Capitolo 21°

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Galya
view post Posted on 4/2/2009, 20:49




Draco scese dal letto quando il pendolo batté le due di pomeriggio.
Cercò i boxer neri sul tappeto, poi infilò i jeans e decise di scendere per trovare qualcosa da mettere sotto i denti ma prima di andare alla porta si piegò su Hermione, addormentata in posizione fetale fra le lenzuola.
Vide la Giratempo e il suo anello, appesi alla catena sparsa sul cuscino insieme ai suoi lunghi capelli.
Si chinò a baciarle una spalla, poi il collo e lo zigomo.
Dio se era bella…pensò fra sé, scendendo la lunga scalinata di Lancaster Manor.
Andò in cucina e cominciò a trafficare con tramezzini. Non che fosse chissà che ai fornelli ma da tempo aveva capito che se voleva sopravvivere doveva imparare anche a cucinarsi qualcosa e non solo ad evitare suo padre. Ne fece un paio in più, nel caso la mezzosangue si svegliasse, cosa improbabile…quando un trillo conosciuto invase la grande sala.
Si girò verso la tavola, scocciato, e vide il cellulare colorato della Granger squillare come un forsennato.
Lo afferrò senza pensarci e rispose beato, pensando di poter mandare al diavolo Potter. Ma si sbagliava.
- Pronto?- bofonchiò, dando un morso al panino.
-….Draco? Tesoro sei tu?-
Al biondino quasi andò di traverso il boccone, poi però stirò un sorriso.
- Jane! Si, sono io.-
- Tesoro che bello sentirti, come stai?-
La voce squillante della madre di Hermione lo metteva di buon umore - Oh, io bene…e lei?-
- Benissimo, io e Scott siamo in vacanza in Costa Azzurra. Ma quella piccola peste di mia figlia non mi ha detto che andavi in campeggio con lei, Harry e Ron!-
Campeggio eh?, pensò ironico osservando il lusso in cui erano profondati.
- Si…ci divertiamo.- disse, ora un po’ in imbarazzo visto che neanche poche ore prima lui e la piccola peste, come diceva la signora Granger, si erano rotolati nel letto come pazzi ammazzandosi del miglior sesso della loro vita.
- Senti un po’…- iniziò Jane, sadica e intelligentissima donna – Com’è il bosco di Hogsmeade in questo periodo?-
- Ecco…piove un po’ ma stiamo bene.- borbottò il biondo con nonchalance.
Jane, dall’altra parte del filo, sogghignò perfidamente.
- Ah ah…strano, Hermione mi ha detto che andavate vicino a West Gold Lake.-
Draco stavolta tacque. Cazzo…
- Oh, adesso scusa ma devo andare!- cinguettò Jane ridacchiando – Dobbiamo tornare in spiaggia, mi raccomando saluta mia figlia e i ragazzi da parte mia e divertitevi al lago.- insinuò, facendolo sentire un disgraziato – Ciao tesoro, ci sentiamo presto!-
- Sono stato contento di sentirla…- borbottò poi, sinceramente contento.
- Anche io, stammi bene!- e Jane il Diavolo riattaccò il telefono, scuotendo il capo divertita.
Malfoy fece che spegnere l’infernale aggeggio, tanto per essere sicuri poi attaccò a ridere sommessamente, in fondo in fondo divertito da quel portento di donna. Era stato bello parlare con lei, dopo tanto tempo.
Era sempre così gentile Jane…anche con lui…
Si rimise a mangiucchiare il suo tramezzino, si scolò una birra alla faccia di quei quattro che si erano andati a cacciare in quel covo di dementi che era Wizville mentre lui si era sollazzato nel letto per un bel pezzo. E aveva ancora una voglia indecente ma a quanto pareva lo stato comatoso della Granger era davvero irreversibile.
Quando tornò al piano superiore la trovò nella stessa posizione in cui l’aveva lasciata così andò dritto nella camera della mezzosangue e trafficando nel suo armadio le trovò un paio di vestiti, nel caso avesse dovuto rivestirsi in fretta. Mentre cercava però guardò tutto beato un bel po’ di magliette e gonne provocanti della Grifondoro. E mai che le mettesse, almeno, da quando la conosceva l'aveva sempre vista vestita in maniera sobria anche se alla moda. Sentendosi un mezzo un maniaco prese ciò che gli serviva, poi per passare il tempo afferrò un libro della ragazza che stava sul tappetto e tornò al loro nido.
Si buttò sotto le lenzuola dopo essersi levato i pantaloni, deciso a leggere un po’…ma Hermione, nel sonno, si avvicinò a lui per cercare calore e questo per una buona mezz’ora gli fece perdere di vista il prezioso tomo.
Erano le tre quando riprese in mano la sua lettura…e scosse il capo.
"Animagus, dal ‘500 a oggi"
Un bel libro proibito di certo fregato dalla biblioteca di Lucilla.
Cominciò anche lui a sfogliarlo quando scivolarono fuori dalle pagine alcuni appunti scritti da Hermione. Ormai Draco conosceva la sua calligrafia a memoria e non gli fu difficile capire che quelli erano veri e propri punti su come trasformarsi in un Animagus e…ora che li leggeva qualcosa gli scattò nella testa.
Qualcosa che gli fece scuotere il capo, subito dopo…ma non smise di pensarci e poche ore più tardi anche lui aveva preso la sua decisione.
Hermione aprì gli occhi verso le sette di sera. Si sentiva a pezzi e faticò immensamente anche solo per tenere le palpebre aperte anche se la cosa che vide era quanto di meglio la natura avesse prodotto, pensò maliziosa.
Draco le stava accanto, sdraiato sulla pancia e leggeva distrattamente una rivista di quidditch.
Allungò la mano e riuscì a sfiorargli una spalla. Si voltò subito ma lui si accorse che non riusciva neanche a mettersi a sedere. – Non parlare se ti stanca…- le disse, abbassandosi su di lei. Pensò che forse avrebbe dovuto contenersi, invece come un perfetto cretino l’aveva anche portata a letto. Se n’era accorto effettivamente perché prima lei era sempre stata molto attiva, invece in quell’occasione era stata quasi inerte.
Si stramaledisse ancora, poi cominciò a carezzarle i capelli, baciandola sul viso.
- Ho visto il libro che hai fregato.- iniziò con aria severa – La prossima volta che ti metti in testa queste cose almeno avvisa qualcuno. Potevo buttarti davvero giù da quel lucernario e tu neanche hai imparato a volare. Hai capito?- si abbassò di più, fissandola in quei fantastici occhi dorati – Ma perché ti fai coinvolgere così tanto? Che t’importa di quella gente? Sono solo dei maledetti che marciranno ad Azkaban per il resto della loro vita…e non lo fai solo per Potter. Forse la causa più importante è lui ma…-
- Io ci credo…- sussurrò Hermione a fatica – Credo in quelli come Tristan.-
- Gli Auror?-
Annuì, deglutendo e cercando altro fiato – Credo in chi ancora non ha buttato al vento la speranza.-
- La speranza se n’è già andata da Hogwarts.- Draco si mise a sedere, accendendosi una sigaretta. Dette un tiro ma la sua mascella rimase serrata per la rabbia – Non puoi correggere errori di altri.-
- Perché non vuoi lasciare che gli altri ti salvino?-
Malfoy stavolta quasi sbriciolò la sigaretta, tanto la sua mano divenne una morsa.
Scese di volata dal letto, infilandosi i jeans.
- Non ricominciamo!- ringhiò, dando un calcio alla lattina vuota sul pavimento – Ti ho detto che non mi va di parlarne!-
- Tu non vuoi vedere, è diverso.- mormorò la Grifoncina in un soffio, cercando di alzarsi per andarsene in camera sua – E’ questa la differenza Draco. Te ne freghi di quello che fa tuo padre, te ne freghi di quello che fa tua madre, te ne freghi di quello che ti capita attorno. Ti limiti a sopravvivere. Il problema è che non vuoi vivere.-
- Stai dicendo un mucchio di stronzate!- sibilò furente, fissandola sempre più in collera – Te l’ho detto mille volte! Cosa succede fra me e mio padre sono stramaledetti problemi miei! Ma qua sembra che non facciate altro che credere che io sia pronto a immolarmi alla fottuta causa che voi combattete! A me dei mezzosangue, dei babbani, di chiunque non frega niente! Per diciotto anni non ho fatto altro che vivere rischiando la vita per la vostra maledetta guerra! Andate al diavolo!-
La vide mettere un piede giù dalla sponda, poi l’altro…e riuscì anche a stare in piedi di fronte a lui.
- Così non va.- Lo scrutò a lungo, fino a fargli abbassare gli occhi per la prima volta – Draco, così non va e lo sai bene.-
- Tanto con me non andrà mai!- ironizzò amaro, scuotendo il capo – Con me non andrà mai.-
- Non è detto…-
- DANNAZIONE HERMIONE!- urlò con gli occhi lucidi – E’ inutile! Unitile lo capisci?! A quel maledetto di me non importa niente, ecco perché non andrà mai! A mio padre di me non importa niente, per questo sarebbe capace di ammazzarmi! E io sarò in bilico sull’abisso fino a quando o io o lui saremo morti! Ecco la verità! O muoio io e muore lui! Non c’è possibilità di scampo da questo…- la sua voce si affievolì, fino a spegnersi.
Rimase muto, passandosi le mani sul viso ora tanto stanco ma quando la sentì vicino non la cacciò.
La strinse forte, mandando tutto al diavolo. Non voleva sentire, né pensare.
Non voleva più fare niente. Voleva solo far sparire tutto.
- Ti voglio…-
Sgranò leggermente gli occhi quando Hermione glielo sussurrò all’orecchio.
Si staccò appena, per guardarla bene. Si stava sbottonando lentamente i bottoncini della camicia del pigiama, l'unica cosa che aveva addosso, sempre senza lasciare mai i suoi occhi.
Doveva fermarla…pensò per qualche secondo. Non era in forze...
- Ti voglio come non ho mai voluto nessuno…- gli disse ancora sulle labbra, prima di baciarlo e intrufolare la lingua nella sua bocca. Fu lungo e breve, un bacio feroce che lo infiammò fino a fargli perdere il senno, come ogni volta che era a pochi centimetri da lei. Riuscì a scostarle un lembo della camicia del pigiama mentre ancora la baciava, andando a leccarle la pelle serica del collo, fino a scendere nell’incavo del seno.
La sentì gemere sofficemente e la prese in braccio, facendo scivolare entrambi a letto.
Entrò in lei con più violenza del solito, colpito dall’intensità reale del suo desiderio.
Dio, si chiedeva spingendo freneticamente per arrivare più profondamente in lei. Dio…ma che cosa gli faceva?
La baciò per soffocare un grido di appagamento puro, quando l’orgasmo li colpì nello stesso istante.
Quando si perdeva in lei era come morire e rinascere. Era come…se solo lei fosse rimasta a tenerlo ancorato al mondo. Ed era bellissimo. La guardava, mentre le stava sopra, e non la riconosceva.
La creatura viziosa e sorridente che prendeva e si donava a lui con tutta se stessa era diversa dalla Hermione che conosceva. O forse non era vero…forse era la stessa. Un angelo mascherato da diavolo…o il contrario.
Si accasciò su di lei, veramente al limite delle forze ma la Grifondoro non lo lasciò staccarsi. Rimase dentro di lei mentre gli carezzava quei meravigliosi capelli biondi sottili e lisci…
Si risvegliò di soprassalto quando sentì delle voci per le scale. Guardò l’ora sull’orologio di Hermione, lasciato sul comodino e si sentì male. Cazzo, mezzanotte! Si erano addormentati!
Si girò verso la mezzosangue che stavolta niente avrebbe svegliato e velocemente si Smaterializzò con lei, per mollarla nel suo letto. La rivestì di volata e le rimboccò le coperte velocemente. Sparì quando entrò Harry.
Il moro si fece vicino alla sponda e sorrise, carezzandole la guancia…ma a un certo punto si bloccò.
Aveva una strana sensazione…su Hermione. Era come se…
No, pensò scuotendo il capo. Non era possibile…
Gliel’avrebbe detto se le cose con Malfoy si fossero evolute.
Ma quando uscì dalla sua camera aveva ancora l’impressione che Hermione fosse stata a letto con qualcuno. La conosceva bene, avevano avuto un’intimità folle per due anni…e ora gli pareva quasi di aver colto nella Grifoncina qualcosa di simile al passato. Non sapeva spiegarlo neanche a se stesso…
La cosa però divenne più palpabile quando trovò Malfoy in bagno, intento a lavarsi i denti.
Si bofonchiarono qualcosa a vicenda visto che non ritenevano di doversi filare neanche in uno spazio così ristretto ma quando lo Sfregiato gli passò a fianco per prendere il dentifricio e sentì il profumo di Hermione incollato a quel Serpeverde come un acaro su un materasso…allora perse un pelino il controllo.
In un nano secondo afferrò Draco per il collo della maglietta e lo sbatté al muro.
- Ma che cazzo fai?- abbaiò Malferret furibondo – Ti sei fatto una canna in più oggi, San Potter?-
- Sei tu che sei fatto qualcuno in più…- sibilò Harry con gli occhi verdi che brillavano per l’irritazione – O mi sbaglio Malfoy?-
- Ma di che cazzo parli?- chiese di nuovo il biondo.
- Parlo del profumo di Hermione sulla tua viscida pelle, ecco di cosa parlo.- gli chiarì il bambino sopravvissuto.
Ma stavolta il Serpeverde s’imbestialì a sua volta. Gli afferrò il polso con forza, ricambiando l’occhiata al veleno.
- E anche se fosse? Sai cosa da fastidio invece a me Potter? Il fatto che la consideri ancora proprietà tua.-
- Tua non lo è di certo.-
- E tu che ne sai?- sibilò il biondo velenoso – Fammi il santo favore di finirla di girarle attorno.-
- La stessa cosa che volevo dire a te.- frecciò Harry a quel punto, dandogli le spalle – Stai attento Malfoy.-
Una volta solo Draco scagliò lo spazzolino contro il muro con un diavolo per capello e non gli riuscì di chiudere occhio per il nervoso. Dannazione a Potter e alle sue manie con la Granger!

Lucilla in camera sua stava imprecando al vento.
- Come si fa a lavorare in questo stato mi piacerebbe saperlo!- sbottò rabbiosa, tenendosi i capelli sulla spalla sinistra mentre sempre con la schiena nuda doveva tenersi sulla pelle le ragnatele umide immerse in una pozione rigeneratrice – Mckay guarda che sto parlando con te!-
- E dire che dici di essere intelligente!- ridacchiò il biondo davanti a uno scaffale – Non hai ancora capito che io ti metto quelle cose schifose addosso solo per il piacere di svestirti?- e gli arrivò un libro addosso. Lo schivò per un pelo, raggiungendola con un globo di marmo rosato fra le grinfie. Glielo posò accanto, sistemandosi alle sue spalle.
Sull’ampia scrivania una cartina di tutta la Gran Bretagna con le cinque punte segnate in nero.
Quel giorno a Wizville avevano fatto un buco nell’acqua. Non avevano notato niente di anormale, nemmeno il fiuto della Lancaster li aveva portati a qualcosa, quindi i seguaci di Voldemort si erano dileguati fino alla prossima tappa.
- Dove cazzo possono essere?- bofonchiò Tristan scorrendo lo sguardo sulla carta – Ormai si saranno riuniti quasi tutti, devono per forza essere tutti quanti insieme. Non ti viene in mente nessun posto?-
- Oltre a Malfoy House?- ghignò pericolosamente Lucilla – Si, un posto lo conosco.-
- E allora?-
- La mia vecchia casa.-
Tristan levò un sopracciglio. Le prese il mente fra le dita, obbligandola a guardarlo.
- Dove vivevi con lui?-
- Dark Hell Manor.- sibilò Lucilla con uno sguardo pericoloso – In quella fortezza ci possono stare anche duemila fra maghi e demoni. Lì nessuno li scoprirebbe perché una barriera che io stessa ho creato impedisce agli occhi dei veggenti di scorgere il palazzo.-
L’Auror sospirò, andando a sedersi davanti a lei.
- Senti, abbiamo tutta la notte…-
- A letto con te non vengo con queste porcherie sulla schiena.-
- …per parlare di quello che è successo in questi anni.- ringhiò, finendo la frase fissandola storto – Possibile che pensi sempre che ti voglia saltarti addosso? …Aspetta…hai detto con quelle porcherie sulla schiena?-
- Mc va avanti!- sibilò bellicosa – Che vuoi sapere?-
- Innanzi tutto puoi dirmi che hai intenzione di fare finita questa storia.-
La mora rise amara, poggiandosi su un gomito – Carina, bella domanda. Se mai rimarrò viva credo che finirò ad Azkaban a girarmi i pollici dentro una cella dove i Dissennatori cercano di mangiarmi il senno. Se muoio finirò all’inferno. Vedi altre possibilità?-
Tristan si poggiò a sua volta sul gomito, guardandola fissa – La verità potrebbe venire fuori, risulterai innocente… e potresti tornare a vivere qui come una persona normale. Il Ministero ristabilirà il tuo nome.-
- Isolata in questo palazzo per l’eternità.- sibilò, abbassando gli occhi sulla cartina – Allettante, Mc.-
- Io potrei venire qua.- aggiunse, con voce falsamente indifferente e infatti Lucilla emise un ringhiò sottomesso, buttando tutto all’aria – Possibile che devi sempre dire qualcosa di troppo che sappia ribaltarmi la nottata?!- si mise in piedi, pronta a cavargli gli occhi – Accidenti a te, dannato purosangue! Impara a tapparti quella maledetta bocca, è un consiglio da amica!- e gli dette le spalle, strappandosi rabbiosamente le ragnatele dalla schiena. Sparì in bagno un attimo e tornò con un una maglietta addosso, dopo avergli lanciato dietro una spazzola.
- Cacchio, era una proposta…- si lagnò il biondo.
- Le tue non sono mai proposte!- disse lei con gli occhi azzurri incendiati – Le tue sono affermazioni! Le tue parole sono sempre seguite da fatti, Mckay! Volevi parlare chiaro? Avanti, parliamo pure! Mettiamo per ipotesi che io sopravviva, che il mio nome venga riscattato, che voi Auror e Cacciatori riusciate a ficcarvi in testa che a me del potere oscuro non frega niente, anche se ce l’ho tutto in mano io ormai… che faresti? Prenderesti armi e bagagli e verresti qua? Solo per il gusto perverso di tormentarmi l’esistenza…-
- Più o meno…- borbottò, angelico come un bambino – Perché? Non ti andrebbe?-
Lucilla restò in silenzio e anche impalata a fissarlo. Ma perché era circondata da deficienti?
- Mi stai dicendo che vuoi venire a vivere con me?- sussurrò a quel punto, scrutando Tristan pericolosamente.
E infatti Mckay che aveva sempre brillato nel stupire le persone, le scoccò un sorriso dolcissimo, facendole venire i brividi. Si fece un po’ avanti, passandole la braccia alla vita sottile.
- Perché? Non mi vuoi?-
Lo uccideva. Oh, avrebbe avuto vita corta…
- Dimentichi alcuni particolari.- sibilò Lucilla gelida.
- E sarebbero?-
- Si chiamano Tanatos, Rose, Jess e Sofia.-
Tristan alzò le spalle – Se non gli va bene che s’arrangino. Non ci perdo io a mollare quella casa di pazzi.-
- Non dire cazzate per favore!- gl’ingiunse la Lancaster con rabbia nella voce – Hai una famiglia, fai di tutto per tenertela stretta, per quanto insopportabili siano.-
- Ed ecco la paternale della serata!- rise lui cinicamente, andando a svaccarsi sul letto della ragazza – Andiamo, tu per prima sai com’è il giro. Viva i purosangue e manteniamo alto il nome di famiglia!- scimmiottò, con voce melensa – Guardami bene in faccia Luci…a me non è mai importato di queste idiozie e lo sai benissimo. Sotto ci sono gli esempi viventi di quanto questa ipocrisia possa rovinare le vite ai maghi mentre tu stessa sei un inno all’intelligenza e alla sensibilità di tuo padre, un mago eccezionale che ha mandato tutto a puttane per amore della sua donna. Per poter avere la famiglia che ha messo in piedi lui darei qualsiasi cosa, a partire dal mollare i miei parenti e venire qua con te.-
- Chi t’ha detto che ti voglio?- insinuò esasperata.
- Ormai non funziona più.- le rispose ironico – Visto come mi rispondi quando ti bacio.-
- O forse è troppo tempo che vado in bianco.-
- Ah, così mi ferisci…-
- All’inferno, non sono cose di cui si può discutere su due piedi!- abbaiò irritata – Non puoi decidere di venire a casa mia in pianta stabile quando sai benissimo che appena Jess apparirà a Hogwarts con la sua schifosa presenza andrà tutto a rotoli, per non dire a puttane che chiarirebbe meglio la situazione!-
- Jess può dire quello che gli pare!- Tristan alzò le spalle, sedendosi sul letto e levandosi la camicia – Ma io me ne sbatto esattamente come otto anni fa. Il suo unico problema era che aveva una cotta per Lumia e lei gli ha dato picche mentre se la prendeva con te perché al quidditch gli sei passata davanti come Cercatrice. Ha un cervello bacato tutto suo…- aggiunse annoiato, massaggiandosi le spalle dolenti – Lascialo perdere.-
- Lascialo perdere? Lascialo perdere?- enfatizzò la padrona di casa piazzandoglisi davanti con le mani sui fianchi – Quello è capacissimo di lanciarmi addosso tutti gli Auror del Ministero e poi di mettersi a pestare i piedi come un marmocchio perché li ho sgozzati tutti! Andiamo Tristan, non vivere sulle nuvole come al solito… non puoi neanche scaraventarmi addosso una bomba del genere e pretendere che io faccia i salti di gioia.-
- Conoscendoti è poco probabile,- frecciò iniziando a infilarsi sotto le lenzuola – comunque pensaci.-
Lucilla tacque ancora, poi gli scoccò un’occhiata strana.
- Cosa stai facendo?-
- Dormo.-
- Nel mio letto?-
- Visto che ti devi abituare alla mia presenza…-
Ok, lo uccideva… ora o mai più…
Invece si limitò a buttarlo fuori a calci nel culo, mettendo una bella barriera e facendo in modo che non si Smaterializzasse di nuovo dentro. Lo sentì frignare per un po’, lo sentì anche ululare sotto forma Animagus ma poi Tristan la smise quando Harry, Ron e Draco, usciti come locomotive dalle loro camera, lo presero ripetutamente a bastonate, lo arrotolarono dentro a un materasso e lo buttarono giù dallo scalone, zittendolo una volta per tutte.
La mattina dopo tutti invece erano fin troppo calmo.
Lucilla si svegliava sempre tardi e quando arrivò in cucina trovò Hermione, con un aspetto non proprio decente visto il suo viso pallido, intenta a bere caffè in pigiama e anche a scrutare dentro una Occhiosfera.
- Buongiorno…- disse la mezzo demone – O buon pomeriggio…- fece, notando che era quasi mezzo giorno.
- Ciao!- le sorrise Hermione, indicandole il caffè ancora caldo.
- Cosa guardi?-
- Tristan, Ron e Harry in giardino.- le spiegò la Grifoncina con una vocina flebile – Stanno facendo esercizio per Smaterializzarsi. Sono stupita…Ron è più avanti di quanto ci ha detto.-
- Meglio.- disse la padrona di casa – Se ognuno di voi comincia a migliore, a imparare qualcosa di nuovo, è più probabile che saprete cavarvela egregiamente senza coinvolgere altri.-
- Già, hai ragione…-
Lucilla sollevò gli occhi azzurri dalla tazza, scrutandola in maniera strana.
- Cos’hai?-
Hermione sorrise mesta, scuotendo il capo – Mi spiace non poter dare una mano a chi davvero vorrei aiutare. Forse però sto dicendo solo sciocchezze…- ma Lucilla rise a sua volta, dimostrandosi più comprensiva di quanto la streghetta avesse mai pensato.
- Non puoi dare il tuo aiuto a chi non è ancora pronto per riceverlo.- mormorò la mezzo demone, fissando un punto imprecisato alle spalle di Hermione – Ho cercato di spiegarlo anche a Tristan ma con…il tizio a cui tu ti rivolgi in particolar modo bisogna aver pazienza. E poi c’è anche chi non cambia mai.-
- Tu sei cambiata.- sussurrò la Grifoncina – Tu sei diversa da otto anni fa.-
- Sono cambiata fuori forse.- rispose Lucilla, alzandosi da tavola e senza più guardarla in viso – Ma dentro sono sempre uguale. Le persone non cambiano mai davvero. Noi siamo fatti così.-
Hermione ripensò più volte, in seguito, alle parole della Lancaster e si stupì a credere in ciò che aveva detto.
In fondo Lucilla aveva ragione. Dentro di sé, ogni essere umano è sempre uguale.
Passarono ancora dei giorni di relativa calma, fatti di esercizi, nuove lezioni divertenti, Malfoy che teneva il muso al mondo e a Harry, Potter che lo mandava al diavolo ogni volta che lo vedeva e Ron che aveva compiuto la sua prima smaterializzazione una sera che Tristan, lo sfinimento, l’aveva chiuso a chiave nel bagno.
Harry andava più a rilento ma nel complesso i due Grifondoro se la cavavano bene.
E tutto sarebbe stato davvero una favola per Harry, per una volta tranquillo in compagnia di amici e serpenti, se non fosse stato per una telefonata al cellulare di Hermione, un martedì mattina.
Rispose la Grifoncina che stava facendo friggere il bacon e appena detto pronto una voce arcigna le ingiunse di passarle il bambino sopravvissuto. Il moretto era a tavola e quando vide la faccia dell’amica capì che c’erano guai in vista.
- Tuo zio…- gli sussurrò la streghetta.
- Merda…- bofonchiò Ron quando Harry si fu allontanato. Lo videro gesticolare da lontano, evidentemente quel rompi palle gliela stava menando con qualcosa anche se era strano perché durante l’anno quelli non si facevano mai sentire.
- Con chi parla?- chiese Tristan arrivando insieme a Draco.
- Babbani.- rispose il rossino – Suo zio.-
- Ehi mezzosangue…- Malfoy ghignò appena, osservando i movimenti di Potter – Guarda che sta per distruggerti il cellulare. Fossi in te stare attenta…- e infatti Hermione dovette correre a strappargli l’aggeggio dalle mani. Quando Harry tornò a tavola aveva il volto visibilmente contratto dalla rabbia…e continuò a bestemmiare anche dentro al cerchio magico per teletrasporto, mezz’ora dopo.
- In poche parole stanno cercando di portarti via una proprietà dei tuoi? E neanche te l'avevano mai detto?- allibì Ron sconvolto – Certo che sono proprio dei bastardi, roba da matti! Comunque se non altro ti hanno avvisato che tra cinque minuti hanno l’incontro con l’avvocato.-
- Si, perché pensano che non possa arrivare in tempo.- frecciò il moro rabbioso – Adesso li sistemo io! Devono solo provare a mettere le grinfie su qualcosa di mamma e papà e li gonfio sul serio come mongolfiere!-
- Harry piantala, non è divertente!- abbaiò Hermione, seguendo bene ogni passo di Lucilla nel costruire il cerchio magico – Prendi quello che devi, metti una firma e poi vattene. Sai come sono i tuoi zii…-
- Babbani come tutti gli altri.- sibilò Draco rognoso.
- Per una volta sono d’accordo.- replicò Harry con sguardo tetro.
- Ok, ci siamo.- Lucilla si fece indietro, guardando il suo lavoro – Spero che funzioni.- gli disse con una strana espressione – Non ne faccio uno da quando avevo 11 anni.-
- Apprezzo lo sforzo.- ironizzò il Grifondoro – Cosa devo fare?-
- Pensa intensamente a casa dei tuoi zii e poi batti due volte le mani.-
- Tutto qua?-
- Se vuoi puoi farmi due passi di tip tap, sarebbe divertente.- celiò la mora sarcastica.
- Va bene, va bene…- Potter sospirò, guardando i compagni come per rassicurarli – Ci vediamo stasera. Se non torno… chiamate i pompieri, la polizia, anche l’FBI …ciao!- e detto quello, batté due volte le mani sparendo in una nuvola di fumo. Gli altri tossicchiarono un po’, poi trovato per terra un bel cratere bruciato.
Stavano quasi per mangiarsi viva Lucilla quando Harry fece uno squillo a Hermione da una cabina telefonica di Londra quindi si tranquillizzarono e riuscirono a tornare alle loro occupazioni.
Alle otto in punto però Ron cominciò ad agitarsi.
- Lenticchia la vuoi smettere?- abbaiò Draco furibondo, sentendolo andare avanti e indietro davanti al camino.
- E come faccio a calmarmi?- replicò Weasley incollerito – Herm! È tardi!-
- Lo so.- rispose la Grifoncina alzando gli occhi dal libro. Stava seduta accanto a Malfoy ma anche lei da circa mezz’ora aveva iniziato a preoccuparsi. Guardò per l’ennesima volta il pendolo, poi si attaccò al cellulare.
Chiamò a casa degli zii di Harry ma Petunia le sbatté giù la cornetta.
- Quelli sono capaci di averlo chiuso di nuovo in camera e di avergli messo le sbarre alla finestra!- sibilò Ron accorato – Eddai Herm, dobbiamo fare qualcosa!-
- E come facciamo, siamo senza macchina.- ironizzò lei, viste le vecchie scorribande con la macchina volante ma il rossino non si lasciò scoraggiare – Ci Smaterializziamo e andiamo a Londra!-
- Sei già capace di andare fin lì?- allibì lei.
- Posso provare.-
- Io preferirei avere qualcuno un po’ più esperto…-
- Lucilla e Tristan sono a caccia, hanno detto.- le chiarì Ron e a quel punto, non si sa bene perché, ma Draco cominciò a sentirsi insistentemente osservato. Sollevò il viso dallo schermo e li guardò con gli occhi assottigliati.
- Ve lo scordate.- scandì rabbioso.
- Dai Malferret!- lo supplicò Hermione con due occhi da cerbiatta – Devi solo portarci lì!-
- Mi hai preso per un gufo?- abbaiò lui di rimando – Arrangiatevi da soli!-
- Ok, che vuoi in cambio?-
- Che vi tappate la bocca e mi lasciate stare.-
- Sul serio.-
- Ho detto che non vi porto, non ci torno in quel posto pieno di babbani.-
- D’accordo.- Hermione si alzò tranquilla, cominciando a infilarsi la felpa nera sui jeans – Se non vuoi non possiamo mica obbligarti. In fondo hai ragione…quando uno non ha voglia non ha voglia.-
Bel messaggio in codice, pensò Malfoy furibondo pochi minuti più tardi, appiccicato a quella maledetta Grifondoro. Dopo una ventina di soste perché Ron non riusciva a spostarsi ancora per lunghe distanze, arrivarono a Londra, più precisamente all’inizio di Privet Drive. Si staccarono visto che il biondo aveva un’espressione decisamente poco civile, poi apparve anche Weasley…un pelino più stanco del previsto.
- Tutto ok?- gli chiese Hermione – Ron sei un po’ pallido…-
- Che ci vuoi fare, è un principiante!- sentenziò Malferret gentile come sempre.
- Bhè, dal Linkolnshire a qua devo ammettere che sei stato bravissimo.- cinguettò la Grifoncina, ficcando un calcio a quel biondastro velenoso – Tristan ha fatto un buon lavoro! Perfetto, adesso però dobbiamo andare…-
- Non sarebbe meglio se qualcuno facesse il palo?- Ron cominciò a guardare i numeri delle case.
Arrivati davanti alla villetta videro che c’erano le luci accese e dall’interno proveniva un gran casino.
Quell’idiota di Dudley forse stava facendo una festa.
- E adesso che si fa?- bofonchiò Ron esausto, nascosto dietro al tronco dell’albero sotto la camera di Harry. Guardò in alto e vide che la camera era nel buio ma che c’erano comunque delle inferiate stavolta non d’alluminio – Come facciamo ad andare fin là sopra? Se esce qualcuno e ci vede?-
- Tanto saranno tutti strafatti.- sussurrò Hermione sotto voce, quando dalla casa uscì un gruppetto di ragazzi babbani della loro età, tutti intenti a scolarsi birre a fumare sigarette. Si accamparono per qualche minuto lì fuori, poi tornarono dentro quando alcune ragazze arrivarono dal vialetto e si fiondarono in casa, strillando come oche.
- Che gente del cazzo…- sibilò Draco, disgustato, poi gli venne l’idea – Già che siamo qua non possiamo passare da Alan?- ma la Grifoncina lo zittì, alzando lo sguardo sull’albero. Senza dire nulla cominciò ad arrampicarsi sotto gli occhi stralunati dei due maghi purosangue.
- Cosa c’è, non vi siete mai arrampicati su un albero voi due?- chiese dall’alto.
- I maghi giocano ad altro, tesoro.- le fece presente Ron – Guarda che cadi…-
- Non che non cado…mamma mia, voi maghi purosangue che schizzinosi siete…a che giocavate da piccoli eh?-
- A "Centra la Granger sull’albero!"- sibilò Draco un po’ in allarme per quella sua posizione pericolosa – Mezzosangue scendi da lì! Vuoi romperti l’osso del collo?!-
Ma Hermione era già arrivata abbastanza in alto per dare un’occhiata dalla finestra di Harry…e vide la sua borsa a tracolla lasciata sul letto, perciò era in quella casa per forza.
Così la streghetta scese, con ormai un bel piano d’attacco in testa.
Un attimo dopo erano attaccati al campanello.
Fu Dudley ad aprire, con la faccia di uno che è tutto tranne che sobrio.
- Oh, entrate…- ridacchiò, alitando in faccia ai tre un mezzo gallone di birra – Da bere è di là!- indicò un tavolo in soggiorno poi s’infilò di nuovo nella mischia e grazie al cielo sparì.
- Ok, la camera di Harry è al piano superiore!- disse Ron, - Cerchiamo di arrivarci tutti interi.-
- Non mordono Ronald!- sbuffò la Grifoncina.
A momenti si presero tutti e tre per mano per non perdersi e risalendo le scale dovettero quasi fare lo slalom fra un cumulo di coppiette appiccicate, intente a sbaciucchiarsi e anche a fare di più.
Arrivati al primo piano fu il panico. Non si passava davvero e come se non bastasse tutti ballavano come degli scalmanati. Ron cominciò a infilarsi in una camera ma era solo lo sgabuzzino, intanto Draco dovette difendere la SUA mezzosangue con le unghie e coi denti dalle avance di un deficiente con troppo gel in testa. Lo chiuse in bagno, furibondo, quando un altro cretino gli si avvicinò.
- Ehi fratello, hai un preservativo?-
Hermione era lì accanto e stava chiedendo a una ragazza se avevano visto in giro, durante la serata, il cugino di Dudley.
Quella s’illuminò tutta, dicendo che l’aveva visto di sfuggita ed era un vero gnocco ma anche da quella cretina non cavò un ragno dal buco. Tornata da Draco rimase un attimo sconvolta.
Si rigirava in mano la confezione quadrata di un preservativo.
- Ma che ci fai con quel coso?- gli chiese, sconvolta.
- Ma che ne so…è passato un tizio chiedendomi se avevo un preservo qualcosa e poi m’ha dato questo, dicendomi di usare sempre la testa quando scopo con la mia ragazza. Ma che voleva dire?- chiese stranito ma per completare il quadro arrivò anche Ron con la stessa espressione abbastanza basita.
- Herm, un tizio in bagno mi ha regalato un palloncino strano…-
- Ok, lasciamo perdere!- sibilò esasperata, tirandoseli dietro. Alla fine, dopo aver scavalcato l’orgia dilagante trovarono le camere da letto. Aprirono quella dei Dursley e pescarono due nudi intenti a darci dentro, aprirono un altro bagno e ci trovarono la stessa cosa. Pescarono due gay in camera di Dudley e alla fine davanti alla porta chiusa della camera di Harry arrivarono a tana. Lo sentirono picchiare dall’altra parte dello stipite e attenti che nessuno li guardasse, Ron si smaterializzò dentro. Da fuori sentirono il giubilo del Grifondoro…
- La finisci di girarti fra le mani quella roba?- borbottò Hermione quando Malfoy tornò a scrutare curioso il preservativo – Insomma, contieniti.-
- Me lo spieghi che c’è che non va con questo coso?- disse serafico – Serve a letto per caso?-
- Si, a non mettere incinta la tua ragazza.-
Draco stavolta levò un sopracciglio – Ah…e come funziona?-
La Grifoncina arrossì vagamente, spostandola dalla mandria di femmine che lo mangiavano con gli occhi – Si mette sul…sul…- e gl’indicò la parte in questione con un’occhiata. Malfoy, grande genio, capì al volo.
- Però, intelligenti i babbani.- frecciò sarcastico, iniziando a schiacciarla un po’ alla parete – Dovremmo provare.-
- Già fatto.- disse lei, guardando altrove – E’ utile ma spezza l’atmosfera.-
- Se lo dici tu…- bofonchiò. In quel momento sentirono dei colpi alla porta, così poterono tornare di sotto e uscirono dalla casa in tutta tranquillità, trovando Ron e Harry fuori in giardino.
Potter stava bestemmiando come un turco e stavolta anche Malfoy dovette saltargli addosso, per impedirgli di radere al suolo tutta la casa dei Dursley visto che i suoi zii l’avevano chiuso in camera e gli avevano fregato la bacchetta dopo che era arrivato in tempo per firmare tutti i documenti con l’avvocato.
Una volta datagli una sigaretta si decise a calmarsi e andarono a sedersi al parco giochi, dove il moretto si sedette su una panca, per sbollire.
- Allora? Che ti hanno lasciato i tuoi?-
- Lascia stare guarda…- sibilò, dando un tiro – L’avvocato mi ha contattato adesso perché sa che tra un po’ compirò diciotto anni. A quanto pare mamma e papà avevano una casa su a West Gold Lake. Se n’erano scordati tutti, come no, e solo ora l’avvocato è venuto a dirmi che avrei un altro posto dove andare.-
- Però, West Gold Lake…- Hermione sorrise – Non sei contento? Magari là c’è ancora qualcosa dei tuoi.-
- E magari io sto perdendo la pazienza!- abbaiò Draco che scalpitava per andarsene – Ci muoviamo o no? Farete salotto a Lancaster Manor lontano da questi disgustosi babbani!-
- Stavolta lo seguo.- borbottò Harry stanco morto – Non voglio vedere questo posto mai più!- poi, senza farlo apposta, l’occhio gli cadde sul preservativo che Ron si teneva nella tasca del giubbotto di jeans. Strabuzzò lo sguardo ma la Granger ebbe bontà di spiegargli la situazione, ovvero che per la casa dei suoi zii si spacciava tutto tranne che la droga. Un bell’affare in fondo.
- Affogherei quasi la giornata nell’alcool.- mugugnò Potter schifato da suo cugino.
- Ecco, andiamo da Alan!- continuò Malfoy imperterrito.
- Ma sei fissato!- abbaiò la Grifoncina – Ci sono le finali di basket poi, sai che macello?-
- E dici che ci sono ancora quelli col kilt?- chiese serafico.
- Quelli col kilt?- gli fece eco Ron sconvolto.
- Hai visto della gente in kilt?- rincarò Harry verso il biondo – In un pub? E che facevano?-
- Ballavano sui tavoli e hanno fatto uno strano discorso sulla libertà…-
- Ah, ho capito… facevano Braveheart.-
- Facevano cosa?- Weasley non ci capiva una mazza.
- E avevano la faccia colorata di blu?-
- Si, qualcuno si…- borbottò Malferret.
- Che cos’è Braveheart?-
- Un film sugli scozzesi.- Harry se la rideva – Se andiamo al pub magari li troviamo.-
- Si, se andiamo da Alan magari potrei svegliarmi domani mattina nel letto di un giamaicano, con un figlio già in arrivo e un tatuaggio sul fondo schiena!- sibilò Hermione esasperata da quei deficienti.
- Oh, dai…ci divertiamo! L’ha detto Tristan che siamo in vacanza!- cinguettò Potter suadente – Dai Herm!-
- Se lo dice Mckay allora siamo a posto!- replicò snervata – Vi ricordo che sapete Smaterializzarvi solo voi tre! Tu Harry più o meno, Ron è già stanco e Malferret manda giù la birra come se fosse acqua!-
- Senti chi parla!- frecciò il biondo – Quando sei sbronza tu sei capace di fare qualsiasi cosa!-
- Come se ti fossi lamentato!-
- Per favore queste cose non voglio neanche sentirle!- disse Harry coi brividi al solo pensiero – Allora la si mette ai voti.- e naturalmente non ci fu bisogno di alzare le mani perché quei tre bastardi si erano affiancati come mai in vita loro, tanto per cambiare su una questione importante come andare a sbronzarsi.
- Tre a uno, la gentile fanciulla è stata messa in minoranza!- la canzonò il suo ex ragazzo dando inizio alla carica verso Ludo Avenue – Dai Herm, tesoro…un po’ di vita. Ho passato una giornata di merda, questa concedimela!-
- Ringrazia Dio che i miei siano fuori casa!- gli rispose rabbiosa, aggrappandosi a Draco.
- Oh, che bello…facciamo un festino a casa tua!- disse Ron bastardamente.
- Scordatelo! MAI! M-A-I!-
- Ok, ok…sei stata chiara!-
E quel MAI fu giusto relegato alla questione festino perché appena rimisero piede al pub decretarono la loro morte per come etilico. Per le finali c’era il solito casino d’inferno ma giocavano Francia e Gran Bretagna, quindi niente kilt, comunque Alan più che contento di ritrovarli…e si premurò in prima persona di farli stramazzare sul bancone, dopo una dura nottata di bagordi.
 
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