Vite di un diario

« Older   Newer »
  Share  
Cartoffen
view post Posted on 9/9/2008, 17:56




Titolo: Vite di un diario
Dove trovarla: EFP
Fandom: Harry Potter
Introduzione: Una storia di amicizie e di amori, di magie e di emozioni. Una storia per inquadrare i personaggi di una generazione, quella nuova della saga di Harry Potter.
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale.
Nota: ...
Personaggi: Rose Weasley, Scorpius Malfoy, Albus Severus Potter, Nuovi personaggi.





Piccola nota:
Ecco la mia prima storia sulla nuova generazione. Sarà una storia che viaggerà su due piani paralleli: il diario di Rose e le scene ambientate ad Hogwarts durante i vari sette anni.
Alcuni personaggi sono della Row, altri miei. ^___^
Ah, la canzone del Cappello Parlante che trovate nel primo capitolo, è composta da vari pezzettini presi dalle canzoncine scritte dalla Row per i suoi libri: scusatemi, ma io sono una frana con le rime. xD





Vite di un diario








CAPITOLO 1
Dalla fine sino all’inizio

I'm not trying to cause a big sensation
I'm just talkin' 'bout my ggeneration
(The Who, My generation)



Dal diario di Rose Weasley, 3 luglio
Mi viene difficile da credere: niente più Hogwarts. Niente più 1° settembre da passare freneticamente in attesa del treno (scongiurando di non doverci accompagnare un figlio eccessivamente presto). Niente più “All you need is love” sin dal primo mattino perché Eva riesce a svegliarsi solo se sente la voce di John Lennon in sottofondo. Niente più corsa frenetica verso la Torre dei Grifondoro per cercare di scampare alla derisione pubblica nell’eventualità che Hope spiattelli ogni mio segreto sulla sua Gazzetta Rosa.
Insomma, niente di tutto ciò. Niente di Hogwarts.
Pensarci ha un sapore così amaro …
Ho finito la mia avventura scolastica giusto tre giorni fa, uscendo da scuola con il massimo dei voti e con una madre commossa che mi aspettava sull’orlo di casa per ricordarmi che: “Per l’amor del cielo, Rose, tu sei proprio mia figlia!”.
Ho … finito. Non riesco ad esprimerlo appieno. Il verbo finire e il suo ausiliare non possono rendere il quadro completo dei miei sentimenti: c’è molta confusione, ma anche un’insolita leggerezza; credo che sia la consapevolezza che qualcosa -non so cosa, ma qualcosa- rimpiazzerà una parte di Hogwarts.
La rimanente vivrà nei miei ricordi. A partire dal primo giorno di scuola di ben sette anni fa.


<< Non dirmelo >>
<< Che cosa? >>
Rose Weasley fissò in tralice il cugino.
<< Che finirai … >>
<< E se finissi davvero a Serpeverde? >> mugugnò Al con vocina affranta.
In chiaro segno di esasperazione, Rose roteò lo sguardo verso l’alto.
<< Ecco, come non detto >>
<< Su, Rosie, sii sincera. Potrebbe succedermi, no? >>
<< Di certo non finirai a Grifondoro con il coraggio che ti ritrovi >> decretò la Weasley.
<< Ma andiamo! >> si lamentò il bambino << Perché devi essere sempre così dannatamente sincera? >>
<< Ma allora sei proprio tonto! Mi hai appena chiesto tu di essere sincera >> Rose si calcò bene gli occhiali sul naso, come le piaceva fare quando stava per decretare qualcosa di importante << In definitiva, non finirai neppure a Corvonero: sei troppo …>>
<< Mi rimangono solo Serpeverde e Tassorosso >> la interruppe Albus, tetro in viso.
<< E Tassorosso è da sfigati, fratellino >> annunciò allegro James Potter, entrando baldanzoso nello scompartimento e sedendosi accanto ad Albus.
<< Ah sì? >> il sopracciglio critico di Rose, come amava chiamarlo Ron, scattò sull’attenti << Non mi sembra di ricordare che in “Storia di Hogwarts” Tosca Tassorosso fosse discriminata per il suo taglio di capelli fuori moda >>
<< Ricordi male. E non finirai neanche tu a Corvonero con questa pessima memoria che ti ritrovi >> tubò James, serafico.
Rose preferì non rispondere: con James finiva sempre per sbranarsi in ironici battibecchi che non avevano fine. Tra la fervida immaginazione di James e l’incontrollabile bisogno di sincerità di Rose, nessuno dei due riusciva a convivere pacificamente con l’altro.
Mentre la giovane Weasley decideva di armarsi di libri e di tanta pazienza per affrontare il viaggio verso Hogwarts senza macchiarsi di omicidio, James, ignaro dei lugubri pensieri della cugina, si allungava verso lo sportello d’entrata dello scompartimento e ci schiacciava il viso contro per studiare la figura del biondo undicenne che stava passando lì davanti.
Un attimo dopo, James era fuori dallo scompartimento e chiedeva al biondo di entrare un secondo con lui e di parlare con suo fratello Albus.
<< Al, questo è Scorpius Malfoy >> presentò James, mentre Rose, con lo sguardo ancora fisso sulle pagine del libro, faceva sapere che papà l’aveva già indicato ad entrambi.
James non le prestò attenzione e si rivolse al giovane Malfoy, che intanto si era seduto sul bracciolo del primo sedile e fissava Albus con le braccia incrociate davanti al petto.
<< Dimmi Scorpius … >>
<< Malfoy >> lo corresse l’interpellato, dandogli una leggera occhiata e tornando poi a studiare Albus << Non chiamarmi per nome >>
<< Ok >> accettò facendo spallucce << Allora Scorpius, dimmi: in che Casa finirai? >>
Scorpius gli lanciò un’altra occhiata.
Composto e rigido com’era, sembrava non aver apprezzato la domanda.
<< Cos’è questo, il test di ammissione per entrare tra le amicizie dei Potter? >> volle sapere Malfoy.
<< No. Dicasi “semplice domanda”, non lo sai? >> intervenne Rose, sistemandosi nuovamente gli occhiali in cima al naso.
Quante altre volte Scorpius le avrebbe visto fare quel gesto nel mezzo di una conversazione?
Quante altre volte avrebbe riso, come fece anche in quel momento, di quella sua espressione seria e petulante?
Tante, tantissime.
<< Serpeverde >> rispose Scorpius dopo aver indugiato con lo sguardo su Rose.
<< Ah-ah! Visto Al? Visto? Tutti i futuri Serpeverde sanno in quale Casa finiranno ancor prima di arrivare ad Hogwarts. Tu, fratellino, diventerai Tassorosso e cambierai cognome per non mostrare a tutti che noi due siamo consanguinei >>
Albus si fece rosso in viso: non gli piaceva che suo fratello lo denigrasse di fronte a quel Malfoy. Suo padre Harry gli aveva spesso parlato del confronto che c’era sempre stato tra lui e Draco Malfoy. Albus non voleva essere da meno al discendente della famiglia rivale: o almeno, non in vicende così futili.
<< Ehi Malfoy >> esordì Rose, chiudendo il libro con un tonfo ed appoggiandolo sulle gambe.
“Cattivo segno”, pensò Albus: conoscendo sua cugina, se aveva accompagnato il proprio richiamo con gesti di tale enfasi, significava soltanto che voleva parlare di qualcosa che le ronzava nella testa da qualche minuto; in tal caso, allora voleva dire che Rose si accingeva a parlare solo perché il suo bisogno di sincerità la stava obbligando a dire qualcosa di molto poco carino o addirittura qualcosa di spiacevole.
<< Sai cosa mi ha detto mio padre riguardo a te? >> fece Rose, enfatizzando ogni parola con un piccolo cenno del capo.
“Bingo”, si disse Albus tra sé e sé.
Scorpius tacque per qualche secondo. Il suo “no” giunse basso e quasi segreto.
<< Mi ha detto che non devo mai prendere voti più bassi dei tuoi. Io gli ho promesso che terrò conto delle sue parole >>
Albus sgranò gli occhi: la storica sfida “Potter-Malfoy” sembrava aver cambiato rotta ed essere sul punto di divenire una scomoda “Weasley-Malfoy”.
Scorpius accennò un sorriso, se per sorriso si può accettare una piccola piega all’angolo della bocca.
<< Vuoi sapere cosa ha detto mio padre riguardo a te? Ha detto che devo starti alla larga perché, se assomigli a tua madre, allora sei proprio una rompiscatole >> ghignò << Ed anch’io gli ho promesso che terrò conto delle sue parole >>
Rose incassò il colpo a testa alta, maledicendo tra sé e sé quel biondino dallo sguardo magnetico e dalla bocca continuamente piegata in una smorfia a metà tra il sorriso e lo sberleffo.
<< Scorpius! >>
Malfoy si affacciò fuori dallo scompartimento e fece un cenno con la mano.
<< Devo andare ora >> fece sapere ai tre dello scompartimento.
Si voltò verso Albus: questa volta, la piega delle labbra prese la chiara forma di un sorriso.
<< Ti si vede a Tassorosso, Potter >> lo salutò prima di sparire.
James lo seguì con lo sguardo, rimanendo a fissare a bocca aperta la bambina che l’aveva chiamato a gran voce. Era un vero colosso: con il petto gigantesco, alta più del normale e dall’apparenza fin troppo mascolina. Se non fosse stato per la gonna, James non avrebbe di certo intuito il suo sesso.
<< Però! Che fiorellino … >> commentò ironico prima di gettarsi nuovamente accanto al fratello.

Dal diario di Rose Weasley, 3 luglio
Mi fa ridere ripensare al primo incontro con Scorpius: non certo idilliaco, diciamocelo.
In quel momento ero talmente presa dalla mia intenzione appena confessata di essere meglio di lui, che neppure mi ero accorta di quanto Albus fosse messo in soggezione dalla presenza di Scorpius. Avrei imparato presto a riconoscere questa sua debolezza -definiamola così-. Avrei imparato da lui, dal suo timore, che di fronte a Scorpius Malfoy non bisogna mai tirarsi indietro. Poi l’avrei insegnato anche a lui.


<< In bocca al lupo, fratellino >>
James scese con un salto dal treno e si unì allo sciame di studenti che si muoveva verso l’uscita della stazione.
<< E se mi addormentassi con il Cappello Parlante in testa? >> piagnucolò Albus, spingendo l’enorme baule lungo la banchina.
<< Di certo io non verrei a portarti un cuscino >> gli rispose Rose, immaginando il possibile attacco di narcolessia che Albus avrebbe potuto avere durante lo Smistamento.
Il giovane Potter non ebbe modo di rispondere perché due grandi mani lo afferrarono per le spalle e lo scrollarono con simpatia. Hagrid, sorridente, gli stampò un sonoro bacio in piena fronte.
La stessa sorte toccò anche a Rose.
<< E così ci siete arrivati sani e salvi qui. Ah, se penso a quando qui ci erano i vostri genitori… Bei tempi, sì sì >> concluse il buon custode, cominciando poi a far segno ai bambini del primo anno di seguirlo.
Rose si incamminò accanto al mezzogigante, mordendosi ripetutamente le labbra per evitare di correggere ogni suo errore grammaticale.

Dal diario di Rose Weasley, 3 luglio
Fu un viaggio emozionante quello che ci portò ad Hogwarts. Fu un viaggio del destino.
Ricordo ancora, come se fosse ieri, la prima volta che incrociai Hope. Mi stava davanti proprio durante la fila per le barchette. L’avevo notata soprattutto per il suo appariscente cerchietto luccicante, non per altro: non potevo ancora sapere quale amicizia ci avrebbe unito. Il sentimento, pari all’amore tra due sorelle, che poi ci avrebbe legato era qualcosa di troppo grande per la mia impassibile fantasia.
Quando giunsero le barchette che ci avrebbero accompagnato ad Hogwarts, lei non salì sulla mia. Io, mentre mi sedevo accanto ad un bambino molto silenzioso, la seguivo con lo sguardo: ero quasi incantata dal luccichio del suo cerchietto, ma mai quanto in seguito sarei stata incantata dal luccichio della nostra amicizia.


Albus aveva gli occhi fuori dalle orbite. Stava appoggiato al corrimano delle scale e fissava un punto non ben definito di fronte a sé.
Accanto aveva Rose, che, se avesse avuto una macchina fotografica, avrebbe potuto dirsi più che pronta per immortalare quella sua angosciante espressione.
<< Scusa ma stai bene? >>
Albus sbatté lentamente le palpebre e mise a fuoco la figura bassoccia di una bambina che lo stava fissando con sincera curiosità.
<< Vuoi un po’ di cioccolato? >> chiese ancora la tizia, mostrando di avere mezza barretta nella tasca del mantello << Metà l’ho già mangiata io. Sai, per il nervoso. Ma se vuoi l’altra metà è tua >>
<< N-no, grazie >> balbettò Albus.
<< Oh, ok >>
Com’era arrivata all’improvviso, la bambina se ne andò, spensierata e con il naso per aria talmente era impegnata a studiare i quadri posti più in alto.
In quel momento, il gran portone della Sala Grande si aprì.

Dal diario di Rose Weasley, 3 settembre
Il primo passo nella Sala Grande. Seguito dal secondo, dal terzo e dagli altri.
Ma tutto è cominciato dal primo.
Credo che il mio cuore abbia avuto un tonfo quando sono entrata in Sala Grande: insomma, mi sono trovata quasi ipnotizzata dalle candele che ondeggiavano per aria, dall’idea che più di vent’anni prima mia madre attraversava quello stesso corridoio dicendo: “Il cielo è tutto finto. L’ho letto su “Storia di Hogwarts”, come mi aveva raccontato migliaia di volte mio padre. Stavo entrando in un mondo nuovo: nel mondo di Hogwarts.
Stavo per gettarmi in amicizie, in sorprese, in emozioni e, soprattutto, in tanta, tanta magia.


<< Forse pensate che non son bello,
ma non giudicate da quel che vedete
io ve lo giuro che mi scappello
se uno più bello ne troverete.
Il fier Grifondoro, di cupa brughiera,
e Corvonero, beltà di scogliera,
e poi Tassorosso, signor di vallata,
e ancor Serpeverde, di tana infossata.
Un solo gran sogno li accomunava,
un solo progetto quei quattro animava:
creare una scuola, stregoni educare.
E Hogwarts insieme poteron fondare.
E se Grifondoro il coraggio cercava
e il giovane mago più audace premiava,
per Corvonero una mente brillante
fu tosto la cosa davvero importante.
O forse è Tassorosso la vostra vita,
dove chi alberga è giusto e leale:
qui la pazienza regna infinita
e il duro lavoro non è innaturale.
O forse a Serpeverde, ragazzi miei,
voi troverete gli amici migliori
quei tipi astuti e affatto babbei
che qui raggiungono fini ed onori!
E se sulle orecchie mi avrete calato,
voi state pur certi, non ho mai sbagliato:
nelle vostre teste un'occhiata darò
e alla Casa giusta vi assegnerò! >>

Quando il Cappello Parlante terminò il motivetto, l’intera Sala Grande esplose in un boato di applausi e di grida.
I bambini prossimi allo Smistamento si guardavano intorno, a metà tra lo spaesato e l’emozionato.
<< Ehi, Al. Al! >>
Albus, riscossosi dal proprio stato di terrore, si voltò verso James, che si era messo seduto tra i Tassorosso per assistere da vicino allo Smistamento del fratello.
<< Ti aspetto qui, nelle tua futura Casa >> ghignò James, mentre Rose lo fulminava con uno dei suoi soliti sguardi di rimprovero.
Il professor Lumacorno, che aspettava accanto al Cappello, srotolò una lista di nomi e diede un’occhiata allo sciame di future matricole.
<< Quando vi chiamerò, verrete qui ed indosserete il Cappello Parlante. In meno di un minuto, sarete Smistati nelle vostre Case >> poi, lesse il primo nome << Abbrey Mandy >>.
La bambina chiamata si fece avanti a testa bassa, con le spalle che le tremavano per la paura. Si sedette sullo sgabello e, mentre il Cappello le veniva calato sulla nuca, cominciò a fissare davanti a sé ininterrottamente, almeno fino a quando per l’intera Sala Grande non riecheggiò: “Serpeverde!”.
Rose la seguì con lo sguardo mentre si andava ad accomodare tra i suoi nuovi compagni. Vide Mandy abbozzare un timido sorriso verso la sua vicina di posto e questa non le prestò neppure attenzione. Nessuno delle Serpi sembrava molto entusiasta di avere Mandy tra le proprie file.
<< Come pensavo >> mugugnò Rose a bassa voce.
<< Cosa? >> chiese Albus, che con lo sguardo seguiva il secondo Smistato andare verso Grifondoro.
<< Abbrey. Non è un cognome da mago. Capisci cosa intendo? >>
Albus annuì.
<< Povera Mandy. È andata a cacciarsi nella bocca del lupo >>
Albus non l’ascoltava già più.
<< Bakley Eva >> chiamò Lumacorno.
La bambina che qualche minuto prima aveva offerto un pezzo di cioccolato ad Albus, si fece avanti e, quasi di corsa, raggiunse il Cappello. Rose vide che, mentre il Cappello le ondeggiava sulla testa, lei muoveva lentamente la bocca, come se stesse masticando: suppose che stesse mangiando il pezzo restante della barretta di cioccolato.
<< Corvonero! >> decretò infine il Cappello.
Seguirono Cashew Justin, Corvonero, Dorian Lisa e Cody Finneas, entrambi Smistati a Tassorosso.
La lista di nomi continuò, lo Smistamento procedette senza alcun evento particolare, almeno non fino a quando venne chiamata la gigantesca e mascolina Adrienne Goyle e James, piuttosto a gran voce, proclamò: << No, è Adrienne Fiorellino Goyle >>.
Poi ci furono altri nomi, altri Smistati, e tutto andò avanti senza che Rose prestasse molta attenzione, fino a quando non venne chiamata la bambina dal cerchietto luccicante.
<< McDouglas Hope >>
Con un sorriso sfavillante stampato sul viso e levandosi con un’elegante mossa della mano i capelli dalle spalle, Hope andò ad accomodarsi sullo sgabello.
Il suo sorriso divenne ancora più radioso dopo che il Cappello l’ebbe Smistata a Grifondoro.
Dopo di lei, fu il turno di Scorpius.
Il biondino si sedette con aria sicura di sé sullo sgabello e, prima che il Capello, esageratamente grande, gli calasse sugli occhi, vagò con lo sguardo sugli altri bambini ed incrociò Albus Severus Potter. Ghignò.
“Ebbene Scorpius … ” cominciò il Cappello.
“Malfoy” lo corresse il biondino “Tutti devono chiamarmi per cognome”
“E perché, ragazzo?”
“Perché quando porterò onore alla mia famiglia, tutti devono ricordarsi che sono un Malfoy. È giunta l’ora di risollevare questo nome”
“Bene, in tal caso … ” il Cappello Parlante fece una pausa e poi urlò: << Serpeverde! >>
Scorpius si alzò e se ne andò, mentre al suo posto andava a sedersi Albus.
“Oh bene, due Potter in due anni” sussurrò il Cappello “Tu, però, sei molto diverso da tuo fratello”
“Già” pensò Albus.
“Non dovrebbe renderti triste questa vostra differenza. James è coraggioso e sfrontato, un vero Grifondoro; tu sei intelligente e riflessivo, un ottimo … ” << Corvonero! >>
Dal tavolo dei Corvi si levò un alto boato ed anche Rose si sbracciò quanto poteva per applaudire il cugino. James, intanto, era occupato a passare sotto al tavolo dei Tassorosso per raggiungere il proprio posto tra i Grifondoro.
Toccò poi a Viola Prowse, che finì a Serpeverde, e a tanti altri.
Infine: << Weasley Rose >>
Rose inspirò ed avanzò lentamente, sentendo passo per passo il cuore che le martellava in petto.
Quando ebbe il Cappello Parlante sulla testa, chiuse gli occhi e si dedicò totalmente alla loro chiacchierata.
“Ecco qua, la perfetta figlia di Hermione Granger” fece notare il Cappello “Hai la sua stessa intelligenza”
“Ne sono fiera”
“Sai Rose, non ho mai commesso errori nella mia carriera, ma talvolta ho ancora dei dubbi riguardo alla decisione che ho preso di mandare tua madre a Grifondoro. Con te preferisco scegliere la strada che ho negato ad Hermione. Tu sarai una … ” << Corvonero! >>
La nuova Corvonero si alzò ed andò al suo posto, passando accanto a Scorpius e percependo distintamente il suo secco: “buona fortuna”.





CAPITOLO 2
Favole d’amicizia

As I stand by your flame
I get burned once again
(Rolling Stones, I got the blues)



Albus era rimasto molto colpito da Scorpius Malfoy. Non poteva negarlo a se stesso.
Suo padre Harry gli aveva sempre descritto Draco Malfoy come un ragazzo tracotante e scontroso, ma Scorpius sembrava essere molto più equilibrato tra alterigia e tranquillità.
Albus non lo vedeva come un piccolo bullo, ma di certo non poteva immaginare che il giovane Serpeverde andasse quasi sempre in giro con un chupa chupa in bocca, evocando l’immagine di un tenero bambino bisognoso di coccole.
“Mi piace lo zucchero”, aveva semplicemente spiegato Scorpius quando, dopo aver incrociato Albus per scuola all’assurdo orario delle sette di mattina, aveva colto il suo sguardo indagare sul chupa chupa.
Da lì, si erano messi a parlare.
<< Com’è la Sala Comune di Serpeverde? >> aveva chiesto Albus.
<< Molto verde >> gli aveva risposto l’altro.
Non era particolarmente loquace, a meno che non si toccasse il suo interesse nel vivo.
<< E Corvonero? Pensi che sia meglio di Tassorosso? >> domandò Scorpius, abbozzando un mezzo sorriso.
<< Può darsi >> Albus sembrò sul punto di arrossire << Forse mio padre avrebbe voluto che io finissi a Grifondoro, chi lo sa >>
<< Già, tuo padre … >> il sorriso di Scorpius si fece più evidente: sembrava ironico, ma il bambino era talmente rilassato da risultare felice << Ho sentito tante storie su di lui. Dimmi, com’è la sua cicatrice? >>
<< A saetta. >> Albus lo guardò esterrefatto << Non lo sapevi? >>
Scorpius, in tutta risposta, si mise a ridere.
<< Sì sì, lo sapevo. Ma pensaci bene: una cicatrice che diventa leggenda non può essere solo a saetta >>
Albus annuì, senza neanche aver colto il senso della frase, senza neanche aver capito perché Scorpius sembrasse aver preso così seriamente quelle parole.
Non poteva sapere che il novello Serpeverde credeva nelle leggende e nell’onore che esse potevano portare a qualsiasi individuo, a qualsiasi famiglia. Anche alla sua famiglia.
Una cicatrice per diventare leggenda. Un segno indelebile nella storia dei maghi.
Lui avrebbe potuto esserlo? Avrebbe potuto essere una cicatrice indelebile della storia?

Dal diario di Rose Weasley, 4 luglio
Albus, a quei tempi, non poteva ancora capire il ferreo proposito che Scorpius si era posto come obbiettivo: risollevare il nome della propria famiglia, caduto in disgrazia dopo la Seconda Guerra.
Era un compito arduo, contando che Lucius Malfoy era additato come un misantropo opportunista e Draco Malfoy come un uomo senza coraggio. Ma Scorpius era più intelligente di loro: lo era in tutto. Sapeva che, per riconfermare la gloria dei Malfoy, doveva svincolarsi dalle tradizioni di odio e di razzismo nei confronti dei cosiddetti Mezzosangue.
Sentendo parlare di mia madre, esimia studentessa dai genitori Babbani, aveva imparato che vale la pena mettersi in sfida anche contro chi appartiene ad un rango inferiore. Aveva capito che ogni umano dotato della magia, anche un figlio di Babbani, poteva ostacolare la sua scalata verso il successo, e aveva imparato a non sottovalutare nessuno.
Io ed Albus non lo sapevamo, ma ben presto, sin da quella stessa mattina, avremmo imparato a svincolare Scorpius dalla figura intollerante ed arrogante di Draco Malfoy.


Per Rose Weasley quello era stato l’ennesimo risveglio traumatico da quando era arrivata ad Hogwarts.
Sembrava che una delle sue compagne di stanza, Eva Bakley, non riusciva a svegliarsi al mattino senza che la sua sveglia intonasse a squarciagola “All you need is love” dei Beatles. E questo non era il peggio: Rose avrebbe potuto anche accettare una sveglia simile se puntata all’orario di risveglio più adeguato, ma Eva aveva anche l’orribile abitudine di svegliarsi all’alba per poter andare a correre in giardino.
“Al diavolo lo sport!”, pensò Rose, infilandosi nel bagno delle ragazze.
Si guardò allo specchio e riconobbe delle piccole occhiaie farsi strada sul suo viso paffutello.
Solo allora si accorse di avere alle spalle Mandy Abbrey, la Serpeverde dal cognome Babbano. La piccola Mandy aveva un aspetto abbastanza trasandato. I capelli scuri erano tutti arruffati ed aveva occhiaie che battevano di gran lunga le chiarissime ombre viola di cui si preoccupava Rose.
<< Ciao >> abbozzò la Weasley.
L’altra guardò per terra. Sembrava molto a disagio.
<< Tutto a posto? >> continuò Rose, avvicinandosi a lei ed appoggiandole una mano sulla spalla destra.
<< No, non è nulla a posto >> mugugnò Mandy in risposta.
Aveva una voce cristallina.
<< Senti, >> esclamò alzando lo sguardo << Abbiamo le prime due ore in comune, vero? >>
<< Sì, due ore di Pozioni tra Serpeverde e Corvonero >>
<< Ecco, esatto. Me lo faresti un favore? >>
Rose si aspettava che le venisse chiesto qualche compito, ma ciò che le disse Mandy la spiazzò.
<< Potresti coprirmi se salto la lezione? >>
C’era un forte tono di supplica nella sua voce.
Rose la guardò attentamente.
<< Perché, stai male? >>
<< No, bhè … c-cioè, sì >> Mandy parve dubitare un attimo della propria risposta, poi preferì correggersi << La verità è che non sto dormendo molto in questi giorni. Anzi, non dormo per nulla, ed ora sono a pezzi. >>
<< Soffri di insonnia? Mio cugino Albus soffre di narcolessia: ormai sono abituata ai disturbi del sonno >>
Mandy provò a sorridere, ma la sua evidente tristezza le piegò le labbra in uno spiacevole ghigno.
<< No, a dire il vero … è per via de-degli altri Serpeverde. Le … le mie compagne non mi vogliono nella loro camera per via dei … dei … >>
<< Dei tuoi genitori Babbani? >> concluse Rose.
Mandy annuì freneticamente. Gli occhi le erano già diventati rossi e gonfi: di là a poco si sarebbe messa a piangere.
<< L-loro mi lasciano fuori dalla stanza. Mi fanno dormire … per terra, nel corridoio. N-non è comodo. E poi quando la gente passa, nessuno sta attento a non calpestarmi. >>
<< Per l’amor del cielo, è … è … >>
“Orribile” sarebbe stato dir poco.
<< Non voglio valutare le loro scelte, anche perché, se lo facessi, verrei sicuramente punita in qualche modo >> piagnucolò Mandy << Io voglio solo dormire >>
La prima lacrima scivolò giù, lungo le guance pallidissime, seguita poi da molte altre.
Rose l’abbracciò: non aveva sbagliato quando, durante lo Smistamento, aveva fatto intuire ad Albus che Mandy Abbrey avrebbe avuto dei grossi problemi con i suoi compagni di Casa.
<< Se ora riesco a saltare le prime due ore, posso andare in camera e dormire senza che nessuno mi cacci fuori dal letto >> spiegò Mandy tra i singhiozzi.
Rose le accarezzò i capelli, cercando di darle affetto, cercando di non farla sentire estranea a quella scuola di magia dove non era stata accettata da tutti.
<< Forse ho una soluzione migliore >>
L’idea che aveva Rose era quella di irrompere nella Sala Comune dei Serpeverde e di avere una chiacchierata chiara e precisa con Scorpius Malfoy.
Non poteva immaginare che, mentre si dirigeva a Serpeverde tenendo per mano la minuta Mandy, avrebbe incrociato Scorpius davanti alla Sala Grande e l’avrebbe trovato in compagnia di Albus.
I due stavano seduti sui primi scalini che portavano alla Sala Grande. Albus parlava con enfasi di tutto ciò che gli passava per la mente, tenendo la cartella a tracolla sulle ginocchia e sorridendo continuamente. Scorpius, invece, stava zitto ed assaporava con piacere il suo chupa chupa alla fragola.
<< Ma lo sai che quel … quel coso alla fragola ti rovinerà tutti i denti quando avrai vent’anni? >> domandò Rose, saputella.
Scorpius la fissò in silenzio dal basso.
<< Che t’importa? >> l’apostrofò, parlando lentamente e con fare molto ironico << Tanto ci vedremo a scuola solo fino ai diciassette >>
Sorridendo, mordicchiò quel che restava dello zuccherino, nel chiaro tentativo di far innervosire Rose.
<< Ok, diciamo che non m’importa di te. Ma non dare altri chupa chupa ad Albus >>
I lineamenti di Malfoy si indurirono.
<< Cosa ti fa pensare che io ne abbia dato uno pure a lui? >>
<< Perché conosco mio cugino >> replicò fermamente Rose, allungando il braccio verso Albus ed aprendo il palmo come per dire: “rovescia tutto qui”.
Albus colse il messaggio alla lettera e svuotò le tasche di qualche zuccherino.
<< Ok, Chioccia Weasley, ora dicci cosa ha spinto le tue grazie qui da noi e poi sparisci >> tubò Scorpius, imbronciato.
<< Lei >> fece sapere Rose, spingendo davanti a sé Mandy, che automaticamente cercò di retrocedere.
Il broncio di Scorpius fu addolcito da un barlume di stupore.
<< Mandy? >>
<< Sì. E sai qual è il problema? >>
<< Guarda che non ho dato chupa chupa pure a lei! >>
Rose si appoggiò la mano sulla fronte, chiudendo gli occhi ed apparendo come l’incarnazione della tensione.
<< No, il problema è che le tue coetanee di Serpeverde non la fanno dormire nel suo letto. La cacciano nel corridoio ogni sera >>
Scorpius tacque per qualche secondo. Sembrava che stesse studiando Rose per capire se stesse mentendo o se fosse sincera.
Poi lanciò una veloce occhiata a Mandy.
<< Ecco su chi sono inciampato questa mattina … >> mormorò tra sé e sé << Scusa, era buio e non ti ho visto >>
“Allora non mi sbagliavo”, pensò tra sé e sé Rose. Sorrise, senza che Scorpius le leggesse nello sguardo la gratitudine che aveva provato per quelle sincere scuse fatte a Mandy.
Scorpius non era un Serpeverde qualunque. Aveva del buono in sé più di quanto fosse concesso dai parametri standart della Serpe modello.
<< Tu potresti esserle d’aiuto >> disse la Corvonero, serissima.
Scorpius la lasciò parlare senza interromperla.
<< Se tu stessi un po’ con lei, forse anche i tuoi compagni capirebbero che il loro comportamento non è giusto, e la lascerebbero in pace >>
<< Si può sapere cosa ti fa pensare tutto ciò? >> sussurrò Scorpius, beffardo << Ormai nessun Serpeverde dà retta ad un Malfoy più che a chiunque altro. >>
<< Non ti farà male stare un po’ con Mandy. >> lo stuzzicò Rose, piegandosi verso di lui ed arrivandogli ad un palmo dal naso << E poi, pensa a quanto ti stresserei tutti i giorni se tu non accettassi >>
Scorpius studiò l’espressione convinta di Rose: quella bambina, quando aveva in mente qualcosa, era inarrestabile. C’era poco da fare se non assecondarla.
Il Serpeverde piegò la nuca di lato per poter osservare Mandy, nascosta dietro a Rose.
<< Ehi tu. Sai cos’è il Quidditch? >>
<< No >> rispose timidamente Mandy dopo qualche attimo di esitazione.
<< Leggi la Gazzetta del Profeta? >> proseguì Malfoy.
<< Uhm, no >>
<< Perfetto. Allora non abbiamo nulla di che parlare. Tu limitati a stare con me e basta >> chiarì Scorpius, alzandosi in piedi e pulendosi i pantaloni con qualche colpo di mano.
Si voltò verso Albus.
<< Ci vediamo dopo, a lezione >> asserì, voltandosi poi verso a Rose << Te spero che non ci arrivi in classe, Chioccia Weasley >>

Dal diario di Rose Weasley, 4 luglio
Non saprei dire da quale momento Scorpius cominciò a considerare Mandy come un’amica. Una vera amica, intendo dire.
So solo che, giorno dopo giorno, prese l’abitudine di averla al proprio fianco. Mandy gli camminava sempre accanto, a testa bassa, seguendolo ovunque andasse.
Pian piano, vidi che Scorpius mise da parte il proposito di mantenere solo un civile silenzio con la Abbrey e cominciò a parlarle.
Lentamente, lasciando che il tempo facesse il suo dovere e saldasse la loro amicizia, Scorpius scoprì di avere bisogno di Mandy: lei non era una chiacchierona, ma era un’ottima ascoltatrice. Credo che Scorpius abbia sempre avuto un netto schema delle sue amicizie in mente: per parlare aveva Albus, ma per essere ascoltato aveva Mandy. Fu così che lei, col passare del tempo, divenne speciale.
Quando mancava al fianco di Scorpius, lui si guardava intorno, cercandola. Dopo aver passato una serata in mia compagnia, andava subito a prendere Mandy dal corridoio di Serpeverde in cui veniva costantemente spinta dagli altri in assenza di Scorpius.
Questo, ovviamente, non accadde subito, ma solo negli anni successivi. Però mi piace ricordarlo sin da ora.
Mi piace pensare a quale rapporto, a quale amicizia, diedi vita quella mattina, sbattendo più che altro i piedini per terra e costringendo Scorpius a legarsi a Mandy. Sono fiera di ciò che ho fatto quella mattina, ma sono ancora più fiera di Scorpius, perché lui ha accettato la mia richiesta d’aiuto anche se poteva benissimo rifiutarla; perché io ho costruito le fondamenta della loro amicizia, spingendo Mandy tra le braccia di Scorpius, ma lui ha innalzato le mura più indistruttibili del mondo.


Affacciata alla finestra della Biblioteca, Rose spiava due puntini lontani che le sembravano Scorpius e Mandy. Uno dei due, probabilmente Scorpius, stava in cima ad un albero, mentre l’altro, forse Mandy, stava in piedi lì sotto.
La Corvonero provava ad immaginare la scena: Scorpius che parlava del più o del meno dalla cima del suo albero oppure che taceva, come d’altronde aveva promesso a Rose quando aveva preso in custodia la Abbrey, e Mandy che lo fissava dal basso, ammutolita. Che lo fissava come se fosse stato il suo salvatore.
Rose tornò nuovamente al proprio tavolo. Leggermente stupita, però, vi vide seduta la ragazzina di Grifondoro che allo Smistamento aveva tra i capelli il cerchietto luccicante. Era seduta al suo posto e copiava freneticamente alcuni appunti dal libro.
Quando vide Rose, ritirò velocemente il proprio foglietto dal tavolo e si alzò.
<< Scusami, mi serviva un attimo questo libro, ma non lo trovavo tra gli scaffali >>
<< Di niente, Hope >>
Le venne naturale pronunciare il suo nome, anche se non le aveva mai parlato prima.
Aveva un bel suono e, soprattutto, si adattava perfettamente all’immagine di gioia e di leggerezza che la Grifondoro dava di sé.
<< Tu sei Rose Weasley, vero? >>
<< Sì >>
Hope si illuminò di un sorriso imparagonabile con qualunque altro, ed allungò il braccio verso di lei. Rose, in silenzio, le strinse la mano velocemente.
<< Ho saputo ciò che hai fatto per la piccola Mandy. Sei stata una grande! >> commentò Hope, agitando le mani a mezz’aria e facendo tintinnare la dozzina di braccialetti che portava ad entrambi i polsi.
<< Come fai a saperlo? >> chiese Rose, sospettosa: dubitava che il pettegolezzo più eclatante della scuola fosse il suo intervento nella vita di Mandy Abbrey.
<< Oh, io so tutto di tutti >> civettò Hope, riprendendosi la penna e facendo “ciao ciao” con la mano prima di andarsene.
Da quel giorno, Hope McDouglas divenne una costante nella vita di Rose. Le appariva sempre alle spalle, anche quando lei non se l’aspettava. Rose imparò presto che Hope le stava alle spalle, pronta con una risposta ad ogni suo dubbio.
Cominciò tutto dalla Biblioteca, per poi allargarsi ai frettolosi saluti scambiati in mezzo al corridoio, alle mezze chiacchierate fatte in classe ed infine ai lunghi discorsi, in cui Hope trovava sempre il modo di infilarci le sue adorate principesse delle favole Babbane. Se Rose parlava ad esempio di una sua azione di cui non era molto sicura, Hope le ripeteva: “Biancaneve non ha morso la mela avvelenata invano, ma perché andava fatto ai fini della storia”.
Hope era questo: era la dolcezza di qualche parola mischiata alle favole per bambini, era il colore di un cerchietto luccicante, era il tintinnio di una dozzina di braccialetti, era la stravaganza fattasi a persona.



 
Top
0 replies since 9/9/2008, 17:56   111 views
  Share