Storia d'Amore, Draco/Hermione; Rating: Rosso; Song-shot

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°piperina°
view post Posted on 18/5/2008, 01:33




Titolo: Storia d’Amore
Dove trovarla:
EFP: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=202544
Fanworld http://www.fanworld.it/viewstory.php?id=119&capitolo=141
Introduzione: One-shot ispirata alla canzone "Storia d'Amore" di Adriano Celentano.
Il Sole di fine Luglio era cocente, e i villeggianti al mare si proteggevano dai suoi raggi caldi con cappelli e occhiali da sole. Dei ragazzi giocavano in mare, dove l’acqua arrivava ai fianchi delle ragazze.
Tra di loro, lei. La ragazza più bella di tutte. L’Angelo.
Perchè l'amore non basta a superare le difficoltà, quando ci schiacciano con il loro peso. Ma sul fondo del vaso di Pandora, era rimasta una luce. La Speranza.





*Only Act*
- Storia d’Amore -






Il Sole di fine Luglio era cocente, e i villeggianti al mare si proteggevano dai suoi raggi caldi con cappelli e occhiali da sole.
Un gruppo di ragazzi giocava a volley sulla spiaggia; qualche coppia si scambiava effusioni sugli asciugamani stesi sulla sabbia; bambini e ragazzini correvano dietro ad un pallone colorato o scavavano profonde buche per trovare l’acqua, sordi ai richiami delle madri che li avvertivano di non allontanarsi troppo o mettere la crema solare.
Dei ragazzi giocavano in mare, dove l’acqua arrivava ai fianchi delle ragazze.
Tra di loro, lei. La ragazza più bella di tutte.
L’Angelo.



Tu non sai
cosa ho fatto quel giorno
quando io la incontrai.
In spiaggia ho fatto il pagliaccio
per mettermi in mostra agli occhi di lei,
che scherzava con tutti i ragazzi
all'infuori di me.





Hermione Granger era una ragazza abbastanza alta con lunghe gambe snelle, sicuramente morbide al tatto, il ventre piatto, un seno visibile ma non esagerato, una bella postura.
La pelle candida era leggermente scurita dalla lieve abbronzatura di quei giorni di sole. I boccoli color cioccolato ricadevano lunghi e bagnati sulle sue piccole spalle.
Aveva gli occhi color dell’oro, e un sorriso incantevole.
Era lei, l’Angelo che gli aveva rapito il cuore.
Draco Malfoy, un ragazzo dall’indiscutibile bellezza, la fissava con i suoi magnetici occhi grigi, incapace di formulare qualsiasi pensiero esulasse da quelli evocati dalla sua visione.
Scosse la testa bionda e raggiunse i suoi amici in acqua, iniziando a spruzzarsi l’un l’altro.
Ogni suo gesto era fatto per lei, ogni sua parola era pronunciata perché lei l’udisse.
Faceva qualsiasi cosa pur di farsi notare da lei.
Lei, il suo Angelo, che sembrava volersi proteggere proprio da lui, dai suoi occhi e dai suoi abbracci amichevoli, come se avesse paura di infrangere una qualche barriera posta a protezione del suo cuore.
E lui non poteva far nulla. Non poteva averla, perché non glielo permetteva.



Perché, perché, perché, perché,
io le piacevo.





Eppure, come poteva non vedere lo sguardo che gli rivolgeva quando le dava le spalle?
Il modo in cui i suoi occhi da cerbiatta percorrevano ogni centimetro di quel corpo statuario, si perdevano nel grigio dei suoi occhi in tempesta e brillavano dei riflessi del biondo dei suoi capelli, simili a fili dorati.
E quando si accorgeva di aver indugiato troppo su di lui, sull’oggetto del suo desiderio, Hermione si mordeva il labbro inferiore e spostava le sue attenzioni altrove.



Lei mi amava, mi odiava,
mi amava, mi odiava,
era contro di me.
Io non ero ancora il suo ragazzo
e già soffriva per me.





“Hermione...”- una profonda voce maschile pronunciò il suo nome. La ragazza si voltò, e sorrise a suo padre.
Sorrise, perché non poteva fare altro. Fingere era l’unica scelta a lei concessa.
Raggiunse sua madre nel salotto della villetta che usavano occupare quando erano in vacanza, le si sedette di fronte e ascoltò, per l’ennesima volta, le sue raccomandazioni.
“Hermione...”- la voce della signora Granger era bassa e molto tranquilla, aveva il potere di rendere sereno l’animo di chi l’ascoltava.
Tuttavia, aveva smesso di sortire tale effetto su sua figlia proprio in quel periodo.
“Hermione...”- ripeté la donna -“Ho notato una cosa che non mi ha fatto piacere. Per niente.”
“Cosa, mamma?”- chiese ingenuamente la figlia.
Fintamente ingenua, lo sapevano entrambe.
“Draco Malfoy.”
Una scarica elettrica colpì il cuore della giovane per diffondersi poi nel resto del corpo, fino alla punta di ogni, singolo, capello.
“Cosa c’entra, mamma? È un mio amico. È successo qualcosa?”
Vide gli occhi della madre assottigliarsi pericolosamente, le labbra tendersi in una smorfia d’irritazione. Perfettamente controllata, solo lei percepiva il più piccolo cambiamento nell’espressione della sua genitrice.
“Sai a cosa mi riferisco, Hermione. Non devi frequentare quel ragazzo oltre i limiti che ti sono stati imposti.”- sibilò la donna -“Il motivo lo conosci.”
Masticò quelle quattro parole a denti stretti, come se non avesse voluto pronunciarle di sua spontanea volontà.
Era l’argomento ad innervosirla.
La figlia sostenne il suo sguardo, sfidandola a proseguire, ostinata nel suo muro di silenzio.
Madre e figlia combattevano in quel modo da sempre. E ancor di più, da quando la maggiore delle due aveva deciso da sola cosa farne della vita dell’altra.
“Non è con la famiglia Malfoy che abbiamo contratto un enorme debito, Hermione.”- rispose la donna alzando appena il tono della voce -“Ma con gli Zabini. Zabini, lo capisci o no?”
“Certo che lo capisco, mamma.”- sputò gelida la figlia.
“E allora smettila di flirtare con quel biondino da strapazzo, e pensa a riempire di attenzioni il tuo ragazzo, o finiremo in mezzo ad una strada. Ed io non te lo permetterò.”- gelida e piuttosto moderata, la signora Granger trovava particolarmente piacevole manipolare la figlia e, in particolare, la sua vita, amici e fidanzati compresi.
I fidanzati della ragazza erano certamente il suo diletto preferito: aveva sempre ostacolato qualsiasi tipo di rapporto più che amichevole che la figlia avesse instaurato con chiunque.
Primo fra tutti Ronald Weasley, il figlio sì di una famiglia importante, ma il cui conto in banca ormai valeva poco o nulla.
Erano cresciuti insieme i due ragazzi, e appena aveva capito che il rosso si stava accorgendo che la riccia era più di un’amica, li aveva fatti allontanare.
Aveva tollerato la sua breve relazione con quell’altro lì, quell’Harry Potter, solo perché era figlio di gente famosa. Ma i due non avevano concluso niente, e nel giro di pochi mesi si erano lasciati.
Erano troppo amici, dicevano loro. Balle.
Ad ogni modo suo marito, il signor Granger, era entrato in affari con la famiglia Zabini, ma per un errore di calcolo aveva perso l’intero 50% della sua quota di partecipazione, rischiando la rovina della compagnia, oltre che della sua stessa famiglia.
Ma gli Zabini, con cui erano in buoni rapporti da tempo, avevano prestato loro la somma necessaria a coprire il danno fatto, ed erano quindi in credito con i Granger di svariati milioni.
Per la famiglia italiana, però, quella cifra non aveva significato nulla, e avevano deciso di chiedere al figlio Blaise che cosa suggerisse per far sì che i loro amici estinguessero il debito contratto con loro.
E lui, aveva scelto lei.

“Voglio Hermione.”

Queste le sue uniche parole. Era pazzo di lei fin dal primo giorno in cui l’aveva vista, aveva sempre desiderato poterla stringere a sé, baciarla ed accarezzarla... era completamente pazzo d’amore per quella ragazza.
Con un mezzo sorriso, i genitori del moro avevano guardato i genitori della riccia che, senza fare una piega, avevano letteralmente venduto ai Zabini la loro unica figlia.
Lei aveva pianto, urlato il suo dolore, il suo disaccordo con quell’assurda decisione.
Non avevano minimamente pensato a lei, ai suoi sentimenti, a ciò che provava per quel ragazzo che da sempre la desiderava, e che finalmente era riuscito ad ottenere di averla con sé.
Come moglie.
Aveva pianto e urlato fino a farsi quasi scoppiare un vena, era svenuta, era stata in preda a crisi isteriche. L’avevano calmata con dei sedativi e delle lunghe chiacchierate con uno psicologo.
Blaise l’aveva incontrata, da soli, ed avevano parlato: non aveva altra scelta, accettando lui avrebbe azzerato l’ammonto del debito che il padre aveva contratto con il suo.
La sua libertà, la sua vita, le sue scelte, in cambio della tranquillità della sua famiglia: era stata obbligata ad accettare.

Erano le dieci di una fresca e limpida notte. Hermione era seduta in riva al mare e scrutava il cielo trapuntato di stelle luminose come a cercare una risposta tra di esse.
Una risposta che non le sarebbe mai stata data.
Indossava un candido vestito bianco con le bretelle sottili e la gonna a campana.
I capelli erano liberi di scivolare tra le invisibili dita del vento serale, e non portava le scarpe ai piedi.
Sentire la sabbia sotto la sua pelle era una delle sensazioni che più di tutte riuscivano a calmarle i sensi e quella rabbia accecante che a volte l’invadeva.
“Hermione.”- un tuffo al cuore, gli occhi improvvisamente lucidi, il respiro irregolare -“Sei sola?”
“Sì.”
Draco Malfoy le si sedette accanto.
Il braccio sfiorava il suo, stretto intorno alle ginocchia raccolte al petto.
Il cuore prese a martellare forte nel suo torace minuto. Temeva che lui lo sentisse.
Amava quel ragazzo, lo amava più di qualsiasi altra cosa al mondo. Per lui, e solo per lui, sarebbe stata disposta a rinunciare a tutto.
Ai suoi sogni, alla sua libertà, ai suoi desideri, alla sua stessa vita: tutto, pur di poter stare con lui.
Oh, perché suo padre non aveva contratto quel debito con il signor Malfoy?
Due parole di convenienza, il freddo della brezza della sera, la sabbia sotto la pelle, e poi aveva perso la testa.
Basta, basta, basta!
“Draco...”- disse con la voce spezzata -“C’è una cosa che devo dirti.”
“Cosa?”
Silenzio. Pochi, interminabili, secondi di silenzio.
“Io...”- sospirò -“Io non sono felice.”
Il cuore di lui si chiuse in una morsa feroce. Sentirla parlare con quella voce spezzata era tremendamente doloroso.
Si voltò lentamente verso di lui, puntando il liquido dorato dei suoi occhi nel grigio argenteo dei suoi.
Puoi salvarmi?”- chiese con un filo di voce -“Puoi salvarmi, Draco?”
Le sue guance erano rosse per il dolore che provava, per lo sforzo di trattenere le lacrime che insistevano per rigarle il viso, le mani strette intorno alle sue gambe, i denti impegnati a torturarle le labbra.
Era bellissima anche nella sofferenza.

Non sapeva cosa rispondere.
Lei sospirò cercando di calmarsi, e riprese a parlare.
“Mi basta una tua parola, Draco. Solo una tua parola, e io mollo tutto.”- disse con voce leggermente più ferma -“Blaise, la mia famiglia, la mia casa... tutto.”
La voce era tornata a tremare.
Cosa poteva dirle? Era lì, davanti a lui, che lo supplicava di salvarla da quello schifo, che gli chiedeva di portarla via e cullarla nel dolce tepore del suo amore, e lui... lui, che cosa avrebbe fatto?
“Hermione, io...”- iniziò, passandosi una mano tra i capelli -“Io non...”
“Non dirmi di no.”- lo interruppe lei, posando una piccola mano sulla sua -“Non rifiutarmi, ti prego.”
Dei passi in lontananza, una voce che chiamava il suo nome.
Blaise.
Lei sussultò, ma non distolse lo sguardo da quello del biondo, né spostò la sua mano.
“Hermione...”- ripeté lui -“Io...”
“Sì o no?”- chiese a bassa voce la ragazza -“Sì o no, Draco?”
Mentre il moro si avvicinava, lei lo fissava nel breve attimo di silenzio che si era pericolosamente creato tra loro.
Malfoy sospirò e decise che non era il caso di parlare con Blaise presente, per questo non disse nulla e cercò di farglielo capire con lo sguardo.
E quando il giovane Zabini li raggiunse posando una mano sulla spalla della sua fidanzata, Draco vide il mondo di Hermione spezzarsi nei suoi occhi, l’espressione di chi ha appena ricevuto una pugnalata dritta al cuore, la mano scossa da un fremito.
Lei aveva bisogno di una risposta immediata, sì o no che fosse, lei la voleva, e la voleva quella sera.
La giovane Granger lanciò uno sguardo di fuoco al biondo e si alzò, aiutata da Blaise, senza staccare gli occhi da quelli di Draco.
Blaise sapeva del sentimento che legava i due ragazzi, sapeva che lei avrebbe dato la vita per Draco, e sapeva che lui avrebbe fatto altrettanto.
Aveva il fuoco negli occhi, Blaise Zabini. Ma si spense immediatamente nel sentire il tono basso della voce della sua fidanzata.
“Blaise...”- disse piano lei -“Facciamo una passeggiata. Voglio stare sola con te.”
Sola. Con. Lui.
Voleva dire una cosa sola.
Lanciò un ultimo, rabbioso sguardo al ragazzo che amava, misto a rabbia, per poi lasciare che il suo fidanzato le circondasse le spalle con un braccio e la portasse via da lui.
Fermami, gli aveva mimato con le labbra prima di voltarsi completamente, ma lui era come paralizzato, incapace anche solo di respirare.
Gli aveva rivolto un sorriso... no, un ghigno, mentre gli aveva detto silenziosamente di fermarla, e Draco era stato preso da una morsa di rabbia e dolore.
Gelosia.
Lei voleva farlo ingelosire, voleva spingerlo a compiere qualche pazzia per lei, a dimostrargli coi fatti il suo amore, ma... non poteva!
Non poteva correrle dietro e fare a botte con Blaise, non poteva portare via Hermione e mettersi contro non una, ma ben tre famiglie piuttosto influenti che avrebbero reso loro la vita impossibile... Hermione gli stava chiedendo qualcosa che lui non poteva fare.
L’aveva messo con le spalle al muro, ne era consapevole: lei aveva fatto la sua scelta.



E per farmi ingelosire
quella notte lungo il mare
è venuta con te.





Camminavano da qualche minuto. Era notte, era buio, erano soli.
Blaise arrestò i suoi passi e si parò di fronte alla ragazza. Felice come non mai delle sue parole di poco prima.
Non aveva idea di cosa si fossero detti i due prima del suo arrivo, ma ciò che aveva sentito era stato sufficiente a farlo impazzire dalla gioia.
Sola con lui.
Significava soltanto una cosa.
Senza dire una parola catturò le sue labbra in un bacio dapprima dolce, poi più passionale, fin quando lei non gli concesse di esplorare la sua bocca e giocare con la sua lingua.
Era la prima volta che glielo consentiva, e lui sapeva che in quel preciso momento, quella precisa sera, avrebbe potuto osare, perché lei non avrebbe rifiutato.
La strinse a sé cingendole i fianchi con le braccia, per poi sollevarla lievemente e farla adagiare sulla sabbia, chinandosi insieme a lei.
Continuando a baciarla la tenne stretta a sé, i riccioli scuri sparsi sulla sabbia, una mano tra di essi, l’altra ad accarezzarle le spalle.
Scese a baciarle il collo, spostando poi le spalline del vestito e facendole scivolare lungo le sue braccia sottili.
Hermione fu scossa da un brivido lungo la schiena, mentre il vestito scendeva sempre più lasciando scoperto il suo esile corpo abbronzato, coperto solo da un paio di slip.
Istintivamente portò le braccia a coprire il seno nudo, esposto alla fredda brezza della notte.
Blaise smise di accarezzarla, spostò il vestito da un lato e fissò i suoi occhi zaffiro in quelli dorati di lei. Era bellissima, pensò, così piccola e fragile, insicura tra le sue braccia... lei non lo amava, lo sapeva benissimo, eppure c’era lui con lei in quel momento, non Malfoy.
Sorrise involontariamente nel pensare che Hermione era nuda sotto di lui, e che il biondo innamorato senza speranza sarebbe marcito nell’inutilità del suo amore: perché lui aveva vinto.
Hermione aveva scelto lui, aveva preso la sua decisione, e glielo leggeva negli occhi.

Aveva scelto lui.

Sollevò una mano e le accarezzò il viso per farla rilassare.
“Sei sicura?”- chiese con voce bassa e dolce.
La riccia si sarebbe uccisa per quello che stava per dire. Avrebbe voluto urlare che no, mai e poi mai gli si sarebbe concessa, che amava Draco e che voleva soltanto scappare e correre tra le sue braccia.
Invece ricambiò il suo sguardo e, con un mezzo sorriso sulle labbra, annuì con un gesto del capo.
E il cuore di Blaise esplose di gioia e soddisfazione.
Gioia, perché finalmente, dopo mesi, avrebbe posseduto la ragazza che amava.
Soddisfazione, perché il giovane Malfoy sapeva cosa stava succedendo, e non poteva far nulla se non crogiolarsi nel suo dolore.
Le sorrise e si chinò a baciarla su quelle labbra morbide che si schiusero quasi immediatamente al suo tocco, per scendere poi lungo il collo e le spalle.
Si spogliò lentamente, liberandosi della camicia a maniche corte e dei jeans, per poi stendersi su di lei e far aderire completamente i loro corpi.
Hermione si sentiva soffocare, sapeva che sarebbe successo prima o poi, sapeva che sarebbe dovuta andare a letto con lui dopo il matrimonio, ma era peggio di quel che avesse immaginato finora.
Il contatto con la pelle di Blaise la fece rabbrividire. Era caldo e confortevole, inoltre il ragazzo pareva perfettamente a suo agio, sapeva esattamente cosa fare per farla calmare e rilassare.
Forse non sarebbe stato così terribile, pensò lievemente rincuorata dalla gentilezza di lui.
Le sue carezze erano lievi, procedeva un passo per volta: non voleva certo spaventarla, al contrario.
Sapeva che era la prima volta per lei, e voleva che fosse meravigliosa. Quindi riprese a baciarla con dolcezza prima di accarezzarle le braccia e le spalle, fino ad arrivare al seno, che raggiunse poco dopo con le labbra.
Un brivido corse lungo la schiena della ragazza, mentre avvertiva l’eccitazione di lui contro la sua coscia, e una mano scendere sui suoi fianchi.
Nonostante la tensione iniziale, Hermione si rilassò, sciogliendosi poco a poco.
Non era ciò che desiderava, ma ormai era quella la strada che aveva scelto di percorrere: e l’avrebbe percorsa al meglio.
Rilassò la mente e i muscoli, lasciandosi andare alle gentili carezze del suo fidanzato, che aveva fatto scivolare una mano sotto l’elastico delle sue mutandine.



Gli occhi chiusi, i denti a tormentare le labbra, le unghie quasi conficcate nelle braccia di lui.
Per quanto Blaise fosse stato attento nel prepararla, per quanto le sue carezze e i suoi baci l’avessero fatta sciogliere fino a che fosse stata pronta per lui, in quel momento tutto passava in secondo piano.
“Rilassati...”- consigliò la voce roca del moro italiano, con una confortevole carezza sul viso.
“Fa male...”- piagnucolò lei.
“Mi dispiace.”- rispose lui posandole un bacio sulla fronte -“Ma devi stare calma, se tendi i muscoli continuerà a far male.”
“Non riesco a rilassarli.”
Aprì gli occhi, lucidi, e lo guardò come per chiedergli aiuto. Ma più di quello non poteva fare, era tutto nelle mani di lei.
Prese un respiro profondo e cercò di rilassarsi e rilasciare i muscoli della schiena e delle gambe, per permettergli di entrare senza farle male.
Lo sentì, millimetro dopo millimetro, farsi strada dentro di lei, tra una fitta e l’altra, e si chiese se sarebbe svenuta a causa di tutto quel dolore.
Capendo che così le cose non miglioravano, e che la sua amata stava soffrendo pur senza dirglielo, Blaise prese a dare delle piccole, piccolissime spinte, in modo che potesse abituarsi ed aprirsi maggiormente a lui.
Hermione lo ringraziò con lo sguardo. Effettivamente così andava meglio, pensò la riccia.
E poi, poco alla volta, il ragazzo aumentò il ritmo spingendosi sempre più in là, entrando lentamente ma sempre di più, fin quando Hermione non sentì un dolore acuto e insopportabile ed emise un piccolo grido di dolore, conficcando le unghie nella pelle bruna del suo fidanzato.
È andata, pensò la ragazza.



Faceva ancora male, ma iniziava ad abituarsi a quell’intrusione e il dolore diventava man mano più sopportabile.
Blaise la guardò con il cuore negli occhi, le sorrise con una dolcezza infinita e si chinò su di lei per baciarla a fior di labbra e stringerla forte a sé, mentre lei si aggrappò alle sue spalle e singhiozzò silenziosamente contro la sua pelle.



Ora tu vieni a chiedere a me
tua moglie dov'è.
Dovevi immaginarti
che un giorno o l'altro
sarebbe andata via da te.





Erano passati quattro anni da quell’estate di menzogne, e nell’inverno di quello stesso anno, Hermione Granger era diventata la Signora Zabini.
A soli 19 anni si era fatta mettere una fede al dito ed era andata a vivere in una grande villa di proprietà di suo marito, regalata loro dai suoceri come dono di nozze.
Era stato un matrimonio pubblico piuttosto impegnativo, ma non troppo sfarzoso.
La sposa aveva brillato come una stella nel suo abito di raso bianco con scollo e maniche coperte di un morbido e candido pelo color della neve, una leggera mantellina sulle spalle e un velo lunghissimo che strisciava per terra dietro di lei.
Bella, bellissima, come una bambola di porcellana, ma con la morte negli occhi.
Percorrendo la navata della chiesa al braccio del padre, Hermione aveva guardato sua madre, rispondendo duramente al suo austero sorriso di soddisfazione.
Che tu possa morire nel peggiore dei modi, aveva pensato la giovane fissando con odio quella che era stata sua madre solo dal punto di vista legale e biologico.
E stava male, perché pur maledicendosi per quel pensiero, non riusciva a pentirsene.
Suo padre era semplicemente succube della moglie, ed Hermione non riusciva ad odiarlo con la stessa intensità con cui odiava quella donna senza vergogna.

Quattro anni di finzione, quattro anni di sorrisi plastici, quattro anni di insulti ingoiati, quattro anni di dolore, quattro anni di lacrime versate su di una foto nascosta.
Hermione era a tutti gli effetti la Signora Zabini: accompagnava suo marito alla cene di lavoro, era diventata amica delle mogli dei suoi colleghi, organizzavano grandi feste per le ricorrenze nella loro villa, si scambiavano regali costosi e assolutamente inutili.
Hermione Granger in Zabini viveva nel lusso, rispettata da tutti solo per aver sposato Blaise: non lavorava, ma neanche si occupava della casa.
Non puliva né riordinava, perché c’era la governante con le sue sottoposte a farlo.
Non riceveva la posta né rispondeva al telefono, perché a quello pensava il maggiordomo.
Non svegliava suo marito con la colazione a letto di domenica, non gli preparava succulenti pranzetti e non cucinava per lui una calda cena dal ritorno dal lavoro, perché erano i cuochi che pensavano al cibo.
Hermione Zabini era una bambola di porcellana non molto diversa da quelle da collezione protette dal vetro in salotto, ma a lei era concesso di aggirarsi per la villa come un fantasma dall’animo tormentato.
Hermione Zabini si svegliava la mattina e faceva colazione con suo marito, dava disposizioni ai domestici, si vestiva e pettinava con cura, a volte parlava al telefono con qualche amica.
Curava un piccolo spazio del grande giardino che il marito aveva fatto costruire apposta per lei, leggeva tantissimo seduta sul divano.
Ogni tanto usciva a far compere, sempre insieme a qualche domestica che portasse le borse per lei e rigorosamente in macchina.
La sera aspettava suo marito per cena e, quando lui ne aveva voglia, si faceva condurre in camera da letto, baciare e spogliare, e lasciava che lui la prendesse senza mai opporsi al suo desiderio.
Purtroppo per lei, il suo giovane marito era un uomo passionale, pieno di desiderio per lei, e lei non aveva la forza di ribellarsi quando non aveva voglia di concedersi a lui.
Perché, per quanto potesse essere piacevole dal punto di vista fisico, e per quanto lui potesse essere gentile e premuroso con lei, non riusciva mai a liberare completamente la mente e il cuore dal peso che la opprimeva da ormai troppo tempo.



A quattro anni dal matrimonio, due giovani uomini si fronteggiavano.
Due statue di odio e rancore, disprezzo e rabbia.
“Dov’è?”
“Con che coraggio ti presenti a casa mia?”
“Dov’è?”- si sentì ripetere da una voce bassa.
“Non so di cosa tu stia parlando.”
Un ringhio sommesso venne dalle labbra del moro, mentre stringeva i pugni per scaricarvi sopra la rabbia che provava.
“Non fare il finto tonto con me, Malfoy. Dov’è Hermione?”
“Non è qui.”
“Non ti credo.”
“Controlla pure, se vuoi. Ma non la troverai. Hermione Granger non si trova in questa casa.”- disse ghignando il biondo dagli occhi grigi.
Zabini! Si chiama Hermione Zabini!”- protestò l’altro.
Il biondo fece un passo verso il suo ospite e gli rifilò un’occhiata velenosa -“Per me lei è e rimarrà per sempre Hermione Granger.”
La tensione tra i due era palpabile, la si poteva attraversare quasi.


L'hai sposata sapendo che lei,
sapendo che lei
moriva per me.





Il dolore che provava Draco era insostenibile.
Hermione era sua.
Lei l’aveva sempre amato, e lui amava lei, ma non erano mai riusciti a dirselo, e quando avevano avuto l’occasione di farlo, le circostanze erano state contro di loro.
Draco aveva rinunciato a lei perché due diciannovenni pieni d’amore non potevano materialmente opporsi ai propri potenti genitori.
Aveva accettato la solitudine perché non avrebbe sopportato l’idea che Hermione, la sua Hermione, si mettesse contro la sua famiglia e soffrisse solo per poter stare con lui.
Non era riuscito ad essere egoista fino a quel punto.



Coi tuoi soldi
hai comprato il suo corpo
non certo il suo cuor.
Lei mi amava, mi odiava,
mi amava, mi odiava,
era contro di me, io non ero
ancora il suo ragazzo
e già soffriva per me.





Il matrimonio tra la Granger e Zabini era stato soltanto di puro interesse: lei si era venduta per la sua famiglia, ma il cuore non aveva mai acconsentito a quell’unione.
Mai e poi mai la ragazza avrebbe scelto Blaise, o chiunque altro, al posto di Draco.
E dopo quattro anni di menzogne, Hermione Granger in Zabini era sparita.
Letteralmente.
Un giorno come tanti altri la signora Zabini aveva abbandonato suo marito e la sua casa, portando con sé soltanto una borsa con i suoi documenti, gli effetti personali e pochi abiti per cambiarsi.
Nessun biglietto, nessuna lettera, nessuna telefonata.
Era sparita senza lasciare alcuna traccia di sé. Del motivo che aveva scatenato questa sua decisione, se ne sapeva anche meno.
Blaise aveva aspettato qualche giorno prima di avvertire i parenti stretti della notizia, e alla fine si era deciso ad andare da lui: Draco Malfoy, l’eterno amore, l’unico che avesse mai occupato il cuore di sua moglie.



E per farmi ingelosire
quella notte lungo il mare
è venuta con te.





Ma Draco non aveva dimenticato. Assolutamente.
Ricordava alla perfezione ogni istante di quella sera, quella maledetta sera in cui Hermione, per farlo ingelosire e indispettire, per fargli capire che aveva sbagliato con lei, l’aveva fatto.
Era andata via con Blaise, dicendogli tra le righe che sarebbe stata con lui.
Quella notte, la sua Hermione era diventata la donna di Blaise a tutti gli effetti. Questo non riusciva proprio a perdonarglielo.
Stringendo i pugni con forza sempre maggiore, Blaise si costrinse a sibilare solo qualche insulto verso il biondo senza spaccargli la faccia.
Ma Draco stava perdendo la pazienza.
“Lei era mia, Blaise. Lo era, lo è sempre stata, lo è adesso e lo sarà per sempre.”
Disse quelle parole quasi senza accorgersi di averle davvero pronunciate.
Il moro sgranò gli occhi blu ma non rispose. Sapeva che il biondo aveva dannatamente ragione.
“L’hai sposata solo perché non aveva scelta, hai giocato sporco facendo leva sul debito del padre. Sapevi che non avrebbe abbandonato la sua famiglia.”
Blaise deglutì e perse colore dal viso, restando nel suo mutismo.
Era vero. Quella era la realtà.
“Avresti potuto chiedere qualsiasi altra cosa, qualsiasi altra garanzia... avresti potuto chiedere tutto o non chiedere nulla, e invece...”- Draco cercò di calmarsi e prese un respiro profondo prima di continuare -“Volevi soltanto essere sicuro che non potesse rifiutare. Ma lei amava ME! E mi amerà fino all’ultimo giorno della sua vita, perché era con me che doveva stare, e invece tu l’hai presa come merce di scambio assicurandoti che non potesse dirti di no!”
Aveva preso ad urlare quelle ultime parole, e nella furia della rabbia di era avvicinato a Zabini, scosso per un momento da un brivido.
Ancora non riusciva a parlare.
Passò qualche breve istante di sguardi feroci tra i due, prima che Draco cacciasse letteralmente Blaise da casa sua.



Un giorno io vidi lei
entrar nella mia stanza
mi guardava,
silenziosa,





Era passato poco più di un mese dal suo scontro con Blaise Zabini, quando la governante annunciò una visita privata per lui.
Il tempo di girarsi, ed era già sulla porta.
Bella, come l’aveva vista sulla spiaggia bagnata dai raggi del sole.
Hermione Granger era lì, davanti a lui, sulla porta della sua camera da letto. Non si muoveva, non parlava.
Era semplicemente lì.
Indossava un completo da vera signora, che forse la faceva apparire troppo donna per quel suo viso che ancora conservava la purezza della sua adolescenza.
In silenzio, aspettava.



aspettava un sì da me.

Dal letto io mi alzai
e tutta la guardai





Il suo corpo si era mosso da solo ancor prima di ricevere l’ordine di farlo.
Fasciata nella stoffa carminio della gonna e della giacca, sembrava molto dimagrita rispetto all’ultima volta che l’aveva vista.
I boccoli color del cioccolato erano morbidamente adagiati sulle sue piccole spalle.
Brillava di luce propria.



sembrava un angelo.





Era sempre stata il suo angelo, e lo sarebbe stata per sempre, finché avesse avuto fiato in corpo.
Hermione mosse un passo verso di lui.
“Draco...”- sussurrò dolce, e lui si perse nell’oro liquido dei suoi occhi.
Alzò le braccia, un luccichio sul suo anulare sinistro, e le portò intorno al collo di lui, abbracciandolo.
Lo strinse a sé, chiudendo gli occhi.
Si inebriò del suo profumo, dell’odore della sua pelle che non aveva mai scordato.
Mai, da quegli ultimi giorni trascorsi in riva al mare.
Mai, da quell’ultima notte.
Mai, da quando gli aveva chiesto qualcosa che non avrebbe potuto fare.
Mai, da quando era stata così egoista da non accorgersi del dolore che gli aveva provocato.
Mai, da quando l’aveva tradito.
“Sono tua...”



Mi stringeva sul suo corpo,
mi donava la sua bocca,
mi diceva ‘sono tua’
ma di pietra io restai.





L’amore è irrazionalità.
L’amore è istinto.
L’amore è un vortice.
L’amore è travolgente.
L’amore non è pensiero, è azione.
Eppure, Draco Malfoy sembrava non riuscire a ricordarsi quelle cose, quando si irrigidì all’abbraccio di lei, al tentativo di unire le loro labbra in quel bacio che non si erano mai scambiati.



Io la amavo, la odiavo,
la amavo, la odiavo,
ero contro di lei,
se non ero stato il suo ragazzo
era colpa di lei.





Come osava, dopo tutti quegli anni, dopo ciò che aveva dovuto patire per lei... come osava presentarsi a lui e comportarsi in quel modo?
Quel luccichio sul suo anulare sinistro gli fece perdere la testa.
Le posò le mani sulle spalle allontanandola bruscamente da sé.
Il suono di uno schiaffo riecheggiò in quella stanza.
E lo avrebbe fatto per molto, molto tempo ancora.
“Torna da tuo marito.”



E uno schiaffo all'improvviso
le mollai sul suo bel viso
rimandandola da te.





“L’ho mandata via. Non ne so più niente da allora.”
Quattro mesi dopo, Blaise Zabini si era ripresentato alla sua porta.
Venuto a conoscenza dell’incontro tra sua moglie e il giovane Malfoy, era subito corso a chiedere spiegazioni.
Il moro si irrigidì.
Sapeva che stava dicendo il vero.
Senza una parola si alzò dal divano su cui era stato fatto accomodare ed uscì da quella casa.
Hermione era sparita.
Definitivamente.



A letto ritornai
piangendo la sognai
sembrava un angelo.
Mi stringeva sul suo corpo
mi donava la sua bocca
mi diceva sono tua
e nel sogno la baciai.





Distrutto, come la sera in cui aveva rinunciato al suo unico amore, come tutte le sere a venire dopo quella, Draco Malfoy si mise a letto.
Con il cuore a pezzi e l’immagine degli occhi sbarrati di Hermione, si addormentò.
Come ogni sera.
E ogni volta la sognava.
Sognava di lei, sognava il suo completo rosso carminio, sognava lei stretta al suo torace… sognava di ricambiare quell’abbraccio ed unire le loro labbra.
E nel sonno, preziose gemme argentate bagnavano il suo volto.
Ogni notte.

Fino ad un giorno di un anno dopo.

Ad una ricevimento tra imprenditori aveva sentito molte voci sulla signora Zabini.
Un noto medico piuttosto ubriaco, una sera, si era lasciato andare a confidenze private che avrebbero dovuto restare tali.
“Ricordate Hermione? La moglie di Zabini!”
“Certo che me la ricordo. È sparita da più di un anno.”
“Poverina, chissà che fine ha fatto?”
“Poverina? Ah, non sapete proprio niente, signore mie!”- sbottò il medico alticcio.
“Che vuoi dire, Theo?”
La curiosità è donna.
La cattiveria anche.

“Beh, prima di sparire Hermione è venuta da me. L’ho visitata, e sapete cosa ho scoperto?”
“No, cosa?”
“Era incinta.”- annunciò l’uomo alzando il calice.
“Incinta?”
“Beh, dopo quattro anni di matrimonio... sarebbe stato strano il contrario, no?”
Qualcosa gli si mosse nel petto.
“E di chi era il figlio?”
L’uomo storse la bocca -“Di suo marito, ovviamente. Era una donna infelice, sì, ma fedele. Quando le ho dato la notizia è sbiancata. Credo che non lo volesse proprio quel bambino.”
Il cuore prese a martellare.
“Vuoi dire che ha abortito?”
“Senza dire nulla al marito?”
“No. Quando le ho detto che poteva evitare la gravidanza abortendo... beh, è rimasta immobile, credo ci stesse pensando. Poi ha scosso la testa e ha detto che l’avrebbe tenuto.”


Quella notte nessun sogno turbò il sonno di Draco Malfoy.
Quella mattina non era col viso bagnato di lacrime che guardava il Sole sorgere.
Ma era con una piccola valigia in mano e la giacca adagiata sulle spalle che affrontava la decisione presa mentre osservava la Luna.

“Sono tua.”- gli aveva detto Hermione un anno prima.

Sorrise, guardando il cielo.
Sì, Hermione era sua.
E lui avrebbe fatto impazzire il mondo intero per trovarla e restare con lei.
Per darle quel bacio che era ancora un sogno tra loro.




 
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