A Tutto CampoRubrica di approfondimento calcistico e dintorni a cura di ~Kiky“...dice che nello sport er pallone, quasi sempre e rotondo”Così cantava Galopeira, al secolo Riccardo Angelini.
Ed è quel “quasi” che ci inquieta.
Raramente da queste pagine ci avete sentito dar ragione al comunicatore Muorinho.
Segnatevi questa data. Gli diamo ragione. *suonano le campane, miracolo*
La Coppa Italia non è propriamente un trofeo importante a livello internazionale.
Non ha la stessa valenza, per dire, delle sue equivalenti F.A.Cup inglese o Copa del Re spagnola.
Questo già di suo la rende poco affascinante, sia per noi italiani che per gli stranieri.
Vincere la F.A.Cup per l’Uefa ha la sua importanza.
Vincere la Coppa Italia, no.
Colpa nostra e di quanto l’abbiamo vilipesa in tutti questi anni.
Se poi oltretutto ci prendiamo il lusso di sconvolgerne il calendario, spostandone le date a nostro uso e consumo, o meglio a uso e consumo di una squadra, diventa una barzelletta.
Il Milan si fa spostare le partite di Coppa Italia a proprio piacimento.
Motivo? C’è il derby di Milano quella settimana e non ci và di giocarla spezzando il ritmo allenamenti.
E certo.
Ognuno fa come gli pare e gli altri zitti.
Muorinho risponde alla Lega: “Ho mezza squadra infortunata, possiamo spostare il Debry? Preferirei giocarlo settimana prossima.”
Ovviamente trattasi di provocazione, ma il senso è quello.
Le date di C.I. vengono decise tra Lega e Presidenti di tutte le squadre a ottobre.
I calendari del campionato vengono stilati a luglioagosto.
Il Milan sapeva che quella settimana avrebbe avuto C.I. e debry da ottobre. Poteva chiedere il cambio di date quando ci si è seduti al tavolo per decidere i calendari. Non quattro mesi dopo, sconvolgendo mezzo calendario di altre squadre.
Muorinho ha ragione.
Qui ognuno fa come gli pare e la Coppa Italia è una barzelletta.
Non abbiamo difficoltà a capire perché l’Uefa non la consideri una competizione di livello.
BordocampoRisultati, partite e statistiche della Domenica Pallonara.Settimana all’insegna dei risultati clamorosi. Crollano quasi tutte le grandi, tra pareggi e sconfitte, fatta eccezione per il Milan. La Roma dal canto suo approfitta di un turno con risultati dagli altri campi favorevolissimi, come non se ne vedevano da anni. Sale al terzo posto, ora sola a 35 punti, ma con un vantaggio di appena un punto, dopo la bella prestazione casalinga contro il Genoa di Gasperini che perde con un secco 3-0. Il Milan conferma lo stato di grazia e mette a segno una vittoria fondamentale, soprattutto in vista del recupero di campionato con la Fiorentina, in programma il prossimo 24 febbraio. Contro i toscani del Siena i rossoneri impongono un gioco spumeggiante e vivace, grazie soprattutto al redivivo Ronaldinho, e vince con uno spettacolare 4-0. Da segnalare la prestazione maiuscola di un Borriello che stentiamo a capire perché non sia il quinto attaccante nazionale.
L’Inter col Bari rischia di fare il botto in vista del derby. Riagguanta il pareggio e tiene il Milan a distanza di sicurezza a 6 punti, anche se con un eventuale vittoria del Milan nel derby, e una vittoria nel recupero con la viola, i rossoneri potrebbero riagguantare la vetta portandosi a paripunti.
Per la corsa scudetto perde notevole terreno la Juve che, con una sconfitta in quel di Verona contro il Chievo, scivola al quinto posto con ben 9 punti di svantaggio sulla seconda.
Il Napoli pareggia in casa col Palermo, perdendo per un solo punto il terzo posto assoluto, e scende al quarto, sotto di uno rispetto alla Roma.
La Lazio, ormai in piena crisi di risultati, perde a Bergamo contro l’Atalanta, che risale dunque in classifica. Ieri nel recupero tra l’Atalanta appunto e il Bologna un pareggio permette a quest’ultima di raggiungere la Lazio a 20 punti. Restano fanalini di coda Siena, ormai spacciata, e Catania (16 punti). Rischia grosso dunque la Lazio di Ballardini, ad appena quattro punti dal penultimo posto che vale la retrocessione, così come l’Udinese. Groppone di fondo classifica insomma, che mette a repentaglio la salvezza.
Classifica Serie A Tim46 Inter 40 Milan * 35 Roma 34 Napoli 33 Juventus 31 Palermo 30 Cagliari 30 Fiorentina * 29 Bari 29 Parma 28 Genoa 27 Chievo 27 Sampdoria 21 Livorno 20 Udinese 20 Lazio 20 Bologna 17 Atalanta 16 Catania 12 Siena
*Una partita in meno. |
Fonte classifica e risultati: corrieredellosport.itMind...the Italy Cup!La Coppa ItaliaEd eccola qui.
Alcuni la chiamano “Il Portaombrelli” relegandola così a coppa consolatoria per chi proprio non vince mai nulla.
Altri la chiamano “La coppetta del nonno” per dire che vale meno di niente.
E il bello è che a definirla così non sono i tifosi. Sono gli addetti ai lavori.
I tifosi negli ultimi anni hanno iniziato ad apprezzare questa competizione, che per molti decenni è stata pressoché ignorata.
Dovremmo tutti ricordarci che, sulla carta, la coppa italia è un secondo campionato. Stabilisce una sorta di migliore d’Italia che, per l’appunto, assieme al Campione d’Italia, si giocherà in estate la Supercoppa Italiana.
Formule diverse, risultato identico.
Sarà per questo che alcuni paesi addirittura bloccano i campionati per giocare la Coppa Nazionale?
E dopo questa filippica sul perché dovremmo apprezzare tutti un po’ di più la nostra coppa, veniamo ai risultati.
Tra dicembre e gennaio si sono giocati gli Ottavi di Finale.
Dallo scorso anno la formula della coppa è stata modificata ed ora si gioca tutta in gara unica, fatta eccezione per le semifinali.
Dagli ottavi sono uscite vincitrici le seguenti squadre:
Inter, Milan, Juventus, Roma, Lazio, Fiorentina, Udinese e Catania.
Ecco a voi una semplice griglia che vi renderà più facile seguire i risultati e gli avanzamenti di coppa.
Ieri sera si è giocato la prima partita dei quarti di finale tra Fiorentina e Lazio. Il gabellino finale segna una vittoria per la viola 3-2 sui biancoceleste, che pure si sono fatti valere in campo.
La Fiorentina và in doppio vantaggio al 9’ e al 44’ con Mutu. Nel secondo tempo accorcia le distanze Zarate. Al 14’ allunga portando il risultato sul 3-1 Kroldrup. A nulla serve il gol del 3-2 finale siglato da capitan Rocchi.
Lazio, detentrice del titolo, fuori dalla Coppa dunque. La fiorentina incontrerà la vincente tra Juventus e Inter in semifinale.
Juventus particolarmente motivata, così come la Roma. Le due compagini infatti vivono una sorta di sfida nella sfida. Uniche in Italia ad aver collezionato nove Coppe Italia, si giocano la possibilità, con l’eventuale conquista della Coppa, di fregiarsi della prima Stella d’Argento in Italia, che andrebbe ad ornare la maglia in via definitiva, così come le Stelle d’Oro per i campionati.
Una questione di CuoreLa Roma vista da me.Mi sembra che sul momento della squadra ci sia ben poco da dire.
Vola, va da sé.
L’arrivo di Toni ha potenziato notevolmente il reparto offensivo e in generale dobbiamo fare tutti un passo indietro su Ranieri, me in primis.
Continuo a non apprezzarlo dal punto di vista strettamente tattico, ma Capello ci ha insegnato in altri tempo un concetto che è buono per tutte le stagioni, così come per tutti gli allenatori.
Parla il campo, parla il risultato.
E il campo dà ragione a Ranieri, indipendentemente da se ci piace o no il rombo, se ci piace o no la punta di peso.
Il campo e i risultati sono dalla sua, quindi noi ci togliamo il cappello e ringraziamo il Mister.
Voglio sfruttare questo spazio per parlare di una cosa che mi ha colpito, che sapevo ma mi ha colpito.
Il 2 gennaio c’è stata un’amichevole al Flaminio, per beneficenza, tra Roma e Cisco (terza squadra professionistica della Capitale).
E’ stato bello tornare al Flaminio. Me lo ricordavo più grande, o forse semplicemente ero più piccola io.
Erano quasi vent’anni che non ci mettevo piede.
Mi ha emozionata.
Ma non è di questo che parliamo. Parliamo di una riflessione, un sentimento, un ricordo.
Lontani dallo stadio Olimpico e dalla nostra consueta postazione in Curva Nord, al Flaminio ci siamo accomodati a ridosso dei gruppi della Sud.
Seduto accanto a me, anzi in piedi, c’era un uomo sulla cinquantina.
La partita era parecchio noiosa così ci siamo messi a parlare. Di molto.
O forse di tutti in realtà.
Di tifo, di sentimenti, e di quello che io chiamo il Momento.
Ce lo chiamo da quel giorno.
Sapevo già della sua esistenza, inconsciamente.
Lo avevo provato, ma non mi ero resa conto.
Le parole di quell’uomo mi ci hanno fatto pensare.
“Molti dicono che romanisti si nasce, non ci si diventa. Non è vero. Si nasce romanisti, ci nasce per tradizione, ma essere della Roma è un’altra cosa, implica una scelta che prima o poi, chi lo è veramente, fa. Una scelta che richiede notevole coraggio e un pizzico di follia.”
Avevo già sentito questa teoria detta da un grande tifoso. Detta da Paolo Zappavigna, al secolo leader dei Boys.
La scelta.
Al sentire quelle parole me la sono ricordata.
Mi sono ricordata il momento esatto in cui da semplice romanista sono diventata della Roma.
Che è differente. Molto differente. O almeno lo è per me.
Avevo 15 anni. Ero abbonata già da sei anni più o meno. Prima in tribuna con gli zii e papà, poi a 11 anni il salto in Curva Sud, con fratello e cugino.
Ma quella partita è stato il giorno della mia scelta.
Il giorno in cui capisci che Lei sarà tua per sempre, comunque vada.
Che quel sentimento non cambierà mai, che non sarà mai soggetto a prestazioni, risultati o giocatori.
Roma-Slavia Praga è stata la mia scelta.
Una vittoria tanto bella quanto inutile.
Una sconfitta, cocente come poche altre, mascherata da vittoria.
La Roma vince sul campo 3-1, ma perde per differenza reti la qualificazione.
Un sconfitta. Con chiunque parli di questa cosa in questi giorni mi risponde che anche per lui è successo con una sconfitta.
Non dimenticherò mai Giannini sotto la curva. Non dimenticherò mai le lacrime di mio fratello.
Ma quella sera successe qualcosa. Quella sera nella sconfitta scoprii qualcosa che mi porto dentro ancora oggi, e che mi porterò dentro per sempre.
Feci la scelta.
La scelta di essere della Roma, coscientemente e con tutte le conseguenze del caso.
Ricordo bene quella sensazione. La sensazione di completezza e di felicità nonostante tutto.
Quella scelta è alla base del tanto calpestato pensiero Ultrà.
Significa esattamente quello.
Ultrà. Oltre.
In quel momento capii che non c’era nulla che potesse farmi perdere quell’amore. Che i risultati non contano per quel sentimento. Che non conto chi veste la maglia, chi allena, chi ne è proprietario e presidente. Non conta niente.
Conta solo la Maglia, conta solo la Roma.
In quel momento, quando ti capita la prima volta, tu fai una scelta precisa. Il solo fatto di sentire quel sentimento significa che hai scelto. E da quel momento in poi la scelta dominerà il tuo giudizio.
In quel momento capisci di appartenere a qualcosa. Qualcosa di molto più grande e profondo di un risultato. Qualcosa che và oltre una coppa o un gagliardetto.
Qualcosa che ti accompagnerà sempre, un senso di appartenenza che sarà in grado di consolarti nei momenti peggiori e di esaltarti in quelli migliori. Una cosa in fondo allo stomaco che ti fa essere felice a prescindere da tutto.
Molti anni fa, quando ero più piccola, in Curva un tifoso buontempone mi disse “Noi abbiamo vinto a prescindere, perché amiamo la Roma. Noi non perdiamo mai, noi abbiamo già vinto”.
Ed è di questo che parlava.
Del sogno in movimento, dell’appartenenza, della memoria storica, della collettività.
Ho vinto prima ancora di giocare, io. Perché ho quella cosa in fondo allo stomaco. Quella di cui parlavamo qualche rubrica fa, quella che ti fa sentire il battito dello stadio al punto di non capire più dove finisci tu e inizia il tuo compagno di banco.
Poi, mi sono resa conto di aver vissuto quel momento in prima persona, ma di averlo anche visto nascere in qualcun altro.
Lo scorso anno.
Roma-Arsenal.
Abbiamo perso ai rigori. Ancora sento un pò quella fitta al cuore se ci penso.
Tonetto che batte l’ultimo rigore. Tonetto che la manda fuori ben oltre la traversa.
Sogni di Coppe e di Campioni infranti.
Mio fratello stava alle mie spalle e accanto a me c’era mio nipote. Nove anni e la sua prima delusione calcistica.
Lo abbracciai e gli dissi che mi dispiaceva tanto. So bene quanto a quell’età sia brutto perdere una partita così.
Con un sorriso m’ha detto “Zia, io so proprio contento de esse della Roma.”
Eccolo lì, il Momento.
La scelta nella sconfitta.
Perché solo in quei casi lo capisci di essere proprio contento di essere della Roma, come dice Alessio.
Non è la stessa cosa nella vittoria. E’ facile essere felici nella vittoria.
E’ facile essere orgoglioso della maglia mentre alzi una coppa.
Ma è più bello esserne fieri nella sconfitta.
Perché significa che sei andato oltre. Ultrà.
Significa che non è più solo un gioco, che non è più solo sport e agonismo. Che è qualcosa di più.
Il signore del Flaminio mi ha detto “Noi siamo i Fondamentalisti Islamici del calcio, siamo l’Opus Dei del tifo. Siamo dei fedeli incrollabili. Siamo oltre tutto. Siamo innamorati cronici, malati per questa maglia, per quei colori e siamo anche un po’ deficienti.”.
Nel mondo calcistico di oggi il termine Ultrà ha assunto molti connotati, oggi li chiamano Ultras tra le altre cose.
Ha assunto sfaccettature inquietanti per molti versi, ma alla fine essere Ultrà, nel profondo, aldilà delle azioni e dei gesti, nel pensiero e nel cuore, è questo.
Andare oltre.
Appartenenza, amore, passione, collettività, fedeltà incrollabile.
Significa far parte di qualcosa che i signori del business non possono capire.
Significa non salire sul carrozzone, non omologarsi, non scendere a compromessi.
Significa riconoscersi in quel sentimento e riconoscere come tuoi simili coloro che lo provano come te. Difendere quell’amore, difendere quell’emozione e chi come te la prova. Amare il simbolo della tua città, l’espressione del tuo popolo oltre ogni limite.
E chiunque abbia fatto la Scelta nella Sconfitta, in cuor suo è un Ultrà.
“...Comunque vada resterò sempre un cuore Ultrà”
Tribuna d'OnoreIl meglio e il peggio della settimana pallonara, da 0 a 11...11 - Quando nel calcio si dice....me la porto da casa! Il modo di dire si riferisce alla vittoria, ma il Pisa, militante in serie D, l’ha messo in pratica. E se la porta da casa. Cosa? Ma la tribuna! Il prossimo turno il Pisa giocherà in trasferta col Ponsacco, quest’ultima non ha la tribuna per i tifosi ospiti sul proprio campo e il Pisa, non volendo rinunciare ai propri supporters, ha deciso di portarsela. Il Comune ha autorizzato la società a trasportare, montare e utilizzare sul campo del Ponsacco la Tribuna Mobile solitamente utilizzata in città per la manifestazione Gioco del Ponte e che potrà ospitare 2500 pisani in occasione della partita. Come dire, bisogna fare di necessità virtù!
10 - Lo sponsor.Piccante. Non è una notizia, è parecchio datata, ma l’abbiamo trovata per caso e ci stuzzicava (termine azzeccatissimo nello specifico) riportarvela. Il Trento Calcio nel 2007 aveva come main sponsor una casa d’appuntamenti. Un Bordello olandese, per la precisione. Altro che fisioterapia a fine partita, ben altri massaggini venivano fatti ai giocatori. Avranno avuto lo sconto? Oppure per le prestazioni extracontrattuali dovevano pagare? Evviva il sesso! Specialmente se paga lui l’iscrizione al campionato.
9 - Il trasmettitore porcellino.Tanto per restare in tema. Non tutti sanno che l’emettente televisiva La7, lo corso 20 agosto ha sporto denuncia contro ignoti per la manomissione del trasmettitore dell’emittente stessa. Quel giorno, e ne sono testimone diretta aimè, andava in onda su La7 la gara valevole per le qualificazione di Europa League, Kosice-Roma. Durante la partita, tra un cross di De Rossi e un gol di Totti, all’improvviso anziché le muscolose cosce del capitano romanista, per pochi attimi, si sono viste ben altre cosce. E sederi. E seni. Accompagnati da eloquenti gemiti. Un porno in sostanza. Come non dare 9 agli autori di cotanta geniale prodezza? Se mai verranno identificati, non arrestateli...dategli un premio!
8 - Il Migliore.Diamo 8 a Gigi Buffon per la palma d’oro come Miglior Portiere degli ultimi 20 anni di calcio. l'Iffhs, l'Istituto mondiale di storia e statistica del calcio, lo colloca al primo posto con 87 punti incoronandolo miglior portiere del ventennio. Complimenti Gigi!
7 - I furbetti del Laser.Ok, non si fa. E’ barare. Però ammettiamolo, chi di noi non ha pensato almeno una volta “Geniale!” vedendo il laser puntato negli occhi dell’attaccante di turno al momento del rigore? Ovviamente il 7 è perché la cosa fa veramente ridere, ma per il resto condanniamo. E’ pericoloso per la salute dei calciatori, fate i bravi.
6 - Portasfiga o lungimirante?Il presidente del Genoa Preziosi, non meno di dieci giorni fa dichiara: “Toni? Molto più forte il nostro Floccari”. Floccari dato in prestito alla Lazio, visto che era più forte di Toni, ma sorvoliamo. La domenica successiva Toni rifila due gol al suo Genoa e Floccari s’infortuna, sarà fuori per almeno un paio di mesi. Peziosi: portasfiga o lungimirante? A voi la risposta...
5 - Balotelli.A nessuno piace essere fischiato. Possiamo capirlo. Ma che qualcuno spieghi a questo ragazzo che fa parte del gioco. Il Mondo Pallonaro ha fischiato Maradona. Senza sentirci troppo in colpa possiamo sostenere che se si fischia Maradona, si può fischiare Balotelli. O no? Lui, il SuperMario nazionale addita come incivile e odiosi tutti i veronesi rei di aver oltraggiato la sua persona con qualche fischio. Troppo educato il sindaco di Verona nel rispondere al borioso ragazzino, fossimo stati noi due ceffoni non glieli risparmiavamo.
4 - Modello Inglese.Lo ammettiamo. Stiamo per prenderci una rivincita clamorosa, e ne godiamo senza farne un mistero. I soloni dell’informazione sportiva, stampa e tv senza distinzione alcuna, saranno probabilmente intenti a strapparsi tutti capelli uno per uno (per chi ancora ne ha, vista l’età media). La Premier League affonda, schiacciata dal peso del debito. Per anni c’è stata raccontata una favola. La favola del calcio inglese come modello. Degli investimenti oculati, degli stadi di proprietà, dell’integrità e delle virtuose gestioni Made in England. Tutta una bufala. La Premier affonda di debiti. Squadre osannate per il loro “modello” come il Manchester United si ritrovano costrette a vendere gli stadi e a chiedere prestiti ai calciatori. 800 milioni di euro di debito per il M.U. , che rischia il fallimento, e con lui mezza Premier. E fortuna che dovevamo prendere esempio da loro...
3 - Curva chiusa.E ci risiamo. La Curva Juventina non ha pace. Un turno di stop per i cori all’indirizzo di Balotelli. Maroni chiama a raccolta i consiglieri “Dobbiamo discutere di questi cori”. Noi aggiungiamo: ecco, decidete che non sono cori razzisti, perché che siano cori razzisti ormai lo sostiene solo Moratti. Scusate per ciò che state per leggere ma, qualcuno mi spieghi la differenza in termini razziali tra “Moggi magari mori oggi”, cantato per anni da tutte le curve d’italia, e “Se saltelli muore Balotelli”? Non ricordo clamorose sentenze di razzismo a difesa di Lucianone, e lo dice una che l’ha cantato per anni e anni, eppure nessuno m’ha mai detto che la curva era chiusa per cori razzisti verso Moggi. Mi sarò persa qualche passaggio...
2 - Camsmsmss...vabbe quello lì.Vogliamo fare i comprensivi. Siamo totalmente contrari al blocco trasferte, e si sa, ma vogliamo essere tolleranti. Comprendiamo Roma-Catania, ha i suoi pessimi precedenti. Comprendiamo, a stento ma ci proviamo, Inter-Juve (Balotelli-cori). Ma per piacere qualcuno ci spiega Bari-Palermo? Da quando è che i tifosi di Bari e di Palermo sono violenti al punto di bloccare le trasferte?? Abbiamo un proposta per il Ministro Maroni: levate il vino dalle forniture catering per il CASMS... je fa male, so imbrachi.
1 - Galliani, Paolillo e compagnia danzante, cantante e suonante.Muorinho (gettone) ha ragione, e l’abbiamo detto. Ora però parliamo di voi. Smettetela, siete pessimi. Il bue che dice cornuto all’asino. Fate a gara a chi se la comanda in Lega, e a rimetterci sono tutti gli altri. Fate ciò per cui siete pagati e limitatevi a quello che certi teatrini sono stucchevoli se poi in Tribuna autorità vi baciate e v’abbracciate. Vi voglio vedere domenica sera. Accuse e minacce e poi? Pacche, strette di mano e baci. Ridicoli.
0 - La Lega.Oh tu organo calcistico di cui iniziamo a dubitare dell’esistenza. Che fai? Chi sei? Ma soprattutto...cosa conti? Meno di zero a quanto pare. Chiunque passa di là dice “Io voglio” e tu ti pieghi. Ma ce l’avete un po’ di dignità professionale? Siete la Lega Calcio ohh! Comandate voi eh, fino a prova contraria. Eppure contate meno di zero. Bello. Se qualcuno mi dà il numero di Beretta mi fa un piacere. Sabato sera avrei da fare e volevo chiedergli se possiamo giocarla domenica Juve-Roma. Dice che così fan tutti...