Capitolo 12°

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Galya
view post Posted on 4/2/2009, 21:01




L’alba arrivò alle finestre di Hogwarts scalando col suo raggio il viso di Hermione.
Non aprì gli occhi, preferendo restare nel suo mondo dove nessuno poteva entrare.
Harry Potter sorrise, carezzandole la guancia…e poi posò gli occhi sulla rosa bianca messa in un vaso trasparente e affusolato, sul comodino a fianco del letto. La guardava e si chiedeva come avesse potuto rinascere in quel modo…perché era morta e poi…rinata. Che tipo di strega poteva fare una cosa del genere?, si chiese, guardando oltre il paravento alla sua sinistra.
Vide la sua salvatrice stesa a letto, con i capelli bruni sparsi come un ventaglio.
Incontrò la stessa occhiata interrogativa in molti suoi compagni. Ron stava seduto dall’altra sponda del letto della Grifoncina ma non riusciva a nascondere un certo interesse verso quella ragazza.
Inoltre la sua apparizione aveva portato un certo scompiglio: Harry si era accorto che tutti nutrivano una certa reticenza ad avvicinarsi al suo capezzale. La Mcgranitt non si era certo dilungata in spiegazioni, anzi…gli aveva semplicemente detto che era una vecchia allieva e in questo poteva anche crederle visto che Tristan l’aveva sbattuta malamente a letto e poi se n’era andato, la notte prima, con gli occhi brucianti di collera. E da allora non si era più fatto vedere.
Di lei invece sapevano solo che si chiama Lucilla, del casato dei Lancaster.
- Secondo voi è pericolosa?- sussurrò Lavanda Brown, sporgendosi un poco dalla sua sedia.
- E perché dovrebbe esserlo?- bofonchiò Blaise, uno dei pochi Serpeverde presenti – Ha salvato Harry.-
- Si ma…- Ron guardò il suo migliore amico, poi decise di parlare - …vedi…ha la stessa aura di…-
- Tu-Sai-Chi?- l’anticipò Zabini stranito – Ma dai, è impossibile!-
- Perché no?- replicò Weasley – Te lo può dire anche Hermione quando si sveglia. È agghiacciante!-
- Eppure…- la Brown testardamente si sporse ancora, per vederla di nuovo – E' così bella! Non sembra cattiva.-
- Dimentichi che s’è presa una falce nel cuore!- borbottò Finnigan sconvolto – E ancora è viva!-
- Già, di che sarà fatta?-
- Di che vuoi che sia fatta? Non è mica un cyborg!-
- E se si sveglia e cerca di farci del male?-
- Già e se ci uccide tutti?-
- E se si sveglia e attacca a cantare?- frecciò Potter sarcastico – Dai, gente…un attimo di fiducia. Se avesse voluto uccidermi l’avrebbe fatto ieri sera, evitando fra l’altro di prendersi una falce nel petto.-
- Si ma…ha un tatuaggio hai visto?- chiese Calì.
- E allora? Ce l’ho anche io.- sbottò Blaise ironico.
- Ma va?- Ron lo guardava interessato – E dove l’hai fatto fare?-
- La finiamo di dire stronzate?- se ne uscì Harry mettendosi in piedi – Insomma, ma dove sono tutti?-
- Silente e Piton sono fuori che parlano con gli altri professori.- disse Neville alla porta – Pare che nessuno si sia fatto male questa notte, siamo stati attaccati solo noi.-
- E come hanno fatto a entrare allora?- sibilò Draco Malfoy, apparendogli alle spalle ed entrando con fare irritato – Avanti idioti, mettete in moto il cervello! Nessuno entra ad Hogwarts se ha cattive intenzioni e senza invito.-
- Forse questi l’invito l'hanno preso da quel Rots.- gli disse Blaise, mentre entravano anche Nott e Goyle e altre Serpeverde un po’ meno cretine della Leptis e della Parkinson.
- Figurati, un conto è essere soli…ma un altro è far passare una mandria di mostri dall’entrata principale!- ringhiò Draco furente e dolorante alle costole, visto i colpi che si era preso. Scoccò un’occhiata rapida alla sua mezzosangue e si fece violenza nel non sospirare per il sollievo.
- Qualche idea allora?- lo incoraggiò Harry con voce pacata.
- Le ipotesi sono due, Sfregiato.- ribatté il biondo – O sono passati sotto il naso di Gazza e Hagrid… o sono passati dalla Foresta Proibita.- e a quella risposta cadde il silenzio. I maghi fissarono praticamente solo Potter che stanco e massacrato dalla lotta e dalla notte passata in bianco non riusciva più neanche a tenere gli occhi aperti.
Verso le sette alcuni uscirono per prendere una boccata d’aria, altri semplicemente erano troppo agitati per dormire e andarono a farsi un giro, tanto quel giorno e dopo quel disastro non ci sarebbe stata lezione per loro.
Harry e Ron erano andati a prendersi un caffè dalla Chips che curava il mal d’orecchi a una matricola Corvonero quando sentirono un tonfo strano. Tornarono dove c’erano i letti di Hermione e della ragazza in nero e rimasero straniti nel vedere Malfoy più pallido del solito, in piedi, accanto al letto di Lucilla. La fissava e tremava.
- Che c’è Malferret?- gli chiese Harry sospettoso.
Draco lo guardò…e deglutì.
- Non…non respira.- mormorò.
- Cosa??- Harry e Ron scattarono di corsa, allucinati. Arrivarono alle sponde e videro in effetti che il petto della ragazza né si alzava, né si abbassava. Draco inoltre posò l’orecchio vicino al suo cuore…e non sentì niente.
- Merda!- urlò Weasley – Madama Chips!- e corse al paravento – Per favore venga! La ragazza…Lucilla non respira!-
La strega mise seccata il naso fuori dal suoi affari, poi fece un gesto annoiato con la mano.
- Oh, ma favore…non disturbarmi signor Weasley!-
- Ma ha sentito???- gridarono Harry e Draco a loro volta – Non respira più!-
- E capirai.- borbottò di nuovo la Chips, stavolta ignorandoli del tutto. E lì furono presi dal panico.
- Maledetta vecchia!- ringhiò Malfoy – Nessuno di voi due dementi può fare qualcosa?-
- E che vuoi che faccia, che agiti la bacchetta e la faccia respirare di nuovo?- replicò il moro Grifondoro passandosi nervosamente le mani nei capelli. Ma che poteva fare lui? Lì a scuola mica facevano corsi di pronto soccorso…
- Ecco, la respirazione artificiale!- s’illuminò. Saltarono sul letto e cominciarono a fare un disastro dietro l’altro. Se quella ne avesse avuto davvero bisogno a quell’ora avrebbe anche potuto fare testamento ma fortunatamente il goffo massaggio cardiaco che provarono a farle servì almeno a ridestarla dai suoi incubi.
Lucilla Lancaster riaprì gli occhi senza neanche sbattere le palpebre. Si ritrovò la bocca di Harry incollata come una ventosa e già di pessimo umore non la prese bene per niente. In un attimo i tre vennero sollevati da una fortissima onda telecinetica e sbattuti lontano, sul letto di Hermione, gridando come dei forsennati.
Lucilla si mise a sedere, passandosi la mano sulla bocca.
- Ma che diavolo…- ringhiò rabbiosa – Che accidenti stavi facendo idiota??-
Harry cercò di rimettersi in piedi, mezzo intontito…e la fissò sconvolto.
- Non…non respiravi e…-
- Io non ho bisogno di respirare!- sibilò cercando di capire dove fosse.
- Cosa?- Ron sgranò gli occhi – Ma…non ti batteva neanche il cuore!-
- Il cosa?- ribatté lei con aria scocciata – Ma di che parli?-
- Stanno parlando del cuore, Lucilla…mia cara. Quell’organo di cui ti ho detto anni fa.- rise Silente, entrando dalla porta principale. Andò al suo letto, continuando a sorridere bonario – Ebbene, vedo che ti sei svegliata. Ti senti bene?-
- A parte lo squarcio che ho nel petto…si, benissimo. Devo dire che ho avuto un risveglio coi fiocchi.- replicò sarcastica – Perché mi hai lasciato qua si può sapere? Non potevi portarmi nel tuo studio?-
Vennero interrotti perché Harry stavolta voleva assolutamente capirci qualcosa, insieme a Ron e Malfoy che si era quasi rotto una spalla. Si fecero avanti, per vederla meglio…e capire di che fosse fatta davvero, visto che non respirava!
- Lucilla dovrei presentarti qualcuno.- disse Silente indicandoli – Anche se immagino li conosci già.-
- Dopo sette anni direi anche di sì.- sibilò iraconda.
- Perfetto, ma loro non ti conoscono invece…Harry Potter, Ron Weasley e Draco Malfoy…vi presento Lucilla F.A.L. del casato dei Lancaster. È stata un’allieva di questa scuola come voi, ex Serpeverde e compagna del vostro professore di Difesa contro le arti Oscure, se devo dirla tutta…anche se so che sembra più giovane.-
I tre annuirono, senza sapere bene che dire, specialmente Potter.
- Domande ragazzi?- chiese il preside, schizzato come suo solito.
- Bhè…è stata lei a salvare Hermione?- abbozzò timidamente il rossino.
- Oh, certo!- rise il vecchio mago – Vedete, Lucilla ha delle capacità eccezionali che…-
- Fa pure che dire che sono una mezzosangue Silente.- sbottò lei assottigliando gli occhi – E già che ci sei vedi di spiegare a Potter la situazione in quattro parole.-
- La situazione?- Harry la fissò stranito – Che situazione?-
E Lucilla ghignò, gelando i tre giovani maghi, scostandosi un lembo della camicia ospedaliera dal petto, proprio dove sopra il seno portava il tatuaggio col giglio e la sua stessa cicatrice a forma di fulmine.
- Questa situazione.-
- Oddio…- alitò Ron – Ma quella…-
- Quella…è come la mia…- sussurrò Harry con gli occhi verdi sbarrati – Me l’ha fatta…-
- Voldemort. Si.- disse Silente a bassa voce – Vale lo stesso per lei. Vedi lei…ha combattuto contro il tuo nemico.-
- Tu hai combattuto contro Voldemort?-
Lucilla rise sommessamente, vedendo quella sua espressione così sconcertata. Oh, se lei aveva combattuto.
- Harry, forse dovresti sederti un attimo…- Silente vide la sua faccia e decise che era meglio farlo accomodare. Lo stesso fecero Ron e Draco. Il primo si sedette sulla sponda del letto di Hermione, Malfoy rimase in piedi, sempre accanto al letto della sua mezzosangue.
- C’è ancora qualcosa che non so a quanto pare.- borbottò il Grifondoro e il vecchio mago annuì.
- Vedi…nei sei anni che hai combattuto contro Voldemort ti è capitato spesso…di salvarti, senza spiegartene il motivo vero? Cose strane, avvertimenti, richiami nella notte, fatti fortuiti che ti salvavano all’improvviso…-
- Si, è vero.- Harry lo ammise anche con se stesso – Ma dopo che Voldemort è morto non ci ho più pensato.-
- Bhè…a salvarti è sempre stata lei.- Silente indicò Lucilla che sembrava altrove con la testa.
- Lei?- Potter la fissò stralunato – Eri tu a proteggermi? Perché?-
- Perché lo volevo morto.- sibilò con gli occhi più freddi del solito.
- E come facevi a sapere quando ero in pericolo? Sei stata qua tutto questo tempo?-
Stavolta Lucilla rise, sempre amara, scuotendo il capo. – No, da più di otto anni io non metto piede a Hogwarts. Me ne andai al sesto anni, quando ero ancora un’allieva.-
- E da allora ha combattuto Colui-che-non-deve-essere-nominato con tutte le sue forze. Poi, quando sei arrivato tu qui Harry, si è messa a tua protezione, mandandoti segnali quando era necessario.- finì il vecchio preside.
- E…com’è che non ce ne siamo mai accorti?- Ron pareva un po’ impaurito – Cioè, lei ci è sempre stata vicino tutto questo tempo e non si è mai fatta vedere. Perché?-
Silente tacque, volgendo il capo verso la ragazza…che stranamente rimase in silenzio, a sua volta.
- Diciamo che dopo che aiuto a fuggire Sirius Black da Azkaban niente per lei è stato più facile.- disse, stupendo sempre di più i tre giovani maghi – Comunque come vedete ora siamo tutti salvi.-
- Tu hai aiutato Sirius a fuggire? E perché non me l’ha detto di te?- chiese Harry.
- Perché non si fidava me.- rispose Lucilla con pacatezza.
- E perché no? In fondo…mi hai sempre aiutato. Lavori per il Ministero?-
La vide ghignare ancora, poi guardare fuori dalla finestra. – No, non lavoro per il Ministero, anzi…se sapessero che sono viva, cosa di cui verranno informati molto presto, manderebbero subito qualcuno a uccidermi.-
- Non temere cara.- disse Silente ottimista – Per quel momento starai bene e potrei rimandare i cacciatori di demoni indietro al proprietario con i nostri migliori ringraziamenti.-
- Cacciatori di demoni?- Draco ora la scrutava con sospetto.
- Che c’è signor Malfoy, non ne hai mai visto uno a casa tua?- replicò lei sarcastica – Peccato che da te non vengano per cacciare mostri, ma solo per il goccetto della staffa con tuo padre.-
- Ehi, ehi…-
Lucilla tacque, scrutando rabbiosa Silente che le aveva intimato con un’occhiata di starsene buona.
Harry alla fine aveva un casino bestiale in testa.
- Quindi…tu mi hai sempre aiutato contro Voldemort, giusto? E lui ti ha causato la mia stessa cicatrice.-
- Esatto.-
- E …cioè…-
- Quando, dove, come e perché l’ho combattuto?- l’anticipò.
- Bhè…si.-
- Il quando risale l’ultima volta a quattro anni fa, quando da Azkaban fuggì Sirius Black. Voldemort sapeva che ero stata io e non la prese bene. Il dove era a casa nostra, il come dovresti saperlo e il perché…ripeto, l’ho fatto arrabbiare.-
- Ehi no…calma…- ora il bambino sopravvissuto credeva di aver sentito male – come …a casa vostra?-
- Vivevi con lui…- Draco anticipò i pensieri di Potter, ora col sangue a cubetti nelle vene. Ricordava ciò che aveva letto Hermione su quel libro proibito. Lucilla F.A.L Lancaster….era sposata con…
- Tu sei la moglie di Voldemort…-
A sentire quelle parole Harry sentì qualcosa rompersi nella testa. Come un suono di vetri rotti. Si rigirò verso Lucilla, con la sensazione che qualcuno gli stesse conficcando degli spilli nelle pelle…e vedendola ridere, si sentì quasi svenire. Si mise in piedi, rovesciando la sedia.
- Harry calma!- Silente si era alzato a sua volta, per fermare qualsiasi reazione - Non è come credi..-
- Non è come credo?- sillabò stentando a credere alle sue orecchie – Non è come credo? Fino ad adesso mi sono fatto una bella chiacchierata con la vedova del bastardo che ha ammazzato i miei genitori e lei viene a dirmi di calmarmi?-
- Se è per questo Voldemort ha ucciso anche i suoi genitori.- sibilò Silente per una volta con occhiata dura – Lucilla ha perso sua madre e suo padre per colpa di quel mago, Harry, e tu non sei nessuno per giudicare i suoi metodi.-
- Oh, questa è veramente bella!-
Tristan Mckay apparve sulla soglia con un sorriso ben lungi dall’essere di benvenuto.
Si fece avanti con passo sprezzante, fermandosi fra Harry e Draco, davanti al letto.
- Tu lo sapevi?- alitò il moretto fissandolo duro – Tu la conoscevi!-
- Si, lo sapevo.- disse l’Auror pacato, senza staccare gli occhi da Lucilla – Sapevo che Voldemort avesse una moglie e che questa fosse la mia vecchia compagna di casa ma credevo anche che fosse morta nella Dimensione Senza Tempo.-
- Dimensione Senza Tempo?-
- E’ lì che l’ha cacciata Voldemort, dopo che Lucilla ha liberato Black.- continuò Tristan con freddezza – Quando Voldemort ha capito che la sua adorata mogliettina in realtà voleva solo vendetta e fargli l’ha festa, s’è mosso…prima che lei diventasse troppo potente. C’è riuscito per un pelo…ancora poco e Lucilla ti avrebbe tolto il lavoro Harry.-
- Quindi…- Ron stentava a trovare le parole giuste – Non…è cattiva…-
- Ho detto che ha sposato Voldemort per vendicare sua madre e suo padre.- sbuffò Silente.
- E che razza di scusa sarebbe?- sibilò Harry.
- Non avevo amici a proteggermi, bambino sopravvissuto.- disse lei all’improvviso – Quando la mia famiglia è stata sterminata io ero sola. E l’unico modo che avevo era allearmi a lui…e farmi insegnare tutti i suoi incantesimi, diventare alla sua altezza…e poi ucciderlo, quando ne fossi stata in grado.-
- Per questo tu hai la sua stessa magia…-
- Si.-
- E non solo per quello…- sibilò Tristan velenoso.
Lucilla di rimando attaccò a ridere con sprezzo, tanto da mandarlo in bestia.
- Dai purosangue…- lo prese in giro – Perché non lo dici? E dire che una volta ti divertiva molto…-
- Dire cosa?- alitò Harry, preoccupato che le sorprese non fossero ancora finite.
- Che sei una maledetta questo lo impareranno presto, non temere Lancaster!- le ringhiò l’Auror furente, serrando la mano sulla spada – Ma se dovessi spiegare ai ragazzi i motivi per cui sei viva allora è semplice.-
- La smetterete mai con questa storia?- borbottò il preside, versandosi apaticamente una tazza di the – Vi rivedete dopo otto anni e l’unica cosa che sapete fare è insultarvi…-
- Che ci posso fare Silente…il sacro sangue dei Mckay corre ancora rischio di contaminazione.- sibilò la ragazza sarcastica, tanto che lui alzò gli occhi al cielo, al limite dell’esasperazione – Ha parlato la mezzosangue che non s’è mai fatta toccare con un dito! Sai tesoro, fossi meno arrogante scenderesti dal tuo fottuto piedistallo e ammetteresti il tuo bel fallimento.-
- Quale fallimento? Ucciderti? No, sono sempre in tempo per quello!- replicò gelida.
- Intendevo che hai fallito dove invece è riuscito un ragazzino di 16 anni, cara la mia mezzo demone intoccabile!-
- Senti chi parla…il signor Serpeverde per vocazione, vero? Dì un po’ Mc…te l’ha comprata il paparino lo stemma degli Auror oppure hai rotto così tanto le palle a quegli idioti del Ministero che alla fine hanno pensato bene di prenderti per poi mandarti suicida in tutte le missioni contro i croen?!-
- ADESSO BASTA!-
I due si voltarono contemporaneamente verso Harry, fissandolo rabbiosi per averli interrotti. Il Grifondoro invece ignorò Tristan e fissò Lucilla semi sconvolto. – Tu sei…come sarebbe che sei…mezza demone?-
- Mai visto un demone prima di ieri ragazzino?- chiese ironica.
- Bhè…no…- ammise, arrossendo un poco.
- Oh, fantastico…Dio, ma come hai fatto a sopravvivere…-
- Sai, a differenza tua lui chiede aiuto quando ha bisogno!- frecciò Mckay.
- E a differenza sua io uccido quando mi passa per la testa…- replicò bellicosa.
- Su questo non c’erano dubbi.- finì perfido e lei stavolta sgranò gli occhi azzurri. Per un attimo parve addolorata, poi riassunse la sua aria di pietra, ignorandolo.
- Ok…quindi…non mi vuoi morto.- disse Potter, sperando in bene.
Lei lo scrutò un attimo…poi levò le spalle – Ho perso sette anni nel cercare di proteggerti, bambino sopravvissuto. Ucciderti ora non mi farebbe venire niente in tasca.-
- E già, tu non fai mai niente per niente.- frecciò l’Auror, senza riuscire a tacere ma naturalmente la mora non gli dette la soddisfazione di una risposta, limitandosi a chiudersi in un silenzio ostinato.
- Bhè allora…grazie per quello che hai fatto per me.- le disse Harry, sempre imbarazzato e di nuovo lei non gli rispose.
- Lascia perdere…i mezzosangue non amano i ringraziamenti.- Mc gli dette una pacca sulla spalla.
- E neanche i purosangue che parlano troppo.-
- Ma dire che ancora non ti ho dato il bentornata…- rise il biondo ex Serpeverde, diventando improvvisamente troppo amichevole. E infatti non lo fu per niente. In un attimo di calma portò velocemente la mano alla spada e con uno scattò fulmineo gliela lanciò addosso. La lama andò a piantarsi saldamente nella parete, ma Lucilla rimase immobile, con lo sguardo fisso verso di lui. Non si mosse neppure quando Silente fece sgomberare il campo ai ragazzi che si chiusero dietro al paravento di Hermione visto che il loro preside, otto anni prima, di quelle scene ne aveva viste parecchie.
Tristan assottigliò gli occhi, guardandola a lungo. Poi le puntò il dito addosso, furibondo.
- Hai idea…razza di maledetta…di ciò che ho passato?- e visto che taceva perfettamente calma, perse ancora di più le staffe – Otto anni e ti ripresenti davanti a me come se nulla fosse! Dopo che hai preso e te ne sei andata senza neanche avvisare nessuno! E dopo vengo anche a sapere che ti sei sposata con quel…- non riusciva neanche a pensarci e ghignò amaramente.
- Che t’aspettavi?- rispose lei – Quando parlo io non lo faccio a vanvera. Ti avevo avvisato. E comunque non ti dovevo dire niente, lo sai perfettamente. Te l’avevo detto anche otto anni fa.-
- Ehi, queste sono stronzate Lucilla, d’accordo? Sono un cumulo di stronzate! Sei tornata nel mondo normale, non hai davanti quel fottuto bastardo con cui ti sarai divertita per tutto questo tempo ok? Hai davanti me!-
- La differenza è visibile, tranquillo.- disse sarcastica e stavolta l’Auror non resistette. Le volò addosso e l’afferrò per la gola, stringendo forte ma com’era già accaduto in passato non sortì effetto. Comunque non si fece indietro, restò a fissarla con gli occhi verdi incendiati dall’ira violenta che gli si era rovesciata nelle vene. Che solo provasse a paragonarlo di nuovo a quel verme e…
- Levami le mani di dosso.- sibilò lei.
- Perché? Se non lo faccio che fai?-
Invece di mettere in atto le sue minacce Lucilla fece di meglio. La sua pelle divenne rovente all’improvviso e Tristan dovette scattare indietro con la mano, come se avesse toccato un tizzone ardente. Imprecò ad alta voce, tenendosi il palmo. Andò a immergerlo in un catino colmo d’acqua e cubetti di ghiaccio, desiderando sparire…e farla sparire.
- Ti odio.- ringhiò.
Lucilla voltò in risposta il viso altrove, ancora fuori dalla finestra semi aperta. Non le stava dicendo niente di nuovo.
Otto anni prima le aveva detto chiaramente quello che pensava di lei. Le aveva anche augurato di morire.
Ma non se n’era mai stupita. Dopo che Lumia era scomparsa, era rimasta solo lei e Mckay l’aveva sempre odiata. L’aveva sempre odiata perché era la gemma di Lumia, perché erano diverse come il giorno e la notte.
- Perché l’hai uccisa?-
Se l’aspettava quella domanda ma anche in questo modo non fu pronta. Perché?
Ricordava solo tante fiamme, gli occhi blu di sua sorella che l’aveva osservata ghignando, mentre stava bruciando in esse. Aveva goduto nel sentirla urlare. E quando la rabbia l’aveva invasa, più niente l’aveva fermata. L’amore per la sua gemella era sparito, era stata Lumia stessa a farlo a pezzi quando aveva lasciato Hogwarts, per seguire Voldemort.
E quando aveva cercato di ucciderla, dopo che anche sua madre e suo padre erano stati trucidati, Lucilla non aveva potuto fare altro che difendersi. E giurare vendetta.
- Perché l’hai uccisa?- ribatté Tristan serrando le mani nel ghiaccio – Dimmelo!-
- Cosa vuoi? La verità o ciò che vorresti sentire?- gli chiese a sua volta, poggiando il capo contro il cuscino.
- Quando mai ho voluto menzogne da te?- sibilò con voce incrinata – E quando mai me ne hai dette? Sembrava che ti divertissi a sbattermi in faccia la realtà per farmi del male!-
- Ma vai al diavolo Mc…- sussurrò ridendo, chiudendo gli occhi – Non hai mai capito niente.-
- E allora dimmi la verità. Ora!- urlò raggiungendola – Voglio sentirla adesso!-
Lucilla riaprì gli occhi, fissandolo.
- Come vuoi. Lumia quando sparì da scuola disse a Voldemort come uccidere mio padre. Costrinse mia madre, che era una demone di stirpe come ben sai, con un incantesimo ad ucciderlo con le sue mani. Mio padre è morto trucidato dalla sua stessa moglie. Poi toccò a me. Voldemort ci fece combattere e io l’ho uccisa. Poi sono diventata sua moglie. È semplice, come puoi vedere.-
Tristan deglutì, serrando le mascelle. Dio, era da tempo che non sentiva quella sensazione d’impotenza. Da otto anni.
- Tu fai tutto semplice…- sussurrò sedendosi in poltrona – Tutto per te è dannatamente semplice, mezzosangue.-
- Che ci vuoi fare…come hai detto tu sono una demone.-
- Non è per quello.-
- E’ sempre stato per quello.- replicò fredda – Lasciami in pace adesso, Mc. Volevi sapere che è successo alla tua adorata Lumia e adesso lo sai. La mia sorellina ha ammazzato tutta la sua famiglia e mi ha quasi fatto bruciare dentro al Rogo dei Dannati, quindi mi scuserai se non sono debitamente addolorata per il suo trapasso.-
- Di tua sorella lo sapevo!- sibilò di nuovo furente, afferrando la sua spada e rimettendola nella fodera – E non mi sono mai preoccupato per lei, razza di maledetto essere senza cuore!-
- Oddio, così mi ferisci.- mugugnò dandogli le spalle – Vattene Mc. Vattene e lasciami in pace.-
- Tranquilla, non ci penso neanche a venire di nuovo da te.- ringhiò andandosene – Ben tornata fra i vivi, Lucilla dei Lancaster. Spero che la tua permanenza qui sia peggiore di quella passata nella Dimensione Senza Tempo!- e sbatté con violenza la porta, facendo tremare i cardini e facendosi anche urlare dietro dalla Chips.


Erano le nove di sera ormai quando Hermione cominciò a dare segni di imminente risveglio.
Harry Potter sorrise, felice come non mai. Guardò ancora la rosa bianca nel vaso e poi, riconoscente, verso Lucilla.
La mezzo demone lo guardò con la sua solita aria un po’ scontrosa.
- Volevo solo ringraziarti.- borbottò Harry, arrossendo davanti a quella bellezza levigata – E’ la mia migliore amica.-
- Lo so.- disse lei a bassa voce – Vi osservo da tanti anni.-
Il Grifondoro cominciò a chiedersi che razza di vita quella ragazza potesse aver condotto per otto lunghi anni. Più la guardava e più nel suo sguardo coglieva segni di una tristezza profonda, di cui però nemmeno lei si accorgeva. Sembrava che dentro di sé tenesse qualcosa, nascosto sotto cumuli di catene. Desiderava tanto conoscerla meglio ma aveva anche il timore che non avrebbe apprezzato intromissioni. Però lei era stata sempre pronta a salvarlo, anche se per i suoi scopi che in fondo al cuore il moretto pensava di doverle molto di più di un semplice grazie.
Per Hermione anche. Per averle salvato la vita.
- Starà bene adesso vero?-
Lucilla annuì – Si, non c’è pericolo. Chiunque sia stato sapeva quello che faceva fino a un certo punto. Per errori simili si corre sempre un rischio molto alto. Fossi in te farei una chiacchierata con la Serpeverde che l’ha fatto.-
- E tu come lo sai?- allibì lui.
- Voi siete del Grifondoro.- replicò lei con naturalezza – Credete di essere i primi a cui capita una cosa simile?-
- Dimenticavo che sei stata un’allieva con Tristan.- ma si accorse di aver detto il nome sbagliato non appena la vide artigliare le mani sul braccio. Stette per qualche minuto saggiamente zitto, per farla sbollire, quando fu lei a rompere il silenzio. – Quel tuo compagno biondo…Malfoy…-
- Malferret? Si dimmi pure.-
Lucilla non disse nulla sul nomignolo – Da che parte sta?-
Harry stavolta capì perfettamente, limitandosi a scrutare con tenerezza Hermione.
- Io e lui ci detestiamo cordialmente dal primo anno. Ma se mi stai chiedendo se è come suo padre…questo non te lo so dire con precisione. Però lo conosco e...anche se non ti posso assicurare nulla al cento per cento, posso ben immaginare, nonostante le sue idee da nazista, che Voldemort ha rovinato la vita anche a lui.-
La vide ghignare e cominciò a chiedersi se avrebbe mai spesso di impaurirsi un giorno, vedendola ridere.
- D’accordo, vorrà dire che dovrò andare a cercare la lista nera.- gli disse facendo per andarsene – Ci vediamo Harry Potter.- e si Smaterializzò davanti ai suoi occhi, lasciandolo per l’ennesima volta incredulo e senza fiato.
Quando si riprese fu solo grazie a Ron. Il rossino infatti gli stava passando velocemente la mano davanti allo sguardo. A poco a poco arrivò tutta Grifondoro, più l’inimitabile Blaise naturalmente e furono tutti presenti quando la Grifoncina si svegliò. Non ricordava nulla, assolutamente niente di ciò che era accaduto in quei due giorni e le lacrime della Brown e perfino di Elettra la terrorizzarono a morte. Quando venne a sapere ciò che aveva fatto e detto per poco non scoppiò a piangere a sua volta. Chiese scusa mille volte, anche a chi in fondo non si era preso nessuna bestemmia dietro.
Quando andarono a cena, rimase sola con Ron, Blaise ed Harry e finalmente venne a sapere tutta la verità.
- La Leptis e la Parkinson…- sospirò alla fine, sconvolta – Dio, avrei dovuto stare più attenta.-
- No, dovrebbero essere loro meno cretine.- ringhiò Ron sconvolto – Dico ma sei scema Herm? Quelle a momenti ti fanno crepare, facendo crepare anche noi di paura, e tu dici che è colpa tua?-
- Forse avrei potuto…- abbozzò ancora ma Zabini la fece tacere, scoccandole un’occhiata severa e dolce al tempo stesso – Herm, credimi. Non stare a preoccuparti per quelle due stronze, sono solo gelose. Per quello che poi puoi aver detto è un altro conto ma se le sono tirate addosso. Quindi che vadano al diavolo.-
- Come avete fatto a farle parlare?- chiese la strega.
E stavolta il Serpeverde rimase un momento interdetto. Poi decise di buttarla vera, ma leggera.
- Bhè, diciamo che Draco non ha apprezzato di essere usato come terreno di gioco…- borbottò, vedendo Hermione guardarlo stranita – Così è entrato nella loro camera e ha cominciato a spaccare tutto, fino a quando non hanno sputato il rospo. Il suo orgoglio maschile deve aver risentito oltre che delle tue parole, anche del fatto di essere usato come bambolina da Pansy.-
- Parole?- la Grifoncina sbiancò – Che gli ho detto? Blaise che gli ho detto?-
- Ma che t’importa…- mugugnò Ron ma lei non pareva tranquilla per nulla. Un conto era essere sotto maleficio, un altro era essere stata meschina e perfida con tutti i suoi amici. Malferret compreso.
Blaise alla fine gliela girò fino ad arrivare a dirle le cose pari come le aveva sibilate lei e …Hermione si passò, esasperata, le mani sul viso. Dio, ma come aveva potuto?
Continuò a chiederselo per tutta la notte, quando rimase sveglia a pensare a come riparare ai disastri che aveva fatto.
Era stato indegno ciò che aveva detto a Harry, sui suoi genitori, su Cedric…la foto e tutto il resto.
Indegno ciò che aveva detto a Draco, sul suo disinteresse per la vita…
Si sentiva un mostro.
Aveva chiesto a Blaise se poteva farla entrare nei loro dormitori, per permetterle di scusarsi anche con Malfoy ma lui l’aveva vivamente sconsigliata dal farlo. Per esperienza sia lui che Harry sapevano bene quanto Draco fosse intrattabile e duro quando era arrabbiato. E quella volta era davvero furibondo, sia con se stesso che con la Parkinson.
Così la Grifoncina aveva lasciato perdere, a malincuore. Tanto sapeva bene che sarebbe stato difficile recuperare un minimo di dialogo col suo compagno. Sarebbe stato difficilissimo. Era andata a centrare a colpo sicuro l’unico suo punto debole. L’unica sua paura, forse. E questo Draco Malfoy non gliel’avrebbe perdonato.

Blaise mise piede nel sotterraneo vuoto. Tutti erano andati a cena, tutti…tranne uno.
Prima di mettere piede nella sua ala si guardò attorno. C’era un caos infernale, oggetti fatti a pezzi, libri bruciati e ridotti male, scaffali gettati a terra. Sembrava che fosse passato un tornado.
Un tornado biondo che continuava a spaccare ogni cosa, anche in camera sua.
Zabini si accostò alla porta spalancata dal cui interno proveniva un fracasso altissimo. Ciò che vide per un attimo lo lasciò spiazzato. Aveva già visto, in passato, Draco al limite della rabbia ma mai in quello stato. Come Harry la sera prima, anche lui doveva aver colpito qualcosa coi pugni perché aveva le nocche viola ed escoriate.
Lo vide buttare a terra l’ennesimo scaffale, ringhiando quasi, poi rimase in mezzo alla stanza, coi palmi e le mascelle serrate per la collera che ancora stentava a sbollire.
Afferrò un’ultima ampolla ancora intera e la scagliò contro la parete di pietra, mandandola in mille pezzi.
- DANNAZIONE!- gridò, voltandosi verso il moro.
Zabini rimase dov’era, fissandolo coi suoi grandi e comprensivi occhi blu.
- Vuoi romperti le mani?- gli chiese, a bassa voce – Non risolvi la situazione così.-
- E COME CAZZO LA RISOLVO BLAISE???- tuonò col viso contratto in una maschera d’ira – DIMMELO! PORCA PUTTANA TI RENDI CONTO DI COSA E’ SUCCESSO?? TE NE RENDI CONTO O NO???-
- Perfettamente.-
- Dio…stava per morire…- Draco all’improvviso mollò la rabbia, per aggrapparsi alla disperazione. Si passò le mani sul volto tirato e stanco, da troppo non dormiva, e serrò le palpebre doloranti, sentendosi un verme. Era colpa sua… la sua mezzosangue aveva rischiato la vita per colpa sua. Se fosse stato più attento, se avesse prestato più attenzione ai comportamenti di Pansy, forse si sarebbe accorto che stava macchinando qualcosa.
Avrebbe dovuto capirlo che quelle stronze della sua casa le avrebbero fatto un tiro mancino…ma non immaginava tanto. Questo però non lo scusava. Lui non aveva scuse.
- Stava per morire…- ridisse, credendo di sentirsi male sul serio.
La rivide in quel letto, pallida, con gli occhi dorati sbarrati come se fosse stata una statua grottesca.
E pensare che sarebbe morta se Lucilla non l’avesse riportata fra i vivi gli aveva fatto perdere il sonno e il fiato.
Niente più avrebbe avuto senso.
- Draco…ora sta bene. Voleva venire a parlarti ma…-
- NO! Non voglio!- gridò e Zabini infatti cercò di calmarlo, avvicinandosi prudentemente.
- Tranquillo, le ho detto che eri impegnato.-
- Io non voglio vederla…- sussurrò il biondo, deglutendo – No, non deve più venirmi vicino.-
- Adesso non esagerare…-
- ESAGERARE?- urlò di nuovo – Cazzo Blaise stava per morire per colpa mia!-
- E’ stata Lavinia. E prima ancora quella deficiente di Pansy, ficcatelo in testa. Cosa dovresti fare Draco? Andare a letto con tutte le tue ex che improvvisamente perdono il cervello quando ti vedono preso seriamente per una Grifondoro? Non sparare queste cazzate davanti a me per favore.-
- Resta il fatto che dovevo stare più attento.-
Blaise ghignò – Proprio quello che ha detto lei. Dio, siete proprio uguali.-
- Non fa ridere, cazzo. Blaise se non ci fosse stata quella ragazza ora la mezzosangue sarebbe morta! E tutto perché ho mandato in bianco Pansy. Avrei dovuto capirlo che stava macchinando qualcosa e invece me ne sono stato tranquillo e zitto mentre le facevano quella fottuta fattura! Ho lasciato che la rovinassero e sono stato zitto!-
Blaise sospirò, chiudendo la porta e andando a prenderlo per le spalle. Lo costrinse a guardarlo in faccia.
- Draco…ascoltami…non puoi pretendere di poter leggere nel pensiero a Pansy, ammesso che quella stronza pensi, ma non puoi neanche farti trattare come un trofeo da quelle! Credi di essere un giocattolino per caso? No, non lo sei e questo Hermione lo sa benissimo. Ora devi solo mettere in chiaro le cosa con Pansy!-
- Per fare cosa?- replicò Malfoy con un ringhio – Per andare finalmente a letto tranquillo con la Granger e poi magari farla lapidare di nascosto dalla Leptis? No, mai! D’ora in avanti la terrò lontano, non me ne frega un cazzo della scommessa. Dovessi salire su quel palco a fine anno e dire a tutta Hogwarts quello che le ho promesso!-
- Così vuoi mollare?- Zabini si staccò, fissandolo sconvolto – Molli perché queste stronze delle nostre compagne hanno avanzato repliche? No, dico…ma ci sei ancora o no? Cazzo Draco ascoltati quando parli! Lei è speciale!-
- Lo so benissimo.- Malfoy si fece indietro, lasciandosi andare sul letto sfatto.
Oh, lo sapeva fin troppo bene ormai. Sapeva, sentiva…aveva anche capito. Hermione…era tutto.
All’improvviso cominciò a vedere offuscato e Blaise assunse un’aria malinconica, guardando il suo migliore amico.
- Sai,- Draco lasciò che una minuscola lacrima gli solcasse il viso, senza neanche accorgersene -…quando sono stato a casa sua…sua madre…-
- La madre di Hermione?-
- Si, Jane…- continuò vacuo – Mi…lasciava sempre i biscotti la mattina. E la sera…ogni tanto passava a controllare se mi serviva qualcosa o solo per parlare. E poi…il giorno che siamo andati via…- stavolta serrò le mani già insanguinate, sentendo un dolore atroce però nel petto – mi ha abbracciato. Mi ha abbracciato Blaise…- alzò il volto ora bagnato e afferrò con rabbia un libro, scagliandolo dall’altra parte della stanza – Jane mi ha abbracciato quando invece quella maledetta di mia madre se ne frega se io sto per morire o meno! LA ODIO!- gridò, coprendosi la testa con le braccia – NON GLIENA FREGA NIENTE DI ME!-
Blaise stavolta la smise si stare immobile e di ascoltarlo lamentarsi. Si sedette accanto a lui e ignorando le sue proteste gli prese la testa sotto il braccio e lo strinse forte contro la sua spalla, lasciandolo urlare.
Gli carezzò i capelli, triste per lui.
- Perché non sei mai venuto via?- gli chiese.
- E dove posso andare?- sussurrò Draco amaramente.
- Lo sai che puoi venire da me.- replicò il moretto ma Malfoy scosse il capo, tirando su col naso – No, ti metterei nei guai ed è l’ultima cosa che voglio. Mio padre smuoverebbe mari e monti per farmela pagare.-
- Perché non mi hai detto prima che di recente è diventato così pressante?-
- Tanto non puoi fare niente.-
- No, non è vero. Tutti quanti possiamo darti una mano.-
- Tutti quanti cosa?- Draco scosse il capo, amareggiato – Potter mi ha salvato il culo per un po’ ma mio padre non mollerà mai. Penso quasi che ci sia lui dietro gli attacchi di ieri. Forse sperava che quel demone mi uccidesse per poi farmi diventare uno dei suoi fottuti Mangiamorte. In casa ormai non riesco più a vivere. Lui e Bellatrix finiranno per farmi la pelle davvero…- rise, quasi disgustato di se stesso – La mezzosangue ha sempre avuto ragione. Solo un perfetto deficiente come me se ne sarebbe infischiato fino ad oggi.-
- Hermione forse ti ha fatto capire che la tua vita vale ancora la pena di essere vissuta.-
Draco tacque, poi fissò Blaise…e infine annuì.
- Si, la mia vita vale ancora qualcosa…- disse, pacato – come quella della Granger. E non voglio che le capiti di nuovo qualcosa. Quindi d’ora in avanti non correrà più nessun rischio, lo giuro.-
- Anche se così rischi di perderla?-
Il biondo lo guardò con gli occhi argentei ancora lucidi, poi sorrise…sorrise davvero.
- Sai che avevi ragione?-
- Io ho sempre ragione.- ridacchiò Zabini con aria teatrale – Dovresti darmi retta più spesso.-
- Ma non questa volta,- continuò Malfoy sospirando – questa volta devo tenere al sicuro qualcuno per davvero. Non ce la faccio per me stesso, forse con lei saprò fare di meglio.-
Blaise sorrise a sua volta, quasi orgoglioso. Gli carezzò il capo, poi scese dal letto e si avviò alla porta.
- Vado a prenderti la cena, principe.- gli disse – Quando torno parliamo ancora.-
- Tanto non mi farai cambiare idea.-
- Vedremo.- sogghignò il moretto con gli occhi blu illuminati da una strana consapevolezza – E poi mi devi raccontare di questa Jane. Se t’ha preso per la gola col cioccolato allora è davvero mitica. Fai il bravo che torno subito.- e lo lasciò solo, nel silenzio più completo.
Draco però dopo un attimo perse la sua aria serena, appena ritrovata. Ritornò a fissare il vuoto, consapevole di stare per mettere la parola fine all’unico sentimento che l’avesse mai reso felice, protetto. Al sicuro.
Come voleva che al sicuro stesse anche lei. E l’unico modo era lasciarla andare.
Non era solo Pansy…era lui, il suo ambiente, le cattiverie di cui lei era già circondata.
No, non poteva più farne parte. Doveva uscire dalla sua vita.
Quella sera stessa le disse addio, col pensiero e col cuore, ormai deciso a salvare almeno una vita a cui davvero tenesse.
 
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