Maschera di una Notte, Draco/Hermione; Rating: Rosso; One-shot

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°piperina°
view post Posted on 18/5/2008, 00:30




Titolo: Maschera di una Notte
Dove trovarla:
EFP: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=149858
Manga.it: http://manga.it/fanfic/view.php?c=84231
Introduzione: Albus Silente organizza un ballo in Maschera totalmente anonimo. Due anime sono destinate ad incontrarsi quella sera. Draco Malfoy ed Hermione Granger. Due destini scritti per intrecciarsi tra loro e mai più sciogliersi.





*Only Act*
- Maschera di una Notte -











Era un giorno come gli altri, a Hogwarts. O almeno, così sembrava. In realtà quella sera si sarebbe tenuto un evento importante. Un ballo in maschera. Ma non era “un ballo in maschera” qualsiasi: infatti, non solo ci si sarebbe dovuti recare da soli, ma ci si sarebbe dovuti rendere irriconoscibili.
Proprio così.
Mascherine magiche avrebbero coperto il viso, e magie particolari avrebbe modificato i capelli degli studenti, in modo tale che neanche gli amici sarebbero riusciti a riconoscersi tra loro. Neanche i parenti.
“Un evento particolare per alleviare i dissapori tra Case e vedervi solo come ragazzi e ragazze.”- aveva detto Albus Silente, mentre annunciava la cosa agli studenti.
A colazione e pranzo si sentivano solo sospiri, sussurri e bisbigli sommessi. La tensione e l’eccitazione erano palpabili nell’aria della Sala Grande.
“Ho detto di no!”
“Dai...”
“Ronald Weasley!”
La voce trillante di Hermione Granger coprì quella di Ronald Weasley, seduto davanti a lei, che continuava a tormentarla. Voleva sapere a tutti i costi come si sarebbe vestita quella sera, in modo da poterla riconoscere.
“Non te lo dirò neanche sotto tortura!”
“Interessante... che ne dici se ti lancio una Cruciatus, allora?”- la voce melliflua e strascicata di Draco Malfoy giunse sibillina alle orecchie della Gryffindor, che si alzò in piedi per fronteggiarlo.
Fiera e coraggiosa come sempre. Orgogliosa come non mai.
La Gryffindor per eccellenza.
“Che ne dici se ti mando all’altro mondo, Malferret?”
“Come sei cattiva, Granger... volevo solo darti una mano per far vedere a Lenticchia che non parlerai neanche sotto tortura...”- rise, e con lui le sue enormi e stupide guardie del corpo Tiger e Goyle.
“Ah ah ah”- fece eco lei -“divertente, Malfoy. Il tuo cervellino da furetto non riesce ad inventare niente di meglio?”- questa volta furono i Grifoni a ridere.
Il biondo avrebbe voluto avadakedavrizzarli tutti. Si irrigidì, gli occhi argentei due fessure dall’aria minacciosa.
Fece un passo verso Hermione, un angolo della bocca piegato in un ghigno-alla-Malfoy-style, e la afferrò per un braccio, avvicinandosi al suo orecchio.
“Non esiste un solo tipo di tortura, Granger”- sussurrò -“Conosco un modo molto più interessante per far parlare una ragazza... tra un sospiro e l’altro, si intende...”
“Mi stai facendo una proposta indecente, brutta Serpe?”
“Certo che no, Mezzosangue. Non voglio contaminarmi.”- rise quello, allontanandosi.
“Sarà meglio per te che sia così, Malfoy.”- ribatté la riccia -“Non verrei a letto con te neanche sotto minaccia di un’Avada Kedavra!”





Quel pomeriggio i dormitori della quattro Case erano dei campi di battaglia. Urla, schiamazzi, rumori e tonfi vari provenivano da ogni stanza.
Silente aveva posto un incantesimo agli specchi delle camere da letto degli studenti: una volta pronti, avrebbero solo dovuto attraversarli per essere Smaterializzati nella Sala Grande del castello. In questo modo, sarebbero rimasti tutti nell’anonimato. Una trovata geniale, quella del Preside.
“Sono pronto!”- sorridendo al proprio riflesso, Dean Thomas pronunciò la Parola Chiave, attraversò lo specchio della sua stanza e si ritrovò magicamente nel bel mezzo del salone, con pochi altri studenti.
Maschi. Le ragazze, ovviamente, sarebbero arrivate per ultime.
- Che forza!- pensò, compiaciuto.





Hermione Granger si guardava nello specchio alto e largo della sua stanza. Sospirò, a metà tra il preoccupato e l’indeciso. Con una punta di timore e imbarazzo.
Si sentiva troppo... troppo. Ma tanto, quella sera non l’avrebbe riconosciuta nessuno, si disse.
Indossava un abito bordeaux molto scollato, stretto, che le fasciava perfettamente il seno, mettendo in evidenza i fianchi stretti e le curve morbide. Lungo fino ai piedi, si allargava lievemente a metà coscia.
Aveva una profonda scollatura dietro, che arrivava fino alla base della schiena, al limite della decenza. Il punto perfetto tra sensualità ed esagerazione, lontano dalla volgarità.
Portava delle decolleté di raso nero, stesso materiale con cui era confezionato il suo abito.
Pensò al trucco: optò per del nero leggero che evidenziava la luce dei suoi occhi d’oro. Due stelle che brillavano.
Rossetto bordeaux scuro, dello stesso colore del vestito, a disegnarle le labbra carnose e invitanti.
Si infilò dei guanti di raso nero che arrivavano poco più su del gomito.
Era il momento dei capelli. Non sapeva esattamente di che colore farli... personalmente, il suo castano cioccolato le piaceva molto, ma avrebbero potuto riconoscerla.
Con vari colpi di bacchetta provò tutte le sfumature del biondo.
- Troppo banale...- si disse, sconsolata.
Neanche le varie tonalità di castano la soddisfacevano: stonavano troppo con il rosso scuro e il nero, gli unici due colori che indossava.
Rosso e nero... giusto, perché non pensarci prima?, si disse, sorridendo a quell’idea.
- In fondo, stasera posso fare tutto quello che voglio...- un moto di eccitazione la pervase.
Si sentiva come una bambina davanti ad un enorme gelato. Come se fosse sulle giostre.
Al colpo di bacchetta seguì il cambio di colore dei suoi capelli: nero. Nero puro.
“Però...”- disse compiaciuta rimirandosi allo specchio.
I riccioli cioccolato erano diventati neri.
Un gran bel cambiamento!, pensò, guardandosi bene.
Le piacevano da morire.
Per par condicio, comunque, decise di provare anche il rosso: una favola.
Rosso scuro, intenso, con mille sfumature. Un colore che si intonava perfettamente con l’abito. Ma forse, il rosso era troppo banale? Probabilmente molte ragazze l’avrebbero scelto. Oppure sarebbe stata scambiata per Ginny.
Le stava d’incanto, ma preferì optare per qualcosa di più semplice ed efficace: tornò sul nero. Se avesse potuto, avrebbe cambiato colore di capelli ogni cinque minuti, quella sera.
Rise sommessamente, e pensò all’acconciatura.
Non voleva ricci ribelli in testa, quella sera. No, tutto sarebbe stato perfetto. Dannatamente perfetto.
Provò a lisciarli: stava bene, ma erano troppo semplici per un evento come quello.
Dopo vari tentativi decise di lasciarli cadere sulle spalle in morbide onde corvine.
“Perfetti!”- esclamò.
Niente mollette, cerchietti o raccolti: voleva essere perfetta e semplice.
Prese la mascherina da sopra il letto: piccola, nera, ricoperta di leggero pizzo. Con un colpo di bacchetta la indossò, facendola aderire perfettamente al suo viso.
“Hermione Jane Granger.”- si disse, sorridendo, portandosi davanti allo specchio -“Sono pronta!” attraversò l’oggetto e si Smaterializzò in Sala Grande.





Nei sotterranei qualcuno stava vestendosi con una calma che pochi possedevano.
Draco Lucius Malfoy si allacciava lentamente la camicia di seta color perla, accarezzando ogni bottone prima di passarlo dentro l’asola. Quando ebbe terminato quel rito, indossò i pantaloni stretti, neri, che componevano il suo completo.
Tirò su la zip, e un ghigno involontario si dipinse sul suo volto pallido e tirato. Era sicuro che, molto presto, quella stessa zip si sarebbe abbassata nuovamente.
Afferrò la cintura di cuoio nero e la fece scorrere tra i passanti. Lentamente la chiuse. Sicuro di essere perfetto, indossò la giacca, sempre nera.
Un perfetto damerino.
Prese in mano la bacchetta per sistemare i capelli ma... no, non ne aveva assolutamente voglia. Lui era Draco Malfoy, il Principe di Slytherin, bello e dannato, e i suoi capelli lisci e biondissimi erano una componente fondamentale del suo irresistibile fascino.
Lanciò la bacchetta sul letto, sorridendo.
Poi prese la maschera e la indossò. Semplicemente nera con i bordi argentati.
Nonostante tutto, anche a distanza era possibile scorgervi sotto i suoi occhi argentati. Fece spallucce, incurante del fatto che avrebbero potuto riconoscerlo.
Pronunciò la Parola Chiave davanti allo specchio, lo attraversò e venne Smaterializzato in Sala Grande.





Quando aprì gli occhi, sembrava come incantata. Quella sera la Sala Grande sembrava ancora più enorme del solito. Senza tavolate, ai lati contro le parete c’erano molti divanetti e salottini, tavolini piccoli e grandi. Una parete era impegnata ad accogliere il tavolo del buffet e quello delle bibite.
Merlino, si disse Hermione, sembravano non avere fine.
Il soffitto era un manto blu scuro trapuntato di stelle luminose più del solito. Il resto dalla Sala era avvolto in una luce fioca e soffusa, carezzevole e intima.
Molti studenti e studentesse erano già arrivati.
La riccia si stupì nel vedere molte più teste bionde di quante se ne fosse aspettate.
Si complimentò da sola per non aver scelto quel colore, e neanche il rosso, vista la quantità di studentesse che portavano quella tinta. Di mori e castani, invece, ce n’erano pochi.
Era sicura che il biondo, comunque, avrebbe spopolato quella sera.
Si rinnovò i complimenti, abbozzando un sorrisetto compiaciuto, mente si voltava verso lo specchio dal quale era apparsa per guardarsi ancora una volta.
Sì, era perfetta. Decisamente perfetta.
E nessuno l’avrebbe potuta riconoscere, vestita, truccata e pettinata in quel modo. No, nessuno.
Neanche Ron, che tanto si voleva impegnare a scovarla. E neanche Harry, nonostante il fortissimo legame affettivo tra i due.
Libera e sola.
E felice di esserlo.
Decise di fare due passi per la Sala, attirando l’attenzione di molti ragazzi mascherati.
Sorrise, guardandoli.
- Sembrano dei pupazzi in vetrina...- pensò.
Beh, lo stesso valeva per le ragazze. Ed effettivamente, tutte le ragazze presenti facevano la sfilata per la Sala Grande, avvolte nei loro vestiti stretti e succinti oppure gonfi e velati. Esibivano spacchi e scollature indecenti. Qualche ragazza seria c’era, però.
Qualcuna che, come lei, voleva essere seducente e non volgare. Semplice e non pomposa.
- Grazie al cielo ci sono altre ragazze con un po’ di sale in zucca, in questa scuola- sospirò guardando le Barbie.
Un ragazzo alto e moro con una maschera color panna sul viso, le si avvicinò e le chiese se le andasse di bere qualcosa insieme, oppure fare una passeggiata.
Era lì da meno di venti minuti e già erano andati a broccolare?
Accettò comunque l’invito, prese il ragazzo sotto braccio e iniziarono a camminare un po’ insieme.
“Sei bellissima... non sarai un’imbucata?”
Hermione rise.
“No, sono una studentessa legalmente riconosciuta.”- rispose.
“E’ che sei troppo bella... non ti ho mai notata prima. E’ un peccato che una ragazza come te non si faccia notare durante le lezioni.”
“Beh, la colpa credo sia del mantello della divisa scolastica.”- disse lei in risposta.
“Posso chiederti di che anno sei?”
“Dal sesto in su.”- rispose lei, vaga, guardandolo con la testa leggermente inclinata, i capelli ondulati che le scendevano delicatamente su una spalla.
Vide il ragazzo arrossire sotto la maschera.
“Io sono del settimo. E la casa me la puoi dire?”
Era tentata di dire una palla... del tipo Tassorosso o Corvonero. Dire che era di Serpeverde sarebbe stato troppo, ma non le andava di prendere in giro quel ragazzo decisamente impacciato.
“Grifondoro.”
“Ma dai... io sono di Tassorosso.”
Ecco spiegato il mistero.
Passarono un po’ di tempo insieme a chiacchierare e bere qualcosa di leggero e non alcolico, poi si separarono. Lei era... troppo, per quel ragazzo.
Le disse chiaro e tondo che, con una Dea, non sapeva come comportarsi.
Si salutarono con un bacio sulla guancia.





Tra balli più o meno lenti, musica che variava, luci soffuse e profumi deliziosi, la Sala Grande si era completamente riempita di studenti mascherati. Alcuni si erano riconosciuti e trascorrevano il tempo insieme, tra amici o fidanzati.
Hermione era sola, seduta un divanetto color panna, con un bicchiere mezzo pieno tra le mani. Aveva ballato con qualche ragazzo, aveva passeggiato e parlato con un po’ di persone, e da circa mezz’ora si era piantata lì a guardare gli altri e respingere altri eventuali corteggiatori.
Si stava divertendo. La festa in maschera era perfettamente riuscita.
Passava distrattamente lo sguardo tra gli studenti intenti a ballare, baciarsi e strusciarsi tra loro. Sorrise, poi qualcosa attirò la sua attenzione.
Uno sguardo puntato su di lei.
Si sentiva nuda sotto quegli occhi. Li cercò tra la folla. Dov’era? Chi era? Chi riusciva a farla sentire così solo guardandola?
Poi, il suo cuore perse i battiti. Smise di respirare per qualche secondo.
Aveva trovato il ragazzo che l’aveva turbata solo con uno sguardo.
Era lì, dall’altra parte della sala, appoggiato al muro con un calice tra le mani.
Un ragazzo alto e snello, ma non mingherlino. Il viso sembrava particolarmente bello, anche sotto la maschera e a quella distanza. I capelli lisci e biondissimi.





Draco Malfoy aveva fatto qualche giro per la Sala Grande e fuori in giardino prima di prendere qualcosa da bere. Non aveva ballato. Non ne aveva voglia.
Sicuramente la Barbie di turno non l’avrebbe più lasciato andare. No, non era una sciaquetta da quattro soldi quella che cercava.
Lui voleva una ragazza non bella, ma affascinante, elegante, seducente. Doveva essere alla sua altezza. Per questo motivo aveva preso da bere e si era fissato contro la parete, guardando e scrutando la folla immensa alla ricerca della ragazza perfetta.
Perfetta per quella sera. Perfetta per lui. Perfettamente sconosciuta.
E poi, qualcosa attirò la sua attenzione.
Una Dea, aveva pensato.
La ragazza più bella che avesse mai visto era lì, davanti a lui, dall’altra parte della Sala.
Fasciata in un incredibilmente sensuale abito rosso scuro, le gambe elegantemente accavallate, guanti neri e morbide onde nere sulle spalle scoperte.
Quei guanti lunghi e neri erano dannatamente raffinati. Il tocco di classe. Si passò la lingua sulle labbra: aveva la bocca secca per quella visione.
E il modo in cui giocava con il calice... innatamente erotico, si disse.
La vedeva lì, seduta, con quegli occhi che, a un tratto, si posarono su di lui.
E anche il suo cuore perse qualche battito.
Occhi d’oro sotto la maschera di pizzo nera.
Occhi d’argento sotto la maschera nera bordata.
Oro e argento uno contro l’altro, che si attiravano come due calamite.
Senza neanche accorgersene, Draco aveva posato il bicchiere su un tavolino e si stava già avvicinando alla ragazza che aveva catturato la sua attenzione.





Lei, con il cuore che batteva a mille, aveva fatto la stessa cosa. In pochi attimi le fu davanti. Non avevano smesso di guardarsi per tutto quel tempo. No, non potevano interrompere quel contatto visivo.
Hermione lo guardava in trepidante attesa. Dio, non aveva mai visto niente di più bello in vita sua.
Con un gesto fluido ed elegante, il ragazzo le porse la mano in un tacito invito a ballare.
E lei, persa in quegli occhi plumbei, gli aveva concesso la mano, che lui strinse subito nella sua.
Si alzò dal divano: pur avendo i tacchi dal tacco moderato, quel ragazzo la superava in altezza di pochi centimetri.
A distanza ravvicinata dal suo viso, poté osservarlo meglio.
Aveva la pelle di un candido pallore, liscia e levigata come se fosse porcellana. Evidentemente, pur essendo un maschio, era attento alla cura estetica.
E faceva bene, con tutto quel ben di Dio che gli era stato donato dal cielo, pensò Hermione.
Le labbra sottili ma eleganti... per un attimo immaginò di averle posate sul suo collo.
Si costrinse a non arrossire per quel pensiero.
E poi, gli occhi.
Quelle iridi argentee, profonde e impenetrabili, erano fissate nei suoi occhi dorati.
Perdendosi nell’argento di quelle pozze, avvertiva che tutto il resto, intorno a loro, non aveva più importanza.





La portò in mezzo alla pista da ballo. Molti ragazzi li avevano seguiti con lo sguardo, invidiosi per la fortuna che aveva e imbarazzati perché non erano riusciti a far altro che guardarla o dirle solo poche parole balbettate.
Lui, invece, la faceva volteggiare come una fata.
Un lento. Uno dei tanti che si erano sentiti quella sera.
Fece scorrere le mani intorno alla sua vita sottile e la attirò a sé, dolcemente ma deciso. La vide sorridere impercettibilmente, per poi sentire le sue braccia al collo.
Non avevano smesso di guardarsi.
No, non potevano. Qualcosa li legava. Qualcosa che era scattato nell’istante in cui i loro sguardi si erano incontrati.
Così, abbracciati, ballavano lentamente. Il vestito di lei frusciava dolcemente. Le scarpe ticchettavano sul pavimento lucido.
Chi era quella ragazza? No, Dea, si corresse.
“Chi sei?”
Lei rise sommessamente. Non aveva ancora sentito la sua voce. Doveva essere melodiosa e flautata.
Dio, era una sirena! L’avrebbe incantato! Poco importava... era già ebbro di lei...
“Se te lo dicessi, che gusto ci sarebbe?”
Ecco, lo sapeva. L’aveva detto, lui, che era una sirena.
“Posso almeno chiederti di anche anno sei?”
“Sesto.”
“Anch’io.”- rispose lui.
Lei sorrise. Lo guardo cadde su quella labbra rosso scuro che si stendevano in un sorriso.
Provò l’impulso di baciarla.
- No, idiota!- pensò.
Avrebbe rovinato tutto, e non voleva.
“Allora frequentiamo le stesse lezioni.”- disse lei dopo qualche minuto.
“Già... ma non credo di averti mai notata.”
“Dici?”
“Dico. Mi ricorderei sicuramente di te.”
“Beh, molti mi conoscono.”
“Ah sì?”
Cosa voleva dire? Che aveva successo? Che aveva avuto molti ragazzi? Che aveva fatto qualcosa di speciale?
“Sì. Il mio nome è conosciuto in tutta la scuola.”
Ma chi era? Una giocatrice di Quiddich? No, conosceva quelle poche che giocavano, e non avevano certo quel corpo esile e sottile.
Dannazione, come poteva sapere con chi aveva a che fare?
“Di che Casa sei?”
“Dimmi la tua.”
“Te l’ho chiesto io.”
“E’ la prima domanda che ti faccio. Rispondi. Per favore.”- e come poteva resistere?
Sospirò. Dannazione, era irresistibile.
“Serpeverde.”
Lei non disse niente. Lo guardava sorridendo appena, lasciando che continuasse a farla volteggiare per la Sala Grande.
“Allora c’è da ridere.” disse dopo un po’.
“Perché?”- un flash gli attraversò la mente -“Non dirmi che sei di...”
“...Grifondoro.”
Era finita. La sua vita era finita. Una Dea Sirena Gryffindor... aveva perso la testa per una Gryffindor.
La guardò da capo a piedi, studiandola.
- Al Diavolo!- pensò.
Grifondoro, o qualsiasi cosa fosse, era stupenda, e non se la sarebbe lasciata scappare.
“Beh, la cosa effettivamente è buffa... ma non mi interessa.”
“Ah no?”
“No.”
“Sei strano, per essere un Serpeverde.”- ridacchiò la sirena -“Sarai mica un rinnegato?”
Rise.
“Assolutamente no.”
“Allora hai bevuto troppo.”
“Troppo poco, semmai.”- le sorrise maliziosamente come solo lui sapeva fare.
La vide arrossire impercettibilmente. Orgogliosa, la Sirena.
No, non resisteva più. Dopo mezz’ora che ballavano, lei gli si fece più vicina e posò la testa mora sulla sua spalla.
Le morbide onde corvine gli sfiorarono la guancia e solleticarono il collo. Fu invaso dal suo profumo.
Era un profumo buonissimo, non l’aveva mai sentito prima... almeno, nessuna ragazza con cui era stato portava quel profumo.
Ma un’altra cosa lo fece irrigidire leggermente.
Il seno. Sentiva il suo morbido seno, ben visibile attraverso la profonda scollatura, premergli contro il petto.
Dio, come poteva resistere?, si chiese chiudendo gli occhi.
La strinse forte a sé, e lei ricambiò.
Al termine della canzone, la vide alzare il capo. Erano a pochi centimetri di distanza, i loro visi.
La guardò negli occhi, in quegli occhi d’oro colato che lo guardavano dritto nei suoi.
E poi, le labbra. Ancora quelle labbra rosse, appena dischiuse.
Deglutì. Non doveva agire d’impulso.
“Sei bellissima...”- le disse a voce bassa.
“Grazie...”- rispose lei con la sua voce flautata da sirena -“...lo sei anche tu.”
Sentì una morsa allo stomaco.
Tutte le ragazze di Hogwarts gli morivano dietro, e Merlino solo sa quante volte si fosse sentito dire che era bello, affascinante, intrigante e altro ancora... ma sentirlo dire da lei, era come sentirlo dire per la prima volta.
No, Draco Malfoy non provava emozioni simili. Come poteva? Non sapeva provarne. Si sarebbe dannato in eterno.
Prima di agire, doveva pensare e parlare.
Fissò gli occhi in quelli di lei, cercando le parole adatte. Ma cosa diavolo faceva?! Non l’aveva mai fatto... non aveva mai chiesto il permesso a una ragazza, qualsiasi cosa avesse avuto intenzione di fare.
Aveva solo agito e dato ordini. Se la ragazza in questione non voleva, cosa accaduta di rado, poco importava. Non si sarebbe sprecato a chiedere.
“Se non ti bacio adesso, impazzisco...”- le disse tutto d’un fiato, col cuore in gola.
Si sentiva un ragazzino alla prima cotta.
La vide sorpresa, poi sorridente. E poi, chiuse gli occhi e lo invitò a baciarla.
La osservò per qualche secondo, prima di chinarsi su di lei e impossessarsi di quelle labbra morbide ed invitanti.
Un bacio mai provato prima.
Prima fu un semplice sfiorarsi di labbra. La baciò dolcemente, passando la punta della lingua su quel rosso invitante, poi chiese l’accesso alla sua bocca, che non fu negato.
Lei dischiuse la labbra e lasciò che le loro lingue si incontrassero prima timidamente, in un lento sfiorarsi, poi sempre di più, spinti entrambi da un desiderio crescente di unirsi.
Respiravano la stessa aria. Hermione passò la mano tra quei fili d’oro che erano i capelli di Draco, e lui la strinse di più a sé, continuando a giocare con la sua lingua in un rincorrersi giocoso e appassionato.
Dopo molti minuti, lentamente, si staccarono.
Bastò guardarsi negli occhi per pochi secondi, per capire di aver fuso le proprie anime in quel bacio.
“Vieni via con me?”- chiese con voce bassa e tremendamente sensuale.
“Ovunque tu voglia.”- rispose lei.
Ed era vero: sarebbe andata in capo al mondo con quel ragazzo che l’aveva stregata con un solo bacio.





Lasciò che la prendesse per mano per condurla fuori dalla Sala Grande. Presero a percorrere vari corridoi, fermandosi di tanto in tanto per baciarsi, come ragazzini alla prima cotta.
Poi però lei si accorse della strada che stavano prendendo: i sotterranei.
“Aspetta!”- gli disse, fermandosi.
“Che c’è?”- chiese allarmato il biondo.
“Non andiamo da te.”- disse lei -“Voglio che questa notte resti... quello che è.”
Lui parve pensarci su, poi annuì.
“Hai ragione. Andiamo nella Stanza delle Necessità?”- propose.
Lei annuì con un gesto del capo, e si recarono alla suddetta stanza.
Vi passarono davanti tre volte, e subito dopo apparve la pregiata e ricca porta di legno che si aprì al loro cospetto.
Si guardarono negli occhi, stringendosi le mani, prima di entrare e chiudersi le porte alle spalle.
La stanza era avvolta da una luce soffusa e intima. Candele profumate erano sparse ovunque per il perimetro della stanza, che ospitava un grande letto a baldacchino con coperte di velluto verde e ricamate d’argento, e lenzuola di seta rossa bordate d’oro.
Più in là c’era una camino acceso, davanti al quale si stendeva un grande tappeto indiano, finemente e riccamente decorato.
Accanto ad esso un divano a due posti, rosso bordato d’oro. Davanti ad esso, un piccolo tavolino di pregiato legno scuro, decorato ad arte, sul quale erano posati una bottiglia di champagne e due calici di cristallo con i bordi argentati.
Restarono di stucco a vedere ciò che la Stanza aveva prodotto per loro due.
Il principe biondo la portò vicino al camino e la fece accomodare sul divano. Riempì i calici di champagne e gliene porse uno, sedendosi accanto a lei.
“Un brindisi”- disse -“A noi due.”
Lei sorrise -“Al nostro incontro.”
“Alla nostra notte segreta.”
Alzarono i calici e incrociarono le braccia per bere. Il brindisi incrociato.
Sorrisero e posarono i bicchieri sul tavolino, poi il Serpeverde le passò una mano fra i capelli morbidi e la attirò a sé.
Assaporò le sue labbra che sapevano di champagne.
Lei schiuse la bocca per accogliere la sua lingua, e giocando con essa sentì il dolce e frizzantino sapore della bevanda.
Lui fece una leggera pressione e la fece stendere sul divano, seguendola. Lei gli portò le braccia intorno al collo, giocando con i suoi capelli, mentre lui le accarezzava le spalle per scendere poi lungo i fianchi.
Si staccò a fatica da lei, alzò il viso e fissò gli occhi nei suoi -“Andiamo sul letto”- le disse con voce roca.
Lei arrossì lievemente, ma annuì.
Si sentiva tremendamente diversa. Hermione Granger non avrebbe mai trascorso una notte con uno sconosciuto, per quanto potesse essere affascinante.
Ma lui era diverso. Non era uno sconosciuto. Sembrava che il loro incontro fosse stabilito dal destino.
Non era la sua prima volta, comunque. Aveva sedici anni, ed era stata fidanzata con Vicktor Krum per quasi due anni.
Di questo ne fu felice. Si sentiva sciolta e sicura di ciò che faceva.
È solo una notte, si disse.
Una notte e mai più.
Non sapeva che quell’incontro avrebbe cambiato la sua vita e scritto il suo destino indelebilmente.
Si lasciò prendere per mano e condurre docilmente verso il letto a baldacchino.
Il biondo sorrideva, e lei posò lo sguardo sulle coperte: in mezzo al letto c’era un mazzo di rosse rosso scuro, avvolte in una carta verde ricamata d’argento, legata da un nastro di filo rosso e oro.
Restò senza fiato per un momento. Guardò i fiori e guardò il ragazzo.
Boccheggiò, prima di prendere tra le mani i fiori e annusarli. Avevano un profumo stupendo... sembrava il suo profumo.
Lo guardò e gli regalò un sorriso che sembrava averlo fatto arrossire.
Poi posò i fiori sul divano, tornò a lui e si alzò sulle punte per baciarlo. Aveva gradito il dono.





Draco sentì il cuore scoppiargli nel petto. La strinse forte a sé, per poi girarsi verso il letto e stenderla piano su di esso.
Si sedette accanto a lei, per poi sovrastarla con la sua presenza. Le ginocchia vicino ai suoi fianchi sinuosi, le mani accanto al suo viso.
Lei sorrise e gli accarezzò il viso. Una scarica elettrica lo scosse dalla testa ai piedi.
Coprì quella mano con la sua e ne baciò il palmo.
“Dimmi chi sei. Ti prego.”- le disse.
Lei lo guardò sempre sorridendo, poi scosse il capo.
“Perché?”- chiese il biondo.
“Preferisco di no. Almeno per ora.”- rispose lei.
“Vuol dire che dopo me lo dirai?”
“Forse.”
Deglutì a fatica.
Voleva assolutamente scoprire l’identità della ragazza che l’aveva stregato con un bacio, uno sguardo, una carezza.
Ma se non voleva, avrebbe rispettato la sua scelta. Ne avrebbero parlato dopo.
A un suo sorriso si chinò su di lei per baciarla.
Si posò completamente di lei, su quel corpo caldo e morbido che fremette a quel contatto. Si tolse la giaccia mentre lei liberava le bianche braccia dai guanti di seta nera.
Ne passò uno dietro la nuca del biondo, e sorridendo lo attirò a sé per baciarlo. Poi lanciò il guanto da qualche parte per terra.
Quel baci roventi lo stavano facendo impazzire. E quasi perse il controllo, quando sentì le dita di lei sfiorargli il collo per scendere a sciogliere con estenuante lentezza i bottoni della camicia che indossava.
Si muoveva piano ma decisa. Slacciò qualche bottone, e il biondo sentì le sue piccole e calde mani accarezzargli il petto muscoloso.
La desiderava.
La camicia fu completamente aperta, e lei gliela sfilò lentamente accarezzandogli piano il petto, le spalle, le braccia, per poi sfilarla e lasciarla cadere accanto al letto.
Draco le passò un braccio in vita e portò l’altro dietro la sua schiena. Slacciò il vestito di raso e glielo sfilò dolcemente. Non voleva sembrare frettoloso, anche se stava morendo dalla voglia di prenderla all’istante.
No, quella notte sarebbe stata assolutamente perfetta.
Si fermò a guardarla: Merlino solo sa cosa lo trattenne dal farla sua immediatamente.
Aveva un corpo perfetto, esile ma ben formato, con tutte le curve al posto giusto. Sotto al vestito indossava un completo intimo di seta nera, leggermente decorata con fili rossi.
Scese subito a baciarla, passando le mani sulle sue gambe per risalire ai fianchi e al seno. Iniziò poi a baciarle e mordicchiarle il collo, sentendola fremere lievemente a quei contatti.
Con le labbra scese poi sul petto, e sul seno dopo averle slacciato in silenzio il reggiseno.
La sentì sussultare, ma tendersi verso di lui.
Il desiderio era reciproco.
Sorrise sul suo seno, lasciandole baci lascivi e piccoli morsi ovunque.





Hermione non aveva mai provato brividi simili. Bastava sentire le sue labbra sul collo, le mani sulla sua pelle nuda per essere scossa da fremiti.
La stava torturando lentamente ma divinamente.
Porca miseria, quel ragazzo doveva essere un Dio del sesso.
Gli passò una mano sotto il mento e lo portò davanti al suo viso, per poi attirarlo e baciarlo con passione. Lo voleva, le piaceva quello che stavano facendo e voleva farglielo capire con quel bacio.
Sembrava che lui avesse capito, e che la desiderasse quanto lei desiderava lui.
Mentre lo baciava con passione, scese con le dita a tracciare le forme di quel corpo perfetto, sentendolo tendersi al suo passaggio. Passò le dita sul torace, sugli addominali ben scolpiti, fino ad arrivare alla cintura dei pantaloni.
La slacciò con calma, senza fretta.
Quella doveva essere una notte perfetta. Assolutamente.
Aperta la cintura di cuoio nero passò poi al bottone dei pantaloni, per tirare giù la zip e lasciarlo libero da quella costrizione.
Lo sentì sospirare contro il suo collo, mentre continuava a giocare col suo seno e stringerla forte a sé.
Posò le mani sui suoi fianchi e iniziò a far scorrere i pantaloni sulle sue gambe.
Lo Slytherin alzò il viso e la guardò, le diede un bacio a fior di labbra e si tirò su per continuare ciò che lei aveva iniziato. Liberatosi dei pantaloni, tornò a dedicarsi a lei, che però sembrava non voler restare lì sdraiata tutto il tempo.
Infatti lo fece sdraiare al suo fianco per poi sedersi a cavalcioni su di lui.
Intimità a contatto, separate solo da due sottili pezzi di stoffa.
Brividi che li percorrevano.
Desiderio negli occhi.
Si chinò su di lui, strusciandosi piano sul suo corpo, sapendo bene che effetto avrebbe provocato.
Lui la strinse forte a sé, mentre lei lo baciava a fior di labbra. Un sempre sfregare uno contro l’altro. Lui bramava un bacio più profondo, ma lei glielo negò.
Baciò le sue guance, la fronte, il contorno labbra per poi scendere sul collo, dove posò dei baci lascivi, passandovi piano le labbra e la lingua, e depositando quale morso qua e là.
Sentiva che il biondo aveva il respiro accelerato. Sorrise, soddisfatta di ciò che stava facendo.
Lui allentò la stretta sulla sua vita, sentendo che i suoi baci si spostavano lungo il petto, più giù, sugli addominali, vicino all’ombelico, per poi finire con un ultimo bacio lì, dove c’era il bordo dell’elastico del suo intimo nero.
Stava per scoppiare. Sentì le sue dita delicate scorrere sulla sua virilità coperta, e un bacio posarsi lì, sopra la stoffa.
Poi lei riportò il viso all’altezza del suo, sorridendo, e posandogli un ultimo bacio sulle labbra dischiuse.
Sentì una presa forte sulle sue spalle e in vita, la lingua di lui esigere un contatto con la sua. Non glielo negò, e si persero in un bacio appassionato e famelico.
Avevano bisogno l’uno dell’altra.
Con uno scatto invertì le posizioni, premendosi con urgenza contro di lei, contro la sua femminilità, stringendola per avere un contatto maggiore con il suo corpo caldo e morbido.
Tendevano l’uno verso l’altra.
Baciandola e stringendola a sé, fece scorrere una mano dal viso sul collo, sul seno e suoi fianchi, per poi accarezzarle una gamba e risalire all’interno coscia.
La sentì fremere, mentre la sfiorava piano.
Poi fece una leggera pressione e mosse piano le dita.
Moriva dalla voglia. Il bacino di lei tendeva verso il suo.
La stanza si riempì dei loro ansimi e respiri accelerati.
Le sfilò con urgenza gli slip, e lei fece lo stesso con i suoi.
La baciò con passione, sentendo le gambe di lei aprirsi in un invito, le sue braccia stringergli forte le spalle.
Alzò il viso e la guardò. Guardò i suoi occhi d’oro colato, le labbra rosse e dischiuse, le guance arrossate.
Le spostò una ciocca di capelli dal viso. Il suo sguardo si spostò istintivamente verso il basso per poi incontrare di nuovo i suoi occhi.
Lei sorrise e annuì lievemente.
Lui le posò un altro bacio a fior di labbra, prima di posizionarsi tra le sue gambe ed entrare in lei.
Desiderio, urgenza, bisogno.
Desiderava il suo corpo.
Aveva urgenza di prenderla.
Sentiva il bisogno di un contatto intimo con lei.
Lei trattenne il respiro e si irrigidì per qualche secondo, poi si lasciò andare ai suoi baci e alle sue carezze.
Un calore improvviso li aveva pervasi interamente in quel momento intenso e prezioso.
Prezioso, perché si dicevano che sarebbe stato l’unico.
Ma il loro destino fu segnato quella notte. O, forse, era già stato scritto. Forse doveva andare così.
Hermione si strinse a lui, gli artigliò le spalle quando lo sentì spingere di nuovo dentro di lei. Non aveva provato dolore, no. L’aveva desiderato con tutta se stessa.
Era il pensiero di quell’unica notte solitaria a rendere tutto più magico e intenso.
Si tendeva contro di lui, buttando la testa indietro sul cuscino, gli occhi chiusi, le labbra dischiuse a far uscire gemiti e ansimi ai suoi baci, alle sue carezze, alle sue spinte dolci ma decise.
Forti e profonde, sembrava che volesse toccarle l’anima. E lei gliela concedeva, assecondando i suoi movimenti, seguendolo in una danza di fuoco.
Quella notte gli concesse le sue labbra, il suo corpo, la sua anima, la sua essenza.
La sua vita.
Draco non aveva mai provato niente di simile. Perso nel profumo della sua pelle, la stringeva come se avesse paura di perderla, affondava il viso sul suo collo. Qualche ricciolo lo stuzzicava.
Ansimava sulla sua pelle vellutata, mentre la stringeva sempre di più in vita con un braccio, e si spingeva dentro di lei prima piano, lentamente e dolce.
Poi l’urgenza di lei divenne insostenibile, e si ritrovò a spingere velocemente, sempre di più.
I suoi gemiti, i suoi ansimi, le sue piccole mani sulla sua schiena lo facevano impazzire.
Provare piacere e donarne. Non aveva mai desiderato così tanto compiacere una ragazza e sentirla gemere per qualcosa che non fosse pura soddisfazione personale.
Di solito il suo ego smisurato si riempiva del piacere che provocava alle sue amanti per il fatto di essere lui a farle godere. Era questo che gli piaceva più di ogni altra cosa.
Essere il Dio del sesso.
Ma con lei era diverso. Non era una conquista. Lui desiderava darle piacere perché voleva semplicemente donargliene.
Riversò la sua anima dentro di lei.
E lei riversò la sua in lui.
Con un lungo gemito e poche altre spinte, lentamente ripresero coscienza di ciò che li circondava.
Il letto non era più una nuvola di panna, ma un semplice letto a baldacchino. Il fuoco tornò a scoppiettare nel camino, i calici erano sempre mezzi vuoti sul tavolino accanto alla bottiglia, e il profumo delle rose invase i loro sensi.
Hermione aprì gli occhi ancora velati di piacere e incontrò i suoi.
Si guardarono a lungo, persi uno nell’altro.
Poi, lei sorrise. Sorrise dolcemente. E lui sorrise a lei.
Uscì dal suo corpo caldo e le si sdraiò accanto, abbracciandola sotto le coperte.
Dopo molti minuti di silenzio, fu lei a parlare per prima.
“Non dimenticherò mai questa notte.”- sussurrò contro il suo petto.
“Neanche io.”- rispose il biondo.
Lui le lasciò un bacio tra i capelli. Lei posò le labbra all’altezza del suo cuore.
“Non voglio che questa notte finisca.”
Una richiesta? Una supplica? Un’affermazione?
“Non voglio uscire da quella porta senza sapere chi sei.”- doveva sapere.
“Neanche io...”- rispose lei poco dopo.
Pochi minuti dopo lei alzò gli occhi e incontrò i suoi.
“Sei sicuro?”- gli chiese.
“Sì.”- rispose deciso.
Lei chiuse gli occhi e lui fece lo stesso.
Draco portò le mani sulla mascherina di lei, che fece lo stesso.
Si liberarono dell’oggetto nello stesso istante, annullando anche l’incanto ai capelli di lei, che tornarono ad essere ricci color del cioccolato.
Aprirono gli occhi contemporaneamente.
Trattennero il respiro, stupiti e sorpresi.
“Granger...”
“Malfoy...”
Un sussurro.
Hermione temeva che lui iniziasse ad insultarla come suo solito.
Draco temeva che lei scappasse.
Per questo, istintivamente, rafforzò la stretta sulla sua vita, e lei quella sulle sue spalle di rimando.
“Non voglio che questa notte finisca qui.”- disse lui.
Cos’era? Una dichiarazione? Un desiderio?
Gli occhi di Hermione si inumidirono -“Neanche io...”- mormorò.
E poi, accadde.
Draco Malfoy sorrise. Sorrise dolcemente verso di lei.
Sorrise ad Hermione Granger, che si sciolse e lasciò che qualche lacrima scivolasse sulle sue guance.
Lui le raccolse con le labbra, prima di baciarla di nuovo.
No, quella notte non sarebbe finita lì.
Semplicemente perché due persone totalmente diverse che credevano di odiarsi si sono invece incontrate e incrociate.
Destini diversi fatti per intrecciarsi e non lasciarsi mai più.
Draco Malfoy ed Hermione Granger.
Uniti da una maschera indossata una notte come altre, ma che unì le loro vite e le loro anime indissolubilmente.
Destinati a trovarsi.




 
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