Capitolo 22°

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Galya
view post Posted on 4/2/2009, 20:48




E’ bello notare come gente di diciotto anni sappia che sbronzarsi fa stare male da cani…ma a prescindere da questo bevano come spugne sul bancone di legno di un pub in puro stile irlandese per poi tornare a casa alle sei di mattina con le facce da vampiri sull’orlo del collasso, ormai alla frutta.
Entrarono a Lancaster Manor che era ancora buio e appena misero piede nel castello quasi si lasciarono andare sul pavimento, tranne Hermione che era rimasta sobria. Almeno una su quattro visto che Draco e Harry per la prima volta in vita loro avevano diviso qualcosa, ovvero si erano messi a cantare in mezzo a Ludo Avenue le canzoni di Natale.
Era stata una scena pietosa che anche Ron, sbronzo più di loro, aveva catalogato come invedibile.
E adesso doveva anche star lì a fare caffè a quei tre ibridi umani.
Se ne stavano tutti svaccati sul divano, quasi sdraiati l’uno sull’altro ed emettevano i classici mugugni da maschio che sta male, perché si sa che quando un uomo è ammalato lui sta sempre peggio di una donna…
Fino alle dieci di mattina fu un continuo trangugiare caffè e cambiare le borse del ghiaccio su quelle zucche vuote, poi la streghetta si ruppe allegramente le palle e lì piantò per andarsene a dormire.
Per le scale incontrò Tristan e l’Auror la squadrò un pelo stranito.
- Serata di bagordi eh?- rise, sentendo i lamenti dal salone che sembravano più barriti di un elefante morente.
- Lascia perdere!- disse la Grifoncina – Io vado a dormire…se rompono rispediscili nelle loro camere a calci. Stanno facendo solo scena per farsi coccolare.-
- E tu che li sopporti da sette anni.- Tristan scosse il capo, continuando a ridere – Dormi bene, adesso li sistemo io!-
E il metodo Mckay, fatto in casa alla Jess, era un goccio di ciò che si erano scolati la sera prima insieme a del succo d’arancia…e poi un volo in una vasca da bagno gelata. Si svegliarono subito i tre barboni e attaccarono a bestemmiare come dei matti, peccato che il loro prof di Difesa se ne sbatté altamente e li lasciò in bagno, continuando a sganasciarsi sguaiatamente come un perfetto sadico.
Lucilla gli arrivò alle spalle e ghignò appena, incrociando le braccia.
- Sai, quando ridi in modo così perverso riesci quasi a farmi pensare che non sei così visceralmente Auror fino al midollo Mc.-
- Oh, mi vestissi di pelle nera e catene andrei meglio?-
- Non è l’involucro che m’interessa.- borbottò lei, dirigendosi in cucina per fare colazione.
- Insomma, fossi un maniaco omicida ti piacerei di più.-
- Non mettermi in bocca cose non ho mai detto.- sibilò lei, alzando gli occhi dal caffè che bolliva – Anche perché qua ogni volta che parliamo vengono fuori cose che non stanno né in cielo né in terra. Perché le pesti urlavano?-
- Sono stati a Londra a riprendere Harry e poi hanno fatto festa.-
- Sbornia eh?-
- Già. Che programmi hai oggi?-
- Vado a trovare un vecchio amico.- disse Lucilla, portandosi la tazza alla bocca.
Tristan posò il giornale e cominciò a scrutarla attentamente. – Da chi vai?-
- Non lo conosci.-
- E’ un demone?-
- Non vivo solo in mezzo ai maghi Mc.- rispose pacata, guardandolo negli occhi versi a sua volta – Hai paura che possano farmi il lavaggio del cervello?- rise amara, scuotendo i crini bruni – Ho avuto tutto il tempo per diventare la nuova Lady Oscura ma la verità è che il potere di Voldemort non m’interessa. Non me ne faccio niente ma non puoi condannarmi solo perché sono potente quanto lui.-
- Forse anche di più.- scandì l’Auror – Vorrei solo che capissi che sono preoccupato per te.-
- Lo so. Ma vado solo a fare un saluto a questo vecchio amico.-
- Va bene. Torna presto.- le disse, mettendosi in piedi – Appena i ragazzi si svegliano li rimetto ad esercitarsi.- e se ne andò, lasciandola sola a pensare. A pensare come dirgli una cosa importante…
Sospirò, passandosi le mani sul viso. Era stanca…tanto stanca.
Se il suo cuore fosse stato vivo forse in quel momento avrebbe battuto all’impazzata.
Tornò in camera sua e prese un lungo cappotto nero, dal largo cappuccio a punta. Lo indossò e uscì dal maniero, per voltarsi un secondo solo indietro. Quella casa rappresentava un passato che forse non sarebbe più tornato indietro.
Tristan…
Chiuse gli occhi, vedendo la sua immagine.
E un’altra, poco dopo, le riportò alla mente con un flash lontano a chi era ancora indissolubilmente legata.
Sparì in quell’istante, con la morte nel cuore.

Era il tramonto quando ebbe il coraggio, finalmente, di dirigersi verso un luogo dove la terra era sconsacrata. Così si chiamava...Lost Graveyard, il Cimitero dei Maghi Perduti.
Portava un giglio bianco fra le mani e il suo sguardo vagava fra quelle tombe in rovina.
Il sole pareva essersi dimenticato di Lost Graveyard, baratro di coloro che avevano sbagliato. Il cimitero dei traditori. Anche lui giaceva lì…da un anno. Misere ossa e qualche grammo di polvere.
Lui che aveva avuto il mondo in mano.
- Ciao Tom…- sussurrò grevemente, fissando la scritta sulla lapide. Qualche parola scritta con sprezzo, un marchio per un uomo che aveva ammazzato troppe persone in nome di un ideale.
Il vento sottile e gelido s’insinuò in quel luogo ma lei non lo sentì.
I suoi occhi azzurri, nascosti sotto l’ampio cappuccio, erano privi di vita.
Ricordava tutti gli anni passati, i dolori, le sofferenze…
Gli occhi dannati del mago, un semplice mago e non un demone, che l’avevano condannata all’inferno.
Avrebbe dovuto odiarlo. Avrebbe dovuto sputare su quella tomba. Ma ora…non provava più niente.
E questo la fece stare peggio. Le ricordava che era mezza demone, che non aveva anima per soffrire.
Risentiva la risata di suo marito, risentiva le sue mani che le serravano la gola di notte, il modo atroce di guardarla come se avesse voluto divorarla. E ricordava quando prendeva l’aspetto di Tom Riddle…per tormentarla, per godere nel sentirla gridare il suo nome.
Lucilla lasciò andare il giglio poi fece un passo indietro.
Cosa poteva fare? Cosa poteva fare per togliersi dalla mente quegli otto anni?
Niente, era quella la verità. Niente poteva ridarle quel tempo perduto. Neanche odiare Voldemort.
Neanche vivere nel rancore.
- Addio Tom.-
Dette le spalle alla lapide e tornò indietro, anche se il vento le soffiava contro.

Tornata a casa sua aprì la porta e trovò la lunga tavola del salone apparecchiata. Volavano un po’ di piatti perché Harry e Draco stavano di nuovo litigando ma Ron ed Hermione la salutarono allegramente. Ricambiò, andando in cucina. Trovò Tristan ai fornelli, intento a guardare i surgelati scuocersi. La sentì e si voltò verso di lei.
- Ciao.- mormorò Lucilla.
- Ciao.- disse lui, tornando a darle le spalle – Sei stata bene col tuo amico?-
La Lancaster malinconicamente sorrise fra sé, avvicinandosi. Gli passò le braccia alla vita, chiudendo gli occhi e schiacciandosi contro la sua schiena. L’Auror di rimando sospirò, carezzandole le mani.
- Vuoi qualcosa.- insinuò alzando lo sguardo.
- Non voglio niente.- disse lei.
Tristan ghignò e tirandola dolcemente per il polso se la tirò davanti al viso – Vorrei sapere con chi sei stata ma non ti posso costringere. Basta che tu stia bene.-
- Ora sto bene.-
Le sorrise dopo qualche istante, chinandosi a baciarle la fronte.
- Dai, andiamo che è pronta la cena.-
A tavola l’emicrania dei tre furbastri era talmente alta che dovevano parlare sottovoce.
- Il bello è stato quando Harry s’è messo a cantare Hotel California in mezzo al pub.- borbottò Hermione memore di quella scena ma il moretto fece una sfaccia scocciata – Se non altro non mi sono venuti dietro tutti quanti.-
- Si, un intero pub di dementi!- sibilò la Grifoncina.
- Ron mi teneva anche il tempo picchiandosi sulla pancia.- frecciò Potter.
- Non me lo ricordare…- disse Weasley schifato.
- E tu che hai serpentello, hai cantato?- ridacchiò Tristan verso Malfoy…e se c’era una cosa fondamentale da sapere su Malferret era che dopo la sbronza era davvero intrattabile. Emise un grugnito sottomesso, continuando a mangiare svogliatamente e col mal di testa che raggiungeva livelli davvero pericolosi anche perché pure lui la sera prima aveva dato spettacolo, sparandosi dei numeri insieme a Harry che era bene restassero fra loro due.
Visto che avevano dormito tutto il pomeriggio passarono di nuovo buona parte della nottata a ciondolare per casa ma la mattina dopo gli esercizi di Smaterializzazione continuarono a ritmi serrati.
I progressi di Weasley, dopo la sfacchinata fino a Londra, furono davvero portentosi.
- Pare che tu abbia un talento naturale nello sparire Ron.- rise Mckay svaccato sotto un albero, a pochi metri dai due.
- O nella fuga.- celiò Harry.
- Divertente, davvero divertente!- sibilò il rossino – Tu vedi di darti una mossa o ti lascio indietro!-
- Che palle che fai venire.- si lagnò Potter – Faccio quello che posso!-
- Harry, il concetto sta qua.- l’Auror si picchiettò l’indice sulla tempia – Il concetto è nel pensiero. È come volare su una scopa.-
- Perdonami ma non vedo la somiglianza fra le due cose.- frecciò il Grifondoro.
- Una volta che impari non dimentichi.- rise Tristan – Devi pensare di poterlo fare. Devi pensare che puoi andare da un luogo all’altro senza sforzo. È come un desiderio. Desidera e ci arriverai. Usa la testa. Desidera di farlo e lo farai ma devi concentrarti. Devi pensare intensamente al luogo dove vuoi apparire.-
- Facile a dirsi…- mugugnò Harry, richiudendo gli occhi – Specialmente quando Malfoy ghigna come un bastardo da dentro alla casa e mi prende per il culo! FALLA FINITA DEFICIENTE!- urlò, girandosi indietro.
- PERDENTE, è quasi una settimana che ci provi!- ridacchiò il biondo da lontano, dall’entrata del maniero– Mia nonna, che è morta, sapeva fare di meglio anche a novant’anni!-
- Già, chissà perché è morta!- sibilò Potter rabbioso.
- Perché parlava troppo Potty! Come te!-
- Mamma, sto tremando!-
- Mi avete quasi rotto i coglioni, scusate il linguaggio.- borbottò Tristan – Mi spiegate per quale maledetto motivo vi odiate? No perché qua è da panico. Allora? Perché non vi sopportate?-
- Bhò, risale dal primo anno.- disse Harry tranquillo.
- Si, ma perché?-
- Un primo incontro irritante per entrambi.- disse Ron – E da quel momento si sputano in faccia ogni volta.-
- Cioè…fammi capire, vi siete parlati neutralmente una volta sola nella vita e da quella prima parola avete capito di essere innamorati alla follia l’uno dell’altro, è così?- allibì l’Auror – Ma siete da mandare al manicomio nella stessa stanza, cazzo…-
- Ma sai che Tristan ha ragione?- cinguettò Ron in vena di prese in giro – Se foste gay secondo me fareste una coppia da favola.-
- Weasley, amore…perché non vai affanculo?- sibilò Harry incazzoso – E adesso scusate ma ho una telefonata da fare.-
- Ancora?- Ron e Tristan fecero un fischio in coro – Ma allora hai davvero la fidanzata! O un fidanzato?-
- Tutti e due.- disse Potter allontanandosi con un diavolo per capello – Sono un bisessuale incallito!-
Davanti alla porta d’ingresso lui e Draco si scambiarono il loro solito simpatico gesto d’affetto reciproco, un bel ditino medio alzato, poi Potter come ogni giorno alle due di pomeriggio si attaccò al cellulare di Hermione e per ben mezzora andò avanti per il salone come un sonnambulo, ridendo come un invasato e arrossendo ogni tanto.
Lucilla ed Hermione, che lo spiavano dal corridoio, cominciarono a schifarsi.
- Ma che smancerie…- mugugnò la mezzo demone – Sentilo!-
- Ma con chi diavolo parla?- si chiese invece la Grifoncina – Sul display non viene fuori il numero del destinatario!-
- Magari non è una di Hogwarts.- ipotizzò la Lancaster.
- No, dev’essere per forza una di scuola.- replicò la streghetta – Harry praticamente considera il suo mondo recintato dalle mura della scuola. Mi sa che stavolta…è davvero una di quelle che gli girano attorno.-
- Dieci a uno che è la Baley!- sibilò Draco, apparendo alle loro spalle e facendole morire di paura.
- Ma sei scemo!?- ringhiò Hermione – E finiscila con questa storia di Elettra!-
- Ti dico che è lei!- insistette il biondo – Credi che San Potter non abbia gli occhi?-
- Adora Elettra ma non la toccherebbe con un dito!- rincarò la Grifoncina mentre Lucilla se ne andava, annoiata da quella questione ridicola – E poi Elettra è già innamorata.-
- E di chi?-
- Non me l’ha detto…però…-
- Però quanto ci scommetti che ho ragione io?- Draco s’impuntò da matti – Quanto ci fai andare?-
Hermione lo fissò per un attimo…
- Per una settimana ti faccio da schiava.-
- Senza lamentarti ai miei ordini?- chiese, con gli occhi argentati perfidamente eccitati.
- Non esageriamo. Farò quello che vuoi…se Elettra è davvero la ragazza con cui parla al telefono. Se non è lei invece da schiavo me lo fai tu. E non voglio rotture di palle. Affare fatto?- allungò la mano che Malfoy strinse dopo un attimo, assolutamente certo di aver la vittoria in pugno. In quel momento arrivò Ron e li pescò ancora con le mani strette.
- Che succede?- chiese sospettoso.
- Oh, arrivi giusto in tempo Weasley.- sibilò il Serpeverde – Taglia per favore.-
Il rossino alzò le spalle, tagliò le mani e guardò la sua amica.
- Scommessa su cosa?-
- Su Harry e la ragazza segreta.- rise la Grifoncina.
- Buona idea…ma invece di star qua a pensare alla sua vita sessuale forse dovremmo chiedergli che accidenti gli passa per la testa.- mugugnò Ron tirandosela via mentre Malferret prendeva il volo per andare a farsi una pennichella pomeridiana, lontano da loro e dai loro casini – Herm, la notte lo sento andare su e giù per la sua camera. Non so che gli piglia e non so neanche che fare per aiutarlo. Quando gli chiedo che ha mi dice solo che qualcosa lo rende triste ma non sa spiegarmi bene cosa sia.-
- Allora aspettiamo che se lo chiarisca.- gli suggerì la Grifoncina ma lo sguardo preoccupato dell’amico la fece sospirare – Ron, andiamo…lo conosciamo bene. Sai com’è fatto quel disgraziato. Quando si sentirà di aprirsi lo farà.-
- Già e intanto io penso al peggio!-
In realtà Harry Potter in quel momento era molto felice.
Il cuore gli andava un po’ come voleva e non riusciva a stare fermo.
- Quando tornate?- gli chiese la misteriosa ragazza, con la voce un po’ flebile per l’emozione.
- Qualche giorno e rientriamo.- le disse – Non vedo l’ora di essere a scuola…-
- Anche io…- ammise lei, quasi impercettibilmente – Ti diverti?-
- Si ma…mi manchi un po’…- ok, si era sbilanciato ma ora lei gli mancava davvero! Harry se ne stupiva, dopo tanti anni che si conoscevano, eppure ora quasi non vedeva l’ora di rivederla! Non l’aveva mai neanche sfiorata e adesso…Dio, come voleva abbracciarla!
- Tu deve sei?- le chiese.
- Da mia sorella. Torno a scuola fra tre giorni, così io e i ragazzi facciamo due giorni di allenamento in più.-
- Appena torno ne parliamo.- Harry sorrise, addolcendosi – Adesso devo andare. Mc mi richiama.-
- Va bene…allora ciao…-
- Ciao, ti chiamo stasera…promesso!- e riattaccò a malincuore, fissando il cellulare come se fosse stato la manna dal cielo. Era totalmente andato ormai. Era cotto a puntino da far vergogna.
- Per l’amor di Dio…- si schifò Malfoy passando di lì per andare fuori a fumarsi una sigaretta – Sai Potter? Credevo di essermi preso il diabete anni fa, quando ti vedevo andare in giro con la Granger. Ma a quanto pare non c’è limite al peggio…-
- No, infatti…visto che se non ti tappi la bocca ti caccio questo coso in gola.- minacciò Harry scazzato – Comunque di diabete moriremo entrambi a quanto pare, Malferret, visto che pure tu non scherzi.-
- Che cazzo vuoi dire?-
- Lo sai fin troppo bene. La mattina esci troppo sorridente da camera tua…e dire che dormi da solo…o no?-
Draco schioccò la lingua e si misero uno di fronte all’altro. Due galletti in un unico pollaio.
- Sai una cosa? Visto che adesso hai un’altra scema che ti corre dietro perché non lasci in pace la ex?-
- Lasciarla in pace o a te?- ironizzò il Grifondoro – Con te non sarà mai in pace.-
- E nella tua suprema arroganza San Potter puoi anche dirmi perché.-
- Oh, certo che posso…- Harry scosse il capo, dandogli le spalle per tornare ad allenarsi -…e lo sai bene anche tu, Malfoy. C’è una cosa che pende sulle vostre teste che entrambi avete accettato parecchi mesi fa. E quella cosa che ad entrambi salva l’orgoglio. La vostra scommessa finirà però per distruggere tutto.-
- Lei lo sa che abbiamo i giorni contati.- Draco parlò tremando dentro e senza rendersene conto.
- Allora se lo sapete entrambi finitela di fare i deficienti.- il moro si fermò alla porta, volgendosi sopra la spalla per guardarlo in faccia – Non ho niente contro di te, per quanto non ti regga minimamente, ma sai perfettamente bene che se la cosa non può continuare allora è inutile andare avanti. Ti posso fare una domanda? Giugno si avvicina e anche il ballo…cosa farete? Eh? Dimmelo. Che farete allora?-
- Non sono affari tuoi.- sibilò il biondo serrando le mascelle per la rabbia – Stai alla larga da questa storia Potter.-
- Questo consiglio dovresti rivolgerlo a te stesso.- sussurrò il Grifondoro prima di andarsene, tanto che il Serpeverde una volta solo dette un calcio a una sedia, al colmo dell’esasperazione.
Si lasciò andare a sedere, consapevole di aver aperto un vaso di Pandora che avrebbe preferito non scoperchiare mai.
Harry invece, dopo aver capito che Ron ormai poteva anche fare pratica da solo, chiese a Tristan il pomeriggio libero e lo passò girovagando per la grande proprietà dei Lancaster. Attraversò l’immenso giardino, il piccolo boschetto e senza incontrare creature bellicose giunse fino al lago su cui si arroccava il lato nord del maniero.
Era un lago piccolo, ma limpido e cristallino. Si specchiò ma quando lo fece delle ombre vaghe gli apparvero alle spalle. Si girò di scatto ma non vide nulla…così tornò a specchiarsi e sul pelo dell’acqua apparvero di nuovo delle figure un po’ vacue. Cercò di metterle a fuoco…e vide… il Ministero della Magia!
Lo vedeva distintamente! Poi scrutò ancora e vide Tristan che lo salutava da lontano, insieme a tre uomini con lo stemma degli Auror. Si vedeva come se fosse stato in quel luogo…
Fece per girarsi e incredibilmente a fianco aveva Malfoy che sembrava lo ascoltasse parlare, sgranocchiando una mela.
Qualcuno passò accanto a loro e li salutò impettito.
La scena cambiò ed Harry vide una grande villa, al centro di Londra.
Lui era a tavola…con Ron…un Ron molto cresciuto. E Malfoy, sempre insieme a loro. I due stavano discutendo di qualcosa ma non sembravano litigare animatamente come al solito. Si girò e a tavola vide di nuovo Tristan che in braccio teneva una bambina piccola, con la testa colma di boccoli scuri.
La fissò…e la bambina gli sorrise in modo un po’ strano.
- Torna a casa.- gli disse con la sua vocina infantile.
Harry strabuzzò gli occhi e ritornò alla realtà, quasi boccheggiando. Era senza fiato e dovette lasciarsi andare sui ciottoli. Faticosamente si sedette su un sasso più grande degli altri, levigato e scaldato dal sole.
Il cuore gli batteva fortissimo.
Ma che cosa aveva visto?
Quando ebbe ritrovato il coraggio cercò di specchiarsi ancora ma stavolta non vide più nulla. Un normalissimo riverbero che rifletteva la sua immagine e nulla di più.
Stette a lungo sulla sponda del lago e il tempo passò più in fretta di quanto si sarebbe mai immaginato. Lo capì quando Lucilla apparve alle sue spalle. Naturalmente gli fece venire un colpo ma quella rise, assottigliando gli occhi in quel modo sensuale con cui le si perdonava tutto.
- Scusa, non sapevo fosse così tardi.- disse Harry.
Lei scosse la mano, con indifferenza – Figurati, Hermione sta facendo la cena e fra Ron e Tristan stanno solo incasinando l’operazione, quindi mi sono defilata. Cosa fai qua?-
- Volevo pensare un po’…senti…- la guardò, felice finalmente di essere da solo con lei – E’ da un po’ che volevo parlare a quattrocchi con te. Me lo concedi qualche minuto?-
- Oh, anche di più.- disse lei pacata, raggiungendolo sulla roccia. Si levò gli stivali dal tacco troppo alto e si accomodò accanto a lui – Allora, parla. Come mai volevi stare solo?-
- Per tutto…tutto quanto.- Potter fissò il sole tramontare, osservò i corvi librarsi in cielo – Vedi…è dall’anno scorso che qualcosa in me non va più come deve andare.-
- Sei fortunato.- ironizzò la ragazza, accendendosi una delle sue rare sigarette e passandogliene una – C’è gente che non è mai stata in quadro in vita sua. Comunque ti ho osservo da sempre, quindi so di cosa mi vuoi parlare.-
- Davvero?-
Lucilla annuì, dando un tiro profondo.
- E’ da quando è morto Tom che sei strano.-
Stavolta il Grifondoro sgranò gli occhi – Non ho mai sentito nessuno chiamarlo così…-
La mezza demone stavolta tacque, abbassando lo sguardo. Rise, invitandolo a proseguire.
- Bhè…l’ho già detto a Tristan mesi fa. Da quando lui…lui è morto, io mi sento come se… non avessi più niente per cui andare avanti. Insomma, io sono stato invisibile fino a undici anni, poi sono stato solo Harry Potter, il grande Harry Potter, colui che ha sconfitto Voldemort. E adesso che lui non c’è più…cosa sono?- il bambino sopravvissuto sorrise malinconicamente, sentendosi a pezzi – Cosa sono? Non so più cosa fare…non so più chi sono.-
- So cosa intendi.- Lucilla sospirò, alzando lo sguardo verso il sole morente – Sei stato catalogato come una certa cosa per tutta la tua vita e adesso che sei libero dalla gabbia…il cielo ti sembra troppo grande e hai paura, quindi preferisci restare dietro alle sbarre…ma al sicuro.- e vedendolo annuire, scosse il capo, sorridendo benevola – Harry, ogni essere vivente verrà sempre catalogato con l’etichetta. Tristan in passato è stato la pecora nera della famiglia, Draco Malfoy è "solo" l’erede di Lucius Malfoy ma nessuno si è mai premurato di andare a vedere cosa ci fosse dietro al suo cognome. Certo, lui non si è preoccupato di farsi vedere per com’è davvero ma la gente non fa un passo in più per andare oltre all’apparenza quindi non ti aspettare che ora siano clementi con te, bambino sopravvissuto. Tu sei e sarai sempre quello che ha sconfitto Voldemort, come io sarò quella che l’ha sposato e ha ucciso la propria sorella gemella.-
- Se non ci fossi stata tu io non sarei qui.- le disse accorato, afferrandole il polso – Noi faremo di tutto per aiutarti.-
- Harry…ho smesso di credere nella gente. A me l’etichetta di mezza demone non interessa più. Me ne sono accorta in questi giorni. Da piccola ne ero ossessionata…ma ora ho abbastanza potere per fregarmene degli scarafaggi che puntano il dito verso di me. Sta a te scegliere se restare il bambino sopravvissuto per sempre.- lo fissò, con gli occhi azzurri che brillavano incredibilmente – La vita ci fa capire che possediamo risorse che non sappiano neanche di avere. Puoi diventare ciò che vuoi. Puoi essere ciò che vuoi.-
Harry Potter ascoltò quelle parole col cuore in gola. Appoggiò il mento sulle ginocchia, annuendo.
Si sentiva un po’ meglio…ma c’era ancora una cosa.
- Ho paura di perderli.- sussurrò, quasi vergognandosene.
- Gli amici?- chiese Lucilla delicatamente – No, quelli non ti lasciano mai. Guarda Tristan…- rise divertita ma anche emozionata – Ci siamo lasciati dicendocene di tutti i colori, mi ha odiata con tutte le sue forze, l’ho mandato all’inferno prima di andarmene…ho sposato Tom…e adesso è con me. Avrebbe voluto uccidermi quel giorno che sono tornata ma non l’ha fatto. E adesso mi sta aiutando.-
- Si ma…tu hai avuto il coraggio di sobbarcarti tutto da sola. L’hai voluto difendere otto anni fa.-
- O l’ho voluto escludere?- ridisse lei, fissandolo dritto nell’anima – Non scambiare l’affetto sincero con l’egoismo. Harry…i ragazzi ti vogliono bene. Avete vissuto in simbiosi per sette anni. Avete vissuto tutto quanto sempre insieme. Siete cresciuti insieme…- lo vide sgranare gli occhioni verdi, dimentico di quanto quelle parole fossero vere.
- Stai per compiere diciotto anni.- proseguì la Lancaster – Ormai Hogwarts ha fatto il suo dovere. Presto farai il M.A.G.O…e dovrai scegliere della tua vita. Ma se hai paura che se ne vadano, che li perderai…bhè, non dare retta alla paura. Non farlo mai. Tu in passato hai temuto la paura stessa. Non hai tremato davanti a Voldemort, non farlo davanti alla vita. Non lasciarli andare ma non imprigionarli…loro saranno sempre con te.-
Il vento si alzò leggero, portando un tenue profumo di fiori.
Ormai stava facendo buio. Harry guardò il riverbero del lago, cominciando lentamente a sorridere.
Strana ragazza Lucilla. Non gli aveva dato risposte, né consigli. Ma solo la sua opinione. Un altro e prezioso punto di vista. Si girò verso di lei e l’abbracciò di slancio fino a quando una voce seccata non l’interruppe.
- Ehi ragazzino, giù le mani!- cinguettò Mckay arrivando dal bosco – Eccovi! Vi stavo cercando…-
- Tranquillo prof, non te la tocco con un dito!- rispose il Grifondoro, ringraziando la mezzo demone con uno sguardo carico d’affetto – Allora, è pronta la cena?-
- Si, muovetevi.- borbottò l’Auror – Ma che ci siete venuti a fare qua? Lo odio quel lago!-
- Ah!- Harry si ricordò all’improvviso – Ragazzi, mi sono specchiato e ho visto delle cose stranissime!-
- Ma si, è il lago Vedo Prevedo e Porto Iella.- frecciò ancora Tristan, con vocetta melensa – E’ una disgrazia quel coso! Nessuno più ci viene perché fa vedere il futuro!-
- Il futuro?- Potter sgranò lo sguardo – Fa vedere davvero il futuro?-
- Una specie.- mugugnò Lucilla alzando le spalle – Un tempo era molto frequentato, poi è arrivata mia madre e hanno cominciato a credere che portasse male, sai…le solite storie. Queste acque vengono usate anche dai veggenti del Ministero e solitamente fa vedere una parte di verità e una parte di desideri del nostro inconscio.-
- Quindi ho visto un po’ di verità…-
- Già…roba brutta?- gli chiese Tristan apprensivo.
- Io e Malferret a spasso insieme.- disse Harry.
- Ah, è solo follia allora…- disse sarcastica la Lancaster – Altro?-
Il moretto levò le spalle – Io a cena con Ron, Tristan e sempre Malfoy. Più una bambina.-
A quell’ultima parola Lucilla ebbe un fremito. Parve stranita, poi confusa…infine levò gli occhi su Tristan che però non pareva aver colto e così decise di lasciar perdere.
- Gente…- disse, rinfilandosi gli stivali – Voi cenate pure, io faccio un salto a Wizville.-
- A far che?-
- A comprarmi una cintura di castità!- sibilò, svanendo.
Una volta soli i due si guardarono, abbastanza perplessi.
- Cazzo ma qua non ce n’è uno sano!- disse Mc quando tornarono al maniero – Anche lei adesso comincia a darmi i numeri, siamo davvero a posto.-
- Mi sa che sei tu che gliela batti un po’ troppo.- sbuffò il Grifondoro, ora sereno come mai si era sentito.
- Senti tu…- il suo prof fece una smorfia – Non so che cavolo abbiate combinato tutto il pomeriggio ma…-
- E’ troppo grande per me anche se un pensierino l’ho fatto.- disse Harry angelico.
- Non intendevo quello, altrimenti a quest’ora non saresti qui.- l’assicurò Tristan prontamente, mettendogli giusto addosso un pelino di angoscia – Ma se hai problemi siamo tutti qua, ricordalo sempre.-
Lo lasciò andare in cucina da cui provenivano suoni alquanto abominevoli…ma il bambino sopravvissuto ora stava bene. Adesso stava bene sul serio. Mise piede in quella stanza sorridendo con gli occhi più brillanti che sia Hermione che Ron gli avessero mai visto. E non fecero domande…si limitarono a scambiare il suo sguardo, troppo felici per sprecare quel sentimento assoluto con le parole.
Fu dopo cena che anche Malfoy, suo malgrado, venne coinvolto in quella strana situazione.
Se ne stava alla tavola del salone a rollarsi la prima vera canna della giornata mentre Tristan giocava alla Play, Hermione leggeva sul divano e Lucilla sorseggiava del liquore con aria alquanto nevrotica, quando avvertì un’imminente grana.
Alzò il capo in tempo per vedere Potter sbattergli sotto il naso un foglio bianco, carboncino e tre lettere.
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- Blaise mi ha detto che sai disegnare bene.-
- A me ha detto che non me lo sogno neanche di ascoltarti.- replicò Draco con un sorriso velenoso.
- Dai Malferret, mi serve che mi fai queste tre lettere in gotico e che le mescoli in una composizione abbastanza buona per un tatuaggio.-
Ora il Serpeverde lo guardava come se fosse un marziano.
- Chi sei tu e dove hai messo San Potter?-
- Se fai il bravo ti prometto che d’ora in avanti non aprirò più bocca sulla questione "scommessa ed ex ragazza."-
Draco tacque solo per pochi secondi. Un Grifondoro manteneva sempre la sua pallosa parola d'onore.
- Dammi quel carboncino!- e nel giro di una nottata la questione era risolta.
Harry stava sfidando Ron alla Play in una gara di velocità su macchine mentre la Grifoncina continuava a leggersi libri su Animagus quando Draco buttò in faccia al moretto il lavoro finito e Harry, per una volta in vita sua, ammise la dura realtà. Cazzo, Malfoy era davvero bravo! Le tre iniziali dei loro nomi erano state messi ai punti di un immaginario triangolo, riprodotte in un eccezionale stile gotico e ognuna di loro personalizzata. Ne rimase abbastanza stupito ma Draco doveva averci pensato bene prima di disegnarle definitivamente. La sua H era stata corredata dalle leggerissime ali di un boccino d’oro che riprendevano anche il suo amore per il volo; la R di Ron aveva un minuscolo gufo dagli occhi rossi come i capelli dell’amico nell’incavo panciuto della lettera stessa. L’H di Hermione era stupenda: forse un po’ si vedeva il coinvolgimento di Draco perché era stata disegnata con più delicatezza di mano, abbracciata da una lunga piuma nera di corvo. Nel mezzo del triangolo il fulmine della maledizione…ma anche della loro amicizia.
- Cazzo…è perfetto!- alitò guardando Malfoy ma quello, il solito rognoso e burbero, alzò le spalle.
- Ricordati che mi hai promesso.-
- Che ti ho promesso scusa?-
- Vaffanculo Potter!-
- Ok, ok… mamma mia se sei nervoso…-
- Mi stavo facendo una canna infatti, prima che arrivassi tu a rompermi le palle!- e tornò ad appollaiarsi sulla tavola, bollendo come una teiera. Il bello fu l’entusiasmo di Ron e anche della bella Granger che rimasero incantati dal disegno.
- Dio, ma davvero l’hai fatto tu?- se ne uscì Weasley.
- No, il nano invisibile che ho sulla spalla.- sibilò il biondo, rollandosi la sigaretta di pessimo umore.
- Che amore che sei Harry!- mormorò Hermione, facendo imbestialire il Serpeverde ancora di più – E’ un pensiero bellissimo ma non è giusto che te lo faccia solo tu.-
- Come sarebbe scusa?- allibì il moro – Mi hai sempre detto che i tatuaggi sono per gli spostati.-
- Non m’ispirano i tatuaggi fatti a caso!- lo corresse la Grifoncina – Ma non è giusto che questo pegno te lo porti da solo.-
- Infatti, se te lo fai ti seguo anche io!- chiarì Ron - Anche tu vero Herm?-
- Già. Domani andiamo a Wizville e ce lo facciamo tutti quanti. Ehi Malferret…vieni con noi?-
- Si, mi faccio tatuare in fronte "NON ROMPETEMI LE PALLE!" già che ci sono.-
- E’ un no?- replicò Hermione facendo finta di niente.
- Ma figurati mezzosangue…- replicò quello sarcastico – Ma certo che vengo, devo solo trovare le scarpe giuste!-
- Se vuoi te le presto io.- andò avanti lei imperterrita.
- Si, quelle nere col tacco mi sono sempre piaciute.-
- Quelle rosa con la punta tonda no?-
- Oh, ma che sbadato!- Draco levò gli occhi al cielo, cominciando a bestemmiare in serpentese – Come ho potuto dimenticarmi di quelle adorabili scarpe rosa! Le prime che mi hai tirato in testa l’anno scorso!-
- Vabbè, vieni o no?-
- No, se ancora non l’avessi capito.-
- Oh ma perché?-
- Ma cazzo dammi fiato! Se ho detto no è no! Sei sorda per caso?-
- Che fai qua da solo tutto il giorno?-
- L’hai detto mezzosangue, sto da solo una buona volta!-
- Ma dai Draco…-
- Ma dai Draco una fantastica sega, ok Hermione?-
- E da quando si chiamano per nome?- bofonchiò Ron mentre i due litigavano.
- Lascia perdere, è meglio non porsi mai troppe domande su questa storia.- Harry rise, guardando ancora il tatuaggio – Senti ma sei sicuro? Io voglio farmelo per un motivo mio.-
- Che immagino sarà uguale al mio.- Weasley rise, guardando apparentemente il gioco nella tv – Non credere che viva sulla luna. So che ti passava per la testa…e devo ammettere che è passato anche nell’anticamera del mio cervello e posso assicurarti che, anche se un po’ fuori dal seminato, quella del tatuaggio è un’idea che mi sarà molto meglio.-
- Dici?- Potter si rimise a giocare, scassando quasi il joistick – Perché non me ne hai parlato?-
- Tu hai già tanti pensieri per la testa in questi giorni e non volevo fare la lagna, ecco tutto…ma…come ci pensi tu a queste cose ci pensiamo anche io ed Herm, non credere. Per questo domani veniamo ancora una volta con te.- poi il rossino si girò e gli porse il pugno chiuso che Harry colpì leggermente con le nocche, sogghignando.
- Perfetto…- Ron attaccò a ridere istericamente – Se mia madre lo vede prima che compia gli anni mi massacra!-
- Fallo dove non si vede.-
- Ma non ha senso! Voglio che si veda!-
- Sulla spalla?- propose Potter.
- Sul culo?- propose Draco andando in cucina – Tanto fra faccia e culo a voi cambia poco!-
- Divertente, sempre gentile razza di maledetta serpe!- abbaiò Hermione seguendolo e dalla cucina quei due continuarono a sbraitarsi dietro di tutto mentre la serata degenerava irrimediabilmente al punto che perfino Lucilla che non dormiva mai scese dal primo piano per leggere alle quattro pesti due righe di vita.

Ma il meglio fu naturalmente la mattina dopo.
Tristan aveva deciso di fare ancora un giro di ricognizione a Wizville e visto che Lucilla era sparita di nuovo dicendo qualcosa di vago sulla sua destinazione, Mckay non aveva trovato niente di meglio da fare che tenere il muso tutto il giorno, trascinandosi dietro anche Malfoy.
Una volta al villaggio si separarono, l’Auror prese forma di lupo e cominciò ad andarsene a spasso come un randagio.
- Ma tu guarda che due palle…- sibilò Draco rabbioso.
- Ti tocca venire, spiacente!- celiò Hermione – Eddai, almeno sentirai Harry strillare sotto l’ago no?-
- Vuoi vedere quell’ago dove glielo pianto?- replicò sempre più sclerato.
Trovarono un negozio specializzato in un vicolo un po’ imboscato, pieno di gente un po’ strana.
Li accolse un simpatico ragazzo sui ventotto anni dai tratti orientali all’interno di una stanzetta piccola e accogliente, affastellata di tessuti pregiati e quadri colmi di fotografie di tatuaggi.
- Chi comincia?- chiese, rivolto ai quattro.
- Non guardare me.- sibilò Draco, andando a sbattersi su una comoda poltroncina arancione.
- Ok, inizio io!- borbottò Harry dando all’orientale il foglio col tatuaggio.
- Oh, molto bello…- rise l’uomo e gl’indicò un lettino – Dove vorresti farlo?-
- Qua…- Potter gl’indicò la scapola sinistra dopo essersi levato la felpa e la maglietta dalle maniche lunghe. E fin lì sarebbe andato tutto bene…almeno fino a quando i quattro non sentirono il suono maledetto della pistola a inchiostro. Il solo vedere l’ago andare avanti e indietro a velocità impressionante fece sbiancare persino Malfoy.
- Cazzo…- alitò Ron. Hermione invece si sedette vicina al biondo Serpeverde, stringendosi un poco a lui.
A testa il tatuaggio durò ben tre ore…quindi ci persero tutta la giornata dentro a quel negozio. Harry, visto il poco grasso presente sulla scapola, vide le stelline svaccato a pancia in sotto sul lettino antisettico e neanche Draco riuscì a goderci perché quella pistola sembrava un trapano elettrico.
Quando videro il lavoro finale però…oh, capirono che ne era valsa la pena. Il moretto venne spalmato di vaselina e quindi toccò a Ron che forse meno masochista scelse di farselo sulla spalla sinistra. A Weasley scappò qualche grido in più e mentre aspettavano, Hermione andò a comprare ai ragazzi qualcosa per pranzo.
Si stavano scolando il caffè quando l’orientale passò da loro con una strana pipetta lunga e affusolata.
- Oh, questo si che capisce tutto…- bofonchiò Draco dando un bel tiro.
- Di che sa?- chiese Harry.
- A metà fra un copertone della moto di Tristan e il the alla fragola.-
- Finito!-
Ron scappò dal carnefice, bendato su tutta la spalla e su tutto il braccio, così Hermione si mise in piedi…
Se lo fece fare in mezzo alla schiena e che si fosse messa mezza nuda sul lettino già a Draco faceva girare parecchio le palle ma gli strilli della streghetta furono anche peggio visto che la spina dorsale è forse il posto più delicato da andare a toccare.
Il suo tatuaggio fu in perfetta simmetria fra le due scapole, un capolavoro come gli altri due sue fratelli.
Erano entrati alle dieci in quel negozio e ne uscirono che era sera fatta, tutti pieni di doloretti e di vaselina in regalo ma Harry Potter ne uscì anche con un meraviglioso sorriso sul volto.
Forse non avrebbe significato molto per gli altri…ma per lui quel tatuaggio voleva dire davvero molto.
Ora più che mai.
 
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