi e raggiungendolo.
Potter per tutta risposta si schiacciò contro la porta, alzando una mano come per tenerselo alla larga.
Il biondo gliela scostò seccato, portandogli una mano sulla fronte. Guardò la cicatrice che sanguinava copiosa, poi i suoi verdi sgranati quasi fino al limite...e si scoprì a pensare a qualcosa di veramente grave.
Draco in tanti anni insieme non l'aveva mai visto tanto...terrorizzato? Qualcosa doveva averlo spaventato davvero molto. L'espressione febbrile e il suo pallore non fecero altro che avvallare la sua tesi.
- Allora? Cos'è successo?- richiese Malfoy, cercando di trattenere l'impazienza.
Harry però continuò a non rispondere. Si sentiva vibrare come una corda di violino e il cuore sembrava volergli uscire dal petto. Senza articolare un pensiero sano, cercò di mettersi in piedi senza l'aiuto della porta a cui era letteralmente appoggiato ma traballò pericolosamente, così restò dov'era...e cercò di calmarsi...ma non ci riusciva.
Vagamente si era accorto di essere tornato alla torre. Anche la presenza di Draco era piuttosto vacua davanti a lui.
Quasi non sentiva la sua voce, l'aria fredda della sera che entrava dalle finestre...
Sentiva solo...qualcosa che alla lontana aveva a che fare con la paura.
Rivedeva gli occhi di Voldemort, la sua espressione furente e confusa, quando gli era apparso di fronte, nel riflesso dello Specchio delle Brame, dopo essere uscito dal Velo.
Il suo desiderio più grande...era forse rivedere Voldemort? No, non poteva essere solo quello.
Perché aveva desiderato rivederlo? Perché sentiva di avere ancora qualcosa in sospeso con quell'uomo?
Perché non riusciva a liberarsi di quell'ossessione?
Inspirò a fondo mentre il sangue dalla fronte gli colava sulle guance.
Non seppe come ma alla fine Draco riuscì a portarlo alla tavola e lo fece sedere. Dopo aver imbevuto un fazzoletto in un po' d'acqua, il biondo glielo passò sulla cicatrice che dopo qualche attimo si richiuse, smettendo di grondare sangue.
Ecco. Ora quella sensazione sembrava affievolirsi.
La rabbia, l'odio, la frustrazione, la vendetta, il dolore e la paura stavano scemando...
- Dove sei stato?-
All'ennesima domanda, Harry digrignò i denti. Dov'era stato? Dov'era stato??
Sollevò lo sguardo con gli occhi praticamente incendiati e si alzò, spingendo indietro Malfoy che però non parve stupito da quell'attacco d'ira. Rimase impassibile anche quando il moro cominciò a camminare avanti e indietro, tenendosi la testa che sembrava quasi scoppiare, visto il flussi di pensieri e domande che lo stavano inondando.
Gli sembrava che gli mancasse l'aria...si sentiva svenire...
- Non è vero! Non è vero che voglio che torni!- ringhiò a bassa voce, velenoso.
Draco stavolta gli allungò un'occhiata acuta, scrutandolo attento. Quello sguardo...lui lo conosceva.
Ricordava quegli occhi verdi colmi di rabbia. Gli occhi di un bambino a cui era stato tolto tutto.
- Potter...- sibilò, incrociando le braccia - Dimmi che non stai impazzendo.-
- Sei sempre stato il primo a darmi del pazzo ricordi?- si bloccò il bambino sopravvissuto, andando all'improvviso a un passo dal naso - E sai una cosa? Avevi ragione Malfoy! Non serve a niente! Non è mai servito a niente!-
Eccolo. Il giorno che Draco aveva temuto era arrivato.
Il giorno in cui più niente fosse riuscito a tenere in piedi l'immagine costruita e patinata dell'eroe dei maghi. Lì finiva l'eroe ed iniziava il ragazzo.
- Cosa non è servito a niente?- richiese, cercando di mantenersi calmo lui per primo.
- Lottare! Vendicarsi!- urlò Harry esplodendo - Avevi ragione! Sono stato solo un bandiera! Lui...lui ci sarà sempre...-
- Lui chi?- alitò il biondo cauto.
- Lui.- sibilò Potter gelandogli il sangue con la stessa occhiata che un tempo aveva riservato a Lord Voldemort.
Ora si stava davvero preoccupando. Se era un altro scherzo non era divertente per nulla. Decidere di gettare la spugna, pensare che Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato fosse più forte di lui, credere di essere una bandiera...
No, non erano parole che avrebbero mai potuto uscire dalla sua bocca.
Cos'aveva visto? Chi...aveva visto?
- Lui non ci sarà per sempre.- si trovò a dirgli, guardando il bambino che aveva incontrato undici anni prima - Ogni qual volta tenterà di tornare, tu lo ucciderai di nuovo.-
- Ah si?- urlò furibondo - Per cosa? Per chi?-
- Ma che cazzo di domande mi fai ora...- Draco assottigliò il tono e la sua voce si arrochì - Per chi ti sei sempre battuto? Chi è che difendevi quando eravamo qua?-
- Chi difendevo?- sibilò il moro in risposta - Difendevo il desiderio di vendetta che mi attanagliava, ecco cosa!-
- Stai dicendo un sacco di stronzate, Sfregiato.-
- Al diavolo Malfoy!- ringhiò, passandosi le mani fra i capelli - Sai una cosa? Ne ho basta! Ne ho basta del passato, ne ho basta di questa scuola, ne ho basta della gente che mi guarda e vede in me una specie di eroe dalla fulgida spada! Ne ho basta di tutto!-
- Non ti ho mai visto come un eroe.- se ne uscì Draco a quel punto, zittendolo. Gli occhi grigi per un attimo brillarono, poi si appoggiò coi fianchi al tavolo, con la sua aria sprezzante - Per me sei sempre stato una spina nel fianco. Ti ho sempre visto come un viziato al pari mio. Sei solo una seccatura.-
Solo una seccatura...
Quelle erano state le parole di Voldemort, al sesto anno quando si erano ritrovati faccia a faccia.
Non seppe bene dire cosa accadde dopo ma la rabbia divampò con un incendio. Volò addosso a Draco e l'altro, pronto ad attutire il colpo, si appoggiò alla sponda ma tale era la forza della furia di Harry che rotolarono sulla tavola. Lì il biondo si prese un pugno in faccia ma non stette fermo a subire. Con un corpo di reni cercò di ribaltare la situazione, ottenendo solo che Potter si sbilanciasse e crollassero insieme sul pavimento.
- E' tutto quello che sai fare Sfregiato?!- Malfoy restituì il pugno che si era preso sullo zigomo con gl'interessi, colpendo forte Harry alla mascella ma il moro, benché incassando durante, non mollò la presa.
Fra altri pugni, calci e testate, riuscirono a rimettersi in piedi ma nessuno dei due accennò a toccare la bacchetta, tantomeno le loro spade che erano state rovesciate a terra.
Soffocati entrambi da un antagonismo che aveva radici troppo poco radicate, ma orgogliose, i due rimasero a fissarsi come due felini pronti ad attaccare di nuovo...ma vennero interrotti.
La porta della torre era aperta...qualcuno l'aveva spalancata.
- Che diavolo...- sibilò Potter rabbioso ma dopo un attimo qualcuno uscì da sotto un mantello dell'invisibilità. Tom.
Il ragazzino sembrò non guardare i tagli e i lividi che si erano inferti, fissandoli più che altro con gli occhi blu veramente preoccupati.
- Mostriciattolo...- Draco si pulì il sangue dall'angolo della bocca, mentre Harry nascondeva lo sguardo, evidentemente provato da ciò che aveva visto nello Specchio delle Brame - Cosa fai qua? È tardi! Non devi andare in giro di notte.-
Il ragazzino rimase sulla porta, continuando a fissarli. Era in pigiama...e sembrava appena uscito dal letto.
Guardando la sua fronte piena di cerotti, i due Auror continuarono a tacere, quasi sgomenti.
- Harry...- Tom spiò verso di lui - Harry...dove sei stato prima?-
Draco portò la sua attenzione su Potter. E così...Tom aveva sognato la realtà che aveva vissuto lo Sfregiato.
- Harry...- mormorò di nuovo il maghetto, tremando - Dove sei stato?-
Già. Dov'era stato? Dentro a un incubo forse. Un incubo che viveva nel cuore di un bambino.
Il piccolo Riddle si mosse verso il moro, restando a fissarlo con l'anima palpitante.
Vide le sue ferite, poi guardò la sua cicatrice e facendolo si fece più male di quanto avesse mai potuto immaginare.
Era stato suo padre a procurargliela...era stato suo padre a fare del male a Harry.
Sollevò senza accorgersene una mano ma quando fece per toccarlo, il suo padrino si scostò bruscamente.
- No Tom...- alitò, spingendosi contro la tavola - Non...non toccarmi.-
Il bambino ritrasse la mano quasi intimorito e fu Draco ad avvicinarsi a lui, quasi per proteggerlo.
- Sedetevi.- ordinò perentorio.
- Ma...ma...-
- Seduto mostriciattolo.- disse di nuovo, addolcendosi ma sempre imperioso - Anche tu Potter.-
Pochi minuti più tardi, la tensione sembrava essersi leggermente diradata ma fra i tre continuava ad aleggiare una muta domanda a cui però il bambino sopravvissuto non aveva intenzione di dare una risposta.
Mandò giù un bicchiere di whisky incendiario che finalmente tornò a fargli scorrere il sangue nelle vene.
Sentiva due paia d'occhi puntati addosso ma desiderò far finta di essere solo. Avrebbe dato qualunque cosa per essere solo ma Draco e Tom erano lì, con lui. Era più che mai deciso a tenere per lui quel segreto, neanche sotto tortura avrebbe confessato ciò che gli era accaduto ma Tom avrebbe potuto rivelarsi un vero problema.
Quel loro dannato collegamento avrebbe potuto fargli rischiare molto e tutto voleva tranne che il bambino venisse invischiato in una lotta fra lui e suo padre. Non voleva metterlo in mezzo...non voleva assolutamente metterlo in mezzo. Tom doveva stare fuori da quella storia, per nulla al mondo avrebbe dovuto trovarsi in uno scontro fra lui e Lord Voldemort...se lo giurò, serrando la mano sul bicchiere e alzando lo sguardo sul bambino.
Quasi sorrise, vedendo Malfoy con braccio attorno alle spalle di Tom e il piccolo Riddle quasi nascosto nel collo di suo cugino. Draco si era dimostrato molto più protettivo e comprensivo di lui con il loro piccolo mostriciattolo.
Chissà perché.
- Adesso sto bene.- sussurrò a bassa voce, continuando a tenersi la fronte dolorante.
Se Tom attese altre spiegazioni, l'ex principe di Serpeverde si ritenne soddisfatto anche ora c'era ben altro che dovevano sistemare. Draco si limitò a dirgli che lo aspettava in camera sua, poi se ne andò lasciando Potter a sistemare il bel casino che aveva combinato col loro mostriciattolo.
Ma se Harry sembrava voler ignorare la tensione, il piccolo Tom continuava a sentirsi il cuore battere forte. Si era svegliato un'ora prima di soprassalto, come se fosse stato intrappolato in un incubo senza possibilità di uscirne.
Non ricordava cos'avesse sognato, ma sapeva bene che era stato Harry a farglielo vedere.
Aveva memoria solo di un grande specchio con una scritta incomprensibile e di due inquietanti occhi rossi.
Basta, per il resto gli era rimasto solo il grande tumulto interiore di Harry che si era allargato in lui come una macchia d'olio e per quanto avesse cercato di negarlo, Tom poteva vedere uno strano fremito nei suoi occhi verdi.
A Tom piacevano tantissimo quei suoi occhi. Ancora più degli occhi azzurri di Damon o Edward, di quelli grigio argento di Draco o di quelli dorati degli Hargrave. Il colore smeraldo di quelli di Harry gli dava l'impressione di qualcosa di bello e puro...intoccabile.
Però c'erano volte in cui il bambino sopravvissuto lo guardava come se in lui non vedesse altro che suo padre.
Era comprensibile...e Tom l'avrebbe capito se un giorno l'avesse odiato.
Già. Di recente ci pensava sempre più spesso. Lui un giorno sarebbe cresciuto, sarebbe diventato un uomo...e i tratti di suo padre e sua madre in lui sarebbero diventati sempre più marcati. In fondo doveva pur aver ereditato qualcosa da loro. Doveva esserci qualcosa di loro in lui, da qualche parte, nascosto...in attesa di mostrarsi.
E forse un giorno Harry l'avrebbe odiato davvero. Come aveva odiato suo padre.
Un giorno non gli avrebbe più sorriso. Non gli avrebbe più dato del mostriciattolo.
Un giorno non l'avrebbe più portato a volare in groppa a Fierobecco, non l'avrebbe più visto litigare con Draco, né ridere e scherzare con Ron e gli altri.
Presto gli occhi del bambino sopravvissuto non l'avrebbero più guardato in quel modo.
Non s'illudeva che Harry gli volesse veramente bene, questo lo sapeva. Pensava piuttosto che avesse accettato la sua presenza come un favore a Lucilla...niente di più.
Così si dettero entrambi la buona notte con un peso sul cuore, senza veramente sondare cosa provasse l'altro ma mentre il piccolo Riddle tornò a Grifondoro con la precisa intenzione di chiamare l'unica persona che avesse potuto aiutare Harry e Draco, il bambino sopravvissuto capì in quel momento che nessun tipo di aiuto avrebbe realmente potuto fare qualcosa per lui. Inoltre a peggiorare la situazione aveva di nuovo scaricato la sua rabbia su Malfoy e si odiava quando lo faceva. Non che Malferret fosse cambiato...quando c'era da attaccare briga con lui era sempre pronto ma ora, a differenza di quando erano studenti, aveva un impedimento.
Salendo in camera sua, dove il biondo era andato ad aspettarlo visto che nel suo letto c'era May, Harry avvertì distintamente la stretta fastidiosa del bracciale al suo polso destro.
Litigando non si erano ritrovati incollati come loro solito ma ora i bracciali si erano come ristretti. E faceva male, molto male. Sembrava quasi volessero penetrare nella loro pelle.
Arrivato alla soglia della sua camera, trovò Malfoy intento a pulirsi il sangue dal labbro inferiore, seduto sul bordo del suo letto. Gliel'aveva spaccato ma non sembrava farci caso, limitandosi a tamponare il taglio con un fazzoletto.
- Sta succedendo qualcosa a questi affari, te ne sei accorto?- gli sibilò, ancora prima che avesse chiuso la porta.
- Oggi pomeriggio ha emesso un suono strano quando ero al lago.- disse il moro, andando ad appoggiarsi alla scrivania, come per stargli il più lontano possibile.
- Un suono? L'ha fatto anche prima che arrivassi tu. Ha vibrato e poi ha come tintinnato.-
- Si, esatto.-
- Forse il mio bracciale ce l'aveva con te. Reagisce a quello che ti succede.-
- Stai dicendo che capta il pericolo?- gli chiese, fissandolo cupo - Che stavi facendo tu oggi pomeriggio allora?-
Draco levò finalmente lo sguardo, altrettanto infastidito dalla domanda - Niente, sono stato con May.-
Harry se ne uscì con un gemito roco, alzando gli occhi al soffitto e poi andando ad appoggiarsi di peso alla finestra.
- Lasciamo fuori Edward da questa storia, ok?- disse, esausto - Anzi, lasciamo fuori tutti gli quanti da questa storia.-
- D'accordo. Non c'è problema. Ma mi sta bloccando il sangue.-
- Senti, facciamo così...ripensiamo alla maledizione. Cosa ci ha detto quel gagia?-
La risentivano la voce di quel maledetto vecchio...dopo due anni, era ancora nitida nei loro pensieri.
Proprio come una condanna.
"Anime contrastanti possedete,
E nemici di sangue sarete.
Ma qui giunge il destino,
A mutare il vostro cammino.
Uniti resterete, coi bracciali che io v'impongo
Finché della vostra riconciliazione venga il giorno..."

- Ha detto che saremmo rimasti uniti dai bracciali fino a quando non ci saremmo riconciliati, giusto?-
- Si ma non ci ha dato un limite di tempo né di azione. Non ha mai detto "Se vi prendete a pugni finirete stritolati nei bracciali!" mi pare! O sbaglio?- replicò il biondo - Credi che abbia altro in mente?-
- Non lo so...- alitò Harry, fissandolo da sopra la spalla - Ma se peggiora dovremo farci vedere da qualcuno.-
- E da chi? Quel gagia è sparito nel nulla.-
- Ce ne sono altri in giro.-
- Non si pestano mai i piedi a vicenda.-
- Allora andremo da Lucilla. Se questi affari ce li hanno sbattuti addosso ci sarà un motivo. Forse quel tizio ci conosceva e voleva ucciderci.-
- Avesse voluto davvero ucciderci avrebbe trovato un altro modo. Sono due anni che stiamo così.- borbottò Draco, accendendosi a fatica una sigaretta - A meno che quello non abbia tempo da perdere.-
- Fa lo stesso...cerchiamo di calmarci d'ora in avanti, ok?-
- Hn.- Malfoy sogghignò con scherno, veramente divertito - Fa davvero ridere questa frase.-
- Ecco di cosa parlavo.- ringhiò Harry in risposta - Finiscila. Ogni cosa di te mi urta i nervi.-
- Oh Sfregiato, tu invece non sai le volte che sarei arrivati a tagliarmi la mano pur di poterti sul serio spaccare la faccia.- replicò acidamente, assottigliando gli occhi grigi - Ma finché siamo legati, non posso permettermi di fare quello che mi passa per la testa. Probabilmente non potrei neanche morire, senza che accadesse qualcosa anche a te.-
- Stai dicendo che finiremo per morire insieme?- Harry esibì un ghigno sinistro, prima di tornare a guardare verso il cielo stellato - Dio, questa è la ciliegina sulla torta. Prima lui, poi te...-
Draco, che era fermo sulla porta pronto ad andarsene, si volse a fissarlo. Prima l'ipotesi che Harry avesse incontrato Voldemort gli era parsa assurda e improbabile ma ora niente gli sembrava impossibile.
Lo Sfregiato non era mai stato uno da spaventarsi neanche di fronte alla morte certa.
Stava mollando davvero. E lui non poteva permetterselo. Se lui avesse mollato, troppo gente avrebbe sofferto.
- Da quando sei diventato un tale codardo San Potter?-
- Risparmiami la predica, Malfoy. Sei l'ultimo a potermela fare. Ho per caso sottoscritto un contratto che mi obblighi a salvare tutti i maghi della Gran Bretagna per caso?-
L'altro non rispose, così il moro lo incalzò con un sorriso acido - Non dici niente? Eppure parlo esattamente come te.-
- Si ma tu non sei me.- lo bloccò Draco, scrutandolo attentamente - In due anni vuoi dire che ti ho tarato a tal punto, bambino sopravvissuto? Che fine ha fatto lo stronzo che ha attaccato briga con me a undici anni? Dov'è il mago che è andato in giro per questa scuola a testa alta anche sotto mille pettegolezzi? Dov'è finito il campione di quidditch, la frana in pozioni? Sei stato una spina nel fianco per anni, Potter. Mio padre mi ha ossessionato per te...e adesso a quanto pare scopro che bastava un po' di tempo insieme e avrei sistemato tutto senza spargimento di sangue.-
- Dray, Dray...- rispose l'altro a tono - E tu invece? Tu non sei me. Eppure parli come se la fossi la mia coscienza.-
- Ti sto solo dicendo che hai il dovere di fare qualcosa per impedire che i Mangiamorte tornino.-
- Dovere verso chi eh?- ringhiò Potter rabbioso - Verso i maghi? I babbani?-
- No. Verso Tom.- sibilò l'ex principe di Serpeverde - E poi verso di me. Me lo devi.-
- Io non ti devo un cazzo.-
- Oh, si invece.- sibilò Draco, prima di andarsene - Mi devi sette anni Harry! E giuro che li riavrò indietro.-


Cloe King sollevò per l'ennesima volta lo sguardo dal libro di Trasfigurazione, posando delicatamente gli occhi nocciola sul suo compagno di banco. Da tempo ormai aveva notato quando Tom Riddle fosse di umore altalenante ma quella mattina però sembrava veramente uno spettro.
C'era qualcosa nella sua lentezza nel prendere appunti che la metteva in allerta. Nello studio Tom era sempre stato da subito uno dei migliori della classe con Ian Wallace, era sempre pronto e preparato ma quella mattina qualunque domanda gli era stata fatta aveva ottenuto come risposta solo un silenzio malinconico.
Quando era andato a svegliarlo quella mattina l'aveva trovato già in piedi...e i suoi occhi blu le erano parsi così vuoti e tristi. Non l'aveva mai visto così. Sembrava...sembrava avesse ricevuto una brutta notizia.
Una volta finita l'ora della Mcgranitt non fece neanche in tempo a chiudere la borsa che Tom era già sparito.
Corse alla porta con gli occhi sgranati ma non lo vide in corridoio.
- Megafessa!!!-
Beatrix Vaughn quasi si cavò un occhio, imprecando ad alta voce come una tipica esclamazione americana. Quella deficiente della Grifondoro le era arrivata alle spalle, spalancando la porta del bagno proprio mentre lei si stava rimettendo una lente a contatto violacea, in tinta con le sue ciocche. Ringhiando per lo spavento, si volse rabbiosa - Insomma, ma non sei capace a usare un tono di voce normale accidente a te?-
- Lascia perdere!- la zittì Cloe senza neanche stare a sentirla - Vieni con me!- aggiunse poi, afferrandola per la mano fredda e liscia - Devi aiutarmi a trovare Tom!-
La Diurna alzò un sopracciglio - Che è successo? Ha combinato qualcosa con Harry?-
- Perché?- fece Cloe sospetta.
Trix in risposta sorrise appena - Ho gli occhi per vedere. Mi sono accorta che era triste.-
- Ecco, allora metti in moto il naso e aiutami a cercarlo!-
- Mi hai preso per un segugio per caso?!- replicò la Serpeverde irritata - Non puoi chiedere a Wallace, a Worton o al Caramellaio? E poi tu sei una Sensistrega, usa i tuoi di poteri!-
- Caramellaio?- chiese la King incurante di tutto il resto - Parli di Archie?-
In quel momento si spalancò la porta di una dei bagni e il ghigno sornione di Damon Howthorne si posò sulle due streghette. Il giovane Legimors scosse il capo, rimettendosi il maglione e spettinandosi tutto.
- Dio, ragazze...siete così dolci da farmi commuovere.- commentò, sistemandosi i capelli davanti allo specchio.
- Oh, che cosa carina hai detto!- replicò Beatrix a tono, sbattendo gli occhioni con aria melensa - Se avessi la sensibilità di uno di voi sanguecaldo forse mi avresti fatto battere il cuore.-
- La finite razza di stupide aspidi?- rimbrottò la bella Grifondoro - Avanti, datemi una mano!-
- Perché?- chiese Damon senza fare una piega.
- Come sarebbe perché?- sbraitò la biondina, afferrandolo quasi per il collo - Stupido serpente, Tom è il tuo migliore amico no?-
- Si.- disse Damon tranquillo.
- E allora aiutami a cercarlo, razza di deficiente! Non l'hai visto che stava male a lezione?!-
- In effetti potremmo andare davvero a cercarlo.- disse Trix scoccando un'occhiata al suo compagno di casa - Forse Wallace l'ha visto in giro. Saranno insieme a fare i compiti in biblioteca magari.-
- Si certo...- borbottò Damon, finendo di sistemarsi i capelli - E se non volesse seccatori attorno?-
- Un giorno o l'altro ti avveleno, lo giuro.- rognò Cloe incrociando le braccia - Avanti signor Veggente. Tu che sai tutto, che cavolo gli è successo? Ne avete parlato o hai visto qualcosa?-
- Avessi visto qualcosa non starei a preoccuparmi, trovi?- rispose l'altro pacato.
L'aria truce della King finalmente convinse il giovane lord a tapparsi la bocca e far muovere il cervello. Dunque...doveva poteva essere finito il suo migliore amico se aveva litigato con Harry? Se nel dormitorio non c'era e al lago neanche, cosa che appurò Trix una volta in giardino, spiando con la sua vista da vampira lungo le coste e le spiagge, allora per scoprire dove fosse finito c'era un solo modo.
- Ma perché, perché!- piagnucolava la Vaughn, in spalla ad Howthorne mentre salivano le scale della torre oscura - Non potevate andare su da soli voi due?! Accidenti a Tom!-
- Mai vista una vampira che ha paura delle altezze!- rognò Cloe dietro di loro.
- Insomma, mi sembrate Harry e Draco!- sbottò Damon - Non siete capaci di stare buone voi due?-
- Quanto ci va ancora?- mugugnò Trix ben aggrappata al suo collo - Non è adesso cadiamo vero?-
- Dio, pesi come una piuma!- le rispose sbuffando - Sta buona e non ti agitare. Ci siamo quasi.-
Arrivati davanti alla porta d'ingresso delle sale della torre, il trio si bloccò un attimo a sbirciare dallo stipite.
C'era solo Gigì addormentata nel suo alveare, Jess e Milo.
- Ciao ragazzi!- disse la Grifondoro, entrando sparata fregandosene della delicatezza - Scusate, avete visto Tom?-
I due Auror prima di rispondere ebbero lo decenza di chiedersi come mai Trix fosse conciata in quello stato sconclusionato ma Morrigan si limitò a darle la merenda, cosa che la rimise in sesto mentre Howthorne e la King si divertivano a cercare sulla mappa del Malandrino con la benedizione di Mckay.
- Perché cercate Tom?- chiese Milo pochi minuti più tardi, sfamata la Diurna che era ancora tutta scombussolata.
- Così...l'abbiamo perso di vista.- gli rispose la Vaughn, alzando le spalle ma l'altro le scoccò una lunga occhiata, facendola vagamente arrossire - Nessuno ti ha insegnato a raccontare bugie migliori cucciola?-
Cucciola? Trix tacque, facendo finta di non aver notato il cerotto che Milo continuava a portare al colo. Attorno c'era una specie di alone violaceo. Possibile che gli avesse fatto tanto male?
Milo si accorse del sguardo preoccupato e gli tornarono alla mente le parole di Gala. Il vincolo...
La sorpassò facendosi freddo, andando da Damon e Cloe che guardavano la mappa con aria guduriosa.
- Ragazzi, questa cosa è una figata...- disse quel demonio di Howthorne - Dov'è che l'avete presa?-
- Appartiene a Harry.- disse Jess sorridendo e scuotendo il capo - Non ci pensate neanche a metterci le vostre grinfie sopra, voi due delinquenti. Ci basta già Harry...e poi Edward ci ha messo sopra un incantesimo, quindi statevene buoni e cercate Tom tranquillo ok?-
- Si ma è un casino...- si lagnò la King tutta curiosa - Ma tu guarda che roba...Silente fa sempre su e giù così?-
- Dove diavolo è andato a cacciarsi quel rimbambito..- sospirò invece Damon, cercando in ogni piccola stanza del castello. Stava girovagando con lo sguardo anche per le torri quando notò qualcosa...
May Aarons. Era nella torre degli insegnanti. Stava davanti a quella che doveva essere la camera della loro professoressa di Difesa. Davanti a lei camminava proprio la Lestrange, secondo la targhetta che leggeva sui passi. Erano sulla porta...e la loro prof sembrava camminare facendo un solco...May invece restava ferma.
Dopo, sempre considerando il movimento dei passi, parve che fra loro fosse nata una colluttazione.
Subito dopo May se ne andò, prima ancora che Damon potesse avvisare gli altri.
Meno male, pensò sollevato. Si era trattato solo di ronda e l'Osservatrice di Draco non si era fatta male.
- Oh eccolo!-
La voce squillante di Cloe lo riportò alla realtà - Eccolo Tom! È nella guferia! Forza, andiamo!- e senza aggiungere altro afferrò Howthorne per il cappuccio, la Vaughn quasi per la gola e li trascinò giù, incurante degli strilli della Diurna che perse altri vent'anni di vita quando risalirono in guferia.
Varcata la soglia, vennero investiti dal terribile casino provocato da tutti gli uccelli della scuola.
Girando e pestando scheletri di topolini, i tre finalmente trovarono il piccolo Riddle in piedi, con la bianca Edvige appollaiata sul suo braccio, godendo delle lievi carezze che il maghetto le riservava.
- Ciao.- disse stranito, quando li vide.
I tre lo guardarono, cercando qualche segno nella sua espressione ma il Grifondoro li fissò interrogativo.
- Che c'è?- chiese, confuso - Che è successo?-
- Non lo so.- sibilò Cloe cominciando ad alterarsi - Dimmelo tu!-
- Che ho fatto?- alitò, sperando che qualcuno gli desse delle spiegazioni.
- Duchessa, lascialo stare dai.- la blandì Damon avvicinandosi a lui - Erano preoccupate per te, ecco tutto.-
- Ah, noi eravamo preoccupate.- frecciò Trix seccata.
- Preoccupati per cosa?- l'interruppe Tom.
- Della faccia che avevi stamattina.- disse Cloe serafica - Non sei neanche venuto a pranzo. Cos'hai, non dirmi che vuoi ricominciare con lo sciopero della fame o giuro che ti prendo a ceffoni capito?-
- Oh, scusate...- Riddle finalmente capì cosa intendevano, sorridendo di sottecchi a Damon per il fatto che quei tre squinternati lo avessero tanto a cuore - Mi spiace, ho avuto una nottataccia.-
- Siamo in due allora.- rispose Howthorne - Dai, dimmi. Qual è il problema stavolta?-
- Bhè...- gli occhi blu di Tom si velano ancora una volta di tristezza - Ieri sera Harry ha fatto un brutto incontro secondo me. Si è fatto male...poi si è picchiato con Draco, hanno litigato di brutto e quando sono arrivato io perché ho sognato quello che gli è successo, non ha voluto spiegarmi nulla.-
- Hai sognato quello che gli è successo?- chiese Trix stranita - Sei un Veggente come questo qua?- e dicendo additò Damon che roteò gli occhi. Tom scosse il capo, un po' restio a spiegare la faccenda - Bhè...ecco, la cicatrice a forma di fulmine che Harry ha sulla testa gliel'ha fatta mio...Lord Voldemort.- si corresse, serrando i denti - E quella li ha sempre collegati mentalmente. Ora accade lo stesso con me, anche se io non posso costringere Harry a fare qualcosa che non vuole come invece poteva fare Lord Voldemort...però sentiamo a vicenda cosa ci capita e così ieri notte ho sognato che gli è successo qualcosa di brutto.-
- E non ti ha detto cosa gli è successo di preciso?- insistette Cloe.
- No.- sussurrò il ragazzino scuotendo il capo - Era troppo arrabbiato con Draco.-
- Merlino, quanto sono rissosi quei due...- bofonchiò Damon.
- E si può sapere cosa stai facendo qua?- s'intromise Trix.
- Ecco...ho pensato che Ron da solo non riesce a tenerli buoni e uniti. In questi momenti quei due hanno bisogno di stare insieme. Non possono continuare a litigare.-
- Questo è appurato.- sentenziò Howthorne - Qual è il tuo piano per rimediare ai loro screzi?-
- Screzi? Hanno vent'anni suonati.- bofonchiò la Vaughn - Sono due dementi!-
- Anche lei non ha tutti i torti.- sibilò la King sarcastica - Comunque Tom? Allora, hai un piano per quei due?-
- Bhè...c'era una persona sola che era riuscita a tenerli buoni insieme, quattro anni fa. È Hermione.-
- Ma non hai detto che sta male?- disse Damon - Che vuoi fare? Chiamarla?-
- Già...- il piccolo Riddle posò lo sguardo su Edvige, stringendo la lettera che teneva in mano - Ci ho pensato stamattina. Le ho scritto un paio di righe...ma da quando è andata via con Caesar, non si è più fatta sentire. So che sta male...e non vorrei farla preoccupare.-
- Se sta così male come dici non credo che le farà bene sapere cosa fanno quei due imbecilli.- disse Trix.
- Dipende...- aggiunse Cloe che al nome della Grifoncina si era come calmata - Dipende dal suo carattere. Se sapesse che Harry ha bisogno di lei...credi che questo le darebbe la spinta per guarire più in fretta?-
Tom parve illuminarsi, prendendo in considerazione quell'ipotesi. Certo...ma c'era comunque in rischio che la Granger finisse solo per aggravarsi. Non sapeva proprio cosa fare. Ma lei era l'unica, con Ron, a poter sostenere il bambino sopravvissuto. Inspirò a fondo, sempre più tentennante.
- Senti...e mandare la lettera a tua madre?- mediò infine Damon - Lei saprà parlare con la tua amica al momento giusto visto che vivono insieme no?-
Ecco, quella era già un'idea più sensata. Finalmente si trovò ad annuire e così prese la sua decisione. Intestò la lettera a Lucilla e pregò Edvige di consegnarla solo alla Lancaster. La civetta tubò orgogliosa e poi volò via, mentre Tom pregava che Harry non si accorgesse che la sua bianca civetta stava lavorando in sordina alle sue spalle.
- Vedrai che andrà bene.- gli disse Cloe, sorridendogli - Ne sono sicura.-
- Grazie.- disse Tom arrossendo vagamente - E scusate se vi ho fatto preoccupare.-
- Figurati, dai!- ironizzò Damon - Adesso piuttosto...andiamo a cercare quei due, che dici?-
- Draco e Harry? E che vorresti fare?-
- Li portiamo al campo di quidditch e li facciamo volare un po'.-
- Guarda che potrebbero rompersi l'osso del collo.- frecciò Trix.
- Vedremo. Torniamo alla torre oscura, saranno tornati ormai.- replicò Howthorne sicuro, riprendendosi in spalla la Vaughn che già piagnucolava contro la loro testardaggine - Facciamo venire anche Ed e Ron, così saremo più sicuri. E poi un amichevole di quidditch non ha mai ucciso nessuno.-
- Di quei due proprio non sai niente.- sogghignò Tom rinfrancato - Però possiamo provare!-
Ma la faccia di Potter e Malfoy, davanti alla loro proposta, cadde quasi subito in un'espressione omicida.
- Perché?- bofonchiò Damon serafico, fissando il biondo Auror - Non sei più capace?-
Draco non lo guardò neanche, portandosi un calice di vino rosso alla bocca - Maledetti ragazzini.- sibilò.
- Eddai, che problema c'è?- disse Ron divertito, seduto fra Tom e Cloe - Potremmo farci due risate. È giovedì, i ragazzi faranno i compiti stasera e noi potremmo rilassarci un po'.-
- Io sono già abbastanza rilassato, non vedi?- sentenziò Potter con aria bellicosa.
- Oh, questo è palese. Te l'assicuro.- replicò il rossino pacificamente.
- Vabbè, allora vorrà dire che andremo tutti da soli...- attaccò la King sbattendo gli occhioni nocciola - Tra un po' farà buio, noi da soli...al campo...quando cala il sole...coi Dissennatori in giro...-
Draco e Harry se ne uscirono con un ringhio all'unisono, mentre quella continuava imperterrita - E poi con tutta la gente che vuole fare del male a Tom, a Damon...-
- A te, piccola vipera di una Grifondoro se non ti chiudi subito quella boccaccia.- sibilò Malfoy acido.
- Oh che paura...un altro Serpeverde che sputa veleno!- ironizzò lei - Allora? Non sei più capace a volare per caso?-
- Hai voglia di attaccare briga?-
- Draco, per favore...è una ragazzina.- cercò di placarlo Ron sogghignando di nascosto.
- Grifondoro.- ringhiò il biondo rabbioso - D'accordo, vi accompagno. Ma tu stammi lontana!-
Cloe ridacchiò in un modo che a Draco piacque poco. Accidenti, quella specie di leonessa gli ricordava qualcuno.
- Vengo anch'io.- disse Ron, afferrando Harry per il cappuccio della casacca - E anche lui!-
- Non ho voglia di volare.- borbottò Potter.
- Però puoi sempre venire a controllare Tom e gli altri no?- rise Edward, che si stava già preparando - Vuoi davvero dirmi che non hai voglia di volare un po' al campo? Non ci credo. È da quando siamo tornati che guardi i cerchi come un assatanato!-
- Dai Harry, vieni con noi!- chiese a quel punto anche il piccolo Riddle, aggrappandosi al suo braccio - Tu e Draco non siete obbligati a giocare, basta solo che veniate...così vi riposate un po'.-
Ma chissà perché i ragazzini ce l'avevano sempre vinta?, pensò il bambino sopravvissuto mentre scendevano dalla torre. Alla fine Milo, Jess e Clay erano rimasti alla base a controllare la mappa e anche se l'idea di rimontare in sella a una scopa nel campo da quidditch di Hogwarts era parecchio allettante, l'irritazione verso Malfoy e la sua odiosa capacità di sbattergli sempre tutto in faccia continuava a renderlo di pessimo umore.
Per non parlare poi di come continuava a guardarlo Tom... sempre quello sguardo. Sempre quella preoccupazione, quell'affetto sincero assolutamente, secondo lui, mal riposto.
Era atroce. Una situazione atroce e non sapeva davvero come uscirne.
Avrebbe tanto avuto bisogno di un consiglio...di qualcuno che l'avesse aiutato a mediare di nuovo con Draco.
Eppure sembrava che tutto fosse stato buttato al vento. Anche mentre volava al campo, con Tom seduto sulla scopa dietro di lui e Cloe davanti, continuò a vagare con la mente...a vagare, a vagare.
E poi capì che doveva tornare dove tutto era iniziato quella notte.
Si, sarebbe tornato al Velo...non c'era altro da fare. Forse le sue domande avrebbero trovato le risposte nell'uomo che aveva dato vita alla sua leggenda.
- Sono bravi a volare.-
Edward Dalton distolse lo sguardo da Hogwarts, portandolo su Damon che era rimasto sugli spalti per cercare di placare i conati di vomito della sua amica Beatrix.
- Vedrai alle amichevoli quando ci sarà la riunione del nostro anno.- ghignò l'ex Corvonero, divertito.
- Mai visto un gioco più stupido.- disse invece Trix, con la faccia più pallida del solito.
- Che ci vuoi fare...certa gente ama il rischio.- frecciò Howthorne divertito - Piuttosto...Edward, scusa ma May è tornata?-
Dalton lo scrutò senza capire - Perché? È andata a Londra da Orloff.-
- No...- disse il Serpeverde, scuotendo il capo con aria confusa - Un'ora fa circa stavo cercando Tom su quella mappa magica che avete alla torre e l'ho vista davanti alla camera della prof di Difesa...credevo stesse di ronda ma da come si muovevano i passi credo che stessero parlando...poi credo che la prof l'abbia assalita ma May se n'è andata poco dopo, quindi stava bene...scusa, non volevo farti preoccupare...credevo lo sapessi che era andata lì di ronda...-
- Si, scusa...- Edward dopo qualche secondo di silenzio sorrise in maniera alquanto gelida e quel gelo si colse alla perfezione nei suoi occhi, che parvero essere attraversati da un lampo - Me n'ero scordato io, ho sempre la testa per aria. Ma...hai detto che la Lestrange l'ha attaccata? In che senso?-
Howthorne ebbe la vaga impressione che quella domanda avesse un altro fine, ma non fece commenti, limitandosi a dire ciò che aveva visto - La prof camminava davanti alla sua parta, avanti e indietro...non so, come se fosse arrabbiata. May deve averle detto qualcosa che l'ha fatta arrabbiare perché subito dopo le è andata vicino.-
- Vicino eh?- Dalton fece una smorfia e sotto lo sguardo stranito di Ron che passava vicino agli spalti con la scopa, l'ex Corvonero si accese una sigaretta cosa che faceva solo quando era notevolmente nervoso o...infuriato.
- Dici che sta bene?- borbottò Trix - Se ha attaccato briga con la prof magari si è fatta male.-
- No, no tranquillo.- replicò l'Auror dando un tiro veloce - Sono sicuro che May sta benissimo. La rivedremo fra breve... lei non è una che si fa sconfiggere facilmente. Adesso scusate.- aggiunse all'ultimo cominciando a risalire la gradinata degli spalti - Vi spiace se vi lascio qua con Ron e gli altri? Devo andare a Londra da mio padre. Ho dimenticato che oggi è il compleanno del nostro maggiordomo e non vorrei mancare.-
- Figurati, li avvisiamo noi. Ci vediamo domani.- gli disse Damon e quando Dalton se ne fu andati, i due Serpeverde si scambiarono una rapida occhiata. Trix poi rise senza neanche accorgersene.
- Non so come tu abbia fatto...- disse soave - Ma credo che tu gli abbia aperto gli occhi su qualcosa.-
- Dici?- Howthorne corrucciò la fronte - Anche io ho avuto quest'idea...ma non capisco bene che cavolo gli sia successo. Quando ho nominato May e la Lestrange si è come incupito.-
- Magari l'Osservatrice di Harry ha dei motivi per vendicarsi della prof.-
- Chi non ne ha, verso la figlia di quella donna?- borbottò Damon facendosi pensieroso. Ma che strano...in quei mesi aveva cominciato a conoscere abbastanza bene gli amici di Tom e Draco e se aveva inquadrato bene tutto il loro gruppo, a parte lo strano rapporto fra Harry e Draco, per una volta non aveva inteso bene le...intenzioni di Dalton.
Gli era parso, a scanso di equivoci, che Edward avesse avuto una strana espressione nello sguardo. Come...una sorta di presagio di tempesta. E lo stesso aveva visto negli occhi di Potter.
Il giovane Legimors portò la sua attenzione insieme alla Vaughn su Tom e Cloe...che strano.
Quell'avviso di burrasca si stava propagando. Lo sentiva...e se avesse avuto una premonizione, avrebbe dovuto rompere la promessa che aveva fatto a Draco pochi giorni dopo l'inizio della scuola. Gli aveva promesso di non immischiarsi mai in quella guerra...ma ora non poteva più mantenere quel giuramento.
Tom era suo amico...sarebbe stato per sempre il suo migliore amico, fino alla loro morte...e non poteva abbandonarlo.
Qualunque cosa li avesse aspettati in quei mesi, Damon era fermamente convinto che insieme sarebbero stati in grado di superarla...e se avesse sognato altre morti...bhè, non avrebbe fatto altro che seguire il destino che gli era stato prescritto.
In fondo, come un tempo gli aveva detto suo padre, lui sarebbe stato per il figlio di Lord Voldemort come gli occhi della signore Morte. Quando e se mai fosse arrivata...sarebbero stati pronti.
 
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