Against The Destiny, Draco/Blaise

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.Lady Vengeance.
view post Posted on 20/10/2008, 21:13




Titolo:Against The Destiny
Dove trovarla: Efp
Introduzione: pin Off a capitoli tratta da: If Only - Affrontare le paure del cuore -
Lottare contro il Destino è sempre un'impresa titanica. Ma c'è di peggio: combattere contro se stessi, contro il proprio passato e il divenire.
“Quanto in basso dovrai cadere prima di renderti conto che anche te fallisci?” Millicent Bullstrode comparì, quasi per magia da dietro la porta che conduceva al dormitorio femminile. “Io non fallisco” rispose pacatamente Draco, generalmente non aveva bisogno di fingere con lei, le sue maschere le avrebbe scoperte e dissacrate una dopo l’altra; ma in quell’occasione doveva.
Paring centrale: Blaise/Draco
Paring secondari: Luna/Nott - Daphne/Harry

_________________________



Against The Destiny
Capitolo .1.

Thank You



I thought that I could always count on you
I thought that nothing could come between us two
Simple Plan – Thank You


Il festino d’inizio d’anno era da sempre uno degli appuntamenti che ad Hogwarts veniva: atteso con ansia, vissuto come se fosse l’ultimo, e dannatamente odiato il giorno successivo.
Riuscire a sopravvivere indenni a quella serata di bagordi era un’impresa titanica.
Molto più di quella del Lord Oscuro di uccidere Harry Potter.
Il confronto non avrebbe mai retto.
Mettete cento studenti, adolescenti con le turbe ormonali da far invidia a qualsiasi donna nel reparto Maternità Isteriche del San Mungo.
Mischiate a quegli studenti almeno una dozzina di sostanze illegali che sarebbero state inventate e brevettate quella sera, e alcolici a volontà.
“Che dio ti Maledica Zabini” bofonchiò Theodore Nott entrando in sala comune, vedendo l’amico tranquillamente seduto su quella poltrona di pelle nera, fresco e sorridente.
Come sempre. Lui.
“Oh, non credo che potrei mai fare qualcosa a me stesso” celiò guardandosi le unghia della mano nera, perfettamente limate; “Non sono masochista”.

Non mentire.
Lo sei. Lo sei sempre stato.
Sempre lo sarai finché non perirai tra le spire del serpente.


“Vado a cercare Luna” borbottò l’amico passandosi una mano tra i capelli spettinati.
Blaise neanche si sarebbe reso conto che Nott aveva lasciato la sala, se non fosse stato per lo sbattere, poco delicato, della pietra che sigillava i sotterranei.
Separandoli come dal resto della scuola.
Le dieci scoccarono pesanti e insolenti, la sala comune parve tramare per qualche secondo dopo i primi rintocchi di quel pendolo di bronzo.
La pietra d’ingresso al sotterraneo strusciò nuovamente, e dopo qualche secondo appare un Draco Malfoy decisamente stanco, le occhiaie viola circondavano un paio d’occhi che una volta brillavano come il platino.
“Alla buon’ora” biascicò Blaise, cercando d’ingoiare tutta la rabbia e il nervosismo che lo stavano divorando.

Lentamente.
Troppo lentamente.

“Hn” rispose il biondo con un gesto della mano noncurante, desiderava solo infilarsi nel suo letto e dimenticare perfino il nome. Non si sarebbe più fidato di un Ravenclaw in vita sua, avrebbe reso la vita di quella casa un vero inferno.
“Divertito?” chiese Blaise alzandosi, aveva ancora quella straziante sensazione di ‘addio’, era come vedere Draco sempre per l’ultima volta, come se una volta che il biondo girasse l’angolo fosse per sempre.
“Potrei farti la stessa domanda” rispose lui versandosi un bel bicchiere di whiskey incendiario “Sai di Gryffindor” aggiunse scuotendo la testa con un ghigno malevolo.
“Seamus è stato qui fino a poco fa” biascicò con finta naturalezza, scrollando poi le spalle allontanandosi dal banchetto dei liquori.

Il loro gioco preferito: non lasciare mai indenne nessuno.
Colpisci, sempre e comunque. Per uccidere sarebbe meglio.


Le lunga dita affusolate si strinsero con forza intorno a quel bicchiere, le nocche divennero quasi livide per la forza di quel gesto, lo sguardo perso nell’osservare il fiammeggiante liquido ambrato.
Draco Lucius Malfoy stava per fare una di quelle cose che razionalmente si sarebbero potute definire: avventate e dannatamente stupide.
“Blaise” lo chiamo con una calma che aveva sfumature quasi inquietanti, il ragazzo alzò semplicemente lo sguardo incatenandolo con quello del biondo “Voglio che tu sparisca dalla mia esistenza”.
Una semplice frase, pronunciata con un accenno di sorriso, come a voler sottolineare la sensibilità di quella richiesta.
“Non starai dicendo sul serio!” sbottò allucinato l’amico, mandando cordialmente a quel paese ogni remora e ogni regola del bon-ton.
“Sono stufo ok? Di te, di quel Gryffindor, e di tutto quello che pateticamente ci lega” celiò Malfoy sorseggiando quello che gli sembrò fiele flambé.
“Tu sei fuso Malfoy, che cazzo vai blaterando?” lo aggredì alzandosi in piedi di scatto, forse stava vivendo una sorta di incubo molto realistico, Draco non poteva fare sul serio…
Loro erano sempre stati opposti.
Uno biondo con pelle chiara e l’altro moro con la carnagione olivastra…
Uno classista con i pregiudizi che a volte gli annebbiavano il cervello, l’altro molto più alla mano, almeno apparentemente.
Uno sempre chiuso a riccio mentre l’altro avrebbe potuto far tranquillamente il Ministro degli Affari Pubblici…
“Dico semplicemente che non voglio un gay come amico, neanche uno che bacia a tradimento, tanto meno uno che fraternizza con il nemico” rispose glaciale.
“Cosa hai bevuto ieri sera?” chiese Blaise sgranando i grandi occhi verde scuro.
“Niente, ho solo chiarito un paio di cose con me stesso” ghignò malevolo il biondo.
“Draco siamo amici da sempre…” mormorò Blaise sconcertato.
“Appunto, è troppo tempo” borbottò in risposa il biondo che cominciava a sentire le prime avvisaglie di una terribile emicrania.
“Fottiti Draco” concluse Blaise prendendo la giacca che aveva adagiato sul bracciolo della poltrona, per poi uscire con passo spedito.

So thank you for showing me
That best friends cannot be trusted
And thank you for lying to me
Your friendship, the good times we had
You can have them back
Simple Plan – Thank You


“Quanto in basso dovrai cadere prima di renderti conto che anche tu fallisci?”
Millicent Bullstrode comparì, quasi per magia da dietro la porta che conduceva al dormitorio femminile.
“Io non fallisco” rispose pacatamente Draco, generalmente non aveva bisogno di fingere con lei, le sue maschere le avrebbe scoperte e dissacrate una dopo l’altra; ma in quell’occasione doveva.
“Oh, si tu fallisci, e la tua caduta è più rovinosa di tutte le altre” rise quasi candidamente Milly, prendendo un sorso di Whiskey incendiario dal bicchiere dell’amico.
“Non trovo più niente di conveniente ad essere amico di Blaise” rispose pacatamente Malfoy, sedendosi sul divano davanti al caminetto, la caviglia appoggiata al ginocchio sinistro, entrambe le braccia conserte al petto.
Millicent si sedette invece sulla poltroncina di pelle nera, schioccò la lingua con un ghigno divertito, presto se ne saranno viste delle belle, ne era certa.

*



So thank you, for lying to me
So thank you, for all the times you let me down
So thank you, for lying to me
So thank you, you friendship... you can have it back.
Simple Plan – Thank You


“Non ho problemi nel trovare uno Slytherin qui alla torre” borbottò Harry passandosi l’asciugamano tra i capelli umidi “Posso solo sapere perché indossa la MIA roba?” chiese osservando Blaise Zabini avvolto in una felpa almeno di una taglia più grande della sua.
“Seamus ha accidentalmente bruciato la mia giacca” rispose Blaise con una scrollata di spalle.
“Dovrò lavorare quindici anni prima di potergliela ripagare” borbottò il ragazzo passandosi una mano tra i capelli.
“E di grazia Seamus, come cazzo hai fatto a bruciargli una giacca?” chiese il bambino che era sopravvissuto cercando nel suo baule un’altra tuta.
“Stavamo litigando e ci siamo lanciati dietro un paio d’incantesimi…” rispose Seamus arrossendo vistosamente, non era da lui fare determinate cose, però era cosa risaputa che chi andava con lo Slytherin…
“Per Merlino non voglio sapere altro! Zabini tienitela pure quella felpa!” rise Harry infilandosene una simile a quella che indossava il moro, però dalle sfumature rosse.
“Non abbiamo fatto niente di sconveniente…” rise lo Slytherin rilassandosi leggermente, non sapeva definire bene cosa fosse, ma lì sulla torre Gryffindor c’era qualcosa che lo faceva stare bene.
Forse era il calore che si diramava per tutti i livelli della torre.
O quei giochi di luce che riempivano le varie stanze.
Non che tutto quel colore e quella temperatura fossero i suoi ideali.
Come casa non c’era niente.
Slytherin era molto regale come dimora, signorile ed elegante.
In quel momento però Blaise si disse che a casa non sarebbe tornato.
“Oddio!” sbottò Neville entrando nella stanza abbracciando la sua fedele rana.
“Non mordo!” alzò le mani in segno di resa Blaise.
“No! Cioè… So! Tu e Seamus, insomma si. Ecco! Ciao!” balbettò per poi fare dietro front e sparire lasciandosi alle spalle una simpatica nuvoletta immaginaria di fumo blu.
“L’ho terrorizzato?” chiese poi leggermente stupito da quella fuga.
“Come se non lo sapesse che voi Slytherin incutete terrore…” sbuffò Ron girandosi nel letto, in attesa che Lavanda liquidasse la cugina Hupplepuff e lo venisse a chiamare.
“Si beh certo, ma generalmente facciamo sempre qualcosa per meritarci il terrore” rispose Blaise, ignorando l’ennesima occhiataccia da parte del Rosso.
Non era li per litigare.
Era li per il suo ragazzo.
E per sfuggire a qualche demone personale che lo avrebbe atteso nei sotterranei, affilando i pugnali dalla punta avvelenata.
“Almeno te non lo neghi” rise Seamus bevendo un sorso di succo di zucca.
“Oh, lo negherei se ne andasse della mia reputazione” rispose Blaise scrollando le spalle.
“Perché ne hai una?” chiese Ron digrignando i denti.
Non era una novità per nessuno: non riusciva a digerire gli Slytherin, forse non lo avrebbe fatto nemmeno se fossero stati fritti.
“Al contrario tuo si” celiò Blaise con un sorriso, che parve molto simile a quello di una Iena Ridens agli occhi di tutti i Gryffindor.

Una volta che Weasley se ne fu andato le chiacchiere proseguirono in maniera tranquilla.
Senza considerare il povero Neville, che stava chiuso nel suo baldacchino sigillando il resto del mondo fuori.
“Caposcuola Harry” un ragazzino del primo anno entrò quasi tremando nella stanza.
“Hn?” il bambino sopravvissuto alzò lo sguardo e sorrise.
“C’è.. C’è..” balbettò intrecciando le dita delle proprie mani come se fossero state di gomma.
E sentendo i rumori delle ossia che crocchiavano di certo non lo erano.
“Timmy che è successo?” lo incitò il moretto lievemente preoccupato.
“Caposcuola Malfoy, sta cercando… Insomma, dice che se non lo lasciamo entrare farà diventare magra la signora grassa”
Tempo cinque secondi e Blaise si trovò tre paia d’occhi puntati contro.
Harry, Seamus e Dean.
“Cazzo c’entro io?” sbottò tornando nuovamente di pessimo umore.
“Di certo Malfoy non è venuto a fare una serenata a noi” rispose serafico Seamus.
“Caposcuola Harry, se non torno ad aprirgli, Caposcuola Malfoy ha detto che mi appenderà a testa in giù in Sala Grande” aggiunse timoroso Timmy.
“Tranquillo nanetto” sbuffò Blaise alzandosi “Respira ok? E fatti consigliare un ottimo oculista, quegli occhiali t’invecchiano” aggiunse uscendo dalla stanza, lasciando un povero Timmy ancora più terrorizzato di prima.
Blaise sentì le urla di Draco non appena mise piede nella sala comune Gryffindor.
Aveva sempre sostenuto di essere Dio.
Ne ebbe la conferma attraversando quella sala.
Si aprirono le acque, un varco tra gli studenti.
“TU!” tuonò Malfoy non appena vide la figura dell’amico comparire da dietro il ritratto della signora grassa.
“Io?” chiese cercando di mantenere tutto il suo self-control.
“Come cazzo sei vestito?” domandò irato notando quella tuta oscena.
“Come cazzo non ti riguarda” rispose Blaise leggermente sbigottito.
“La tua divisa?”
“Malfoy che vuoi?”

Indifferenza.
La voglia di dimenticare chi fa parte di te.

“Niente!” rispose alzando l’ennesima volta la voce “Non mi va che uno dei miei stia al Gryffindor!” aggiunse con freddezza.
“Uno dei tuoi?” domandò non riuscendo a mascherare lo stupore.
“Si uno dei miei!”
“Slytherin non è tua Malfoy. Non fare i conti senza l’alchimista…” biascicò Blaise.
“Non sparare puttanate Zabini. Slytherin è il mio regno” rise con arroganza il biondo.
“Non sfidare il principe. Potrebbe poi cadere la testa del re” sibilò il moro.
“È una minaccia?” chiese quasi divertito, di certo era incredulo.
“Ricordi quest’estate? Ero io a fare Scacco Matto” concluse con un sorriso, rientrando dentro la torre Gryffindor.

Un battito d’ali di farfalla.
Una dichiarazione di Guerra.
L’amore non concedeva sopravvissuti.
Solo vittime sacrificali.

*


L’angolo della PSICHEDELICA.
Allora qualsiasi danno fisico, mentale, emotivo, relazionale è da imputare a: Claheaven.
Quindi tutte le lamentele rigiratele a lei.

Ecco a voi il primo capitolo (?!?!?) di questa specie di spin-off.
Allora, non è necessario, ma sarebbe utile che vi leggeste prima:
If Only - Affondare le Paure del Cuore – (Mia e di Malfoy_Lover)
Without Sound (Claheaven)

Potete tranquillamente seguire la trama senza averle lette.
Però consiglio vivamente di leggere Without Sound, perché è il mio punto di partenza.

Avevo in mente una dedica precisa.
Ma la farò più avanti.
Quando vedrò che questa Fic non è l’ennesimo buco nell’acqua.
Non amo dedicare cose scadenti :P
 
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.Lady Vengeance.
view post Posted on 2/11/2008, 21:30




Against The Destiny
Cap.2.
«Resignation?»



L'odio è un veleno prezioso e più caro di quello dei Borgia; perché è fatto con il nostro sangue, la nostra salute, il nostro sonno e due terzi del nostro amore.
Charls Baudelaire


Millicent Bulstrode stava seduta con le gambe elegantemente accavallate, le labbra lucide erano leggermente increspate all’angolo sinistro della bocca.
“Smettila di sorridere.” sibilò furente Malfoy, che camminava in maniera nervosa su e giù per la stanza.
“La smetto quando ammetterai che hai sbagliato tutto…” rispose serafica la bionda.
“Io non ho sbagliato.”
Il crepitio del fuoco all’interno del camino lo fece sobbalzare; i suoi nervi stavano tranquillamente decidendo di prendersi una vacanza.
“Draco fai ancora in tempo a rimediare…” Milly non si poteva definire propriamente una buona samaritana. Il suo interesse verso le persone era direttamente proporzionale al beneficio che gli tornava.
Solo in rari casi si ricordava che il cuore che le batteva in petto non era semplicemente un muscolo involontario.
“Farei in tempo a rimediare se avessi sbagliato.” Parlare con un muro sarebbe stato molto più proficuo, e il dibattito equo.
“Sono stanca di sentirti, sai?” esclamò alzandosi dalla poltroncina, con una scrollata di spalle fece ricadere i boccoli biondi lungo la schiena.
Un lieve profumo di arancia si divulgò per la stanza.
“Milly sei sempre d’aiuto.” Borbottò in risposta Draco che si accese l’ennesima sigaretta.
“Guarda che ti stai fumando le sigarette alla liquirizia di Blaise.” E con questa perla di gentilezza la bionda usci dalla stanza, doveva parlare con le altre due vipere, la situazione sarebbe presto peggiorata.
“Inizio a odiare questi sotterranei.” Daphne Greengrass stava cercando di pettinarsi i capelli, lottando contro un’umidità ribelle e irriverente.
“Certo ora ti sei abituata al calore Gryffindor.” la rimbeccò acida.
“Devi fartene una ragione, e poi è semplicemente un divertimento…”
Milly, inoltre, non si poteva definire una persona prettamente paziente. Con un paio di falcate riuscì a raggiungere l’amica, seduta davanti alla specchiera, con un gesto altrettanto fulmineo le prese il polso girandolo leggermente verso di lei.
“Milly mi fai male.” disse con enfasi.
“Questo non è divertimento” sibilò a qualche centimetro dal volto dell’amica. Un bracciale d’argento faceva capolino tra le due.
“È uno stupidissimo bracciale!” rispose Daphne portando la mano sinistra a coprire quel regalo che credeva nessuno avesse notato.
“Slytherin mormora. Daphne a nessuno piace che la propria regina se la fa con Potter!”
“Quello che faccio non deve riguardare nessuno”

Quando la menzogna si accorda con il nostro carattere diciamo le bugie migliori.
Friedrich Nietzsche


Il mondo stava decisamente girando dal verso sbagliato, Milly iniziò seriamente a pensare di essere finita in una sorta di dimensione parallela.
Lentamente la mano scivolò a stringere il legno d’ebano con cui era stata fatta la sua bacchetta, nella mente c’era semplicemente un frase: ‘schiantali tutti’.
“E si può sapere che ti prende?” chiese poi l’amica notando lo strano comportamento dell’amica negli ultimi due giorni.
“Niente. Cerco di mantenere Slytherin unito!” scrollò le spalle con indifferenza, passandosi una mano tra i morbidi capelli biondi.
“Già come se il destino della casata dipendesse da te…” rise in scherno Daphne.
Il destino della casata era stato deciso molto tempo prima.
Sarebbe decaduta ben presto se le cose non si sarebbero sistemate.
Millicent uscì da quella stanza con diavolo per capello, e lei di capelli ne aveva molti.
La forza di Slytherin non era solo il cumulo di purosangue sciovinisti che la frequentavano, erano i legami che s’intrecciavano come un tessuto fitto di trame e orditi uniti che quasi non si sarebbero potuti distinguere.
E ora quel tessuto aveva troppe lacerazioni; e stava per strapparsi del tutto.
Con un sospiro si appoggiò al muro del corridoio, la freddezza della pietra riuscì a oltrepassare la stoffa di lana del maglione e la camicetta, arrivò dritto alle ossa. Ma non si spostò.
“Ti ho scambiata per un paralume.” commentò Theodore Nott affiancando l’amica.
“Hn” sospirò lei tamburellando le dita sulla parete liscia “Alludi alle mie forme inesistenti?” chiese atona, ricordandosi una delle prese in giro che i ragazzi amavano a rifilarle generalmente.
Lei non aveva le stesse formosità di Pansy, o le gambe lunghe di Daphne.
“No, questa volta no, magari alla tua pelle schifosamente bianca e al cespo di capelli che ti ritrovi in testa!” rispose Theo alzando le mani in segno di resa “Le tue forme non c’entravano.” annui ridacchiando, riuscendo a strappare un sorriso alla ragazza.
“Vuoi che ti fulmini?” chiese lei ironica.
“No grazie, ci ha pensato Luna poco fa…”
“Oddio, sei cosi disgustoso!” lo riprese con aria schifata.
“Ma che ho detto?” domandò lui cercando di recuperare il passaggio, che evidentemente, si era perso.
“Sei cosi melenso! Quando parli di Luna ti luccicano gli occhi!”
“Oh, questo ti sembra a te che non sei mai stata innamorata” soffiò stringendosi nelle spalle “Ora scusami, ma Malfoy mi cercava.” Aggiunse oltrepassando la ragazza, che annui con un cenno del capo.
No lei non era mai stata innamorata, ma si augurava di non esserlo mai se questo comportava semplicemente un alto livello di stupidità.

Gli ideali sono cose pericolose. E' meglio la realtà: ferisce, ma vale di più.
Oscar Wilde

“Zabini ci sei per stasera?” Dean Tomas stava iniziano a trattarlo come un amico, il che avrebbe dovuto fargli piacere, invece gli provocò una forte irritazione.
“Si Tomas, chi si è al tavolo?” chiese mascherando la sua vera natura da Serpe, sfoggiando invece un sorriso quasi radioso.
“Io, te, Malfoy e Goldestein!”
C’era una cosa di cui era certo, che Malfoy non avesse mai giocato ‘pulito’ in vita sua.
Non giocava pulito da piccolo quando a nascondino metteva sempre delle spire-spie a sorvegliare tutta al tenuta Malfoy.
Non giocava pulito nemmeno a Quidditch, quando riusciva a truccare la propria scopa affinché volasse ancora più veloce del normale.
Barava a carte, alle scommesse e pure a letto se fosse stato necessario.
E questa sua caratteristica era sicuramente frutto dei sui geni Black.
“Perfetto…” mormorò Blaise avviandosi al mobiletto degli alcolici. Guardò l’ora, e subito dopo fuori della finestra. Erano le quattro del pomeriggio, fuori pioveva ed era nuvoloso quindi potevano sembrare anche le otto di sera… Scrollando le spalle decise di versarci un bel bicchiere di ‘Urlo d’Istrice’.
Lo bevve tutto in un sorso, e quando sentì la gola bruciare decise di berne un altro.
“Affogare i tuoi dispiaceri nell’alcool non mi sembra la cosa più opportuna”
Era il secondo Gryffindor che lo trattava amichevolmente.
Decise di tenere la bottiglia direttamente li vicino a lui: ne avrebbe avuto certamente bisogno.
“Ginevra non vorrei essere scortese ma non credo che siano affari che ti riguardano.”
“Non vorrei che poi dovessimo aprire l’Alcolisti Anonimi qui a scuola” celiò lei posizionandosi dietro il bancone del bar.
“Cosa?” domandò il moretto inarcando il sopracciglio.
“Niente. Ho saputo della lite tra te e Malfoy.” aggiunse con espressione vaga, infondo tutto il Gryffindor era a conoscenza di quel evento.
“Capirai che novità siete un covo di pettegoli.” biascicò il moretto acidamente.
“Che ti ha ospitato senza battere ciglio stanotte!” puntualizzò la rossa schioccando la lingua.
“L’estate è finita, le vacanze pure, stessa cosa vale per la convivenza.”
No, Blaise Zabini non era un ragazzo alla mano, non nella sua natura più vera. Moderato rispetto ad altri Slytherin, ma era pur sempre l’erede di una dinastia al quanto rivelante.
“Quindi il ragazzo con la battuta sempre pronta di quest’estate…”
“… è semplicemente un ricordo. Weasley ora lasciami in pace.” concluse lui la frase continuando a bere.

Ferire e fare male.
Alleviare quel peso ferendo altri.
Questo riusciva bene agli Slytherin, mascherare i propri sentimenti infierendo su quelli degli altri.

Alcuni dicono che quando è detta la parola muore. Io dico invece che proprio quel giorno comincia a vivere.
Emily Dickinson


“Che ci fai qui?” Draco Malfoy non amava le sorprese, tanto meno le sanguesporco che lo aspettavano fuori alla serra numero nove.
“Potrei farti la stessa identica domanda…” rispose accigliata fissandolo con il suo solito cipiglio arrabbiato.
“Beh a quanto pare sei tu che mi stavi aspettando” constatò lui notando la posizione della ragazza: seduta su un ceppo d’albero tagliato, con le gambe incrociate e il volto rivolto verso la porta della serra.
“Perché hai litigato con Zabini?” chiese come se fosse del tutto normale.
Forse aveva ragione Millicent: il mondo stava andando in rotoli.
“Non credo che siano fatti che ti riguardino” rispose pacatamente il biondo.
“Quest’estate eravate uniti…” insistette iniziando a giocare nervosamente con una ciocca dei propri capelli.
“Cosa nella frase: ‘non sono fatti che ti riguardano’, non hai ben compreso?” domandò scandendo le parole in maniera lenta, come se stesse parlando a una persona ritardata.
“Stanotte Blaise è rimasto a dormire al Gryffindor. Ho sentito che stava organizzando con Harry una delle sue feste, nel mio territorio…!” squittì indispettita, ci fu qualche secondo di silenzio, profondo e imbarazzante che venne riempito dalla petulante Gryffindor.
Malfoy sorrise divertito a quello spettacolo un po’ barocco e decadente, Hermione si stava per far saltare le coronarie, elencando almeno cinquanta effrazioni di leggi e regole avvenute in una sola notte. Stava sbraitando e strepitando su quali catastrofi naturali e magiche avrebbe potuto attirare un festino alla torre Gryffindor.
“Metti nelle cavallette in sala comune e non vedrete più Zabini.” esclamò alzando notevolmente la voce per interrompere l’effluvio continuativo della sanguesporco.
“Cosa?” si portò il dito indice alle labbra e sul viso si dipinse una smorfia – orribile per Malfoy – di stupore.
“Sveglia Granger, ti ho dato la chiave per cacciare dalla torre Zabini. Addio.”

La fortuna non poteva avere sorte migliore.

“Grazie Malfoy.” Balbettò arrossendo la ragazza.
“Non sto facendo una favore a te” chiarì lui alzando la voce, per poi sparire dietro gli alberi.

*



Spesso le grandi imprese nascono da piccole opportunità.
Demostene


“Mi piace che tu gioca a Quidditch” disse Blaise togliendo la camicia a Seamus, passò la mano tra gli addominali non perfettamente delineati, sentendo che al tocco delle sue dita il ragazzo contraeva i muscoli.
“E a me piace quando fai quello che stai facendo…” gemette il ragazzo reclinando la testa indietro, sbattendola però contro il muro bianco della stanza.
“Zitto Sem” rise Blaise scendendo a baciargli il collo, lasciando un piccolo marchio di forma circolare sulla sinistra proprio nell’incavo tra la spalla e la base del collo.
Non appena la mano di Blaise scese a sbottonare i pantaloni del suo ragazzo un tossire innervosito li interruppe.
“Oddio Granger che vuoi?” sbuffò il moro Slytherin riaggiustandosi il nodo della cravatta.
“Vi volevo avvisare che purtroppo c’è un problema nei dormitori maschili…”
I minuti che seguirono furono un’interessante evoluzione di Blaise Zabini.
Da Slytherin freddo e calcolatore: a ragazzo totalmente isterico.
Se c’era una cosa che Blaise non riusciva a superare era la fobia delle cavallette.
Da piccolo, uno dei suoi padrini – sicuramente deceduto – lo aveva portato in giro, in assenza della madre, ma non aveva mai badato a lui.
Quel pomeriggio di passeggiata nei boschi, Zabini finì per perdersi nella tana delle Cavallette Mutacolore, venne ricoperto dalla testa ai piedi di quegli insetti.
Usci dalla torre Gryffindor in meno di trenta secondi, salutando il proprio ragazzo con un bacio fugace e si allontanò da quell’ala del castello senza dare ulteriori spiegazioni.
Più lontano stava da quegli insetti e più il suo cervello riusciva a ragionare.
E in quel preciso istante il suo cervello elaborò un semplice pensiero: era ora di tornare a casa. Il tragitto per arrivare ai sotterranei sembrò quasi infinito.
Entrando in sala comune sentì quel profumo familiare di assenzio, non che ne usassero in dosi massicce, ma era quasi tangibile come odore, freddo e pungente.
Totalmente differente dall’odore che poteva sentire alla torre Gryffindor, che sapeva di alloro e legno bruciato.
Zabini entrando nella sua stanza notò un particolare ordine, le riviste erano state impilate nella libreria comune, i vestiti mandati a lavare dagli elfi, e tutto poteva quasi risplendere.
Il particolare che più gli rimane impresso fu il letto – vuoto dall’inizio della scuola – di Malfoy, perfettamente in ordine.
“Cosa è successo?” chiese sillabando le tre semplici parole osservando Tiger e Goyle intenti a giocare una partita a Dama Magica.
“Semplice, sono tornato tra i miei vecchi compagni di stanza…” una voce cristallina e sibillina lo ferì come una lama dalla punta avvelenata. La figura di Draco Malfoy uscì dal bagno, senza maglietta, con l’asciugamano intorno al collo, e un sorriso che la diceva lunga… Fin troppo.
“Bene.” rispose Blaise stringendosi nelle spalle, sedendosi sul proprio letto a baldacchino.
“Bene?” grugni Tiger alzando il suo sguardo vacuo per fissare la sagoma del ragazzo.
“Taci Tiger” sibilò il moro allentandosi la cravatta. Cominciava a mancargli l’aria.
“Ho chiesto anche a Theo se gli disturbava il mio ritorno qui…” lo informò Malfoy con una voce tanto dolce quanto falsa.
“Stasera chi è il tuo compagno Malfoy?” domandò Blaise ignorando quello che gli stava accadendo, se non ci avesse pensato, magari sarebbe sparito tutto, lui compreso.
“Goldestein” pronunciò quel nome arricciando il naso, era una delle poche volte in cui non gareggiava di coppia con uno Slytherin. “Te stai con Tomas? Sai vorrei sapere se devo andarci giu leggero…” rise passandosi una mano tra i lunghi capelli biondi.
“No, sto Seamus” rispose scrollando le spalle.
Una leggera fitta allo stomaco bloccò Draco per qualche secondo, simulò tutto con una risata quasi inquietante, fredda e metallica. “Allora farò beneficenza” commentò sdraiandosi sul letto.

*
L’angolo della Psichedelica



Non vi abituate a un aggiornamento cosi frequente. Già questo capitolo è stato scritto 3 volte. E nessuna delle tre era decente XD Però quest’ultima versione aveva tutti gli elementi che mi servivano per il prossimo capitolo, che udite udite s’intitolerà «Perfect».
Wow, sono avanti eh? So per finito il titolo del futuro capito… mi stupisco di me stessa.
 
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1 replies since 20/10/2008, 21:13   74 views
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