Against The Destiny
Cap.2.
«Resignation?»
L'odio è un veleno prezioso e più caro di quello dei Borgia; perché è fatto con il nostro sangue, la nostra salute, il nostro sonno e due terzi del nostro amore.
Charls BaudelaireMillicent Bulstrode stava seduta con le gambe elegantemente accavallate, le labbra lucide erano leggermente increspate all’angolo sinistro della bocca.
“Smettila di sorridere.” sibilò furente Malfoy, che camminava in maniera nervosa su e giù per la stanza.
“La smetto quando ammetterai che hai sbagliato tutto…” rispose serafica la bionda.
“Io non ho sbagliato.”
Il crepitio del fuoco all’interno del camino lo fece sobbalzare; i suoi nervi stavano tranquillamente decidendo di prendersi una vacanza.
“Draco fai ancora in tempo a rimediare…” Milly non si poteva definire propriamente una buona samaritana. Il suo interesse verso le persone era direttamente proporzionale al beneficio che gli tornava.
Solo in rari casi si ricordava che il cuore che le batteva in petto non era semplicemente un muscolo involontario.
“Farei in tempo a rimediare se avessi sbagliato.” Parlare con un muro sarebbe stato molto più proficuo, e il dibattito equo.
“Sono stanca di sentirti, sai?” esclamò alzandosi dalla poltroncina, con una scrollata di spalle fece ricadere i boccoli biondi lungo la schiena.
Un lieve profumo di arancia si divulgò per la stanza.
“Milly sei sempre d’aiuto.” Borbottò in risposta Draco che si accese l’ennesima sigaretta.
“Guarda che ti stai fumando le sigarette alla liquirizia di Blaise.” E con questa perla di gentilezza la bionda usci dalla stanza, doveva parlare con le altre due vipere, la situazione sarebbe presto peggiorata.
“Inizio a odiare questi sotterranei.” Daphne Greengrass stava cercando di pettinarsi i capelli, lottando contro un’umidità ribelle e irriverente.
“Certo ora ti sei abituata al calore Gryffindor.” la rimbeccò acida.
“Devi fartene una ragione, e poi è semplicemente un divertimento…”
Milly, inoltre, non si poteva definire una persona prettamente paziente. Con un paio di falcate riuscì a raggiungere l’amica, seduta davanti alla specchiera, con un gesto altrettanto fulmineo le prese il polso girandolo leggermente verso di lei.
“Milly mi fai male.” disse con enfasi.
“Questo non è divertimento” sibilò a qualche centimetro dal volto dell’amica. Un bracciale d’argento faceva capolino tra le due.
“È uno stupidissimo bracciale!” rispose Daphne portando la mano sinistra a coprire quel regalo che credeva nessuno avesse notato.
“Slytherin mormora. Daphne a nessuno piace che la propria regina se la fa con Potter!”
“Quello che faccio non deve riguardare nessuno”
Quando la menzogna si accorda con il nostro carattere diciamo le bugie migliori.
Friedrich NietzscheIl mondo stava decisamente girando dal verso sbagliato, Milly iniziò seriamente a pensare di essere finita in una sorta di dimensione parallela.
Lentamente la mano scivolò a stringere il legno d’ebano con cui era stata fatta la sua bacchetta, nella mente c’era semplicemente un frase: ‘schiantali tutti’.
“E si può sapere che ti prende?” chiese poi l’amica notando lo strano comportamento dell’amica negli ultimi due giorni.
“Niente. Cerco di mantenere Slytherin unito!” scrollò le spalle con indifferenza, passandosi una mano tra i morbidi capelli biondi.
“Già come se il destino della casata dipendesse da te…” rise in scherno Daphne.
Il destino della casata era stato deciso molto tempo prima.
Sarebbe decaduta ben presto se le cose non si sarebbero sistemate.
Millicent uscì da quella stanza con diavolo per capello, e lei di capelli ne aveva molti.
La forza di Slytherin non era solo il cumulo di purosangue sciovinisti che la frequentavano, erano i legami che s’intrecciavano come un tessuto fitto di trame e orditi uniti che quasi non si sarebbero potuti distinguere.
E ora quel tessuto aveva troppe lacerazioni; e stava per strapparsi del tutto.
Con un sospiro si appoggiò al muro del corridoio, la freddezza della pietra riuscì a oltrepassare la stoffa di lana del maglione e la camicetta, arrivò dritto alle ossa. Ma non si spostò.
“Ti ho scambiata per un paralume.” commentò Theodore Nott affiancando l’amica.
“Hn” sospirò lei tamburellando le dita sulla parete liscia “Alludi alle mie forme inesistenti?” chiese atona, ricordandosi una delle prese in giro che i ragazzi amavano a rifilarle generalmente.
Lei non aveva le stesse formosità di Pansy, o le gambe lunghe di Daphne.
“No, questa volta no, magari alla tua pelle schifosamente bianca e al cespo di capelli che ti ritrovi in testa!” rispose Theo alzando le mani in segno di resa “Le tue forme non c’entravano.” annui ridacchiando, riuscendo a strappare un sorriso alla ragazza.
“Vuoi che ti fulmini?” chiese lei ironica.
“No grazie, ci ha pensato Luna poco fa…”
“Oddio, sei cosi disgustoso!” lo riprese con aria schifata.
“Ma che ho detto?” domandò lui cercando di recuperare il passaggio, che evidentemente, si era perso.
“Sei cosi melenso! Quando parli di Luna ti luccicano gli occhi!”
“Oh, questo ti sembra a te che non sei mai stata innamorata” soffiò stringendosi nelle spalle “Ora scusami, ma Malfoy mi cercava.” Aggiunse oltrepassando la ragazza, che annui con un cenno del capo.
No lei non era mai stata innamorata, ma si augurava di non esserlo mai se questo comportava semplicemente un alto livello di stupidità.
Gli ideali sono cose pericolose. E' meglio la realtà: ferisce, ma vale di più.
Oscar Wilde
“Zabini ci sei per stasera?” Dean Tomas stava iniziano a trattarlo come un amico, il che avrebbe dovuto fargli piacere, invece gli provocò una forte irritazione.
“Si Tomas, chi si è al tavolo?” chiese mascherando la sua vera natura da Serpe, sfoggiando invece un sorriso quasi radioso.
“Io, te, Malfoy e Goldestein!”
C’era una cosa di cui era certo, che Malfoy non avesse mai giocato ‘pulito’ in vita sua.
Non giocava pulito da piccolo quando a nascondino metteva sempre delle spire-spie a sorvegliare tutta al tenuta Malfoy.
Non giocava pulito nemmeno a Quidditch, quando riusciva a truccare la propria scopa affinché volasse ancora più veloce del normale.
Barava a carte, alle scommesse e pure a letto se fosse stato necessario.
E questa sua caratteristica era sicuramente frutto dei sui geni Black.
“Perfetto…” mormorò Blaise avviandosi al mobiletto degli alcolici. Guardò l’ora, e subito dopo fuori della finestra. Erano le quattro del pomeriggio, fuori pioveva ed era nuvoloso quindi potevano sembrare anche le otto di sera… Scrollando le spalle decise di versarci un bel bicchiere di ‘Urlo d’Istrice’.
Lo bevve tutto in un sorso, e quando sentì la gola bruciare decise di berne un altro.
“Affogare i tuoi dispiaceri nell’alcool non mi sembra la cosa più opportuna”
Era il secondo Gryffindor che lo trattava amichevolmente.
Decise di tenere la bottiglia direttamente li vicino a lui: ne avrebbe avuto certamente bisogno.
“Ginevra non vorrei essere scortese ma non credo che siano affari che ti riguardano.”
“Non vorrei che poi dovessimo aprire l’Alcolisti Anonimi qui a scuola” celiò lei posizionandosi dietro il bancone del bar.
“Cosa?” domandò il moretto inarcando il sopracciglio.
“Niente. Ho saputo della lite tra te e Malfoy.” aggiunse con espressione vaga, infondo tutto il Gryffindor era a conoscenza di quel evento.
“Capirai che novità siete un covo di pettegoli.” biascicò il moretto acidamente.
“Che ti ha ospitato senza battere ciglio stanotte!” puntualizzò la rossa schioccando la lingua.
“L’estate è finita, le vacanze pure, stessa cosa vale per la convivenza.”
No, Blaise Zabini non era un ragazzo alla mano, non nella sua natura più vera. Moderato rispetto ad altri Slytherin, ma era pur sempre l’erede di una dinastia al quanto rivelante.
“Quindi il ragazzo con la battuta sempre pronta di quest’estate…”
“… è semplicemente un ricordo. Weasley ora lasciami in pace.” concluse lui la frase continuando a bere.
Ferire e fare male.
Alleviare quel peso ferendo altri.
Questo riusciva bene agli Slytherin, mascherare i propri sentimenti infierendo su quelli degli altri.
Alcuni dicono che quando è detta la parola muore. Io dico invece che proprio quel giorno comincia a vivere.
Emily Dickinson“Che ci fai qui?” Draco Malfoy non amava le sorprese, tanto meno le sanguesporco che lo aspettavano fuori alla serra numero nove.
“Potrei farti la stessa identica domanda…” rispose accigliata fissandolo con il suo solito cipiglio arrabbiato.
“Beh a quanto pare sei tu che mi stavi aspettando” constatò lui notando la posizione della ragazza: seduta su un ceppo d’albero tagliato, con le gambe incrociate e il volto rivolto verso la porta della serra.
“Perché hai litigato con Zabini?” chiese come se fosse del tutto normale.
Forse aveva ragione Millicent: il mondo stava andando in rotoli.
“Non credo che siano fatti che ti riguardino” rispose pacatamente il biondo.
“Quest’estate eravate uniti…” insistette iniziando a giocare nervosamente con una ciocca dei propri capelli.
“Cosa nella frase: ‘non sono fatti che ti riguardano’, non hai ben compreso?” domandò scandendo le parole in maniera lenta, come se stesse parlando a una persona ritardata.
“Stanotte Blaise è rimasto a dormire al Gryffindor. Ho sentito che stava organizzando con Harry una delle sue feste, nel mio territorio…!” squittì indispettita, ci fu qualche secondo di silenzio, profondo e imbarazzante che venne riempito dalla petulante Gryffindor.
Malfoy sorrise divertito a quello spettacolo un po’ barocco e decadente, Hermione si stava per far saltare le coronarie, elencando almeno cinquanta effrazioni di leggi e regole avvenute in una sola notte. Stava sbraitando e strepitando su quali catastrofi naturali e magiche avrebbe potuto attirare un festino alla torre Gryffindor.
“Metti nelle cavallette in sala comune e non vedrete più Zabini.” esclamò alzando notevolmente la voce per interrompere l’effluvio continuativo della sanguesporco.
“Cosa?” si portò il dito indice alle labbra e sul viso si dipinse una smorfia – orribile per Malfoy – di stupore.
“Sveglia Granger, ti ho dato la chiave per cacciare dalla torre Zabini. Addio.”
La fortuna non poteva avere sorte
migliore.
“Grazie Malfoy.” Balbettò arrossendo la ragazza.
“Non sto facendo una favore a te” chiarì lui alzando la voce, per poi sparire dietro gli alberi.
*
Spesso le grandi imprese nascono da piccole opportunità.
Demostene“Mi piace che tu gioca a Quidditch” disse Blaise togliendo la camicia a Seamus, passò la mano tra gli addominali non perfettamente delineati, sentendo che al tocco delle sue dita il ragazzo contraeva i muscoli.
“E a me piace quando fai quello che stai facendo…” gemette il ragazzo reclinando la testa indietro, sbattendola però contro il muro bianco della stanza.
“Zitto Sem” rise Blaise scendendo a baciargli il collo, lasciando un piccolo marchio di forma circolare sulla sinistra proprio nell’incavo tra la spalla e la base del collo.
Non appena la mano di Blaise scese a sbottonare i pantaloni del suo ragazzo un tossire innervosito li interruppe.
“Oddio Granger che vuoi?” sbuffò il moro Slytherin riaggiustandosi il nodo della cravatta.
“Vi volevo avvisare che purtroppo c’è un problema nei dormitori maschili…”
I minuti che seguirono furono un’interessante evoluzione di Blaise Zabini.
Da Slytherin freddo e calcolatore: a ragazzo totalmente isterico.
Se c’era una cosa che Blaise non riusciva a superare era la fobia delle cavallette.
Da piccolo, uno dei suoi padrini – sicuramente deceduto – lo aveva portato in giro, in assenza della madre, ma non aveva mai badato a lui.
Quel pomeriggio di passeggiata nei boschi, Zabini finì per perdersi nella tana delle Cavallette Mutacolore, venne ricoperto dalla testa ai piedi di quegli insetti.
Usci dalla torre Gryffindor in meno di trenta secondi, salutando il proprio ragazzo con un bacio fugace e si allontanò da quell’ala del castello senza dare ulteriori spiegazioni.
Più lontano stava da quegli insetti e più il suo cervello riusciva a ragionare.
E in quel preciso istante il suo cervello elaborò un semplice pensiero: era ora di tornare a casa. Il tragitto per arrivare ai sotterranei sembrò quasi infinito.
Entrando in sala comune sentì quel profumo familiare di assenzio, non che ne usassero in dosi massicce, ma era quasi tangibile come odore, freddo e pungente.
Totalmente differente dall’odore che poteva sentire alla torre Gryffindor, che sapeva di alloro e legno bruciato.
Zabini entrando nella sua stanza notò un particolare ordine, le riviste erano state impilate nella libreria comune, i vestiti mandati a lavare dagli elfi, e tutto poteva quasi risplendere.
Il particolare che più gli rimane impresso fu il letto – vuoto dall’inizio della scuola – di Malfoy, perfettamente in ordine.
“Cosa è successo?” chiese sillabando le tre semplici parole osservando Tiger e Goyle intenti a giocare una partita a Dama Magica.
“Semplice, sono tornato tra i miei vecchi compagni di stanza…” una voce cristallina e sibillina lo ferì come una lama dalla punta avvelenata. La figura di Draco Malfoy uscì dal bagno, senza maglietta, con l’asciugamano intorno al collo, e un sorriso che la diceva lunga… Fin troppo.
“Bene.” rispose Blaise stringendosi nelle spalle, sedendosi sul proprio letto a baldacchino.
“Bene?” grugni Tiger alzando il suo sguardo vacuo per fissare la sagoma del ragazzo.
“Taci Tiger” sibilò il moro allentandosi la cravatta. Cominciava a mancargli l’aria.
“Ho chiesto anche a Theo se gli disturbava il mio ritorno qui…” lo informò Malfoy con una voce tanto dolce quanto falsa.
“Stasera chi è il tuo compagno Malfoy?” domandò Blaise ignorando quello che gli stava accadendo, se non ci avesse pensato, magari sarebbe sparito tutto, lui compreso.
“Goldestein” pronunciò quel nome arricciando il naso, era una delle poche volte in cui non gareggiava di coppia con uno Slytherin. “Te stai con Tomas? Sai vorrei sapere se devo andarci giu leggero…” rise passandosi una mano tra i lunghi capelli biondi.
“No, sto Seamus” rispose scrollando le spalle.
Una leggera fitta allo stomaco bloccò Draco per qualche secondo, simulò tutto con una risata quasi inquietante, fredda e metallica. “Allora farò beneficenza” commentò sdraiandosi sul letto.
*
L’angolo della Psichedelica
Non vi abituate a un aggiornamento cosi frequente. Già questo capitolo è stato scritto 3 volte. E nessuna delle tre era decente XD Però quest’ultima versione aveva tutti gli elementi che mi servivano per il prossimo capitolo, che udite udite s’intitolerà «Perfect».
Wow, sono avanti eh? So per finito il titolo del futuro capito… mi stupisco di me stessa.