- Capitolo 28°

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view post Posted on 5/2/2009, 18:59

Arrivederci Presidente...

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-Io mi chiedo come tu abbia potuto essere talmente deficiente da andare in contro a un basilisco! Hai soltanto undici anni, come diavolo credevi di fare andando allo sbaraglio nei corridoi di notte eh Tom?? Che t'è passato per la testa? A che cavolo pensavi? Solo perché sentivi quello stupido rettile parlare non avevi diritto di andargli incontro! Poteva pietrificarti o addirittura ucciderti! Tu, Cloe, Damon, Beatrix e anche Degona! Ma che cavolo avevi in testa??-
Era insolito sentire quella determinata persona parlare, anzi urlare, in quel modo visto e considerata la storia di Harry James Potter, ma quella notte nell'infermeria di Hogwarts sembrava letteralmente fuori di sé.
Ed era tutta colpa del piccolo Tom Riddle che stava seduto a letto, con la testa fasciata, l'aria dispiaciuta che mandò su tutte le furie Potter come mai gli era successo.
- E non fare quella faccia da cucciolo come tuo cugino perché con me non attacca!- sbraitò di nuovo l'Auror che nonostante la lotta feroce contro il basilisco ne era uscito praticamente indenne, anche se con un taglio sulla schiena abbastanza profondo - Allora? Che cavolo pensavi di fare?!-
- Signor Potter, abbassa la voce per l'amor del cielo!- berciò la Chips, che trafficava per risistemare la benda alla testa del signor Howthorne - Questi ragazzi hanno bisogno di riposo!-
- Questi hanno bisogno di due sberle!- rognò, passandosi le mani fra i capelli e poi tornando a fissare Tom con gli occhi che lampeggiavano - Ti avverto mostriciattolo! Un'altra bravata di queste e te la faccio pagare!-
- Insomma Harry, che rottura di palle.- s'intromise Ron, che stava appoggiato alla finestra coi fianchi, vicino a May che guardava fuori in giardino, vigile e attenta - Sono stanchi, non lo vedi? Li sgriderai domani!-
- E poi siamo vivi, su...- mugugnò Cloe, massaggiandosi la zucca dolente.
- Bhè, ringraziate che ci fosse stata Degona a fermare Crenshaw o a quest'ora sareste in cenere.- s'intromise di nuovo Weasley, fissando storto quei quattro, più Matt Rogers che poverino era ancora tutto scombussolato.
- Ehi, vi serviva il cappello no?- rimbrottò la King - Vi abbiamo solo dato una mano!-
- Ah, bella mano piccola spina nel fianco!- ironizzò Draco Malfoy sarcastico, seduto accanto al letto di Tom con aria quanto mai cupa e fosca - Possibile che con quel tuo contorto e perverso cervellino da Grifondoro non riesci a capire che stavate per morire?!-
Claire King gli rispose con un mugugno sommesso e seccato ma non fu l'unica. Qualcun altro, nell'infermeria, prese quell'insulto a Grifondoro con uno sbuffo annoiato e non fu Harry.
Era Hermione, che ammanettata alla testata di un letto, aspettava paziente di essere riconosciuta.
- Ragazzi...siete davvero convinti di tenerla lì ancora a lungo?- celiò Edward mentre Tristan tornava dal corridoio con Milo, Jess, Sphin e l'intera squadra degli insegnanti capo casa - A me sembra che la prova della spada sia più che sufficiente no? Solo un Grifondoro poteva estrarla.-
- Se permetti dopo due volte che ci hanno fregato preferisco esserne certo stavolta.- ringhiò Ron, scoccando una vaga occhiata alla Granger - E non possiamo neanche farle delle domande. Quell'empatica spia nei ricordi della gente.-
- Ok, va bene!- lasciò perdere Dalton dirigendosi alla porta, lasciando passare il preside, Piton, Vitius e l'inimitabile Mcgranitt - Vado su alla torre. Torno fra un attimo!-
- Che ci vai a fare?- gli urlò dietro Harry.
- A prendere due cose che vi faranno cambiare idea!-
Intanto, col l'arrivo del gruppo docente stava pere scatenarsi una tempesta a dir poco letale.
- Io mi chiedo come abbiate potuto essere tanto avventati da fare una cosa simile!- sentenziò la Mcgranitt verso Tom e Claire, mentre Piton rifaceva un po' lo stesso discorso a Trix che non aveva un graffio naturalmente, e Damon, troncato dal mal di testa - Sappiate che stavolta non la farete franca! Avete rischiato di morire tutti e quattro!-
- E non dire una parola, signorina Vaughn!- sbottò Piton, vedendo la Diurna aprire bocca - Tutti quanti l'avete fatta grossa! Solo perché avete tutti quanti poteri che vi consentono di percepire il pericolo non avete il diritto di mettere in pericolo le vostre vite! Per questo c'è il signor Potter!-
- Ah, grazie.- soffiò Harry seccato, svaccandosi su una sedia.
- Inoltre avete messo in pericolo anche la vita del signor Rogers!- continuò la Mcgranitt ma Damon stavolta non stette zitto - Cosa? No, calma prof! Questo non è vero! L'ho pescato nei bagni che stava per farsi uccidere da quel maledetto serpente gigante! L'hanno attirato lì con una trappola per uccidere me, la duchessa e la signorina Vaughn!-
- Oh, santo cielo!-
- Aspetta Minerva.- s'intromise Silente con fare tranquillo - Su questo punto credo che il nostro signor Howthorne abbia più che ragione. Lui ha doti di Legimors e già una volta i nostri nemici hanno cercato di levarlo di mezzo. Senza contare che la sua presenza, con quella di un essere Diurno e di una Sensistrega accanto alla vita del signor Riddle deve essere molto fastidiosa per i Mangiamorte che vogliono prenderlo con loro, non credete?-
- Hanno anche mandato via Clay al Ministero per fregarci.- sibilò Harry stizzoso - Accidenti! Io poi ho sentito il basilisco troppo tardi. Dalla torre è difficile avvertire la sua voce nelle condutture.-
- Se non altro i ragazzi hanno dimostrato di sapersela cavare, Harry. Non credi anche tu?- cinguettò di nuovo il preside.
- Cosa?- replicò Potter, trattenuto a stento da Ron - Io lo chiudo in camera quel piccolo pianta grane!-
- La tua faccia tosta è veramente impressionante, signor Potter.- sibilò Piton con un'occhiataccia.
- Ehi, io ero e sono Harry Potter. Sono vaccinato per andare in giro a cercare guai!-
- Oh, questa è bella ragazzo mio!- squittì la Mcgranitt isterica, tornando a fissare i ragazzini con aria dura - E adesso veniamo a noi! Signorina King, signor Riddle...vi tolgo cinquanta punti.-
- COOOSSSAAA?- saltò su Cloe sconvolta.
- Esatto. Chissà che così vi passi la voglia di andare in giro di notte!- concluse la prof di Trasfigurazione.
- Idem per voi due!- scandì Piton verso Beatrix e Damon - E non voglio sentire una parola di replica!-
Le facce di quei quattro furono nulla però quando anche Dena si sentì le sue da suo padre, suo zio e dalla sua istericissima tata. Insomma, fra grida e tutto il resto quella notte proprio non se ne usciva.
Ed Hermione, seduta in un letto lontano ed incatenata cominciava a dare segni d'impazienza.
Verso le due di notte poi arrivò tutta la carovana al completo dei genitori.
- E tu cosa ci fai qua?!-
Tom sollevò il viso dalle carte, stranito, quando sentì Damon apostrofare in quel modo suo padre, Lord Michael, arrivato con Daniel King, duca di Tenterdon. Erano molto diversi, specialmente nell'espressione del viso. Il papà di Cloe sembrava una persona molto dolce, un po' svagata, di quelle che non s'impensierivano mai e infatti si limitò ad abbracciare la figlia, tutto contento che stesse bene. Lord Michael invece aveva gli occhi azzurri freddi, un po' diffidenti, specialmente quando si posarono su di lui che era seduto accanto a Damon.
- Papà...- disse ancora il suo migliore amico, confuso - Cosa fai qua? La Chips ti aveva detto che stavo bene!-
- Draco mi ha detto che avevi mal di testa.- disse il mago con tono un po' incerto ma sempre un po' brusco.
- Ho sempre mal di testa.- gli ricordò Damon, sulla difensiva come suo solito.
- Michael...- Draco si fece avanti, facendo un cenno affermativo con il volto - Stai tranquillo. È sotto osservazione e già domani starà benissimo.-
- Ti ringrazio per avermi avvisato e per il disturbo che ti prendi per stargli dietro.- gli disse il migliore amico di suo padre, l'uomo che in fondo Malferret aveva sempre considerato un po' come uno zio.
- Nessun disturbo.- l'assicurò il biondo, tranquillo - Ora è tutto sotto controllo.-
- Io mi chiedo come tu abbia potuto pensare di uscire di notte dopo quello che ti ho detto!- sospirò ancora Lord Howthorne verso il figlio, stavolta con tono più preoccupato - Damon, non è uno scherzo.-
- Lo so. Io vedo.- gli ricordò ironico - Comunque stiamo tutti bene. Non ero solo.-
- Ed è un bene no?- tubò Daniel King, passando a salutarlo - L'unione fa la forza.-
- Daniel ti prego non incitarli.- sibilò Lord Michael sbuffando.
- Eddai, in fondo se la sono cavata no?- sorrise l'altro - E tu devi essere Tom giusto? Cloe mi ha parlato molto di te!- e strinse la mano al piccolo Riddle che però si sentiva fissato un po' gelidamente dal padre di Damon. Più in là c'erano anche la mamma di Cloe, la duchessa di Tenterdon e Lady Howthorne.
Anche loro erano molto diverse ma mentre la mamma di Cloe sembrava una tipa molto combattiva come la figlia, infatti la stava sgridando con polso, quella di Damon era una bella donna dall'aria tranquilla. Forse un po' indifferente.
Fatte le numerose presentazioni alla fine entrarono due persone incappucciate...e Trix, che era rimasta alla larga dalla cerchia famigliare piuttosto infastidita anche dai continui sguardi di Matt che ora sapeva cos'era, allargò gli occhi gialli, vedendoli. Milo, che le stava a fianco, non si stupì eccessivamente invece quando dai mantelli vennero fuori due vampiri. La madre e il padre di Trix.
- Non c'era bisogno che veniste.- sussurrò senza guardarli, mentre gli altri si voltavano verso di loro.
La madre della Vaughn, una bella donna dai capelli castano scuro e la pelle di burro, sospirò fissandola con aria accusatoria. - Ti avevo pregato di non creare problemi, Beatrix!-
- E io ti avevo pregato di mandarmi a Ravenhall!- sbottò la Diurna con stizza.
- Beatrix, porta rispetto.- sentenziò il vampiro a fianco di sua madre, cupo ma la streghetta non lo guardò neppure. L'ultima cosa che avrebbe mai voluto era rivedere quei due. Andassero all'inferno!
- Principe, non vi avevo visto...-
Stralunata poi, sollevò lo sguardo quando sentì suo padre rivolgersi in quel modo a Milo. Allora era davvero uno dei Leoninus! Ma era un Diurno come lei...com'era possibile che un essere razzista come suo padre potesse parlare in quel modo ossequioso proprio a lui?
Li sentì parlare per un po', con Milo che rispondeva solo a monosillabi, evidentemente poco interessato al dialogo come lei e infine arrivò l'ultima chicca della serata. Una chicca che gelò i vampiri e fece sospirare Hermione di sollievo.
- Mamma!- urlarono Dena e Tom in coro, quando Lucilla si affacciò alla soglia affiancata da Silente.
Ultraterrena come sempre, Lucilla dei Lancaster varcò la porta con aria paziente ma dopo aver abbracciato la sua bambina e aver controllato che Tom stesse bene, quasi li fissò desiderosa d'incenerirli.
- Io non so cos'abbiate bevuto...- sibilò poco più tardi, mentre tutti i genitori la guardavano ammutoliti - ...ma se Harry mi viene di nuovo a dire che vi ha trovato fra le fauci di un basilisco vi giuro che vi sistemerò io stessa! Anche tu signorina!- sentenziò, puntando il dito sul nasino imbronciato di Degona - Hai capito?-
- Parli al vento.- rise Tristan ironico, alle sue spalle - Oh, di certo non ha preso da me in questo.- aggiunse poi Mckay, quando la demone lo linciò con un'occhiata.
- Al diavolo.- replicò Lucilla, avvolta in una veste bluastra di raso che riluceva alla luce della luna - Tom anche tu, stammi bene a sentire anche se saranno parole al vento, probabilmente. Non puoi girare da solo per i corridoi, è pericoloso. I Mangiamorte ti vogliono catturare.-
- Lo so...ma ho continuato a sentire il basilisco, poi anche Cloe l'ha sentito verso i bagni...e...-
Lucilla lasciò perdere, sventolando la mano esasperata - Dio, mi sembra di essere tornata indietro nel tempo.-
- Solo che stavolta i pianta grane sono quattro, cinque contando tua figlia.- frecciò Draco ironico.
- Bhè, mica possiamo ammazzarli no?- ghignò Jess ridacchiando - L'importante è che siano sani e salvi!-
- Ben detto!- concordò Silente - E visto che stiamo tutti bene propongo di andare a riposare!-
- Un attimo...- Lucilla vagò stralunata con gli occhi fino a trovare Hermione ammanettata al letto, in fondo all'infermeria - Herm? Che cavolo ci fai lì?-
- Mi piacerebbe saperlo, credimi.- rispose acidamente la Grifoncina.
- Esci dal palazzo per un giorno e ti ritrovo in manette.- rise la demone - Ragazzi ma che succede?-
- Non siamo sicuri sia lei.- le spiegò Ron pacato - Ci hanno già fatto questo scherzo due volte.-
- Oh...- annuì la Lancaster - Bhè, se è così...-
- Lucilla per la miseria, non ti ci mettere anche tu!- la Granger a quel punto perse la pazienza, cominciando a strattonare le catene magica con un po' troppa forza - Sai benissimo che sono io!-
- Si...ma è troppo divertente vederti incatenata lì.- se ne uscì la demone, trattenendo a stento un risatina.
- Tranquilli, adesso sveleremo il mistero!- cinguettò Dalton, riapparendo sulla porta con in braccio niente meno che Grattastinchi e Dray. Un attimo dopo, mentre la bella gatta bianca andava a fiondarsi in braccio a Draco, Grattastinchi col suo proverbiale fiuto andò dalla padrona. La scrutò pochissimo, poi al sorriso di Hermione le saltò in grembo facendo la fusa a tutto spiano. Era lei e i ragazzi tirarono un impercettibile fiato, come dopo una lunga apnea.
Quando finalmente venne liberata da Edward non alzò immediatamente il viso sugli altri, anche lei troppo emozionata dopo gli anni passati lontani e gli ultimi mesi di preoccupazione e paura, ma Tom le corse comunque incontro felicissimo e l'abbracciò stretta, proprio come fece lei.
- Herm mi sei mancata tanto!- le disse il maghetto, stringendola per la vita - Stai bene adesso vero?-
- Si.- si limitò a dire, celando negli occhi qualcosa di più profondo - Ma tu non hai perso la brutta abitudine di cacciarti nei guai eh?- lo stuzzicò - Guarda che hai rischiato parecchio.-
- Meno male che c'eri tu, signorina Granger.- disse allora Silente - E sono contento di rivederti sana e salva.-
- Grazie preside.- rispose Hermione, alzando finalmente il volto sugli altri.
Ci fu un attimo di silenzio imbarazzato, così i genitori ne approfittarono per fare l'ultima lavata di capo ai figli poi Lucilla si accostò alla Grifoncina, sorridendo sinistramente.
- E così mi lasci da sola nelle grane eh?- le disse, fintamente offesa - Adesso chi lo sente Caesar.-
- Che vada al diavolo.- replicò Hermione, con una strana vena rabbiosa nella voce - Non capisce un tubo di come sono fatta, non ci arriverà mai purtroppo! E mi ha stufato! Che dia in escandescenze, non me ne frega niente! Posso trovarmi gl'ingredienti da sola, non ho bisogno di supplicarlo!-
- Hai litigato di nuovo con Caesar?- s'intromise Tom ridendo - Ma dai Herm! Non ci credo!-
- Non ho voglia di parlare di lui.- continuò amara - E adesso scusate ma torno nel corridoio ovest. Voglio dare un'occhiata al basilisco.-
- Dare un'occhiata...cosa?!- sbottò Harry, senza neanche accorgersi del suo tono.
- Al basilisco.- replicò Hermione tranquilla.
- E perché scusa?- chiese di nuovo Tom, curioso e felicissimo di riaverla a fianco.
- Per vedere se era maschio o femmina.- rispose la strega, come se fosse stato ovvio.
- Oh...pensi abbia deposto delle uova?- capì subito Edward.
- Esatto.- Hermione si volse verso Lucilla, per salutarla - Torno a prendere le mie cose fra un paio di giorni.-
- Perfetto.- la Lancaster sollevò le spalle, continuando a tenere in braccio la sua bambina che vedeva sempre così poco - Comunque magari domani scrivigli due righe eh?-
- Non gli scrivo un accidenti!- rispose rabbiosa - Che s'impicchi con la sua boria! Ti saluto!-
Dopo un altro momento di panico, Lucilla nicchiò leggermente verso i ragazzi.
- Ha avuto una brutta discussione con Cameron.- si limitò a dire - E' un po' irritabile per colpa sua.-
- A quanto pare quello fa perdere la pazienza a molti.- frecciò Tristan rabbioso.
- Vabbè...non so voi ma io vado a darle una mano.- rise Edward, riprendo spada e bacchetta - Poi lo facciamo sparire preside, stia tranquillo. Quando abbiamo finito porto Herm alla torre, ok?-
Ron si guardò bene dall'aprire bocca e dalla faccia che aveva, Harry capì che quella nottata sarebbe stata più lunga del previsto specialmente se il suo migliore amico avesse dato sfogo a quello che probabilmente si teneva dentro.
Per lui era la stessa cosa ma non voleva avvelenare il ritorno di Hermione. Almeno non in presenza degli altri.
Distrattamente salutò tutti, ficcando un ultimo pugno in testa a Tom e Damon, poi si affiancò a Draco, per risalire sulla torre. May e Ron sarebbero rimasti a controllare ancora l'infermeria per qualche ora, con la supervisione di Jess, Milo e Sphin sotto forma animale.
Mentre risalivano ai loro alloggi poté sentire nitidamente il nervosismo di Malfoy. Ormai lo conosceva bene. Sapeva riconoscere i piccoli segnali del suo umore, anche solo la curva indurita della mascella.
Una volta in sala però la sua maschera cadde. Si chiuse appena la porta alle spalle e poi prese la spada, scagliandola oltre il prezioso tavolo magico che custodiva la Mappa del Malandrino.
Provocò un suono sordo, raschiato, metallico...un'eco fortissima.
- Io vado a letto.- sussurrò solo, distrutto.
- Va bene.- rispose il moro, a bassa voce.
- Ah...- Draco si fermò sulla porta della sua camera - Senti Harry...potresti tenere May lontana per qualche ora?-
Potter lo scrutò a lungo. Si, poteva capirla quella richiesta. Voleva stare solo e testarda com'era la loro Osservatrice non sarebbe riuscito ad avere un attimo di pace.
Gli disse di non preoccuparsi, poi Malfoy sparì nel buio e per circa un'oretta il bambino sopravvissuto poté calmare i nervi, ma invano. Ogni volta che pensava a Hermione rivedeva la terribile scena di lei quasi morta, divorata e fatta a pezzi. Rivedeva gli anni senza di lei, la preoccupazione, il suo silenzio...perché? Perché non aveva più cercato di mettersi in contatto con lui e Ron? Perché li aveva ignorati, messi da parte?
Rimase a lungo a guardare oltre la finestra, vedendo nubi scure passare rapidamente in cielo, a coprire la mezza luna che si faceva sempre più pallida e luminescente, poi finalmente sentì delle voci oltre la porta.
- Harry...non stai bene?-
Sollevò il viso verso Gigì, che si era svegliata e gli svolazzava attorno preoccupata - Hai una faccia triste!-
- No...- ammise - Non sono triste. Cioè...si, sono un po' triste ma sono anche felice.-
La fatina lo scrutò leggermente ironica, andandogli vicino al naso - Voi umani avete la varietà emotiva di quei frignosissimi elfi domestici a volte. Vuoi che ti faccia qualcosa per farti tornare il buon umore?-
- No grazie,- disse ridendo amaramente - niente pozioni che possano farmi perdere freni inibitori. Non ho mai avuto fortuna con queste cose. Adesso torna pure a dormire.-
- Forse dovresti farlo anche tu.- gli consigliò Gigì, stampandogli un minuscolo bacio sul naso e tornando al suo alveare - Vedrai che domani mattina tutto ti apparirà in una prospettiva diversa. Buona notte!-
Lo sapeva davvero tanto, ma il bambino sopravvissuto dubitava fortemente. Non poteva scordare il tempo trascorso senza notizie, la preoccupazione di ciò che le stava accadendo, la sorpresa di scoprire che la sua migliore amica fosse diventata una Zaratrox, che fosse allieva di Caesar Cameron. No...era troppo da digerire in una sola notte.
In quel frangente entrò Edward che aprì la porta e fece passare prima Hermione.
Quando la vide Harry quasi il fiato mancargli ma lei, fissandolo, arrossì solo vagamente.
Era strano. Era veramente strano, pensò amaramente. Lei che arrossiva davanti a lui. Non era mai accaduto.
Erano davvero diventati come due estranei?
- Allora?- chiese - Cos'era?-
- Femmina.- rispose Dalton con una smorfia ironica - Herm ha analizzato un dente e data la sua età e la stagione la nostra mamma serpentone ha appena deposto le uova.-
- E quante ne depongono?- richiese, pensando che i guai non venivano mai soli.
- Da venti a quaranta uova per volta.- gli disse allora la Granger, restando ferma accanto all'ex Corvonero.
- Quaranta??- alitò allora Potter - Crescono nel giro di pochi mesi!-
- Già. Cercherò gli attrezzi adatti e poi andrò nella Camera a sistemare la questione.- Hermione sembrava calma e padrona della situazione, per nulla intimorita da quel nugolo di dannati basilischi che cresceva nelle fondamenta di Hogwarts - Dovresti solo aprirmi i varchi, se è possibile.- aggiunse infine, pacata.
- Non ti faccio andare là sotto da sola.- sindacò duro mentre Edward, scuotendo il capo per tante cerimonie, filava in cucina per fare del caffè visto che era sicuro che sarebbe servito a tutti quanti.
- Non per offenderti ma a parte te per il serpentese non credo che possa servirmi nessun altro.- disse la bella Grifoncina, restando impalata dov'era - Sono capace di difendermi.-
- Me ne sono accorto. Siamo stati nel tuo appartamento di appoggio di Londra.- la informò con gelido contegno - Abbiamo trovato il tuo Pensatoio. Ci è stato utile.-
- Speravo che qualcuno lo trovasse.- ammise con un sospiro - Vorrei riaverlo.-
- Tanto viviamo tutti qua.- Harry la sfidò con un'occhiata - Sei venuta per restare, presumo.-
Hermione non fece in tempo a rispondere che la porta d'ingresso della torre si aprì di nuovo e stavolta sbatté violentemente contro il muro. C'era Ron sulla soglia, con May che gli arrancava dietro pregandolo di calmarsi ma Weasley non aveva un'aria civile. Infatti fece una cosa che distanziava molto dal suo solito comportamento.
Con gli occhi chiari lampeggianti si avventò letteralmente su Hermione, se la mise in spalla con facilità e mentre lei urlava e scalciava, ordinandogli di metterla giù, Harry e gli altri rimasero a bocca aperta.
- Dobbiamo parlare!- sbraitò il rossino dalle scale a chioccola che portavano al piano di sopra, dove c'era la sua stanza - Il primo che si azzarda a venire a rompere lo Schianto al muro!- e senza dire altro sparì dalla loro vista, lasciando la Aarons sbigottita, Edward in un palese disinteresse e Potter un pelino preoccupato.
- Sarà meglio che tu li segua.- bofonchiò Dalton, risvegliandolo dal trans.
- Si...forse è meglio...- ammise, deglutendo - Ah...May, senti.- bloccò la loro Osservatrice che si stava già dirigendo verso la camera di Malfoy per andarsene finalmente a letto - Scusami se te lo chiedo, so che vorresti solo dormire ma ho bisogno che tu vada al Ministero. Vorrei che andassi da Clay, gli raccontassi cos'è successo e se è possibile controllaste bene la faccenda di quel ladro. Voglio che mi diciate cos'ha rubato, se è mai esistito davvero e...-
-...E vuoi che spii ancora Orloff, giusto?- lo precedette May con un sorriso che lo fece subito stare meglio - Ma certo, non ti preoccupare. In fondo posso tranquillamente considerarmi in licenza dal mio lavoro per il Ministro. Tranquillo, avviserò Clay e poi anche l'Ordine.-
- Si. Non so come faremmo senza di te May.- la ringraziò Harry accorato, mentre Edward senza dire una parola andò a sedersi a tavola, prestando attenzione solo alla sua tazza di caffè.
- Solo una cosa.- disse la Aarons, andando alla porta bardata in un pesante cappotto di pelliccia, vista la neve che era tornata a cadere fitta fitta - Cosa intendi fare con la vostra amica?-
- Che intendi?- le chiese il moro.
- Bhè, lei resterà qua per aiutarci no? Forse dovrei controllare la sua scheda e tu dovresti portarla dal signor Gillespie, no? Dovresti registrarla come Auror al Ministero, così Orloff non potrebbe più avanzare grane verso di lei.-
- Già...prima rimetto Herm in squadra e meglio sarà.- annuì Potter, stanco morto - Lascio tutto a te allora. Per favore, avvisa Duncan e prendi un appuntamento. Digli che devo presentargli il quinto membro. Lui capirà.-
- Perfetto. Ci vediamo domani mattina allora. Buona notte ragazzi!- e sparì oltre la soglia con quel suo sorriso rassicurante che più di una volta in quei mesi aveva fatto sentire di nuovo il bambino sopravvissuto circondato da amici sinceri. Peccato che però ci fosse qualcuno che non la pensava allora stesso modo.
- Tanta sollecitudine mi scalda veramente il cuore.- soffiò Edward dietro di lui, senza un cenno di emozione nella voce.
- Mi spieghi perché ti prendono queste fisse?- gli sibilò Harry raggiungendo le scale, per andare a vedere se Ron stesse strozzando Hermione visto che il casino che proveniva dal piano superiore - Stai diventando paranoico.-
- Si, forse. Ma tu sei cieco. Non vuoi vedere.- replicò Dalton a tono - Da Draco posso capirlo. Vanno a letto insieme, lei lo fa stare meglio. Posso capirlo anche da Ron che ha visto in lei una specie di sostituta. Ma non da te.- alzò gli occhi azzurri in quelli di Potter, fissandolo duramente - Hai sempre saputo leggere nelle persone, l'hai fatto fin da quando eri bambino e adesso ti fai incastrare da un paio di occhioni a calamita!-
- Non ne hai le prove!- lo zittì - Ma portamele e allora sarò interamente dalla tua parte.-
- Non si tratta di parte, cazzo.- sbottò l'ex Corvonero - Si tratta di ragionamento. Si tratta di ragionare con le persone, non di dare in escandescenze come sta facendo adesso Ron! È qui che sbagli Harry, Dio...ma non te ne accorgi? Quella ha trovato il punto debole della catena e lo sta usando per i suoi scopi!-
- Ma quali scopi Edward, quali?- ringhiò Harry in risposta, esasperato - Io non ti capisco! Che male ci ha mai fatto eh? Da quando è arrivata May fra noi è tornata un po' di pace!-
- Ah ed è solo di questo che hai bisogno? Di pace?- Edward scosse il capo, come con pena - Ma ti senti quando parli? Il problema è Hermione, il fatto che se ne sia andata senza dirvi niente! May è solo una sostituta e lo sta facendo alla perfezione, non te ne accorgi? Lo fa così bene che non ti sei neanche chiesto se Hermione ha avuto altri motivi per non farsi sentire in questi mesi da quando l'abbiamo salvata dal Veleno di Biancaneve. Eh? Te lo sei mai chiesto o no? Ti sei mai chiesto perché è diventata Auror in Germania? Perché è diventata una gagia e poi una Zaratrox? La gente non fa così le cose tanto per fare Cristo e tu lo sai bene! Esattamente come May!-
- E quale sarebbe il motivo per cui May avrebbe dovuto sostituirsi a lei, eh?- ironizzò Harry, nascondendo il colpo che gli avevano inferto le parole di Dalton - Dammi solo una buona ragione!-
- Di ragioni ce ne sono a vagonate ma tanto non staresti qua ad ascoltare.- sibilò a quel punto Edward, alzando le mani in segno di resa. Sul viso aveva una maschera d'irritazione e rabbia, frustrazione quasi, per non essere capito a sua volta. Non aggiunse una parola, prendendo il mantello e sbattendosi dietro la porta alle spalle.
Ma bene...non aveva mai visto tanta gente sbattergli la porta sulla faccia in una sola notte. Man mano che saliva le scale però e si avvicinava alla stanza di Ron sentiva che avrebbe dovuto blindarsi.
Altro che porta...Ron quella notte era in vena di spaccare il mondo, a quanto pareva.
Entrò in camera sua cercando di far passare inosservata la sua presenza, facendo meno rumore possibile, ma tanto dubitava che i due suoi migliori amici, di nuovo insieme dopo ben quattro anni, lo avrebbero sentito.
Se Ron era sempre stata una persona relativamente controllata, che perdeva le staffe poche volte e sbraitava a scatti, Harry poteva dire di avere davanti un'altra persona.
Lui stava in piedi in mezzo alla stanza da letto, rigido come un pezzo di marmo, i pugni chiusi e contratti, gli occhi infiammati, i lineamenti particolari dei Weasley ridotti a una maschera di rabbia.
E urlava...urlava talmente tanto che perfino Hermione, davanti a lui, sembrava un'altra persona.
Stava seduta malamente in un angolo del letto. Forse non si era spostata di un millimetro da dove Ron l'aveva scaraventata e taceva, senza fiatare, forse a mala pena sentendo le sue grida. E tremava.
Gli occhi dorati incontravano appena le fiamme del camino, lucidi e vitrei.
Sentì Ron rinfacciarle quattro anni di silenzio, anni di segreti, il modo in cui era partita appena dopo il ritorno dal loro viaggio in Italia e nel resto dell'Europa, durato un mese, senza una parola, senza un saluto.
- ...e il bello sai cos'è stato?- tuonò Ron facendo sobbalzare anche Harry - Ho ripensato mille volte al giorno prima della tua partenza, cercando di capire se avessi mai lanciato segnali...ma no, io non mi sono accorto di nulla! Per anni, mentre non rispondevi mandando solo ridicole lettere senza senso ho pensato e ripensato che la colpa fosse stata mia perché non ero riuscito a capire che qualcosa in te non andava ma poi sono giunto alla conclusione che sei una splendida attrice! Devo davvero farti i complimenti!-
- Per favore non urlare...- lo supplicò la strega di nuovo con quegli occhi colmi di paura che Harry non le aveva mai visto, ma Ron non la sentì. Le rise in faccia e le dette le spalle, continuando a ridere acidamente...e poi la stanza si mise a traballare. Una vetrinetta saltò per aria, alcuni libri caddero a terra...poi Weasley tornò a voltarsi, stavolta però con gli ridotti a specchi, ludici come quelli della sua migliore amica.
- Perché dopo che te ne sei andata con Cameron due mesi fa non ti sei più fatta sentire?- le chiese, in un soffio.
E lei di nuovo non rispose. Si limitò a dire l'ovvio - Non volevo farvi preoccupare...- singhiozzò ma Ron non stette a sentirla. Scosse il capo, con una smorfia - Vai al diavolo Hermione!- e senza una parola andò a chiudersi in bagno, distrutto più di quanto avesse mai potuto immaginare.
Harry lo fermò, provando troppa comprensione verso di lui e il colpo che Hermione aveva inferto a entrambi. Socchiuse le palpebre, potendo immaginare lo stato in cui ora si trovasse il suo migliore amico ma di colpo le parole di Edward gli tornarono alla mente.
"Si tratta di ragionamento. Si tratta di ragionare con le persone, non di dare in escandescenze!"
Ragionare...ora l'unica cosa che voleva era mettersi a gridare come aveva fatto Ron. Voleva rompere tutto.
"Ti sei mai chiesto perché è diventata Auror in Germania? Perché è diventata una gagia e poi una Zaratrox?"
Già, se l'era chiesto un sacco di volte, fino a perderci il senso...ma non aveva mai trovato la risposta. Perché? Perché?
E ora che aveva Hermione davanti, voleva solo scaricarle addosso tutta la collera che provava per essere stato abbandonato. Aveva tagliato i ponti, non aveva neanche detto addio...
Dopo sette anni di vita vissuta quasi in simbiosi, con un patto marchiato sulla loro pelle, lei se n'era andata.
E che piangesse ora...non gl'importava. La guardava...vedeva le lacrime rotolarle sulle guance...e poi vide la sua espressione. Vuota. Non sembrava lei.
E la voce gli uscì senza che neanche se ne accorgesse...
- Sarebbero bastate due righe...- sussurrò a bassa voce, facendola piangere ancora più forte - Due righe, Hermione. Due parole. Ti sarebbe bastato poco per dirmi che eri ancora viva. Potevi anche dirmi che eri in punto di morte, che stavi male come un cane, che non volevi vedere nessuno, che il solo pensiero di noi ti uccideva...potevi dirmi qualsiasi cosa e giuro che l'avrei accettato...che in un modo o nell'altro l'avrei mandato giù...- la vide passarsi le mani fra capelli ricci, che ora le scendevano lunghi ben oltre le piccole spalle nascoste nella casacca di damasco color panna - Avrei anche sopportato di essere mandato all'inferno...ma almeno avrei saputo che esistevo ancora per te.-
Ecco, gliel'aveva detto.
Si era sentito dimenticato da lei. Un'ombra. Un ricordo privo d'importanza.
- Dimmelo Hermione...perché non hai più cercato di vederci?- continuò, sentendosi svuotato e stanco - Hai idea di come mi sono sentito io, Ron, Edward...Draco...- e lei gemette, coprendosi gli occhi -...quando ti abbiamo trovato in quelle celle? Cristo, abbiamo creduto che tu fossi morta, eravamo disperati! Dopo quattro anni senza una parola da parte tua un giorno torno a casa e mi trovo Tom davanti alla porta, vengo a sapere che sei una Zaratrox, una gagia...vengo a saperlo da altri, quando invece avrei solo voluto sentire la verità dalla tua voce. Poi la chicca. Si presenta Cameron a riprenderti e tu te ne vai con lui...- gli si spezzò il fiato, sentendosi ora le lacrime pungergli dolorosamente gli occhi. Eppure le ricacciò indietro, appoggiandosi con la schiena alla porta.
Perché era così difficile? Da quando erano diventati estranei?
Dov'era finita la bambina dai capelli ispidi e folti che una mattina di undici anni prima, su un treno per una meta a lui sconosciuta, gli aveva risistemato gli occhiali con aria altezzosa? Dov'era finita la ragazzina che si era trasformata in una gatta in un bagno, per un banale errore? Dov'era la ragazzina che l'aveva riportato indietro nel tempo? Dov'era finita l'amica che era stata con lui, con Ron l'aveva accusato di essere un megalomane? Dov'era finita la strega che si era quasi fatta uccidere per lui, al Ministero della magia, per di stargli accanto? Dov'era finita la strega che al sesto anno gli aveva detto che l'amava, facendo l'amore con lui? Dov'era la strega eccezionale che aveva saputo regalargli con Ron sette meravigliosi anni in una scuola che non sempre l'aveva trattato come un normale ragazzo?
Ricordava la sua risata, il modo in cui lo riprendeva sempre, le sere passate a fare compiti, le sue recriminazioni, i suoi occhi dorati che si accendevano quando scattava con le prediche...il suo essere dolce come una sorella, appassionata come un'amante, protettiva come una madre...dov'era finita la sua migliore amica?
- Perché?- le chiese infine, sgomento - Perché Hermione?-
La Granger inspirò a fondo, tormentandosi le mani...e attendendo. Sentì Ron sulla soglia del bagno e quando anche lui fu tornato, deglutì...e lasciò fluire la verità che doveva loro da quattro anni.
- Il giorno in cui...portai a Lucilla la mia tesi sulla Magia Oscura ho capito, parlando con lei, che non potevo restare qui.- iniziò, pulendosi il viso bagnato - Non potevo restare qui...perché...volevo imparare la Magia Oscura.- alitò e quando lo ammise, Harry contrasse gli occhi verdi, tanto da farla sorridere blandamente - Sapevo che avresti reagito così...- ammise, malinconica -...ma non volevo...non potevo rinunciare. Per questo chiesi a Lucilla già allora d'insegnarmi tutto quello che sapeva. Ma dopo essere tornato dal nostro viaggio, circondati da i figli dei Mangiamorte incarcerati, dagli agguati che ci preparavano, da ciò che mi raccontava Blaise...ho capito che non potevo restare qua...e imparare sotto i tuoi occhi Harry. Sapevo che non saresti stato d'accordo...che non avresti capito...-
- Infatti non capisco.- le sibilò duro.
- Lo so.- Hermione annuì, senza scomporsi anche se i suoi occhi si riempirono di nuovo di lacrime - Sapevo che avresti fatto di tutto per farmi cambiare idea, ma non potevo permettermi di tornare indietro. Ormai non potevo più farlo. Ero dentro...e poi mi chiamò Victor. Lui...aveva bisogno di una mano, aveva problemi di famiglia e parlando con lui mi sono ricordata del Durm Strang, dei corsi per gli Auror incentrati sulla magia oscura. Così ho preso la mia decisione...e sono partita.-
- Senza dirci nulla.- la interruppe Ron.
- Si.- Hermione si volse verso di lui - Ma non sai quanto mi sia costato fare finta di niente.-
- Perdonami...- replicò iracondo - Ma non mi sembrava ti fossi sforzata tanto.-
- Ron, non avreste capito...-
- Cosa non avremmo capito?- saltò su Harry - Che volevi studiare quell'orrore?!-
- Sai benissimo che sono partita per tutt'altri motivi.- gli disse accorata - Eravamo appena tornati dal nostro viaggio e già Blaise e la sua famiglia erano stati attaccati da Nott e gli altri. Partire non è servito a niente, quelli sono tornati e hanno attaccato anche noi! Non eravamo più a scuola e rischiavano di ucciderti!-
- E studiare la magia oscura sarebbe stato il rimedio?- sbottò sconvolto.
- Ma tu credi davvero che mi piaccia?- esplose Hermione a quel punto, con le lacrime che le rotolavano sulle guance arrossate - Credi davvero che mi sia piaciuto diventare un Auror in quel luogo immondo? Credi che vada fiera di quello che ho fatto per essere arrivata a questo punto? Eh? Quando mai ti ho dato l'idea, dopo tutto quello che abbiamo passato insieme, che la magia oscura sia la mia strada Harry?! Non l'ho fatto per vanità o perché sono passata dalla parte di quelli che ci hanno reso la vita un inferno! L'ho fatto perché era l'unico modo!-
- L'unico modo per cosa?- sbraitò Ron fuori di sé - Per battere i Mangiamorte? Non ci serve quella porcheria!-
- L'unico modo per proteggere le persone che amo, ecco perché!- urlò finalmente, spaccando il resto degli oggetti fragili presenti nella stanza - Abbiamo battuto Voldemort ma sono tornati e continueranno a tornare! Uccideranno tutti quelli che si metteranno sulla loro strada! Li ho visti in Germania! Uccidono donne e bambini indifesi, babbani e mezzosangue, senza distinzioni! E andranno avanti fino a quando non saremo in grado di difendere veramente le persone a cui teniamo! Io ero sola eppure sono riuscita a tenere testa sia ai Lestrange che a tutti i bastardi che si sono portati dietro dalla Germania! La magia oscura mi ha reso più forte ai loro attacchi, ora posso prevederli perché conosco le magie di cui dispongono!-
- E Linda Fulcher?- le chiese allora Harry, cercando di calmare lui per primo e la sua amica che stava tremando violentemente - Com'è morta? Cosa centrava?-
- Era mia amica...- alitò Hermione, fissandolo disperata - Era una Magonò, veniva da Dublino. Sua madre era stata una sensitiva, di quelle non molto affidabili che percepiscono le onde mentali. Un giorno di due anni fa sua madre cadde in coma ma prima di perdere conoscenza le rivelò di venire da me, a cercarmi per dirmi che Harry Potter doveva stare attento al serpente che si annida nello specchio.- e a quelle parole il bambino sopravvissuto impallidì. Hermione e Ron se ne accorsero ma nessuno fece domande, così la Granger proseguì - In Germania avevo degli amici, così ci mettemmo a dare la caccia ai Lestrange che stavano già sbandierando ai quattro venti la rivolta contro i mezzosangue. Una notte venni ferita e fu Victor a prendersi cura di me ma Linda s'infiltrò nella loro base...e vide qualcosa che non avrebbe dovuto vedere. Andai a riprenderla ma non fui in grado di proteggerla a lungo. Rafeus Lestrange riapparve a casa di Victor poco più tardi. Combatterono fra loro due ma eravamo indeboliti dall'ultima lotta e ci ha quasi uccisi. Dopo averci messo fuori gioco ha...ha...- Hermione serrò i denti e i pugni, guardando altrove - ...l'ha tortura e uccisa.-
Harry tacque, non osando neanche immaginare cosa fosse successo nei particolari di quella notte.
- Cos'aveva visto Linda?- le chiese Ron all'improvviso.
- Mi ha parlato di una stanza in cui si facevano dei preparativi per un rituale magico.- spiegò Hermione, lasciandosi andare di nuovo seduta sul letto, - Ha detto qualcosa riguardo al Grimario di Lumia Mckay, poi di un'immagine che rappresentava un serpente dagli occhi rossi nascosto dietro a uno specchio. Ma non so altro...ho provato a indagare ma qualche giorno dopo...- si bloccò, portandosi la mano alla bocca - Hanno ucciso Terry vero?-
- Si.- le disse Harry desolato.
- E' stato Crenshaw.- aggiunse Ron.
- Jeager è un problema solo mio.- sibilò Hermione a quel punto, stupendoli di quello strano scatto - Mi ha catturato minacciando di uccidere delle persone che giravano per la strada in pieno giorno. Poi sono finita nella casa dei Black credo, nel Devon...e bhè...il resto o sapete.- concluse frettolosa, restia anche solo a ricordare qualcosa di quei tre mesi passati in stato vegetale. Guardando le loro facce però...capì che non bastava. Che non aveva detto loro la cosa più importante. La cosa più difficile da dire.
- Perché in tutto questo tempo non hai cercato di tornare da noi?- sussurrò Ron, guardandola senza più rabbia ma con solo una grande delusione, un grande dolore che lo frantumava dentro - Perché non hai voluto parlarci?-
- Perché ci hai messo da parte?- le chiese anche Harry di nuovo, per l'ennesima volta, come un'ossessione.
- Io non volevo...- la sentirono mormorare.
- Ma l'hai fatto...perché non ci hai detto di Tom, che eri una Zaratrox? Che sei una gagia?- continuò il bambino sopravvissuto - Negli ultimi mesi che hai passato da Cameron non abbiamo fatto altro che svegliarci la mattina pensando a come stessi e andando a dormire la notte sperando in una tua parola.-
- Non è colpa vostra...- disse finalmente, coprendosi gli occhi - E' colpa mia...-
- D'accordo...ma devi spiegarmelo...devi spiegarti Hermione...o giuro che impazzisco.- la pregò Ron, andando ad inginocchiarsi di fronte a lei. A fatica, ma senza potersi trattenere sentendola piangere, le prese le mani...e poi gliele strinse forte. Non l'aveva mai sentita tanto fragile.
- Dopo...dopo essere diventata Auror in Germania credevo che sarei tornata a casa, che sarei riuscita a spiegarvi tutto quanto.- confessò, lasciandosi pulire il viso e le gote arrossate dalle dita gentili di Weasley - Lo pensavo davvero, non desideravo altro...ma una volta al Durm Strang la situazione è cambiata. Gli allenamenti e lo studio erano massacranti...studiavo notte e giorno, odiavo ogni parole che leggevo, ogni mio miglioramento. Ma più odiavo ciò che facevo e come un machiavellico scherzo del destino diventavo più brava, desiderando imparare sempre di più...per poter tornare a casa e difendervi meglio...- singhiozzò ancora, sempre più desolata, straziando il cuore a Harry che era andato a sedersi al suo fianco -...ma una volta diventata Auror è successo che...che...mi sono guardata allo specchio...e ho visto una persona che non riconoscevo. Ho visto una strega che non ero più quella che voi conoscevate... e mi è mancato il coraggio di tornare a casa. Non ero più io...e il pensiero di tornare e vedere questa verità sulle vostre facce mi ha sempre fatto impazzire, per questo continuavo a scrivervi come nulla fosse e a procrastinare il mio ritorno. Una volta a Londra però ho saputo da mia madre che eravate diventati tutti Auror e avrei voluto venire a trovarvi...ma non ce l'ho fatta...non ce la facevo...ogni volta che mi guardavo mi veniva voglia di scappare il più lontano possibile. Così sono rimasta con Caesar...- emise un gemito soffocato, quasi atroce e a quel punto si lasciò abbracciare da entrambi, stringendo le mani di Ron che le stava alle spalle e nascondendo il viso nel collo di Harry.
- Mi dispiace...mi dispiace tanto...-
- Shhh...- Ron le carezzò le spalle dolcemente, baciandole i capelli e nel frattempo fissando Harry, con cui scambiò più di mille parole con un solo sguardo - Adesso sei qua...stai tranquilla...-
- Sei a casa Herm.- mormorò anche Harry al suo orecchio.
Ed era vero. Era a casa. Dopo tanti anni di esilio, era finalmente tornata.
 
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