Capitolo 28°

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Galya
view post Posted on 4/2/2009, 20:42




Ron fece per l’ennesima volta il giro di tutta la Mappa del Malandrino ma non trovò Harry in nessun posto.
In un impeto di rabbia gettò la pergamena a terra, imprecando.
- Dio…- sibilò rabbioso, mettendosi in piedi, cominciando a fare il solco in mezzo alla piazzetta della fontana per poi tornare rapidamente indietro per raccogliere con cura la Mappa a cui Harry teneva così tanto - Dove cazzo è andato? Dove cazzo SONO andati?- ringhiò, guardando anche Blaise.
Zabini tacque, continuando a stare seduto e guardare il sacco a pelo vuoto dove Draco si era addormentato.
Non era da lui sparire senza dirgli nulla. Non era da lui, né da Harry andarsene senza una parola. Specialmente se pensavano che se n’erano andati insieme. Era mattina ormai. E loro non c’erano.
Jess planò in quel momento su di loro, riprese la sua forma e dalla sua faccia capirono che non c’erano buone notizie.
- Cazzo…- Ron dette un calcio a un coccio di legno, levando una nuvola di cenere – Vi giuro che se fra un attimo ricompaiono pieni di lividi è la volta buona che li mando io all’ospedale!-
- Calmiamoci, in fondo nessuno può entrare nelle barriere del castello.- cercò di placarlo Hermione più terrorizzata che mai, anche se non lo dava a vedere – I ragazzi devono essere qua, è impossibile che gli sia successo qualcosa…-
- E se fossero incappati nei Dissennatori?- sussurrò Elettra, pallida e allarmata.
- Harry si sa difendere…ma non è questo il punto!- ribatté la Grifoncina – Non li abbiamo sentiti andare via…-
- E perché poi se ne sarebbero andati prima di colazione?- ringhiò Weasley iroso – Andiamo Herm! I casi sono due: o sono in giro a prendersi a botte o sono nei guai e conoscendo Harry ci metterei la mano sul fuoco!-
Tacquero quando giunse il preside, Piton e la Mcgranitt.
- Novità?- chiese Silente a Jess.
Mckay scosse il capo e arrivarono in quel momento anche Milo, Clayton e Sphin.
- Ho fatto un giro nella Foresta.- disse Eastpur roco – Ma non li ho trovati.-
- Io ho chiacchierato con un Dissennatore.- disse Morrigan tranquillo, come se parlare con uno di quegli esseri fosse una cosa normale – E non hanno messo le grinfie su nessuno stanotte. Né stamattina presto. Se fosse uscito qualcuno se ne sarebbero accorti.-
- Neanche con le scope?- chiese Ron – Perché è appurato che nel castello non ci sono!-
- E allora se non sono qua, né nella Foresta…- Blaise guardò il preside – Insomma, sono usciti per forza ma se i Dissennatori e gli Auror non se ne sono accorti come hanno fatto?-
- Dov’è quel maledetto Mantello?- sibilò Piton incazzoso.
Hermione glielo mostrò. Ce l’aveva lei nello zaino.
- Quindi? Si sono Smaterializzati?- se ne uscì a quel punto Seamus Finnigan – Qua non si può!-
- Bhè…qui però…c’è qualcuno che può Smaterializzarsi…- iniziò Sofia Mckay, raggiungendo il gruppo. Fissò Silente con aria eloquente – Preside, non per essere la solita ma se sono spariti c’è solo una persona che avrebbe potuto dal loro una mano. Non voglio farla infuriare, so quanto crede nella Lancaster, ma forse ci sta nascondendo qualcosa. Gli Auror del Ministero l’hanno vista massacrare i Mistici, poi sparisce e riappare a suo piacimento. Non è normale…-
Jess l’ascoltò a vuoto, perso nei suoi pensieri.
Quelle fragole…quelle maledette fragole…
"Sai una cosa? Odio mangiare, veramente…ma queste fragole sono una tentazione troppo grande!"
Ricordò una risata…e un sorriso tanto bello quanto insidioso.
E ora quello stesso ghigno aleggiava sulla bocca della mezza demone sdraiata a fianco di Tristan.
Passò la mano sul torace del giovane Auror, felice della sua vendetta.
Si mise a sedere lentamente, avvolgendo il corpo liscio e perfetto nelle lenzuola…poi si piegò su di lui.
- Allora…purosangue…- sussurrò baciandolo - sono stata all’altezza delle tue fantasie?-
Tristan aprì gli occhi, perso dopo una notte d’amore che gli aveva portato via tanta amarezza dal cuore ma anche una gioia immensa. La guardò dolcemente, le passò una mano fra i capelli e si lasciò baciare, ancora e ancora.
Non si era mai sentito così…mai. Avere Lucilla fra le braccia era stato come spazzare via anni di buio.
Che strano, pensava…tante volte aveva immaginato di averla…e ora…
Un’odiosa sensazione gli penetrò nelle viscere ma la scacciò via mentre la mano gelida di Lucilla si sfiorava la gola, il collo e il torace. Era stata eccezionale e gli aveva dimostrato una sensualità che non avrebbe mai immaginato…specialmente quando aveva preso lei l’iniziativa, la sera prima.
C’era una sola cosa che ora Tristan doveva capire. Una sola cosa, pensò scostandosi da lei.
Cercò i vestiti e cominciò a prepararsi per uscire mentre la mora si ributtava a letto, in una posa che serviva solo ad attirare l’attenzione, studiata a regola d’arte.
- Non mi dirai che vai via…- disse, sorridendo.
- Non è da te fare i capricci…Lucilla..- replicò il biondo, alzando gli occhi verdi su di lei.
La ragazza non si scompose ma assunse un’espressione fredda, tipica della Lancaster – Sono anni che aspettavamo di fare sesso e adesso te ne vai? Che s’impicchino quelli del Ministero, possono fare a meno di te per qualche ora.-
- Io volevo tanto catturare il Mutaforma che prende le tue sembianze.- replicò infilandosi la camicia e cominciando ad abbottonarla – In fondo non possiamo permettere che qualcuno vada in giro macchiando il tuo nome impunemente… o sbaglio?- infilò la spada alla cinta, sempre fissandola dritta negli occhi – Non credi?-
- Ma certo…- La Lancaster fece un gesto seccato con la mano – Il dovere prima di tutto.-
- Non parlavi così stanotte.- rise divertito.
- Oh, nemmeno tu ti sei lamentato.- rispose, avvicinandosi alla sponda e afferrandolo saldamente ma lentamente per i fianchi, strappandogli un altro bacio – In fondo lo aspettavamo da sempre…-
- Cos’è che ti ha fatto cambiare idea?- Tristan le prese i polsi con delicatezza, posandole le labbra sul collo.
- Te l’ho detto…potremmo morire e poi ne avevo basta di aspettare.- disse leggera, inclinando il capo per lasciare più pelle alla portata della bocca di Mckay e contemporaneamente lasciando andare il lenzuolo – In questi anni sono stata fin troppo stupida, anche quando eravamo studenti. Ti ho lasciato a mia sorella per troppo tempo…-
Tristan levò gli occhi smeraldini per un secondo, mentre continuava a lambirle il collo. Dopo di che si staccò. La salutò con un bacio all’angolo della bocca che lei avrebbe voluto approfondire, poi infilò le scale per andare da Silente…
E una volta da lui la decisione fu presa.

Un giorno intero passò e quando ricadde la notte Harry Potter aprì le palpebre pesanti come macigni.
Un dolore atroce al collo e una debolezza surreale si erano impadroniti di lui ma l’ultima cosa che ricordava erano le urla di Draco. Per questo quando lo sentì ancora vivo, gemente e con quel serpentello nero ancora chiuso nel cerchio tirò un sospiro di sollievo.
- Ben svegliato San Potter…- sussurrò il biondo Serpeverde, più pallido che mai, cosparso di tagli.
- Che è successo?-
- Ti ha morso quel vampiro…e non so se stai per diventarlo anche tu o stiamo per morire entrambi, visto il colore che abbiamo.- deglutì, sentendo una sete fortissima – Non ho capito che stanno cercando di dissanguarmi ma… quel serpente maledetto se n’è stato lì per tutto il giorno. Non ha ancora cercato di… di mordermi…-
Harry strabuzzò gli occhi, vedendo un movimento a terra. Dannazione…non vedeva un accidenti!
- Dobbiamo liberarci…- mormorò roco, la gola che gli faceva male come i polsi escoriati.
- E come? Alla prima mossa quello ti ammazza e ti fa diventare un Mangiamorte.-
- Che hai Malferret, ti arrendi di già?- ironizzò il moretto stanchissimo.
- No…ma finalmente vedi com’è il mio mondo, Potter…ti piace?-
Gli occhi argentati di Draco lo fissavano intensamente, tanto che Harry sorrise appena.
- Bhè, ognuno di noi due ha la sua croce a quanto pare...-
- Già, traditi entrambi…- dette un colpo alle catene, rabbioso – Dannata Lancaster!-
Lucilla…Lucilla li aveva sempre presi in giro!, pensò Harry furente. Si era fatto fregare come uno stupido!
Si era fatto fregare da quei suoi occhi troppo chiari e troppo sinceri!
Maledetta, maledetta!
- Iniziamo a liberarci dalle catene…- disse, digrignando i denti.
- E come facciamo senza bacchette? La mia telecinesi va a puttane ora come ora…-
- Ho un’idea migliore.- rispose il Grifondoro, scrutandolo serio – Diventa un serpente.-
Draco allibì – Cosa? Ma sei pazzo?-
- No, se diventi un Animagus ti liberi dalle catene e se non sbaglio quel Serpente dell’Oblio o come cazzo si chiama reagisce solo a una fonte umana. Aggira il cerchio e raggiungi le bacchette. Poi mi liberi e vediamo di inventarci qualcos’altro.-
- E come? Solo un morto può uscire da qua!- Draco, dopo aver detto quella frase, si bloccò. Fissò la porta, sconvolto – Senti ma… ok, il vampiro è morto ed è potuto uscire…ma Lucilla?-
- Che intendi?-
- Cioè…Lucilla non è morta…come ha fatto a uscire?-
Harry tacque, di colpo conscio di quella strana realtà. No. Lucilla, anche se mezza demone e senz’anima era viva.
- Lasciamo perdere per ora!- ringhiò Malfoy debolmente, socchiudendo le palpebre – Vedrò di salvarti la vita Sfregiato, spero solo che poi ti venga in mente qualcosa per parare il culo a me!-
- Tu muoviti, io intanto intrattengo il tuo amico squamato.-
- Divertente.-
Viste le condizioni del Serpeverde ci volle parecchio prima che riuscisse a riprendere la sua forma serpentina. Era provato dalle ferite e dalla perdita di sangue, inoltre si era trasformato una volta sola, per sbaglio. Mentre si concentrava Harry cercò di parlare col Serpente dell’Oblio ma il moretto rimase sconvolto quando si accorse che il rettile era muto.
L’unica cosa che faceva era sguazzare nel sangue di Malfoy, aspettando che fosse abbastanza debole per iniettargli quel veleno dannato. Purtroppo per lui e per i Mangiamorte che volevano la sua testa, Draco riuscì a trasformarsi in tempo, prima di perdere i sensi. Le sue braccia sparirono e da Animagus cadde a terra con un tonfo, in tutta la sua lunghezza e bellezza. Il serpentello nero sibilò confuso, non sentendo più la sua preda che ormai era libera.
Il biondino riuscì a strisciare attorno al cerchio, ne uscì e riprese forma umana…cadendo seduto a terra, con il corpo interamente intorpidito. Ansimava, devastato nel fisico ma cercò comunque di tirarsi in piedi, aggrappandosi alla parete. Afferrò la sua bacchetta e liberò Harry ma dopo quello sforzo non riuscì a stare più in piedi.
Il Grifondoro lo raggiunse e gli dette una rapida occhiata.
- Hai una faccia orribile…- mugugnò.
- Sarà bella la tua…- rispose Draco, cercando di toglierselo di dosso ma Potter non glielo permise. Gli prese un braccio e se lo mise sulle spalle, dopo essersi ripreso a sua volta la bacchetta.
- E adesso che vuoi fare genio?- sibilò Malferret furibondo per doversi fare aiutare proprio da lui.
- Sai, anche io non faccio i salti di gioia a starti così incollato quindi anche se la pianti per due secondi non farebbe male a nessuno dei due!-
- Ah, tanto se siamo finiti qua di certo la colpa non è solo mia!-
- No, se consideriamo che vogliono farti diventare un Mangiamorte!- ringhiò Harry di rimando.
- E io se non altro non faccio da bandiera per tutti quegli idioti che ti porti dietro!-
- Io non faccio da bandiera a nessuno!- urlò l’altro di rimando – Voldemort ha ucciso i miei genitori! Che cazzo pretendevi che facessi in questi sette anni? Che me ne stessi buono? Eh? Dovrei fare come te?-
- Ma vai all’inferno…- Draco deglutì, pallidissimo – Tu non sai niente di me…-
- E nemmeno tu di me.- Harry lo fissò dritto negli occhi – E’ sempre stato questo il problema fra noi.-
- Allora lascia quel problema dove sta.- il biondo distolse lo sguardo, osservando la porta che stava davanti a loro – Come facciamo ad andarcene adesso? Nessuno di noi due sfortunatamente ha tirato le cuoia.-
- Ci Smaterializziamo. Loro pensano che non lo sappiamo fare.-
- Te lo scordi…non ho fiato per respirare…-
- Lo faccio io.- mormorò Harry cercando di tenerlo meglio – Ma devi darmi lo stesso una mano.-
- Finiremo a pezzetti…- si lagnò il biondino – Ci staccheremo al livello dell’ombelico.-
- Se non proviamo di noi due non rimarrà neanche la polvere…- Harry lo guardò di striscio – Allora? Mi aiuti o no? Io riesco a Smaterializzarmi a malapena da solo, con te a palla al piede sarà ancora più difficile.-
- Scusa tanto se ho perso tre litri di sangue!-
- Cazzo vogliamo finirla per due miseri minuti?- Potter quasi esplose – Sono qua con un buco nella giugulare, tu sei mezzo morto e hai ancora la voglia di rompermi i coglioni!? Zitto e vedi di concentrarti!-
- E su che cosa?- urlò Draco a voce ancora più alta – Credi che sia facile per me?!-
- Non è facile neanche per me, Cristo!- sbottò Harry al limite – Mi sento un idiota in questa situazione, sono salvo grazie a te di cui mi sono sempre fidato poco, sono solo in mezzo al nulla, non so dove siamo, se gli altri stanno bene… ok? Sono terrorizzato a morte! Ti va bene così?!-
Cadde un lungo silenzio in cui il Grifondoro si sentì fissato, come un marziano.
Poi, dopo un attimo, una leggera risatina dilagò nell’aria…
- Ti diverti eh?- sibilò il moro velenosamente – Ti faccio ridere?-
Ma Draco Malfoy scosse il capo, ridendo veramente di cuore – Oh no…ti giuro, ora come ora niente in te mi fa ridere.-
- Stai andando fuori di testa…-
- No, forse tutto il contrario.- ammise il biondino, chiudendo gli occhi – Dai, adesso concentrati Sfregiato...-
- Il generale comanda…- frecciò Harry sarcastico – Senti, non so dove cavolo siamo…comunque pensa a un posto sicuro. Credo che finiremo nel posto più sicuro che verrà in mente a entrambi, il più vicino a questo…-
- Grazie per la lezione, San Potter.-
- Una volta finita questa storia giuro che ti ammazzo io.- rognò il bambino sopravvissuto, chiudendo gli occhi a sua volta. E forse fu per la congiunzione di due poteri tanto diversi, di due livelli diseguali e di due magie tanto forti e ribelli che li portò a finire nel posto in cui nessuno li avrebbe mai potuti trovare.
Un posto che entrambi ritenevano un porto sicuro e sereno.
Perché sparirono senza intoppi e quando i Mangiamorte andarono a controllare trovarono solo il loro sangue sparso a terra. Lumia Lancaster entrò nella stanza e fissò rabbiosa il Serpente dell’Oblio.
- Come ti dicevo…i bambini sopravvissuti sono più forti di quello che pensi.- disse Bellatrix alle sue spalle.
- Hn…- la mezza demone ghignò appena, dandole le spalle – Non farmi ridere. Mi sono sfuggiti una volta quei due ma ti posso assicurare che non ce ne sarà una seconda. Adesso torno a Hogwarts, voi andate a Lancaster Manor nel caso la mia adorata sorellina si sia chiusa laggiù.-
- Come vuoi. Se è la cosa dobbiamo fare?-
- Avvisatemi. Devo a Lucilla un posto in prima fila…stavolta l’uomo gliel’ho rubato io.- e sparì ridacchiando mentre la Lestrange cominciava a chiedersi se suo cognato non avesse ragione. Forse quella ragazzina non ragionava come avrebbe dovuto. Comunque fece come le aveva chiesto e mandò alcuni corvi a controllare la situazione mentre informava Lucius e gli altri che Harry Potter e suo nipote erano ancora vivi.
Nessuno seppe come avevano fatto a fuggire e tantomeno avrebbero potuto immaginare dove fossero spariti.

Fu un forte rumore ovattato che fece sobbalzare Jane Granger nel sonno.
Si mise a sedere nel letto vuoto, prendendo la sveglia fra le mani. Le tre di notte…
Credette di aver solo sognato, quando avvertì altri deboli suoni dal piano terra. Forse Scott era tornato dal suo viaggio in anticipo. Accese la luce e si avvolse nella vestaglia di seta. Scese le scale a piedi nudi ma le luci erano tutte spente.
Quando arrivò nel salone accese gl’interruttori, cominciando ad impaurirsi perchè dei gemiti la raggiunsero da ogni parte della casa. Quasi cacciò un grido quando vide chi era steso a terra, dietro a uno dei divani.
- Harry!- si precipitò dal moretto che cercava di rialzarsi. Lo guardò stupefatta, vedendolo coperto di sangue ma sbiancò, restando senza fiato, quando trovò Draco poco più a destra, svenuto…coperto di tagli.
- Mioddio ma cos’è successo?- chiese angosciata, cercando di svegliare il biondino che non accennava a riprendersi.
- Jane…- sussurrò Harry ancora spaesato – Non ….non so perché…siamo qua…-
- Ok, sta calmo adesso…- la donna si tolse la vestaglia e gliela premette sul collo, per tamponargli l’emorragia – Adesso sta qua buono intesi? Draco sta male, devo chiamare un medico.- e si alzò in piedi di corsa, raggiungendo il telefono.
Squillò a vuoto numerose volte ma alla fine riuscì a trovare l’unica persona fidata che non le avrebbe fatto domande.
- Herik…sono io!…Si, si lo so che ore sono! Senti, per favore…ho un’emergenza! Devi venire subito a casa mia… no, no! Io sto benissimo ma ho un problema! Per favore corri qui! Subito!...Ti aspetto!- riattaccò immediatamente e dopo aver chiamato anche Rose, mettendole la tachicardia, afferrò dei panni puliti e tornò in soggiorno dove riuscì a trascinare Harry in poltrona e a stendere a fatica Malfoy sul divano.
Erano passati appena dieci minuti quando un uomo sulla quarantina si attaccò al campanello di casa.
Era un medico e aveva con un una cassetta del pronto soccorso, quintali di bende e l’aria di uno buttato giù dal letto dopo un’ora di sonno. Da quel momento in poi i ricordi di Harry si fecero vaghi.
Lasciò che quell’uomo gli fasciasse il collo e gli disinfettasse ogni piccolo taglio. Gli somministrò certamente un sedativo perché perse conoscenza, cadendo in un sonno cupo e senza sogni.
Alle quattro e mezza, Jane e il medico uscirono dalla camera degli ospiti dove avevano sistemato i due maghi e scesero in cucina dove la donna preparò un caffè nero per entrambi.
L’uomo si sedette, ignorando la tazza e fissando lei.
- Allora?- le chiese serio – Che storia è?-
Jane non alzò gli occhi dal suo caffè, apparentemente indifferente – Niente di particolare. Sono amici di Hermione.-
- Amici di Hermione…certo, sembrano solo passati dentro un tritacarne.-
- Herik, senti…-
- No, Jane senti tu… sono venuto qua senza fare domande e non te ne farò adesso, lo sai che mi fido di te.- tacque, osservandola preoccupato – Ma se quei due sono di un giro pericoloso dovresti stare attenta.-
Lei sospirò – Ma quale giro, dai…-
- Non scherzare. Quello biondo aveva dei tagli di coltello su tutta la schiena…-
Stavolta Jane stette zitta, girando il cucchiaio nella sua tazza.
Vedendola così chiusa a riccio il medico decise di lasciar perdere. – Ok, so che non mi avresti chiamato se per te non fossero importanti, quindi non dirò niente a nessuno.-
- Ti ringrazio.-
- Non direi niente lo stesso.- borbottò afferrando la sua roba – Magari sono pericolosi.-
- Finiscila, non fanno parte di nessuna banda.- mugugnò la donna, seguendolo alla porta.
- Come credi… allora, cambia la fasciatura al moro quando si sveglia, disinfettala e prega che non si sia preso la rabbia. Ammesso che l’abbia morso un cane, cosa improbabile.-
- E per Draco?-
- Bel nome…- frecciò sarcastico mentre lei lo guardava storto – I tagli sono superficiali ma ha perso molto sangue, perciò deve stare a letto e dormire il più possibile. Cambiagli i cerotti e le bende una volta al giorno. Non si reggeranno in piedi per quasi una settimana, comunque fai mangiare a quei due cibi ricchi di proteine e vitamine.-
- Tutto chiaro.-
- Si…- disse andandosene – Vorrei che le cose fossero chiare anche me!-
- Grazie Herik…- Jane rise, salutandolo – Grazie ancora e scusa il disturbo!-
Chiuse la porta in silenzio, le luci di tutta la strada ancora spente mentre i pub si svuotavano.
Tornò di sopra in punta di piedi e quando rientrò in quella camera pareva che non si fossero mossi. Raggiunse la sponda destra e rimboccò le coperte a Draco, carezzandogli la testa con un sorriso triste sul vivo: l’espressione tirata del ragazzo la fece sospirare quando Harry riaprì gli occhi, dall’altro capo del letto.
- Jane…- sussurrò.
- Ciao…- gioì di cuore, raggiungendolo e prendendogli la mano – Tesoro, come stai? Va un po’ meglio?-
Il moro deglutì, la gola secca e arsa ma riuscì comunque a parlare – Scusa…se …se siamo piombati qua…-
- Tranquillo adesso.- Jane gli strinse di più il palmo, carezzandogli la fronte con dolcezza – Non ti devi preoccupare di quello che è successo. Qua siete al sicuro entrambi. Quando vi sentirete meglio se vorrete mi direte cosa è successo.-
- Scusa…davvero…-
- Sciocco, non c’è niente di cui scusarsi…- si chinò a baciargli la tempia, strappandogli un sorriso a mezze labbra – Ora però devi riposare. Quando vi sveglierete parleremo ma adesso dormi, ok? Riposa…-
Rimase con loro fino a quando anche il Grifondoro non s’addormentò. Erano le cinque e mezza passate quando li lasciò soli per tornare a farsi l’ennesima tazza di caffè, riposarsi per qualche minuto e mettere in ordine le idee ma accadde qualcosa che le mandò all’aria la giornata definitivamente. Qualcosa che non accadeva da molti anni ormai.
Mancava appena un quarto alle sei quando qualcuno batté alla porta di casa.
Jane pensò che fosse Rose che aveva dimenticato le chiavi ma davanti a sé apparve un uomo avvolto in mantello nero, alla luce di un cielo ancora buio. Lucius Malfoy si levò il cappuccio dal volto e la guardò attentamente.
- Chiedo scusa per il disturbo.- sibilò sarcastico con la sua pigra aria insolente – Dovrei…- si zittì di colpo perchè Jane, indifferente alla sua presenza, gli sbatté la porta in faccia e più precisamente sul naso. Si diresse in cucina mentre Malfoy Senior riapriva la porta, tenendosi il naso dolorante – Mi hai fatto male…- ringhiò a bassa voce, seguendola.
- Oh, mi piange il cuore.- replicò la padrona di casa a tono, andando a sedersi al tavola. Si versò il caffè senza guardarlo, mentre il mago si aggirava per casa sua con passo felino e scrutava ogni cosa, con occhio attento.
- Bella villa…dovresti vedere Hargrave Manor però, sai?-
La signora Granger ghignò, portandosi la tazza alla bocca – Per l’amor del cielo, Lucius. Compari dopo diciotto anni e dici sempre le solite cose. Hargrave di qua, Hargrave di là…cambia disco.-
- D’accordo, per il momento posso anche farlo.- mugugnò levandosi mantello e giacca – Non m’inviti a sedermi?-
- T’inviterei ad andartene.- gli rispose amabilmente.
Lui la ignorò sorridendo velenoso – Com’è che non mi sembri sorpresa di vedermi?-
Jane ingoiò una lunga sorsata di caffè, prima di rispondere – Diciamo che in questo quartiere solo due categorie di persone possono suonare il campanello a casa altrui un quarto alle sei di un sabato mattina: un ubriaco o un idiota.-
Lucius ghignò di più, sedendosi davanti a lei – Non mi chiedi perché sono venuto a trovarti?-
- Narsy ti ha finalmente buttato fuori di casa e ti serve un letto per dormire?-
- No, a dire il vero non riesco a scambiare una parola con lei da molti giorni.-
- Chissà come mai.- frecciò Jane gelida, cambiando completamente atteggiamento – Bellatrix è sempre a piede libero?-
- Sai perfettamente bene che Narcissa è l’unica per me.- l’uomo la fissò dritta negli occhi – Lo sai bene.-
- Si,- lei si mise in piedi, posando la tazza nel lavello – lo so. Allora, avanti parla…a cosa devo questa visita?-
- Mio figlio.-
Jane restò di spalle, cominciando a lavare posate e tazzine con aria tranquilla – Tuo figlio? Ah già, dovrebbe andare a scuola con Hermione. Mi pare mi abbia parlato di lui qualche volta.-
- Già…- anche Malfoy si alzò, andandole alle spalle – Lo sto cercando.- e le posò una mano sulla spalla, per farla voltare – Diciamo che abbiamo avuto qualche divergenza di opinioni e potrebbe essere venuto a Londra.-
La sua espressione dura, invece di spaventarla, la face ridere. Jane rise con un tono che lo fece sentire piccolo e specialmente lo sguardo che gli lanciò dopo, riuscì a centrare il bersaglio.
- Divergenza di opinioni…- ribatté ironica, gelandolo con un’occhiataccia – Però, mi pare un blando eufemismo da usare se queste opinioni sono le stesse che hanno diviso noi due, o sbaglio?-
Lucius schioccò la lingua, cominciando ad irritarsi – Andiamo Jane, non ricominciamo con questa storia.-
- Io non ricomincio niente. Tu ti presenti a casa mia dopo più di diciotto anni e hai la bella pretesa che io mi schieri dalla tua parte in questa lotta assurda…-
- Non è assurda!- sibilò iracondo – E tu sei una strega! Sei una Hargrave!-
- Io non sono un accidenti.- replicò lei, scuotendo il capo con pazienza disarmante – Te l’ho detto tanti anni fa e non intendo tornare indietro. Sono felice di quello che sono, di dove vivo…-
- Dell’uomo che hai sposato?- le prese in giro acidamente – Anche di quell’uomo ridicolo che non sa vedere a un palmo dal suo naso? Hn, che ridere…non conosce nemmeno realmente la donna che ha sposato e che dice di amare.-
- Lascia in pace Scott, in questo discorso lui non centra nulla.-
- Se le tue origini ti sembrano un discorso folle allora siamo a cavallo mia cara.- fece digrignando i denti – Non mi sembrava di averti chiesto la luna anni fa! Io ti avrei ridato la tua vita! Quella vera! Quella che ti spetta!-
- Si, solo perché colui che mi ha metà dei miei geni ha un nome importante fra voi maghi.- Jane rise seriamente divertita. Più lo guardava e più non capiva – Lucius, te l’ho detto diciotto anni orsono e ora te lo ripeto un’altra volta.- lo fissò a lungo, senza vacillare mai – Le mie origini potranno anche essere quelli di una purosangue ma i miei genitori biologici mi hanno abbandonata, privandomi dei miei poteri. Ora sono una babbana come tante e non intendo accettare il tuo dubbio aiuto nel riprendere i miei poteri come non m’interessa minimamente conoscere Liam Hargrave. Doveva pensarci tempo fa.-
- Capisco che tu sia amareggiata…- sbuffò cinico.
- No, non è questo!- disse lei cercando di fargli capire la realtà – Io non sono amareggiata. Io sto bene, lo capisci o no? Ho la mia vita, sono felice di quello che sono, di dove vivo e delle persone che mi circondano! Non m’interessa un’assurda lotta di divisione fra maghi! Amo mia figlia e non farei mai niente che potesse metterla in pericolo! Essere figlia di babbani non sarà peggio che essere la nipote illegittima di Hargrave, questo è certo.-
- E tua figlia è fiera di una madre vigliacca?- sibilò il biondo furente – Non ti riconosco più Jane.-
- Neanche io se per questo riconosco te.- disse, fissandolo malinconica – Non sei più il mago che conoscevo. Da quando è morto tuo padre, della persona che conoscevo io non ne è rimasta traccia.-
Cadde un profondo silenzio, interrotto solo dal ticchettio dell’orologio in cucina.
- Tu non capisci.- sibilò Malfoy riprendendo giacca e mantello – Non capisci…-
- Capisco che stai ricommettendo errori che hanno rovinato la vita a te.- sussurrò, addolorata per lui.
Lucius si fermò sulla porta, voltandosi a guardarla. Per un attimo restarono immobili a fissarsi, a scrutarsi.
- Ci rivedremo a giugno.- le disse, a bassa voce – Alla riunione col preside prima del M.A.G.O.-
Jane restò in silenzio. Sostenne i suoi occhi per un po’, poi abbassò il viso.
- Salutami Narcissa.-
- Certo.-
- Ci vediamo Jane. Stammi bene…-
- Si, ciao…- e prima che avesse potuto finire lui si era già Smaterializzato, senza lasciare traccia.

Erano le otto di mattina ormai e a Hogwarts si stava levando un vento fortissimo. Spazzò il cielo, rendendolo luminoso e brillante ma quelle folate parevano portare un brutto presagio.
Arthur Weasley era seduto nella Sala Grande di Hogwarts insieme agli insegnanti, Hermione, Ron, Blaise, gli Auror e il preside Silente. Lucilla se n’era andata dopo aver saputo della sparizione di Harry e Draco. Aveva detto che sarebbe andata a cercarli e che da sola avrebbe fatto prima ma non dava sue notizie da ore e gli animi erano sempre più preoccupati.
- Che strano che il padre di Draco non sia ancora venuto a chiedere spiegazioni di questa assenza.- insinuò Milo a bassa voce, appoggiato al caminetto. Sphin gli gettò un’occhiataccia ma era ciò che pensavano tutti. Perfino Caramell davanti alla blanda lettera di preoccupazione arrivata in risposta da Narcissa Malfoy aveva dovuto tacere, quasi mortificato. Era fin troppo chiaro che ai due studenti era accaduto qualcosa ma nessuno era ancora riuscito a spiegarsi come avevano potuto sparire nel nulla in quel modo e quel prolungato silenzio faceva pensare al peggio.
Per Harry i Weasley avevano creato un bel polverone e i professori non sapevano più dove sbattere la testa.
- Preside…forse dovremmo prendere in considerazione il fatto che qualcuno si sia davvero infiltrato a scuola.- disse Piton dopo l’ennesima camomilla bevuta – E’ assurdo che nessuno se ne sia accorto ma non vedo altra soluzione.-
- Una soluzione ce l’avrei io.- sibilò Cornelius Caramell acido – E’ stata la Lancaster!-
- Si, salva Potter per sette anni e poi lo fa uccidere in un raptus di follia.- frecciò Clayton Harcourt messo a parte di tutta la storia – Senza offesa Ministro ma lo trovo troppo contorto anche per una mezzo demone.-
- Senza contare che suo padre era Capo degli Auror.- continuò Milo con aria fredda – Quella ragazza ha fatto di tutto per vendicare i genitori e ora non vedo perché debba passare al lato oscuro.-
- Forse Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato alla fine l’ha convinta.- andò avanti testardo.
- Senta ma perché bisogna prendere sempre il capro espiatorio più facile eh?- sbottò Tristan furibondo, alzandosi dalla poltrona – A me sembra follia pura combattere un nemico per tanti anni e poi uccidere Harry Potter per sfizio!-
- Forse l’ha fatto per il potere…-
- Ma che potere?- ringhiò, trattenuto appena da Jess – Lei è già abbastanza potente da distruggere tutto il Ministero!-
- Complimenti, tu si che ragioni col cervello.- ironizzò Clay sarcastico.
- Insomma Mckay!- sbuffò la Mcgranitt servendosi un’altra tazza di the – Mettersi a urlare non serve a cambiare i fatti. Stanno usando un Mutaforma per incastrare Lucilla, questo ti fa arrabbiare e l’abbiamo capito ma ora non possiamo permetterci di occuparci anche della sua reputazione. Noi tutti sappiamo cos’ha fatto Lucilla e questo prima o poi verrà fuori ma ora il problema è un altro. Quei due ragazzi sono dispersi!-
- E non sappiamo dove siano, né come trovarli.- sospirò Arthur Weasley – Preside, non le viene in mente niente?-
Silente se ne stava tranquillo in poltrona, carezzandosi la barba con aria pensosa quando un trillo fece sobbalzare tutta la congrega. Hermione a sua volta parve stupirsi nel vedere il suo cellulare con un po’ di campo.
Si alzò dal tavolo chiedendo scusa e rispose, vedendo sul display il numero di casa sua.
- Ciao tesoro, sono io…-
- Mamma!- Hermione si sentì meglio avvertendo la sua voce – Ciao! Come mai mi hai chiamato?-
Jane, seduta sul divano stava giocherellando col filo della cornetta – Ecco…vedi, avrei bisogno di parlarti di una cera cosa. Ti ricordi…di quel diavoletto biondo che hai portato a casa a Natale?-
La Grifoncina cadde dalle nuvole. Ma di che parlava sua madre?
- Diavoletto?-
- Si…sai,- Jane roteò gli occhi, guardandosi attorno circospetta, come se avesse temuto che in casa ci fossero orecchie poco gradite – quello biondo, con i biscotti al cioccolato in mano…-
La streghetta scoccò un’occhiata a Ron che la raggiunse, guardandola stranito.
- Mamma ma…parli di Dr…-
- Si, di quello. Quella statuetta, proprio quella. Ce n’è un’altra qua a casa nostra. Un diavoletto coi capelli neri…sai, ha un graffietto sulla fronte. Sono messi un po’ male. Me li hanno portati ieri sera e devo dargli una restaurata…-
A quel punto la signora Granger pregò che sua figlia fosse abbastanza veloce nel ricollegare e infatti Hermione tacque, davvero sconvolta. Sperava solo di non aver capito male.
- E…sono messe così male queste…statuette?-
Jane sospirò sollevata – Bhè…diciamo che hanno parecchi graffietti. Oh, niente di grave…ho fatto venire un...falegname, perché gli desse una controllata. Ma ho pensato di avvertirti. Direi che una settimana e saranno pronte.-
- E...me li mandi tu?-
- Si, certo. Se ci sono problemi ti chiamo, ok?-
- Si!- Hermione sorrise di cuore, stringendo forte il cellulare – Mamma ti ringrazio tanto!-
- Ma figurati. Adesso devo andare, ci sentiamo tesoro. Un bacione.-
- Ti voglio bene mamma.-
La Grifoncina chiuse la comunicazione e tornò dentro alla sala, sollevata e felice.
- Sono a casa mia.- scandì, sbalordendo tutti – Mia madre se ne sta occupando. Da quello che ho capito sono feriti e non messi molto bene. Un dottore li ha visitati ma sopravvivranno.-
Arthur tirò un sospirò, insieme a tutti gli altri.
- E come hanno fatto a finire lì?- chiese Jess scetticamente.
- Non me l’ha detto.-
La Mcgranitt guardò Silente – E adesso cosa facciamo Albus?-
- Bhè, io direi di far passare qualche giorno e poi di andare a controllare la situazione a Londra.- il vecchio mago si mise in piedi, sorridendo bonariamente – Signorina Granger, se tua madre ha detto che staranno bene mi fido di lei ma credo che andare a Londra tutti in massa sarebbe un passo falso. Ignoro le cause per cui siano finiti laggiù feriti…anche se le posso immaginare.- tacque un secondo, sentendo il silenzio di Caramell – Comunque, ritengo che possiamo prendere fiato…per il momento.-
- Aspettiamo qualche giorno e poi andremo a controllare.- l’assicurò Jess – Vuole venire anche lei?-
- Si, in effetti vorrei andare a prenderli io stesso.- disse il preside – Ma andrò da solo, voi dovete proteggere gli studenti che resteranno a scuola. Non voglio che accada nulla che possa aggravare di più questa condizione.-
- E una volta tornati quei due ci faremo dire che è successo.- sibilò Piton scocciato.
- Già, sarà interessante.- mugugnò Tristan sbollendo.
- Nel frattempo che facciamo?- rognò Sphin – Aspettiamo che quel Mutaforma faccia altri danni?-
- Se preferite potete andare a caccia.- disse Silente sorridendo – Ma credo che aprire gli occhi…qui nel castello – e guardò specialmente Tristan – sarebbe la cosa migliore per voi. Ora se volete scusarmi io e Arthur avremmo una questione di cui parlare.-
Il signor Weasley e Silente se ne andarono nel suo ufficio mentre tutta la sala si svuotava.
Quando Hermione e i ragazzi tornarono all’accampamento, tutti quanti accolsero la notizia con gioia, Elettra specialmente e anche Hagrid che pianse un sacco, stritolando Ron e Blaise in un abbraccio focoso per la troppa felicità ma c’era anche chi non era per nulla felice.
Due grandi occhi blu scrutarono quella gioia, disgustati.
- Forse è arrivato il momento di giocare pesante.- disse la testa di Bellatrix comparsa nel fuoco del camino della stanza in cui la Lancaster si trovava, appena arrivata da una lunga notte di ricerche – Sono sfuggiti ma tu hai trovato tua sorella. Cosa intendi fare ora?-
La mora ghignò, posando lo sguardo sul tavolo. Una vasta serie di boccette e intrugli le stava davanti, pronte e essere usate. – Oh, tranquilla. Tempo fa, prima di morire, avevo studiato un piano per rendere Lucilla innocua per un po’ di tempo. Sfortunatamente non vissi a lungo per mettere a punto la pozione ma se tutto va in porto…- rise, osservando l’aria curiosa della donna nel fuoco – …Se tutto va in porto, col mio sangue potrei bloccare i poteri demoniaci e magici di mia sorella con un procedimento inverso per la durata di una particolare clessidra. Riuscirei a renderla…-
- Babbana…- sussurrò Bellatrix con voce arrochita al solo pensiero.
- Esatto.- ghignò al ragazza – Babbana a tempo indeterminato…se faccio un sortilegio a una clessidra. Avrò tutto il tempo che mi serve per farle patire ogni genere di sofferenza!- scoppiò a ridere sadicamente, iniziando a trafficare – Adesso lasciami sola. Presto manderò un dispaccio anonimo al Ministero dove avvertirò che una strana fanciulla è stata vista nei pressi di Lancaster Manor. Lucilla è laggiù e quando arriveranno gli Auror sarà debole come un agnellino. Crederanno che è il Mutaforma che tutti cercano e la porteranno qui…dove Tristan si divertirà a farla parlare, io a vederla soffrire…e poi…morire!-
Bellatrix si lasciò sfuggire un gemito fin troppo esaltato.
- Complimenti Lumia. Davvero complimenti…ora ti lascio. Informerò tutti, non temere.-
- Bene, preparatevi perché la Lady Oscura sta per cedere la corona.-

Lucilla dormiva a mala pena da giorni.
Non riusciva a chiudere occhio da quando se n’era andata a da Hogwarts. Soffriva e non sapeva perché.
Anzi, lo sapeva…sapeva perché stava male. Stava così perché Tristan non era con lei.
Se ne stava raggomitolata sul divano, avvolta in un vecchio vestito di suo madre, bellissimo e freddo, mistico e misterioso com’era stata Degona. Sentiva ancora il profumo di sua madre…le sembrava di farsi abbracciare da lei.
E più ci pensava, più la vedeva ancora brandire quella spada…e ammazzare suo padre.
Lei imprigionata, con Lumia che rideva sguaiatamente nel vedere i suoi genitori ammazzarsi a vicenda…
Serrò le palpebre, avvertendo gli occhi inumidirsi.
- Dannazione..- sibilò mettendosi a sedere. Stava diventando una frignona. Tutta colpa di Tristan!
L’aveva fatta diventare una strega quasi normale col suo lavaggio del cervello alla Mckay.
Tristan…Tristan…
Non faceva che pensare a lui, accidenti. C’era sempre e solo lui nei suoi sogni.
Ora più che mai lo voleva a fianco, avrebbe tanto voluto abbracciarlo e fare finalmente ciò che desideravano entrambi, ora che aveva eliminato anche il fantasma di Tom. Ma se n’era andata.
Si mise in piedi, cercando di concentrarsi sui suoi studi quando una violenta ondata di nausea la colpì al petto.
Sentì quasi il cuore frantumarsi, il sangue…scorrere al contrario.
Cadde a terra, contorcendosi e gemendo. Non riusciva a capire cosa stesse accadendo ma ci arrivò presto quando una voce nella sua testa cominciò a ridere, a ridere diabolicamente.
"Ciao sorellina…è da tanto che non ci parliamo…"
Lumia…
Lucilla cacciò in grido, tenendosi la testa chiusa in una morsa ma si sentì morire davvero, quasi come quando era stata gettata nel Rogo dei Dannati e le fiamme l’avevano consumata, ghermendola con le loro lingue roventi. Ma quello era un incantesimo. Un dannato incantesimo. Non riusciva a contrastarlo perché il dolore la incatenava in un pentacolo scuro e quando la cicatrice sanguinò…non grondò sangue nero ma…sangue rosso. Sangue di essere umano.
Non fece in tempo a maledire sua sorella, né se stessa per essere stata tanto ingenua.
Cadde in un sonno profondo, privata dei poteri e della sua natura…e quando gli Auror arrivarono videro un essere che aveva l’aspetto della Lancaster…ma sangue umano.
E per questo non ci fu scampo.
 
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