| Primo giorno all'università
Ok, gente. Ora è il mio turno raccontarvi la mia odissea, perchè odissea lo è stata davvero. Giorno 29.09.08. Mi alzo alle 6.30 del mattino, mi preparo, chiedendomi come dovrei vestirmi per andare all'università, prendo la mia borsa a tracolla rossa comprata al negozio dell'ateneo, prendo la mia adorata macchinina e mi avvio alla stazione sconsolata. Non sono infatti riuscita a salutare i miei due gattini ed ero abituata a farlo tutte le mattine. In giro non c'è un cane e, dico tra me, chi vuoi che ci sia in questo buco di paese? Arrivo alla stazione. Matteo, mio ex compagno di classe al liceo, mio neo compagno di università, è lì che mi aspetta, alto come sempre. (E' una pertica umana che pure fa pallavvolo). La mia migliore amica è accanto a lui. Stenta a stare ferma per l'agitazione. E dico, fa pure bene. E' entrata a veterinaria, il sogno della sua vita. Ed è entrata tra i più alti in classifica. Io, con la mia abituale faccia scura, li raggiungo. Sento uno strano bruciore allo stomaco. Sono psicosomatica, mi hanno detto. Se sono nervosa, sto male. Un mio amico mi offre una sigaretta, dicendo che mi calma. Rifiuto. Non ho mai fumato, neanche per provare, e non penso lo farò mai. Matteo subito mi investe, sventolandomi davanti l'orario di Lettere. E' isterico dal primo mattino. Io invece sto a stento in piedi. Mi fa male lo stomaco e ho sonno. Ero abituata a svegliarmi alle 10.00. Mi chiedo come ho fatto a non ammazzarmi per la strada. Rufolo nella borsa in cerca della caramella che fa passare il bruciore. Mentre "La pertica" mi dice che gli orari non tornano e che abbiamo tre lezioni alla stessa ora. Cavolo. E ora? Come si fa? Discutiamo poi sui corsi da fare e su quali esami dare. Io ripeto a memoria le parole della Ila, la mia salvezza. Saliamo sul treno diretto a Pisa. Ringrazio il cielo che è arrivato in tempo. Arriviamo, ci facciamo Corso Italia di corsa. Saluto la mia migliore amica. Arriviamo a Lettere. L'edificio è talmente orrido che mi chiedo dove sono finita. Entriamo. Ed eccoli. I tutor! Quelli che dovrebbero salvarci, no? Intanto recupero anche le ragazze che conosco. Tutti insieme ci fiondiamo a chiedere notizie su come fare per i corsi. Risposta dei tutor, studenti più grandi di lettere: Tutor numero 1. -Mah, non so. Quei tre corsi nella stessa ora...potete chiedere a qualche prof di anticipare...ma tanto non succederà mai.- Tutor numero 2. -E' un casino, mamma mia. Quando ero matricola io non c'era un lavoro così.- Tutor numero 3. -Saltale.- Ok. Mi dico. Vale respira. Respira. Sei sopravvissuta a 5 anni di Classico, cosa sarà mai? Prendo il foglio con gli esami da dare e lo piazzo davanti ai tutor. Chiedo. -Insomma, che corsi devo fare? Voi che esami avete dato?- Una mi dice che si possono dare al massimo tre-quattro esami nel primo semestre. Subito dopo fa. -Comunque i corsi li farei tutti.- Ce ne andiamo, disperati, non capendoci nulla. Uno mi si avvicina e si intestardisce a darmi un cavolo di foglio su un'assemblea. Io dico che non mi interessa. Quello insiste. E vuole pure il mio numero. E io gli ri-dico che non mi interessa e che il numero non me lo ricordo. (Ed è la verità. Io, in 3 anni, ancora non l'ho imparato, oh!) Quello non ci crede e insiste. Alla fine mi rigiro e diciamo che non sono stata gentile. Due minuti dopo un venditore ambulante mi rompe perchè vuole vendermi un accendino. Io dico di nuovo che non fumo. Quello mi fa: -Allora inizia.- Me ne sono andata per evitare di andare alle mani. Alla fine assisto alla mia prima lezione. Storia della lingua italiana. Il prof è logorroico. Si fa dire chi di noi viene da un classico. Io come una stupida alzo la mano, insieme ad altri idioti. Catastrofe. Quello attacca ad interrogarci sulla letteratura studiata a scuola. Inutile dire che dopo la maturità i miei libri si sono riempiti di polvere... Finita la lezione, stravolta, decido che è ora di pranzo. Penso alla mensa universitaria con poca fiducia, ma ho fame. Una delle ragazze però non ha tessera. Cavoli. E così io, me medesima, insieme ad altre anime pie, andiamo in cerca di cibo altrove. Pisa è piena di locali, no? no? no? Ma la bocca d'oro del gruppo non ama quel negozio, odia quel tipo di cibo... Insomma, sono le 2 e niente cibo. Io sto per uccidere qualcuno. Sono pericolosa quando ho fame. Alla fine il viaggio si conclude in un bar dove mi mangio un tramezzino. E mai è esistito tramezzino più buono! Ve lo assicuro! Ma la giornata non finisce. Eh, no! Alle quattro andiamo a Laboratorio di scrittura. Un incubo. Il prof è un pazzo omicida di menti. Si presenta e già lì capisco che tipo. Il classico s*****o. Ci fa subito fare un tema per "vedere se sappiamo scrivere o ancora ci esprimiamo da bimbi delle elementari" testuali parole. Finisce tutto alle sei. Faccio una corsa alla stazione ma non ci sono treni. Devo aspettare le sette. Arrivo alle sette e mezza. La macchina c'è ancora. Ringrazio a Dio. Torno a casa e sono le otto. Mangio, servendomi il doppio del solito. E poco dopo aver rivisto gli orari ed essermi disperata, vado a letto, dove, al riparo da occhi e orecchie, piango come una bimba dell'asilo. Poi credo di essermi addormentata. ^^
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