Capitolo 14°

« Older   Newer »
  Share  
Galya
view post Posted on 4/2/2009, 20:58




Negli spogliatoi c’era un fracasso bestiale.
Harry James Potter si levò la maglia, guardando Lucas e Marcus corrersi dietro con degli asciugamani arrotolati, ridendo contenti. Avevano appena vinto contro Tassorosso e a Grifondoro li aspettava il solito indecente festino per quella sera. La partita si era svolta in via del tutto speciale di mattina, in mezzo alla settimana, e ora dovevano tornare alle loro lezioni.
Fuori c’era un timido sole e una leggera brezza. Giornata ideale per andare da Hagrid.
Fece in tempo a ficcarsi i pantaloni della divisa, quando entrò Elettra sparata, ignorando le nudità dei compagni.
- Harry! Harry è un disastro!- gridò, correndo da lui con la Gazzetta dei Deficienti in mano, come ormai la chiamava Hermione – Guarda cos’hanno pubblicato!-
Il moretto si armò di santa pazienza, anche se già sapeva che erano cattive notizie. Anzi…furono pessime!

"Dieci persone morte Bigsdale Ville, nei pressi della grande scuola di magia di Hogwarts. Le autorità si sono recate immediatamente sul posto ma nessuno pare abbia visto nulla. Le vittime sono state bruciate vive e quindi non ancora identificate ma ognuna portava sul corpo, precisamente in mezzo agli occhi, un marchio impresso a fuoco.
I dieci maghi e streghe erano tutti rappresentati della gloriosa Setta del Nibbio."

Harry sollevò gli occhi sulla sua cacciatrice che ricambiò l’occhiata allarmata, poi tornò alla lettura.

"A quanto hanno portato fino ad ora le ricerche, è stato scoperto che il marchio usato è quello dei servi del defunto Lord Oscuro. Il Ministero della Magia per ora non ha ancora risposto alle accuse lanciate dalla popolazione che vive nella paura di un ritorno ma a questo proposito sono stati mandati i primi Dissennatori da Azkaban a perlustrare il territorio, seguiti dai famosi Cacciatori un tempo sotto l’ordinanza di Maximilian del casato dei Lancaster. Tutt’oggi uno dei Cacciatori insegna Difesa contro le arti Oscure ad Hogwarts, al settimo anno, Tristan Mckay e questo potrà in un futuro facilitare le indagini. Gli altri tre Cacciatori del Ministero della Magia sono oggi in viaggio verso la famosa scuola.
Le ultime fonti hanno inoltre indicato, tramite gli occhi dei veggenti del Responsabile Groober, Responsabile dei Rapporti con gli Esseri d’Ombra, che le forze oscure sono in movimento.
Tutto questo è stato certificato dai ritrovamenti di ieri notte: due famiglie di maghi mezzosangue sono state trovate uccise nelle loro case, a Londra. Sulle loro fronti lo stesso marchio degli abitanti di Bigsdale."

- Cazzo…- sussurrò Harry, passandosi una mano sul viso – Non è possibile.-
- Stanno dando di nuovo la caccia ai mezzosangue.- mormorò Elettra tristemente – Ho paura.-
Lui alzò lo sguardo, poi le passò un braccio attorno al collo e la strinse forte.
- Tranquilla. Hermione non la toccherà più nessuno.-
La sua cacciatrice annuì. Si sedette al suo fianco, continuando a stargli abbracciata.
- E’ ancora…Tu-Sai-Chi?-
- No, gl’idioti che gli andavano appresso.- le spiegò serio – Sono tantini ma deboli, non preoccuparti.-
- Però…sono sempre tanti. E tu, Hermione e Ron solo tre.-
Harry sospirò. Elettra aveva ragione. Aveva fin troppo ragione. Ora al posto di un grande nemico ne aveva tanti più piccoli, ma insidiosi e senza nome, senza un volto. Non sapeva chi fossero, almeno finché Lucilla non avesse ritrovato il libro che tanto cercava e non sapeva nemmeno quando o come avrebbero attaccato. Non conosceva le forze in campo questa volta. Potevano essere ovunque…e stavano già mietendo vittime.
Stavano colpendo i mezzosangue. Tutte le famiglie dei mezzosangue.
Quando uscì dagli spogliatoi accompagnò Elettra alla sua classe e intanto continuarono a parlare. La loro preoccupazione era tutta per i precedenti incidenti accaduti alla scuola e per quelle morti fin troppo limpide. Quello era un attacco preciso. Lo stavano provocando. Stavano sterminando tutte le famiglie babbane, per di più firmando i loro crimini con una V incisa a fuoco. Se non era una dichiarazione di guerra quella…
Infilò la Sala Grande e in un nano secondo tutti gli occhi di Hogwarts gli furono puntati addosso.
Da secoli ci era abituato, quindi assunse la tipica aria del signor Draco Malfoy e snobbando allegramente i presenti si diresse dai suoi amici. Ron neanche sollevò lo sguardo dai suoi libri.
- Solita giornata eh?- gli disse.
- Spiaccicata tante altre. Hai letto il giornale?-
- Calì me l’ha sbattuto sotto il naso appena sveglio.- Weasley sollevò appena gli occhi dall’espressione a metà fra l’allarmato e il rassegnato – Sembra impossibile stare tranquilli almeno l’ultimo anno, a quanto pare.-
- Già…- Harry gli sorrise mesto, guardandosi in giro – Hermione?-
Ron stavolta serrò la mascella e anche la mano sul tomo di Divinazione.
- Diciamo…che i Serpeverde con questa storia delle morti dei mezzosangue hanno avuto terreno fertile per ricominciare a dire stronzate. Harry, ti avviso adesso…- il suo tono era terribilmente serio – Io me ne frego della punizione. Vogliono segarmi? Che lo facciano. Ma se sento ancora che la prendono in giro dicendole che sta rischiando la pelle io li ammazzo tutti quanti. Se devo ficcare un ceffone alla Leptis ti giuro che neanche tu riuscirai a fermarmi.-
- Calma, calma…- il moretto sospirò, passandosi una mano fra i capelli. Dio…dovevano muoversi il più in fretta possibile. Stavolta in pericolo non era solo lui. Ma tutti i mezzosangue.
In quel momento sentì delle ghignate svenevoli dal tavolo delle serpi e per trattenere più di un suo compagno dovette davvero impegnarsi molto. Pranzarono, poi filarono dalla Sprite nelle serre per l’usuale raccolta delle bacche rosse primaverili. Era presto, febbraio ancora non era finito ma quell’anno erano cresciute prima. La Cooman naturalmente ci aveva visto un segno del diavolo ma a quel punto nessuno l’ascoltava più.
Quel giorno la serra n° 4 era invasa anche da matricole.
Quelli del settimo naturalmente si divertirono a fare i padroni mentre i poveri nanerottoli del primo anno dovettero subirne di tutti i colori, anche se finalmente videro il famoso Harry Potter non più solo in foto o di sfuggita. Le ragazzine si erano rifatte gli occhi, sbattendoli a più non posso verso il Grifondoro che però in testa aveva decisamente altro. Si mise a raccogliere bacche urlanti insieme a Blaise che a sua volta era parecchio taciturno.
Almeno fino a quando non ruppe il ghiaccio.
- Come va?-
Harry alzò le spalle – Come vuoi che vada? E tu?-
Zabini rise malinconico, andando al sodo – Lei è una brava persona.-
- Come quelle che sono morte ieri notte.-
- Già…- ora gli occhi blu di Blaise erano velati di tristezza. Continuò a usare le tronchesi come un automa tanto che Harry si dispiacque davvero. Blaise era un ragazzo in gamba, sensibile e intelligente. Di certo non doveva essere facile vivere nella sua casa, in un momento come quello.
E come volevasi dimostrare sentì una ghignata perfida alle loro spalle.
- Già! Sono morti in otto! Ridicolo…- era la Parkinson che si sganasciava acidamente con le sue colleghe – Incredibile, mi chiedo come dei maghi, anche se mezzosangue, possano morire così facilmente! Dovevano essere davvero deboli!-
Stavolta Ron non lo trattenne davvero nessuno.
- E allora?- ringhiò rabbioso – Ammesso e non concesso che fossero deboli per te meritavano di morire?-
Pansy lo fissò sdegnosa. – Non dico questo…dico solo che i mezzosangue hanno più probabilità di morire, data la situazione. E se fossero dei degni maghi, come i purosangue Weasley, non farebbero fini tanto ingloriose.-
- Già, hai ragione.- ghignò Nott con perfidia – In fondo in mezzosangue hanno una marcia in meno.-
- L’unica cosa che hanno in meno dei purosangue come voi è un cervello grande quanto una noce!- ringhiò il rossino andando ad affrontare Nott sotto il suo naso. Peccato che fosse già attorniato da Goyle e Tiger e gli rise ancora in faccia.
- Ah…Weasley, sento puzza di bruciato…oh, sbagliavo…hai paura che facciano un bello stampino in fronte a qualcuno?- e con la coda dell’occhio fissò eloquentemente Hermione, in disparte – Pensa che carina…con una bella bruciatura in mezzo agli occhi…-
Non fece in tempo a finire che il Grifondoro l’afferrò per la camicia, scatenando un putiferio ma Harry arrivò immediatamente a bloccare il suo migliore amico per le spalle, spingendolo lontano e anche Nott stavolta venne spinto violentemente indietro. I Serpeverde fissarono Draco Malfoy con gli occhi sgranati, vedendo la sua espressione imbestialita. Era arrivato in ritardo alla lezione e aveva assistito solo all’ultima parte della lite.
- Che cazzo stavi facendo?- sibilò a Nott.
- Che cazzo fai tu Draco!- replicò quello allibito – Stavo solo parlando con Weasley…- e alzò la Gazzetta del Profeta, ridacchiando – In fondo gli ho solo detto la verità!-
- Vaffanculo Nott!- ringhiò Ron – Sai che ti dico? Spero di vedere te morto per terra!-
Mentre i Grifondoro cercavano di calmare il rossino, Draco incontrò lo sguardo terreo di una persona…e si sentì male.
Afferrò la Gazzetta e la ruppe in mille pezzi, buttandoli addosso a Nott e a Pansy.
- Prima di dire altre stronzate ragionate!- disse ancora, con voce roca e pericolosa – Se Potter non avesse trattenuto il suo compare ora probabilmente vi ritrovereste entrambi dalla Chips! E non intendo passare di nuovo altri mesi nella merda per voi due, mi sono spiegato bene?-
Tutti tacquero, Grifondoro compresi.
- Non ho sentito la risposta!-
- Si…- sussurrarono, a testa bassa.
- Perfetto.- Draco infilò i guanti – E adesso tornate a fare quello che facevate prima!- così si diresse da Hermione che nel frattempo era tornata a staccare le bacche dai ramoscelli. Una volta accanto a lei si mise al lavoro, senza rivolgerle la parola, esattamente come fece la Grifoncina anche se senza farsi vedere continuò a osservarla di sottecchi. La sua espressione addolorata gli rovesciò la vergogna nelle vene. Per quanto le sue credenze sui mezzosangue lo avessero portato più volte a comportarsi come un vero bastardo…negli ultimi tempi qualcosa aveva iniziato a cambiare in lui. Lentamente quel sentimento era cresciuto…era nato in un terreno arido ma continuava a crescere, a mettere radici. E ora quelle radici stavano sgretolando ogni sua convinzione. Sospirò, maledicendosi…
Quando la Sprite entrò nella serra rimase abbagliata nel sentire un tale silenzio. Nessuno parlava, nessuno che s’insultava. Una cosa mai accaduta.
E lo stesso accadde da Hagrid, nei pressi della Foresta.
Un bel sole caldo filtrava dai rami, addolcendo l’atmosfera.
Quel giorno stavano osservando e descrivendo dettagliatamente la nascita di un Pietroghiro da un uovo con un guscio spesso almeno dieci pollici. Non era un animaletto particolarmente grazioso, questo lo avevano ammesso tutti quanti, perfino Hagrid, ma quando si mise a fare versi…le ragazze andarono in delirio. Emetteva suoni così dolci che il suo aspetto passò in secondo piano. Stavano tutti svaccati contro il muretto del recinto e per quella ricerca c’impiegarono due ore esatte, peccato che già dopo un po’ qualcuno prese a girarsi i pollici.
Hermione stava col capo contro la pietra, gli occhi chiusi…e riposare.
Draco era al suo fianco e da quando si era appisolata la guardava, senza vedere nient’altro.
E se…avessero colpito anche lei? Di nuovo?
No…
All’improvviso una farfalla minuscola, bianca e nera, si posò sul naso della Grifoncina che aprì gli occhi lentamente. La sua espressione buffa lo fece sorridere a mezze labbra, il massimo che aveva mai fatto, e lei subito volse lo sguardo.
La farfalla volò via mentre si guardavano. Fu solo un breve istante perché Malfoy si affrettò a cambiare espressione.
Hermione deglutì…abbassando lo sguardo sui suoi appunti.
- Adesso possiamo parlare?- chiese.
Ma Draco si mise velocemente in piedi, raccogliendo tutta la sua roba. Stava scappando di nuovo ma lei stavolta non aveva intenzione di demordere. Se ne accorse quando cominciò ad incamminarsi come un forsennato e lei lo seguì quasi di corsa. Quando furono abbastanza lontani lo afferrò anche per il mantello, rischiando di strozzarlo. Gli caddero di mano tutti i libri e cacciò un’imprecazione.
- Si può sapere che diavolo vuoi?- tuonò, furente con se stesso per la sua vigliaccheria.
- Dobbiamo parlare!- sbottò la Grifoncina – Sono giorni che fai finta che non esisto!-
- Bhè, una volta me l’hai pure chiesto no? Dovresti essere contenta!-
Hermione scosse il capo, cercando di trovare le parole adatte…
- Senti…- iniziò, stringendosi le mani per il nervoso – Per me non è facile…non ricordo niente ma…-
- Sentimi tu Granger!- esplose, deciso a non voler neanche iniziare quel discorso – Tu e io non ci dobbiamo niente! Abbiamo stabilito fin dall’inizio che ad entrambi non piace avere debiti con l’altro. Li abbiamo pagati e rispettati tutti mi pare, quindi lasciami in pace!-
- Malfoy mi dispiace…-
Il biondino riprese tutte le sue cose e tornò a incamminarsi, furibondo. Non voleva sentire niente…niente!
- Mi spiace per quello che ti ho detto… sul fatto che non pensi alla tua vita…ai tuoi genitori…-
Ma Hermione stavolta si fece indietro, bloccandosi, perché quando Draco si voltò verso di lei fulmineamente aveva gli occhi argentei tanto contratti da farle temere che l’avrebbe picchiata.
- Non t’azzardare…- le sibilò puntandole il dito addosso – Non t’azzardare mai a ficcarti nella mia vita, Granger! Non provarci mai più! SONO STRAMALEDETTI FATTI MIEI SE FINO AD OGGI HO RISCHIATO DI MORIRE! Non sono affari tuoi!-
Ora Hermione tremava, con gli occhi ludici – Io volevo solo scusarmi…-
- Non me ne frega un cazzo delle tue scuse!- gridò il Serpeverde fuori di sé – Come non me ne frega niente di quello che ti passava per la testa quando me l’hai detto! Non ficcarti mai più nelle questioni della mia famiglia, sono stato chiaro? Mai più! Ciò che succede fra me, mio padre e mia madre sono stramaledetti fatti miei!- si passò una mano fra i capelli, ghignando perfidamente – Ma che cazzo ne parlo con te…-
- Malfoy…per favore…-
- No!- la fissò quasi disperato, amareggiato e deluso – Non saprai mai…tu non puoi capire! Se solo una mezzosangue, non sai che cazzo sto passando! Non dovremmo neanche parlarne!-
Lei stavolta tacque, restando impalata davanti a lui. Il sole quasi l’accecava…ma annuì, sorridendo in modo strano.
- Già, cosa posso capire io…di una persona che potrebbe morire…- disse, a bassa voce.
E Draco si rese conto del suo grave errore in quel momento.
- Granger io…- allungò il braccio per toccarla ma Hermione gli scostò la mano di scatto, come se si fosse scottata. Poi gli voltò le spalle per non fargli vedere che piangeva e tornò dal gruppo, lasciandolo definitivamente solo.
Solo, a chiedere a se stesso quale rabbia si agitasse mai in lui, per permettergli di mandare all’aria la cosa a cui più tenesse. L’odio per suo padre lo stava lentamente massacrando. Si stava distruggendo da solo…
E aveva fatto a pezzi anche lei.
Al tramonto e al fine delle lezioni, Hermione non andò in biblioteca, non tornò a Grifondoro.
Si chiuse nel bagno di Mirtilla e col viso rigato di lacrime e gli occhi rossi e pesti rimase a guardarsi, davanti a uno specchio. Con tutto il peso contro il bordo del lavandino, si lasciò andare all’evidenza.
Aveva sempre avuto ragione Harry. Sempre…
Lui non l’avrebbe mai, mai, mai amata…
" Non saprai mai…tu non puoi capire! Se solo una mezzosangue, non sai che cazzo sto passando!"
Draco gliel’aveva dovuto urlare. Gliel’aveva dovuto sbattere in faccia altrimenti lei avrebbe continuato a sperare. E ora anche la speranza era finita. Un’altra lacrima le rigò la gota arrossata e la sfregò con forza, continuando a piangere disperatamente. Non c’era scampo, purtroppo…
Aveva sempre saputo che era rischioso ma era andata avanti. Si era innamorata, aveva lasciato il suo cuore in pasto ai lupi e le era stato fatto a pezzi. Non poteva biasimare che se stessa. Era stata una sciocca a pensare di potergli stare vicino. Una stupida…
- Bene, a quanto pare ancora non capisci Granger…-
Hermione rise, senza neanche doverla vedere nel riflesso dello specchio.
Alzò lo sguardo, pulendosi il viso come poteva.
- Mi sembrava che l’avvertimento fosse stato chiaro.-
Pansy Parkinson si fece avanti circondata dalla Leptis, la Bulstrode e quell’orrendo essere di Emmaline Stoks.
Si lavò il viso con l’acqua, poi si volse verso di loro, ben sapendo cosa volevano.
Se l’era aspettata quella visita. E anche cercata in un certo senso…
Pansy si fece a un passo da lei. Gli occhi neri duri come pezzi di ghiaccio e l’espressione feroce di chi difende ciò che è suo. L’aveva vista correre dietro a Draco quel pomeriggio…e folle di rabbia si era anche accorta che il suo ex da qualche tempo aveva modificato il suo carattere, alcune parti di sé che l’avevano fatto il principe dei Serpeverde. Era cambiato…e tutto per colpa di quella maledetta Grifondoro.
- Che ti sei messa in testa?- rise Lavinia, appoggiata alla porta per non far entrare nessuno – Dì Granger, non li leggi i giornali? Fra un po’ verranno a farti la festa e continui a fare l’oca con Draco…e pensare che credevo di essere stata abbastanza chiara col mio incantesimo.-
- Siete state chiarissime.- replicò Hermione a bassa voce, senza neanche guardarle.
Millicent Bulstrode rise con vocetta stridula mentre a sua volta la Stock guardava Pansy come se attendesse solo di vedere che aveva in mente. Ma fu subito chiaro quando Hermione subì una violenta spinta contro il lavandino. Picchiò il fianco destro, sentendo un dolore fortissimo. Si piegò con la mano sull'anca dolorante ma fu solo l’inizio.
…Dopo, quando tutto fu finito, Hermione cercò di alzarsi da terra ma riuscì solo a farsi del male…
E ricominciò a piangere, ma stavolta di rabbia…

Nello studio di Silente c’era una piccola riunione. Alcune brave persone, fra cui Piton, si erano riunite per discutere dell’increscioso avvenimento di alcune notti prima, quando la scuola era stata invasa.
La Mcgranitt e Mckay se ne stavano seduti da una parte, la Cooman nel mezzo, Vitius con tre cuscini sotto il fondoschiena, Raimond stava in piedi e Piton andava su e giù per lo studio mentre Lucilla si sorbiva il the seduta sul divano con Funny appollaiata sul bracciolo.
Il preside di sollazzava col the al limone a sua volta, più i biscotti.
- Insomma, cosa vogliamo fare a questo punto?- sbottò la Cooman – Non si può andare avanti così!-
- Infatti, ma dobbiamo sapere a cosa andiamo incontro stavolta.- replicò Piton velenoso come suo solito – Anni fa sapevamo qual era il problema ma adesso cosa suggerisci? La palla di vetro non serve!-
- La mia sfera non ha mai sbagliato!- replicò quella indignata ma anche la Mcgranitt stavolta fu d’accordo col capo della casa avversaria, da non credersi.
- Sono d’accordo col professor Piton, Albus.- disse la strega – Con gli avvenimenti a scuola e gli incidenti della notte scorsa, Caramell manderà di nuovo i Dissennatori. Tendo a ricordare che solo metà degli studenti di Hogwarts è purosangue. Gli altri sono tutti in pericolo…- prese fiato, poi guardò Lucilla – Senza contare che presto tutti i servi di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato sapranno della tua presenza qua.-
- E come?- borbottò Raimond.
- Oh, per l’amor del cielo!- replicò la Mcgranitt scocciata – Praticamente tutto il dormitorio dei Serpeverde è una cloaca dei servi di Tu-Sai-Chi! Ma Caramell si rifiuta di ascoltare!-
- Quindi lo sapranno già!- allibì la Cooman – Dobbiamo farla fuggire subito!-
- Veramente non lo sanno…nessuno dei genitori dei Serpeverde sa della sua presenza…- borbottò Tristan all’improvviso, con aria da cucciolo – Ecco…da quando Lucilla si è fatta vedere ho pensato che gli studenti coinvolti avrebbero potuto avvisare casa. Così…ho bloccato la posta…-
Ora tutti, Silente compreso, lo guardavano con gli occhi a palla.
Si agitò un attimo sulla sedia, intimidito da quegli sguardi – Non ho mica ammazzato i gufi…-
- Tristan io mi chiedo dove hai la testa…- sospirò la Mcgranitt scuotendo il capo – Comunque ha ritardato le notizie, questo è vero. Ma non possiamo andare avanti così ancora per molto.-
- Infatti, visto che c’era gente l’altra notte.- L’Auror guardò il preside con serietà – Me ne sono accorto quando sono uscito dalla fontana. C’erano una ventina di persone fuori dalla porta del pendolo, solo tre di esse respiravano. Una era una donna…-
Piton si lasciò andare sul divano, accanto a Lucilla.
- Fantastico.- si lasciò sfuggire.
- Oh, andiamo…- la Cooman deglutì, un po’ allarmata – Forse dovremmo rimandare la signorina a casa sua.-
- E come vivrebbe?- borbottò Piton che a suo tempo aveva avuto in Lucilla Lancaster la sua pupilla adorata – Non ha finito la scuola. Non ha terminato il M.A.G.O! Non ha un titolo se non il suo cognome!-
- Che poi è più una condanna…- disse Tristan, prendendosi dietro un cuscino dalla mora.
- Sul serio, non si può mandarla via.- continuò Severus verso gli altri insegnanti – Siamo realistici, senza titolo di studio non potrebbe neanche prendere delle false sembianze. Senza M.A.G.O non…- ma stavolta la mezzo demone lo interruppe, sogghignando amara – Ho fatto il VOLDEMORT. Dice che non va bene?-
- Per amor del cielo Lucilla!- sbottò la Mcgranitt – Non è il momento di scherzare! Ci serve la Lista di tua sorella o non andremo da nessuna parte in questo modo!-
- Dove hai guardato Lucilla?- le chiese Silente tranquillo.
- A Serpeverde, nella Camera …- iniziò.
- Sei entrata nella Camera dei Segreti?- alitò Piton.
La mora tacque un secondo, per lasciare che digerissero la notizia visto che non poteva certo aggiungere che uno dei professori a suo tempo ci aveva fatto la festa di compleanno dei diciassette con birra babbana, travestiti e orge, poi proseguì – Ho guardato in ogni cunicolo di Hogwarts, sotto la fontana, a casa di Hagrid, nella Foresta…niente.-
- Stavo pensando di portarla a Hogsmade.- se ne uscì Tristan – Lì ci passavamo tanto tempo da studenti.-
- Si, è possibile.- annuì Silente – Voi continuate pure le ricerche, io e i professori nel frattempo ci occuperemo della fuga di notizie, ragazzi.-
- Come la mettiamo con la morte delle famiglie mezzosangue?- chiese Lucilla, improvvisamente con voce gelida – Questo posto non era sicuro quando ero studentessa io, figurarsi adesso con Potter, senza offesa Silente.-
- No, hai ragione…per questo Tristan si sta dando da fare. Sono rimasto stupito quando giorni fa i ragazzi tutti insieme hanno affrontato quei mostri. Hanno dimostrato un eccezionale senso di difesa e anche la pratica non è stata male. Stai facendo miracoli…- rise e l’Auror sorrise a sua volta – Ma devono ancora imparare tanto e i Cacciatori stanno venendo qua. Li avremo sul collo…dovrò faticare non poco per convincerli che Lucilla è innocua…- poi capendo di aver usato il termine sbagliato si versò da bere il the che detestava, per glissare – E poi…c’è anche un altro problema.-
- E sarebbe?- chiese Raimond.
- Bhè…i Dissennatori non la sentono.- disse pacato – E non posso non possono farle nulla, questo è evidente ma…c’è sempre da aspettarsi qualcosa dagli indovini di Caramell. Se quello viene a sapere che in questa scuola gira una mezzo demone che era sposata con l’essere che ci ha quasi rovinati tutti verrà fuori il casino del secolo.-
- Pur non apprezzando la terminologia…il succo è chiaro.- sibilò Piton – La Lancaster si è dimostrata all’altezza di ogni situazione, signor preside, ma non dobbiamo scordarci che i cacciatori di demoni potrebbero avvertire la sua presenza con l’aiuto degli indovini. I Dissennatori arriveranno presto, insieme a ogni Cacciatore di mostri e demoni, Auror o Mangiamorte…e tutti per ucciderla.-
- Insieme a Harry Potter.- sussurrò Lucilla.
- Già.- Silente si alzò, per andarle davanti. Le prese le mani, sorridendole dolcemente.
- Mia cara…tu hai già fatto tanto, sei debole e stanca dalla lunga prigionia. So che non vorrai stare a guardare ma ti chiedo solo di fare attenzione. In questi anni abbiamo già perso molti buoni amici.-
- Non vogliamo che ti succeda qualcosa.- andò avanti la Mcgranitt – Otto anni fa hai dimostrato di poter fare da sola ed eri ancora una bambina. Ora sei cresciuta ma hai noi. Lascia che ti aiutiamo.-
- E’ inutile sprecare il fiato.- rise Tristan, appoggiandosi pigramente al bracciolo della poltrona – Non vi chiederà mai aiuto ma ignoratela e dateglielo lo stesso. Con il vostro permesso direi di fare una riunione una volta ogni tre giorni, per aggiornarci. La signorina Lancaster la seguo io.-
- E chi te l’ha chiesto?- replicò lei bellicosa.
- Nessuno ma sono l’unico che può starti dietro.-
- Su questo non ci sono mai stati dubbi.- borbottò Piton, ironico – Perfetto. Io torno alle mie occupazione e se trovate nella posta qualcosa di sospetto vorrei esserne informato, Mckay. E vedi di non fare disastri coi gufi.-
- Certo prof.-
- Bene.- poi si voltò verso Lucilla – Se ti serve qualcosa vieni a chiamarmi.-
- La ringrazio.- replicò lei – Buona serata.-
A poco a poco uscirono tutti e cane e gatto si ritrovarono in corridoio, a pensare come agire.
- Si torna ad Hogsmade.- bofonchiò l’Auror sorridendo, incamminandosi.
- Già…sembrano passati secoli…- mormorò Lucilla, alle sue spalle.
Lui si voltò, guardandola a lungo.
- Che c’è?-
- Dopo cena vieni in camera mia.-
Stavolta l’espressione della mezzo demone si fece un tantino stralunata – Prego?-
- Per parlare. Ti racconto dell’ultimo anno.-
Alla sua faccia ancora scettica, Mckay levò le mani in segno di resa.
- Non ci provo. Lo giuro.-
- La tua parola vale quanto la mia.-
- Si ma sei sempre stata brava a trattenermi no? Dai…- la supplicò dolcemente – Ho tante foto! Lo so che ti farebbe piacere e ho anche l’asso nella manica: Jake Marshall in mutande alla consegna del M.A.G.O!-
- Questo è un colpo basso.-
- Esatto dolcezza. Comunque non puoi neanche restare nella torre.- andò avanti Tristan con un sospiro – Quello è il primo posto dove i Cacciatori andranno a guardare.-
- Quindi?-
- Ti ricordi la prima regola della fuga?-
- "Nascondersi sotto gli occhi di tutti."-
- Bingo, perciò fai le valige e vieni a dormire in camera mia.-
- Certo. Contaci. Sono già là.-
- Non sto scherzando.- sbuffò il biondo sagace – Non puoi restare lì né farti vedere troppo in giro dagli studenti. Posso fermare i gufi di quelli del settimo anno ma non di tutta la casa di Salazar.-
- Basterà giocare un po’ al tiro a segno, capirai…-
- No, vieni in camera mia. Punto e basta. Ordine del professore.-
- Non c’è niente che tu possa insegnarmi.- sibilò fissandolo coi suoi occhioni azzurri ironici ma Tristan non ne era sicuro. Si abbassò sulla sua bocca, quel tanto da farla ritrarre.
- Cosa vedo…la mia mezzosangue che scappa. E dire che sembri un’esperta anche di questo...-
Lucilla lasciò perdere, scavalcandolo già di nuovo di pessimo umore, specialmente quando sentì quel maledetto sbellicarsi dalle risate e correrle dietro, proprio come tanto tempo prima.

Era passata l’ora di cena quando la Chips finì di guarire il sopracciglio di Hermione.
La Grifoncina non aveva detto una parola durante tutte le due ore che era stata lì…
Quando la strega le aveva chiesto cosa le fosse accaduto lei aveva semplicemente detto che era caduta dalle scale ma la Chips naturalmente non l’aveva bevuta. Il polso contuso, la caviglia escoriata, il labbro spaccato, il sopracciglio e quei tre graffi sulla guancia destra non potevano certo essere stati provocati da una caduta dalle scale. Specialmente quei graffi…
- Non vuoi dirmi cosa è successo?- continuò la strega, fissandolo severa – Signorina Granger, è la seconda volta che finisci qui e tutto nel giro di una settimana e mezza!-
- Ho detto che sono caduta dalle scale.- replicò la Grifoncina freddamente, quasi sgarbata.
Scese dal lettino e appoggiò il peso del suo corpo su una gamba sola, rinfilandosi la camicia della divisa. La sua schiena aveva qualche livido ma niente di eccessivo. E poi a lei non importava il dolore.
Sentiva solo una grande rabbia dentro. Contro tutti…contro se stessa. Per essere stata debole.
All’improvviso quel rancore sordo esplose, nuovamente. Come se fosse stata di nuovo sotto maleficio.
Stavolta però era lei stessa. Quella rabbia covata in tanti anni rivenne a galla.
Hermione ricordò di colpo quando Pansy l’aveva graffiata….sibilandole che era una sporca mezzosangue. Poi le aveva strappato la catena dal collo, portandosi via la sua Giratempo.
E purtroppo per Harry non fece in tempo ad incrociarla nel corridoio, avvisato in ritardo da una matricola che l’aveva vista in infermeria, altrimenti avrebbe potuto fermarla…fare qualcosa.
Invece la Grifoncina si limitò a trascinarsi fino all’ala ovest di Hogwarts, dove stavano i dormitori dei Serpeverde. Trovò la porta d’entrata ancora piuttosto malandata, grazie a Lucilla, e con facilità riuscì a farla saltare nuovamente con un Bombarda, cosa mai successa in mille anni di vita in quella scuola. Dopo di che scese le scale, avvolta dalla polvere, per ritrovarsi davanti alle facce stravolte degli studenti.
I più giovani la guardarono sconvolti mentre Blaise, seduto sul divano, sgranò gli occhi. La vide in quello stato e corse da lei, preoccupato.
- Herm!- le si parò davanti – Dio, ma cosa ti è successo?-
Lei non gli rispose ma gli puntò addosso la bacchetta, indicandogli di farsi da parte.
- Cosa vuoi fare? Che ti succede?- ripeté il moro fissandola senza capire.
- Si può sapere che diavolo è tutto questo baccano?- era Nott, apparso dalla sua camerata che scrutò la scena con fare divertito. Scoppiò a ridere, ghignando perfidamente. Le batté anche le mani.
- Complimenti Granger…- fece sarcastico – Potevi dirlo che volevi entrare, comunque.-
- Che storia è?- chiese Tiger con la sua aria svagata.
- Chiamate Pansy.- sibilò la Grifoncina, continuando a tenere la bacchetta verso di loro – Subito.-
- Pansy?- Blaise sgranò gli occhi blu – Hermione…che vuoi farle?-
- Ho detto di chiamarmi la Parkinson!- sibilò ancora, più feroce – Ora!-
- E se non lo faccio?- ghignò Nott – Che mi fai?-
- Stupeficium!-
L’intero lampadario scoppiò in mille pezzi. Cadde anche davanti ai piedi dei Serpeverde e Nott capì che non era venuta lì per scherzare. Guardò Zabini di striscio, poi mandò un ragazzino smilzo del secondo anno a chiamare la sua compagna. Quando scese, come una regina, rise immediatamente dello stato della Grifoncina.
- Mezzosangue…mamma mia, sono già arrivati a farti la pelle?- e scoppiò a ridere, facendo ridere a sua volta metà dormitorio – Che t’è successo? Hanno cercato di rovinarti il tuo bel faccino?-
Hermione non disse nulla, anche quando Blaise si voltò a guardarla con espressione dura visto che aveva capito benissimo come mai dei suoi lividi. Cadde un pesante silenzio, poi la Granger tornò a puntare la bacchetta sulla sua nemica.
- Voglio quello che mi hai preso.-
- Cosa vuoi?- la Parkinson sbatté le ciglia con fare da oca – Io non ti ho preso niente.-
- La mia Giratempo.- continuò Hermione velenosa – Dammela. La rivoglio subito.-
Pansy sbuffò capricciosa, levandosela dal collo. Se la dondolò un po’ davanti al naso, poi gliela gettò a terra, con fare disgustato – Ma si…perché indossare qualcosa di una sporca mezzosangue.- le rise in faccia, dandole le spalle – E adesso che ti sei ripresa la tua ridicola clessidra, sparisci…qua mi dai la nausea.-
Stava risalendo le scale per tornare alla sua stanza con Millicent e Lavinia quando impallidì di colpo.
Guardava sulle scale d’entrata e vide l’ultima persona che avrebbe dovuto sapere di quella storia.
Anche Blaise si preparò a un disastro, vista l’espressione del suo migliore amico.
Draco Malfoy scese le scale con un po’ troppa calma. Lasciò la sua scopa in un angolo…e con un’occhiata fece sparire praticamente tutti quanti da quell’entrata, Nott compreso che capì che tirava aria cattiva.
Anche Pansy e Lavinia si precipitarono su per le scale e quando il biondo cercò di guardare la sua mezzosangue lei l’aveva già sorpassato, quasi correndo. Le corse dietro, urlandole dietro di fermarsi ma Hermione riuscì a trascinarsi su una sola gamba fin fuori la loro porta distrutta. Una volta lì però Draco riuscì ad afferrarla per la vita e non la mollò più.
- Granger!- urlò mentre lei si dimenava – Dannazione si può sapere che diavolo t’è successo?- la prese per i polsi, visto che gli stava tempestando faccia e torace di pugni – BASTA! Allora? Che t’è successo? Che hai fatto alla faccia? E alla gamba?-
- Sono caduta dalle scale e adesso lasciami!- gli strillò furibonda ma Draco non aveva nessuna intenzione di lasciarla. Non era stupido, anche se lei lo pensava e quei graffi che aveva sulle faccia erano stati fatti da una persona che probabilmente non avrebbe visto sorgere il sole!
- Malfoy lasciami!- gridò ancora, furibonda – Mi fai male!- e stavolta la lasciò sul serio, venendo il suo polso bendato. La sentì anche gemere per il dolore e serrò i pugni. Cazzo, era stata picchiata stavolta! Per colpa sua!
- E’ stata Pansy?- le sibilò furibondo.
- Ti ho detto che sono caduta dalla scale.- replicò lei, velenosa – E ora fammi passare!- ma lui non si mosse. Rimase impalato davanti a lei, sfidandola a oltrepassarlo. La prese per le spalle, costringendola a guardarlo.
- Credi che sia così scemo da crederci? Perché sei così orgogliosa accidenti a te?!- gridò ma la Grifoncina a quel punto lo guardò quasi con odio. I suoi occhi dorati s’incendiarono mentre lo spingeva lontano.
- Ti ho detto che sono caduta dalle scale. Le tue amiche non centrano niente. Sono stata abbastanza chiara Malfoy?-
- Non prendermi in giro…- replicò a sua volta, con voce gelida – Non insultare la mia intelligenza!-
- Sei tu che non capisci.- continuò rabbiosa – Fra le righe ti ho appena detto di pensare ai fatti tuoi.-
- Questi sono fatti miei!- gridò, afferrandola di nuovo per non lasciarla scappare – Tu sei affare mio!-
- IO NON SONO BEL NIENTE PER TE!-
Hermione aveva sentito le sue parole e la rabbia, unita a un dolore lancinante, le era scoppiata dentro, inondandola come un fiume in piena. Ora però piangeva sul serio…le lacrime tornarono a scorrere così violentemente che Draco dovette sorreggerla. Se la strinse contro, anche se lei continuava a lottare.
La strinse tanto forte da farle male, da farsi male…
Ma averla fra le braccia era quello che voleva. Lui era così…prendeva ciò che voleva, l’avrebbe usata…
L’avrebbe avuta fino a farle male. L’avrebbe posseduta fin nell’anima.
Si sarebbero azzannati a vicenda, alla fine di quella storia.
La voleva. Non poteva resistere. Era solo sua. Solo sua…
- Dimmelo…- le sussurrò all’orecchio.
Aspettava solo un si. Un piccolo assenso e poi l’avrebbe baciata. Avrebbe voluto possederla anche lì. Farla sua. Fondersi in una notte, averla fin nell’anima. Ma lei tacque, senza mollare.
Lottava, lottava disperatamente. Con tutte le sue forze. Era come un’agonia.
Hermione sentiva di doverlo fare. O per lei presto non ci sarebbe stata più speranza di salvarsi dalla trappola di quell’angelo maledetto che le aveva rubato il cuore e il senno.
Anche in quel momento il suo orgoglio le impediva di cedere.
Con la vista ancora annebbiata cercò di scostarsi, ma lui era ancora troppo forte.
Stare nella sua trappola la faceva in un certo modo sentire…a casa. Era tutto ciò che desiderava cedere, tutto ciò a cui anelava ma non poteva. Non poteva permetterselo. Per quanto avesse bramato quella gabbia dorata… sarebbe sempre stata senza libertà, dietro a quelle sbarre.
Finché il destino non venne a salvarla.
Draco non fece in tempo neanche a vederlo, concentrato com’era nel calmare la Grifoncina ma ricevette un pugno sullo zigomo che lo spedì contro il muro. Per un attimo non vide niente, accecato dal colpo e dal dolore acuto.
Quando riaprì gli occhi Harry Potter gli stava davanti e la mezzosangue era fra le sue braccia.
Ringraziò il cielo che il suo eterno rivale non gli avesse sibilato nulla…perché mai come in quel momento lo sguardo verde di Harry lo fece sentire così male. Un verme. Per la prima volta dopo tanto tempo si sentì minuscolo davanti a lui. Si era sempre sentito pari a lui, altrettanto potente e preparato. Ma ora…
Ora, vedendolo con in braccio la donna che amava, capì quanto in realtà non avrebbe mai potuto eguagliarlo.
Nel cuore della mezzosangue lui e Potter sarebbero sempre stati a due livelli completamente diversi.
Rimase così contro la parete, a guardarlo andare via. Avrebbe preferito prendere altri pugni, farsi pestare a sangue. Tutto, tranne sostenere il suo sguardo…
E la guardava, lì a piangere contro la sua spalla…
Per loro due sarebbe sempre stato così. Lei sarebbe sempre stata infelice.
Era pronto ad averla comunque…anche fra le lacrime?
Harry invece rimase a guardarlo il necessario per fargli capire che quella era stata la sua ultima possibilità. Strinse maggiormente Hermione al petto, poi gli dette le spalle…e non si voltò più indietro.
Basta, ne aveva davvero basta.
Aveva giocato troppo, Malfoy. Non gli avrebbe più permesso di farle una cosa del genere. Mai più.
Una volta nel dormitorio non risparmiò parole feroci. Davanti a Hermione, stesa a letto con lo sguardo perso e Ron sconvolto da quell’ultimo incidente, dette il peggio di sé, dato dalla preoccupazione. Quella notte fu lunghissima…ma niente cambiò. Harry Potter lo capì guardando la sua migliore amica negli occhi.
Lei in quella gabbia ci si era chiusa dentro volontariamente.
 
Top
0 replies since 4/2/2009, 20:58   91 views
  Share