Capitolo 17°

« Older   Newer »
  Share  
Galya
view post Posted on 4/2/2009, 20:54




Edvige tornò col giornale a Grifondoro, lo stesso giornale che anche Leo e tutti gli altri gufi recapitarono a Hogwarts quel sabato mattina d’inizio marzo.
Silente e Lucilla stavano facendo colazione insieme, seduti sulla scrivania stracolma di cartacce a far macello con le briciole, anche se la maggior parte le faceva il vecchio mago visto che la mezzo demone beveva solo the al limone, quando il preside, sfogliando a caso la Gzzetta del Profeta, trovò altri guai.
Altre morti, altri Marchi Neri.
- Mi stanno sfidando.- sussurrò Lucilla con gelido contegno, leggendo attraverso gli occhi del mago.
- Ti avranno visto quella sera quando Tristan ha ucciso Rots. Ha detto di aver visto una ventina di persone fuori dalle porte della scuola, una donna e altri due uomini. Gli altri esseri non respiravano.-
- Demoni impuri. Insetti.- disse calma, portandosi la tazza alla bocca – Non sono loro a preoccuparmi.-
- Cos’è che ti preoccupa?- chiese allora Silente, fissandola attento – Sei abbastanza potente da spazzare via chiunque, mia cara…forse anche me.- e la Lancaster levò lo sguardo azzurro, sorridendo a mezze labbra – Silente, sai bene che non sempre gli allievi eguagliano i maestri. Io ho avuto un ottimo maestro. Che ha fatto grandi e orribili cose. Non partire dal presupposto che io voglia fare ugualmente grandi cose.-
Il vecchio sorrise bonariamente a sua volta, versandole altro the – Mia cara, con te ho imparato che niente è impossibile. Hai saputo sfruttare abilmente i tuoi poteri neri, ma anche la tua parte umana. Sei una strega eccezionale.-
- Che passerà alla storia come la strega tatuata che ha sposato Voldemort e ucciso sua sorella.- Lucilla fece un gesto annoiato con la mano – Lo so, lo so…devo piantarla di pensarci ma perdonami. Sono uscita dalla dimensione senza tempo nella speranza che Harry Potter avesse eliminato ogni nemico, invece scopro che il più pericoloso è ancora vivo e sta cercando di uccidere suo figlio, per farlo diventare un Mangiamorte.-
- Lo porterai con te, vero?-
- Si.- Lucilla guardò fuori dalla finestra da cui filtrava un po’ di sole – Stanotte preparerò i sosia. Quei dannati cosi d’argilla hanno bisogno di una settimana di Alito di Vita o non si muovono neanche se frustati. Oltre che Harry e Draco però vorrei chiederti il permesso di poter portare via anche Ron e Hermione.-
- Certo, immaginavo me l’avresti chiesto.- Silente frugò nel cestino dei biscotti cercando quelli alla cannella – E ti prometto che parlerò personalmente coi genitori di Ron Weasley. Sanno dei guai di Harry da una vita.-
- E per i genitori della ragazza? So che sono babbani…-
- No, è una storia un po’ diversa quella…tempo fa si è presentato il problema ma vedi…Scott Granger, il padre di Hermione, è babbano. Sua madre…è ...stata ripudiata.-
Lucilla alzò un sopracciglio – Non capisco…-
- Ah, tu non lo puoi sapere.- Il preside si lasciò andare contro lo schienale con aria non molto allegra – Prima della tua nascita, c’era ancora la pratica diffusa fra i maghi purosangue di abbandonare i figli illegittimi. La madre di Hermione Granger ha subito questa fine. E’ la figlia illegittima di una grande mago, forse avrai sentito parlare di lui, si chiama Liam Hargrave.-
- Si, so chi è…- allibì la bella mora – Lo conoscevo. È stato un amico di mio padre…e mi sembra impossibile. È sempre stato l’essere più ligio alla forma che abbia mai conosciuto! Era insopportabile con me e mia sorella per il nostro sangue misto ma con papà era un’ottima persona. Mi sembra incredibile che abbia avuto una figlia fuori dal matrimonio…e…che poi l’abbia abbandonata.-
- Ma non è tutto. La pratica era di levare i poteri ai neonati e di abbandonarli nel mondo babbano. Oggi se ne occupa il Ministero di questi casi ma la madre di Hermione Granger fu privata dei suoi poteri e poi adottata dai babbani. Naturalmente non ha mai saputo la verità ma una parte della sua essenza di strega è passata a sua figlia, come vedi. È impossibile che la magia nasca da entrambi genitori babbani.-
- Da non credersi.- rise Lucilla amaramente – Così il nobile casato degli Hargrave ha un’erede.-
- Adesso Liam si starà mangiando le mani temo.-
- E nessuno ha mai pensato di avvisare quella donna…-
- No, è felice e ha la sua vita.- disse Silente tranquillo – E sua figlia non deve sapere nulla. E’ già abbastanza difficile essere mezzosangue in questa scuola, ma anche essere nipoti illegittimi di Hargrave sarebbe l’apoteosi.-
- Non lo dire a me.- frecciò la ragazza con un ghigno.
- Il nome Lancaster è ancora così pesante?- rise il vecchio mago – Andiamo mia cara, tempo fa quando eri un’allieva eri la ragazza più invidiata della scuola.-
- Mi stai confondendo con Lumia. Era lei la reginetta di questo posto.-
- Ah già…marinavi sempre le feste. Non ho mai avuto il piacere di vederti in abito da sera…spero che alla festa di primavera, sabato prossimo prima dell’inizio delle vacanze, mi concederai un ballo.-
- Piuttosto l’inferno.- disse lapidaria, centellinando il the.
- Oh andiamo…Tristan non te l’ha ancora chiesto?-
- Chiesto cosa?- sibilò allargando gli occhi – Non mi dirai che…-
- Bhè, potrebbe chiederti di accompagnarlo. Che male ci sarebbe?- bofonchiò Silente, continuando a ingozzarsi ma la mora ormai era arrivata al panico. Ballare? Festa? Orrore!
Svanì all’istante appena sentì dei passi dietro alla porta dello studio, tanto che il preside continuò a borbottare di festa anche davanti alla faccia stranita di Piton che quando lo richiamò all’ordine gli chiese se si sentiva bene.
Intanto Lucilla riapparve in camera dell’Auror che se l’era squagliata a lezione con quelli del sesto anno.
Cominciò a fare il solco nel pavimento coi suoi tacchi altissimi e improvvisamente gli cascò l’occhio su una cosa strana…per lei, specialmente. Le camicie di Tristan erano sparse sul letto insieme ai suoi pochi vestiti, come di due persone che regolarmente dividevano quel letto…
Posò lo sguardo sulla scrivania e vide i loro libri scombinati insieme. E nel bagno le loro cose buttate per aria, sempre mescolate. Cominciò a sentirsi male…sembrano…sembravano…
Emise un gemito schifato, mentre le veniva la pelle d’oca.
- Ciao Luci…-
Cacciò un grido, voltandosi con una bella palla di fuoco in mano pronta ad incenerirlo, peccato che Tristan riuscì a calmarla, sollevando le mani arrendevolmente e ignorando il fuoco vicino al nasino.
- Bella giornata vero?- le fece giulivo – Fa un caldo…-
Lucilla fece sparire le fiamme, uscendosene con un ringhio – Idiota, potevo ucciderti.-
- Com’è che ti sei spaventata?-
- Pensavo.-
- A cosa?-
- A come evitare domande come queste!- sbuffò – Bhè? Hai già finito le tue lezioni?-
- Non mi vuoi proprio attorno eh?- rise l’Auror, sbattendosi a letto – Hai fatto colazione con Silente? Te l’ha detto che c’è la prossima settimana immagino.-
Eccolo che iniziava… Lucilla si appollaiò in poltrona, afferrando un tomo enorme per sfogliarlo nervosamente. – Si.-
- E ce l’hai il vestito?-
- Sai perfettamente bene che odio le feste.-
- Infatti per sei anni mi hai costretto ad andarci con Lumia.- fece Tristan serafico.
- Ma se saltavi di gioia.-
- Certo, perché vagamente ti assomigliava…-
- …e a fine serata te la calava anche, dillo pure.- finì ironica.
- Che hai mangiato, del veleno?- Tristan si mise a sedere davanti a lei, fissandola curioso e insistente – E allora? Dai, quest’anno puoi anche farti vedere per due miseri minuti sai? Non ti consumiamo guardandoti, tranquilla! E poi sai che ci conosciamo da una vita e non abbiamo mai ballato insieme?-
- Senti me lo spieghi perché per te cose così ridicole sono tanto importanti?- sbottò rabbiosa, chiudendo il libro seccamente – E’ un’angoscia continua! Lucilla fai la brava, Lucilla sii gentile, Lucilla balla e sorridi… cosa credete che sia, una bambola? Spiacente, non ero dell’umore anni e fa e tantomeno adesso!-
- Ok.-
Tristan prese quel lapidario NO piuttosto placidamente, tanto che la mezzo demone lo fissò sbattendo gli occhioni.
- Come prego?-
- Ok.-
Stavolta levò un sopracciglio.
- Hai in mente qualcosa.-
- Oh, questo è assicurato!- rise Mckay passandosi una mano fra i capelli biondi e filando in bagno, lasciando la porta aperta per farsi sentire – Non ti scervellare troppo, amore. Comunque le cose che per te sono ridicole per me restano importanti, esattamente come io continuo a trovare orrenda la tua bella bevanda serale!-
La Lancaster sogghignò perfidamente. Chissà perché ma per tenerselo lontano l’unico modo era ingurgitare ogni notte, prima di andare a letto, un bel calice di sangue sotto lo sguardo schifato del prof.
Se non altro non cercava di baciarla…e poi quel calice era l’unica cosa che la faceva sentire bene e che la rimetteva in forze, alla fine della giornata. E proprio in quel momento un violento capogiro la fece aggrappare ai braccioli della poltrona, prima di cadere a terra. Le solite fitte acuminate le spaccarono la pelle e quando sollevò il braccio scoperto rivide i mille tagli frammentarle crudelmente la pelle.
Digrignò i denti, respingendo il dolore, poi vi passò sopra la mano e i tagli si richiusero.
Quando Tristan uscì dal bagno lei era sparita ma stavolta lui si accorse di una macchia nera, sull’imbottitura dello schienale. La toccò…era fresca.

La mattina dopo finalmente le due case incriminate, di cui tutta la scuola naturalmente chiacchierava, poterono mettere il loro perfido nasino fuori dai rispettivi dormitori.
C’era un tiepido sole e una passeggiata per Hogsmade quel giorno, dopo tanti di castigata prigionia, sembrava il massimo.
Quando Draco Malfoy mise piede nei corridoi di Hogwarts insieme alla sua corte tutti si voltarono a guardarlo, continuando a chiacchierare, oppure abbassavano lo sguardo, capendo bene di quanto nessuno dei Serpeverde fosse dell’umore adatto per farsi sputtanare. Lo stesso accadde a Harry Potter e Ron Weasley che capeggiavano il codazzo da Grifondoro. Le due case s’incontrarono a metà strada e stranamente quando Harry e Draco si ritrovarono naso contro naso non accadde nulla…anzi, per la prima volta in sette anni si dissero anche un blando "Buongiorno!", borbottato tanto per spezzare il ghiaccio che per cortesia.
In giardino c’erano Vitius che accompagnava il sesto anno di Corvonero e Tristan che se ne stava tranquillo e beato a parlare con una ragazzina della scuola, però che nessuno aveva mai visto. Aveva i capelli rossi, raccolti in una coda, snella e sottile, piccoletta e col viso spruzzato di efelidi. Quando Harry se la trovò davanti però capito subito chi fosse, grazie ai suoi bellissimi occhi azzurro ghiaccio.
- Ciao Lucilla.- fece, sorridendo – Come mai così?-
- Non credo che la cittadina sia pronta a rivederla in carne e ossa.- disse Mckay pacato – Ma parliamo di voi signori…complimenti, veramente. Come ve lo siete passato lo svacco ai dormitori eh?-
- Bene per i primi giorni, poi una palla senza fine.- spiegò Blaise con la testa ancora bendata – Non ti dico cosa sono arrivato a rollarmi ieri sera.-
- Sarà meglio.- bofonchiò Tristan – Per il resto state bene o devo riportare a scuola qualcuno a pezzettini?-
- Tutte le ossa sono guarite.- l’assicurò Seamus, con l’occhio ora a posto.
- Bene, niente casini. Mi sono spiegato? E dove sta Hermione?-
Esattamente ciò che in segreto si stava chiedendo qualcuno che si guardava intorno quasi disperatamente, senza però farsi notare. Draco sentì di striscio che la mezzosangue era stata fermata dalla Mcgranitt e che sarebbe arrivata subito dopo. Così cominciarono a salire sulle carrozze, anche se Malfoy cercò fino all’ultimo di salire dopo gli altri, aspettando inconsciamente di rivederla dopo una settimana.
Cazzo, dopo sette giorni c’era uscito pazzo a non poterla rivedere e anche se si era imposto di non dare troppo peso alla cosa, doveva ammettere almeno con se stesso che quella notte a Grifondoro era stato qualcosa che aveva travalicato ogni sua precedente esperienza. Al dormitorio aveva ricordato ogni dettaglio, sognando solo di riaverla.
Droga…era una dannata droga, si disse quando la vide scendere di corsa dalla scalina in felpa, smanicato e jeans.
Le dette vigliaccamente le spalle prima di incontrare il suo sguardo e salì di corsa in carrozza e per il resto del tragitto parlò solo con Blaise, restandogli quasi morbosamente appiccicato. Zabini naturalmente si era accorto di cosa gli stesse accadendo ma non ne aveva fatto parola, aspettando solo confidenze spontanee.
Sulla carrozza con Tristan invece c’erano il terzetto e Lucilla, ben seduta nell’angolo, intenta a guardare il paesaggio che da tanto tempo non vedeva. Ascoltava a sprazzi i racconti degli altri, intenta soprattutto a ricordare…
L’ultima volta che erano stati a Hogsmade lei aveva appena sedici anni.
- Così alla fine della fiera è stata la Parkinson.-
Tristan scosse il capo, sbuffando – Ma che salta in testa a certe ragazzine…-
- Abbiamo deciso di lasciar perdere.- borbottò Harry accanto al finestrino – Hermione ci tiene.-
- E perché?- chiese l’Auror – Quella ha rischiato di ammazzarti davvero Hermy.-
- Bhè, adesso non ci proverà più te l’assicuro.- disse la Grifoncina con la testa completamente altrove – Sa benissimo che se solo si azzarda a guardarmi in un modo che non mi piace la faccio espellere, quindi mi starà alla larga come non ha mai fatto gli anni scorsi. La tranquillità è la sola cosa che m’interessa.-
- Se lo dici tu…- frecciò Ron roteando gli occhi – Per me è un suicidio.-
- Sicuramente per te lo è stato.- ridacchiò il bambino sopravvissuto – E’ andato avanti tutta la settimana a lamentarsi della sua gamba e della sua testa, facendosi coccolare da tutto il dormitorio!-
- Fino a quando Elettra non mi ha affidato Pinky e la pacchia è finita!- continuò Weasley – Al diavolo Harry, tu ed Ele dovreste smetterla con quel maledetto maiale!-
- Maiale?- allibirono Tristan e Lucilla straniti.
- Si, la mia cacciatrice ha un porcellino!- celiò Potter sagace – Non l’hai mai vista alle partite? E’ quella che mi salva sempre coi punti! Non ci fosse lei sarei fregato! E’ bravissima…ma ha un porcellino di nome Pinky che fa un mucchio di disastri per il dormitorio. E poi Elettra è un po’ strana…-
- E’ lesbica.- spiegò meglio Ron.
- Non è lesbica!- sbottò Hermione – Infatti le piace un ragazzo.-
- Cosa? E chi è??- saltarono su i due grifoni.
- Non lo so. Ha detto solo che è innamorata.-
- Un porcellino…- bofonchiò intanto il loro prof di Difesa – L’animale più strano che vidi da studente era il procione di Marshall.- e Lucilla fece un mezzo sogghigno – Già, peccato non sia vissuto a lungo.-
Il viaggio di andata fu molto tranquillo e il sole si riscaldò notevolmente quando arrivarono a Hogsmade.
In giro però non c’era la solita aria tranquilla. I morti ritrovati avevano gettato sulla cittadina un velo di paura e tristezza che non si attenuò neanche con l’arrivo di Harry. Anzi, quando apparve dalla carrozza tutti lo guardarono con sospetto.
- E’ facile per la gente criticare.- disse Ron, dandogli una pacca sulla spalla.
- La gente non sa niente.- disse invece Lucilla, scostando i capelli rossi dal viso – Non sanno e non vogliono vedere. Fanno così solo perché sono dei vigliacchi e come a mio tempo hanno veduto in me il capro espiatorio, ora lo vedono in te. Abituatici bambino sopravvissuto…sarai additato per tutta la vita.-
Il moretto sospirò, annuendo. Si, in effetti l’aveva capito da anni ma…sentirlo era un’altra cosa.
Con gli altri attese che Tristan e Vitius facessero l’appello, poi ebbero tutti quanti modo di andarsene per i fatti loro.
Prima di andarsene con Lucilla però, Mckay si fermò con il terzetto.
- Io e Luci andiamo a spasso, a cercare la Lista. Voi non ficcatevi nei guai.-
- Non possiamo darvi una mano?- chiese Harry ansioso – Io vorrei aiutarvi!-
- Si ma non ti sai ancora Smaterializzare. Lucilla ha fretta e io anche, impiegheremo meno tempo da soli, non temere. Anzi, godetevi questa giornata. Mi sa che ne avrete tutti bisogno.- e li lasciò con gli altri, per Smaterializzarsi insieme alla Lancaster, ora nascosta con il suo vero viso sotto un lungo mantello.
- Speriamo che trovino quella roba sul serio.- bofonchiò il rossino, cacciandosi le mani in tasca – Ci sarebbe utile.-
- Sai che roba, basta che prendi l’elenco dei Serpeverde e spunti due soli nomi, poi sei a cavallo.- ironizzò Harry incamminandosi per la via principale – Oltre a Blaise e a Terry Turner sono tutti servi di Voldemort!-
- Si ma…- Ron lo guardò di striscio, fissando principalmente l’espressione mutevole di Hermione – E per Malferret?-
La Grifoncina infatti parve trasalire ma fissò ostinatamente le vetrine, come se neanche li avesse ascoltati.
- Ha detto che se ne occupa Lucilla.- Potter levò le spalle, fermandosi davanti a Zonco – Vedremo.- peccato che davanti al negozio c’era già una bella folla raccolta. I ragazzi del sesto anno erano rimasti impalati a fissare i giornali distribuiti e Colin Canon corse dal suo mito di sempre, Harry appunto, per fargli vedere l’articolo, stavolta del Cavillo.
Altri maghi uccisi, ben venti nella stessa notte, con quello sfregio in fronte che rappresentava un V.
Anche i Serpeverde sopraggiunsero e quando Blaise prese il giornale cominciò sul serio a preoccuparsi.
Harry digrignò i denti e appallottolò la pagina con forza, gettandola in un cestino.
- Al diavolo…- sibilò rabbioso – Perché se la prendono con chi non centra niente??-
Ron tacque e anche Blaise ma Draco, dopo aver guardato le immagini sulle copie in mano a Millicent, decise di andarsene. Facendolo incontrò lo sguardo senza sentimento di Hermione. Lo resse per un poco, poi infilò una sigaretta in bocca e si dileguò nel primo negozio che gli arrivò a tiro.
Harry invece prese la strada della radura, sempre più furente e rimase a discutere con Ron per più di un’ora senza arrivare a capo di niente. Come anche la Grifoncina, che più si scervellava su quel problema, più non capiva cos’avrebbero potuto fare concretamente per difendersi e difendere gli altri da quegli attacchi.
Stava con Lavanda e Calì in sartoria. Osservava i vari vestiti per la festa di primavera senza veramente guardarli, si lasciava trascinare dall’allegria delle compagne e intanto pensava a ciò che stava succedendo intorno a lei.
A quei morti, ai mezzosangue in pericolo….e a Draco.
Uscì dalla sartoria prima delle altre, dicendo che voleva andare a cercarsi qualcosa da Mr. Jonas e quando si ritrovò in strada rimase impalata fra le persone, vedendo Malfoy uscire in quel momento dall’erboristeria di fronte.
Anche il Serpeverde rimase impalato per qualche secondo, poi decise che era ora di piantarla. Comportarsi da vigliacco era servito per una settimana quando aveva avuto una scusa per non vederla ma ora, oltre a essere steso per il desiderio di baciarla, voleva anche…stare un po’ con lei.
Non seppe dire nemmeno lui come si ritrovarono a fare due passi lungo il sentiero della radura.
Lei gli stava chiedendo della schiena e della spalla.
- Guariscono.- mugugnò, accedendosi l’ennesima sigaretta per il nervoso – Le tue mani?-
Hermione le sollevò davanti al viso, fissando i graffi arrossati – Andrà meglio fra qualche giorno. Erano piene di bruciature.-
Il biondo tacque, ciccando a terra svogliatamente.
Dio, ora più che mai gli mancavano le loro schermaglie…com’era facile parlarle, fingendo di prenderla in giro…
- Hai preso il vestito per la festa?- le chiese, notando di colpo la borsa della pregiata sartoria.
Herm alzò le spalle, sorridendo appena – Le ragazze ci tenevano tanto, ma non sono dell’umore per festeggiare.-
- Già…- disse, pensando all’esplosione. Non sembrava passata una settimana! Ma solo pochi secondi…
Avrebbe voluto chiederle se sarebbe andata con Potter ma non ce la fece, così continuarono a camminare in silenzio quasi perfetto, incuranti della loro mancanza di parole. Stavano nei pressi del tempietto e della Stamberga, un po’ meno paurosa con quel bel sole, quando gettando uno sguardo a caso la Grifoncina vide una luce nella casa stregata.
Scattò a molla, subito in allerta. Afferrò Draco per la manica del maglione e gl’indicò la luce che vide anche lui, poco dopo.
Ecco, pensò la streghetta. Ecco l’unico posto dove il nemico avrebbe potuto nascondersi…sotto gli occhi di tutti!
- Non vorrai…- iniziò il biondo ma come spesso accade la sfiga nei confronti di Malferret vedeva benissimo. In quel mentre arrivarono Potter e Weasley che colpiti dalla stessa luce si erano precipitati all’entrata.
La Stamberga Strillante stava davanti a loro.
- Harry…no!- sbottò Ron che si era fatto tirare come un sacco fin lì – NO!-
- Come no?!- se ne uscì anche Hermione – Dobbiamo andare a vedere!-
- E meno male che doveva essere una giornata tranquilla...- sibilò Draco fra sé, mentre scendeva dentro a quella fottuta Stamberga e dopo che Weasley aveva detto le ultime parole famose, ovvero "Per farmi entrare là dentro dovrai farlo con la forza…" e infatti li avevano cacciati in quel buco a calci in culo.
- Ma perché dovete sempre brontolare?- sbuffò Hermione sarcastica – In fondo era solo una luce!-
- Si e l’ultima volta era solo un Gramo!- ironizzò Ron sarcastico – Poi il cane è diventato un uomo e pure il mio topo!-
- E io che cazzo centro, è questo che interessa a me!- continuò il Serpeverde incazzoso – Ehi Potter, arrangiati da solo!-
- Fa silenzio Malferret.- ordinò il moretto – Sento qualcosa…-
Tutti e quattro rizzarono le orecchie mentre Hermione perse quasi un battito quando Draco, quasi senza accorgersene, le prese la mano e la strinse, come per proteggerla. I rumori comunque provenivano dai piani superiori. Qualcuno stava colpendo sul pavimento con qualcosa…
Salirono le scale, girarono in un po’ di stanze…e poi sentirono delle voci…
Fino a trovasi di fronte a un parquet completamente distrutto.
E i responsabili erano solo due. Tristan svaccato su un letto malmesso e Lucilla che continuava a sollevare le assi del pavimento coi suoi poteri, guardando ovunque. Quando l’Auror li vide per poco non se ne uscì a trasformarli in scarafaggi. – E meno male che vi avevo detto di stare buoni! Mi farete invecchiare prima del tempo voi quattro!-
- Ma che ci fate qua?- allibì Harry stranito.
- Altro luogo di festini?- frecciò Draco verso Mckay che annuì sadicamente – Esatto, questo posto per noi è sempre stato una specie di albergo a ore.-
- Non per me…- chiarì Lucilla annoiata, pulendosi i capelli dalla polvere – Ma qua è l’unico posto dove mia sorella può aver lasciato la Lista.-
- Tua sorella?- Ron cascò dalle nuvole – Tua sorella era serva di Tu-Sai-Chi?-
- Già.- disse la Lancaster con tranquillità – Peccato sia stata stupida e incosciente.-
- Meritava di morire,- sbottò Tristan rabbioso – adesso torniamo a lavoro. Voi quattro invece tornate al villaggio a farvi le canne e statevene buoni, per l’amor del cielo!-
- Tranquillo prof, chi ci mette più piede qua!- mugugnò Malfoy andandosene prima ancora degli altri tre.
Rimasti soli i due maggiori andarono avanti imprecando, non trovando un tubo e dopo due ore buone il caro Mckay si risbatté a letto, incrociando le braccia dietro alla testa. – Non ne usciremo mai…-
Lucilla imprecò sottovoce, galleggiando sul parquet deturpato. Continuò a guardarsi attorno, cominciando a perdere la speranza. Eppure Lumia ci aveva passato tanto tempo lì dentro, specialmente in quella stanza…e in quel letto…
Il letto…il letto!
Scese a terra e si fiondò addosso a Tristan. Visto che era a una piazza e mezza non perse tempo a buttarlo giù di malagrazia: gli si mise a cavalcioni, facendolo sperare in un vero a proprio assalto sessuale, ma quando la vide toccare la testata del baldacchino emise un gemito di delusione.
- Che credevi?- sibilò lei acida, toccando il legno fra le increspature – Deve essere qua. Mi ricordo che una volta mi disse di aver nascosto il mappamondo magico fregato a un prof qua dentro…-
L’Auror rimase lì sotto, tanto stava da Dio, ma cominciò a tastare a sua volta, per aiutarla e quando arrivarono a toccare un particolare punto dell’intarsio, una sporgenza rotonda, sentirono uno scatto.
Lucilla ghignò, vedendo un’antina invisibile aprirsi appena. E trovò un libretto nero, un po’ logoro, ma sempre uguale.
- Ah Lumia…- sospirò, afferrandolo.
Cominciò a sfogliarlo sotto il naso dell’amico e intanto se la rideva, scuotendo il capo.
- Roba da non credersi…come ha potuto essere tanto ingenua da lasciare questo libro in giro?-
- Gente che conosci?- chiese Mckay, guardando a sua volta.
- Demoni impuri, mannari, Mangiamorte…e un gagia!- allibì stravolta – Ma che bastardo!-
- C’era d’aspettarselo. Avvertirò il Ministero. Altro?-
- Hogwarts è la tana delle serpi.- disse, amara – Metà di questa gente è uscita da Serpeverde.-
- E l’altra metà ci sta ancora dentro…-
Rimase seduta, continuando a sfogliare quella lista scritta dalle svolazzante calligrafia di sua sorella. Non lesse per molto però. Poteva anche sentire il profumo di Lumia fra quelle pagine e il dolore le smorzò le forze, così chiuse il libretto, sospirando.
- Stai comoda?-
Lucilla riaprì gli occhi, sbuffando. Fece una smorfia rabbiosa, cercando di scostarsi ma Tristan l’afferrò per i fianchi e se la tenne in braccio, sorridendo beato.
- Sono all’altezza giusta per cavarti gli occhi Mc.- l’avvertì gelida.
- Non siamo mai stati così vicini signorina Lancaster…- soffiò facendo gli occhioni dolci.
- E non lo saremo mai più se non mi togli le mani di dosso.-
- Baciami e ti lascio andare.-
- Baciami e di te non lascerò neanche le ossa.-
- Va bene. Ammazzami ma lascia che ti baci…- e stavolta la mezzo demone tacque, continuando a guardare Tristan in quei dannati occhi verdi. Ma perché?, si chiedeva da qualche tempo.
Erano passati tanti anni e ancora quando lui, un dannato purosangue, la guardava riusciva a farla sentire indifesa quando avrebbe potuto schiacciarlo con un dito. Che potere si annidava in quel dannato Auror? Quale potere poteva piegare proprio lei…lei in quel modo?
Si risvegliò da quei pensieri quando fu tardi. Tristan le baciò leggero la spalla e il collo, come un battito d’ali, sfiorandola velocemente. Lo rifece, dopo averla guardata negli occhi e senza fretta le passò le mani sulla schiena…e quando lo fece Lucilla capì tardi i suoi intenti. Mckay strinse appena coi polpastrelli sulla sua pelle e gli occhi azzurri della mezzo demone si colmarono di dolore. Serrò i denti e lui se ne accorse.
Nel giro di un secondo ribaltò le posizioni, schiacciandola sotto di lui ma non fece caso alla sua smorfia sofferente.
Ora era seriamente infuriato e anche lei se ne accorse, preferì non vedere.
- Quanto cazzo aspettavi a dirmelo?- sibilò stringendole i polsi.
- Mi fai male.- disse lei a bassa voce.
- Quanto cazzo aspettavi a dirmelo?- ribatté ignorandola.
La Lancaster rimase ostinatamente in silenzio.
- Ti ho spiata in questi giorni. Credi che sia stupido Lucilla? So che quella pozione ti serve per rigenerarti, so anche che come mezzo demone puoi modificare l’epidermide a tuo piacimento ma quando comincio a vedere gocce di sangue nero per la mia camera…bhè, allora qualche domanda me la faccio e me le sono fatte anche ieri sera, spiando dalla porta quando ti vedo ridotta con la schiena, le spalle e le braccia a brandelli. Il resto era coperto…ma se adesso non mi dici che diavolo sta succedendo ti giuro che ti svesto e controllerò da solo. Potrai anche metterti a urlare ma ti giuro che strappo i vestiti e poi sistemerò la questione! Allora?-
Lucilla piegò sinistramente un angolo della bocca ma eliminò la possibilità di usare i suoi poteri per levarselo di dosso. Si arrese alla sua presa ma non accennò ad aprire bocca. Dovette farlo però quando Tristan le afferrò il lembo della maglietta nera attillata e cercò di sollevarla.
- Va bene! Va bene!- gridò quasi, rosa dalla rabbia e dall’umiliazione – Prima di finire nella dimensione senza tempo i seguaci di Voldemort mi hanno torturato e non sono ancora riuscita a guarire! Ti va bene così?-
Tristan aveva la linea della mascella indurita e continuava a fissarla negli occhi. Il solo pensiero delle condizioni in cui poteva essere stata lo fece stare male…così lentamente le lasciò il polso, per carezzarle la guancia.
Pensò che si scostasse ma invece rimase immobile.
Continuò a carezzarle il viso dolcemente, poi sospirò. – Girati…-
E stranamente lei lo fece, anche se non parve molto eccitata all’idea. Comunque si girò sotto di lui, appoggiando il volto al cuscino e quando l’Auror le sollevò la maglia represse un’imprecazione.
- Chi è stato?- sibilò.
- Che t’importa ormai…-
- Dimmi chi è stato!- tuonò Tristan e Lucilla sospirò ancora, chiudendo gli occhi.
- Erano in tanti…e sono passati cinque anni. Non me lo ricordo più…ho preferito dimenticare.-
- Da stasera ti curo io le ferite. Da sola non ce la puoi fare in breve tempo…-
- D’accordo.- sussurrò cercando di alzarsi – Adesso mi lasci per favore?-
Un po’ a malincuore Tristan si sedette da parte, lasciandola libera. Ce ne sarebbe stata di strada da fare…pensò.
Davvero parecchia…

Le carrozze tornarono a Hogwarts che era ormai sera fatta.
I ragazzi scesero in una marmaglia di schiamazzi, specialmente fra le ragazze che avevano intasato le sartorie per quel famoso ballo di primavera. Tutte chiacchieravano, tutte ciarlavano su chi sarebbe stata la più bella e da chi sarebbero state invitate. Discorsi che facevano stare male i rappresentanti del sesso maschile che si sentivano un pelo braccati. Da qualche anno quel ballo di primavera era diventato una sorta di massacro a chi era la più bella, la più magra e…
- La più cretina!- sibilò Hermione scuotendo il capo.
- Cosa?- allibì Calì – Ma dai ! Bisogna essere magre per stare bene in certi vestiti da sera!-
- Si ma è ridicolo dimagrire per un ragazzo che tanto poi si dimenticherà di te il giorno dopo.- ironizzò sarcastica.
- Parli perché sei già snella!- andò avanti la Patil – E poi hai deciso con chi andare? Ron o Harry?-
La Grifoncina stavolta cadde dalle nuvole. Non ci aveva pensato…e sinceramente neanche gliene importava perché tanto l’unica persona con cui avrebbe voluto ballare almeno una volta di certo non avrebbe mai neanche guardato nella sua direzione. Sorrise triste, pensando al vestito che aveva preso…
- E’ semplicemente ridicolo!- sbottò dietro di lei Ron, abbastanza nervoso – Guarda te se bisogna fare tante cerimonie per questo stupido ballo! Ogni anno è una serie infinita di prova vestiti e menate che non finiscono più.-
- Già, l’unica è una bella sbornia.- rise Harry e poi urlò verso il gruppo dei Serpeverde – Ehi Blaise, ce l’hai pronta la roba per la festa di sabato?-
- Tutto a posto, tranquillo!- rise Zabini.
- Ehi San Potter! I travestiti che volevi te li ho trovati!- aggiunse Malfoy ironico, sempre ad alta voce.
- Grazie, i tuoi amici del giro sono sempre i migliori!-
- E del tuo giro invece che mi dici eh?- andò avanti Malferret.
- Baciamelo Malfoy!-
- Volete finirla voi due?- sbraitò Tristan scendendo dalla carrozza – E che cazzo, vi si sente fino alla torre!-
- Se è per questo ti sento anche io Mckay.- sibilò la Mcgranitt comparendo al portone – Avanti, tutti dentro!-
Una volta in Sala Grande a cena, il casino aumentò a livelli indecenti. Fra stoffe, acconciature e accessori i maschi non ebbero vita facile. Naturalmente tutta la scuola si chiedeva con chi si sarebbero fatti vedere i due divi, ovvero Harry e Draco e se le matricole strisciavano ai piedi di Calì per sapere tutto di loro, quelle un po’ più grandi ogni tanto durante la cena azzardarono a chiedere direttamente agli interessati. Se il primo sorrideva, dicendo che ancora non ci aveva pensato, il biondo Serpeverde era di pessimo umore. A lui non fregava un emerito cazzo, era chiaro a tutti e specialmente a Blaise che doveva sorbirsi i suoi rimbrotti, ma Draco era di umore nero anche per altro…
E la cosa prese forma la mattina dopo, a lezione.
Come sempre stavano a potare e a raccogliere piante amene, nella sera n°5. Mentre quel bastardo di Blaise si divertiva come un matto a parlare con la prof. di fertilizzanti, Draco stava tagliando a pezzi la vegetazione con mano poco delicata.
Si accorse che Hermione lo guardava un po’ allarmata e fece finta di niente.
- Ti senti bene?- azzardò lei poco dopo.
- Da favola mezzosangue.- mugugnò serafico, mettendo la sua mannaia preferita sul tavolo.
- Forse è meglio che me la dai…- gli disse ancora lei ma il biondo la guardò bellicoso.
- Giù le mani da Daisy!- sibilò.
- Oddio…le hai dato anche un nome.- si schifò la Grifoncina – Tu non sei normale!-
- Sarai normale tu.- si seccò sedendosi e buttando tutte le foglie della pianta dentro al sacchetto. Si rimisero a trafficare per un altro po’ e la Sprite notò ancora che il gruppo pareva insolitamente tranquillo. Bastò poco però perché le due case ritrovassero il loro equilibrio di bestemmie e maledizioni, se ne accorse alla fine della lezione quando Dean Thomas e Tiger si attaccarono per chi doveva usare per primo il fertilizzante. Insomma, il solito macello anche quando toccò la lezione di Pozioni. Piton parve insolitamente tranquillo. Dette loro la pozione da fare per quel giorno, rigorosamente una cosa innocua e poi si sbatté in cattedra a firmare i suoi registri.
Col settimo anno stavolta c’era anche il sesto, causa un'allergia che si era beccato Vitius.
Blaise, Harry, Hermione e Draco sfortunatamente si ritrovarono nello stesso tavolo ma grazie al cielo cane e gatto parvero stare tranquilli, ignorandosi anche se ogni tanto scappavano delle frecciate bestiali.
- Allora Herm? Com’è il tuo vestito?- celiò Zabini bollendo l’acqua.
- Se lo dici a lui e non a me non ti parlo più.- l’avvertì Harry trafficando per i fatti suoi.
- Ecco, non parlare più a nessuno che ci fai un favore.- se ne uscì il biondo ma Hermione ignorò i galletti, sorridendo.
- Diverso da quello dell’anno scorso.- disse solo, strizzando l’occhio a Blaise – Quest’anno vedremo delle cose davvero pittoresche temo. Quando ero dalla sarta ho visto quelle settimo con vestiti simili a meringhe. Credo di andare a sposarsi forse…mamma mia. Hai deciso chi accompagnare Blaise?-
- Calista Caige.- disse sorridente – Serpeverde sesto anno. A dire il vero è stata lei a invitarmi.-
- Ma non è la cacciatrice della squadra?- mugugnò Harry.
- Già, vedi di non mettermela incinta.- disse Malfoy col suo solito tono, mannaia a portata di mano – Mi serve.-
- E che sarà mai…non hai messo incinta tu nessuno in questi anni, non lo farò neanche io.- frecciò amabilmente il suo migliore amico e Draco quasi lo uccise con un’occhiata ma Hermione, fortuna sua, era girata a parlare con Lavanda, così non sentì.
- E tu Harry?-
- A dire il vero stavo pensando di chiederlo a Elettra.-
Hermione sollevò un sopracciglio, poi sorrise contenta.
- Sai che fareste una bella coppia? Insomma, è svitata ma è anche carina da morire.-
- Questo è vero.- ammise Blaise – La Baley è davvero bella, un po’ sulle nuvole ma bella.-
- E poi con lei starò tranquillo per una sera.- sorrise lo sfregiato a sua volta – Mi fa sempre divertire.-
- E’ una nuova moda quella portarsi a letto le cacciatrici adesso?- rognò il biondino.
- Che c’è, non te ne sei mai fatta una?- continuò Blaise, deciso a farlo sclerare.
- NO!- sbottò subito Malfoy, fissando la Granger di striscio. Da lì si rimise a lavorare come un pazzo con fialette e articoli vari dell'orrore ma il povero Principe di Serpeverde scoppiò del tutto quando accadde il patatrac.
Stavano seduti a veder bollire il loro intruglio quando quelli del sesto si presero una pausa e in meno di un attimo Lucas West e Marcus Chilton arrivarono da Potter a menarla con la partita del giorno dopo.
Draco intanto pensava a come sistemare Dalton, nel caso fosse venuto a chiedere alla ormai SUA mezzosangue di andare al ballo con lui che non si accorse che il pericolo arrivava dal basso.
Hermione stava sfogliando un libro nell’attesa quando Lucas, il bel portiere di Harry, le andò vicino.
- Hermione…scusa, hai un minuto?-
La Grifoncina chiuse il libro, sorridendogli – Certo, dimmi pure.-
- Ecco io…- Lucas si passò nervosamente una mano fra i capelli castani, mentre gli occhi chiari erano in tensione – Ecco…cioè io…- Hermione lo guardò stupita, invitandolo a continuare.
- Bhè, Harry mi ha detto che non andrai al ballo con lui.-
Draco rizzò immediatamente le orecchie. Cazzo…
- Si, Harry ci va con Elettra.-
- E ho chiesto a Weasley anche…-
- Oh, Ron non m’invita mai. Sarebbe uno spreco secondo lui.- scherzò ridendo.
- Già…bhè, visto che non vai con loro…a parte i centomila che ti avranno invitata hai deciso con chi andare? Perché volevo chiederti…di venire con me.-
Merda…merda, merda! Draco cominciò a serrare la mano sulla mannaia nascosta in tasca, senza accorgersene.
Chissà perché Potter non pensava ai fatti suoi!
- Venire al ballo con te?- chiese Hermione, stranita. Ci pensò poco, sorrise ancora e annuì - Si, sarebbe un piacere.- disse cortese e Draco sentì il classico ringhio a fondo gola che però non poteva esprimere.
- Davvero? Fantastico!- esultò il bel portiere – Harry mi ha suggerito di chiedertelo, ha avuto ragione!-
- Già, non si fa mai gli affari suoi..- sentenziò la Grifoncina verso lo sfregiato, dall’altra parte del tavolo.
- Proprio vero…- sibilò invece Malferret, incenerendolo con un’occhiata – Potter non si fa mai i cazzi suoi!- e da lì cominciò a far tanto di quel baccano con provette, contenitori e mannaia che anche Lucas iniziò a chiedersi se Malfoy stesse bene. Se lo chiesero un po’ tutti, specialmente quando lui e Harry attaccarono briga, tirandosi contagocce e imprecandosi dietro silenziosamente, visto l’occhio vigile di Piton.
Una volta fuori dall’aula però Draco mollò la tracolla a terra, furibondo.
- Lo sai che potrebbe essere un maniaco?- se ne uscì quando Hermione gli chiese ancora cos’avesse.
- Un maniaco?- chiese allibita – Ma se è così dolce…-
- Dolce come Dalton!- continuò fuori di testa, levandosi anche il maglione per il caldo e spettinandosi tutto – Insomma mezzosangue, usa un po’ la testa quando esci con un uomo!-
- Questo consiglio arriva tardi.- frecciò sarcastica.
- Io sono io!- disse, punto sul vivo – Io so come sei e tu sai come sono io.-
- Motivo in più per darmi dell’incosciente.- ridisse, sorridendo ironica – Comunque che ti prende? Non potrà mica saltarmi addosso in mezzo a tutta la sala no?-
- Potevi anche dirgli di no!-
- Bhè…è un ballo, ci vanno tutti.- disse un po’ imbarazzata – Insomma, perché sei arrabbiato adesso? Malferret sembri geloso, datti una calmata.-
- Io non sono…- stava per finire ma serrò le mascelle, furente.
Hermione sorrise e stavolta quasi triste.
- Altri me l’hanno chiesto ma non mi vanno. Lucas invece lo conosco ed è un bravo ragazzo. In fondo anche tu avrai una ragazza che ti accompagna no?- sussurrò, a voce più bassa – Sbaglio?-
- No, non sbagli.- ammise.
- …Bene,- continuò la Grifoncina – non potevo fare altro.-
Fece per andarsene, quando lui la fermò. Le posò la mano sulla spalla, facendola voltare.
- Vado agli allenamenti adesso.- disse roco – Finisco per le quattro. Tu vai al solito posto?-
Col cuore in gola, lei annuì.
- Ok…- Draco si mise la sacca in spalla – Ci vediamo…dopo. Ciao.-

Alle quattro Hermione stava in biblioteca, girando fra gli scaffali come una tigre in gabbia.
Non era riuscita a concentrarsi su niente, a fare un compito. Insomma, aveva buttato la giornata.
Si risedette per l’ennesima volta, pensando che tanto Malfoy doveva essersi dimenticato. In fondo…cosa si era ripromessa? Di non aspettarsi più niente da lui. Erano stati a letto, probabilmente non gl’importava più niente ormai.
Stava raccogliendo tutta la sua roba, col cuore a pezzi, quando qualcosa attirò la sua attenzione. Un piccolo uccellino di carta volò magicamente fino a lei. Lo prese fra le dita, si guardò attorno circospetta, poi lo aprì con le mani che fremevano. Draco l’aspettava alla Torre di Astronomia.
Sospirò, chiudendo gli occhi. Fino a dove voleva spingersi?
Se lo chiese anche quando salì le scale, anche quando varcò la soglia e la porta le si richiuse alle spalle.
Si girò appena in tempo per ritrovarsi fra le braccia di Malfoy che da troppo tempo aspettava di averla ancora per sé.
Finirono contro il muro, a baciarsi selvaggiamente dopo che una settimana prima avevano entrambi scoperto un paradiso. O almeno il luogo che raggiungevano solo insieme, quando facevano l’amore.
La lingua di Draco s’intrufolò nella sua bocca vorace. Un bacio che spezzò le energie di entrambi e ne creò di nuove.
La spinse poco dopo contro un tavolino, rapidamente gli levò la camicia e affondò la bocca nella sua spalla in via di guarigione. Lo strinse forte mentre Draco le lambiva la pelle del collo, dietro l’orecchio, le punte indurite dei seni attraverso la stoffa morbida del reggiseno e represse un grido, il suo nome, quando entrò in lei con forza senza poter più aspettare, sollevandole la gonna.
E fu di nuovo la stessa magia. La stessa profonda, torbida e sorprendente magia.
Quasi non credeva a quello che sapeva fare, quando stava con lei.
Cioè…niente che non avesse già fatto ma…nel contempo era come se tutto fosse nuovo.
Quando si riprese l’aiutò a scendere dal tavolino e si adagiò a terra con lei, continuando a tenerla stretta.
Abbracciarla dopo l’orgasmo era un modo per sentirla vicino…perché ogni tanto aveva come l’impressione di perderla. Poi la ritrovava…ma ogni tanto credeva di perderla.
Sentirla respirare lo calmava, sentirla gemere lo faceva sentire vivo…
Si sentì baciare la fronte, le gote e a Draco sfuggì qualche verso pigro che la fece sorridere un poco.
Maledetto gatto dagli occhi argentati…
Decisamente entrambi avevano trovato un pezzo di paradiso…e fino a quando sarebbe durato, per tacito accordo, entrambi avrebbero fatto in modo di tenerlo in vita.
E desiderosi di ritornarci, ricominciarono a rotolarsi, ridendo gioiosi del desiderio dell’altro.
 
Top
0 replies since 4/2/2009, 20:54   72 views
  Share