Rosa Selvatica, Lucius/Hermione; Rating: Rosso; One-shot

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°piperina°
view post Posted on 18/5/2008, 01:09




Titolo: Rosa Selvatica
Dove trovarla:
EFP: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=166068
Fanworld: http://www.fanworld.it/viewstory.php?id=131&capitolo=168
Manga.it: http://manga.it/fanfic/view.php?v=&c=88546&vm=s&indietro=3
Introduzione: Sono passati alcuni anni dalla fine di Hogwarts. Hermione Granger insegna Difesa Contro le Arti Oscure.
Un incontro inaspettato interrompe il flusso della sua vita portandola in una spirale di odio e amore, passione e razionalità.
Attimi sfuggenti che scivolano tra le dita, come quei gemiti nascosti alle orecchie di tutti, ma non a lui, custode segreto di quella passione che la travolge scuotendola dentro con solo uno sguardo.










*Only Act*
- Rosa Selvatica -












C’era chi diceva che aveva trovato la sua strada.
C’era chi diceva che aveva scelto quella più sbagliata.
C’era chi diceva che avrebbe dovuto diventare Auror con Harry Potter e Ronald Weasley.
C’era chi diceva che sarebbe stata perfetta come Ministro della Magia.
Hermione Jane Granger, all’età di ventiquattro anni, da due insegnava Difesa Contro le Arti Oscure nella Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.
Diplomata con il massimo dei voti, la Gryffindor si era presa un anno di libertà per girare il mondo con i suoi migliori amici, ovvero i componenti del Trio miracoloso.
Erano partiti pochi giorni dopo aver ricevuto i risultati degli esami finali, i M.A.G.O., ed erano tornati dodici mesi dopo con mille avventure da raccontare, nuovi amici e tanta, tanta voglia di darsi da fare.
Ad ogni modo, quella pausa era stata assolutamente meritata, dopo tutto ciò che avevano dovuto affrontare negli anni precedenti.
Fu così che Harry e Ronald diventarono, col tempo, due affermati Auror.
Hermione aveva scelto una vita più tranquilla rispetto a quella degli amici, che le permetteva di stare più al sicuro e circondarsi dei suoi amati libri.





Respirava la calda aria estiva, Hermione Jane Granger, passeggiando tra le vie di Diagon Alley, trafficate come sempre in quel periodo dell’anno.
Madri e figli correvano da un negozio all’altro brandendo liste dei libri e degli accessori, trascinandosi dietro calderoni della giusta misura, gabbie con topi, volatili e gatti, manici di scopa e divise da Quiddich, e tutto ciò che poteva servire per affrontare un nuovo anno scolastico.
Un tenero sorriso le dipinse il volto sereno, posando gli occhi qua e là, ricordando -come se fosse stato ieri- se stessa che correva ovunque per imprimersi a fuoco nella mente i dettagli di quel posto, le insegne, i cartelli, la strana gente che le passava di fianco.
Immersa nei suoi pensieri, si accorse troppo tardi di un ostacolo sul suo cammino e finì per andare a sbatterci contro.
“Oh, cielo... mi scusi! Ero distratta!”- si affrettò a dire, portandosi le mani sulla parte dolorante, ovvero il naso -“Mi dispiace...”- concluse alzando lo sguardo.
Per poco non svenne.
Davanti ai suoi occhi si trovava -Il padre del Demonio!- niente meno che Lucius Abraxas Malfoy.
Non lo vedeva da... quanti anni? Sette, se la memoria non la ingannava.
Subito dopo i M.A.G.O., alla cerimonia di consegna dei diplomi, ricordava di aver visto Lucius e Narcissa Malfoy.
Alto più di lei quel tanto che bastava a farla sentire ancora una dodicenne al Ghirigoro, l’ex Mangiamorte si ergeva altezzoso e superbo come solo un Malfoy saprebbe fare.
Fiero di essere un borioso Purosangue e degno del nome - e del conto in banca - che vantava, non si curava di essere vestito totalmente di nero a fine estate.
Indossava un sicuramente costosissimo completo di ottima fattura, fatto su misura per lui, con una stoffa costosissima, così come i guanti neri che gli fasciavano finemente le mani e il mantello, ovviamente nero, che gli cadeva morbido dalle spalle larghe, facendolo sembrare un Re Oscuro.
I capelli biondissimi erano poco più lunghi di quanto ricordasse, ed erano elegantemente riversati sulle sue spalle forti e tirate in una posa altamente snob.
Gli angoli della bocca sottile erano piegati in una smorfia a metà tra il disprezzo e la sorpresa, tesi a mantenere in piedi la sua maschera di superiorità.
Gli occhi erano di un grigio che non aveva mai visto in nessun altro che non fosse suo figlio.
La guardava dall’alto al basso, ma sembrava che la vedesse ora per la prima volta.
Dall’alto del suo oltre metro e ottanta, Lucius Malfoy osservò Hermione Granger fissandosi in mente ogni singolo particolare di lei.
Dai capelli che da crespi e poco curati si arricciavano ora in morbidi boccoli color del cioccolato, al suo corpo ben cresciuto rispetto a qualche anno prima.
Notò che la ragazza indossava una camicetta arancione pallido e una gonna a campana nera che le arrivava poco più su delle ginocchia.
Riportò lo sguardo sul suo viso e non poté non soffermarsi su quelle labbra morbide e carnose luccicanti ai riflessi del Sole grazie ad un lucidalabbra.
La Granger era diventata una donna.
Ma fu rapito dal luccichio prodotto dei riverberi della luce che si infrangevano nelle iridi di lei: oro colato.
Per un attimo si perse nella contemplazione di quel colore così particolare e nella fierezza del suo sguardo, lo stesso, orgoglioso sguardo che gli aveva riservato molti anni prima al Ghirigoro.
Distolse la sua attenzione dai suoi occhi e sorrise nel modo più finto che potesse mostrare, mentre diceva -“Signorina Granger... da quanto tempo.”
“Signor Malfoy...”- rispose quasi senza fiato.
Rimasero a guardarsi per qualche istante. Fu lui a parlare per primo.
“In giro da sola, signorina Granger?”- chiese fingendo di cercare Harry e Ron intorno a loro.
“Anche lei, signor Malfoy?”- ribatté senza muovere un muscolo -“Nessun leccapiedi al guinzaglio, oggi?”
Si guardarono per qualche istante con uno sguardo che non sapeva di niente: odio, amore, disprezzo, simpatia... perso.





Hermione si chiedeva ancora come avesse fatto a finire lì: seduta ad un tavolo di fronte a Lucius Malfoy a sorseggiare thè e mangiare biscotti al cioccolato.
L’invito dell’uomo era suonato più come un “visto che non ho niente da fare ti faccio compagnia” che come un invito cortese, tuttavia si era trovata ad accettare ancor prima che il suo cervello avesse potuto concepire la cosa.
Hermione, sei pazza per caso?, si chiese fissando in modo quasi maniacale la bevanda bollente nella tazzina candida.
Lanciava occhiate furtive all’uomo che le stava seduto davanti.
Che girasse libero per le vie di Diagon Alley era il chiaro segno che ormai non aveva più nulla da nascondere o tramare, ma le diede da pensare anche il fatto che non avesse nessuno al suo seguito.
Nonostante avesse superato i quarant’anni, comunque, Lucius Malfoy manteneva il suo solito bell’aspetto, sicuramente più tollerabile senza quella perenne smorfia altezzosa.
I lineamenti del volto erano marcati, ma niente di lui poteva far pensare che fosse vecchio o, ad ogni modo, un uomo non attraente.
Anzi, il pensiero che scosse maggiormente Hermione fu quello di realizzare, oggettivamente, che Lucius Malfoy era sempre stato un uomo piuttosto avvenente, e che tutt’ora restava un bell’uomo.
Di lui potevano sicuramente risultare interessanti i trascorsi della sua vita: da Slytherin nel sangue e nella testa, non aveva esitato a donare al suo Signore Oscuro non solo la sua vita, ma anche quella di sua moglie e, soprattutto, suo figlio.
Tuttavia, la sensazione che quell’uomo le dava, in quel momento, era totalmente diversa da quella degli altri rari incontri negli anni passati.
Era sì strano che lei stesse sorseggiando thè con lui, ma allo stesso tempo niente la turbava e, più di ogni altra cosa, non le incuteva affatto timore.
Sarà che sono cresciuta, si disse Hermione in una impercettibile stretta di spalle.
Da bambina era sicuramente stata molto più predisposta ad avvertire l’aura oscura che quell’uomo emanava ad ogni passo, ad ogni frusciare del mantello nero alle sue spalle.
E adesso?
Adesso non provava timore, paura o qualsivoglia sentimento di disagio in quella situazione.
Forse solo un leggero imbarazzo per il silenzio che era calato inevitabilmente tra i due.
Del resto, di che cosa avrebbero potuto parlare?
“Ho sentito che lavora ad Hogwarts, signorina Granger.”
Hermione si scosse dai suoi pensieri sentendo la voce di Lucius interrompere il suo monologo interiore -“Sì, da due anni.”
Si sistemò meglio sulla sedia e bevve un sorso di thè caldo -“Insegno Difesa Contro le Arti Oscure.”
L’uomo mostrò un sorrisetto divertito a quelle parole, un particolare luccichio negli occhi adamantini -“Una bella carriera, per essere così giovane.”
“Ho studiato molto.”- rispose la ragazza restituendogli un sorriso ed uno sguardo che volevano dire “non tutti pagano per ottenere ciò che vogliono”.
Qualche attimo di silenzio dopo, la Gryffindor vide l’uomo appoggiare la schiena contro la spalliera della sedia e una luce di puro divertimento negli occhi -“Pensavo che avrebbe seguito la stessa carriera dei signori Potter e Weasley.”
Tasto dolente.
Hermione si irrigidì lievemente a quelle parole e la sua espressione si fece dura, tesa.
Non le piaceva parlare di quell’argomento.
Aveva discusso molto con i suoi due amici riguardo il futuro: loro erano sempre stati convinti che sarebbero diventati tutti e tre Auror, invece lei aveva scelto una vita diversa.
Insegnare a difendersi contro le Arti Oscure non era un lavoro meno rispettabile dell’Auror, aveva detto ai due eroi.
Ovviamente le era dispiaciuto intraprendere, per la prima volta in vita sua, un percorso che non avrebbe condiviso con loro giorno dopo giorno.
Ma Hermione era stanca e non voleva girare il mondo per combattere contro ciò che restava dell’esercito di Voldemort.
Addestrare giovani ragazzi a proteggersi le dava la possibilità di perseguire comunque lo scopo per il quale aveva sempre lottato, e allo stesso tempo permetterle di vivere serenamente.
“Abbiamo fatto scelte di vita differenti, tutto qua.”- rispose atona -“Non ho più saputo nulla di Draco, piuttosto. Cosa sta facendo adesso?”
Hermione aveva palesemente sviato l’argomento. Lucius se ne accorse.
La voglia di continuare a premere su quel punto era tanta, ma non voleva far innervosire la sua compagna di thè con domande inopportune, così si limitò a ghignare come solo un Malfoy sapeva fare, e la assecondò.
“Draco è un Medimago.”- rispose l’uomo -“La sua innata abilità in Pozioni gli ha aperto molte strade.”
Hermione annuì -“Sì, ricordo che è sempre stato molto portato in quella materia.”
Finì di bere il suo thè caldo ed allungò la mano per afferrare un biscotto al cioccolato.
Lucius seguì con lo sguardo ogni suo movimento.
“E lei, signor Malfoy?”- chiese Hermione dopo aver addentato il suddetto biscotto -“Di cosa si occupa attualmente?”
“Di me stesso.”- rispose l’uomo con un mezzo ghigno.
Passarono alcuni secondi durante i quali Lucius mostrò ad Hermione un sorriso ed uno sguardo così maliziosi da farla quasi arrossire.
Sembrava che volesse comunicarle qualcosa. Anzi... sembrava che stesse morendo dalla voglia di dirle qualcosa, ma che per un qualche misterioso motivo non gli sembrava opportuno dire.
Quella scintilla negli occhi chiari ebbe il potere di catturare l’attenzione della ragazza e far sì che i suoni giungessero ovattati alle sue orecchie, prima che riuscisse a ritrovare il controllo di sé.
Perché mi guarda così?, si chiese imbarazzata Hermione.
Decise di non pensarci.
Ad un tratto, l’uomo divenne serio. L’espressione del viso si era fatta più dura, e non aveva più alcun ghigno sul volto maturo -“Dopo la morte di Narcissa, durante la guerra, ho capito da che parte stare.”
“Voltagabbana.”- rispose acida Hermione. Forse troppo acida.
Quello alzò lo sguardo su di lei, incatenando gli occhi con i suoi -“Prego?”
La voce bassa tradiva una nota di irritazione.
Tuttavia, a lei non importava: aveva affrontato Voldemort in persona, come avrebbe potuto intimorirla un Mangiamorte pentito?
Gli restituì uno sguardo sprezzante ed orgoglioso.
Uno sguardo di cui Godric Gryffindor sarebbe andato fiero.
“Ho detto che è un voltagabbana, signor Malfoy. Finché a morire erano gli altri, non le era mai importato nulla di quanto male il suo Signore avesse causato.”- disse sicura la ragazza -“Ma quando è capitato a lei di perdere una persona cara, ecco che ha ritrovato i suoi buoni sentimenti e si è pentito, tradendo il suo Signore e i suoi colleghi Mangiamorte.”
Aveva terminato la frase mostrando all’uomo un sorrisetto falso e melenso come quelli che si riservano per cortesia alle persone che più si detestano.
Hermione vide gli occhi di Malfoy accendersi di collera. E un pizzico di umiliazione.
Colpito e affondato.
Lucius si alzò quasi rabbiosamente poggiando entrambe le mani sul tavolino -“Avrei dovuto immaginarlo”- disse -“che non era una buona idea invitarla, signorina Granger.”
“Oh, io mi sono divertita invece.”- rispose la ragazza aprendo di più il suo sorriso cortese.
Quello le restituì uno sguardo che, se avesse potuto, l’avrebbe incenerita all’istante.
Afferrò il mantello appoggiato allo schienale della sedia con un gesto molto poco controllato della mano, dicendo -“Ci vedremo presto, signorina Granger.”
Hermione lo guardò in silenzio mentre si allontanava, fin quando non fu uscito dal suo campo visivo.
Rimase ad osservare i riflessi dei suoi capelli alla luce del sole, il modo in cui erano posati sulle sue spalle larghe e forti, le pieghe che il mantello creava ad ogni ondeggio provocato dai suoi passi.





Hogwarts. Aula di Difesa Contro le Arti Oscure.
Una trentina di ragazzi del terzo anno, tra Gryffindor e Slytherin, stavano osservando la giovane professoressa camminare in mezzo a loro, gesticolando e muovendo la bacchetta qua e là, spiegando come affrontare un certo tipo di creature magiche ostili.
La lezione era interessante, certo, ma alcuni studenti - molti studenti - ritenevano che fosse decisamente più interessante osservare i fianchi dell’insegnante fasciati in un pantalone stretto dal taglio elegante, e le pieghe che la camicetta di raso bianco formava evidenziando il generoso decolleté.
Hermione Granger aveva appena finito la spiegazione quando tornò in cattedra per osservare i suoi alunni -“Avete capito?”- chiese.
Un coro di voci maschili e femminili rispose affermativamente, al che lei, sorridendo compiaciuta del suo lavoro, disse ai ragazzi che avrebbero dovuto fare un tema di quaranta centimetri sull’argomento per la lezione successiva.
“Se avete bisogno di spiegazioni e chiarimenti, o se non riuscite in certi passaggi della relazione, sapete che sono sempre a vostra disposizione.”
Un sorriso solare come quello non l’aveva nessuno dei professori di Hogwarts.
Lavorava lì da soli due anni, eppure tutti i suoi studenti la adoravano, anche le ragazze.
Hermione Granger piaceva a tutti.
“Sono così contenta!”- esclamò camminando ne corridoi -“I miei ragazzi sono davvero in gamba!”
“Beh, è perché tu sei gentile e disponibile Herm.”- rispose la voce di Neville Paciock al suo fianco -“Tutti dicono che spieghi con molta passione e che aiuti sempre i tuoi studenti.”
“Beh mi sembra giusto, no? Insegnare non significa parlare due ore di fila ed assegnare compiti.”- rispose concitata la riccia.
“Oh sì, hai ragione.”- una terza voce sognante raggiunse le loro -“Lo dico sempre anch’io. Il rapporto con i ragazzi è molto importante.”
Luna Lovegood si era unita ai suoi colleghi. Da un anno insegnava anche lei ad Hogwarts, ed affiancava il guardiacaccia Hagrid in Cura delle Creature Magiche.
Le loro lezioni erano un divertimento continuo, i ragazzi ridevano dall’inizio alla fine delle ore con loro.
Neville, invece, aveva sostituito la professoressa Sprite - ora in pensione - nell’insegnamento di Erbologia.
Era sempre un po’ impacciato, tuttavia la sua predisposizione per la materia e la passione che vi metteva non potevano fare di lui un cattivo insegnante, anzi.
“Ah, ragazzi!”- disse Luna poco dopo -“Avete sentito che in questi giorni verranno quelli del Comitato Scolastico?”
“Mh, sì… ne ho sentito parlare un paio di giorni fa.”- rispose pensierosa Hermione.
“E cosa vengono a fare?”- chiese Neville.
“A controllare che non ci siano Nargilli nascosti nel castello. Ovvio, no?”- rispose sognante la bionda -“Dicono che verranno ad assistere alle lezioni per esprimere un giudizio su noi insegnanti, ma io so che il vero motivo sono i Nargilli. Temono un’invasione.”
I suoi due colleghi la guardarono ammutoliti per qualche secondo, prima di sorridere e scuotere appena il capo.
Luna “Lunatica” Lovegood non era affatto cambiata dai tempi in cui gli studenti erano loro: incarnato chiaro, capelli biondissimi sempre lunghi e quello sguardo trasognato e perso nel vuoto che, complice la sua voce flautata, l’aveva sempre fatta sembrare come in un’altra dimensione.





“Avete capito bene? Dovete concentrarvi, o il vostro Patronus non avrà una forma completa.”
Hermione aveva spiegato ai suoi ragazzi come formare un Patronus perfetto e completo.
Davanti ad una massa di studenti leggermente intimoriti troneggiava un baule che, di tanto in tanto, tremava e si dimenava.
Molte paia di occhi non osavano smette di fissare quel cassone per paura che potesse fare qualche brutto scherzo.
“Dovete aggrapparvi al ricordo più felice che possedete e tenerlo stretto a voi, vederlo davanti ai vostri occhi, sentirlo nel cuore.”- stava dicendo Hermione -“Solo così l’Incanto Patronus riuscirà al meglio. E poi, una volta fatto questo, pronunciate le parole Expecto Patronum!
I ragazzi stavano ripetendo la formula ed esercitandosi sul movimento della bacchetta quando, in silenzio, la porta dell’aula si aprì e una figura scura scivolò all’interno della stanza.
Avvertendo un’altra presenza, Hermione si voltò subito nella direzione interessata.
In fondo alla classe si ergeva, superba ed altezzosa come sempre, la figura di Lucius Malfoy.
Completamente vestito di nero, dalle scarpe lucide e i pantaloni dal taglio elegante, al mantello che ondeggiava dietro di lui e le mani sempre guantate, il bastone ad accompagnarlo in ogni movimento.
“Signor Malfoy...?”- disse stupita la ragazza -“Cosa ci fa qui?”
L’uomo la raggiunse e le mostrò un ghigno in perfetto stile Malfoy -“Sono qui in veste di Presidente del Comitato Studentesco, per la precisione sono venuto ad assistere alle lezioni che si tengono ad Hogwarts e dare un giudizio sugli insegnanti.”
Se la mascella di Hermione non cadde rovinosamente al suolo a quella notizia, fu solo per un miracoloso e provvidenziale intervento divino.
Rimase a fissare l’uomo per qualche attimo, come per rendersi conto di quello che stava succedendo e registrare le parole che le aveva appena rivolto.
Boccheggiò alcuni secondi prima di riuscire a parlare -“Ma lei... lei... come... cioè, da quando... ?”
Lui capì e sorrise -“Sono stato da poco riabilitato al mio incarico di Presidente del Comitato Studentesco.”- disse con la sua voce superba -“Non gliel’avevo detto?” aggiunse serafico.
Hermione scosse la testa e chiuse la bocca, respirò e dopo qualche secondo riuscì ad articolare una frase di senso compiuto -“No, non me l’aveva detto.”- rispose piccata -“Ad ogni modo, come già sa, insegno Difesa Contro le Arti Oscure da due anni. Questa”- indicando i ragazzi con un gesto del braccio -“è la mia classe del quarto anno. Sto spiegando loro come produrre un Patronus completo.”
Finito di parlare, Hermione voltò le spalle all’uomo e chiede l’attenzione degli alunni.
Subito tutti ammutolirono ed ascoltarono le sue parole -“Ragazzi, vi presento il signor Lucius Malfoy, Presidente del Comitato Studentesco. Assisterà alle lezioni per qualche giorno.”
Non c’era bisogno di raccomandazioni o avvertimenti con loro: Hermione era un’ottima insegnante e i suoi studenti la adoravano.





“Bene ragazzi, la lezione è terminata: non avrete compiti scritti per la prossima volta, voglio solo che vi esercitiate con l’Incanto Patronus e che troviate un ricordo davvero felice a cui aggrapparvi.”
Salutò i suoi studenti, che uscirono presto dall’aula per dirigersi verso le altre classi e seguire altre lezioni.
La ragazza tornò alla sua cattedra e si mise a sistemare fogli e pergamene - compiti da correggere e controllare - senza badare minimamente all’unica persona che ancora non era uscita dalla stanza.
Assorta nei suoi pensieri, non si accorse di quell’ombra scura che veloce e silenziosa era scivolata alle sue spalle fin quando non sentì un caldo respiro sul suo collo.
Un brivido le corse lungo la schiena, e si girò di scatto quasi spaventata.
“Signor Malfoy...”- disse in quello che sembrava un ringhio sommesso.
“Signorina Granger...”- le fece eco lui.
La sua voce carezzevole le entrò dentro come una lama sottile, si insinuò sotto la sua pelle e le fece venire un altro brivido.
“Non l’avevo sentita.”- disse la ragazza riprendendo un minimo di autocontrollo.
Perché stringeva così forte le dita sul legno della scrivania?
“Me ne sono accorto.”
L’uomo la fissò negli occhi e piegò l’angolo della bocca in un sorriso che sapeva di malizia, pura e sana malizia.
Alzò una mano guantata e avvolse intorno all’indice un ricciolo color del cioccolato. Nel farlo le sfiorò la guancia, e la sentì fremere a quel lieve e involontario contatto -“E’ molto brava signorina Granger, devo ammetterlo.”
“Faccio”- deglutì -“Faccio al meglio il mio lavoro.”
Lui sorrise e le lasciò andare i capelli, riportando il braccio lungo il proprio fianco.
Fece un passo verso di lei, ancora aggrappata alla cattedra con le mani ed appoggiata ad essa con la base della schiena, come se, senza quella, avesse paura di cadere a terra.
Le gambe faticavano a reggerla in piedi.
“Lo vedo...”- rispose con voce bassa e quasi roca.
Un sussurro sensuale che mai aveva pensato di poter udire da quelle labbra perennemente tirate in un ghigno altezzoso.
La linea d’aria che separava i loro corpi era troppo sottile per evitare che si creasse un campo magnetico tra i due.
Eppure, erano entrambi fermi.
“Ci vediamo domani, professoressa.”
Hermione si accorse di aver trattenuto il respiro solo quando sentì la pesante porta dell’aula chiudersi al passaggio dell’uomo.
Sola in quella stanza, la giovane professoressa emise un lungo sospiro e si portò la mano al petto.
Il cuore batteva all’impazzata.
Quell’uomo è pericoloso, si disse Hermione.
Avrebbe dovuto prestare molta attenzione nei prossimi giorni.





EXPECTO PATRONUM!
La voce chiara e nitida di uno studente Slytherin del quarto anno risuonò forte nell’aula di Difesa Contro le Arti Oscure.
Dalla punta della bacchetta del ragazzo fuoriuscì un fiotto di luce argentea che prese le sembianze di un falco.
Ad Hermione brillavano gli occhi.
Il falco d’argento si avventò sul molliccio-Dissennatore e lo scacciò con un paio di battito d’ali.
“Perfetto! Perfetto!”- esultò la riccia battendo le mani.
In uno slancio di euforia gettò le braccia al collo del ragazzo e lo abbracciò stretto stretto, continuando a dire -“Perfetto!”
Lo Slytherin in questione era diventato paonazzo. Non sapeva se il gesto della professoressa gli consentisse di ricambiare l’abbraccio o meno.
Appena mosse le braccia, però, Hermione si allontanò da lui, sorridendogli radiosa.
Si rivolse poi alla classe intera -“Ragazzi, questo è un Patronus completo! Questo è quello che tutti voi dovete ottenere!”
Guardò poi lo studente ancora imbarazzato in piedi accanto a lei -“Complimenti Thomas,”- gli disse posandogli una mano sulla spalla -“Devi aver trovato un pensiero davvero felice per essere riuscito a formare un Patronus vero in così poco tempo. Bravo!”- gli regalò un altro sorriso prima di dedicarsi al resto della classe.


“Adesso esercitatevi da soli per una mezz’oretta.”- disse ai ragazzi -“Poi vedremo come va.”
Hermione sorrise guardando soddisfatta i suoi studenti e sospirò gioiosa, prima di affiancare l’uomo biondo seduto alla cattedra al suo posto.
Lucius si era accomodato con le lunghe gambe elegantemente accavallate, le mani -sempre coperte da preziosi guanti di velluto nero- posate sui braccioli, le spalle sciolte e rilassate, i capelli sempre sparsi su di esse.
“Allora, cosa ne pensa?”- chiese allegra la ragazza affiancandolo -“Sono un’insegnante abbastanza valida?”
Incrociò le braccia al seno appoggiandosi al bordo della cattedra con la base della schiena, le caviglie incrociate.
Lo fissava dritto negli occhi.
A lui piaceva quello sguardo fiero ed orgoglioso.
“Sono... sbalordito.”- iniziò l’uomo con la sua solita flemma nella voce -“Non solo sa spiegare bene gli argomenti, ma ottiene buoni risultati, e i suoi studenti la adorano.”
Hermione sentì un calore salirle in viso -“Davvero?”- chiese istintivamente.
Lucius le sorrise. Gli brillavano gli occhi.
Lentamente, e sempre in modo assolutamente raffinato, si alzò portandosi di fianco a lei.
“Davvero.”- rispose, senza smettere di guardarla.
Hermione era rapita da quegli occhi di ghiaccio. Sentiva sempre più caldo, ma non osava muovere un muscolo.
Solo non riusciva ad interrompere quel contatto visivo. Ipnotico.
Ad un tratto, con la massima disinvoltura che possedeva, Lucius le sfiorò la gamba con una mano.
Sembrava un gesto casuale, ma non lo era.
Assolutamente.
Sembrava che lei non vi avesse badato, ma non era così.
Approfittando dell’atteggiamento della ragazza “faccio finta di niente”, Lucius decise di provocarla, aprendo le dita e lasciando che il palmo della sua mano le accarezzasse lentamente la coscia.
Hermione si irrigidì immediatamente.
Registrò quello che stava accadendo e, quasi con riluttanza, si scostò da lui.
Si girò guardando la sua classe, le mani fermamente saldate al bordo della cattedra.
L’uomo le sorrise malizioso, posandole casualmente una mano sulla spalla -“Sì, è un’ottima insegnante, signorina Granger.”
“Grazie, signor Malfoy.”- rispose la ragazza, ancora tesa.
Cielo, perché il cuore non la smetteva di battere a quel modo?
I suoi pensieri vennero paralizzati nella mente, però, quando sentì la mano dell’uomo scendere dalla sua spalla e percorrerle molto, molto lentamente la schiena lungo la colonna vertebrale in una carezza talmente sensuale da mandarle il sangue alla testa. Si morse il labbro inferiore quando lui raggiunse la base della sua piccola schiena.
Si accostò a lei e le sussurrò suadente all’orecchio -“Domani pomeriggio si tenga libera per un colloquio privato, professoressa.”
Ad Hermione balzò il cuore in gola.
Le dita di Lucius erano accidentalmente scivolate sul suo fondoschiena mentre l’uomo le passava dietro per dirigersi verso l’uscita dell’aula.
Non mancò di rivolgerle un sorriso malizioso prima di chiudersi la porta alle spalle.





Sono nei guai.
Questo era l’unico pensiero che Hermione aveva avuto in mente da quel momento fino a cinque minuti prima della fine delle lezioni, il giorno successivo.
Il cuore martellava nel petto, i sensi erano all’erta in un modo spaventoso, era tesa e agitata e, nonostante tutto, emozionata.
Cielo, smettila di fare così!, si rimproverò sentendosi avvampare al pensiero di ciò che era successo il giorno prima.
Non capiva perché la cosa la emozionasse invece di inorridirla.
Merlino, Lucius Malfoy poteva essere suo padre! Lei aveva la stessa età del figlio!
Con che coraggio l’aveva toccata - e qui arrossì nuovamente - in quel modo indecente? Per di più in aula, con gli studenti!
Purtroppo però la lezione terminò. Era l’ultima per quel giorno.
Raccolse le sue cose e si avviò nel suo studio per posare libri e registi.
Respirò a fondo cercando di trovare conforto e distrazione nella delicata operazione di sistemare i suoi oggetti nei cassetti della scrivania.
Si liberò dal peso del mantello che aveva sulle spalle posandolo sulla poltroncina dietro la scrivania e si massaggiò le tempie.
Cretina!, si disse.
Quel giorno aveva indossato una camicia azzurra e una gonna nera a campana larga, svolazzante.
Il pensiero di correre a cambiarsi l’aveva giusto sfiorata quando sentì un rumore dietro di sé.
Lucius Malfoy era appena entrato nel suo studio chiudendosi la porta alle spalle.
Il suo cuore mancò una manciata di battiti.
“Si-Signor... Malfoy...”- balbettò a mezza voce.
Cercò un appoggio nei dintorni, e trovò la poltroncina dietro la cattedra. Vi riversò sopra tutto il suo peso.
L’uomo fece qualche passo verso il centro della stanza guardandosi intorno -“Carino il suo studio, signorina Granger.”
“Grazie...”- rispose in un soffio.
Passarono alcuni secondi di ghiacciato silenzio prima che la situazione si mosse. Lucius si accomodò sulla sedia davanti alla scrivania, e lei fece lo stesso.
Almeno c’era qualcosa di materiale che li divideva.
L’uomo iniziò a parlarle del suo lavoro. Di ciò che aveva visto e constatato, delle lezioni, del rapporto che aveva con gli studenti… insomma, stavano davvero intrattenendo una conversazione seria riguardo quello che Malfoy era andato a fare a Hogwarts.
E io che mi preoccupavo inutilmente, pensò Hermione sospirando.
Avevano parlato per almeno due ore, discutendo e scambiandosi impressioni ed opinioni, consigli.
La ragazza si trovava stranamente bene con lui.
Lucius Malfoy aveva una cultura davvero impressionante, per non parlare delle sue proprietà linguistiche, del suo atteggiamento altero ed elegante, sempre pronto in ogni situazione.
Aperto al dialogo e allo scambio di idee, non era affatto chiuso di mente come sembrava.
Parlare con lui era piacevole.
Quando l’uomo disse che era ora di andare, Hermione gli mostrò un’espressione quasi delusa a quella notizia.
Sembrava che volesse dire “Resta ancora” con quel visino triste. Effettivamente, per lei il tempo era passato velocemente, e aveva ancora molta voglia di parlare con lui.
Tuttavia si scosse e si alzò girando intorno alla scrivania, portandosi davanti a lui: mai mossa fu più sbagliata.
“Mi spiace di averla trattenuta così a lungo, signor Malfoy.”
“Oh, è stato un piacere, invece.”- rispose lui alzandosi.
Lucius le era così vicino che il suo seno gli sfiorava il torace.
Il cuore iniziò a batterle impazzito nel petto. Temeva che lui potesse sentirlo.
Fece per arretrare di un passo ma lui fu più veloce e la afferrò per un braccio tenendosela vicina -“Ha fretta, signorina Granger?”
Quel tono di voce così basso le vibrò nelle membra e le fece quasi drizzare i capelli in testa.
Farfugliò qualcosa senza senso, balbettando parole incomprensibili.
Le sottili labbra dell’ex Mangiamorte si tesero in un sorriso seducente.
Avvicinò il viso a quello di lei, portando una mano aperta sulla sua schiena, e facendola praticamente sedere sulla scrivania.
La fissò dritto negli occhi.
Oro e argento.
Lei, orgogliosa Gryffindor.
Lui, Mangiamorte pentito.
Notò che l’uomo non aveva i guanti solo quando la mano sinistra di lui le sfiorò con un dito il profilo del viso, passando dalla tempia alla guancia, per finire poi sulla bocca in una carezza altamente seducente.
Con il pollice fece una lievissima pressione e lei schiuse istintivamente le labbra carnose.
Era un dato di fatto, Hermione Granger stava andando a fuoco.
Perché non riusciva più a vedere Lucius Malfoy per quello che era, cioè un uomo di quarant’anni compiuti, ex-Mangiamorte e padre di un ragazzo della sua stessa età, invece di un uomo incredibilmente affascinante e seducente che le stava facendo provare brividi intensi solo con uno sguardo?
Che qualcuno mi salvi da me stessa!, pensò staccando una mano dal bordo della scrivania per afferrare – aggrapparsi - la spalla di lui.
Era finita.
Lucius si chinò su di lei e le loro labbra si incontrarono.
Sembrava un bacio quasi dolce, prima che lui portasse una mano dietro la nuca di lei afferrandole lievemente, ma con decisione, i riccioli castani.
L’altra mano scese dalle spalle ai fianchi e se la tirò contro facendo combaciare i loro corpi.
La lingua dell’uomo lambì le labbra di lei prima di incontrare la sua in quella che si rivelò essere una pericolosissima danza erotica.
Il corpo di Hermione bruciava, il cuore batteva impazzito in quel petto schiacciato contro il torace di lui.
Si ritrovò ad aggrapparsi alle spalle di Lucius con entrambe le mani, mentre si inarcava istintivamente contro di lui rispondendo con passione al bacio che le stava dando.
Si allontanarono alcuni minuti dopo, lentamente, solo per necessità di respirare.



Hermione aprì gli occhi color dell’oro e incontrò quelli argentati di Lucius.
Argento fuso dai riflessi di diamante. Gli occhi di lui brillavano di una strana luce.
Non sapeva quantificare il tempo che aveva trascorso ad osservare quelle iridi adamantine che l’avevano rapita.
Si rese conto di essere abbracciata a Lucius Malfoy solo qualche secondo dopo, e subito posò le mani sul suo petto facendo pressione per allontanarlo.
Lui si lasciò spingere interrompendo il contatto fisico con lei.
Sorrise compiaciuto nel vedere che il viso della ragazza era diventato rosso, e che lei si premeva il dorso della mano destra sulle labbra, gli occhioni sbarrati e un’espressione indifesa.
La guardò correre via spaventata, la porta che sbatté rumorosamente al suo passaggio, il rumore dei suoi tacchi che echeggiava nei corridoi di Hogwarts.
L’ex Mangiamorte sorrise, solo nello studio di lei.


Cosa ho fatto? Cosa ho fatto?!


Per tre giorni di fila, Hermione aveva evitato ogni minimo contatto con lui, quell’uomo pericoloso che sapeva di malizia e pericolo.
Era stata attenta a non trovarsi mai da sola nei corridoi, specialmente di sera. Per questo cercava di trascorrere più tempo possibile con i suoi colleghi ed uscire in fretta dalle aule a fine lezione.
Ma quanto ancora poteva andare avanti?
Lucius Malfoy si era fatto vedere il secondo giorno, per pochi minuti, durante un’esercitazione sui Patronus, poi il nulla.
L’aveva intravisto un paio di volte, giusto una manciata di secondi, parlare con altri professori e colleghi del Comitato Scolastico, ma non l’aveva degnata di uno sguardo.
Neanche uno.
Prima mi bacia e poi mi ignora?, pensò irritata Hermione.
Lei cercava di non pensare a quello che era successo ma, porca miseria, era impossibile!
Se l’aveva turbata sentire la mano dell’uomo sulla sua gamba e, accidentalmente, sul suo fondoschiena, quel bacio l’aveva a dir poco sconvolta.
Nel corpo e nell’anima.
Sì, perché non era stato lui a baciarla con la forza: lei si era lasciata baciare.
Gli aveva permesso di avvicinarsi fino a quel punto, aveva abbassato troppo le difese.
Si era ritrovata schiacciata contro di lui, le braccia intorno suo collo, le loro lingue...
Oh Merlino, smettila di pensarci!, si rimproverava.



Il quarto giorno Lucius Malfoy assistette a tutte le lezioni che la Gryffindor aveva tenuto.
Era rimasto in rigoroso silenzio ad ascoltare la sua spiegazione, passeggiando di tanto in tanto tra gli studenti e scambiando poche parole con loro.
Addirittura aveva elargito qualche prezioso consiglio.
Hermione ne rimase molto colpita. In positivo.
Al termine della lezione l’uomo le si avvicinò cautamente ma sicuro come sempre.
Mantenendosi ad una distanza più che di sicurezza, parlò con la sua voce bassa e lenta che ebbe il potere di far tremare Hermione come se fosse di gelatina.
“Oserei suggerire”- iniziò attirando l’attenzione della ragazza -“Questo libro. È una lettura particolarmente dettagliata sull’argomento che sta trattando.”
Le porse un foglio di pergamena su cui aveva elegantemente scritto il nome di un certo autore e il titolo dell’opera in questione.
Hermione afferrò quel piccolo pezzo di carta e tremò: nel farlo aveva sfiorato le sue dita, ma lui sembrava non essersene accorto.
Lesse il nome del testo e lo guardò interrogativa -“Pensavo fosse un libro Proibito.”
“Infatti lo è.”- rispose piatto lui -“Si trova appunto nel Reparto Proibito della Biblioteca della scuola. Essendo una professoressa ha libero accesso a quella zona, e può consultare tranquillamente quel volume. Vi troverà molte informazioni interessanti da aggiungere alla spiegazione.”
“Oh, io... la... la ringrazio. Davvero...”- le sue labbra si tesero in un sorriso sincero -“Grazie.”
Lui rispose accennando un inchino col capo, voltò le spalle ed uscì.
Hermione rimase come incantata a fissare il punto in cui era sparito.





“Grazie Madama!”
Hermione stringeva forte al petto il libro consigliatole da Malfoy quella mattina.
Le brillavano gli occhi come la prima volta che aveva potuto ammirare quella meraviglia che erano i volumi contenuti nella biblioteca di Hogwarts.
Uscì da quel luogo gioiosa come una bambina.
E due occhi color del ghiaccio la guardarono nascosti nell’ombra di una colonna.
La ragazza trascorse tutto il pomeriggio chiusa nella sua stanza a leggere quel magnifico volume. Era anche antico.
Arrivata a sera aveva la testa pesante per tutte le informazioni che aveva incamerato e gli occhi rossi per via di tutte parole che aveva letto e degli appunti presi per le lezioni.
Si addormentò a tarda notte, senza cenare, senza cambiarsi.
Solo con il libro sulle gambe e la piuma tra le dita.
Si svegliò la mattina successiva ancora in quella posizione. Sorrise buffamente pensando che, tuttavia, non era cambiata molto dai tempi in cui studiava in quella scuola e trascorreva intere nottate a portarsi avanti con i compiti.
Una doccia e un’abbondante colazione erano proprio ciò di cui aveva bisogno.
La giornata trascorse tranquilla e senza intoppi né incidenti di alcun tipo. Hermione usò gli appunti presi durante la notte per spiegare vari dettagli e particolari utili ai suoi studenti.
All’ora di pranzo decise che era venuto il momento di riportare il prezioso volume in Biblioteca ma... non lo trovava.
“Oddio, l’ho perso!”- esclamò terrorizzata.
No, calmati, lo troverai. Non hai mai perso un libro!, si disse per darsi forza.
Purtroppo, però, un pomeriggio intero non bastò a ritrovare quel tomo. Lo cercò ovunque nella scuola.
Nelle aule che in cui era stata, nella sua stanza, l’ufficio, la Sala Professori, la Sala Grande, il bagno di Mirtilla Malcontenta, il giardino... niente.
Del libro nessuna traccia.
Era sera inoltrata quando Hermione, stanca e preoccupata, fece ritorno al suo studio e si sedette - più che altro si buttò - sulla comoda poltroncina.
Lo sguardo le cadde ai suoi piedi dove, come per magia, si trovava il libro incriminato.
Quasi si mise a piangere per la gioia di averlo trovato!
Si affrettò a raccoglierlo e spolverarlo con le mani, poi lo strinse forte al petto e corse fuori da quella stanza, diretta alla Biblioteca.
Perfetto.
“Fiuuu... è ancora aperta!”- sospirò la Gryffindor entrando in quel paradiso della lettura.
Cautamente percorse i vari corridoi composti da scaffali colmi di libri grandi e piccoli, fino ad arrivare al cancelletto – aperto - che conduceva al Reparto Proibito.
Si guardò intorno. Si sentiva osservata, eppure la bibliotecaria non c’era.
Lentamente e con delicatezza ripose il volume dove di esso, sul ripiano, era rimasto solo uno spazio vuoto.
Ma quella sensazione di inquietudine non voleva saperne di abbandonarla. Scosse la testa come per rassicurarsi.
I crini castani seguirono morbidamente quel movimento, prima che un tonfo sordo la fece sobbalzare.
“Chi è?”- chiese con voce alta ma tradita dall’emozione che provava.
Nessuna risposta. Il silenzio le perforava i timpani.
Mosse qualche passo frettoloso con la voglia di uscire il più velocemente possibile da quel posto buio e inquietante.
Non si era accorta di aver affrettato di molto il passo.
Si guardava intorno attenta ad ogni minimo movimento, prima di rendersi conto di un ostacolo davanti a sé.
Finì per andare a sbatterci contro.
“Oh, scusi... non l’avevo vista!”
Si portò le mani sul naso, massaggiandosi la parte dolorante.
Si sentì immensamente rassicurata dal fatto di aver trovato Madama Pince in mezzo ai corridoi della Biblioteca.
Ma quella situazione le dava una fortissima sensazione di dejà-vu.
Non ci volle molto per capire che chi le stava davanti non era la bibliotecaria di Hogwarts, ma un uomo decisamente più alto e robusto vestito completamente di nero.
Alzò lentamente lo sguardo aureo dal torace contro cui si era scontrata risalendo lungo il collo dalla pelle d’avorio e il viso di lui.
Lucius Malfoy.
Sgranò gli occhi per la sorpresa, la bocca aperta in chiaro segno di stupore.
Il suo cuore perse alcuni battiti.
Provava paura ed eccitazione allo stesso tempo.
I brividi che le percorrevano la schiena minuta si scontravano col calore che l’aveva colta al basso ventre.
“Quanta fretta, signorina Granger.”
Lame di ghiaccio che fendono l’aria, la voce dell’uomo.
Balbettò qualcosa di incomprensibile, prima di muovere un passo indietro.
Diverso.
Strano.
Terribile.
Eccitante.

Mille pensieri ed emozioni contrastanti la invadevano.
La mente le diceva di scappare, allontanarsi il più possibile da quel luogo, da lui, ma il corpo non rispondeva ai suoi comandi.
Mosse le gambe per arretrare ancora, ma Lucius la afferrò saldamente - ma dolcemente - per un braccio, portandosi a pochi centimetri da lei.
“Sta per caso... scappando, professoressa?”- la sua voce era bassa e suadente, gli angoli della bocca sottile piegati in un ghigno pericoloso ma molto, molto accattivante.
A quel contatto - non indossava i guanti - la pelle di Hermione prese a bruciare e a propagare per tutto il corpo brividi di paura mista ad eccitazione.
“Io...”- si schiarì la voce -“Io credevo di essere sola.”
L’uomo sorrise -“Lo credevo anch’io, prima di incontrarla.”
Quelle parole ebbero l’effetto desiderato su di lei: un tuffo al cuore e qualche battito di meno.
Poco dopo lei riuscì a parlare di nuovo.
“Cosa ci fa qui, signor Malfoy?”- chiese, cercando di ignorare la stretta ancora salda sul suo braccio e la pericolosa vicinanza dei loro corpi.
Cuore, smetti di battere così forte!, ordinò lei a quell’organo pulsante che le martellava nel petto.
“Cercavo qualcosa di interessante da sfogliare stanotte.”- rispose con flemma l’uomo -“E ho trovato lei.”
Il respiro le si fermò in gola.
Fece involontariamente forza e si liberò dalla presa di lui; arretrò di qualche passo, rossa in viso e ancora incapace di parlare, e tentò di andarsene.
Tentò, perché lui la afferrò per le spalle -“Non scappare.”- le disse suadente.
La ragazza deglutì a fatica.
Non riusciva a spostare gli occhi dai suoi, quel contatto visivo era ipnotico.
E sensuale.
Non aveva mai visto uno sguardo simile posarsi su di lei. Non era stata Miss Hogwarts né era una di quelle ragazze che provocano occhiate affamate e fischi quando camminano.
Ma era bella nella sua semplicità.
Nella sua terza modesta ma presente, nel suo ventre piatto e i fianchi morbidi.
In quel momento, poi, era ancora più bella.
La luce della Luna le illuminava il viso rendendola quasi una visione eterea, un sogno che prende forma. Gli occhi brillavano di paura ed eccitazione, le guance imporporate e le labbra dischiuse.
Nondimeno Hermione notò l’effetto di quei giochi di luce sul viso di Lucius.
Bianco come il latte, i lunghi capelli biondi apparivano come neve caduta dal cielo. Sembravano invitarla ad accarezzarli tanto apparivano morbidi.
Le sottili labbra dell’uomo erano appena curvate in un sorriso sensuale come solo un uomo della sua età con la sua esperienza sarebbe riuscito a fare.
Gli occhi erano due specchi d’argento nei quali si rifletteva la sua immagine.
Nonostante tutto la ragazza aveva ancora qualche sprazzo di lucidità. Raro, molto raro.
La ragione la stava abbandonando, i sensi stavano prendendo il sopravvento.
In un ultimo slancio di razionalità Hermione si divincolò dalla sua stretta e si trovò invece spinta a forza contro uno scaffale colmo di libri, il corpo schiacciato tra esso e quello dell’uomo, il suo respiro caldo sul viso.
Piegò il capo per guardarlo negli occhi, poco prima che lui si chinasse su di lei per catturarle le labbra in un bacio che sapeva di passione.
Sensualità.
Erotismo.
Queste le parole che le riempivano la mente in quei momenti.
La lingua dell’uomo entrò decisa ma cauta nella bocca di lei, saggiandone ogni parte.
Prese a passarla sulle sue labbra carnose in una lenta ed estenuante carezza, lasciando piccoli morsi di tanto in tanto.
Disegnò il contorno della sua bocca dischiusa, che lo invitava ad un contatto maggiore.
Le loro lingue iniziarono a danzare insieme incontrandosi e separandosi, per farli tornare a baciarsi a fior di labbra e poi di nuovo approfondire quell’unione travolti da un’altra ondata di passione.
Hermione era stretta nelle braccia di Lucius, forti e possenti, che la stringevano con vigore.
Le sue erano appena scivolate intorno al collo di lui, una mano affondata nella morbida neve che erano i suoi capelli, giocandoci e scompigliandoli per poi pettinarli con le dita sottili.
Le mani dell’uomo scesero ad afferrarle i fianchi e premerli contro di sé, facendo aderire i loro bacini, mentre con la bocca scendeva a torturarle la delicata pelle del collo, scossa da brividi intensi al suo passaggio.
La giovane ragazza si lasciò sfuggire un sospiro voluttuoso all’ennesimo morso che l’uomo le aveva appena lasciato, poco prima di passarvi sopra la punta della lingua.
Lei strusciò istintivamente una gamba contro l’interno coscia di lui, in una mossa altamente provocante.
Si accorse dell’effetto della sua azione avvertendo l’eccitazione dell’uomo premere contro il suo bacino.
Quando le labbra della Gryffindor si posarono calde e sensuali sul collo di lui, la sua presa sui suoi fianchi si fece più salda, la sollevò da terra facendola sedere a gambe divaricate su di un grande tavolo di legno scuro.
Portò una mano dietro la nuca di lei, facendole piegare il capo in modo da poterla baciare con ancor più passione mentre, con l’altra mano, le slacciava i bottoni della camicia blu elettrico.
Lentamente, bottone dopo bottone, l’indumento fu completamente aperto a rivelare quel seno morbido che si alzava in modo ritmicamente sensuale, premendo contro la stoffa del reggiseno.
Con una carezza delicata, Lucius fece scorrere le dita sulle spalle di lei e sulle sue braccia sottili, facendo così scendere quell’ormai inutile pezzo di stoffa.
Liberata la sua amante da quell’intralcio, ripercorse con la punta delle dita l’interno delle sue braccia, dal polso al gomito e su fino alle piccole spalle e il collo da cigno.
Hermione era scossa dai brividi.
Come poteva farla sentire così semplicemente sfiorandola?
Ad un tratto il mondo le apparve chiaro e nitido davanti agli occhi: era sera tardi e lei stava seduta su un tavolo della Biblioteca a gambe aperte, senza camicia e con la lingua di Lucius Malfoy che vagava indisturbata dal suo collo al seno, e le mani di lui intente ad accarezzarle lascivamente le cosce.
Fece forza sulle spalle di lui e lo allontanò bruscamente da sé.
Colto alla sprovvista, nell’immediato non sapeva cosa dirle per quel gesto improvviso.
La vide scendere dal tavolo e raccogliere la camicia blu elettrico da terra, continuando a ripetere -“No, no, no!”
Gli bastarono pochi attimi per capire: aveva paura.
Le si avvicinò afferrandole dolcemente i polsi -“Hermione...”- sussurrò al suo orecchio.
Un brivido e un calore la colsero immediatamente.
“Lasciami!”- gridò spaventata tentando di divincolarsi.
Non osava guardarlo in viso, ma lui non si sarebbe certo fatto problemi per un fugace attimo di lucidità.
La fece girare lentamente verso di sé, le accarezzò una guancia e scese con le dita sotto il mento di lei, per esercitare poi una minima pressione in modo che i loro occhi si incontrassero.
“Vuoi davvero andartene?”- chiese con voce roca e sensuale.
Cosa poteva rispondere?
No che non voleva andar via, ma non poteva restare lì e...
“Rispondi, Hermione...”- sussurrò sulle sue labbra.
Sorrise compiaciuto ricevendo solo un prevedibile silenzio da parte di lei.
Si chinò ancor di più fino a sfiorare le sue labbra in un bacio casto. La sentì fremere nel momento in cui lenta la sua lingua andava a lambirle la bocca di ciliegia.
La mano di Hermione tremò, e la camicia raccolta poco prima frusciò andando a posarsi di nuovo sul pavimento.





Non aveva mai immaginato una cosa simile.
Mai, in tutta la sua vita, Hermione Granger aveva lontanamente pensato che sarebbe finita in quel luogo, in quella situazione, con quella persona.
Lucius Abraxas Malfoy.
Che in quel momento la stava baciando in modo pornografico, giocando con la sua lingua in una corsa ad ostacoli piena di una passione quasi violenta.
L’aveva fatta adagiare sul tavolo dal quale era scesa e le stava passando sensualmente la punta delle dita sulla schiena, lungo la colonna vertebrale.
L’altra mano invece stava scendendo dal collo sulla curva del seno in una lenta carezza, per poi passare sul ventre e finire toccando il bordo dei pantaloni che indossava la ragazza.
Con un abile gesto slacciò l’unico bottone che li tenevano stretti intorno alla vita di lei.
Lentamente, la mano leggermente fredda, si introdusse al di sotto di quella stoffa sottile.
Le circondò i fianchi con un braccio, premendosela contro, mentre le sue dita esperte scivolavano caute ma decise sotto la sua biancheria intima.
Hermione dovette fare violenza su se stessa per arrestare i brividi e rilassare i muscoli degli addominali, contratti istintivamente a quel tocco.
Trattenne il respiro quando lo sentì accarezzarla dolcemente, in modo lento, sfiorandole quei punti particolari che le propagarono scosse elettriche in tutto il corpo.
Si premette contro di lui aggrappandosi alla sua spalla, l’altro braccio teso a reggere il peso che vi scaricava sopra, incapace di star ferma senza aver bisogno di un appiglio.
L’uomo intensificò le carezze sull’intimità di lei, che fu scossa da un altro forte brivido, prima di ritirare la mano e farla scendere dal tavolo.
La Gryffindor non si reggeva in piedi da sola.
Che spettacolo...
Lucius posò le mani sui suoi fianchi morbidi e accompagnò con esse i pantaloni che scendevano lungo le sue gambe snelle, e nel contempo passarle lascivamente la lingua dal collo all’incavo dei seni, seguendo la linea del suo corpo fino ad arrivare all’ombelico della ragazza e al bordo degli slip.
Con una mossa delle caviglie Hermione si liberò dei fastidiosi pantaloni.
Ormai il suo corpo non le apparteneva più.
Le mani e la lingua di Lucius ne avevano segnato ogni centimetro, appropriandosene senza chiederle il permesso.
Del resto, ne aveva forse bisogno?
Avendo ormai perso il controllo di ciò che faceva, e lasciandosi guidare dall’istinto, Hermione portò le mani sulle spalle dell’uomo, sganciandogli il mantello e facendolo cadere ai loro piedi.
Gli slacciò la giacca dal taglio elegante e la camicia, rigorosamente nera, ben presto andò a far compagnia al resto dei vestiti già abbandonati poco lontano da loro.
Rimase come stordita dalla matura bellezza di quel corpo statuario che aveva davanti a sé.
Con le mani tracciò ogni particolare di quel petto scolpito e forte, passando dolcemente le dita su alcune piccole cicatrici che rilucevano su quella pelle d’alabastro.
I suoi occhi d’oro si posarono poi sul segno nero che sfregiava l’interno del suo braccio sinistro.
Il Marchio Nero era sbiadito. Lo si notava distintamente a causa del contrasto provocato con il colore della pelle dell’uomo, ma era scolorito.
Mangiamorte pentito.
Hermione abbozzò un tenero sorriso, istintivamente, e cercò lo sguardo di Lucius.
Sembrava freddo e duro. In realtà nascondeva un grande dolore dovuto a tanti, troppi errori.
Volendo cancellare quell’espressione dal suo viso, la ragazza si alzò sulle punte per far combaciare le loro labbra in un altro, appassionato bacio.
Gli accarezzò le spalle, le braccia forti e il petto, per scendere poi sugli addominali.
Continuando a giocare con la sua lingua, arretrando e poi cercandola di nuovo, assaporando le sue labbra bollenti, Hermione iniziò a sbottonargli i pantaloni.
Sentì la presa di lui serrarsi sui suoi fianchi.
Decise di provocarlo, strusciando il seno sul suo petto, premendosi contro di lui, mentre faceva scivolare una piccola mano dentro i pantaloni, sfiorandolo sensualmente con le dita.
Lo sentì trattenere il respiro e stringerla di più a sé.
Lucius passò quindi le dita sulle sue curve fino a disegnare i contorni del reggiseno. Fece scivolare gli indici sotto le spalline dell’indumento, giocandoci, facendole scendere per poi riportale sulle spalle di lei.
Infine lo slacciò lasciandolo cadere a terra.
Dopodiché fu un susseguirsi di baci infuocati e carezze roventi che infiammavano la pelle là dove le mani tracciavano sensuali disegni.
Hermione non capì esattamente come accadde, ma si trovò sdraiata sul tavolo con le gambe allacciate intorno ai fianchi di Malfoy, la bocca sul suo seno e le mani ovunque sul corpo schiacciato tra il suo e il tavolo.
Sentire quel respiro irregolare sulla sua pelle le provocò altri brividi di eccitazione e attesa.
Attesa di qualcosa che la sua carne chiamava a gran voce.
Con un gesto attento ma tradito da una nota di impazienza, Lucius la privò dell’unico indumento rimastole addosso, liberandosene anche lui subito dopo.
Il legno del tavolo era freddo, ma Hermione non lo sentiva.
Da una finestra socchiusa poco lontano da loro arrivava uno spiffero invernale, ma lei non se ne era accorta.
Non le importava di nulla che non riguardasse l’uomo che, in quel momento, le torturava il collo con le labbra e con la lingua, mentre lei gli artigliava le spalle larghe a causa dei brividi che le provocavano le sue dita.
Scossa da un brivido più intenso degli altri, si lasciò andare ad un gemito tutt’altro che soffocato, inarcandosi maggiormente contro il suo torace caldo e confortevole.
Lui si alzò appena per guardarla negli occhi d’oro colato e sorridere con una malizia senza fine.
I lunghi capelli biondi gli scendevano ai lati del viso, leggermente scompigliati, incorniciandogli quell’espressione che fece sciogliere ancor di più le inibizioni della Gryffindor.
Hermione si perse nel liquido di quegli occhi color tempesta che brillavano di eccitazione, pura eccitazione.
Quell’uomo trasudava sesso da ogni parte.
Ogni cosa di lui era altamente erotica, si ritrovò a pensare la giovane professoressa di Hogwarts.
“Io...”. iniziò, imbarazzata, cercando di dire chissà cosa.
Lucius le posò un dito sulle labbra -“Ssh... tranquilla.”- le disse con voce suadente, arrochita dal bruciante desiderio che lo invadeva -“Va tutto bene.”
Hermione quasi si sciolse a quelle parole.
Come poteva essere sensuale e dolce allo stesso tempo?
Gli regalò un sorriso che le venne dal cuore, prima che si chinasse su di lei per baciarla.
Prima fu un semplice contatto quasi pudico. Poco dopo, però, la passione li travolse.
Lei gli passò le braccia intorno al collo e sulle spalle, lui lambì quelle labbra morbide con la lingua, fece pressione per farle schiudere e violò quella bocca con desiderio.
Una mano dell’uomo percorse la schiena della giovane strega, l’altra le strinse con forza un fianco, prima di scendere ad accarezzarle lascivamente la coscia ed afferrarla per farle inclinare il bacino.



Non fu dolce, né delicato, né cauto o premuroso.
Non sarebbe stato un gesto sincero, se lo fosse stato.
Entrò in lei mosso da una passione così ardente da tradire la violenza che nascondeva.
Hermione si irrigidì per una manciata di secondi, nonostante fosse pronta. Non era mai stata con un uomo, un uomo come lui.
Non aveva mai pensato di poter avere rapporti con uomini più grandi di lei, tanto meno con lui.
Lucius Malfoy si spinse dentro di lei, affondando senza pietà, senza pensare minimamente ad essere gentile.
Non era mai stato gentile, quindi perché fingere un gesto delicato che non sentiva? Avvertì l’iniziare irrigidimento della ragazza, ma non per questo si trattenne dal mostrarle chi era.
Spinse più forte di prima, e poco dopo la sentì rilassarsi e lasciarsi andare completamente a lui.
Quando, spinta dopo spinta, Hermione prese il suo ritmo seguendolo con il bacino, gli sembrò quasi di perdere la testa.
Da parte sua la ragazza provava delle sensazioni a lei sconosciute fino a quel momento.
Il mondo aveva preso a girare vorticosamente intorno a lei, mostrandole una realtà fatta di mille colori sgargianti.
Dalla sue labbra uscivano gemiti e ansimi sconnessi, spesso catturati da quelle bramose di Lucius; il cuore era impazzito nel petto, sotto le forti attenzioni dell’uomo verso il seno morbido di lei.
Teneva le gambe saldamente allacciate intorno alla sua vita, assecondando ogni spinta, ogni affondo che minacciava di farle perdere i sensi da lì a poco.
L’eccitazione era alle stelle, il piacere aumentava senza controllo, come il corpo di Hermione, unito a quello di Lucius in un amplesso carico di erotismo, passione e desiderio; emozioni e sensazioni che le scuotevano le membra facendole vibrare come corde di un prezioso violino accarezzate da abili dita esperte e delicate.
Gli conficcò con forza le unghie nelle spalle stringendosi a lui, inarcandosi di nuovo, sotto altre spinte dell’uomo ormai vicine alla brutalità.
Non era amore.
Non c’era un sentimento, in quello che stavano facendo.
Quello era sesso.
Puro, semplice, sano sesso.
Con un pizzico di violenza a rendere il tutto più eccitante.
Hermione era ormai al limite, e lui anche.
Lo sentiva, lo capiva.
Dai movimenti, dallo sguardo, dall’espressione, dalla forza con cui le aveva afferrato i polsi e sbattuti ai lati della testa, stringendoli, dalla foga quasi feroce con cui entrava in lei, appropriandosi del suo calore e di quel corpo che ormai era completamente in suo potere.
Quel nodo in gola che i suoi gemiti attraversavano per uscire dalle sua labbra, si sciolse ed esplose nel suo petto quando ormai il suo corpo non poteva più trattenere i brividi e le ondate di puro piacere che provava.



Lentamente il seno di Hermione riprese ad alzarsi e abbassarsi seguendo un andamento ritmicamente calmo.
Le braccia abbandonate ai lati della testa, la schiena aderente il legno ormai bollente del tavolo, le gambe non ancora chiuse.
E lui.
Lui ancora adagiato su di lei, il volto nascosto nell’incavo tra la spalla e il collo, i capelli biondi sparsi sul petto della giovane Gryffindor.
Poi Hermione alzò una mano affondandola tra i crini dorati dell’uomo, divertendosi a pettinarli e scompigliarli, e di nuovo lisciarli con le dita.
Lui sorrise e si mosse dalla sua – comoda - posizione, appoggiando il peso sui gomiti per guardarla in viso.
Davanti a lui non c’era Hermione Granger, la Gryffindor convinta, l’insegnante.
C’era una donna.
Sorrisero quasi nello stesso istante, prima che lui si chinasse per baciarla.
Quella notte Hermione fu sua più di una volta, e più di una volta gli mostrò aspetti di lei che neanche poteva immaginare - lui - di vedere, - lei - di possedere.





Nei giorni successivi, quei pochi che mancavano alla partenza dei delegati del Comitato, Hermione Granger e Lucius Malfoy vissero ciò che poteva essere definita “una cotta adolescenziale”.
Dal mattino successivo lui non mancò mai una sua lezione, fosse anche solo un minuto.
Girava per la classe osservando come lavoravano i ragazzi e, magari, dando loro qualche consiglio. Nel fare questo, però, coglieva ogni minima occasione per lanciare occhiate di fuoco alla professoressa, che rispondeva con un sorriso e uno sguardo complice, per poi voltarsi e far finta di niente.
Spesso si sedeva accanto a lei mentre spiegava.
Spesso, sotto la cattedra, una mano scivolava lungo una coscia di lei.
Si scambiavano occhiate maliziose, sguardi intensi e sorrisi che promettevano ore di fuoco e passione, promesse mai pronunciate ma valide come fossero state impresse sui muri.
Gli stessi muri contro cui si spingevano di sera. Poco prima li si poteva vedere camminare lungo i corridoi discorrendo di politica, esami e lezioni, e un attimo dopo erano lì, nascosti nell’ombra di un angolo buio, a baciarsi come se avessero avuto quindici anni.
Ogni occasione era buona per mettersi le mani addosso.
Ogni occasione era buona per accarezzarle i riccioli color del cioccolato.
Ogni occasione era buona per sfiorare quel corpo possente che le faceva venire i brividi al minimo contatto.
Nessuno dei due aveva toccato il proprio letto -da solo- da quel giorno.
Perché ogni notte la passavamo insieme.
Consci dello scorrere del tempo, di quelle lancette che scandivano i loro baci.
Ogni minuto trascorso insieme li avvicinava alla fine.
Ogni ora vissuta sotto le lenzuola era unica ed irripetibile.
Per questo ogni loro gesto era mosso da qualcosa di esterno, come se fossero stati burattini nelle mani di qualcun altro.
Perché sapevano che sarebbe durato poco.
Solo qualche giorno...
E poi sarebbe finito.
Ecco perché, colti da un improvviso moto di passione, si prendevano per un braccio trascinandosi nella prima zona d’ombra, schiacciati contro una parete, contro uno scaffale, i corpi a contatto, le labbra unite in baci carichi di lussuria, le mani intrecciate, i respiri che si fondevano.
Bastava uno sguardo per far scattare in loro quella scintilla.





Infine, arrivò.
Quel giorno.
Il giorno in cui tutto finì.
Quel tutto che era nato inconsapevolmente, che forse era sempre esistito.
Quella passione, voglia dell'uno e dell'altro che era diventata indispensabile.
Semplicemente Tutto.



Era una mattina soleggiata, quella in cui il Comitato Studentesco lasciò la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.
Il Sole rischiarava il cielo terso e illuminava ogni cosa con i suoi caldi raggi, come abbracci di una mamma affettuosa, facendo brillare il verde delle chiome degli alberi, dei prati, la cristallina trasparenza del Lago, il grigio delle mura dell’enorme castello.
Il Lago Nero era enorme, costeggiato dalle altre e oscure fronte degli alberi della Foresta Proibita.
L’accesso a quel luogo era serenamente proibito.
Ma non a tutti.
Ai professori non era vietato.
Neanche ai membri del Comitato.
Due persone si trovavano sulle sponde del suddetto Lago, nascosti dagli alti e scuri alberi.
Sotto le loro fronde, il sole non poteva colpirli.
Non avrebbe illuminato i loro volti, né i loro corpi o le loro mani.
Quei volti che esprimevano ogni cosa senza bisogno di parlare.
Quei corpi che si chiamavano come magneti.
Quelle mani saldate.
Hermione Granger e Lucius Malfoy si stavano salutando.
A modo loro.
Sdraiati sull’erba fresca, coperti dalle foglie e dai tronchi intorno a loro, erano uniti nell’amplesso più dolce che avessero potuto immaginare di vivere.
Forse perché era l’ultimo.
L’ultimo.
L’ultima volta che si sarebbero spogliati a vicenda, senza mai allontanare le loro labbra.
L’ultima volta che si sarebbero sdraiati a terra, uno sull’altro, rotolandosi come ragazzini.
L’ultima volta che avrebbe affondato in lei.
L’ultima volta che avrebbe graffiato quelle spalle forti a cui si aggrappava.





Hermione aveva appena infilato le semplici decolleté di vernice nera e stava tirando su la zip della longette che aveva indossato quel giorno.
Passò poi ad allacciare i bottoni della camicia bianca, abbottonandoli uno dopo l’altro, lentamente, come se stesse eseguendo un rito prezioso e delicato.
Poco lontano da lei, Lucius aveva raccolto da terra i loro mantelli neri, allacciandosi il proprio al collo e tenendo quello della ragazza piegato sul braccio.
Si sistemò i lunghi capelli biondi sulle spalle, ricomponendo la sua figura algida ed elegante.
Non si erano rivolti uno sguardo, o una parola, da che avevano preso a rivestirsi.
Lei gli aveva voltato le spalle, mostrandogli solo la visione dei suoi riccioli castani sulle spalle nude.
Lui non aveva commentato il suo gesto, restando nel suo quasi religioso silenzio.
Ad un tratto Hermione sentì qualcosa posarsi sulle sue spalle.
Le aveva appoggiato sulle spalle il mantello, realizzò la ragazza.
Le mani dell’uomo entrarono nel suo campo visivo, e le vide scendere sul suo collo per allacciarle il mantello con incredibile grazia, prima di lisciarglielo sulle spalle.
La ragazza sentì un calore inaspettato diffondersi nel suo corpo da quel contatto, mentre le sue iridi dorate si perdevano nella contemplazione del lontano castello di Hogwarts, oltre lo specchio d’acqua del Lago Nero.
Una leggera pressione le fece capire che era giunto il momento.
Lentamente, molto lentamente, si voltò.
Ma non aveva la forza di guardarlo.
Cosa avrebbe trovato sul suo viso?
Appagamento? Soddisfazione? Tristezza? Rimorso? Pentimento? Oppure... indifferenza? Derisione?
Il solo pensiero le faceva cadere un masso sul cuore.
Ad un tratto sentì due dita delicate passarle sotto il mento e farle alzare, con dolcezza estrema, il viso, fino a che i loro sguardi non si incontrarono.
Oro e argento.
Hermione poteva vedere se stessa riflessa in quelle iridi di vetro.
Le si inumidirono gli occhi.
Non amava Lucius Malfoy, né lui amava lei.
Quei giorni non avevano cancellato tanti anni di differenza, tanti anni di dolore, contrapposizione, odio, guerra... non avevano cancellato i loro passati.
Non li avevano uniti con l’amore.
Ma c’era qualcosa, tra loro due, che non si poteva spiegare a parole. Che non trovava espressione in alcuna forma concepita da mente umana.
Per questo comunicarono solo con lo sguardo per quelli che sembrarono anni, ed invece erano stati pochi secondi, prima che, istintivamente, Hermione si alzò sulle punte e Lucius si chinò per far combaciare le loro labbra.
Fu un bacio tenero, dolce, lento.
Diverso dai loro baci infuocati dalla passione.
La carezza che lei sentì sulla sua guancia era delicata, il braccio che le cingeva la vita sottile non era possessivo, ma gentile.
Le loro labbra si sfiorarono quasi con timidezza, prima che quel contatto si intensificasse e diventasse un bacio appassionato, ma dolce.
Il mondo intorno a loro sembrava non esistere più.
Hogwarts, il Lago, la Foresta... nulla reggeva il confronto con loro due.
Sembrava che tutto fosse risucchiato dalle loro emozioni, che quel calore quasi rovente che li invadeva avesse iniziato a bruciare ogni cosa intorno a loro.
Perché il mondo vorticava così velocemente?



Un indefinito numero di minuti dopo, lentamente, molto lentamente, le loro labbra si allontanarono, sciogliendo quel contatto che sapeva di zucchero.
Il loro ultimo bacio.
Il bacio d’addio.
Ancor più lentamente Hermione fece un passo indietro, liberandosi così dalla stretta delle sue braccia.
Fissò gli occhi aurei nei suoi d’argento, e sorrise.
Sorrise istintivamente, e lui fece lo stesso.
Se qualcuno glielo avesse raccontato, nessuno dei due ci avrebbe mai creduto.
Lucius Malfoy ed Hermione Granger si stavano guardando, sorridendo, con una luce particolare negli occhi, aurei di lei, argentati di lui.
Poi lui si aggiustò un’inesistente piega sul mantello, all’altezza della spalla destra, e assunse la sua tipica espressione altezzosa, fredda e distaccata.
L’espressione di un Malfoy.
“Ci vedremo in futuro, immagino.”- disse con la voce più falsa che potesse usare, guardandola dall’alto.
Lei sbarrò impercettibilmente gli occhi, colpita - e ferita - dalla sua freddezza.
Si prese un paio di secondi per registrare quelle parole e rispondere -“E’ probabile.”
Abbassò appena lo sguardo, per evitare di doverlo guardare e sentirsi... sporca, usata, sbagliata.
Poi, il mondo riprese colore.
“Arrivederci, Hermione.”
La sua voce era una carezza delicata come la rosa che le aveva sfiorato la guancia.
Rossa, vellutata e intrisa di passione.
Una rosa selvatica, dal gambo lungo e le foglie larghe.
Alzò di nuovo lo sguardo su di lui, stupita e felice al contempo.
Lucius si Smaterializzò solo dopo averle sorriso ed essersi goduto la sua espressione incredibilmente tenera, mossa dallo stupore di quel momento.
E con quell’ultimo sorriso, si salutarono.



Il cuore di Hermione riprese a battere solo molti istanti dopo, quando il bisogno di respirare fu insostenibile, e si rese conto che le sue guance rosee erano bagnate di lacrime.
Spostò lo sguardo d’oro liquido sul fiore che aveva tra le mani.
Quella rosa era stupenda. Meravigliosa. Incantevole.
Semplicemente bella.
La strinse portandosela al petto, prima di accucciarsi chiudendosi su se stessa, e piangere tutte le lacrime che non aveva pianto in quei giorni, in quegli ultimi istanti, durante quell’ultimo bacio.
Piangeva, ma era felice.
E, guardando quella rosa rossa di passione, sorrise.
“Arrivederci, Lucius...”




 
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